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copertina2010def.

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IL PARCO REGIONALE VENETO

Atlante
Il Po, fiume più lungo d’Italia, al termine di un tragit-
DEL DELTA DEL PO:
to di 652 chilometri, dà vita ad una delle maggiori AMBIENTE E SVILUPPO
zone umide del Mediterraneo e d’Europa sfociando a
delta nel Mare Adriatico dopo aver attraversato tutta
la Pianura Padana. IlII Po, fiume più
Presidente lungo
della d’Italia, Ciampi
Repubblica al termine di unalcuni
in visita tragitto di
anni
Sulla carta d’identità, il Delta del Po Veneto vanta di 652 chilometri, dà vita ad una delle maggiori
or sono nella nostra provincia di Rovigo disse che è l’uni- zone umide
essere la porzione di territorio più giovane d’Italia, del Mediterraneo e d’Europa sfociando a delta nel Mare
ca d’Italia, che continua ad aumentare la sua .estensione.
sviluppatosi poco meno di 400 anni fa e tuttora in Adriatico dopo aver attraversato tutta la Pianura
continua evoluzione.
Ogni anno il Po, nel suo lento decorso verso il mare
Padana.
Adriatico , depositando i suoi sedimenti nelle foci delle

Atlante del territorio costiero, lagunare e vallivo del Delta del Po


Si estende per 786 chilometri quadrati, di cui 120 Sulla carta d’identità, il Delta del Po Veneto vanta di
costituiscono le aree protette del Parco. diramazioni del Po, aggiunge qualche metro in più al
essere la porzione di territorio più giovane d’Italia, svi-
Oltre 73 mila gli abitanti dell’intera area, distribuiti fra Delta.
luppatosi poco meno di 400 anni fa e tuttora in continua
i nove comuni, tutti situati nella provincia di Rovigo: I segnali dei cambiamenti, durante il corso degli anni, in
evoluzione.
Adria, Ariano nel Polesine, Corbola, Loreo, Papozze, questa zona unica nella sua specie, che è la più giovane
Porto Tolle, Porto Viro, Rosolina, Taglio di Po. Si estende per 786 chilometri quadrati, di cui 120 costi-
d’Italia, la caratteristica sporgenza a cuspide ha iniziato a
I segni particolari che fanno del Delta del Po un con- tuiscono le aree protette del Parco.
formarsi meno di 400 anni fa, sono visibili in tutto il suo
testo di straordinario interesse naturalistico, storico e Oltre 73 mila gli abitanti dell’intera area, distribuiti fra i
territorio: i cordoni di dune fossili di San Basilio, di
culturale sono molteplici, a partire dagli ambienti che nove comuni, tutti situati nella provincia di Rovigo:
Donada, e di Rosolina mare all’interno del bellissimo

PA R C O

PA R C O
si susseguono ognuno ospitando la propria ricca flora Adria, Ariano nel Polesine, Corbola, Loreo, Papozze,
e fauna: scanni, dune, sacche, lagune, valli e golene. Giardino Botanico sono un’istantanea del susseguirsi
Porto Tolle, Porto Viro, Rosolina, Taglio di Po.
I 7 rami del fiume, hanno contribuito alla configura- delle varie epoche, il Taglio di Portoviro, e gli eventi allu-
I segni particolari che fanno del Delta del Po un contesto
zione di una rete idrogeografica complessa, che ha vionali antichi e recenti danno l’idea di come l’equilibrio
di straordinario interesse naturalistico, storico e cultura-
reso spesso instabile il delicato equilibrio tra terra e di questo luogo sia stato sempre in continua evoluzione.
le sono molteplici, a partire dagli ambienti che si susse-
acqua con cui l’uomo ha imparato a convivere nel Il Parcoognuno
guono regionale Delta del
ospitando la Po, è stato
propria riccaistituito
flora e l’8 set-
fauna:
corso dei secoli. tembre 1997 con la Legge Regionale n.36 riconoscendo
Solerti opere di bonifica e interventi idraulici hanno scanni, dune, sacche, lagune, valli e golene.
restituito all’uomo ampi territori strappati dalle Ifondamentale
7 rami del fiume, il valore
hanno collettivo
contribuitodialla questo territorio
configurazione
acque e occupati poi da superfici rese coltivabili. di una rete idrogeografica complessa, che ha resogaranti-
unico. La sua fondazione si è resa necessaria per spesso
La presenza umana nel Delta è, tuttavia, molto antica
re e promuovere
instabile il delicato la conservazione
equilibrio tra terra del patrimonio
e acqua con cultu-
cui

D E L

D E L
e scavi archeologici ne hanno rinvenuto le tracce a rale, mantenere e recuperare la sua
l’uomo ha imparato a convivere nel corso dei secoli. complessità struttu-
partire dal periodo etrusco e romano, tracce ora rale e funzionale
Solerti ed evidenziare
opere di bonifica e interventi le diversità dei paesag-
idraulici hanno resti-
custodite in numerosi siti dislocati sul territorio, come gi di un territorio costruito, nel corso
tuito all’uomo ampi territori strappati dalle acque dei millenni , daie
il Museo Archeologico Nazionale di Adria e il Centro detriti portati a valle dal fiume
occupati poi da superfici rese coltivabili. e ridistribuiti dall’azione
Turistico Culturale di S. Basilio. delpresenza
La mare e del vento,
umana nelquiDelta la storia ha visto
è, tuttavia, molto il continuo
antica e
Numerosi sono inoltre gli itinerari naturalistici esclusi- rapporto di convivenza tra l’uomo e acqua, dall’antichità
scavi archeologici ne hanno rinvenuto le tracce a partire
B I B L I O T E C A

B I B L I O T E C A
vi , fluviali e terrestri, che l’ Ente Parco regionale del ai giorni nostri, passando per etruschi, romani e per inle
Delta del Po propone e organizza per visitatori ed dal periodo etrusco e romano, tracce ora custodite
grandi opere della Serenissima.
numerosi siti dislocati sul territorio, come il Museo
escursionisti desiderosi di esplorare questo patrimo-
nio di intatta bellezza.
La ristampa di Nazionale
Archeologico questa pubblicazione,
di Adria e che è stata Turistico
il Centro la prima
Tale pubblicazione, quindi, vuol essere una guida edita dalla Biblioteca
Culturale di S. Basilio. del Parco, intende rappresentare
completa e chiara per conoscere ogni sfaccettatura un valido strumento
Numerosi sono inoltre pergliconoscere nel modo migliore
itinerari naturalistici esclusivile,
di questo territorio, perché il Delta del Po possa esse- potenzialità di questa terra ancora
fluviali e terrestri, che l’ Ente Parco regionale del nascoste, e vuole
Delta

Atlante del territorio


re sempre più un ambiente da proteggere, da vivere,
da amare.
anche essere un invito a visitarla, capirla
del Po propone e organizza per visitatori ed escursionisti
quello chedipotremmo
desiderosi esplorare questodefinirepatrimonio
e
un grandissimo
salvaguardare
di intattamuseo
bel-

costiero, lagunare e vallivo IL PRESIDENTE


Comm. Federico Saccardin
all’aperto.
lezza.
Tale pubblicazione, quindi, vuol essere una guida com-

del Delta del Po pleta e chiara per conoscere ogni sfaccettatura di questo

1
ENTE PARCO REGIONALE VENETO Via G. Marconi, 6 territorio, perché il Delta del Po possa essere IL PRESIDENTE
sempre più
DEL DELTA DEL PO 45012 Ariano nel Polesine (RO) Comm.
un ambiente da proteggere, da vivere, da amare. Federico Saccardin
www.parcodeltapo.org
e-mail: info@parcodeltapo.org
Telefono 0426 372 202
Fax 0426 373 035
1
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“Una pianura color muschio,


un inverno con molti verdi e gialli
nelle stagioni in cui la luce è meno radente
e con un grande fiume che arriva a destinazione
aprendosi a ventaglio in sei bracci:
come se questa fosse la tendenza di tutto qui,
aprirsi”

Gianni Celati, Verso la foce, 1989


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INDICE
INDICE
55 IL PO
IL PO EE IL
IL SUO
SUO DELTA
DELTA
6 Il Delta e la sua evoluzione

11
11 GLI AMBIENTI
GLI AMBIENTI
12 Ambiente delle sabbie: gli Scanni
e le Dune
22 Ambienti delle acque salmastre:
Sacche, Lagune e Valli
30 Ambienti umidi d’acqua dolce:
Fiumi, Canali e Golene
40 Ambiente delle aree agricole

45
45 ARCHEOLOGIA
ARCHEOLOGIA
46 Aspetti archeologici del Delta
Centro-Settentrionale del Po
48 Via Popillia
48 Ariano nel Polesine
50 Taglio di Po
50 Porto Viro
51 Loreo
52 Rosolina
52 Adria
52

59
59 II PAESI
PAESI
60 Adria
62 Ariano nel Polesine
64 Corbola
65 Loreo
66 Papozze
67 Porto Tolle
68 Porto Viro
69 Rosolina
70 Taglio di Po

71
71 INFORMAZIONI UTILI
INFORMAZIONI UTILI
72 Centri e luoghi di visita
78 Informazioni turistiche
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IL PO
IL PO EE IL
IL SUO
SUO DELTA
DELTA

55
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IL DELTA E LA SUA EVOLUZIONE


Dal punto di vista geologico un Delta è un accu- ne, generalmente, a partire dai materiali più
mulo o più “tecnicamente” un corpo sedimen- grossolani; quelli più fini, abbandonati per ulti-
tario che si forma in condizioni subaeree e sub- mi, saranno i più suscettibili a subire prima della
acque per una combinazione di processi fluviali loro deposizione un eventuale trasporto ad
e marini che operano in un’area di foce (dove opera delle correnti del bacino.
cioè un sistema fluviale, perdendo parte della La parte emersa del delta è detta piana deltizia
propria energia, introduce sedimenti terrigeni in e costituisce la continuazione della piana allu-
una massa d’acqua relativamente stazionaria). vionale; la piana di foce del Nilo ne costituisce
L’abbandono del carico da parte del fiume avvie- storicamente il prototipo.

TIPI DI DELTA
a) delta estuario
b) arcuato
c) cuspidato
d) lobato
e) digitato

d
b
c

a e

(da RICCI e LUCCHI, 1980 modificato)

Dalla forma triangolare in pianta


deriva lo stesso termine delta
(terza lettera dell’alfabeto greco,
usato da Erodoto 2500 anni fa).
In realtà le piane deltizie di molti
fiumi, e tra questi il Po, si disco-
fiume Po stano dalla classica forma “a
triangolo”.
Si riconoscono infatti, delta digi-
tati o a “zampa d’oca”, lobati,
cuspidati arcuati e delta – estua-
rio.
La forma del Delta dipende dal
prevalere o meno delle azioni del
mare su quelle del fiume, dalla
densità delle acque, dalla portata
solida fluviale, dalla presenza di
correnti marine e dal tasso di sub-
sidenza.
A loro volta questi fattori dipen-
dono dal clima, dal rilievo e dalla
litologia del bacino di drenaggio
e di erosione del fiume.
In ogni caso la maggior parte del
sedimento che giunge ad un
delta è portato dalle piene.
6
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Se queste giungono in un periodo di mare


calmo, si ha una minima dispersione di sedimen-
ti e massima intensità dei processi di deposizio-
ne fluviale e quindi assistiamo al fenomeno del-
l’accrescimento del delta. Mentre quando il
mare è grosso e l’apporto fluviale scarso si ha la
distribuzione del sedimento in arrivo, l’erosione
ed il ripulimento di quello già depositato e per-
tanto si verifica un fenomeno di distruzione del
delta.
Inoltre ogni volta che una piena determina un’e-
levazione del letto per alluvionamento, il relati-
vo braccio fluviale abbandona il proprio traccia-
to per seguirne uno adiacente.
Si formano così le piane deltizie, caratterizzate
da una serie di strutture longitudinali dirette
verso il mare, costituite da bracci fluviali attivi o
semiabbandonati, dagli argini e dai tracciati del
fiume. Tali piane sono inoltre caratterizzate da
un’altra serie di strutture trasversali alle prece-
denti, che rappresentano le antiche posizioni
del cordone litorale antistante al delta.
Questa “maglia” di morfologie racchiude un
insieme di zone paludose, acquitrini e stagni L’Italia durante il Pliocene (6÷2 milioni di anni fa) (da Leonardi,
costieri. In questo modo ha avuto origine il 1968, modificato)
Delta del Po, che nel corso dei secoli ha profon-
damente modificato la sua
forma fino a raggiungere
veneto
ROSOLINA
MARE
nella sua parte meridionale
la morfologia lobata.
po di levante mare adriatico Non serve però ritornare a
ISOLA
ROSOLINA
DI 6 milioni di anni fa nel
ADRIA ALBARELLA
Pliocene, quando la
po di venezia
po di maistra
Pianura Padana era occupa-
PORTO VIRO
po di pila ta dal Mar Adriatico, per
busa di tramontana trovare un paesaggio del
CORBOLA TAGLIO DI PO busa dritta tutto diverso da quello
isola della Batteria
attuale, è sufficiente recarsi
isola di Ariano
isola di Cà Venier
nel Delta dopo ogni grande
piena per accorgersi dei
ARIANO NEL
POLESINE PORTO TOLLE ca' tiepolo mutamenti che esso subisce
is. P.Camerini (ad esempio, a seguito
della grande piena dell'ot-
isola della Donzella tobre 2000 la piccola Isola
po di goro
scardovari del Paradiso nel Po di
busa di scirocco
Venezia è del tutto scom-
parsa).
po di gnocca goro po delle tolle
La sua storia evolutiva è
però la chiave di lettura per
emilia romagna
la comprensione naturali-
stica, archeologica e storica
e quindi è necessario cono-
7
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scerla perlomeno nei suoi capitoli più importan- loro percorsi, in particolare una rotta avvenuta
ti. presso Sermide (FERRI, 1985) segna l'inizio della
Alla fine dell'Età del Bronzo e l'inizio dell'Età del decadenza del Po di Adria e la nascita di un
Ferro (circa X sec. a.C.), in un periodo di clima nuovo corso per Calto e Stellata (il Poazzo) con-
mite secco ma ormai tendente al freddo, erano fluente nel Po di Ferrara presso Senetica.
due le principali linee lungo le quali le acque del A sud est di Ferrara è presente un'ulteriore sud-
Po defluivano in mare: la più settentrionale, il divisione in due correnti denominate, in epoca
Po di Adria, che passando per Castelmassa, romana, Padoa (Padusa o Eridano) e Olana
Fratta Polesine, Ceregnano, Adria e Porto Viro, (Volano).
Questo spiega la forte concorrenza di Spina,
come porto fluviale situato sul Padoa , rispetto
ad Adria ad iniziare dal V secolo a.C.
Plinio il Vecchio nel 65-75 d.C. scrive che gli etru-
schi erano stati costretti ad aprire canali naviga-
bili per mettere in comunicazione la zona delti-
zia del Po di Ferrara con Adria a causa dei disse-
sti idrogeologici che avevano sconvolto la rete

Il territorio alla fine dell’Età del Bronzo (circa X secolo a.C.), (da
Bondesan, 1990 modificato)

trovava foce presso Loreo (Veggiani, 1972,


1974); la più meridionale, il Po di Spina, era inve-
ce formata da più alvei che interessavano tutto
il territorio Ferrarese fino al mare.
Con il progressivo peggioramento del clima e le
abbondanti precipitazioni verificatesi intorno Il territorio nella tarda Età Romana (fine III secolo d. C.), (da
all’ottavo sec. a.C. si ebbero importanti muta- Bondesan, 1990 modificato)
menti della morfologia degli alvei fluviali e dei
idraulica padana.
In seguito, l'accrescimento di questa cuspide del-
tizia nell'area meridionale, porta anche la città
di Spina a perdere la sua primitiva importanza e
all'abbandono della stessa.
Dopo un breve periodo di stabilità climatica, un
nuovo ciclo piovoso tra il 400 e il 750 d.C. pro-
voca alla fine dell'Impero Romano, nuove ed
importanti variazioni morfologiche ed un'ulte-
riore diffusione delle zone paludose.
Dopo il VI secolo d.C. riprende l'accrescimento
del Delta di Massenzatica nel Ferrarese , attri-
buito ad una diramazione dello stesso Volano,
che nell'Alto Medioevo arriva a protendersi fino
oltre Mesola condizionando la geometria del
grande cordone litoraneo che diviene sede della
Via Romea e sul quale poi sorgerà Pomposa.
Il territorio in Età Etrusca (VI - IV secolo a. C.), (da Bondesan, 1990
Fra i sec. VII e VIII si estingue il ramo del Po per
modificato
8
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volta in due rami deltizi, quello propriamente di


Goro verso nord est e quello dell'Abate, verso
sud est.
Nei secoli successivi si assiste alla lenta agonia
del Po di Ferrara e delle sue diramazioni di
Volano e di Primaro.

Il territorio intorno al IX - X secolo (da Bondesan, 1990 modificato)

Spina (il Padoa).


Volano e Primaro sono a questo punto i princi-
pali rami del Po ed alla loro biforcazione nasce
la città di Ferrara.
Nel XII sec., all'inizio di un nuovo ciclo piovoso si
verifica un importante sconvolgimento nella sto- Il territorio alla fine del XVI secolo (da Bondesan, 1990
ria evolutiva del Po: in seguito ad una serie di modificato)

rotte avvenute presso Ficarolo, le acque del Po La fine del XVI secolo segna la definitiva estin-
iniziano a defluire nell'attuale alveo per trovare zione del Po di Ferrara a favore del Po di
poi sbocco in Adriatico presso Fornaci (si tratta Ficarolo, denominato per l'acquisita importan-
del Po delle Fornaci, dalle celebri fornaci che fin za, Po Grande.
d'allora sembra esistessero fra il Porto di Loreo e L'apparato deltizio del Po delle Fornaci si tra-
Donada). sforma da cuspidato a lobato e per il timore che
Questa foce è a sua volta costituita da tre rami i sedimenti della foce del ramo più settentrinale
distinti: Po di Tramontana, Po di Levante e Po di (il Po di Tramontana) di tale delta provocassero
Scirocco, nomi che ne indicano la direzione.
Dal ramo principale, allora denominato Po di
Ficarolo, si diparte a sua volta ( nei pressi si
Papozze ), il Po di Ariano, il quale si divide a sua

Il territorio intorno al 1740 (da Bondesan, 1990 modificato)

l'occlusione delle bocche della laguna, i tecnici


veneziani decisero di realizzare fra il 1598 ed il
1604 la deviazione verso sud est del corso termi-
Il territorio alla metà del XIV secolo (da Bondesan, 1990
modificato)
nale del Po.
9
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Con questa grande opera di ingegneria idrauli- sione protetta, la laguna, che avendo scambio
ca detta " Taglio di Porto Viro", inizia la costru- con il mare è costituita da acque salmastre.
zione del delta Moderno che porta all'allunga- La sua genesi è subordinata alla formazione e
mento del Po, nella Sacca di Goro e la successiva all’altezza che raggiunge il cordone sabbioso.
formazione di altri rami, quali il Po della Anche le sacche sono in comunicazione diretta
Donzella o di Gnocca verso sud, il Po delle Tolle con il mare, ma la loro formazione e la loro mor-
detto Po di Venezia verso est ed il Po della fologia però si scostano totalmente da quella
Bagliona, successivamente chiamato della della laguna.
Maistra verso nord. Esse sono delle ampie insenature separate fra
loro dalle “penisole” costruite dai rami deltizi
fluviali nei punti di più rapido accrescimento.
Altro ambiente di acqua salmastra è costituito
dalle valli che come la lagune si sono formate
per allagamento di acque rimontanti dal mare
di territori precedentemente emersi o palustri
che la subsidenza, non compensata da apporti
sedimentari, ha portato a quote più basse del
livello marino.
Ma differentemente delle lagune e delle sac-
che, le valli sono ambienti generalmente chiusi
che entrano in comunicazione con il mare e con
il fiume solo attraverso l’azione antropica.
Da quanto detto, si evince che la “forma” del
Delta è in continuo mutamento, poiché sono
molteplici le variabili fisiche (es.clima) ed antro-
piche (opere idrauliche) che determinano la
Il territorio intorno al 1860 (da Bondesan, 1990 modificato) morfologia e soprattutto la storia economica di
questa zona.
Il Delta rinascimentale viene completamente La chiave di lettura più semplice per capire e
disattivato con lo sbarramento del Po delle conoscere questo territorio compreso fra la
Fornaci nel 1625 (BONDESAN,1990). Sacca di Goro a sud e Porto Levante a nord, così
Attualmente dopo aver attraversato quasi tutta incredibilmente mutevole soprattutto dal punto
la Pianura Padana, il Po in prossimità della foce, di vista naturalistico, è quello di suddividerlo in
si suddivide in diversi rami di cui il principale è il quattro tipi di ambiente:
Po di Venezia che nella parte conclusiva del suo 1. ambienti delle sabbie;
tragitto assume il nome di Po di Pila, il quale a 2. ambienti delle acque salmastre;
sua volta sfocia in mare suddividendosi in altri 3. ambienti umido d’acqua dolce;
tre rami (da Nord a Sud): Busa di Tramontana, 4. ambienti delle aree agricole.
Busa Dritta e Busa di Scirocco. Ma non sono da
dimenticare le altre diramazioni che costitui- Legenda tavole
scono il Delta cioè il Po di Goro, il Po della ....... Opera successiva
Donzella, il Po delle Tolle e il Po di Maistra.
Per quanto concerne il Po di Levante va detto • • • • • • Linea di costa di circa 5500 anni fa

che questo ramo è ormai isolato dal sistema del Linea di costa attuale
Delta al quale è collegato solo con un piccolo
canale artificiale (Biconca di Volta Grimana). Linea di costa periodo considerato
Durante le piene queste ramificazioni riescono a Fiume attivo
far avanzare in mare i due argini e la barra di
foce, da qui la forma cuspidata, ma successiva- Fiume di recente estinzione
mente le onde e le correnti rielaborano e ripuli- Fiume incanalato
scono il sedimento portando il materiale fine in
sospensione al largo ed accumulando la sabbia Canale importante
in cordoni ai lati della foce (gli “scanni”) paral-
Grandi specchi d’acqua dolce
leli alla linea di costa.
Dietro alla barriera sabbiosa rimane una depres- Grandi specchi d’acqua salata

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GLI AMBIENTI
GLI AMBIENTI

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11
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AMBIENTE DELLE SABBIE: GLI SCANNI E LE DUNE


Scanni conferire alla barra di foce una forma allungata sul
lato sovracorrente. Questo fenomeno è
Comunemente chiamati scani, sono corpi sabbiosi tecnicamente chiamato “effetto pennello” poiché
sempre emersi, subparalleli localizzati a breve presenta caratteristiche simili a quelle delle barriere
distanza dalla costa. La loro genesi è legata artificiali di protezione costiera. Anche queste
all’immissione in mare della corrente fluviale carica di morfologie sono estremamente variabili nel tempo e
materiale detritico e proprio per questa ragione gli contribuiscono a rendere il territorio deltizio
scanni sono visibili esclusivamente alla foce dei fiumi. mutevole e vario.
La corrente fluviale determina uno sbarramento Ricordiamo ad esempio il cinematograficamente
fisico per la corrente marina lungo la costa tale da famoso “Scano Boa” sulla destra idrografica del Po di
Venezia.
E’ la posizione stessa degli scanni, frapposti tra le
lagune interne e il mare aperto, congiuntamente alla
loro limitata estensione, che determina una elevata
complessità ambientale almeno nelle zone più
naturali, che lascia spazio ad una flora adattata a
condizioni estreme.
Come per le dune, anche per gli scanni è possibile
seguire una sequenza vegetazionale che parte dalla
battigia e si evolve verso “l’entroterra”.
Tuttavia in un territorio estremamente antropizzato
come il Delta del Po, questi lembi di terra conservano
caratteri ancora molto simili a quelli naturali,
nonostante risentano dell’eutrofizzazione delle
acque e del disturbo diretto del turismo di
Spartina stricta balneazione.

