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copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e
per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633).
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Michele Corsi - L’educazione come relazione educativa
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per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633).
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1. L’epistemologia pedagogica
meglio: della pedagogia generale –, che “studia i fondamenti, o i “fondamentali” (al pari delle
tabelline per l’aritmetica), dei saperi pedagogici (teorie e “storia”), sa bene che questo suo
inevitabile oscillare tra Scilla e Cariddi (con un’immagine già utilizzata, ma che ne rappresenta
bene lo “sforzo” necessario per “salvarsi” e dunque per “esistere” pienamente): fra “singolare e
plurale” (“in pedagogia” e “sulla pedagogia”, come “in educazione” e sull’ “educazione”), è una
Che non è però un viaggio “senza vantaggi”. O uno zigzagare, nomade e inquieto, tra due
prospettive inconciliabili.
riflessione sulla teoria e, per questa via, sulle teorie che compongono la pedagogia nella sua
totalità, e quindi, “sulla pedagogia”) “che è stata capace di unificare progressivamente, dandone
anche le avvedute ragioni, il singolare con il plurale, i suoi tanti saperi “interni” (dalle psicologie alle
sociologie, dalle scienze bio-mediche alle filosofie ecc.) con le scienze di “con-testo” (la storia in
generale come la storia della pedagogia, nella fattispecie; le tante filosofie dell’educazione come
le molteplici ideologie, le teorie di cosiddetto primo livello come la “teoria dei sistemi” e la “teoria
quando scrive l’Emilio, nel XVIIII° secolo, assume Emilio a prototipo, o “rappresentante”
adulta), con i “nomi propri”, vivi, concreti, e “non astratti”, delle tante donne e dei tanti uomini
(non di meno: bambini, fanciulli, adolescenti, giovani) di ogni età, appartenenza sociale, latitudini
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e longitudini ecc., che non solo incarnano da sempre l’educazione, ma che sono stati pure
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La pedagogia contiene un nucleo forte costituito dalla strettissima relazione tra normatività
ed empiria.
dell’educazione, è più forte di quanto non sia in qualsiasi altra scienza umana, in quanto le norme
E avendo saputo nondimeno tessere, per tutte queste “vie”, legami sempre più stretti,
pedagogia delle famiglie, della pedagogia speciale, della didattica generale ecc.);
• fra la teoria pedagogica (quale teoresi generale di procedimento) e le differenti teorie che
si sono successivamente prodotte (globalmente, così come per i differenti ambiti e settori);
pedagogia come scienza” (si vedano al riguardo pure le slides specifiche di riferimento):
1 M. CORSI, Come pensare l’educazione. Verso una pedagogia come scienza, La Scuola, Brescia 1997, p. 99.
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1. ha un proprio oggetto di studio che è l’educazione (e che si “traduce”, poi, nei pressoché
infiniti rapporti educativi che storicamente si sono dati, si danno e si daranno) e che non è
Un rapporto, tra la prima (la pedagogia quale scienza dell’educazione) e le seconde (le
differenti scienze dell’educazione), che De Giacinto stabilì “a valle”, sul versante dell’“oggetto di
“cambiamento” delle persone e delle situazioni educative in cui le prime crescono e si impegnano
Ecco, per questa via, l’ulteriore precisazione della seconda connotazione della pedagogia
contemporanea: “la pedagogia come scienza pratica” (si vedano anche, al riguardo, le slides
specifiche di riferimento):
• la pedagogia è una scienza pratica perché ha l’ambizione non solo di indagare al meglio
“successo”.
Una “praticità, questa, della pedagogia che si realizza attraverso il ricorso, o l’utilizzo, del
triplice strumentario prima indicato (al pari della medicina e dei medici): diagnosi, prognosi
(talvolta infausta alla “prima lettura”, ma auspicabilmente “fausta” nel corso dell’intervento
2 Cfr. S. DE GIACINTO, Educazione come sistema. Studio per una formalizzazione della teoria pedagogica, La Scuola,
Brescia 1977.
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Mentre Dewey (a differenza di De Giacinto) lo aveva, per come dire, risolto “a monte”,
definendo gli altri saperi, utili all’interpretazione pedagogica e alla possibile conduzione educativa,
“intreccio” colto e raffinato, di diverse discipline pedagogiche che coabitano al suo interno; ma
che va, altresì, concepita come un “rapporto forte” tra la pedagogia, riguardata come un tutto
“In altre parole, la pedagogia è unica […], anche se si articola in differenti discipline; ma la
pedagogia è pure il rapporto egemonico che la nostra scienza intrattiene con tutte le scienze
umane, nessuna esclusa: dalla psicologia alla sociologia, dall’antropologia culturale alla
psicoanalisi, dalla storia delle religioni alla storia delle idee. Declinare questo rapporto equivale
Non dimentichi nemmeno che, se la teoria pedagogica prevede di essere utilizzata a fronte
dell’evento educativo, è anche vero, tuttavia, che l’evento educativo nasce sovente all’interno
comporta una fatica costante, giacché si tratta di un oggetto che continuamente annega in
dell’educando ecc. Ora, l’educazione non si risolve nella mera somma di questi o altri aspetti, che
pure sono importanti e ineludibili. Nella sua dimensione progettuale, la pedagogia si ripropone
continuamente e insistentemente alla stregua di uno sguardo attento al rapporto tra due individui.
