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Ecologia sociale

3 idee dietro al libro:

Primo punto di partenza: risposta a una domanda – la pandemia è un rischio naturale o uno sociale?

È una domanda a cui non viene offerta una risposta definitiva ma, nel libro, viene proposta la risposta del
rischio sociale.

L’idea è che in una società diversa questa pandemia non solo sarebbe potuta non scoppiare ma avrebbe
certamente raggiunto quanto meno forme diverse.

La seconda idea alla base del libro: non dobbiamo tornare alla normalità che c’era prima

Quella che c’era prima è la normalità che ha portato alla pandemia.


La sfida è quella di costruire una nuova normalità

La pandemia come cambiamento epocale (non riportato nel libro).

Libro importante di uno storico inglese di cui non ricordo il nome “il secolo breve” perché riteneva iniziare
nel 18 con la fine della prima guerra mondiale e finisce nell’89.

L’impressione di Santambrogio è quella che dopo l’89 abbiamo tutti vissuto una situazione “sospesa” nel
libro chiamata “la situazione dell’happy hour”. Una situazione in cui si viveva pensando che tutto sommato
non poteva accaderci niente di troppo brutto. Un lento e continuo declino percepito come senza fine.

Dal punto di vista culturale abbiamo vissuto “l’ideologia del post”, affrontata nella prima parte del libro.
Dopo la fine dei grandi movimenti degli anni 60-70. Finita questa grande stagione si è iniziato a parlare della
fine. Fine del soggetto, delle ideologie, della storia, ecc.. l’impressione proposta è che questa concezione di
fine ci abbia in qualche modo anestetizzato, pensando che si possa vivere una situazione di decadenza, di
lunga fine.
la pandemia segna un punto di non ritorno, una consapevolezza che richiede la costruzione di una nuova
normalità.

La terza idea alle spalle del libro è il titolo “ecologia sociale”. Alla natura non frega niente dell’uomo, senza
l’uomo si riprenderebbe senza problemi. Il problema è umano, è per noi che è importante decidere se
vivere in un certo ambiente o in un altro. Salvaguardare la natura non per la natura ma per noi. L’ecologia è
una disciplina umanistica che mette al centro ciò che noi esseri umani vogliamo preservare per il nostro
vivere. L’ecologia è per questo che è sociale.

Queste sono le 3 idee dietro al libro

Il libro è diviso in 3 parti:

la prima è una critica a quella che santambrogio chiama “ideologia della fine”. La vulgata intorno alla
società liquida di Bauman sia uno degli esempi più eclatanti di ideologia della fine.

Nella seconda si illustrano alcune solidità che permangono nonostante tutti parlino di società liquida.

La terza è un contributo a questa costruzione di questa nuova normalità e ruota attorno all’idea di rispetto.
Una nozione sulla quale si può costruire una vera e solida struttura alla base dei rapporti umani.
PRIMA PARTE – (ideologia del post)
è una critica a come è andato ad assorbirsi il concetto di società liquida nel mondo di oggi. Società liquida è
un termine utilizzato senza darne una reale spiegazione ma lasciato a se stesso e col tempo è andato a
prendere una forma che non era quella intesa da Bauman. Anche chi usa questo termine, spesso non sa
cosa significa.

La vulgata (punto fondamentale) presenta l’idea di liquidità come se davvero la società possa essere liquida
(lontano dal concetto originale di Bauman).

La società liquida è un non senso. Una società deve assolutamente avere una sua minima struttura, i
rapporti fra gli uomini devono basarsi su un senso comune condiviso, deve esserci una struttura altrimenti
siamo nel caos. La proprietà dei liquidi invece è proprio quella di non avere una struttura. Bauman pensa
che la natura dei liquidi ci spiega il funzionamento della società attuale; è vero che non ha una struttura ma
è anche vero che si adatta a qualsiasi struttura di qualsiasi forma infiltrandosi dappertutto.

I liquidi hanno la caratteristica di “invadere” la struttura nella quale vengono versati. Bauman non pensa
che la società sia liquida ma “modernità liquida” è un tentativo di criticare (non descrivere).