MODELLO DELLA SEZIONE TRASVERSALE DI SCANNO


1) Cakile maritima
2) Xantium italicum
3) Agropyron junceum
4) Juncus acutus
5) Phragmites australis
6) Spartina juncea
7) Salicornia veneta

MARE 2
3
1 4
5

SCANNO

12
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Scano Boa

6
LAGUNA
7
5

13
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Fraticello (Sterna albifrons)

Secondo indagini recenti compiute sugli scanni di La vegetazione di “antiduna”, di duna embrionale e
Boccassette e Barricata, vengono evidenziate diverse di duna mobile è rappresentata dal cachileto e
tipologie vegetazionali di seguito elencate. dall’agropireto. Sono queste le due vegetazioni che
più spesso si sovrappongono fino a diventare
indistinguibili. L’elemento dominante di queste aree
è Xantium italicum, specie nitrofila e Cynodon
dactylon ben adattata al calpestamento e che si
sostituisce alla vegetazione originaria. (GHIRELLI , 1997).
L’ammofileto è invece ben rappresentato sebbene in
alcuni tratti sia disturbato dalla presenza di Spartina
juncea e da impianti di Tamerice.
La Vegetazione retrodunale è rappresentata per lo
più da praterie a Spartina juncea mescolate ad un
aggruppamento sicuramente di maggior pregio
naturalistico rappresentate da Juncus acutus, Juncus
maritimus, Tetragonolopus maritimus, Sonchus
maritimus. Trattasi di elementi delle depressioni
umide salmastre retrodunali.
La Vegetazione arbustiva è rappresentata per lo più
da tamerice e Amorpha fruticosa.
La Vegetazione igrofila è costituita di popolamenti
quasi puri di Phragmites australis soprattutto nei
tratti prossimi alle bocche di Po. Essa si arricchisce però
a contatto con la vegetazione retrodunale. Sono
quindi presenti anche, Agropyron pungens, Aster
squamatus, Bidens tripartita, Carex otrubae, ecc.
La Vegetazione alofila è rappresentata da
un’associazione endemica nord-adriatica annuale,
pioniera su suoli salati la cui specie caratteristica è la
Salicornia veneta.
Ai bordi di questa associazione dove il terreno non è
più soggetto a periodiche inondazioni, si trova un
Spartina juncea
14
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altro tipo di vegetazione dominata da Puccinellia esemplari intenti a banchettare i residui organici
palustris. portati dalle mareggiate.
Sempre nell’area alofila, a contatto con un terreno Tra le specie di passo va ricordato il Piro piro piccolo
costantemente bagnato, si presenta una prateria alta (Tringa hypoleucos), estivante nel Delta del Po e il
e densa caratterizzata dalla presenza di Spartina Piovanello pancianera (Calidris alpina) che nidifica nel
maritima, Limonium serotinum e Aster tripolium. Si Nord Europa.
tratta di un’associazione endemica nord-adriatica A causa dell’erosione degli scanni, in alcune zone ed
assai rara e in forte regressione (GÈHU ET AL, 1984). in condizioni di alta marea, si registrano grandi
Tali ambienti sono unici ed insostituibili per concentrazioni di uccelli nei pochi dossi emergenti.
l’avifauna, in particolar modo per i limicoli costieri Più ricca, invece la zona di Retroduna poiché vi è una
protetti. maggiore complessità ambientale.
La fascia scoperta dalla bassa marea viene sfruttata Tra le specie nidificanti la maggior parte è attribuibile
per l’alimentazione, i dossi emergenti con l’alta all’ordine Passeriformi tra cui il Beccamoschino
marea come posatoio dormitorio, la duna come area (Cisticola jundicis), l’Usignolo di fiume (Cettia cetti) la
di nidificazione. Cannaiola (Acrocephalus scirpaceus) e il Canareccione
Fra le numerose specie di uccelli, alcune risultano (Acrocephalus arundinaceus), specie tipiche dei
particolarmente protette: nell’area di antiduna tra le canneti e della vegetazione ripariale in genere.
nidificanti Beccaccia di mare (Haematopus Molto più povera, invece, la varietà di mammiferi
ostralegus), Fratino (Charadrrius alexandrinus) e rappresentati da Nutria (Myocastor corpus) presenti
Fraticello (Sterna albifrons) e Fraticello (Sterna soprattutto nelle aree retrodunali e dal Ratto delle
albifrons); tra le estivanti è diffuso il ben noto chiaviche (Rattus norvegicus) e tra i rettili è diffusa la
Gabbiano comune (Larus ridibundus) e Gabbiano Lucertola campestre (Podarcis sicula) presente
reale (Larus argentatus), Gavina (Larus canus) che soprattutto nella prima vegetazione di antiduna e la
sovente si osservano in gruppi, anche di centinaia di Natrice tassellata (Natrix tassellata) (BOTTAZZO, 1997).

Beccaccia di mare (Haematopus ostralegus)


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Dune effetto di deflazione, mentre il lato sottovento,


su cui la sabbia ricade per gravità, si accresce.
Le dune sono corpi sabbiosi di origine eolica Gran parte di queste morfologie riconoscibili
cioè si formano per l’azione del vento a nel territorio deltizio, sono considerate fossili,
contatto con il terreno. La loro forma, l’altezza sono cioè imputabili a fenomeni già completa-
e l’estensione dipendono dalla direzione del mente conclusi nel tempo. Esse costituiscono
vento, dal rifornimento di sabbia e dalla perciò delle “istantanee storiche” insostituibili
vegetazione. Infatti questa ha lo scopo di per la comprensione dell’evoluzione del Delta.
intrappolare il sedimento ed impedire Le dune fossili rappresentano infatti l’antico
l’avanzamento della duna verso l’entroterra. confine tra la terra e il mare, prima che il Po,
Le dune infatti sono corpi mobili che subiscono con il trasporto dei detriti verso la foce,
spostamenti lenti mano a mano che il vento costituisse le attuali terre deltizie spostando in
spinge la sabbia in salita fino alla cresta. In questo modo molto più avanti la linea di costa.
questo modo il lato sopravento subisce un Grazie alle fonti
SEZIONE TRASVERSALE DI UNA DUNA E SPOSTAMENTO IN AVANTI DI QUESTA PER DEFLAZIONE SUL storiche ed ai
LATO SOPRAVENTO ED ACCUMULO SU QUELLO SOTTOVENTO. numerosi reperti
archeologici ritrovati
nel corso di varie
campagne di scavo, è
stata resa possibile la
loro datazione. Si
sono in questo modo
riconosciuti ben otto
cordoni costieri più o
Profilo tratteggiato: situazione anteriore (da PANIZZA, 1978 modificato). meno conservati che
per quanto detto,

MODELLO DELLA SEZIONE TRASVERSALE DI DUNA


1) Cakile maritima
2) Agropyron junceum
3) Ammophila arenaria
4) Scabiosa argentea
5) Phragmites australis
6) Juniperus communis
7) Quercus ilex

MARE 3
4
2
5
1

DUNE MOBILI DEPRESSIONI UMIDE


16
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rappresentano otto periodi storici.


Dal più antico e quindi il più occidentale, di età
preetrusca (circa 3000 anni fa) rinvenibile nei
pressi delle località di Loreo e di Ariano nel
Polesine in località Tombe e Tombine. In
quest’ultima località le dune fossili
raggiungono un’altezza massima di 2 m s.l.m.. Il
più recente cordone dunoso si estende nella
direttrice Fossone (S.Anna) – Caleri fin quasi al
Po di Levante con un’altezza massima di 7 m
s.l.m. e con un’età posteriore al 1600 d.C.
(CIABATTI, 1967).
Molto spesso questi cordoni non sono più
visibili a causa della degradazione naturale
(fenomeni alluvionali e subsidenza ) o a causa di
fenomeni antropici (utilizzo agricolo o
estrazione di sabbia). Per questi motivi ai fini
della loro localizzazione ci sono d’aiuto i
toponimi (Dossi, Pradossi, Ponticelli, Dosso della
Chiesa, Dosso Trombo, Motta).
I litorali del Delta, molto rimaneggiati nel
tempo per costruire strutture turistiche, opere
di difesa, porti etc., ormai non rispondono più
ai caratteri di naturalità originari se non in alcu-
ni lembi che presen-
tano notevole Ammophyla littoralis
interesse pae-

6
7

E DUNE FISSE
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onde di tempesta e la profondità


corrispondente alla metà della lunghezza
d’onda media nel corso delle maggiori
mareggiate; cioè la zona litorale nella quale la
sabbia può essere spostata dai movimenti delle
onde del mare.
Rivestono un ruolo ecologico importante per lo
sviluppo della flora e della fauna soprattutto se
l’influenza antropica è limitata, nonché sono la
fonte di ripascimento di substrato per la
formazione della duna. L’associazione tipica è il
Cakileto.

Antiduna e dune embrionali


Lo sviluppo delle dune embrionali è collegato
alla presenza di due fattori essenziali, cioè dal-
l’apporto di materiale sciolto prelevato dalla
battigia ad opera del vento che viene fermato
in questa zona grazie alla presenza di
Agropyron junceum che sfrutta la sua elevata
capacità stolonifera per diffondersi e sottrarsi al
seppellimento (PIVA, SCORTEGAGNA,1993).
La vegetazione delle dune embrionali è rappre-
sentata dall’Agropireto vegetazione dominata
da Agropyron junceum. Esso rappresenta la
prima delle associazioni pioniere in senso stret-
to in grado di avviare il processo di evoluzione
della spiaggia.
Duna con Helicrisum italicum
Prime dune mobili
saggistico e naturalistico. Nel complesso è possibile riconoscere due
Infatti l’evoluzione della vegetazione sulle periodi stagionali molto differenti tra loro: uno
dune, per semplicità può essere schematizzata primaverile dominato dalla presenza di specie
seguendo una logica di progressiva colonizza- annuali ed uno estivo-autunnale nel quale si
zione del substrato. riscontrano le specie perenni (soprattutto
A partire dal mare si prosegue verso Geofite) è proprio in questa zona che comincia
l’entroterra evidenziando aspetti floristico- la formazione della duna vera e propria, poiché
vegetazionali e faunistici tipici di queste zone. vi si trova una Graminacea (Ammophila
arenaria) in grado di creare barriere naturali
Battigia con i suoi cespi di foglie basali che bloccano la
È la zona più vicina al mare ed è una zona priva sabbia sospinta dal vento verso l’entroterra. I
di vegetazione, caratterizzata dall’influenza del folti cespi si rinnovano continuamente verso
moto ondoso che rimescola il terreno in l’alto anche per alcuni decimetri l’anno.
maniera costante e continua impedendo, in Sembra addirittura che nelle opere di
questo modo, l’attecchimento delle piante. È ingegneria naturalistica compiute in questi
un ambiente fortemente influenzato dalla ultimi anni sul litorale veneziano utilizzando la
salinità dell’acqua poiché a diretto contatto col specie, il risultato sia stato compromesso
mare. laddove non esista l’apporto continuo di sabbia.
(CANIGLIA in verbis). Il processo continua i
Spiaggia questo modo fino a che non viene raggiunta
Con questo termine si intende la fascia di una situazione di equilibrio tra l’azione
terreno delimitata dal limite raggiunto dalle costruttrice ed erosiva del vento. L’altezza

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massima raggiunta da questi complessi dunali nazione dei semi delle piante annuali che domi-
può raggiungere i 6m. neranno la fisionomia in primavera.
Come per la maggior parte delle situazioni La vegetazione caratterizzata è rappresentata
naturali, esistono diversi fattori ambientali che dal Tortuleto-scabioseto.
cambiano nel tempo; tra questi: il vento, Il suo nome deriva dal muschio Tortula ruralis e
l’antropizzazione più o meno spinta, la da Scabiosa gramuntia L.
stagione etc. Al variare di una di queste, si Sono rinvenibili inoltre:
possono riscontrare modificazioni della Phleum arenarium, Centaurea Tommasinii,
copertura vegetale. Si ritrovano quindi anche Oenottera biennis, Stachys recta, Scabiosa
Xantium italicum, Agropyron junceum, Cyperus argentea, Tragopogon dubius, Melilotus alba,
kalli, Ambrosia marittima, Cynodon dactilon, Conyza canadensis, Teucrium Polium, Fumana
Senecio inaequidens, Silene colorata, Vulpia procumbens, Petrorhagia saxifraga, Ambrosia
membranacea. marittima, Holoschoenus romanus, Cycloloma
atriplicifolia, Silene vulgaris, Elichrysum itali-
Retroduna cum, Lagurus ovatus, Trifolium arvense,
I suoli di queste zone sono caratterizzati da una Plantago coronopus. Questa associazione è tipi-
maggior ricchezza di particelle fini e sono for- ca di dune consolidate e quindi è rinvenibile
temente dilavati dalle piogge che riducono for- anche sulle dune fossili di Donada, Bosco
temente la matrice calcarea originaria. Si tratta Nordio e Rosolina. In seguito a forti fenomeni
di un ambiente ormai sottratto all’azione del erosivi della costa, è possibile ritrovarla però
vento marino poiché localizzate in posizione anche in prossimità della battigia (spiaggia di
riparata. Qui trovano quindi possibilità di svi- Barbamarco: foce del Po di Tramontana).
luppo le specie arbustive (Fanerofite). Le condi- Il valore di questo tipo di vegetazione è
zioni globali restano comunque aride; i vege- comprensibile per il fatto che si colloca in una
tali presenti sono quindi adattati morfologica- posizione intermedia tra le formazioni pioniere
mente ad un ambiente asciutto (foglie piccole, dei primi lembi sabbiosi e quelle più evolute dei
pelosità, periodo vegetativo prevalentemente boschi retrostanti e per il fatto che si tratta di
primaverile,...). La fisionomia del retroduna è una vegetazione quasi ovunque distrutta e che
variabile nelle diverse stagioni: nella stagione per la sua evoluzione si ritiene sia necessario un
fredda predominano i muschi (Tortula ruralis) e tempo di circa 100 anni.
licheni (Cladonia) che hanno lo scopo di mante-
nere l’umidità nel terreno favorendo la germi- Depressioni umide infradunali
Di particolare pregio
nell’area del Delta sono
le depressioni umide
infradunali.
Queste aree non risento-
no più dell’apporto del
materiale solido traspor-
tato dal vento.
Si tratta di avvallamenti
fra le dune ormai distan-
ti dal mare e sono il frut-
to dei processi di erosio-
ne ed assestamento
interno delle sabbie.
A questo abbassamento
consegue, in molti casi,
l’affioramento della
falda freatica divenendo
molto più superficiale e
l’apporto idrico è garan-
Cakile maritima
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tito dalle acque piovane che, oltre a rimpingua- La tendenza evolutiva di questi ambienti porta
re la falda, opera dei processi di dilavamento di dapprima alla formazione di boschetti
particelle limose e argillose lungo i pendii semipalustri ricchi di Ontano nero (Alnus
dunali. glutinosa), rovi, pioppi e salici; ma col procedere
Il tenore idrico è molto più accentuato rispetto dell’interrimento, potrebbero evolvere verso il
alle zone attigue della duna e la salinità ridotta bosco a Farnia (Quercus robur) e Carpino
a nulla. bianco (Carpinus betulus) (PIVA E SCORTEGAGNA,
La flora che ne risulta è perciò meno tollerante 1993).
nei confronti del cloruro di sodio, tant’è che la Per quanto riguarda la fauna, questi ambienti
vegetazione ha decisamente un carattere più ospitano diversi esemplari di Emys orbicularis
igrofilo. (Tartaruga di palude) che trovano rifugio e
Questi stagni completamente immersi nella sostentamento in questi stagni.
pineta (o lecceta nelle situazioni più naturali), Ma non mancano anche Hyla arborea
sono circondati, nella fascia più esterna, da pini (raganella), la Rana comune e Natrix natrix
(Pinus pinea e Pinus pinaster) e ginepri (Biscia d’acqua).
(Junniperus communis), mentre, avvicinandosi Sono stati avvistati nei pressi di queste zone
all’acqua, troviamo specie indicatrici di un ter- anche il Martin pescatore (Alcedo atthis), alcu-
reno più fresco quali: ne coppie di Germani reali (Anas platyrhynchos)
Frangula alnus (Frangola), Rhamnus catharticus e accidentalmente anche dei Cormorani
(Spincervino) e Cornus sanguinea (Sanguinella). (Phalacrocorax carbo), probabilmente in sosta.
Verso le zone centrali, invece sono presenti
Cladium mariscus (Falasco), Typha latifolia (Lisca Dune fisse
maggiore), Phragmites australis (Cannuccia di La copertura arborea ed arbustiva di questi
palude), Schoenus nigricans (Giunco nero), ma ambienti, è caratterizzata da specie legnose a
anche Juncus acutus, Juncus litoralis, Juncus foglie dure e persistenti propria dell’area medi-
maritimus. terranea che si sono spinte in questa zona
Tuttavia, durante i periodi più asciutti, quando quando il clima era più caldo e che permango-
l’evaporazione dell’acqua è più accentuata, in no tuttora.
queste zone si mescolano elementi provenienti L’instaurarsi di una vegetazione arborea sulle
dai vicini ambienti alofili quali Limonium dune consolidate è da attribuire ad una mag-
serotinum, Inula chritmoides e Halimione gior distanza dal mare e ad una azione frangi-
partulacoides. vento operata dalle dune mobili nonché dalla

Ramarro (Lacerta viridis)

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tanza biologica è stato da tempo riconosciuto


da vari autori. Tale tipologia vegetazionale può
essere considerata come esempio di transizione
fra la lecceta e il bosco di roverella
(PIGNATTI,1959; LORENZONI ET.AL., 1984; FERRARI ET
AL., 1989). Tali aree rivestono una notevole
importanza per la fauna stanziale e migratoria
poiché localizzate lungo le principali rotte
migratorie che collegano l’Europa
Settentrionale con l’Africa e la fauna di passo
le utilizza sia come sosta sia come siti di sver-
namento.
Secondo dati bibliografici e recenti osservazio-
ni è possibile identificare la presenza diverse
specie di Vertebrati.
Per quanto riguarda l’erpetofauna, negli
ambienti dunosi è presente il rospo smeraldino
(Bufo viridis), le tartarughe (Testudo herman-
ni), il ramarro (Lacerta viridis), la lucertola
(Lacerta muralis), la vipera (Vipera sp.)
L’avifauna è sicuramente la componente più
consistente. Tra le specie forestali sono segna-
late il Picchio rosso maggiore (Picoides major),
dove il bosco è più maturo, la Ghiandaia
(Garrulus glandarius); favorite dall’attività
antropica si trovano la Gazza (Pica pica), la
Cornacchia grigia (Corvus corone cornix); fra i
Picchio rosso maggiore (Picoides major) passeriformi la Cinciallegra (Parus major), il Luì
copertura arbustiva dell’ambiente a ginepro e piccolo (Phylloscopus coolybita), il Rigogolo
olivello della fascia arbustiva più spostata verso (Oriolus oriolus), l’Averla piccola (Lanius colli-
mare ed una fascia più interna in cui si distingue rio) e il Canapino (Hippolais poliglotta), il
chiaramente il bosco litoraneo. Colombaccio (Columba palumbus), il
Sui prati aridi, tra i cespugli della macchia al Succiacapre (Caprimulgus europaeus), la
limitare del bosco è possibile rinvenire diverse Tortora (Streptotelia turtur), e la Tortora dal
specie di licheni terricoli tra cui Cladonia rangi- collare orientale (Streptotelia decaocto). Fra i
formis e Cladonia convoluta. rapaci diurni lo Sparviere (Accipiter nisus),
La vegetazione arborea che rinveniamo (tratto Falco pecchiaiolo (Pernis apivorus), Gheppio
da piano di Gestione della RNI Bosco Nordico- (Falco tinnunculus); tra i rapaci notturni il Gufo
Veneto Agricoltura-2001) è per lo più di origi- comune (Asio otus), Gufo di palude (Asio flam-
ne antropica a Pino domestico (Pinus pinea) e meus). Numerosi anche i passeriformi di passo
Pino marittimo (Pinus pinaster) mescolato a che si mescolano alle popolazioni estivanti.
Leccio (Quercus ilex), probabilmente autoctono; Anche la mammalofauna è rappresentata in
una piccola porzione del territorio è interessata queste zone; si ritrovano il Daino (Dama dama)
dalla presenza di un fitto bosco a leccio e orniel- per lo più a Bosco Nordio, il Tasso (Meles
lo che rappresenta, l’evoluzione naturale della meles), la Donnola (Mustela nivalis) e la Faina
vegetazione (orno-lecceta), ormai riconoscibile (Martes foina), la Volpe (Vulpes vulpes), la
solo nella zona di Bosco Nordio (VE). Si tratta di Lepre (Lepus europeus), invece fra i micromam-
una Riserva Naturale Integrale di 113 ha, con miferi il Riccio (Erinaceus europaeus), la Talpa
peculiarità floristico-vegetazionali e faunistiche (Talpa europea); fra i roditori l’Arvicola
degli ambienti forestali, assenti o rari nei terri- (Arvicola terrestris), il Topo selvatico
tori limitrofi. (Apodemus sylvaticus), mentre tra gli insettivo-
Il valore naturalistico di questo luogo di impor- ri il Toporagno comune (Sorex araneus).

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AMBIENTI DELLE ACQUE SALMASTRE: SACCHE, LAGUNE E VALLI


Sacche Nella gestione di queste aree, si evidenziano
alcuni problemi legati soprattutto ad una pro-
Le sacche sono golfi marini di acqua poco pro-
gressiva riduzione degli scambi con il mare.
fonda delimitati dalle ramificazioni del fiume o
Questa condizione, accompagnata da un peg-
più precisamente dalle barre e dalle frecce lito-
gioramento della qualità delle acque e dei sedi-
ranee (scanni) che costituiscono il delta.
menti, ha innescato un fenomeno di aumento
La più ampia è senza dubbio la “Sacca degli
delle sostanze nutritive presenti nell’acqua.
Scardovari”che ormai per la sua limitata aper-
Durante i periodi più caldi infatti, spesso in
tura verso il mare può essere considerata una
questi ambienti si verificano fenomeni di alte-
laguna. L’attuale freccia litorale che si origina
razione della qualità dell’acqua che sono causa
ad est della foce del Po di Tolle ha infatti ormai
di carenze di ossigeno disciolto. Tali fenomeni
raggiunto la lunghezza di oltre un 1 km deli-
sono imputabili all’aumento della temperatura
mitando così l’influenza delle correnti marine
ambientale e quindi a quella dell’acqua. Se non
all’interno della sacca. Essa è utilizzata da
si verifica escursione di marea, si ha un aumen-
tempo per l’itticoltura, in principal modo ven-
to del metabolismo e del numero unitario delle
gono allevate vongole e cozze.
cellule e quindi dell’azione respiratoria che
Oltre alla Sacca di Scardovari meritano di esse-
porta ad una graduale diminuzione della quan-
re citate la Sacca del Canarin, e la Sacca della
tità di ossigeno.
Bottonera. Nella parte ferrarese da evidenziare
Le sacche sono ambienti assai simili alle lagune,
la Sacca di Goro.
ma caratterizzate da una più ampia apertura
Nel territorio deltizio questi ambienti coprono
verso il mare, tali da costituire delle vere e pro-
una superficie complessiva di circa 11.000 ha e
prie insenature che risentono direttamente
le attività di mollischicoltura, piscicoltura e
dell’ influenza marina. Questi ambienti sono
pesca che qui vengono svolte, rappresentano
ideali per la vita di moltissime specie animali e
una delle più importanti fonti di reddito nel
per i popolamenti vegetali.
Delta.