In questa continua riproposizione, la pedagogia avanza le sue condizioni e le sue norme, che
3 Cfr. J. DEWEY, Le fonti di una scienza dell’educazione, trad. it., La Nuova Italia, Firenze 1967.
4 M. CORSI, Come pensare l’educazione, op. cit., p. 100.
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soggetto studioso in azione, il quale aspira a mettere a punto una costruzione fatta di enunciati
ordinati in un sistema concettuale valido per entrambi i soggetti. Di qui, il carattere ‘tentativo’ della
Superato, pertanto, l’aspro dibattito che aveva contrassegnato non pochi decenni, nel
secolo appena trascorso, tra una pedagogia come scienza e una pedagogia quale filosofia,
magari pure applicata, implicita o sommersa, e ricreatasi la dovuta sinergia con l’imprescindibile
filosofia dell’educazione, sottesa o sovrastante, il nostro “sapere ricomprende ormai – anche dal
mio punto di vista –, attraverso mediazioni intrinseche di alto valore speculativo, [pure] le filosofie,
rifiutate fino al termine degli anni Sessanta, salvo quella di Dewey e delle teoresi cattoliche, per
timore di ricadute in forme di neoidealismo”6 – come sostiene autorevolmente anche Egle Becchi,
E che esige, parimenti oggi, pure l’intersezione, “alta” e continua, della contemporaneità
“profetica” dei suoi prodotti e processi di ricerca con l’ineliminabile tradizione storica; al pari della
concettualizzazione, non meno raffinata che indispensabile, delle sue elaborazioni teoriche con
l’inevitabile apertura all’esperienza, nella differenza, tutt’altro che banale, tra quest’ultima e la
sperimentazione, e nella direzione, piuttosto, di una ricerca sostenuta, laddove utile, anche da
5Ibidem, p. 101.
6E. BECCHI, Commento I. A ritroso di cinquant’anni, in A. MARIANI (a cura di), 25 saggi di pedagogia, FrancoAngeli, Milano
2011, p. 352.
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applicata (Durkheim e Mannheim) o di filosofia applicata (in Italia, con Gentile e Lombardo
Ma con quella specificità per cui sostengo che “la pedagogia è la scienza che decodifica
tutte le notizie desunte dalle altre scienze, trasformandole, da notizie, in informazioni e in progetti”,
al suo lessico, dal momento che l’unico contenuto di cui può disporre con assoluta sicurezza è non
già il sapere che cosa sia l’uomo, ma il chiedersi costantemente che cosa l’uomo voglia essere” 7.
vorrebbe essere.
pedagogia come scienza umana” (si vedano sempre, al riguardo, le slides specifiche di
riferimento):
unicamente ai loro risultati, in vista della sua “conoscenza per l’azione”, e nella configurazione, non
di meno raggiunta, di una pedagogia intesa essenzialmente quale “teoria per la pratica”.
pedagogia come scienza autonoma” (con riferimento costante alle slides in proposito):
responsabilmente”, a seconda degli eventi educativi che “studia”, o delle classi di rapporti
educativi cui “si applica”, sceglie, e seleziona, a quali discipline rivolgersi, fra le tante, per la
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La pedagogia:
“mira – infatti – alla costruzione delle teorie, così come mira alla costruzione di una teoria
che giustifichi la produzione delle teorie pedagogiche, proprio perché deve costantemente
inseguire il continuo movimento degli oggetti cui si appresta a dare giustificazione teorica.
È una scienza pratica, non già per l’impossibilità di acquietarsi nel dominio della teoria, ma
proprio per la sua capacità di formulare e mettere a punto costantemente nuove teorie” 8.
insiemi di enunciati di volta in volta messi a punto. Il suo contenuto di verità è minimo, ma
8 Ibidem, p. 108.
9 Ibidem
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“abbia piena consapevolezza della natura autentica dell’uomo […], se non altro perché,
essendo suo campo specifico l’educazione, è la sola in grado di percepire i singoli individui come
attori di condotte mirate a un fine consaputo. Semmai la difficoltà o l’antinomia della scienza
pedagogica è un’altra: la nostra scienza prende le mosse dal riconoscimento del singolo individuo
umano quale persona, ma, nel contempo, mira a far sì che il singolo individuo umano sia persona.