Secondo Bauman “società liquida” è una ideologia (in senso Marxiano). Questa nuova forma di capitalismo
ci fa credere che la società sia liquida ma in realtà è solida. Per Bauman ci sono delle solidità che l’ideologia
ci nasconde, ci convince che in questa società tutto sia possibile, che possiamo diventare ciò che vogliamo
ma di fatto non è così. La totale libertà di scegliere quale abito identitario vogliamo è in realtà fittizia e
illusoria.

Secondo santambrogio continuiamo a vivere dentro a dei processi di modernizzazione i quali sono ormai
soprattutto nelle mani di una macchina tecnico scientifica. Una macchina quasi indipendente dalla nostra
volontà. C’è un futuro davanti a noi sempre più vicino alla fantascienza. Questa grande macchina è tecnico-
scientifica perché fino a un po’ di tempo fa tecnica e scienza erano ben separate, la scienza scopriva nuove
cose e la tecnica studiava quale applicazione pratica potevano dare a quelle conoscenze.

Oggi invece è un rapporto di causalità. La scienza è però indirizzata dalle esigenze tecniche. Il lavoro degli
scienziati non è completamente autonomo. La scienza risponde a delle esigenze che provengono dal
mondo della tecnica e delle imprese.

Il rapporto non è più unilaterale, la modernizzazione è il risultato di questa grande macchina tecnica
scientifica.

L’idea di santambrogio è che la modernizzazione continua se per modernizzazione intendiamo il fatto che
c’è un processo tecnico scientifico che cambia in profondità i rapporti umani. La modernità non è coincisa
con la modernizzazione, si identifica con lo sviluppo tecnico scientifico ma non è solo quello. Ha sempre
portato con se l’idea che lo sviluppo tec scient potesse produrre una società migliore. La modernità è
modernizzazione più qualcosaltro (santambrogio dice lo sviluppo).

Tutto l’800 e parte del 900 gode di questa idea di progresso in cui il mondo è in continuo miglioramento
(nonostante tutti i drammi che questi processi portano con se). C’è qualcosa di positivo, vale la pena
perseguire questo progresso.

La modernità porta con se l’idea che ci porta a un mondo migliore in qualche modo.

La modernità è modernizzazione (sviluppo tecnico scientifico) e sviluppo  questa è un po’ l’idea.

Siamo dentro a un grande progetto che ha le sue origini nelle grandi rivoluzioni 600-700esche e che si è
sviluppato. L’idea del libro è che oggi la modernizzazione (l’idea dello sviluppo della macchina tecnico
scientifica), non si associa più a un’idea di sviluppo. Oggi non ci è più chiara la possibilità di un mondo
migliore da perseguire. Abbiamo una modernizzazione senza sviluppo, è una grande macchina non gestita
al meglio per la quale non ne sappiamo la direzione verso la quale è diretta. Non significa andare verso il
baratro, la domanda è: vale la pena tornare a guidare questa macchina o vogliamo accontentarci di una
modernizzazione senza sviluppo quindi senza direzione?

La macchina è gestita da interessi di multinazionali

Santambrogio chiama questa fase che stiamo vivendo di capitalismo neo-liberista con questa chiave
interpretativa, modernizzazione senza sviluppo

Nella prima parte del libro quindi viene presentata l’ideologia del post, il pensiero di bauman, il concetto di
modernità, Marx (giovane) (visione entusiastica) e Weber (una visione più contenuta e consapevole). Dopo
le caratteristiche della modernità e dopo il concetto di modernizzazione e di sviluppo.

Nell’ultimo paragrafo della prima parte entriamo nell’idea di liquidità, bauman critica la società
contemporanea perché tutto ciò che ha un minimo di resistenza e un minimo di possibilità di durare viene
liquefatto. Tutto deve essere veloce, effimero e di breve durata. Per bauman non riusciamo più a
sopportare tutto ciò che duri. Viene promosso il mondo dell’accelerazione. Vale anche per i rapporti umani,
il lavoro stesso diventa flessibile.