MODELLO DELLA SEZIONE TRASVERSALE DI VALLE, SACCA E LAGUNA


1) Zostera marina
2) Spartina maritima
3) Salicornia veneta
4) Salicornia patula

MARE
3
2 4

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Secondo studi recenti


compiuti nella Sacca
del Canarin risulta che
il fitoplancton è carat-
terizzato dalla presen-
za di Diatomee con le
specie Schelerotema
c o s t a t u m ,
Chaetocercos spp.,
mentre le macrofite
sono costituite unica-
mente da alghe
appartenenti ai phyla
Clorophyta (Ulva rigi-
da) Rodophyta e
Cianophyta; lo zoo-
plancton risulta invece
caratterizzato dalla
presenza di Copepodi,
larve di Policheti,
Sacca
Tunicati, Cirripedi,
molluschi ecc. Il macrobenthos è rappresentato Abra segmentatum) e dagli anfipodi
dai policheti (Neanthes succinea, (Corophim insidiosum, Gammarus insensibiliis,
Hetheromonas filiformistus e Streblospio Melita palmata); su substrati duri si nota inoltre
shrubsolii), dai bivalvi (Taphes philippinarum, la presenza di bivalvi quali Mytilaster mini-

4 3

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Garzetta (Egretta gar-


zetta), e Airone cenerino
(Ardea cinerea) tra gli
Ardeidi; tra gli Anatidi,
Fischione (Anas penelo-
pe), Alzavola (Anas crec-
ca), Germano reale
(Anas platyrhynchos),
Codone (Anas acuta) e
Mestolone (Anas clypea-
ta), Moriglione (Aythya
nyroca) e Volpoca
(Tadorna tadorna); tra i
Rallidi, Folaga (Fulica
atra); tra i Charadridi
Pavoncella (Vanellus
vanellus), Pivieressa
Halimione portulacoides
(Pluvialis squatarola) e

mum, Mytilus galloprovincialis, Balanus sp.,


Crassostrea gigas, ecc
Notevole importanza riveste anche la fauna
ittica con specie che ben si adattano agli sbalzi
di salinità, come i Mugilidi, Cheppia (Alosa fal-
lax), Anguilla (Anguilla anguilla), Latterino
(Atherina boyeri), Orata (Sparus aurata), i pesci
piatti ecc., nonché specie marine come Aguglia
(Belone belone) e Triglia (Mallus barbatus)
(GARIBOLDI, LAMBERTINI, TALLONE ,1997).
I censimenti eseguiti in provincia di Venezia dal
1993 al 1998 (quelli per la provincia di Rovigo
non sono ancora pubblicati) relativi agli uccelli
acquatici svernanti ha evidenziato l’abbondan-
te presenza di Cormorano (Phalacrocorax
carbo); di Svasso maggiore (Podiceps cristatus),
di Svasso piccolo (Podiceps nigricollis); di

Airone rosso (Ardea purpurea)

Fratino (Charadrius alexandrinus); tra gli


Scolopacidi per lo più Piovanello pancianera
(Caliris alpina), Chiurlo (Numenius arquata) e
Pettegola (Tringa totanus); tra i Laridi il
Gabbiano comune (Larus ridibundus),
Gabbiano reale (Larus argentatus), Gabbiano
corallino (Larus melanocephalus) e Gavina
(Larus canus).
Volpoca (Tadorna tadorna)

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Lagune
La laguna è un bacino d’acqua salmastra poco
profondo, separato dal mare da cordoni litorali o
da tomboli, ma comunque in comunicazione
diretta con il mare aperto attraverso aperture
chiamate bocche, dalle quali si dipartono dei
canali lungo i quali l’acqua marina entra durante
il “flusso”, quando il mare è in alta marea, ed
esce durante il “riflusso”, in bassa marea (i cana-
li lagunari naturali, spesso meandriformi, sono
chiamati ghebbi).
In una laguna si possono differenziare:
- zone perennemente allagate, ossia i fondali
dei bacini più depressi ed i canali lagunari;
- zone alternativamente sommerse ed emerse,
ossia piane fangose prive di vegetazione, chia-
mate "velme";
- zone che restano sommerse solo durante le
alte maree massime, chiamate "barene”,
generalmente occupate da una vegetazione di
alofite. L’unione di più barene forma un
“bonello”. Laguna
Talvolta, per aumentare la velocità delle acque, i nità molto minore di quella delle acque marine.
canali lagunari sono stati artificialmente ristretti Nel Delta del Po Veneto le barene sono visibili
o stabilizzati munendo le sponde di fitte palifica- nella laguna di Caleri, nella Sacca del Canarin e
zioni, che hanno trattenuto i sedimenti favoren- nella Vallona. Favoriti da diversi fattori (come ad
do la formazione di “barene”. esempio la diminuzione della salinità) si ritrova-
I settori della laguna in cui i movimenti di flusso no alcune facies stagionali il cui elemento più
e di riflusso riescono ad assicurare un buon vistoso in primavera è Puccinellia palustris men-
ricambio e una certa ossigenazione delle acque tre in estate-autunno troviamo Aster tripolium,
costituiscono la cosiddetta "laguna viva". Halimione portulacoides, Arthrochne-mum fruti-
Costituiscono invece la " laguna morta" gli even- cosum. Nelle zone marginali delle barene, pren-
tuali settori più interni e marginali, quasi del dono piede quelle specie in grado di sopravvive-
tutto chiusi da barene, con acque quasi ferme e re in ambienti quasi perennemente inondati
asfittiche. come per esempio: Salicornia erbacea (s.l.) anche
Spesso nelle lagune sboccano dei corsi d’acqua, se in alcune aree più prossime ai rami fluviali, le
naturali o artificiali, o dei veri e propri fiumi; in associazioni tipiche della barena si arricchiscono
questi casi la quantità d'acqua messa in movi- di specie tipicamente palustri come Phragmites
mento dalle correnti di riflusso è ovviamente australis e Typha angustifolia; quando poi il sub-
maggiore di quella mobilitata dalle correnti di strato diventa affiorante, riescono ad insediarsi
flusso, e le acque lagunari possono avere una sali- specie quali Bolboschoenus maritimus. Tuttavia
queste associazioni si differenziano
nettamente rispetto a quelle presenti
lungo le aste fluviali o lungo i canali,
poiché risentono della salinità e per-
tanto i popolamenti non sono puri,
ma lasciano spazio anche ad altre spe-
cie; anche le loro dimensioni sono
ridotte. In genere, la profondità
media di queste formazioni è circa 1 m
e presentano un suolo limoso e molto
TOMBOLI (da PANIZZA, 1978)
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Avocetta (Recurvirostra avosetta)

gendo valori normalmente superiori all’1%, ma


che può raggiungere anche il 20%. Ecco perché
la vegetazione che si sviluppa in questi ambienti
è adattata alla poca disponibilità idrica; essa
prende il nome di vegetazione alofila (che ama il
sale). Infatti, nonostante l’elevato tenore idrico
Limonium serotinum del suolo, l’elevata salinità rende l’acqua dispo-
nibile solo a poche specie adattate a vivere in
plastico e la salinità è molto ridotta rispetto a
questi ambienti. Di qui nasce la possibilità di indi-
quella del mare. È per questo motivo che in que-
viduare molteplici tipologie vegetazionali legate
ste zone sono frequenti le praterie sommerse a
soprattutto alla diversità di concentrazione sali-
Zostera noltii (diverse da quelle a Zostera marina
na che dipende a sua volta dal rapporto degli
che predilige una maggiore concentrazione sali-
apporti d’acqua rispettivamente dal mare o dal
na e si ritrovano quindi in mare aperto).
fiume.
La diffusa presenza di barene e di piccoli ghebbi
I censimenti eseguiti in provincia di Venezia dal
testimoniano la scarsa vitalità della laguna. Tra le
1993 al 1998 (quelli per la provincia di Rovigo
lagune meritano di essere menzionate la Laguna
non sono ancora pubblicati) relativi agli uccelli
di Caleri a est di Rosolina, la Laguna di
acquatici svernanti ha evidenziato l’abbondante
Barbamarco nei pressi di Pila, la Batteria nella
presenza di Cormorano (Phalacrocorax carbo); di
zona del Bacucco, la Laguna del Basson e quella
Svasso maggiore (Podiceps cristatus), di Svasso
del Bastimento. Come si è detto l’ambiente lagu-
piccolo (Podiceps nigricollis); di Garzetta (Egretta
nare è caratterizzato dalla presenza di acqua sal-
garzetta), e Airone cenerino (Ardea cinerea) tra
mastra. A causa dell’evaporazione soprattutto
gli Ardeidi; tra gli Anatidi, Fischione (Anas pene-
dei periodi estivi, la concentrazione di sale
lope), Alzavola (Anas crecca), Germano reale
(NaCl= cloruro di sodio) si eleva molto raggiun-
(Anas platyrhynchos), Codone (Anas acuta) e
Mestolone (Anas clypeata), Moriglione (Aythya
nyroca) e Volpoca (Tadorna tadorna); tra i Rallidi,
Folaga (Fulica atra); tra i Charadridi, Pavoncella
(Vanellus vanellus), Pivieressa (Pluvialis squataro-
la) e Fratino (Charadrius alexandrinus); tra gli
Scolopacidi, per lo più Piovanello pancianera
(Caliris alpina), Chiurlo (Numenius arquata) e
Pettegola (Tringa totanus); tra i Laridi, il
Gabbiano comune (Larus ridibundus), Gabbiano
reale (Larus argentatus), Gabbiano corallino
Corriere piccolo (Charadrius dubius) (Larus melanocephalus) e Gavina (Larus canus).
26
IL DELTA DEL PO 2010:IL DELTA DEL PO op 14/01/11 11:50 Pagina 27

Valli
Sono aree di acqua salmastra più o meno este-
se solitamente poco profonde (0.60 m – 1.00 m)
con origine naturale o antropica.
Nel primo caso derivano dalla sommersione di
zone che per vari motivi si sono abbassate nel
corso degli anni (subsidenza naturale ed artifi-
ciale), nel secondo, invece, sono ricavate dal-
l’uomo all’interno di una laguna mediante la
costruzione di arginature (vallum = argine) che
possono chiudere totalmente o parzialmente la
valle.
Si riconoscono due tipi di valle: valli semiargi-
nate o a chiusura mista e valli arginate o a sta-
gno. Le prime si caratterizzano per avere il lato
soravento (la direzione da cui viene l’acqua dal
mare coincide pressappoco con i venti domi-
nanti nella regione) chiuso da graticci, quello
sottovento ed altri lati con arginatura, un argi-
ne di terra rinforzato con sassaie nei punti
della valle più esposti all’azione erosiva. Le
seconde sono completamente circondate da
argini e hanno chiaviche che permettono oltre
al passaggio dell’acqua, anche la montata dei
pesci e la pesca. Si dice chiavica maistra quella
Valle da pesca
principale ove si fa la raccolta del pesce.
(MARCATO, 1993). tezza dell’acqua al loro interno, grazie alla loro
Le chiaviche inoltre regolano la salinità e l’al- costruzione l’uomo regolamenta l’afflusso di
acqua salata dal mare e dell’acqua dolce dai
fiumi o dai canali.
La grande attenzione per le valli da parte del-
l’uomo, è dovuta al fatto che esse sono nella
quasi totalità, adibite all’attività di pesca, itti-
coltura e molluschicoltura.
Tra le numerose valli presenti nel Delta del Po
ricordiamo Valle Morosina, Valle Spolverina,
Valle Boccavecchia e Valle Passarella nei pressi
di Rosolina mare; Valle Venier, Valle Capitania,
Valle Segreda nelle vicinanze di Albarella; Valle
Bagliona a Porto Levante; Valle Cà Pisani nelle
vicinanze di Cà Venier, che costituisce la valle
più estesa del Delta; Valle Scanarello nei pressi
di Boccasette; Valle Cà Zuliani e Valle S. Carlo
nella zona di Pila.
Questi ecosistemi costituiscono il 16,3 % del
territorio del Delta del Po Veneto (GARIBOLDI,
LAMBERTINI, TALLONE,1997).
Poiché si tratta di aree utilizzate per l’alleva-
mento del pesce, già in epoche passate l’uomo
aveva sfruttato la tendenza migratoria di
molte specie ittiche incanalando e dirigendo
Suaeda maritima queste migrazioni a suo vantaggio dentro e
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IL DELTA DEL PO 2010:IL DELTA DEL PO op 14/01/11 11:50 Pagina 28

Salsola soda

fuori dalle valli, mentre oggi sono state tra- no e la presenza di erbe acquatiche che forni-
sformate in veri e propri allevamenti o addirit- scono cibo per la fauna ittica. Tra le più comu-
tura a volte sono state prosciugate e trasfor- ni erbe acquatiche vi è il Potamogeton pectina-
mate in coltivazioni. tus, per lo più appetita da orate, Ulva lactuca,
La vita della valle è regolata dalla mano del- Zostera nana e Zostera marina ed inoltre
l’uomo, ma interagiscono anche altri fattori Cladophora sp., Valonia utricularis (questa spe-
fisici e biologici quali la qualità del fondo mari- cie si stacca dal fondo a fine estate e può esse-
re talmente abbondan-
te da rendere difficol-
tosa addirittura la
pesca). Mugil cephalus,
Mugil auratus e Mugil
chelo sfruttano i detriti
organici di pesci e mol-
luschi quale risorsa ali-
mentare. (AA.VV.,
1940).
La salinità dell’acqua è
molto variabile durante
l’anno e varia anche a
seconda della topogra-
fia dell’area.
Si possono quindi indi-
viduare diverse tipolo-
gie floristiche.
Sugli argini si ritrovano
per lo più Suaeda mari-
Anguilla (Anguilla anguilla)
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tima, Artemisia caerulescens; nei prati rinchiusi nel nostro territorio.


nella valle si trovano in particolare Scirpus I censimenti eseguiti in provincia di Venezia dal
maritimus, Phragmites australis, Calamagrostis 1993 al 1998 (quelli per la provincia di Rovigo
epigeios, Juncus acutus; nelle barene invece: non sono ancora pubblicati) relativi agli uccelli
Sueda marittima, Salsola soda, Glyceria festu- acquatici svernanti ha evidenziato l’abbondan-
caeformis. (AA.VV., 1940). te presenza di Cormorano (Phalacrocorax
L’ittiofauna quindi, nutrita e tranquilla, può carbo); di Svasso maggiore (Podiceps cristatus),
svilupparsi ed aumentare di peso, per essere di Svasso piccolo (Podiceps nigricollis); di
poi catturata e venduta. Garzetta (Egretta garzetta), e Airone cenerino
Tra febbraio ed aprile, monta dal mare il novel- (Ardea cinerea) tra gli Ardeidi; tra gli Anatidi,
lame di anguille, sogliole, muggini, branzino e Fischione (Anas penelope), Alzavola (Anas crec-
orata; in maggio, la monta viene compiuta ca), Germano reale (Anas platyrhynchos),
dalla bosega (Mugil chelo) e dalla volpina Codone (Anas acuta) e Mestolone (Anas clypea-
(Mugil cephalus) in agosto-settembre. La smon- ta), Moriglione (Aythya nyroca) e Volpoca
tata avviene invece durante la stagione fredda. (Tadorna tadorna); tra i Rallidi, Folaga (Fulica
Si ritrovano anche Passarin (Pleuronectes fle- atra); tra i Charadridi, Pavoncella (Vanellus
sus), Sogliola (Solea vulgaris), Ghiozzo o Go vanellus), Pivieressa (Pluvialis squatarola) e
(Gobius ophiocephalus), Latterina o anguela Fratino (Charadrius alexandrinus); tra gli
(Atherina boyeri). Scolopacidi, per lo più Piovanello pancianera
È presente inoltre, una notevole quantità di (Caliris alpina), Chiurlo (Numenius arquata) e
molluschi come la Capatonda o capa o tellina a Pettegola (Tringa totanus); tra i Laridi, il
cuore (Cardium edule), e crostacei quali Granso Gabbiano comune (Larus ridibundus),
(Carcinus maenas)(AA.VV., 167. 1940). Gabbiano reale (Larus argentatus), Gabbiano
Le valli erano popolate anche da mammiferi corallino (Larus melanocephalus) e Gavina
quali la Lontra (Lutra lutra) ormai scomparsa (Larus canus).

Cormorano (Phalacrocorax carbo)

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AMBIENTI UMIDI D’ACQUA DOLCE: FIUMI, CANALI E GOLENE


Fiume / Canale (fiume a regime pluvio nivale) presenta porta-
te eccezionali in primavera ed autunno (si ricor-
Quando si hanno precipitazioni, una porzione di a tal proposito, l’alluvione del Polesine nel
dell’acqua evapora immediatamente, l’altra novembre ’51), stagioni nelle quali si hanno
raggiunge il suolo da dove per ruscellamento abbondanti precipitazioni.
diffuso o concentrato (fiume), giunge fino al In tali occasioni, in condizioni naturali, la pia-
mare. nura alluvionale entro la quale con andamento
Il più grande fiume d’ Italia è il Po con un corso meandriforme, il fiume scorre, costituisce l’area
di 652 Km, un bacino idrografico di 70.091 kmq che può essere raggiunta dalle esondazioni flu-
(praticamente l’intera Pianura Padana) e una viali.
portata media di 1496 metri cubi al secondo Queste determinano un accumulo di materiale
(dati 1918-1996). con granulometria maggiore (ghiaie e sabbie,
Nonostante l’ampiezza del suo bacino, il Po in bassa pianura solo
SEZIONE DEL TERRITORIO DOPO LA BONIFICA MECCANICA sabbie) ai lati del
a) fiumi con argini sopraelevati arificialmente letto, mentre nelle
b) aree prosciugate da acque dolci zone più lontane ed
c) cordoni litoranei parzialmente o totalmente spianati
d) aree prosciugate da acque salmastre
altimetricamente più
e) dighe a mare a
depresse arriva solo
il materiale finissimo
LIVELLO MEDIO (lime e argille) porta-
c c e
b d MARINO to in sospensione.
Si costruiscono così
c gli argini naturali
(da BONDESAN, 1990 modificato)
leggermente in rilie-
vo tanto da far appa-

ARGINE

2
MODELLO DELLA SEZIONE TRASVERSALE DI FIUME/CANALE
1) Amorpha fruticosa
2) Phragmites australis
3) Typha latifolia
4) Nimphaea alba
5) Myriophyllum verticillatum
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rire il fiume in condi-


zioni di pensilità.
L’innalzamento effet-
tivo del letto e della
pianura circostante è
di solito molto lento e
si accompagna con il
protendimento della
costa verso il mare;
l’innalzamento del
letto diventa più rapi-
do quando l’uomo per
difendersi dalle eson-
dazioni, delimita l’al-
veo con arginature
molto alte che irrigidi-
scono il sistema fluvia-
le. In questo caso si
costringe il fiume a
depositare i sedimenti Po di Venezia
trasportati sempre ed
esclusivamente dentro il proprio letto che in la subsidenza (naturale ed artificiale) si abbas-
questo modo si alza sempre più rispetto alle sano sempre di più. Infatti quasi tutto il terri-
terre circostanti, che di conseguenza per il torio deltizio si trova sotto il livello del mare
mancato apporto di sedimenti alluvionali e per (alcune zone sono a –4 metri slm, obbligando i

CANALE

5
31
IL DELTA DEL PO 2010:IL DELTA DEL PO op 14/01/11 11:50 Pagina 32

MODELLO DELLA SEZIONE TRASVERSALE DELL’ALVEO FLUVIALE.


a) letto di magra
b) letto ordinario c
c) letto di inondazione
d) golena
d
b
a

polesani a difendere il loro territorio con pode- comunicazione la zona deltizia del Po di Spina
rose arginature dall’ingressione delle acque del con Adria. Dall’esempio fatto si deduce che i
mare. canali quindi possono ricalcare antichi alvei di
Ma fin dalla preistoria l’uomo ha deciso di vive- fiumi estinti o essere scavati ex novo: i canali
re vicino alle vie d’acqua in zone fertili e como- attuali, più che servire alla navigazione interna,
de per gli spostamenti e per questo ha impara- hanno funzioni irrigue, di bonifica o entrambe,
to come difendersi, non sempre con successo, oppure possono essere utilizzati come scolma-
dalle acque. tori di piene di corsi fluviali naturali. Hanno un
I canali, invece, sono solo di origine artificiale. andamento subrettilineo, con alvei regolari e
Già gli etruschi avevano aperto canali naviga- di solito il loro livello è regolamentato da
bili ricavati da antichi alvei fluviali già attivi opere idrauliche (idrovore, chiuse ecc.).
nella tarda Età del Bronzo per mettere in Alcuni aspetti ecologici sul fiume:
Tecnicamente, per
fiumi si intendono
quei corsi d’acqua,
che grazie alla loro
cospicua portata,
non restano mai sen-
z’acqua in nessun
tratto del loro corso
ed in nessun periodo
dell’anno. Secondo
questa definizione,
in Italia i fiumi veri e
propri sono pochi, e
non sono da consi-
derare tali gli
affluenti di destra
del Po. Il Po stesso, in
bassa pianura, è
caratterizzato da un
regime idrico ancora
assai variabile: nono-
Trapa natans
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Siluro (Sylurus glanis)

stante la sua notevole portata media (circa nando un torrente di montagna, capire che
1.500 metri cubi al secondo), può presentare l’effetto dell’acqua sul substrato è quello di
portate inferiori ai 300 metri cubi al secondo in erodere e quindi di asportare il materiale di
magra e superiori a 10.000 metri cubi al secon- varia granulometria (anche ciottoli).
do nelle maggiori piene. Tanto per avere un’i- Mano a mano che ci si sposta verso valle e la
dea, il Rio delle Amazzoni, il maggior fiume del pendenza del terreno diminuisce, diminuirà
mondo, presenta una portata media di 100.000 anche la velocità di scorrimento dell’acqua;
metri cubi al secondo, con variazioni fra piene solo le particelle più fini (limo, argilla e sabbia)
e magre più ridotte di quelle del Po. riusciranno quindi a raggiungere la pianura e
In realtà va detto che nessun corso d’acqua pre- verranno mano a mano depositate dove la tur-
senta condizioni di deflusso costanti. Oltre alla bolenza sarà minore.
piovosità, allo scioglimento delle nevi e dei Anche la temperatura dell’acqua è molto
ghiacciai, i fattori che più influenzano tale importante per lo sviluppo della vita. Non esi-
parametro sono la permeabilità del suolo, la ste nel fiume un gradiente di temperatura
densità del mantello vegetale circostante, l’in- dalla superficie al fondo come si verifica invece
tensità dell’evaporazione dell’acqua, ecc. Le nelle acque lentiche (dei laghi), poiché il fiume
variazioni di portata del Po sono inoltre accen- per sua natura è caratterizzato da turbolenze
tuate dai notevoli prelievi d’acqua effettuati interne che rimescolano i vari strati e da una
per fini irrigui durante la stagione estiva. massa d’acqua più ridotta rispetto a quella del
Molteplici fattori influenzano le composizioni lago. La turbolenza, inoltre, favorisce il mante-
delle biocenosi nell’ambiente lotico (di fiume). nimento in sospensione delle particelle deter-
In primo luogo la velocità della corrente, poi- minando una costante torbidità che riduce la
ché influenza in maniera diretta la quantità ed penetrazione della luce nella massa d’acqua.
il tipo di sedimento che si ritrova poi in una I moti turbolenti dell’acqua, favoriscono al
determinata località. È facile infatti, immagi- massimo gli scambi gassosi, per cui i gas disciol-

33
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ti nelle acque correnti, sono generalmente in influenzano la vita nell’ambiente fluviale sono
equilibrio con quelli atmosferici. dipendenti dalla velocità dell’acqua e la combi-
Nel Delta: Il reticolo idrografico del Delta del nazione dei vari fattori determina le condizio-
Po Veneto è caratterizzato da un’ampia serie di ni locali.
canali di bonifica gestiti dal Consorzio di Sono proprio gli organismi che vivono nel sedi-
Bonifica Delta Po Adige e Adige Canalbianco, mento (benthos, fauna interstiziale) le compo-
intercomunicanti tra loro e con i rami principa- nenti peculiari dell’ecosistema fluviale.
li del Delta stesso: Po di Venezia, Po di Goro, Po Nel fiume non esiste un vero e proprio planc-
di Maistra, Po di Pila, Po di Tolle, Po della ton, ma il Drift (deriva), poiché nella colonna
Donzella o di Gnocca. d’acqua si ritrovano per lo più organismi di ori-
Tale situazione di interconnessione consente gine bentonica o perifitica, strappati dai loro
alle acque e alla fauna ittica di distribuirsi uni- originali habitat e trascinati dalla corrente. Si
formemente portando questi ambienti ad una ritrovano perciò Alghe, Protozoi, Rotiferi,
omogeneità complessiva. Copepodi, organismi di piccole dimensioni, che
In termini di qualità delle acque, purtroppo il in questi siti non svolgono alcuna fase del loro
denominatore comune è una situazione di ciclo biologico poiché questo rimane confinato
inquinamento che penalizza fortemente la a livello del sedimento o del perifiton.
qualità degli ecosistemi acquatici, in genere già CASELLATO, 1981).
pesantemente alterati dalle cicliche e consi- I substrati limosi, ricchi di sostanza organica, e
stenti variazioni di portata a cui vanno sogget- quelli sabbiosi ospitano una biocenosi bentoni-
ti tutti i principali canali di bonifica (TURIN, MAIO ca di varia composizione. Generalmente nel
ET AL., 1999). sedimento e sulle rive si trovano elementi che
In un fiume si riconoscono due tipi di gradien- sono tipici delle acque lentiche.
te ecologico-faunistico: uno longitudinale che Attaccati ai fusti delle macrofite di riva si pos-
vede variare il chimismo dell’acqua, la velocità sono trovare Briozoi, Poriferi, Idre e Turbellari
dell’acqua il substrato ecc., ed uno trasversale e tra la vegetazione sono presenti anche larve
dalle rive all’alveo (CASELLATO, 1981). di Odonati, Emitteri, Culicidi, Tipulidi e
Alla luce di quanto detto sopra, i fattori che più Tabanidi.