Come dire che in essa oggetto e fine s’identificano. Quest’antinomia è la dannazione della
scienza pedagogica, ma, per un certo aspetto, è nel contempo la sua gloria e il suo vanto.
Nell’aspirare a creare gli strumenti perché i rapporti educativi pongano concretamente in essere la
persona, la teoria pedagogica è, forse, la sola che si sottrae all’illusione che l’umanità [si] sia già
Sempre che il pedagogista ne sia costantemente avvertito, gli è consentito esplorare i continenti
del sapere scientifico, raccogliendo e riportando notizie [come segnalato in precedenza] senza
Del resto, come sono solito scrivere da più di due decenni: nemmeno la società è un
Con un continuo aggravio, pertanto, dell’impegno pedagogico, e per questa via anche
educativo, costretti, entrambi, a fare la spola permanentemente tra un uomo (e una donna)
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vocati, per loro intrinseca essenza, a diventare persone, e un sistema sociale parimenti tenuto a
maggior titolo gli uomini e le donne sono la mediazione storicamente incarnata e l’accadimento
pressoché infinito del perenne intersecarsi di mezzi e di fini, di opportunità offerte e riconosciute e di
Da qui, i “modelli”, con cui la pedagogia “lavora”, non possono essere “meccanici”,
unicamente, e squisitamente, “organici” perché, come uno “stampo duttile”, devono interpretare,
Da qui, ancora, il compito della pedagogia (che è sempre provvisoria al pari di ogni altra
medesimo, così come di non limitarsi soltanto a descriverlo, ma pure a orientarlo, se non addirittura
a prescriverlo, o a tentare di farlo, magari inutilmente, come “voce che urla nel deserto”, in questa
Non di meno, l’autonomia, la libertà e la responsabilità, che sono i tre macro fini dell’agire e
dell’intenzionalità educativi14 (cui ho dedicato tanti dei miei studi, dal 1980) sono, al tempo stesso,
le coordinate essenziali della teorizzazione pedagogica, che è libera e responsabile, anche nella
sua autonomia, nel momento in cui riconnette il “testo” pedagogico formale, o i molteplici testi
pedagogici di “contenuto”, nel procedimento, tanto graduale quanto interconnesso, dei tre livelli
11 Cfr. M. CORSI, Governare il cambiamento. Le risorse della scuola italiana, Vita e Pensiero, Milano 1993.
12 Cfr. Z. BAUMAN, Paura liquida, trad. it., Laterza, Roma-Bari 2008.
13 Cfr. M. CORSI-M. STRAMAGLIA, Dentro la famiglia. Pedagogia delle relazioni educative familiari, Armando, Roma 2009.
14 Cfr. M. CORSI, Il coraggio di educare, op. cit.
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di ricerca: applicata, contenutistica e pura 15, con tutti i possibili “con-testi” scientifici, umani e
sociali.
“si tende a pensare che l’osservazione empirica o, per meglio dire, la descrizione dei fatti
sia un semplice censimento delle evidenze osservazionali e che, pertanto, si risolva in una pura e
semplice riproduzione della realtà esterna. In realtà, le cose non stanno così, giacché, a guidare
l’osservazione empirica, è quello che Talcott Parsons chiama orientamento selettivo, come dire
Parimenti (ed è il secondo rilievo), nelle scienze umane (e, nel nostro caso, in pedagogia)
compare immancabilmente un elemento valutativo di cui lo scienziato in questione non può non
tener conto (un “passaggio”, questo, ampiamente dibattuto nelle “Premesse”), per il fatto che i
contenuti di queste discipline “sono per così dire value laden, vale a dire pregni di valore”17.
Né è trascurabile che lo studioso delle scienze sociali corra, tra l’altro, il rischio
L’abilità di entrare in empatia con gli esseri umani può avere, infatti, una grande fruibilità
euristica. “L’empatia, in altre parole, può aiutarlo ad aumentare il numero delle ipotesi adatte a
Motivo per cui lo scienziato umano e sociale, e, nel caso di specie, il pedagogista, sono
15 Cfr. S. DE GIACINTO, Un modello di T. Parsons applicato alla pedagogia, “Pedagogia e Vita”, XXX (1968), 5, pp. 509-519.
16 M. CORSI, Come pensare l’educazione, op. cit., p. 67.
17 Ibidem, p. 83.
18 Cfr. M. CORSI, Il ruolo dello psicologo nel consultorio familiare, op. cit., pp. 75-101. “Empatia” e impossibile “neutralità
valutativa” che sono stati altri due temi da me costantemente analizzati in quarant’anni di ricerche.