Per bauman la modernità liquida si impone non attraverso un asservimento ma attraverso un modello di
asservimento che è stato raggiunto attraverso l’ideologia della libertà (per questo “liquida” è una critica).
Una rigidità che è il risultato della politica della “briglia sciolta” (così la chiama Bauman); “l’epoca delle
rivoluzioni sistemiche è tramontata perché sono terminate le roccaforti da espugnare”.

Nel libro viene proposto l’esempio del film “sorry we missed you” di Ken Loach. Una coppia che ha perso la
casa con la crisi del 2008, lui pensa di poter migliorare la situazione andando a lavorare per Amazon come
corriere freelance. Vende la macchina della moglie con la quale andava a fare assistenza domiciliare per
comprare il furgoncino salvo poi scoprire che il lavoro non dava ciò che prometteva, non vi erano
responsabili (proprietari di azienda) e si ottenevano guadagni solo con dei ritmi intensissimi e nel momento
in cui si sarebbe presentato un problema tutto sarebbe svanito. In realtà il lavoro attirava persone
promettendo questa apparente autonomia ma di per se era un escamotage volto a far gravare sul
protagonista i costi aziendali.

L’idea è che tutte queste esperienze vengono vissute individualmente, i problemi sistemici vengono
scaricati sull’individuo. Il protagonista non ha la sensazione di poter dare origine a una manifestazione
collettiva (es sciopero) per manifestare i suoi disagi proprio perché è autonomo. L’azione collettiva non è
più possibile (pensa ai rider dove è praticamente impossibile).

Per Bauman la possibilità di dare sfogo a esperienze individuali in manifestazioni collettive è finita nel
crogiolo dove tutto viene liquefatto. Una frantumazione dei legami sociali che impoverisce una soggettività
collettiva.

In conclusione Bauman dice che ciò che è importante è tornare a mettersi insieme indipendentemente da
quello che si può fare. Bauman dice che ormai l’obiettivo massimo è quello minimo: tornare insieme e
riformare una soggettività collettiva solida e salda.
SECONDA PARTE – (le solidità)
Santambrogio prova a presentare e a far riemergere delle solidità (seguendo il ragionamento di Bauman
che dice che non è vero che la società è liquida ma che ci sono delle solidità nascoste).

Le solidità sono molte, nel libro ne vengono inquadrate alcune:

1) Ha a che vedere con i rischi sociali  sono solidi non liquidi (LEGGI)
2) Linea di flessibilità e di adattabilità  libro di Sennet (LEGGI)
3) Ha a che vedere con una accelerazione del tempo (Ghiddens). Il tempo è diventato qualcosa di
comune, oggi è il 1/10 in tutto il mondo. La storia è diventata essa stessa una storia comune, non
viviamo più all’interno della propria storia.
da una parte c’è un processo di uniformazione del tempo, dall’altra un processo di distruzione di
quella articolazione del tempo passato, presente e futuro che si schiaccia sul presente  il passato
diventa sempre più sfuggente (50 anni fa è preistoria nonostante non siano tempi lunghissimi),
mentre il futuro è sempre più incerto e prevedibile (ad esempio un sociologo del lavoro farebbe
fatica a immaginare quello che possa essere il lavoro tra 20 o anche solo 10 anni).
Se vogliamo pensare a Schutz dove queste 3 dimensioni sono fondamentali (il senso appare alla
riflessione dal futuro attraverso il progetto di azione ma questo esiste perché proviene dal passato).
se il passato è troppo vicino al presente e il futuro è imprevedibile è chiaro che il presente è
compresso e perde sempre più senso.
Hartmut Rosa analizza il concetto di accelerazione del tempo: lui pensa diventi sempre più veloce
portandoci a vivere dentro a frazioni di tempo sempre più brevi che ci costringono sempre di più a
correre e a fare sempre più cose in minor tempo se non contemporaneamente. Parla di
accelerazione tecnologica (che ci costringe ad avere tempi di reazione sempre più brevi. Prima c’era
la lettera adesso la messaggistica istantanea), sociale (nel libro si riprende il concetto di Marx per
cui tutto svapora: non facciamo in tempo ad adeguarci che tutto cambia, atteggiamenti, valori, stili
di vita, mode, ecc.. siamo perennemente disadattati) e del ritmo di vita
4) Concetto di autonomia – l’individuo è portatore di diritti, tutti questi diritti costituiscono un’idea di
autonomia individuale.
autonomia senza indipendenza  innanzitutto c’è un nesso estremamente forte tra modernità e
giovani. Anche il concetto di generazione è un concetto moderno (es. toqueville diceva che in
passato le generazioni non esistevano, i padri non riconoscevano nei figli una vita così diversa da
distinguerli in una diversa generazione. Le vite erano simili). Il primo sociologo che introduce il
concetto di generazione è karl mannheim – lui dice attraverso un suo saggio nei primi anni 30 che si
chiama “il concetto di generazione”. Lui sostiene che esiste il concetto di generazione quando esiste
una unità di generazione ovvero che un gruppo di individui sente di appartenere a una generazione.
A un certo punto della storia, appaiono i cosìddetti “giovani” (anni sessanta circa attraverso i vari
movimenti fra cui i sessantottini ad esempio), inquadrati come un vero e proprio soggetto sociale. I
giovani pensano di appartenere a una generazione e caratterizzano la loro identità in quanto essere
giovani. Aprono un nuovo fronte conflittuale che avviene tra giovani e adulti in quanto tali.
ipotesi di santambrogio: i movimenti giovanili, soprattutto nell’europa continentale (francia, italia,
germania) assumono un’ideologia di tipo rivoluzionario (la cultura di riferimento è solitamente
verso il marxismo) – questi movimenti che hanno voluto la rivoluzione alla fine che cosa hanno
prodotto? Diciamo innanzitutto che non c’è stata la rivoluzione ambita ma di fatti i movimenti
hanno modernizzato il paese; paradossalmente dei movimenti che volevano rivoluzionare hanno
modernizzato il paese (quindi in un certo senso rivoluzionandolo). Quindi, l’italia degli anni 70 era
un’italia premoderna dal punto di vista della vita comune (ad esempio le scuole differenziali per gli
stupidi), questi movimenti hanno contribuito a modernizzarla.
nel libro viene citata anche la canzone “My generation” degli “who” dove dicono “spero di morire
prima di diventare vecchio” che denota in qualche modo quanto è marcata la linea (di quasi
disprezzo) che separa le generazioni. L’idea proposta nel libretto è che i movimenti hanno voluto la
rivoluzione, l’hanno applicata ma si è manifestata in una modernizzazione culturale e sociale, non
economica. I movimenti portano il conflitto fuori dalla fabbrica, nel mondo della vita quotidiana
(cambiamenti: divorzio, aborto, ecc). questa è l’interpretazione del 68 del professore.
domanda: oggi esistono ancora i giovani come movimento? Come soggetto collettivo? Per
Santambrogio no, oggi non esistono più. Non esiste una soggettività, una coscienza giovanile.
Questa risposta viene giustificata con le stesse motivazioni che hanno fatto nascere il concetto di
generazione. Il concetto di generazione oggi non esiste più, il cambiamento ha talmente accelerato
i processi di trasformazione che non è più neanche possibile che si costituisca un’unità di
generazione relativamente riconoscibile.
Sulla base di che cosa riconosciamo un’unità di generazione? Sulla base di alcuni indicatori, degli
elementi che ci facciano capire che dei soggetti si sentono appartenenti ad un gruppo perché
condividono modi di pensare o esperienze comuni.
quale è stata un’esperienza che ha contribuito a creare l’unità di generazione negli anni 60? La
musica e i consumi musicali di quel tempo. Il conflitto generazionale passava anche da questo e
univa i giovani, musica come elemento fondamentale della coscienza giovanile.
Oggi la musica ancora svolge questa funzione? Secondo Santambrogio no (lezione). In un’offerta di
musica infinita, il consumo anche della musica è diventato individualizzato, ognuno sceglie la
musica che gli piace. Ciò che è cambiato è che un tempo un certo tipo di musica era un indicatore di
coscienza collettiva (forse perché c’era poca offerta magari? Scemo).
Il cambiamento è diventato così veloce e tutto è diventato più individualizzato.
Non esiste più una soggettività tipicamente giovanile.
Nel passato l’apertura alla novità a un certo punto finiva, oggi invece ci si sente sempre in dovere di
mantenersi aperti alla novità. Questo è qualcosa che caratterizza la società di oggi. In passato non
era così. Oggi questa distinzione tra vecchio mondo e mondo in arrivo non è più così chiara, vecchie
generazioni e nuove in qualche modo finiscono anche con il mescolarsi. In un mondo di questo
genere viene meno la possibilità di riconoscere processi collettivi e spingere verso il passaggio da
un’era alla successiva.
Che fine fa l’autonomia dentro questo progetto? Per sant avviene una specie di grande tradimento,
i giovani che hanno partecipato a quei grandi movimenti hanno puntato sulla loro autonomia, sul
diventare autonomi, scegliere la laurea che preferivano, le chiavi di casa, la musica che volevano, i
ragazzi che volevano ecc. quella generazione è diventata indipendente attraverso quei conflitti
sull’autonomia.
Santambr dice che autonomia e indipendenza sono due concetti oggi completamente svincolati fra
loro, oggi i giovani sono completamente autonomi ma il problema dell’indipendenza rimane
aperto. C’è una grande dose di autonomia senza indipendenza la quale si può ottenere soltanto
attraverso ad esempio la libertà e la possibilità di fare un figlio, prendere una casa, trovare un
lavoro ecc. costruire la propria biografia.
Questa quindi è un’altra solidità che viene mascherata. L’indipendenza è molto più ampia e
difficilmente raggiungibile.
I giovani del passato pensavano di poter fare tutto, si sentivano protagonisti; oggi invece i giovani
non hanno la sensazione di poter fare niente, ci si sente quasi tagliati fuori.
In conclusione la questione dell’autonomia continua a essere una delle grandi questioni che questa
forma neo capitalismo liberista ci fa apparire realizzabile attraverso questi processi di
individualizzazione ma che non è detto ci consentano di realizzare pienamente la promessa
dell’autonomia
TERZA PARTE