Nutria (Myocastor coypus)

34
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Amaranthus cruentus

Nel corso dei fiumi polesani sono stati eseguiti Sono presenti anche gli Acipenseridi, una fami-
dei campionamenti al fine di ottenere una defi- glia di pesci anadromi.
nizione della qualità biologica delle acque, Negli ultimi anni ha visto un notevole
monitorando le comunità dei macroinvertebra- incremento la popolazione di Pesce Siluro
ti bentonici, organismi costantemente presenti (Silurus glanis) che molto bene si adatta ad
nel corso d’acqua. Tra queste troviamo acque eutrofiche e torbide quali quelle del
Plecotteri, Efemenotteri, Coleotteri, Odonati, Polesine.
Eterotteri e Ditteri; Crostacei (Antipodi, Isopodi Piuttosto diffuse nel territorio deltizio sono
e Decapodi). Tra i Molluschi (Gasteropodi e anche altre specie come la Biscia d’acqua
Bivalvi); tra gli Irudinei (Glossiphonia comune (Natrix natrix) e la Nutria (Myocastor coypus)
nelle acque della provincia), ma anche Tricladi che è possibile osservare mentre nuotano nei
e Oligocheti (TURIN, MAIO ET AL., 1999). Baetis è vari corsi d’acqua. Facilmente osservabile nei
un macroinvertebrato indicatore della qualità pressi dei fiumi è il Gabbiano comune (Larus
dell’acqua. ridibundus), Gallinella d’acqua (Gallinula
Ultimo aspetto, ma non certo ultimo per chloropus), Folaga (Fulica atra), Usignolo di
importanza è quello relativo alla fauna ittica. fiume (Cettia cetti) e Martin pescatore (Alcedo
Poiché le acque sono torbide, questo tratto del atthis).
fiume è caratterizzato soprattutto dalla pre- Per quanto riguarda le specie vegetali, lungo le
senza di Ciprinidi. sponde sono localizzabili il Giaggiolo d’acqua
Le specie ittiche più abbondanti sono la Tinca (Iris pseudacorus), il Falso indaco (Amorpha
(Tinca tinca), il Barbo (Barbus barbus) la Carpa fruticosa), e la Cannuccia di palude (Phragmites
(Cyprinus carpio), la Scardola (Scardinius ery- australis), mentre nei canali interni, dove
trophtalmus) il Pesce Persico (Perca fluviatilis), l’acqua è più calma, oltre alle specie di sponda
il Pesce gatto (Ictalurus melas). sopracitate, è frequente ritrovare popolamenti
In quest’ultimo ambiente vive bene anche quasi puri a Castagna d’acqua (Trapa natans),
l’Anguilla (Anguilla anguilla), pesce che striscia Erba pesce (Salvinia natans) o a Pavarina
sul fondo. (Lemna minor).

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Golene sommerso nei momenti di "piena" del fiume.


E’ proprio il cambiamento periodico o episodico
Le golene rappresentano le parti dell’alveo di del livello delle piene all'origine del dinamismo
piena di un fiume comprese fra l’alveo di magra geofisico delle golena.
e il limite esterno dello stesso alveo di piena La granulometria dei sedimenti fluviali è fun-
(argine naturale o argine artificiale principale). zione della velocità delle acque per cui il pas-
Ovviamente, questi confini sono assai mutevoli saggio dai ciottoli alla ghiaia, alla sabbia e al
nel tempo. limo si può seguire non solo nel senso della cor-
Talora le golene comprendono vecchie anse del rente del fiume, ma anche in senso trasversale
fiume, o altre espansioni dell’alveo di origine ad essa specie nelle anse.
naturale, talora anche aree che sono state cedu- Il suolo è pregno d’acqua e, al disopra del livel-
te all’alveo di piena arretrando l’argine princi- lo della falda freatica, si sviluppa uno strato di
pale. Le golene hanno quindi una duplice fun- terreno vegetale la cui potenza è in stretta rela-
zione: la prima, più importante, di costituire zione alla vegetazione insediata.
casse di espansione per piene di grande porta- Il processo di formazione del suolo è spesso
ta, la seconda di costituire luogo di decantazio- interrotto, disturbato o sconvolto dai fenomeni
ne dei sedimenti fluviali, evitando così che que- alluvionali e da nuovi depositi.
sti, ostruendo la foce, contribuiscano all’ulterio- La vegetazione potenziale prima delle bonifi-
re innalzamento dell’acqua di piena (per la stes- che in cui si differenziava chiaramente una
sa ragione le golene sono spesso sede di cave di fascia a Quercia, Carpino e Frassino, è stata
argilla, oggi abbandonate). completamente sostituita da un’altra a Salici e
Le golene giocano quindi un importante ruolo Pioppi.
nel proteggere il territorio circostante dalle Oltre alle modificazioni strutturali del territorio
esondazioni del fiume. che già incidono considerevolmente sulle serie
La golena è quindi un territorio che resta emer- vegetazionali che si ritrovano in queste aree,
so durante i periodi di "magra", mentre viene spicca anche chiaramente la possibile ingressio-

MODELLO DELLA SEZIONE TRASVERSALE DELLA GOLENA


1) Corispermum leptopterum
2) Eragrostis pectinacea
3) Amaranthus retroflexus
4) Lindenia anagallidea
5) Cycloloma atriplicifolia
6) Cyperus fuscus
7) Salix alba
8) Phragmites australis
9) Trapa natans

FIUME
7
2 3 4
1 8
5
6

36
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ne di specie dalla vegetazione antropica che


possono modificarle ulteriormente ed in modo
permanente. Infatti, aggiunge LORENZONI (1985),
tutte queste operazioni, che sono sicuramente
in perdita dal punto di vista della diversità flori-
stica, sono poi solo parzialmente compensate
(ma solo da un punto di vista numerico e non
certo qualitativo) dal fatto che colture sarchiate
ed aree ruderali facilitano l'insediamento e l'af-
fermazione di specie esotiche, spesso di origine
tropicale, come ben dimostrano i notevoli con-
tingenti di specie di nuova introduzione delle
colture sarchiate (mais e barbabietola) e delle
colture di riso (CORBETTA, ZANOTTI & ZARRELLI, 1981)
come per esempio Sicyos angolatus e Bidens tri-
partita.
WESTHOFF (1971) ritiene sia fondamentale, per
conservare la diversità di specie di un territorio,
mirare soprattutto alla conservazione degli
ambienti, perché la perdita di diversità di questi
ultimi porterà come inevitabile conseguenza
alla perdita di diversità di specie.

La Vegetazione
Nel complesso la vegetazione della golena è
Golena con Nymphaea alba

ARGINE

37
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rappresentata dal Fragmiteto caratterizzato da


Phragmites australis associata a Urtica dioica e
Typhoides arundinacea; oltre a questo si ritrova
anche Glycerietum maximae di cui la specie
caratteristica Glyceria maxima. Questi canneti
spesso si insinuano fin sotto allo strato arboreo
e si ritrovano per lo più sulle sponde o in
bassure frequentemente inondate.
Una vegetazione pioniera di suoli costantemen-
te impregnati d'acqua (PIGNATTI 1952/53) è quel-
la caratterizzata dalla presenza di Cyperus
fuscus, associato a Cyperus glomeratus (proba-
bilmente una specie coltivata e poi inselvatichi-
ta, presente sulle sponde degli stagni) forma
popolamenti radi e discontinui che tendono a
scomparire nei periodi a maggior aridità.
La vegetazione della boscaglia risulta divisa
Cavaliere d'Italia (Himantopus himantopus) fisionomicamente in due settori. Da una parte si
trova il Saliceto espresso dalla presenza di Salix
sostanzialmente influenzata dal regime delle
alba e Rubus caesius. Associate ai salici, sono
acque. Si riscontrano vegetazioni tipicamente
frequenti specie compagne quali Apios ameri-
acquatiche in zone depresse, ma escluse
cana, Convolvolus arvensis e Solanum nigrum
dall'alveo fluviale, in cui l'acqua non è soggetta
come specie rampicanti, Verbena officinalis, ma
alle correnti che caratterizzano il corso del
anche Portulaca oleracea soprattutto lungo i
fiume, quand'esso sia in fase di morbida. Esse
sentieri.

SPETTRO BIOLOGICO

50,0

40,0

30,0

20,0

10,0

0,0
He H P G I NP T Ch
Flora di C Pisani 3,1 33,9 11,8 10,2 2,4 2,4 37,0 0
Flora del Veneto 0,40 45,30 5,60 12,70 3,10 2,40 23,90 6,7
Flora d’Italia 0,30 41,70 4,90 12,10 2,30 3,60 25,10 10,30

sono rappresentate da due tipologie: la prima


costituita da specie idrofite natanti e
precisamente Salvinia natans; nella seconda si
ritrova anche Trapa natans, idrofita radicante,
associata a Myriophyllum. Le specie presenti in
giugno caratterizzanti questi ambienti,
vengono solitamente sostituite completamente
con l'avanzare della stagione da popolamenti
monospecifici di Salvinia natans.
Si ritrovano spesso anche Vegetazioni
tipicamente ripariali, stratificate e sovrapposte
perlopiù da individui a portamento arboreo.
Nella golena, la tipologia più diffusa, è Salix alba

38
IL DELTA DEL PO 2010:IL DELTA DEL PO op 14/01/11 11:50 Pagina 39

bufo) e Rettili Colubridi come Natrice (Natrix


natrix), Biacco (Coluber viridiflavus). Anche i
pesci trovano situazioni ideali per la vita. Essi
sono per lo più il Pesce gatto (Ictalurus melas), il
Persico sole (Lepomis gibbosus), la Gambusia
(Gambusia holbroocki), il Carassio (Carassius
auratus), la Scardola (Scardinius eritroptalmus),
la Carpa (Cyprinus carpio) e il Luccio (Esox
lucius).
Tra i mammiferi ritroviamo la Nutria (Myocastor
coypus), il Topolino delle risaie (Micromys
minutus), il Riccio (Erinaceus europaeus), la
donnola (Mustela nivalis) e la Volpe (Vulpes
vulpes).
Tra gli Insetti, varie Libellule, Coleotteri
Gallinella d'acqua (Gallinula chloropus)
Ditiscidi, Lepidotteri Nimphalidi. (REGIONE VENETO
Appare spesso Amorpha fruticosa. Si tratta di SERVIZIO FORESTALE DI PADOVA E ROVIGO, 2000) e
una specie molto diffusa sul territorio nazionale immancabile la Zanzara (Culex pipiens).
al Centro-nord (PIGNATTI 1992) che, coltivata a
scopo ornamentale, si è poi inselvatichita nei
greti e negli alvei fluviali entrando in
competizione con specie meno aggressive.
La presenza di Tamarix sp., specie anch'essa
coltivata in queste zone per consolidare gli
argini e per la sua resistenza alla salinità,
conferma un'elevata influenza antropica sul
territorio.
Gli ambienti di golena ospitano una ricchissima
fauna rappresentata da molte specie.
Il canneto, rappresenta un ecosistema
indispensabile per il Basettino (Panurus
biarmicus) e il Pendolino (Remiz pendulinus)
che li utilizzano in modo esclusivo.
I rappresentanti più frequenti sono: la
Cannaiola (Acrocephalus scirpaceus), il
Porciglione (Rallus aquaticus), l’Airone rosso
(Ardea purpurea), l’Airone guardabuoi
(Bubulcus ibis), l’Airone cenerino (Ardea
cinerea), il Tuffetto (Tachybaptus ruficollis), la
Gallinella d’acqua (Gallinula chlorophus), Piro
piro piccolo (Actitis hypoleucos), il Cavaliere
d’Italia (Himantopus himantopus), la Sgarza
ciuffetto (Ardeola ralloides), il Martin pescatore
(Acedo atthis), l’Usignolo di fiume (Cettia cetti),
il Rigogolo (Oriolus oriolus), il Verzellino
(Serinus serinus), il Santimpalo (Saxicola
torquata), l’Allodola (Alauda arvensis), la
Pavoncella (Vanellus vanellus), l’Upupa (Upupa
epops) e la Poiana (Buteo buteo).
L’erpetofauna è costituita per lo più da Anfibi
come la Raganella (Hyla arborea), il Rospo
smeraldino (Bufo viridis), il Rospo comune (Bufo
Phragmites australis

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AMBIENTE DELLE AREE AGRICOLE


Aree Agricole A questi fenomeni l’uomo ha cercato di opporsi
innanzitutto arginando i fiumi e semplificando
Gran parte dell’area del Delta del Po è caratte- la rete idrografica; la conquista del territorio è
rizzata da territori chiamate “isole”, poiché stata poi ottenuta mediante la bonifica, che fino
compresi tra i rami fluviali che costituiscono il all’avvento della Rivoluzione Industriale, ha uti-
sistema deltizio e il mare Adriatico. Quasi tutto lizzato tecniche basate esclusivamente su cana-
il territorio si trova al di sotto del livello del mare lizzazioni che sfruttavano anche le più lievi pen-
(tra –2 e –4 metri) mentre i corsi fluviali scorrono denze naturali del terreno, facendo defluire per
in condizioni di pensilità; la rete idrografica è gravità le acque interne verso specchi vallivi o
ulteriormente complicata da canali artificiali direttamente verso il mare. Questo sistema era
arginati o scavati al di sotto della superficie del però messo frequentemente in crisi da abbon-
piano di campagna. danti precipitazioni e da maree di eccezionale
Il delicato ed instabile equilibrio tra la terra e portata; questi fenomeni, talora sommati a
l’acqua che da secoli determina la morfologia rotte fluviali, hanno portato anche alla distru-
del Delta è stato spesso oggetto di studio e di zione delle opere di bonifica e hanno restituito
controllo da parte dell’uomo, che nel corso dei alle acque le terre che l’uomo aveva faticosa-
secoli ha imparato a convivere con il grande mente conquistato.
fiume e a prevenirne i disastri. Questa convivenza difficoltosa, ma comunque
Gli scavi archeologici hanno rinvenuto tracce di armoniosa, fra l’uomo e l’ambiente deltizio è
presenze umane nel Delta risalenti ad epoche continuata fino al XIX secolo, quando le innova-
remote (periodo etrusco e romano), a testimo- zioni della Rivoluzione Industriale hanno dato
nianza del fatto che l’uomo in passato ha sem- all’uomo uno strumento di straordinaria effica-
pre preferito stanziarsi nelle vicinanze della cia contro le acque: l’idrovora.
costa e dei corsi d’acqua, poiché questi luoghi Con questa nuova tecnologia, anche le acque
offrivano, oltrechè delle risorse alimentari, delle basse, cioè quelle che non si riverserebbero per
buone possibilità di spostamento e di trasporto cadente naturale nei fiumi e da qui in mare, pos-
delle merci. sono essere sollevate ed allontanate dai terreni,
Non mancavano, ovviamente, i pericoli di eson- che in questo modo possono venire coltivati ed
dazione da parte dei fiumi, con i conseguenti abitati in condizioni di maggior sicurezza.
disastri che si abbattevano sulle popolazioni. Sono oltre 100 gli impianti idrovori nell’area

MODELLO DELLA SEZIONE TRASVERSALE DI AREE AGRICOLE


1) Cynodon dactylon
2) Phragmites australis
3) Helianthus annuus
4) Papaver rhoeas
5) Portulaca oleracea
6) Zea mays
7) Amaranthus retroflexus

1 3 4
2 2 5

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compresa fra Chioggia


e Ravenna che sono in
continua funzione per
garantire lo scolo delle
acque e l’irrigazione
delle superfici coltivate
nei mesi non piovosi.
L’innaturale prosciuga-
mento delle zone palu-
dose già molto depres-
se ha contribuito para-
dossalmente ad un
ulteriore abbassamen-
to del terreno fino ad
un valore massimo di
oltre 200 mm all’anno.
I prosciugamenti ope-
rati per la bonifica pro-
vocano un fenomeno
di ossidazione delle
torbe con conseguen- Tipico paesaggio agrario del Delta
te diminuzione di volume delle stesse. ni da parte dell’uomo, fa sì che i fenomeni di
Tale fenomeno si accompagna al costipamento subsidenza naturale ed antropica non possono
provocato dal drenaggio forzato della falda più essere compensati.
freatica e dall’emungimento di acquiferi più Le opere di bonifica sopra citate hanno avuto
profondi a scopi agricoli ed industriali. principalmente lo scopo di
A tal proposito sono da ricordare i disa- acquisire terreno adatto
strosi effetti (2,8 metri di abbassamento) a coltivazioni.
dovuti all’estrazione di acque metanifere È proprio per
da giacimenti quaternari effettuata tra questo che la
il 1938 e il 1963. notevole
Fortunatamente questo tipo di estensione
subsidenza può considerarsi esau- occupata
rito in seguito al blocco delle dalla superfi-
estrazioni di metano. cie agraria
Dall’altra parte il mancato arri- costituisce sicu-
vo di nuovi sedimenti nelle ramente uno
aree comprese fra un alveo degli aspet-
fluviale e l’altro, dovuto ti caratte-
all’innalzamento degli argi- ristici del

5 5 6 7

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chamomillae (Tx. 1937) Pign. 1957 con la subas-


sociazione alopecuretosum. (Tx. 1937) Pign.
1957 ed in quelle di mais e barbabietola l’asso-
ciazione Panico-Polygonietum persicariae Pign.
1953 (CANIGLIA E MARCHI,1978; CANIGLIA E
PAVANELLO, 1978; LORENZONI E CANIGLIA, 1983).
Nel periodo primaverile si trovano soprattutto i
papaveri (Papaver rhoeas, Papaver dubium,
Papaver argemone, Papaver ibridum),
Centaurea cyanus (fiordaliso), Legousia specu-
lum-veneris (Spergularia), Delphinium consoli-
da; mentre durante l’estate, l’autunno e l’inver-
no predominano gli amaranti quali Amaranthus
retroflexus, Amaranthus alba, Amaranthus
graecizans, i chenopodi come Chenopodium
album e Chenopodium polyspermum, ma anche
Portulaca oleracea, Setaria glauca, Setaria viri-
dis, Setaria verticillata, Digitaria sanguinalis e
anche Echinochloa crus-galli.
Vanno ricordate inoltre alcune piante, forse
autoctone e che ora sono cosmopolite cioè dif-
Infiorescenza femminile di Zea mays
fuse ampiamente nel territorio come Cynodon
Delta del Po. dactylon (gramigna), Agropyron repens (falsa
L’agricoltura locale è notevole sia per le dimen- gramigna), Sorgum halepense, diventate
sioni che per la qualità delle colture; tra quelle abbondantissime specialmente in seguito all’uso
annuali prevalgono il Granoturco (Zea mays), il di diserbanti e che si concentrano soprattutto
Frumento e la Barbabietola da zucchero, tra nelle coltivazioni di frumento, granoturco e col-
quelle pluriennali, invece, hanno un ruolo prin- ture temporanee.
cipale l’Erba medica, il Pioppo e qua e là si tro- I pioppeti, costituiti da pioppi ibridi americani,
vano alcuni frutteti. Tra tutte queste, le più sug- poiché spesso localizzati in aree golenali sono
gestive sono sicuramente le coltivazioni a soggetti ad inondazioni durante le piene. È que-
Girasole (Helianthus sp.). Anche l’orticoltura
offre un buon reddito in alcune zone.
Tutte queste colture, tuttavia, sono influenzate
dall’affioramento della falda salsa e dal costan-
te aumento dell’inquinamento (autoinquina-
mento derivante dall’accumulo dei residui dei
prodotti usati in agricoltura come fertilizzanti e
diserbanti).
La fisionomia delle colture dipende in maniera
diretta sia dalle specie coltivate che da quelle
infestanti dette anche sinantropiche perché
seguono la presenza dell’uomo.
Si tratta di specie arrivate da due aree ben defi-
nite: dalla zona Mesopotamica in tempi anti-
chissimi, mentre dall’area Centroamericana in
tempi più recenti dopo la scoperta dell’America
(LORENZONI, 1985 ).
Nelle colture stagionali si nota una forte inci-
denza di vegetazione infestante abbastanza
specializzata: nelle colture di frumento predo-
mina l’associazione Alchemillieto-Matricarietum
Papaver rhoeas

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sta, infatti l’unica coltivazione in grado di sop- fabbricati rurali in moderni capannoni, si sono
portare tali condizioni ambientali. perse le caratteristiche adatte alla nidificazione
Queste zone sono caratterizzate dalla presenza di questa specie (STIVAL, 2000).
di specie vegetali che si diffondono sfruttando i Nel delta del Po Veneto è presente la Tortora
fiumi. Pertanto se il pioppeto non viene coltiva- (Streptotelia turtur) anche se negli ultimi decen-
to, cioè non viene ripulito periodicamente, com- ni, a causa della notevole diminuzione della
paiono specie erbacee ed arbustive caratteristi- copertura arborea, si è vista una notevole dimi-
che delle formazioni naturali, che lasciatesi nuzione della popolazione. Meno sensibile a
espandere, potrebbero portare alla formazione questi fattori è sicuramente la Tortora dal colla-
di una boscaglia riferibile ad una serie di ricosti- re orientale (Streptotelia decaocto) e che ha
tuzione del bosco (LORENZONI, 1985). ormai preso piede in quest’area poiché sfrutta le
Per quanto riguarda la fauna delle aree agri- campagne per reperire cibo. Il Rospo comune
cole, sono per lo più ritrovabili quelle specie (Bufo bufo), i Microchirotteri (Pipistrello kuhli e
che si adattano alla presenza dell’uomo cioè Eptesiscus serotinum) sono particolarmente atti-
all’alternarsi dei cicli produttivi e che in qual- vi di notte. Queste specie, utilizzano le fessure
che modo sfruttano tali situazioni per il loro dei muri e dei tetti dei fabbricati come zone di
ciclo biologico. Si tratta del Riccio (Erinaceus rifugio dimostrando una buona tolleranza nei
europaeus) specie diffusa in ambienti dove confronti della presenza umana.
esiste un certo grado di copertura arborea e Infine viene segnalata la presenza della Volpe
arbustiva, la Talpa (Talpa europaea) soprat- (Vulpes vulpes) i cui ambienti preferiti per la
tutto al margine dei campi coltivati lungo le riproduzione (siepi campestri e relitti boscali)
siepi e i vigneti (PAOLUCCI, 1995), la Quaglia sono venuti a mancare negli ultimi anni. Essa
(Coturnix coturnix) e il Fagiano (Phasianus col- infatti scava la tana tra le radici degli alberi e
chicus). La popolazione italiana di questa spe- degli arbusti.
cie deriva da successivi e ripetuti interventi di Tra le coltivazioni cerealicole, si può trovare il
immissione di diverse sottospecie e quindi si Topolino (Mus musculus), il Topo selvatico
tratta di ibridi. Esso gradisce particolarmente (Apodemus sylvaticus), e il Ratto delle chiaviche
gli incolti erbosi o i cespuglietti, nonché le (Rattus norvegicus) che ben si adatta alla pre-
aree prative e tutte le tipologie boschive senza dell’uomo, la Donnola (Mustela nivalis); di
(BORGO, 2000). La Lepre (Lepus europaeus) è notte è possibile udire la Civetta (Athene noc-
nata da vari incroci tra esemplari provenienti tua); spesso visibili sugli appezzamenti mentre
sia dall’Italia centrale che dai Paesi dell’Est cacciano sono la Poiana (Buteo buteo), la
(MEZZAVILLA, 1995). La Rondine (Hirundo rusti- Cornacchia grigia (Corvus corone) e la Gazza
ca) è una specie strettamente legata all’uomo (Pica pica); il Merlo (Turdus merula), invece si
e di solito è frequente nelle zone rurali spe- avvicina molto alle case in cerca di cibo, diven-
cialmente in vicinanza del bestiame. tando, a volte, molto confidente.
Attualmente, a causa delle trasformazioni dei Anche la Passera d’Italia (Passer italiae) può
sfruttare la vicinanza alle abitazioni per reperire
cibo, rimanendo però sempre molto guardinga.
Lungo i fossati utilizzati per lo sgrondo delle
acque, si possono osservare gruppi di Aironi
guardabuoi (Bulbucus ibis) e qualche Airone
cenerino (Ardea cinerea) a pesca. La capacità di
adattamento di alcune specie è veramente sor-
prendente, come nel caso del Gabbiano comune
(Larus ridibundus). Durante l’aratura dei terreni
agricoli, questa specie si accoda all’aratro cattu-
rando le piccole prede venute in superficie.
Tra gli invertebrati, la Cimice (Nezara viridula) fa
da “padrona” nel periodo autunnale, quando,
sfalciati i campi di soia, si rifugia nelle abitazioni
in cerca di riparo.
Rondine (Hirundo rustica)

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Glossario of man in the evolution of the Italian Adriatic coast,