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quest’ultima.
Che sono, però – si intende sottolinearlo ancora una volta –, sempre organici.
E che è la terza “dannazione” della nostra disciplina, proprio perché “storici”, non
“experimenta crucis”.
E, per questa via, di nuovo alla storia, come alle persone e ai loro linguaggi.
dell’educazione19, sono proprio le persone, in relazione educativa tra loro, e poste in determinati
La specificità o, meglio, l’evidente molteplicità dei tanti possibili spazi (casa, scuola,
università, “muretto”, “affetti” ecc.) e dei tempi (1800 piuttosto che 1900 o il 2018) fanno sì che, dal
punto di vista “dinamico”, poi, i rapporti educativi – si ripete – non possano che essere pressoché
infinti.
19 Cfr. M. STRAMAGLIA, I nuovi padri. Per una pedagogia della tenerezza, EUM, Macerata 2009.
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Ma che la “perdita”, la messa tra parentesi o l’esclusione, di una di queste tre dimensioni:
che diventerebbe, parzialmente, il campo di analisi di altre discipline (dalla psicologia alla
sociologia ecc.). Con la conseguente eclisse della pedagogia, venendo meno il suo stesso
L’educazione come “nome collettivo e generale” si articola, infine, in varie sue dimensioni
“applicative” riconoscibili: nell’informazione come nella formazione (ma mai nella “con-
dell’altro, per sé e per l’altro (di cui alle successive, molteplici e necessarie “competenze”).
Riguardati, entrambi, tanto singolarmente che pluralmente, sia come “funzioni”, ma anche
Quella stessa educazione che pretende intuito e saggezza: e che diventano, per questa
E che, nell’ultima stagione della sua vita, personale e scientifica, De Giacinto declinò sui
Un amore che, però, egli sapeva bene non potersi risolvere nel semplice moto degli affetti,
“misura” della gradualità, ma, al tempo stesso, mai dimentico del bene reale della persona, da
additare costantemente20.
20 Virtù educative, queste come altre, che ho indagato pure in diversi miei contributi, a muovere sempre dal 1980.
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Una pedagogia, in fin dei conti, nobilmente sospesa tra scienza e arte (nella metafora, pure
avveduta e brillante, di Mauro Laeng22), tra libertà (pensante e pesante) e autonomia (ma non
autarchia, né della scienza né degli attori dell’educazione), in vista, piuttosto, della comune
responsabilità da assumere e incrementare sia da parte della disciplina che delle persone che
distanza che separa la realtà dell’educazione dalla teoria pedagogica, così da scendere in essa e
asimmetrica reciprocità, per mezzo di quella “retorica” della prossimità, dispiegata, e resa possibile,
Una pedagogia, ancora, innervata dalla storia, attraversata dalle ideologie, irrobustita
Da quegli stessi molteplici linguaggi, fatti di parole e di non parole, dove anche la non
parola è talvolta parola (come nel caso dell’adolescenza)25, mentre la parola, spesso, non sa dire,
Una pedagogia, infine, come poesia, per “comprendere la persona” (intuendola), e una
21 Cfr. S. DE GIACINTO, Pedagogia come poesia, a cura di E. BARDULLA, Università degli Studi-Istituto di Pedagogia, Parma
1993.
22 Cfr. M. LAENG, Problemi di struttura della pedagogia, La Scuola, Brescia 1960.
23 M. CORSI, Governare il cambiamento, op. cit., p. 117.
24 Cfr. S. DE GIACINTO, Linguaggio dell’educazione e della pedagogia, in M. LAENG (a cura di), Enciclopedia pedagogica,
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e la maturazione delle competenze dei pensieri, come dei sentimenti, al pari di quelle del giudizio.
A fonte dell’evidente dispersione e frammentazione – per non dire della loro sovente
palpabile contrapposizione – rilevabili fra le molte agenzie educative in essere: dalla scuola alla
famiglia, dalla Chiesa Cattolica alle Chiese, per spingersi sino alle imprese (anch’esse comunque,
implicitamente o esplicitamente educative: basti pensare alla disarmonia, talora esistente, tra i
Quando non anche all’interno di ciascuna di esse (il padre contro la madre, le Chiese – o
Con la finalità, appunto, di porre in essere tutti gli accorgimenti e gli interventi possibili per
Da qui, la definizione di “sistema formativo integrato” come “obiettivo” verso cui tendere,
pedagogicamente ed educativamente.
che, non privilegiando di fatto alcuna agenzia “educativa” (imprese o volontariato compresi),
perché tutte concorrono all’educazione delle persone, dalla nascita alla morte – che l’educazione
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nucleo nevralgico e obiettivo di “valore” del sistema: la persona, le persone concrete: “in carne e
ossa”.
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