Parte più propositiva, presenta alcune proposte.


ripete: il compito non è tornare alla normalità uguale a quella precedente che potrebbe innescare gli stessi
problemi. Dobbiamo costruire una nuova normalità. Un’idea molto forte alla base di questa nuova
normalità è l’idea di RISPETTO.
è un’idea di origine antica, ripresa dal pensiero illuminista (la troviamo soprattutto in Kant), e poi c’è un
sociologo di nome Sennet che ha scritto un libro che si chiama “rispetto”.

Prima idea – idea di decrescita (Latouche)


ha un enorme difetto: il nome. Oggi nella vulgata comune si collega l’idea di sviluppo a quello di crescita. Lo
sviluppo invece è un concetto molto più generale che non porta necessariamente a una crescita, non è
detto che coincidano sviluppo e crescita.
secondo il concetto di decrescita, la crescita è pericolosa per lo sviluppo.
l’idea di decrescita non vuol dire che “il PIL non aumenta” ma “non vogliamo che il PIL aumenti”. Secondo
questi autori non dobbiamo prendere l’aumento di PIL come indicatore di sviluppo. Possono essere altri gli
indicatori di sviluppo ad esempio “quanti laureati ha un paese”.
idea di Latouche: la cosa importante è rallentare e bloccare l’idea di crescita continua. Non possiamo
sempre aumentare la crescita. Innanzitutto l’aumento implica il consumo di risorse finite, inoltre mettere al
centro l’idea di uno sviluppo senza limiti implica anche una vita da consumatori, una modalità esistenziale
improntata ai beni di consumo e non a quelli di bisogno.

MANCA LA PARTE FINALE

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