Bulletin de l’Institut Oceanograph., Monaco, N° special
SEDIMENTO TERRIGENO: materiali alluvionali prove-
nienti dai continenti e dal mare 18, 1997.
SUBSIDENZA: abbassamento del terreno per fenomeni CIABATTI M., Ricerche sull’evoluzione del Delta Padano,
naturali ed artificiali estratto da: Giornale di Geologia, Animali del Museo
LITOLOGIA: composizione delle rocce Geologico di Bologna, serie 2A, vol. XXXIV- 1996 fascico-
SUBPARALLELO: quasi costantemente parallelo lo II, Bologna, 1967.
SALMASTRO: contenente sali di origine marina in con- MAESTRI D., Goro e il Delta del Po, Università degli Studi
centrazione diversa rispetto all’acqua del mare di Roma Istituto di Fondamenti dell’Architettura, Roma,
CHIAVICA: paratoia per regolare il flusso di uno scolo in 1981, pp. 31 – 98.
un corso d’acqua o in una valle arginata di pesca PANIZZA M., Elementi di Geomorfologia, Bologna,
TOMBOLO: Deposito sabbioso. Talvolta collega fra loro Pitagora, 1978.
isolette costiere e queste con la terraferma dando origi- PANIZZA M., Schemi cronologici del Quaternario, Estratto
ne a piccole lagune o stagni da: Geogr. Fis. Dinam. Quat., 8, 3ff., Modena, 1985, pp.
BACINO IDROGRAFICO: area nella quale le acque 44-48.
meteoriche si raccolgono e scolano verso un unico solco ROSSETTI M., RAFFA U., Della evoluzione idrografica ed
d’impluvio idrologica della Regione del Delta del Po, in: Studi e ricer-
PORTATA: volume di fluido che passa attraverso una che sul Delta del Po, Università di Ferrara, 1973.
sezione di un corso d’acqua o di una condotta nell’uni- ROVERSI R., Il rapporto fra terre ed acque nell’ultimo
tà di tempo secolo, Il Parco del Delta del Po: studi ed immagini, I° vol.,
MEANDRIFORME: andamento serpeggiante e tortuoso Ferrara, Spazio libri, 1990, pp. 54-74.
GRANULOMETRIA: grandezza dei grani costituenti un SIMEONI U., La sacca di Goro, in Studi Costieri Dinamica e
sedimento difesa dei litorali – Gestione integrata della fascia costie-
PENSILITA’ – PENSILE: elevato rispetto al terreno sotto- ra n° 2, 2000, pp. 31-62.
stante e circostante TOMBOLATO M., Scoprire Adria e il Delta, Corbola (RO),
IDROVORA: Impianti idraulici dotati di pompe che Amministrazione Comunale di Adria, 1997.
hanno la funzione di asportare rapidamente rilevanti MINELLI A. e RUFFO S.,1981 Grande Enciclopedia illustra-
quantità di acqua ta degli animali 6 voll.
FALDA FREATICA: accumulo di acque sotterranee che PROVINCIA DI ROVIGO, 1999 Carta ittica 2 Voll.
impregnano uno strato di terreni permeabili sostenuto PIVA E. e SCORTEGAGNA S., 1993 Flora e vegetazione del
da uno strato impermeabile Delta del Po. Le zone litoranee Regione Veneto Tip. Arti
EMUNGIMENTO: Estrazione di acque da falde sotterra- grafiche Padovane, Padova: 1-115
nee VALLARDI F., 1965 Natura viva 5 voll.
PIGNATTI S., 1992 Flora d’Italia 1,2,3 Edagricole Bologna
Bibliografia COSTATO A., VERONESE F. et Al, 1994 Piano faunistico
AA. VV., Bibliografia naturalistica del Delta del Po, WWF venatorio della provincia di Rovigo
sezione di Ferrara. BON M., PAOLUCCI P. et Al, 1995 Atlante dei Mammiferi
AA. VV., Il Delta del Po, da Rosolina ai lidi di Comacchio, del Veneto Lavori Soc. Ven. Sc. Nat., Suppl. al vol 21
Misano Adriatico, Belletti, 1997. BRUUN B. e SINGER A., 1998 Uccelli d’Europa Mondadori
AA. VV., Protostoria e storia del “Venetorum Angelus” CASELLATO S., 1981 Lezioni di limnologia Libreria
estratto da Atti del XX convegno di Studi Etruschi ed Progetto Padova
Italici Portogruaro – Quarto d’Altino – Este – Adria, LORENZONI G. G., 1985 Flora e vegetazione del Delta del
Istituti editoriali e poligrafici internaz., Pisa – Roma, Po Nova Thalassia 7 (Suppl. 2)
1996, pp. 616-626. BON M. e CHERUBINI G., 1999 I censimenti degli uccelli
BELLINAZZI I., PERETTO R., Principali variazioni idrografi- acquatici svernanti in provincia di Venezia Associazione
che del fiume Po nel territorio palesano, estratto da: Faunisti Veneti Pag 108 Martellago VE
lagunarie Aspetti e caratteri della cultura materiale delle BON M., CHERUBINI G., SEMENZATO M., STIVAL E., 2000
lagune venete e del territorio palesano, Rovigo 16 Atlante degli Uccelli nidificanti in provincia di Venezia
Gennaio – 28 Febbraio 1983, catalogo della mostra, SGE Padova
Venezia, 1983. LORENZONI G.G. e CANIGLIA G., 1983 La vegetazione
BONDESAN M., Guida all’escursione nel Delta del Po, infestante e sinantropica. Escursione della Soc. Italiana di
Dipartimento di Scienze Geologiche e Paleontologiche, fitosociologia Delta del Po 3 Giugno, 1978Nat. Fitosociol,
Università di Ferrara, 1999. 18: 63-69
BONDESAN M., “L’area deltizia padana: caratteri geogra- BONANDINI L., 1999/2000 Flora e vegetazione della
fici e geomorfologici”, Il parco del Delta del Po: studi ed Golena di Cà Pisani (RO) Parco del Delta del Po Tesi di
immagini, I° volume, Fenaia, Spazio libri, 1990, pp. 10-48. Laurea Università di Padova
BONDESAN M., DAL CIN R., Rapporti fra erosione lungo i VENETO AGRICOLTURA Piano di gestione della Riserva
litorali Emiliano-romagnoli e del Delta del Po e attività Naturale Integrale di Bosco Nordio (VE)
estrattiva negli alvei fluviali, estratto da: Cave e assetto CORBETTA F., ZANOTTI CENSONI A. L. e ZARRELLI, 1981
del territorio, Italia Nostra – Regione Emilia Romagna, Antropizzazione e depauperamento flogistico vegetazio-
1975, pp. 127-137. nale nella “bassa Bolognese” Arch. Bot. Biogeogr. Ital. 57:
BONDESAN M., GATTI M., RUSSO P., Subsidence in the 113-132
eastern Po plain, S.I.S.O.L.S. – Convegno internazionale BOTTAZZO M., GHIRELLI L. e ZAMPIERI R., 1997 Indagine
sulla subsidenza, Ravenna, 2000. geobotanica e faunistica degli scanni di Boccasette e
BONDESAN M, SIMEONI U., The role and responsabilità Barricata: Relazione tecnica Comune di Porto Tolle (RO)

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ARCHEOLOGIA
ARCHEOLOGIA

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ASPETTI ARCHEOLOGICI DEL DELTA CENTRO-SETTENTRIONALE DEL PO


Il caratteristico aspetto odierno del Delta del Po, Ariminum, l’odierna Rimini, il console Publio
che si protende nell’Adriatico, è il frutto, come è Popillio Lenate tra 321 e 131 a.C. fece costruire
noto, degli interventi idraulici effettuati dalla lungo le dune costiere la via che da lui prese il
Serenissima Repubblica di Venezia al fine di nome. Essa giungeva parallelamente alla costa
scongiurare l’interramento della zona fino a San Basilio per poi piegare in direzione
meridionale della laguna veneta. Nell’antichità, Nord-Ovest verso Adria, da cui proseguiva in
invece, esso si estendeva da quest’ultima fino a direzione Nord fino ad Altinum, antico ed
Ravenna a ridosso dei lunghi cordoni di alte dune importante porto fluviale veneto. San Basilio
sabbiose che caratterizzavano la costa di allora e diventò una tappa importante della nuova via, fu
ne interrompeva la linea con le sue numerose forse dotata anche di uno scalo fluviale
foci. Il complesso sistema deltizio costituiva la attrezzato. Intorno alla stazione di posta si
grande porta di accesso alla pianura padana, sviluppò un insediamento, circondato da ville
regione di cui gli antichi, ed i Greci in particolare, rustiche dedite allo sfruttamento delle risorse
decantavano la straordinaria fertilità. agricole della zona.
È quindi ben comprensibile come nell’epoca L’importanza di San Basilio crebbe con la prima
dell’espansione da parte rispettivamente degli età imperiale romana, quando, probabilmente su
Etruschi in Valpadana e dei Greci in Adriatico, iniziativa dell'imperatore Claudio, venne
agli inizi del VI secolo a.C., diventasse strategico costruita una nuova via costiera, necessaria per
per il controllo dei traffici sul Po fondare garantire diretti collegamenti tra le due città
insediamenti in corrispondenza delle foci. Questo portuali più importanti dell’Alto Adriatico,
periodo segna quindi la nascita, presso la costa, Ravenna ed Aquileia, evitando il percorso
del sito individuato a San Basilio di Ariano interno per Adria, il cui ruolo era ormai di
Polesine e, ai margini dell’area deltizia propria, secondaria importanza. La nuova via fu
di Adria, destinata a diventare un’illustre città affiancata da un parallelo sistema di canali
portuale. Entrambi gli insediamenti furono artificiali, le fossae, offrendo così la possibilità di
frequentati sin dall’inizio da Greci, Etruschi e percorsi via terra e via acqua. Questo imponente
Veneti ed ebbero una forte vocazione sistema misto orientato Nord-Sud intercettava le
commerciale. Nel corso del sesto secolo entrambi varie foci padane: ogni passaggio, che costituiva
conobbero un notevole sviluppo e furono inoltre di fatto uno snodo viario, era contrassegnato da
affiancati da altri insediamenti minori, ubicati una stazione di posta, una mutatio oppure una
sempre in vicinanza delle foci, la cui vocazione mansio. Dalla Tabula Peutingeriana, codice
probabilmente non fu solo commerciale, ma medievale in cui venne copiata una carta stradale
anche agricola. Ne sono indizio importanti del mondo romano risalente al IV secolo d:C.,
ritrovamenti archeologici quali le tombe etrusche conosciamo i nomi di queste tappe: Hadriani (San
con bei vasi attici figurati dalle Motte di Ca’Zen a Basilio), Septem Maria (Porto Viro), Fossis (Corte
Taglio di Po, il famoso bronzetto noto come Cavanella di Loreo). Presso quest’ultima è stata
“Eracle di Contarina”, i frammenti di vasellami scoperta e scavata una grande villa, dotata di una
etruschi di bronzo dalla Vallona di Loreo. La zona darsena per il ricovero delle barche utilizzate per
dovette poi essere stata interessata da una percorrere i canali e le valli che la circondavano.
grande opera idraulica etrusca, ricordata da L’idrovia mantenne la sua efficienza per molti
Plinio il Vecchio: il canale Nord-Sud che collegava secoli, fin oltre la caduta dell’impero romano, e
Adria con Spina, l’altra grande città portuale con essa sopravvissero gli insediamenti che le
greco-etrusca, situata nella parte meridionale del erano legati. Non solo voci di scrittori del VI
Delta del Po. secolo d.C. come Cassiodoro e Claudiano lo
Pur alternando periodi di splendore a periodi di testimoniano, ma anche e soprattutto la lunga
decadenza, Adria mantenne tra V e III sec.a.C. il storia della chiesa di San Basilio, che in quei secoli
suo ruolo di città, gli insediamenti costieri di passaggio tra l’antichità ed il medioevo
nell’area deltizia apparentemente caddero conobbe le sue origini.
nell’oblio fino a quando la zona non tornò ad
essere di importanza strategica nella conquista Dott.ssa Simonetta Bonomi
dell’Italia del Nord intrapresa dai Romani nei Direttore del Museo Archeologico Nazionale
secoli III e II a.C. A partire dalla colonia romana di di Adria

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ROSOLINA
veneto MARE

ISOLA
mare adriatico
ROSOLINA
LOREO DI
ADRIA
ALBARELLA

PORTO VIRO

CORBOLA TAGLIO DI PO

ARIANO NEL
POLESINE

ca’ tiepolo
PORTO TOLLE

Via Popillia

scardovari

goro

emilia romagna

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VIA POPILLIA
Hadriani (S. Basilio) si
staccava dalla Popillia e,
lasciando fuori Adria
correva sulle dune
costiere, dopo aver
toccato le mansiones di
Septem Maria (tra Donada
e Contarina) e di Fossis
(Corte Cavanella) si
ricongiungeva alla Popillia
a Evrone (Vallonga).
Nella Tabula
Peutingeriana, che risale
alla seconda metà del IV
sec. d.C., è indicato questo
itinerario che
congiungeva appunto
Tabula Peutingeriana (IV sec. d.C.)
Ravenna ad Altino con un
La via Popillia prende il nome dal console sistema di canali che consentiva una
romano Publio Popillio Lenate che la fece navigazione continua.
costruire intorno al 132 a.C. Il percorso doveva
seguire l’ andamento dei cordoni dunosi
litoranei in quanto questi allineamenti sabbiosi
ARIANO POLESINE
rappresentavano le uniche possibilità per Il percorso della via Popillia interna,
realizzare una viabilità terrestre in un territorio proveniente da Rimini, raggiungeva Adria e
caratterizzato da ambienti lagunari e vallivi. proseguiva poi a Nord di quest’ultima fino a
Quando i traffici con l’Europa centrale e i congiungersi con la via Annia per Altino. Il suo
Balcani si fecero più intensi, i Romani, per percorso, visibile in foto aerea, si attestava, per
accorciare il percorso, costruirono una nuova quanto riguarda il tratto insistente nel
strada alternativa alla Popillia più a levante di territorio bassopolesano, a Nord-Ovest
questa,una “direttissima” che presso la Mansio dell’attuale Località di S.Basilio (Ariano nel
Polesine) e, passando per Garzara di Corbola,
raggiungeva Adria, proseguendo a Nord della
città con un rettilineo di cui si perdono le tracce
nei pressi dell’Adige.

San Basilio
San Basilio è un sito archeologico di
straordinaria importanza, dalla storia
antichissima ovvero dall’età arcaica al
Medioevo. Il frammento ceramico più antico,
per ora noto, del basso Polesine proviene
proprio da S. Basilio: si tratta dell’orlo di una
tazza, visibile al museo di Adria, di produzione
etrusco corinzia risalente alla fine del VII sec.
a.C.che testimonia dunque una presenza
etrusca in S. Basilio molto, molto antica. Da lì
inizia una storia illustre, caratterizzata sì da fasi
alterne, ma che ha visto sempre in S. Basilio un
punto nodale dei traffici.
Gli scavi archeologici effettuati in questa
località hanno portato alla luce i resti di una
Balsamario in bronzo raffigurante il busto di un nubiano (II sec. d.C.)
villa romana, sorta nei pressi della mansio

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Hadriani, che era una tappa di sosta sulla via struttura e le dimensioni odierne; fu inoltre
Popillia, strada romana costruita nel 132 a.C., usata come luogo di sepoltura e vennero
indicata anche sulla più famosa mappa stradale costruite le tombe con copertura a volta di
dell’Impero Romano: la Tabula Peutingeriana. mattoni ora visibili dalle finestre sul pavimento
L’abbondanza e la varietà del materiale (le più antiche risalenti al XVI sec.).
rinvenuto a S. Basilio denotano l’importanza Un sarcofago in pietra del V sec. d.C racchiude
che la mansio Hadriani aveva assunto in epoca alcuni reperti ossei ed è collocato all’esterno
romana in relazione allo sviluppo della nuova della Chiesa stessa.
via di comunicazione diretta verso l’Europa
centrale e balcanica. Approdo
Con l’apertura nella via Popillia costiera
Chiesa vennero senza dubbio create le premesse per
La prima e originaria Chiesa di S. Basilio fu l’incremento dell’attività della villa rustica di
eretta su una duna sabbiosa, relitto del litorale San Basilio, legata non solo allo sfruttamento
di epoca protostorica, in epoca alto delle risorse agricole ma anche ad attività
medievale, intorno al VI e X sec. commerciali, espletando forse la funzione di
Dagli scavi all’interno dell’odierno edificio la centro redistributore per l’entroterra di
manufatti e derrate alimentari di varia
provenienza. San Basilio era dotato di un suo
porto, probabilmente collegato col sistema
endolagunare deltizio, come sembrano
testimoniare le due chiatte, rinvenute poco
distante lo scavo, che contenevano ancora
grossi blocchi di marmo rosa di Domegliara.

Abitato
Lo scavo, iniziato nel 1983,ha messo in luce un
piccolo settore dell’abitato,databile fra la
seconda metà del VI e il V sec. a.C. Anche se al
momento è impossibile definire la forma delle
Ariano nel Polesine - Chiesa di San Basilio abitazioni, sembra certo che i materiali
impiegati nella loro costruzione fossero
Chiesa sembra aver avuto tre periodi di
unicamente legname, argilla e ramaglie,
costruzione: la prima testimonianza risale
poiché il terreno paludoso su cui sorgeva il
appunto all’alto medioevo: periodo nel quale
villaggio non permetteva l’uso di pesanti
la Chiesa aveva dimensioni molto ridotte con
strutture in pietra. All’interno le case avevano
pavimento in cocciopesto, dotata di due absidi
focolari in argilla e tramezzi sostenuti da pali
semicircolari, probabilmente affrescata. Di essa
sottili. Sulle pavimentazioni si è rinvenuta
rimangono le fondazioni visibili solo dalla
molta ceramica di uso domestico sia
finestra sul pavimento a sinistra dell’abside. La
paleoveneta a fasce rosse e nere,sia etrusca in
datazione avvalorata dai ritrovamenti
bucchero e in argilla acroma, sicuramente
archeologici testimoniano l’esistenza in S.
prodotta in posto come attestano gli scarti di
Basilio della più antica Comunità Cristiana di
lavorazione raccolti in strati di scarico.Insieme
tutto il Polesine. La prima Chiesetta fu
ai materiali di fabbricazione locale, lo scavo ha
cancellata dalla costruzione di un edificio più
restituito una buona quantità di ceramica di
grande ad opera dei Benedettini di
importazione dalla Grecia e dal Mediterraneo
Pomposa.Gli archetti che adornano l’abside
orientale: attica,corinzia,ionica,databile fra gli
esterno sotto il cornicione e i materiali
ultimi decenni del VI e la prima metà del V sec.
recuperati testimoniano il collegamento tra S.
a.C. Assenti sono finora i manufatti
Basilio e la vicina Pomposa che durò parecchi
metallici,tranne una piccola fibula di bronzo.
secoli. Il pavimento era costituito da laterizi
romani e da frammenti di mosaico.
Dopo secoli di abbandono la Chiesa fu Villa Romana
fortemente restaurata fino a raggiungere la I materiali recuperati durante gli scavi degli

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anni 80 testimoniano la presenza a poche Fu tra la fine dell’Età del Bronzo e l’inizio
centinaia di metri dal centro di S. Basilio di una dell’Età del Ferro che si formarono i cordoni
villa romana di tipo rustico che ebbe una vita litoranei che si possono ancora oggi trovare a
lunga,fino a metà del V sec. d.C e forse oltre.Di San Basilio e a Rosolina.
notevoli dimensioni e pare che alcuni degli Circa 3000 anni fa alle spalle di queste dune
ambienti scavati fossero riferibili ad un piccolo costiere vi erano grandi bacini paludosi dai
impianto termale e a una fornace con annesso quali emergevano le zone più rilevate degli
essiccatoio per mattoni. affluenti fluviali.
Durante il Medioevo il Delta raggiungeva e
Strada Romana superava la posizione poi occupata da Mesola.
Un grande cordone litoraneo in seguito
Il complesso di S. Basilio sorse presso un punto
divenne sede della via Romea e
nodale delle vie di comunicazione tra Emilia e
dell’insediamento di Pomposa.
Veneto lungo la costa adriatica: nei pressi della
villa infatti si segnalano sporadici ritrovamenti
di basoli di trachite dei Colli Euganei, riferibili TAGLIO DI PO
alla pavimentazione di una strada romana Qualche duna ancora superstite dalla
probabilmente la stessa via Popillia. distruzione operata dall’uomo negli ultimi anni
individua la presenza nelle vicinanze di Taglio
Museo di Po dell’ininterrotto cordone dunoso che
Il museo di S. Basilio ovvero il “Centro Turistico
Culturale S. Basilio” è stato inaugurato nel
1995 per raccogliere alcuni dei reperti ritrovati
durante gli scavi archeologici avvenuti in
località appunto S. Basilio (frazione di Ariano
nel Polesine (RO) fra la fine degli anni ‘70 e
l’inizio degli anni ’80. All’interno del centro si
trova inoltre una mostra cartografica e
fotografica sull’evoluzione del paesaggio
agrario del del Delta del Po, dal titolo “Dove il
fiume si chiama Delta”.

Mansio Golena di Cà Zen


L’insediamento romano di S. Basilio si sviluppò
intorno ad una mansio cioè una zona di sosta costituiva nell’antichità la linea di costa.
sulla via Popillia. Imboccando una stradicciola verso Nord,
Infatti il cursus pubblico ( rete principale) affiancata da terreni sabbiosi e dai resti di
prevedeva che i cavalli che portavano i veloci queste dune fossili si giunge infatti a Taglio di
corrieri venissero cambiati lungo le strade ad Po, un centro sviluppatosi negli anni recenti
intervalli da 6/16 miglia alle stazioni di posta soprattutto per la vicinanza alla strada statale
situate lungo la strada dette mansiones. Gli Romea.
ostelli (mansiones) erano posti ogni 30 miglia, L’unica testimonianza dei tempi passati in
in città oppure lungo la strada ed erano questo paese è costituita da Ca’ Zen. I suoi
circondati da un fossato e da palizzate. dintorni furono sede di un insediamento
etrusco (come testimonierebbero i reperti
Dune archeologici ivi rinvenuti) poi romano, presso
Dall’innalzamento delle Alpi e degli Appennini l’argine destro del Po.
sono passati milioni di anni; il Golfo Padano, La famiglia Zeno fece costruire questa bella
ancora presente due milioni di anni fa, venne Villa intorno alla metà del Settecento.
gradualmente colmato dai detriti trasportati
dal progenitore del Po e dai suoi affluenti. La
pianura al margine della quale sorgono le dune PORTO VIRO
ha conosciuto fasi alterne di espansione e La bellissima Pineta, che sorge in prossimità di
regressione dovute alle glaciazioni. Porto Viro e che prosegue verso Nord in

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Corte Cavanella: Coppa emisferica di vetro trasparente soffiata a


mano e rifinita al tornio. La decorazione ottenuta ad incisione è
costituita da un pesce, da una navicella e da motivi geometrici. Sul
Dune fossili di Porto Viro fondo è raffigurata una testa virile.(I metà del IV sec. d.C).

direzione di Fornaci e Cao Marina, sorge su anche due imbarcazioni lignee a fondo piatto
quello che resta del sistema dunoso originario. atte alla navigazione fluviale e endolagunare
Esso formava una barriera tra la pianura e il di cui una è conservata presso il Museo
mare, che ancora nel XVI secolo lambiva queste Archeologico Nazionale di Adria.
terre. Le dieci campagne di scavo effettuate sotto la
Le dune assomigliano ad una catena di piccole direzione della Soprintendenza hanno fatto
colline, che talvolta raggiungono i dieci metri. emergere un complesso edilizio di età romana
All’inizio degli anni ’30 furono piantati i pini, (in totale 7000 mq di superficie indagata): sono
che fecero diventare le dune una delle più stati portati alla luce sei ambienti allineati su
belle pinete artificiali esistenti nell’entroterra. un asse Est-Ovest, di cui sono individuabili le
Sulle dune è cresciuta anche una ricchissima
vegetazione autoctona di grande interesse
naturalistico.

