Esplora E-book
Categorie
Esplora Audiolibri
Categorie
Esplora Riviste
Categorie
Esplora Documenti
Categorie
Nato da genitori ebrei a Poznań nel 1925, Bauman fuggì nella zona di occupazione sovietica dopo
che la Polonia fu invasa dalle truppe tedesche nel 1939 all'inizio della seconda guerra mondiale.
Successivamente, divenuto comunista, si arruolò in una unità militare sovietica. Dopo la guerra,
Julian Hochfeld. Durante una permanenza alla London School of Economics, preparò la sua
Bauman collaborò con numerose riviste specializzate tra cui la popolare Socjologia na co dzień
("La Sociologia di tutti i giorni", del 1964), che raggiungeva un pubblico più vasto del circuito
accademico. Inizialmente, egli rimase vicino al marxismo-leninismo ufficiale, per poi avvicinarsi ad
Nel marzo del 1968, la ripresa dell'antisemitismo, utilizzato anche nella lotta politica interna in
Polonia, spinse molti ebrei polacchi a emigrare all'estero; tra questi, molti intellettuali distaccatisi
dal regime. Bauman, che aveva perso la sua cattedra all'Università di Varsavia, fu uno di questi.
Egli dapprima emigrò in Israele per andare a insegnare all'Università di Tel Aviv; successivamente
accettò una cattedra di sociologia all'Università di Leeds, dove dal 1971 al 1990 è stato professore.
Dal 1971 ha quasi sempre scritto in lingua inglese. Sul finire degli anni ottanta, si è guadagnato una
fama internazionale grazie ai suoi studi riguardanti la connessione tra la cultura della modernità e il
totalitarismo, in particolar modo sul nazismo e l'Olocausto. Ha infine ottenuto anche la cittadinanza
inglese.
Il 17 aprile 2015 Zygmunt Bauman ha ricevuto la laurea honoris causa in Lingue moderne,
tempo.
Bauman ha focalizzato le sue ricerche sui temi della stratificazione sociale e del movimento dei
lavoratori, prima di elevarsi ad ambiti più generali come la natura della modernità, ecc. Il periodo
più prolifico della sua carriera ebbe inizio dopo il ritiro dalla cattedra di Leeds, quando si guadagnò
una vasta stima fuori dal circolo dei sociologi del lavoro con un libro sulle connessioni tra
l'ideologia della modernità e l'Olocausto. Le sue più recenti pubblicazioni si sono concentrate sul
passaggio dalla modernità alla post-modernità, e le questioni etiche relative. Con una espressione
Nei suoi ultimi lavori, Bauman ha inteso spiegare la postmodernità usando le metafore di modernità
liquida e solida. Nei suoi libri sostiene che l'incertezza che attanaglia la società moderna deriva
dalla trasformazione dei suoi protagonisti da produttori a consumatori[4]. In particolare, egli lega
tra loro concetti quali il consumismo e la creazione di rifiuti umani, la globalizzazione e l'industria
della paura, lo smantellamento delle sicurezze e una vita liquida sempre più frenetica e costretta ad
adeguarsi alle attitudini del gruppo per non sentirsi esclusa, e così via.
L'esclusione sociale elaborata da Bauman non si basa più sull'estraneità al sistema produttivo o sul
non poter comprare l'essenziale, ma sul non poter comprare per sentirsi parte della modernità.
Secondo Bauman il povero, nella vita liquida, cerca di standardizzarsi agli schemi comuni, ma si
sente frustrato se non riesce a sentirsi come gli altri, cioè non sentirsi accettato nel ruolo di
consumatore. In tal modo, in una società che vive per il consumo, tutto si trasforma in merce,
di condotta prevalenti in un dato contesto sociale. Oppure si può riferire anche a comportamenti o
generazioni di individui, senza alcuno spirito critico o alcuna capacità riflessiva. Passo successivo a
Secondo Bauman, nella modernità la morale è la regolazione coercitiva dell'agire sociale attraverso
la proposta di valori o leggi universali a cui nessun uomo ragionevole (la razionalità è caratteristica
della modernità) può sottrarsi. Non si può invece parlare della morale post-moderna, perché la fine
delle "grandi narrazioni" del Novecento, cioè le ideologie, ha reso impossibile la pretesa di verità
Bauman propone un tipo di morale: la morale nasce come (ed è sostanzialmente) il consegnarsi
libero. Poiché non può esistere un terzo che mi dice se la mia azione sia morale oppure no, non c'è
più società, la quale necessita sempre di almeno tre persone. Ma come si traduce questa definizione
individuale nella concreta pratica sociale? Bauman specifica che questa libertà di donarsi è sempre
dentro a certi vincoli e costruzioni dati da una struttura che è, appunto, la società.
L'impulso a essere per l'altro, a donarsi all'altro, indipendentemente da come l'altro si atteggia nei
suoi confronti (questo impulso è stato formulato da Emmanuel Lévinas, filosofo francese
contemporaneo) non è razionale; per questo per Bauman la morale (originata da tale impulso) è del
tutto irrazionale. L'origine della morale è sempre un atto individuale, implica necessariamente un io
(è la mia decisione), mai un noi (non è un atto collettivo, né l'esito di un accordo, perché è sempre la
scelta del singolo di atteggiarsi in un certo modo nei confronti dell'altro). Se non c'è l'io l'atto
morale non c'è. La morale quindi è un atto del tutto individuale, ma crea la società. La società nasce
da una scelta etica individuale, l'atto etico individuale va fatto da me e non da altri, e però crea un
vincolo: viviamo in società, siamo in società, solo in virtù del nostro essere morali. Per Bauman
solitamente si incontra l'altro "non come persona": Bauman usa il termine “persona” nel senso in
cui viene usato dall'interazionismo simbolico, per cui il concetto di persona è inteso nel senso di una
maschera che ricopre un ruolo. L'identità di ogni individuo è la somma di tutti i ruoli che copre, per
questo si parla solo di persone, cioè di attori che ricoprono ruoli. L'atto morale ci permette di
incontrare l'altro non come persona/maschera, ma come volto, cioè nella sua vera identità e non nel
ruolo. Con l'atto morale mi consegno a una debolezza assoluta (l'atto morale è l'antitesi del potere o
della sua logica, che è forza) perché riconosco all'altro la possibilità di comandarmi, accetto di
consegnarmi a lui.
Il paradosso della morale per Bauman è che essa da un lato crea disordine, dall'altro è necessaria
come atto fondante della società (senza l'impulso di aprirsi all'altro non ci sarebbero le relazioni
sociali). Tuttavia, essendo l'impulso della morale irrazionale e libero, è in antitesi all'ordine sociale,
e pertanto la morale rischia di non avere molto spazio in una società sempre più complessa che ha
bisogno di regole sempre più sofisticate. Bauman non risolve questo paradosso del ruolo della
morale, pur essendo cruciale nella sua visione.[senza fonte]A giudizio di Zygmunt Bauman,
l'autoassoluzione della memoria storica tentata dai negazionisti è[5] un segno di cecità pericolosa e
1. Il processo di ramificazione, per cui « mentre la quantità, lo spessore e la qualità scientifica dei
l'attenzione ad essa dedicati nelle opere di storia generale non fanno altrettanto »
l'attenzione della gente comune, non specializzata sull'argomento, e cercano di sensibilizzare quanti
non si sono mai posti il problema della memoria storica collettiva dell'intera enormità dell'evento
"Shoah".
2015 Laurea ad honorem in lingue moderne, letterature e traduzione letteraria dall'Università degli