LOREO
Considerando diversi fattori concomitanti, si
può sostenere che l’insediamento di Corte
Cavanella di Loreo possa identificarsi con la
mansio Fossis (stazione di sosta sulla via
Popillia) citata dalla Tabula Peutingeriana.
Oltre ai dati archeologici e geomorfologici
della zona, l’ipotesi di vedervi un nucleo della
mansio Fossis nasce da altre considerazioni che
vengono a collimare con i dati sul terreno: il
nome di Fossis è evidentemente conservato dal
toponimo “Fosson”, documentato in una
mappa del XVI secolo; oltre a ciò lo scavo
condotto a Corte Cavanella ha portato alla luce
ad Ovest della darsena una larga massicciata
formata da frammenti trachitici e laterizi.
Corte Cavanella ha fornito una ricca
documentazione sui diversi impieghi del legno
nelle costruzioni.La scoperta fondamentale è
stata il ritrovamento di una darsena: questa
darsena e il sistema di canalizzazione realizzati
con pali e assi di legno, ad essa collegato sono
rimasti in uso almeno fino alla fine del III o agli
inizi del IV sec d. C., quando furono distrutti da
una violenta alluvione. Dal sito provengono Corte Cavanella: Barca in legno rinvenuta dall’insediamento romano
di Corte Cavanella

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strutture a livello di fondazione o di attacco tra La loro formazione è dovuta all’azione


le fondazioni e l’elevato, e una vasca di combinata del vento, dei fiumi e del mare. Dei
mattoni con canaletta lignea della quale sette cordoni dunosi esistenti nel basso
ancora non è chiara la funzione. Il complesso Polesine, quattro interessano il territorio di
archeologico di Loreo è costituito da un Rosolina. Il più antico, risalente al periodo pre-
edificio di abitazione organizzato intorno ad etrusco, è riscontrabile nella parte Nord-Ovest
una corte porticata con due sale e da una vasta del comune.
area esterna, con una darsena per il ricovero di Di epoca etrusca sono invece le dune fossili
barche, collegata a Nord con un alveo Ovest-Est disposte sull’attuale allineamento Ca’ Morosini
raccordato all’Adige antico. Nell’abitazione si è - Cà Diedo - Norge. Sono i rilievi più imponenti.
potuto distinguere il settore residenziale,
costituto da una stanza pavimentata in opus ADRIA
signinum (cocciopesto) con inserzioni di
lastrine marmoree e da una sala absidata con Quando Adria sorse agli inizi del VI sec. a.C.,
pavimento a mosaico bianco e nero. Il settore era già fiorente a nord dell’Adige la civiltà dei
adibito a servizio era dotato di un vasto Veneti antichi, dai quali derivò il nome della
ambiente rettangolare con focolari e con
gradinata rivolta ad ovest. Entrambe le stanze
erano dotate di impianto di riscaldamento con
condotti in terracotta per il passaggio dell’aria
calda.

ROSOLINA
Più internamente rispetto alla costa attuale
sono individuabili le tracce degli antichi cordo-
ni litoranei a testimonianza dell’evoluzione cui
è stata soggetta la linea di costa degli ultimi tre
millenni.

Museo Archeologico Nazionale di Adria.

nostra regione. Essa si sviluppò dalla fine del II


e nel corso del I millennio a.C. (tarda età del
Bronzo, prima età del Ferro) in gran parte del
Veneto, dando vita a numerosi insediamenti.
Anche Adria fu abitata da genti paleovenete;
essa, tuttavia, ebbe una fisionomia culturale ed
economica particolare rispetto agli altri centri
della regione per la presenza dei Greci e degli
Etruschi, che vi crearono un ricco scalo
commerciale, così famoso da aver dato il nome
al Mar Adriatico.
Ciononostante la storia di Adria è difficile da
ricostruire: le fonti letterarie infatti non
concordano sulle origini della città, che ora è
detta greca o illirica, ora etrusca o celtica.
Anche le origini del nome sono incerte.
Dati più precisi ci fornisce la documentazione
Dune fossili

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archeologica: il ritrovamento, negli strati più metà del VI sec. a.C., quando questo popolo
antichi dell’abitato, di ceramica veneta dovette abbandonare i mercati del Tirreno
associata a ceramica greca dei primi decenni meridionale, compromessi dall’espansione
del VI sec. a.C., attesta infatti la coesistenza della colonia greca di Siracusa, per volgersi
nella città, fin dal periodo della sua verso quelli dell’Adriatico settentrionale.
formazione, di genti venete e di genti greche. Con l’arrivo dei mercanti etruschi lo scalo
E’ presumibile quindi, che il sito della futura adriese riceve un ulteriore impulso economico,
Adria fosse inizialmente abitato da gruppi che perdura per gran parte del V secolo; nella
umani di origine veneta, di modesta città giunge una massiccia quantità di ceramica
consistenza, dediti all’agricoltura e attica a figure nere e a figure rosse che,
all’allevamento. insieme ai manufatti artigianali di produzione
Quando, agli inizi del VI secolo, un gruppo di etrusca (buccheri, bronzi, oreficerie), vengono
navigatori e di mercanti greci si insediarono smerciati nei centri dell’entroterra padano e,
nel luogo, attratti dalla sua felice posizione, attraverso le vie fluviali, fino ai paesi
essi dovettero favorire un rapido processo di d’Oltralpe. Negli ultimi decenni del V secolo i
aggregazione con i nuclei locali, che portò alla commerci della città diminuiscono, mentre
creazione di un'unica comunità stabile. Spina (il famoso scalo lagunare Etrusco, sorto
I primi mercanti greci furono certo attratti oltre poco più a Sud di Adria alla fine del VI secolo
che dalla posizione del sito anche a.C.) diviene il principale centro di smercio di
dall’abbondanza delle risorse agricole e del prodotti greci e etruschi nell’Adriatico.
bestiame e, soprattutto, dalla possibilità di Adria appare, tuttavia, ancora profondamente
acquistare, in cambio della ceramica figurata, legata al mondo etrusco anche nei secoli
dell’olio e del vino prodotti in Grecia, metalli successivi, fino alla romanizzazione. Lo
grezzi, ambra e sale dai paesi transalpini i attestano i materiali di corredo delle sepolture
metalli lavorati dagli Etruschi da tempo adriesi di età ellenistica e le numerose iscrizioni
residenti a Felsina (Bologna). funerarie etrusche su vasi di terracotta.
La presenza di genti etrusche in Adria e nel suo Molto scarsi sono invece, finora, i dati
territorio si può far risalire anch’essa alla prima archeologici riferibili ad una colonizzazione di

Colombina in vetro soffiato blu.(Inizio I sec. d.C.)


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Adria da parte di Siracusa nel IV secolo a.C. e ad


una successiva occupazione della città da parte
dei Celti, entrambe ricordate dalle fonti
storiche.

Museo
Un impulso notevole agli studi e alle ricerche
sistematiche dei testi e del materiale storico di
Adria si deve alla famiglia Bocchi, adriese, che
iniziò intorno al 1700 la formazione di una
raccolta di oggetti greci, etruschi e romani,
notevolmente incrementata nel corso del1800.
L’ultimo, infatti, ad arricchire nel XIX secolo la
collezione di famiglia fu Francesco Antonio
Bocchi, che eseguì per conto dello Stato anche
scavi nell’area dell’abitato antico. Nel 1904 la
raccolta Bocchi fu acquistata dal Comune di
Adria,con il contributo dello Stato e della
Provincia di Rovigo,e andò a costituire,insieme
ad altre raccolte minori, il primo nucleo del
“Museo Civico Bocchi”, inaugurato il 1°
settembre dello stesso anno nella sede della
Collana d’oro rinvenuta in una tomba del Canal Bianco. (I sec.d.C.)
scuola elementare. Dagli inizi del 1900 ad oggi
Adria è stata oggetto di ricerche da parte della essenziale” dei tempi più antichi della vita di
Soprintendenza Archeologica,che hanno Adria il cui territorio fu abitato e dominato da
portato soprattutto alla scoperta delle ricche genti di razze diverse e di diversa provenienza.
necropoli preromane e romane, distribuite Veneti – illirici, greci, etruschi, galli e siracusani,
intorno alla città. Nel 1927 il museo fu ed infine romani si succedono nel dominio di
trasferito a Palazzo Cordella, in una sede più una terra ambita per il suo sbocco sul mare. Dai
idonea a contenere la gran massa di reperti più modesti reperti preistorici e veneti si passa
raccolti già nei primi decenni del secolo. Ma così ai vasi greci che, anche se giunti a noi
anche tale sede si dimostrò presto insufficiente spesso frammentari, rivelano l’altezza artistica
e si rese quindi necessaria la creazione di un di un artigianato di ottimo livello. Vasellame,
nuovo spazioso edificio museale. L’attuale bronzetti – alcuni di vivace fattura – e gioielli,
Museo Nazionale, costruito su terreno donato altre vetrine del museo, ci trasportano al
dal Comune, fu inaugurato nel 1961. Le periodo della dominazione etrusca succeduta a
collezioni civiche furono cedute dal Comune quella greca nel moto di espansione di questo
allo Stato intorno al 1970. Esse sono conservate popolo già saldamente radicato nell’Italia
nella sala al piano superiore, mentre la sezione centrale. In una sala a parte del museo, una
al piano terra è dedicata all’illustrazione delle tomba aristocratica con i resti di tre cavalli e di
realtà archeologiche più significative emerse una biga ci offre l’esempio di un’antica usanza
negli ultimi vent’anni sia in Adria sia nel di cui è difficile vedere un insieme così ben
territorio del Polesine. conservato.
Ma se in Adria mancano le tracce di Un intera sala del museo di Adria è dedicata
monumenti che ne attestino le vicende, di esse poi a vetri romani di bellissima fattura e,
possiamo ben farci un’idea nel museo spesso, di ottima conservazione.
costituito con il fondo di quanto la benemerita
famiglia Bocchi di Adria è venuta raccogliendo Scavi
già dalla fine del Settecento, attraverso Abitato Romano: Il declinare della potenza
materiale di scavo quanto mai ricco e vario, commerciale etrusca fu sentito anche in Adria
continuamente accresciuto da sempre nuovi che dovette conoscere durante il II sec. a.C. un
rinvenimenti. Nelle sale si può percorrere così, momento di profonda trasformazione, causata
agevolmente, attraverso gli oggetti esposti anche dai mutamenti politici. In questo
nelle vetrine, una specie di “itinerario periodo, infatti, la città entrò nella sfera di

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influenza di Roma. Nel 157 a.C., venne tracciata rispettata la norma antichissima, già codificata
dal console Titus Annius Rufus la via Annia, che nelle leggi delle XII tavole, di separare
da Adria conduceva a Padova poi a Altino. In nettamente la città dei vivi da quella dei morti.
questo modo Adria veniva inserita nella grande I sepolcreti sono databili dal II sec. a.C. al II sec.
rete di strade stesa dai romani nell’Italia d.C.. Questo periodo, cui è attribuibile anche la
settentrionale secondo un’abile strategia di maggior parte dei rinvenimenti provenienti
conquista che prevedeva la fondazione di dall’abitato, coincide con il momento di
caposaldi urbani, cioè le colonie, e la creazione maggiore floridezza di Adria in età romana. Le
di infrastrutture fondamentali quali appunto le tombe romane si sovrappongono a quelle più
strade, controllando così i territori delle antiche del IV e III sec. a.C. ma, a differenza di
popolazioni indigene senza occuparli queste, che seguono il rito dell’inumazione,
direttamente. I romani si limitarono ad sono tutte ad incinerazione: i defunti venivano
esercitare una specie di protettorato. Tale cremati e le ossa venivano raccolte in un vaso di
situazione durò fino al 49 a.C., quando l’Italia terracotta o di vetro (l’urna cineraria), che
del nord, ricevendo la cittadinanza romana, veniva interrato in una fossa e talora protetto
divenne parte a pieno diritto dello stato da un’anfora segata. All’interno dell’urna e
romano. Fu probabilmente allora che Adria accanto ad essa erano posti gli oggetti di
divenne municipium. corredo, sia quelli simbolici legati alla pratica
Necropoli Romane: Le necropoli romane funeraria, sia quelli usati nella vita quotidiana.
sono distribuite soprattutto in tre zone, già Abitato preromano: Le testimonianze
destinate ad uso funerario in età preromana: a archeologiche relative alla pianta e alle
Sud e a Sud-Ovest di Adria, nella località strutture di Adria in età preromana sono
Retratto e Cà Garzoni, e a Nord-Est in località pressochè inconsistenti; esse si limitano a pochi
Cà Cima. Si tratta di aree esterne all’antico resti di palafitte e di tavolati lignei rinvenuti
abitato, situate lungo le strade di uscita dalla negli strati più profondi dell’abitato, databili al
città o su dossi fluviali; in età romana era infatti V e al VI sec. a.C. La totale assenza di strutture

Tomba di necropoli preromana


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in pietra e di elementi di copertura in cotto fa tirava il carro ed erano coricati su un fianco,


supporre che le abitazioni fossero costruite con disposti simmetricamente con le zampe
materiali poco durevoli, come legno, argilla e piegate; il terzo coricato anch’esso su un
paglia; è assai probabile che una tecnica fianco, ma con le zampe allungate, era
edilizia così povera fosse dovuta alle specifiche sistemato all’altezza del carro, di cui restano
condizioni ambientali: Adria, infatti, sorse in parte dell’asse e del timone in ferro e i
zona lagunare, su terreno acquitrinoso ed coprimozzi in bronzo delle ruote. I due cavalli
instabile, che richiedeva, pertanto, la scelta di tiranti hanno morsi di ferro, il terzo di bronzo;
materiali edilizi poco pesanti e criteri vicino ad essi si rinvennero anche alcuni anelli
costruttivi particolari rispetto alle città del in bronzo da briglia.La sepoltura dei cavalli
retroterra. doveva certamente essere in relazione con la
Necropoli preromane: Le necropoli tomba di un aristocratico, al quale erano stati
preromane di Adria sono attorno all’abitato sacrificati. Il rito della sepoltura dei cavalli e del
antico, che dovette corrispondere all’area carro ha fatto presumere che la tomba
meridionale dell’odierno centro cittadino; Il appartenesse ad un personaggio di origine
sepolcreto più esteso e più consistente come celtica, poiché tale rito era particolarmente
numero di tombe è quello del Canal Bianco, in diffuso presso le popolazioni celtiche. Tuttavia
località Retratto, costituito da più di 400 i numerosi rinvenimenti in scavi più o meno
sepolture di età preromana e romana fu recenti di sepolture di cavalli in necropoli
scoperto occasionalmente nel 1938, durante i venete sembrano attestare la peculiarità di
lavori di inalveazione del nuovo ramo questo rito funerario in ambito locale è forse in
navigabile del Canal Bianco a Sud della città. Le connessione con i culti praticati dai Veneti, tra
tombe preromane messe allora in luce i quali è da ricordare il sacrificio di un cavallo a
risalgono al massimo alla fine del IV sec. a.C., Diomede, documentati dalle numerose
cioè già ad età ellenistica, e la maggior parte statuine votive di cavallini bronzei nei santuari
sono del III e II sec. a.C.. A parte un’eccezione, veneti. La sepoltura è databile al IV- III sec. a.C.
(tomba 333 Canal Bianco) non sono state
rinvenute le tombe più antiche, pertinenti cioè Ritrovamenti
al periodo in cui l’emporio greco ed etrusco
Abitato romano: nel bacino che doveva
ebbe il massimo sviluppo. Le tombe del III –II
fungere da discarica situato immediatamente
sec. a.C. si sovrappongono a quelle più antiche,
ad Ovest dell’antico abitato adriese sono stati
e ciò dimostra che le aree destinate alle
rinvenuti vasellame e lucerne, in gran parte
necropoli furono usate per secoli. Il rito
scarti di cottura, costipati sul fondo del bacino
funerario è quello dell’inumazione; molto rare
in età ellenistica le tombe a cremazione. Il
morto, generalmente in posizione supina,
veniva deposto nella fossa senza alcun
elemento di protezione; infatti, in nessuna
delle numerose necropoli di Adria si sono
messe in luce casse di legno, o di lastre fittili, o
di pietra. Tuttavia la disposizione degli oggetti
di corredo, collocati in un’area chiaramente
circoscritta, fa supporre che i defunti fossero
deposti in una fossa quadrangolare entro
grandi cassoni lignei.

La tomba della Biga


Una delle tombe più famose rinvenute in
Adria è la cosiddetta tomba “della biga”.
Durante lo scavo della necropoli preromana e
romana del Canal Bianco si rinvennero, a livello
delle tombe di età ellenistica (fine IV-III sec.
a.C.), gli scheletri di tre cavalli ed i resti di un
carro. Due cavalli costituivano la pariglia che
Coppa in vetro a nastri policromi. (I sec. d.C)

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Monili in ambra: due teste d’ariete e un’anatrina

e frammisti ad altri oggetti, quali strumenti e defunto, di chi era figlio e, qualche volta la
attrezzi artigianali e agricoli in bronzo e in tribù di appartenenza e il nome del dedicante.
ferro, pezzi di cuoio, resti vegetali e ossame di Tra i reperti di maggior importanza e bellezza
fauna domestica. Il vasellame composto da di Adria romana spiccano i vetri: si tratta per lo
piatti, coppe, bicchieri, boccali, brocche, vassoi, più di pezzi, provenienti da corredi tombali.
braceri, pentole, olle, etc. Particolarmente Essi sono riferibili in gran parte al I sec. d.C.,
consistente appare la produzione di ceramica epoca di grande floridezza per Adria. I vetri
comune ma considerevole è anche la quantità romani sono il prodotto di un artigianato assai
di materiale più fine: interi servizi da tavola in raffinato ed il punto di arrivo di una tecnica
ceramica a pareti sottili e in terra sigillata nord- iniziata già nella seconda metà del II millennio
italica, quasi sempre contrassegnata dal a.C. in Egitto e in Mesopotamia, dove si
marchio o bollo di fabbrica, indicante il nome fabbricavano recipienti in spesso vetro opaco,
dell’officinator (proprietario o conduttore in genere coppette e balsamari, ottenuti
dell’officina) o il nome degli schiavi che vi modellando il vetro allo stato viscoso intorno
lavoravano come operai. ad un’anima di sabbia che veniva
successivamente eliminata. La decorazione era
Necropoli romane: fra i ritrovamenti nelle
costituita da filamenti di pasta vitrea colorata
necropoli romane molto frequenti la lucerna e
applicata a caldo intorno al corpo del vaso.
la moneta (necessarie a illuminare la via per
Numerose le tecniche utilizzate fra cui quella
raggiungere l’aldilà e pagare l’entrata
della “fusione in stampo” , che permetteva di
nell’oltretomba) e la suppellettile usata
produrre coppe e brocche di notevoli
tradizionalmente nei banchetti funebri:
dimensioni, con pareti semitrasparenti. Questa
brocche, coppe, bicchieri e piatti, talvolta
tecnica prevedeva una successiva levigatura a
contenenti offerte di cibo. I corredi più ricchi
ruota delle superfici e spesso una decorazione
comprendono vasellame di pregevole fattura
ad intaglio. Questa tecnica continuò fino alla
in ceramica a pareti sottili, sigillata, invetriata e
prima età imperiale. L’apice della tecnologia
in vetro colorato.
vetraria romana fu raggiunto con i cosiddetti
Era inoltre consuetudine porre nella tomba
vetri murrini ,formati da canne di vetro
oggetti di ornamento, come le fibule, i
multicolori variamente composte e modellati in
bracciali, gli anelli e oggetti personali come
stampo, soprattutto coppe e piatti
bottigliette portaprofumi (comunemente dette
raffinatissimi. La grande rivoluzione
balsamari), gli specchi, i bastoncini per
nell’industria vetraria si ebbe con la tecnica
mescolare i belletti e le pedine da gioco.
della soffiatura, inventata probabilmente in
All’interno della necropoli le tombe erano
Oriente nella seconda metà del I sec. a.C. Essa
suddivise in gruppi e molte sepolture erano
prevedeva diverse fasi di lavorazione:
contrassegnate da monumenti in pietra, le
dapprima l’amalgama di materie prime (silice,
stele, con iscrizioni indicanti il nome del
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soda e calce) veniva riscaldato fino a ricordano il rito del banchetto funebre. Si
raggiungere la viscosità necessaria per la tratta di interi servizi di mensa, composti da
soffiatura. I recipienti finiti venivano infine piatti e coppe a vernice nera d’importazione
fatti lentamente raffreddare in speciali forni. volterrana o di produzione adriese, talora
Gli oggetti così prodotti erano caratterizzati da contenenti offerte di cibi e contrassegnate da
vivacissimi colori, ottenuti con l’introduzione iscrizioni etrusche o venetiche. Da spiedi per
nell’ amalgama di composti metallici ( blu del arrostire la carne, a crateri a vernice nera, situle
cobalto , rosso del rame, viola del manganese). di bronzo che, come le anfore sono contenitori
di vino; mestoli e colini per raccogliere il vino e
Abitato preromano: sono scarsi i ritrovamen-
filtrarlo, coppe, calici, etc. Facevano parte del
ti di strutture preromane ma abbondante è il
corredo anche elementi d’arredo domestico,
materiale archeologico rinvenuto nell’abitato,
come i candelabri di bronzo, e oggetti di
sia di importazione che di produzione locale.
ornamento e d’uso personale del defunto:
Gli oggetti più preziosi sono le ceramiche atti-
perle e pendenti in ambra e pasta vitrea,
che a figure nere e a figure rosse , che i mer-
bracciali, anelli, orecchini e pendenti in bronzo,
canti greci importarono in grande quantità nel-
in oro, in argento, bottigliette portaprofumo
l’emporio di Adria nel VI e per tutto il V sec.
in pasta vitrea policroma e bastoncini per
a.C. Esse costituiscono il nucleo più importante
mescolare e applicare i belletti, tipici delle
delle collezioni del Museo. Dal punto di vista
tombe femminili. Sono assenti le armi.
storico i pezzi più significativi sono un fram-
Un discorso a parte va fatto per i prodotti
mento di coppa attica e di due crateri corinzi a
caratteristici dell’artigianato metallurgico
figure nere databili ai primi decenni del VI sec.
etrusco, tra cui gli oggetti più preziosi, sono le
a.C. : testimoniano che Adria fu il più antico
statuine in bronzo di devoti e di offerenti.
scalo commerciale greco dell’alto Adriatico.
(vedi Eracle di Contarina).
Necropoli preromane: premettendo che lo
schema delle tombe varia nel tempo e quindi
non è costante comunque si può affermare che Darsena
in genere i ritrovamenti maggiormente Adria possedeva un importante porto, che era
significativi delle necropoli preromane sono le sempre stato il centro propulsore della città,
anfore greco-italiche, dei corredi funebri ma si interrò in modi irrimediabile riducendosi
adriesi di età ellenistica, sempre poste ai piedi a servire una modesta navigazione di piccola
del defunto. Gli altri oggetti, situati stazza. Adria così venne tagliata fuori dai
abitualmente lungo il fianco destro del morto, grandi circuiti commerciali e soffocata dalla
ammassati anche in più strati, sono soprattutto concorrenza della vicina Ravenna, porto
vasellame e suppellettile di uso domestico, che importantissimo e sede della flotta imperiale.

Monili in ambra: perle


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II PAESI
PAESI

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ADRIA
NUMERO DI ABITANTI: 21.000 il concetto di levante o d’oriente”. In base a
NOMI DELLE FRAZIONI: Baricetta, Bellombra, tale derivazione il nome Adria starebbe a signi-
Bottrighe, Ca’ Emo, Cavanella Po, Fasana, ficare la città di levante o d’oriente la più pros-
Mazzorno Sinistro, Valliera. sima al mare che da lei prese il nome.

Etimologia Cenni storici


Motivo di vanto per la città è quello di aver Posizione geografica e vicinanza con i grandi
dato il nome al mare Adriatico in prossimità del fiumi Po e Adige hanno scandito le alterne
quale una volta sorgeva. vicende di Adria, tre millenni fa villaggio che si
Molte sono le ipotesi prospettate in merito, tra affacciava sul mare al quale quasi certamente
queste se ne ricordano una di tipo leggendario diede il nome, oggi cittadina posta al mezzo
e una di tipo filologico. della pianura delimitata dall’ Adige a Nord e
Secondo la leggenda il nome di Adria derive- dal Po Grande a Sud, ad una trentina di chilo-
rebbe da Atri o Adriano, re dei Pelasgi, fonda- metri dal mare Adriatico. Adria nasce come vil-
tore della città, il cui cocchio dorato sarebbe laggio su palafitte abitata in origine dagli anti-
ancora sepolto sotto il suolo adriese. Il mito fu chi Veneti ma grazie alla sua ottima posizione,
accolto dal poeta, oratore e autore di comme- tra la terraferma e il mare, fu stazione di molti
die Luigi Groto detto “ il cieco di Adria” che popoli: occupata dai Greci (sec. VI a.C.) e quin-
l’abbellì tessendo la tragedia “L’Adriana” dalla di dagli Etruschi, divenne il più importante
quale, è stato dimostrato, trasse profonda ispi- porto del mare Adriatico.
razione Shakespeare per la stesura del Fiorentissimo municipio romano andò lenta-
“Giulietta e Romeo”. mente perdendo ogni importanza in seguito
Secondo l’ipotesi filologica invece il nome di all’interramento del porto, causato dalle allu-
Adria deriverebbe da una parola etrusca vioni del Po e dell’Adige.
“atrium” che significa “giorno, luce ed include Distrutta nel 1481 durante la guerra tra

Adria - Veduta della riviera


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Adria - Veduta della riviera

Venezia e Ferrara, Adria iniziò la sua ripresa riviere i cui edifici prospicienti presentano
economica nei sec. XVIII e XIX, dopo le opere di ancora un chiaro influsso veneziano e le spon-
bonifica del Polesine. Completamente inonda- de del canale, in muratura (1749 quella destra,
ta dalla disastrosa alluvione del 1951, si è rapi- 1816 quella sinistra), le scalinate e gli scivoli
damente ripresa. d’attracco come la presenza di bar (un tempo
La sua storia più antica è largamente docu- osterie), raccontano l’antico traffico fluviale.
mentata dalle ricche collezioni e dai reperti Assai gradevoli i giardini di Adria, come quelli
conservati nel Museo Archeologico Nazionale. di Villa Mecenati (Conservatorio) e i giardini
Troviamo ancor oggi testimonianza della sua Scarpari. Molto interessanti anche la Chiesa di
storia più recente, invece, visitando Piazza San Nicola da Tolentino (Monumento ai
Castello che un tempo ospitava con tutta pro- Caduti) e la Basilica della Tomba. Da visitare
babilità un castello (seppur le testimonianze a anche il famoso quartiere Canareggio caratte-
riguardo siano scarse e poco loquaci), mentre rizzato dalle Arti e Mestieri di un tempo.
oggi accoglie l’imponente Cattedrale (Adria è
diocesi e sede Vescovile dal VI secolo).
Alla sinistra il Vescovado eretto nel 1682,
ingrandito nel 1825; davanti gli edifici che
furono il Palazzo Civico l’Arengo, i panai pub- Feste, Fiere e Sagre
blici, le prigioni.
Festa del Perdon d’Assisi: 2 Agosto
Sempre sulla sinistra c’è Piazzetta Orfeo, dal
Sagra del Cristo: Prima domenica di Settembre
nome del teatro che vi si affacciava (1846, ma
Settembre Adriese
nata Finora nel 1813) e di cui è ancora visibile
l’impronta.
Pittoresca anche Piazzetta Oberdan o “del for-
menton”, un campiello che si affaccia sul
Canalbianco e inquadra il Teatro Comunale Numeri utili
(1835) sulla sponda opposta. MUNICIPIO 0426/9411
Altro elemento caratteristico di Adria sono le PRO LOCO 0426/21675
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ARIANO NEL POLESINE


NUMERO DI ABITANTI: 5215 II. In seguito l’insuccesso toccato nel corso della
NOMI DELLE FRAZIONI: Crociara, Gorino terza guerra d’indipendenza, il generale
Veneto, Grillara, Monti, Piano, Rivà, San Franzin abbandonava l’isola di Ariano.
Basilio, Santa Maria in Punta. L’intera isola di Ariano diventò così zona neu-
tra e vi rimase fino alla fine della guerra. Il 12
Etimologia Agosto 1866 venne firmato l’armistizio e il 3
Ottobre la pace.
Il paese trae il suo nome da “Hadriani”, antica
Il 21 Ottobre ebbe luogo il plebiscito nel quale
stazione di sosta sulla via Popillia, che, traccia-
Ariano, con voto unanime, dichiarò di voler
ta nel 132 a.C., congiungeva Ravenna con Adria
essere unito all’Italia.
e con Aquileia.
La lunga storia di questo luogo è ben tangibile
sul territorio, cominciando da San Basilio,
Cenni storici località già indicata nell’antica Tabula
La storia di Ariano è antichissima (i reperti Peutingeriana (carta stradale del IV sec. a.C. )
archeologici portati alla luce confermano la sua con il nome di mansio Radriani o Hadriani; in
esistenza in tempi assai remoti: VI – V sec. a.C.): questa località si può ammirare la deliziosa
quasi all’inizio del secondo millennio Chiesetta sopraelevata rispetto al territorio
l’Imperatore Enrico II concede a Benedetto circostante poiché sita su ciò che rimane di
vescovo di Adria la “ Curtis Adriana” con le sue un’antica duna fossile; la quercia secolare e il
terre, selve, paludi fino al mare. Centro Turistico Culturale, custode di numerosi
Fu per lungo tempo linea di confine tra la reperti archeologici. Percorrendo la vecchia
Repubblica Veneta e lo Stato Pontificio. Romea, si giunge in località Castelpiano dove si
Il 23 Giugno 1866, l’allora Sindaco del Comune trova Villa Nichetti (1906- 1907), tipica casa
di Ariano Polesine, sventolando da una finestra padronale.
del civico palazzo una bandiera tricolore pro- In località Torre è conservato il “Cippo” che
clamava di fatto il Regno di Vittorio Emanuele delimitava il confine tra la Repubblica Veneta e

Ariano nel Polesine - Chiesa di San Basilio


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Ariano nel Polesine - Chiesa di Santa Maria in Punta

la Stato Pontificio. Agosto Arianese


Proseguendo sulla Statale per Porto Tolle si Befana del Fanciullo: 6 Gennaio
raggiunge Ca’ Vendramin dove si trova il com- Fiaccolata per le vie del paese: 24 Dicembre
plesso dell’ex idrovora con un’imponente cimi-
niera ( alta 60 m. ), costruita all’inizio del seco-
lo e dove ha sede il Museo Regionale della
Bonifica.

Feste, Fiere e Sagre Numeri utili


Festa del Patrono di Ariano Santa Maria della MUNICIPIO 0426/71131
Neve: 5 Agosto
San Gaetano Tiene (Compatrono): 7 Agosto

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CORBOLA
NUMERO ABITANTI: 2644 Tutto veniva fatto gratuitamente.
NOMI DELLE FRAZIONI: Garzara, Sabbioni, Quella Chiesa, che fu definita un’opera monu-
Spin, Basson, Borghetto. mentale, fu di tutto il popolo di Corbola, poi-
ché costruito con i sacrifici della gente.
Etimologia Fu solennemente aperto al Culto il 5 Novembre
1939.
Nella laguna Adriana sorse Corbola formata
Poco lontano il Campanile della vecchia Chiesa
con la terra che le acque strapparono dai monti
e nell’omonima via si trova Villa Pampanini
e la corrente dei fiumi la trasportò.
partenuta al celebre soprano Rossella
Il suo nome sembra diminutivo di Corbis
Pampanini.
(Corbella, Corbula, Corbicola) Corba o Cesta,
che fu misura di grano e anche misura di terra
necessaria per seminarvi una corba di grano,
come si dice in più luoghi, un moggio di terra,
uno stajo di terra. Feste, Fiere e Sagre
Festa del Patrono, Santa Maria Maddalena:
Cenni storici 22 Luglio
Corbola possiede una bella Chiesa voluta da
Monsignor Alessandro Bregola, parroco del
luogo, degli anni ’20-’30-’40.
Nell’interramento delle fondamenta furono
necessari 2000 carretti di sabbia e 3 grossi bar- Numeri utili
coni di ghiaia. MUNICIPIO 0426/45450-45461

Corbola - Chiesa
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LOREO
NUMERO ABITANTI: 3726 opere d’arte soprattutto religiose come la chie-
NOMI DELLE FRAZIONI: Pilastro. sa di Santa Maria Assunta (1658), la cui facciata
rimanda a un’impostazione palladiana. Al suo
Etimologia interno sono conservate importanti opere pit-
Loreo, l’antico Lauretum, esisteva già dal toriche di scuola Veneta fra cui il transito di San
mille.Il nome pare derivi dalla pianta del Lauro Giuseppe di Antonio Martinetti detto il
perché si ritiene che questa pianta fosse abbon- “Chiozzotto” e il martirio di Sant’Andrea di
dante nelle nostre zone. Dall’antico Lauretum anonimo della fine del ‘600. L’Oratorio della
vennero più tardi Lauredo, Lordo, Loreo. S.S Trinità (1613) in cui ancora oggi vi si riunisce
per l’annuale celebrazione del rito della flagel-
Cenni storici lazione.Al Medioevo risale la Madonna del
Furono dapprima i Paleoveneti, in parte a inse- Pilastro. Importanti sono anche il Teatro Zago e
diarsi in queste zone, che altro non erano che la grande corte agricola in zona Tornova.
uno scanno nelle antiche paludi Ariane.
Tuttavia i primi nuclei abitativi apparvero Feste, Fiere e Sagre
durante la colonizzazione romana. Il territorio Festa del Patrono S. Maria Assunta: 15 agosto
dopo essere passato ai Bizantini nel corso del- S. Michele Arcangelo (conp.): 29 settembre
l’alto Medioevo, fu assoggettato dai Veneziani, Sagra di San Michele: 29 settembre
che, fra guerre e alluvioni, la tennero fino al Festa della S.S Trinità: 8 agosto
1797.Nel 1815 entrò a far parte del Regno lom-
bardo-veneto per passare poi, nel 1866, al
Regno d’Italia. Loreo è caratterizzata da un’at-
mosfera particolare che la fa assomigliare a
Chioggia, con le sue case affacciate sul canale e
le strade che mantengono le memorie delle
antiche calli. Ricco di un passato prestigioso che Numeri utili
lascia la propria traccia in alcuni edifici e in MUNICIPIO 0426/336811

Veduta della Riviera di Loreo


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PAPOZZE
NUMERO ABITANTI: 1745
NOMI DELLE FRAZIONI: Panarella.

Etimologia
Dal volume “ Vicende storiche di Papozze dalle
origini al XVIII”, pubblicato nel 1975, si rileva
che l’origine del nome deriva da “Tebaldinus
Prenomine Papocius”, cittadino ferrarese che
vendette ai veneziani Marco e Matteo Quirini
tutto il territorio chiamato “Papocia” (docu-
mento risalente al 1255).

Cenni storici Papozze - Municipio, vista aerea

Le origini di Papozze sono vaghe e incerte, si grande fu l’alterazione che portò questa allu-
possono collocare approssimativamente tra la vione a tutto il territorio ferrarese e palesano,
seconda metà del XII e gli inizi del XIII secolo restringendo il Polesine a Sud, come nell’anno
quando Papozze tornò in territorio ferrarese mille la rotta dell’Adige al Pizzon, presso Badia
nel 1309 per volontà di Papa Clemente V che ne Polesine, lo aveva ristretto a Nord.
privò i Quirini, signori veneziani. Seguì le sorti Questa rotta fu senza dubbio la causa principa-
estensi sino al 1598, anno in cui Ferrara passò le del sorgere della villa di Papozze ( col termi-
sotto il controllo dello Stato della Chiesa e il na medievale di villa si intende un agglomerato
dominio Pontificio durò fino all’invasione fran- rustico, un aggregato di abitanti dediti per lo
cese del 1797 e nascita della Repubblica più all’agricoltura, tra i quali si eleggeva un
Cisalpina. capo o massaro delegato a vigilare sugli inte-
Napoleone nel 1807 decretò la costituzione di ressi della collettività e sulla pubblica giustizia)
Papozze in Comune, aggregandolo alla provin- in quanto il Po, con maggior facilità dei canali
cia di Rovigo. precedenti, poteva sedare la acque delle paludi.
In seguito al congresso di Vienna passò sotto Nel territorio di Papozze oggi si può ammirare
l’Impero d’Austria rimanendovi sino al 1866 Villa Lardi, palazzo cinquecentesco, la Chiesa
anno in cui, in seguito alla terza guerra d’indi- Parrocchiale dedicata ai Santi Bartolomeo e
pendenza, entrò a far parte del Regno d’Italia. Carlo dove si trovano alcune pregevoli tele
Queste terre non erano un tempo che una vasta (Madonna col Bambino, Scasellino 1546,
zona paludosa che si perdeva giù sino al mare. Benvenuto Tisi da Garofolo) e un organo, in
Le acque lente del Po andarono trasformando stato precario, del celebre Callido – Albigno il
gli acquitrini con la formazione di terreni allu- Campanile del XVII secolo, dichiarato monu-
vionali. mento nazionale.
Il Po allora non bagnava questo territorio ma,
deviando il corso attuale, andava a sboccare per
il ramo, ora interrato, del Volano e passava
sotto le mura di Ferrara. Prima del 1150 queste Feste, Fiere e Sagre
terre erano piene di paludi e di canali, il mag-
Festa del Patrono San Bartolomeo
giore doveva essere il Corsola o Longano che,
24 Agosto
correndo presso Papozze, scolava le paludi di
Benedizione delle acque del fiume Po
Adria, Loreo ed Ariano. Dove il Corsola corresse
15 Agosto
prima delle rotta di Ficarolo certamente non si
può dire, ma dopo la rotta divenne affluente
del Po e per mezzo di esso, poco sopra Ariano,
si giungeva a Venezia.
Nel 1150 o 1152 o 1156 (gli storici non sono con-
cordi) il Po ruppe nei pressi di Ficarolo e il ramo Numeri utili
sinistro della rotta entrò nel canale di Corsola; MUNICIPIO 0426/44230

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PORTO TOLLE
NUMERO ABITANTI: 11.081 l’isola più grande, la Donzella, il cui nome ricor-
NOMI DELLE FRAZIONI: Ca’ Tiepolo, Donzella, da una giovane Farsetti, annegata nel Po per
Ca’ Mello, Tolle, Polesine Camerini, Santa un amore contrastato dalla sua famiglia.
Giulia, Scardovari, Bonelli, Ca’ Venier, Ca’ Nella Piazza principale si trova il monumento a
Zuliani, Boccasette, Pila. Ciceruacchio, eroe garibaldino fucilato che
aveva appunto combattuto con Mazzini e
Etimologia Garibaldi per la Repubblica Romana e aveva
seguito l’eroe dei due mondi con l’obbiettivo di
Inizialmente questo territorio prendeva il
raggiungere Venezia dove si combatteva anco-
nome di San Nicolò sino a quando il 22 Aprile
ra. Giunto nel Delta del Po fu denunciato agli
del 1867, il Consilio Comunale deliberava sul-
Austriaci e fucilato il 10 Agosto del 1848.
l’argomento “Fissare un nome non confondibi-
Sempre nel territorio di Porto Tolle troviamo la
le con altri Comuni del Regno” nel modo che
settecentesca Cà Farsetti e la chiesa di Cà
segue:
Venier che fu eretta nel ‘600 quando i nobili
“……Tal nome è Comune di Porto Tolle, nome
Venier erano proprietari dell’isola.
conosciuto da tutti, tanto per la navigazione
che per la importanza di questo ramo del Po,
che è il principale fra tutti i rami, che mettono Fiere, Feste e Sagre
al mare. La proposta suddetta venne unanime- Festa del Patrono: 26 Giugno
mente accolta. Fiera del Delta: Prima settimana di Settembre
Sagra del pesce, a Pila: 6 – 9 Agosto
Cenni storici Sagra di San Pietro e Paolo, Scardovari:
29 Giugno
Il territorio di Porto Tolle è recentissimo, for-
mato da depositi alluvionali portati dal fiume
Po e quindi il suo panorama storico è carente. Numeri utili
Il progressivo interramento della laguna ha MUNICIPIO 0426/394411
indotto, nel 1599, la Repubblica Veneta a pro- PRO LOCO 0426/81150
gettare ed avviare il grandioso intervento
conosciuto come il Taglio di Porto Viro, da cui
conseguì la deviazione del corso del fiume
verso est, nella sacca di Goro.
Ben presto queste acque basse e palustri furo-
no colmate dai detriti e questi nuovi territori
furono acquistati dalle nobili famiglie venezia-
ne Farsetti, Tiepolo, Venier, Vendramin,e
Camerini. Nel 1977 con la caduta della
Repubblica di Venezia, il territorio passò alla
Repubblica Cisalpina con il trattato di
Campoformio e con il trattato di Vienna del
1815 entrò a far parte del Veneto sotto la
dominazione austriaca che durò fino al 1866,
anni in cui, tutto il Veneto, venne a far parte
del Regno d’Italia.
Porto Tolle fa parte di un territorio unico nel
suo genere, il Delta: caratterizzato da paludi,
“barene”, insenature, “scanni”, isole con spiag-
ge sabbiose ancora vergini, rami del fiume
abbandonato, golene, sacche e lagune fra cui
molto bella la Sacca degli Scardovari. Ricco di
luoghi remoti, raggiungibili solo con mezzi
natanti, come Pila e il suo Faro.
Ca’ Tiepolo è sede municipale ed è situata nel- Ca’ Tiepolo - Piazza Ciceruacchio

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PORTO VIRO
NUMERO ABITANTI: 14383
NOMI DELLE FRAZIONI: Cà Cappellino, Cà
Cappello, Porto Levante, Villaregia.

Etimologia
Porto Viro, situato al centro del Delta del Po,
prende il nome dal luogo dove fu realizzato il
taglio del fiume, la grande opera idraulica del
Taglio di Porto Viro (1599), da cui conseguì la
deviazione del corso del fiume verso est, nella
Sacca di Scardovari, per fermare il progressivo
interramento della laguna.

Cenni storici
Gli insediamenti in questo territorio iniziarono
intorno alle dune fossili presenti verso il mille
a.C. da parte dei Paleoveneti.Successivamente
il territorio rimase legato alle vicende di Adria,
condizionato dalle bonifiche e dagli interventi
prima degli Etruschi, poi dei Greci, poi dei
Romani.
Dal basso Medioevo il territorio passò sotto il
Municipio di Porto Viro
dominio della Repubblica di Venezia dipenden-
do amministrativamente dal Castello di
Loreo.Fu allora che sorsero le comunità di Sempre a Porto Viro si possono visitare due fab-
Donada e Contarina, due centri sviluppatisi bricati rurali che ospitano un centro espositivo
intorno alle proprietà dei nobili veneziani ricco di fotografie e mappe storiche, un museo
Donà e Contarini.Nel 1928 per l’intervento del- permanente sulla fauna tipica del Delta del Po
l’ammiraglio Arcangeli che voleva formare un e un museo della civiltà contadina dove trovia-
grosso centro nel cuore del Delta, Donada e mo l’abitazione tipica di un tempo.
Contarina furono unificate in un solo comune
che prese dapprima il nome di Taglio di Porto
Viro e successivamente Porto Viro.
Nel quartiere di Donada è possibile ammirare Feste, Fiere e Sagre
la Chiesa Parrocchiale della Visitazione di Maria
Festa del Patrono
dedicata a Santa Maria Elisabetta, di sobrio
Santa Maria Madre della Chiesa: 11 ottobre
stile neoclassico ed è affiancata da un maesto-
“Cozzo dell’uovo” Santa Pasqua
so campanile di 67,50 m.
Fiera di San Paolo, Porto Levante: 29 giugno
Nel quartiere di Contarina si erge la Chiesa
Agosto Donadese, Donada: 7/15 agosto
Parrocchiale di San Bartolomeo (XVIII secolo)
Agosto Contarinese, Contarina:
affiancato dal suo campanile (1782).Al suo
2° metà di agosto
interno si può ammirare il prestigioso organo,
Fiera “Mata”, Contarina:
opera di A.G. Callido.
1° metà di novembre
Sempre a Contarina incontriamo Villa Carter
sorta nel ‘500 ad opera dei Contarini, signori
del luogo, come azienda agricola.
La Chiesa di San Giovanni Battista è la più anti-
ca del comune. Numeri utili
A Porto Viro possiamo ammirare la bellissima MUNICIPIO 0426/325711-633342
pineta che sorge su ciò che resta dell’antico CONSORZIO PRO LOCO
cordone dunoso, secolare prodotto dei marosi. DEL DELTA POLESANO 0426.631778

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ROSOLINA
NUMERO ABITANTI: 6188 Nel XVII secolo, sui più antichi cordoni dunosi
NOMI DELLE LOCALITA’: Volto, Cà Morosini, spianati, la popolazione rosolinese costruì la
Porto Fossone e Boccavecchia, V.ggio Norge, Piazza e una bella Chiesa consacrata a
Fenilone, Rosolina Mare, Albarella. Sant’Antonio.
Seguì l’edificazione a Caleri di un’oratorio
Etimologia dedicato a San Leonardo; a Pozzatini di uno
Il nome “Rosolina” è piuttosto recente e sulla santificato a San Filippo e a San Giacomo; infi-
sua origine sono state formulate due ipotesi. ne nel 1789, nella proprietà dei patrizi venezia-
La prima vuole che la denominazione derivi da ni Mocenigo, fu costruita una Chiesa gentilizia
un possedimento della famiglia Rosolino sulla santificata all’Immacolata Concezione.
riva destra dell’Adige, in località Bassafonda. La nuova parrocchiale conserva numerose
Di questa famiglia oggi rimane lo stemma gen- opere tra cui la Madonna in marmo di Carrara
tilizio.La seconda ipotesi sembra meno proba- del Bonazza e la Via Crucis di Luciano
bile, l’Olivieri in “Toponomastica Veneta” Scarpante.
sostiene che il toponimo Rosolina si riconduca Tra i Casoni, abitazioni rurali, risalta il casone di
all’appellativo “roggia”, in altre parole “picco- valle Venier che colpisce per l’enorme cami-
lo canale, fosso”. no.Molto bello è anche l’oratorio veneziano
della ex valle Moceniga.
Cenni storici
Poco a Ovest dell’attuale strada statale
“Romea”, correva la linea costiera.Fino al XII Feste, Fiere e Sagre
secolo sboccava in mare un ramo secondario Festa del Patrono, San Rocco: 16 agosto
del Po, ma con la rotta di Ficarolo (1150) il Sagra di Sant’Antonio da Padova, parrocchia di
fiume si diramò in Po di Levante, Scirocco e Rosolina: 13 agosto
Tramontana, quest’ultimo artefice della forma- Sagra di Santa Maria Vergine del Rosario, par-
zione dell’attuale territorio di Rosolina. rocchia di Volto: 7 ottobre
Completamente circondata dall’acqua del Po, Fiera del 1° maggio
dell’Adige, del mare e del canale di Brontolo,
Rosolina ha origini antiche come testimoniano
il tracciato dell’antica Via Popillia e la presenza Numeri utili
di ciò che rimane del cordone dunoso. MUNICIPIO 0426/340193
Amministrativamente parlando, la vita di C.A.R.D. 0426.337824
Rosolina quale comune autonomo fu interrot- Consorzio Albergatori
ta nel 1929, quando fu occupata da Loreo dal e Ristoratori Delta del Po
quale era già dipesa fino agli inizi del dician- S.S. Romea - Via Venezia, 67
novesimo secolo, per tornare poi a riacquistare UFFICIO LOCALE MARITTIMO 0426/330289
l’autonomia nel 1948. (Porto Levante)

Veduta Piazza Martiri della Libertà


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TAGLIO DI PO
NUMERO ABITANTI: 14.500 insediamento dell’attuale frazione di
NOMI DELLE FRAZIONI: Ca’ Vendramin, Ca’ Mazzorno Destro. Nel 1866 si ebbe un’epide-
Zen, Mazzorno destro, Gorino Sullam, Ca’ Latis, mia di vaiolo che scomparve dopo la processio-
Pisana. ne con la Beata Vergine della Salute, venerata
ancor oggi nella Chiesa parrocchiale. Nei primi
Etimologia anni del ‘900 con la costruzione dell’idrovora di
Ca’ Vendramin fu possibile la bonifica del terri-
Il Comune di Taglio di Po deve il suo nome alla
torio che consentì di debellare la malaria.
grandiosa opera di ingegneria fluviale operata
Una delle prime costruzioni di Taglio di Po fu la
dalla Repubblica Serenissima di Venezia negli
Chiesa parrocchiale con la sua torre campana-
anni 1600 al 1604. Per preservare la laguna
ria. A ridosso dell’argine del Po si può ammira-
veneta dall’interramento provocato dagli
re Villa Zeno (Ca’ Zen) costruita verso la metà
apporti di fango alluvionale che il Po scaricava
del ‘700 che appartenne alla madre di Lord
dal mare Adriatico si decretò che gli fosse ope-
Byron e vi soggiornò il poeta. Poco distante
rato un “taglio” per convogliare le piene al
troviamo Ca’ Nani e Ca’ Borini (XVI secolo).
mare attraverso un canale tra Porto Viro (com-
A Ca’ Vendramin sede dell’antica idrovora si
prendente gli attuali centri di Donada,
può visitare il Museo della Bonifica.
Contarina, Taglio di Po) e la sacca di Goro al
fine di ripiegare più a sud le acque del Po
Grande.

Cenni strorici Fiere, Feste e Sagre


Festa del Patrono San Francesco: 4 Ottobre
I primi consistenti insediamenti nel centro del
Sagra della Madonna del Comune: 16 Luglio
paese si ebbero intorno al 1750. Nel 1797,
Commemorazione della Madona del Vaiolo: 27
caduta la Serenissima e sotto la Repubblica
Gennaio
Cisalpina, il paese fu incorporato nella provin-
cia di Ferrara e, nel 1798, le fu riconosciuta la
municipalità con il nome definitivo di “Taglio
di Po”. Dal 1815 il paese visse sotto il dominio
austriaco e nel 1851 passò a far parte della pro-
vincia di Rovigo. Nel 1871 il nuovo borgo inizia Numeri utili
ad essere una realtà seguendo il più antico MUNICIPIO 0426/347111

Taglio di Po’ - Villa Cà Zen


70
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INFORMAZIONI UTILI
INFORMAZIONI UTILI

71
71
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CENTRI E LUOGHI DI VISITA


Museo Archeologico Nazionale di Adria nelle figure e nei colori; e ancora corredi tom-
bali greco - etruschi, gioielli in ambra, oro e
pasta vitrea. Il periodo romano è documentato
P.le Etruschi, 1 45011 Adria (RO)
da ceramiche, vetri, oggetti d’uso e d’ornamen-
Tel.: 0426/21612
to ai piedi della scala che porta al piano terra si
colloca la viga, rinvenuta negli scavi del ’38:
davanti al cocchio i due cavalli aggiogati, dietro
il cavallo da sella del guerriero. Nel cortile inter-
no è disposto il lapidario: iscrizioni tombali,
molte su stele a disco caratteristiche di Adria; è
presente anche un cippo miliario della Via
Popillia. Il Museo è inoltre arricchito da una
sezione che accoglie alcune delle più significati-
ve scoperte fatte nel territorio palesano: dagli
abitati preistorici di Canar a Castelnuovo
Bariano, le ceramiche dell’età del bronzo di
Marola e Canova, l’ambiente protovillanoviano
di Mariconda e Villamarzana, ma soprattutto di
Frattesina e quello greco – etrusco e paleovene-
to di San Basilio. La visita al Museo di Adria si
conclude con ciò che è stato restituito dal com-
plesso di età imperiale di Corte Cavanella di
Loreo (la Mansio Fossis nella Tabula
Peutingeriana), e i corredi della necropoli di
fondo Canotto, le coppe di produzione adriese
Museo Archeologico Nazionale di Adria. in terra sigillata firmata da Lucius Sarius Surus

Il Museo Archeologico Nazionale di Adria è


stato costruito nel 1961 su progetto dell’archi- Centro Turistico Culturale San Basilio
tetto Benati e dell’ingegner Scarpari per dare
una degna locazione alle numerose testimo-
Via San Basilio, 12 – Loc. San Basilio di Ariano
nianze raccolte sin dal 1780 da F. G. Bocchi.
nel Polesine (Ro)
Da tutte le campagne di scavo da quella del
Tel: 0426/71200 - Fax: 0426/372095
1878/79 proprio sull’area dove sorge il Museo
condotta da F. Antonio Bocci, sino a quelle più
Il Centro Turistico Culturale San Basilio è stato
recenti, è emersa l’incredibile fertilità archeolo-
inaugurato nel 1995 per raccogliere alcuni
gica del territorio adriese.
reperti ritrovati durante gli scavi archeologici
Il Museo di Adria racconta di vicende che data-
avvenuti in località San Basilio (frazione di
no dal XIII secolo a.C., dall’età del bronzo al
Ariano nel Polesine – Rovigo) fra la fine degli
periodo romano, dei paleoveneti, degli etruschi
anni ’70 e l’inizio degli anni ’80.
e dei greci, dei galli e dei romani. Al suo inter-
I reperti sono esposti in tre vetrine.
no, la disposizione dei reperti, mostra la pre-
Nella prima sono conservati i ritrovamenti più
senza di tante culture diverse che hanno
antichi, ceramiche di uso domestico sia paleo-
comunque prodotto una grande influenza sulla
veneta che etrusca, di produzione locale ritro-
popolazione locale.
vata in un abitato del VI-V secolo a. C.
La visita al Museo ha inizio dalle ceramiche atti-
Questo abitato sorgeva a ridosso della linea di
che a figure nere e rosse insieme a ceramiche
costa.
corinzie e rodiensi.Seguono le espressione etru-
Nella seconda vetrina si trovano invece cerami-
sche, ceramiche, buccheri, utensili e statuette
ca “fine” da mensa, lucerne per l’illuminazione
votive in bronzo. Durante il percorso incontria-
notturna, aghi e spilloni in osso o corno, vetri e
mo le “imitazioni” locali, tra cui, come pezzo
terra sigillata, ritrovati in una villa romana por-
unico, un grande vaso che si rifà ai modelli greci
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La pineta è il primo
ambiente che si incon-
tra caratterizzato dalla
presenza del Pino
marittimo e Pino
domestico risultato di
un rimboschimento
eseguito negli anni
‘50, mentre nel ricco
sottobosco fioriscono
rare orchidee del
genere Ophrys e
Orchis.
Dopo aver attraversa-
to la pineta, si imbocca
il sentiero che porta
alle dune consolidate,
Centro Turistico Culturale San Basilio
qui troviamo comunità
vegetali di Ginepro
comune, Olivello spi-
tata alla luce negli anni ’80 a poche centinaia di noso, Fillirea e di Caprifoglio.
metri dal Centro San Basilio. Passando attraverso alcune depressioni si giun-
Nella terza vetrina sono invece esposte parti ge alla spiaggia con la tipica vegetazione pio-
della villa, alcune tegole, frammenti di intona- niera, le associazioni del cakileto con il
co dipinto e alcune delle numerose anfore Ravastrello e la Nappola, ai quali succedono e si
ritrovate, simbolo del notevole passaggio di mescolano associazioni di agropireto che assi-
merci attraverso la via fluviale e quella di terra. curano un primo consolidamento della sabbia
Nei dintorni della villa sono stati rinvenuti trasportata dal vento.
anche due grandi blocchi di marmo rosa di Verso l’uscita il percorso attraversa zone tipiche
Domegliara (VR), squadrati, con spigolo spez- di barena con fitta vegetazione alofita dove
zato e tracce di lavorazione, uno dei quali è solo poche piante come la Salicornia, il Limonio
posto all’esterno del Centro. ed il Settembrino tollerano la forte salinità dei
terreni.

Giardino Botanico di Porto Caleri


Loc. Porto Caleri – Rosolina Mare (RO)
Tel: 0426/68408
Per informazioni e visite guidate: Ente
Parco Regionale Veneto del Delta del Po
0426/372202 - Fax: 0426/373035
Tel: 0426/373035

Il Giardino Botanico di Porto Caleri,


sito nella parte sud del litorale di
Rosolina, ricopre un’area di circa 2444
ettari tra spiaggia, dune e laguna
gestito dal Servizio Forestale
Regionale.
I percorsi predisposti seguono la suc-
cessione vegetazionale del litorale
sabbioso, dalla spiaggia al bosco lito-
raneo, o quello tipico delle lagune di
ambiente salmastro. Giardino Botanico di Porto Caleri

73
73
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Museo della Bonifica di Ca’ Vendramin di 1,705 m. in condizioni di marea burrascosa.


Furono installate quattro pompe in grado di
Loc. Ca’ Vendramin di Taglio di Po (Ro)
sollevare complessivamente 11.000 litri/secon-
Tel: 0426/81219
0426/81896 - Fax: 0426/81528
do, con motrici a vapore, prodotto dalla com-
Centro Visitatori del Parco - Tel: 0426/349711
0426/380904
bustione del carbone.
Successivamente nel 1921 l’impianto
fu trasformato parzialmente in elettri-
co, mentre una turbina alimentava
due piccole idrovore poste a 4.700 m.
dall’idrovora principale che servivano
alla bonifica del bacino inferiore.
L’impianto idrovoro di Ca’ Vendramin
assolse alle sue
sue funzione
funzionefino
finoalle
alledisa-
dis-
astrose alluvioni
strose alluvioni deldel
Po diPoGoro
di Goro del
del 1957
1957
e del e1960,
del 1960, a seguito
a seguito delle quali,
delle quali, ed in
ed in conseguenza
conseguenza del fenomeno
del fenomeno di
di subsi-
subsidenza del terreno,
denza del terreno, il regimeil idraulico
regime
idraulico del venne
del territorio territorio venne total-
totalmente scon-
mente
volto. sconvolto.

Museo della Bonifica di Cà Vendramin Centro di Apicoltura di Ca’ Cappellino


Le idrovore, strumento fondamentale per la
Informazioni: 3295423619
bonifica meccanizzata, rappresentano oggi
E.Mail: apicolturadeldelta@libero.it
esempi stupendi di archeologia industriale; fra
queste l’impianto idrovoro di Ca’ Vendramin è,
A pochi chilometri da Porto Viro, nel cuore del
nel Delta, sicuramente il più significativo.
Parco del Delta del Po, lungo la strada provin-
I lavori, iniziati nel 1900, ebbero termine nel
ciale 37, sorge il paese di Cà Cappellino.
1903 e furono collaudati nel 1905.
Dal 1998 presso l’ex scuola elementare del
Il territorio dell’isola di Ariano venne diviso in
paese, gli apicoltori del Delta in collaborazione
due bacini: superiore ed inferiore.
con l’amministrazione comunale di Porto Viro,
La funzione dell’impianto idrovoro di Ca’
hanno allestito un CENTRO DI APICOLTURA.
Vendramin era quella di sollevare le acque di
tutto il bacino supe-
riore ed immetterle
nel canale Veneto
(emissario) che a sua
volta le convogliava in
prossimità della foce
del Po di Goro e quin-
di, attraverso un siste-
ma di “Porte
Vinciane”, in mare.
L’idrovora fu proget-
tata considerando un
dislivello fra il pelo
d’acqua dell’emissario
e quello del canale
d’arrivo all’idrovora di
1,128 m. in condizioni
di marea ordinaria e Centro di apicoltura di Cà Cappellino
74
74
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All’interno si può visitare


una mostra – museo che
porta il visitatore alla sco-
perta della vita delle api
nei suoi molteplici e affa-
scinanti aspetti, oltre che,
alla conoscenze dei suoi
preziosi prodotti: il miele,
la propoli, il polline, la
pappa reale e la cera. Le
scolaresche possono fare
esperienza nel laboratorio
didattico con osservazioni
al microscopio, visione di
video, prove di lavorazio-
ne della cera e osservazio-
ne diretta delle api nell’a-
piario annesso.
Centro di educazione ambientale L’AIRONE
La sala di smielatura (loca-
le igienicamente idoneo all’estrazione, matura- accanto a soggiorni naturalistici, anche la pre-
zione e invasettamento del miele) e il punto ziosa opportunità di scoprire e di approfondire
vendita presenti hanno permesso di riunire le tipicità di questo vasto territorio.
sotto un unico marchio il miele prodotto nel L’originalità del centro, infatti, è quella di aver
parco, il MIELE DEL PARCO DEL DELTA DEL PO. allestito, all’interno di un complesso ricettivo,
Le prassi igieniche e i regolamenti produttivi un centro di educazione ambientale (CEA) con
imposti agli apicoltori associati , fanno si che il laboratorio didattico per svolgere programmi
miele posto nel mercato dal centro offra al di visitazione e studio strettamente legati alla
consumatore la garanzia di acquistare un pro- scoperta dei diversi habitat che rendono il
dotto genuino, vergine e integrale. Delta del Po uno dei più importanti “compren-
Oltre alla divulgazione dell’apicoltura e alla sori umidi” del Mediterraneo.
vendita dei prodotti dell’alveare, il centro offre Gli studenti, al termine delle escursioni all'a-
assistenza tecnico professionale agli apicoltori perto, hanno la possibilità di approfondire
locali e a chiunque altro voglia intraprendere quanto osservato grazie ad attività didattiche,
questa attività. scientifiche ed informatiche sempre coordinate
Il CENTRO DI APICOLTRA DI CA’ CAPPELLINO è da operatori impegnati professionalmente nel
aperto tutte le domeniche e durante la setti- compito di “far vedere ed ascoltare colori e
mana su prenotazione per visite guidate a voci della natura”. Le proposte didattiche sono
gruppi e scolaresche. diversificate a seconda si tratti di scuole ele-
mentari – medie - superiori
Il CEA propone anche:
• attività di formazione professionale ed
Centro Airone
Centro Airone aggiornamento relative alle tematiche
ambientali e al settore turistico (per opera-
Via C. Colombo, 37 - Loc. Porto Levante – tori scolastici ed associazioni di vario tipo)
45014 Porto Viro (Ro) – Informazioni e preno- • attività di ricerca e studio (per Università,
tazioni: Tel. 335.6865991 Enti privati, Centri Studi)
Amministrazione tel: 0425.423380 - fax: Il Centro Airone si trova a 3 km dalla località
0425.421733 – e.mail: info@centroairone.it Porto Levante, comune di Porto Viro, a 60 km
da Venezia ed 80 km da Ravenna.
Il Centro Airone, inaugurato nel 1998, è la Per informazioni e programmi è possibile con-
prima struttura ricadente nel versante veneto tattare:
del Parco Delta del Po, in grado di offrire, tel. 335.6865991 – e-mail: info@centroairone.it

75
75
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Dune fossili di Donada Golena di Ca’ Pisani


Loc. Donada di Porto Viro (RO) Loc. Ca’
Loc. Ca’ Pisani
Pisani di
di Porto
Porto Viro
Viro (RO)
(RO)
Per informazioni e visite guidate: Ente Parco Per informazioni
Per informazioni e visite guidate: Ente Parco
Regionale Veneto del Delta del Po Regionale Veneto
Regionale Veneto del
del Delta
Delta del
del Po
Po
Tel: 0426/372202
0426/373035 - Fax: 0426/373035 Tel: 0426/372202
Tel: 0426/373035 -- Fax:
Fax: 0426/373035
0426/373035

La pineta di Donada, situata ai margini del


Comune di Porto Viro, è caratterizzata dalla
presenza di dune fossili, formatesi
in epoca pre-etrusca, fra il IV° ed il V° secolo
a.C., quando la linea di costa era molto più
arretrata rispetto a quella attuale ed i
rami del Po sfociavano più a sud fra
Massenzatica e Spina (FE).
Per tutelare questo particolare ambiente è
stato attuato un miglioramento boschivo,
recintata l'area creando alcuni accessi pedona-
li, di servizio e creato alcuni sentieri attrezzati.
L’ambiente è caratterizzato dalla tipica vegeta-
zione delle dune consolidate, dove il Pino
domestico ed il Pino marittimo dominano sulla
lecceta.
Dove le dune sono maggiormente elevate, si ha
la presenza di comunità arbustive di Ginepro
comune e Fillirea. Per quanto riguarda la fauna
ornitica spicca la presenza di numerosi rapaci e
passeriformi.
Golena di Cà Pisani

Golena di Ca’ Pisani


Loc.golena
La Ca’ Pisani
di Ca’ di Pisani,
Porto Virolungo(RO)
il Po di Maistra,
Per un
era informazioni
tipico esempio e visite guidate:
di valle Ente
da pesca Parco
utilizza-
Regionale Veneto del Delta del
ta per l'allevamento di cefali, branzini e Po
Tel: 0426/373035 - Fax: 0426/373035
anguille.
Oggi l'area è caratterizzata dalla tipica vegeta-
zione fluviale: canneto, cariceto e bosco
La golena di Ca’ Pisani, lungo il Po di Maistra,
igrofilo.
era unlatipico
Vista varietà esempio di valle
di ambienti e da pesca utilizza-
la notevole pre-
ta per l'allevamento di
senza di avifauna, si è voluto rendere cefali, branzini
fruibile aie
anguille. questo particolare ambiente dandogli
visitatori
Oggifinalità
una l'area èdidattica.
caratterizzata dalla tipica vegeta-
zione fluviale:
All’interno canneto,
sono allestiti deicariceto e bosco
sentieri attrezzati
igrofilo.
e capanni per il birdwatching.
Vista la varietà
Moltissime sonodi leambienti e la notevole
specie presenti pre-
nella Golena
senza
Ca’ di avifauna,
Pisani, soprattutto si è voluto
durante rendere fruibile
il periodo ai
inver-
visitatori questo particolare ambiente
nale dove si riscontrano diversi anatidi quali dandogli
una finalità
Germano didattica.
reale, Fischione e Alzavole, oltre a
All’internocolonie
numerose sono allestiti dei sentieri attrezzati
di Cormorani.
e capanni per il birdwatching.
Numerosi sono gli aironi avvistabili, vista la pre-
Moltissime
senza di unasono
garzaiale specie
sita apresenti nellasul
pochi metri Golena
Po di
Ca’ Pisani,
Maistra. Insoprattutto
primavera vi durante il periodo
nidificano diverseinver-
spe-
Particolare delle dune fossili di Donada
naledi dove
cie uccellisitra
riscontrano diversi anatidi quali
i quali il Tarabusino.
Germano reale, Fischione e Alzavole, oltre a
76
76 numerose colonie di Cormorani.
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Golena disono
Numerosi Ca’ Zen
gli aironi avvistabili, vista la pre- L’Oasi didiCa’
Golena Ca’Mello
Zen è un relitto a forma trape-
senza di una garzaia sita a pochi metri sul Po di zioidale allungata, estesa circa 40 ettari, facenti
Maistra. In primavera
Loc. Ca’ Zen vi Po
di Taglio di nidificano
(RO) diverse spe- parteCa’
Loc. della
Zenzona valliva
di Taglio di che esisteva fino all’an-
Po (RO)
cie di uccelli tra i quali il Tarabusino. no 1966 nella parte meridionale dell’isola della
Donzella,
La golena dia Ca' coronamento
Zen, sulla sponda nord destra
occidentale
del Po
della
di Sacca adiridosso
Venezia, Scardovari.
del centro abitato di Taglio
L’isola
di della Donzella,
Po rappresenta delimitata
un tipico esempio daldi Po
zonadi
Venezia d'acqua
umida, a nord, dal Po diIl Gnocca
dolce. ad Ovest,
caratteristico dal
bosco
Po delle Tolle
ripariale a est e da
costituito dalla Saccabianchi
Salici degli Scardovari
e Pioppi
bianchi, intervallato da alcune fine
a sud, si venne conformando alla del XVII
depressioni,
secolo,oggi
ospita dopo che
una fraper alcuni
le più decenni garzaie
importanti (dal Taglio
del
di Porto
Delta del Po.ViroGarzetta,
nel 1604) le torbide
Nitticora, Sgarza delciuffet-
nuovo
ramo
to, del Po
Airone ebbero colmato
guardabuoi e Aironelabianco
Sacca maggio-
di Goro,
iniziando
re nidificano quindi
propriola “costruzione” verso mare
in questo fitto bosco, dove
dell’attuale
possono delta.trovare
ancora L’area riveste rilevante
l’ambiente idealeimpor-
e la
tanza qualeper
tranquillità zona umida
poter di acqua
deporre dolce, la ridu-
le uova.
zione del canneto e l’apertura di chiari a diver-
sa profondità oltre a permettere la crescita di
Golena di Cà Zen speciedivegetali
Oasi Ca’ Mello differenziate e il ritorno di spe-
cie ittiche scomparse, sono tese a richiamare
uccelli
Loc. Ca’legati
Melloagli spazi aperti.
di Porto Tolle (Ro)La zona umida di
La golena di Ca' Zen, sulla sponda destra del Po Ca’ Mello è luogo di sosta e di nidificazione per
di Venezia, a ridosso del centro abitato di Taglio numerose
L’Oasi di Ca’ specie
Melloornitiche
è un relitto d’ambiente
a forma vallivo
trape-
di Po rappresenta un tipico esempio di zona quali: Germano
zioidale allungata, reale, Poiana,
estesa Albanella
circa 40 mino-
ettari, facenti
umida, d'acqua dolce. Il caratteristico bosco re, Gheppio, Falco di Palude, Basettino
parte della zona valliva che esisteva fino all’an- e nume-
ripariale costituito da Salici bianchi e Pioppi rose1966
no specienelladi Aironi.
parte meridionale dell’isola della
bianchi, intervallato da alcune depressioni, Donzella, a coronamento nord occidentale
ospita oggi una fra le più importanti garzaie del della Sacca di Scardovari.
Delta del Po. Garzetta, Nitticora, Sgarza ciuffet- Golenadella
L’isola di Panarella
Donzella, di delimitata
Papozze dal Po di
to, Airone guardabuoi e Airone bianco maggio- Venezia a nord, dal Po di Gnocca ad Ovest, dal
re nidificano proprio in questo fitto bosco, dove Loc.delle
Po Panarella
Tolle adi estPapozze (RO) degli Scardovari
e dalla Sacca
possono ancora trovare l’ambiente ideale e la aTel: 0425/28159
sud, - WWF Rovigoalla fine del XVII
si venne conformando
tranquillità per poter deporre le uova. Tel: 0426/44230
secolo, dopo che- Comune
per alcuni didecenni
Papozze(dal Taglio
di Porto Viro nel 1604) le torbide del nuovo
La Golena
ramo del Podi Panarella,
ebbero colmato dallapunto
Sacca di di Goro,
vista
Oasi di Ca’ Mello ambientale,
iniziando è il risultato
quindi dell'azioneverso
la “costruzione” dell'uomo
mare
e della forzadelta.
dell’attuale creatrice
L’area della natura.
riveste rilevante impor-
Loc. Ca’ Mello di Porto Tolle (Ro) La presenza di bassure
tanza quale zona umida di acqua dolce, allagate permanente-
la ridu-
Tel: 0426/662304 - Fax: 0426/661180 mentedel
zione o per molti e
canneto mesi dell'anno,
l’apertura ha seleziona-
di chiari a diver-
to profondità
sa specie vegetali oltreproprie degli ambienti
a permettere la crescitapalu-
di
stri d'acqua dolce evolutesi parzialmente
specie vegetali differenziate e il ritorno di spe- in rari
pratiittiche
cie umidi scomparse,
e rigogliosi sonoboschitesedi salici. Pertanto
a richiamare
numerose
uccelli legati sonoaglianche le specie
spazi aperti. animali
La zona che di
umida vi
dimorano.
Ca’ Mello è luogo di sosta e di nidificazione per
Per soddisfare
numerose le esigenze
specie ornitichedid’ambiente
conservazione, ma
vallivo
anche Germano
quali: per educare il visitatore
reale, al rispetto
Poiana, Albanella del-
mino-
l'ambiente,
re, Gheppio,IlFalco Comune di Papozze
di Palude, ha ottenuto
Basettino e nume-
dal Demanio
rose dello Stato una superficie di 25
specie di Aironi.
ettari che gestisce con il WWF di Rovigo.
Sentieri didattici guidano il visitatore attraverso
i tre ambienti
Golena che compongono
di Panarella di Papozzel'oasi: la zona
palustre, il prato e il bosco.
Oasi di Cà Mello
77
77
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INFORMAZIONI
INFORMAZIONI TURISTICHE
TURISTICHE
Uffici Informazioni ARDEA s.r.l.
Porto Tolle – c/o Ostello Rifugio Po di Maistra
ENTE PARCO REGIONALE VENETO Loc. Boccasette - Via Don A. Spanio, 3
DEL DELTA DEL PO Tel. 0426/385330
Ariano nel Polesine - Via G. Marconi, 6
Tel. 0426/372202 - Fax 0426/373035 Associazione Guide Naturalistiche
www.parcodeltapo.org Parco del Delta del Po
E-mail: info@parcodeltapo.org Via G. Matteotti, 304 - Porto Tolle
Tel. 0426/660042 - Fax 0426/661180
I.A.T. E-mail: guideltapo@libero.it
Rovigo - Via J.H. Dunant, 10
Tel. 0425/386290 - Fax 0425/386270 Centro Educazione Ambientale Airone
E-mail: iat.rovigo@provincia.rovigo.it Porto Viro – Loc. Porto Levante - Via Colombo, 37
Tel./Fax. 0426/666110 - Cell. 335/6865991
I.A.T. E-mail: info@centroairone.it
Rosolina Mare - Viale dei Pini, 4
Tel. 0426/68012 - 0426/326020 CO.SE.DEL.PO
Fax 0426/326007 Ariano nel Polesine - Via A. Moro, 3
E-mail: iat.rosolina@provincia.rovigo.it Tel. 329/4248555

I.A.T.
Centro Visitatori del Parco Turismo & cultura Soc. Coop.
Taglio di Po- Piazza
Porto Viro - c/o Museo Reg.le3 Bonifica
Matteotti, Piazzale S. Bortolo - Rovigo
di Ca' Vendramin
(Apertura (stagionale)
stagionale) Tel. 0425/21530 - 0425/26270 - 0426/31109
Tel. 0426/81896
0426/372202- Fax 0426/81528

C.A.R.D. Escursioni nautiche


Rosolina - S.S. Romea - Via Venezia, 67
Tel. 0426/337824 - Fax 0426/339000 Cacciatori Marino
E-mail: info@deltapocard.it Porto Tolle, loc. Ca’ Tiepolo – Via Matteotti, 304
Sito Internet: www.deltapocard.it Tel. 0426/380314 - Fax 0426/391378
E-mail: cacciatori@deltapocard.it
Consorzio fra le Pro Loco
del Delta Polesano Delta Tour
Porto Viro, loc. Contarina Camin (Pd) - Via Toscana, 2
Palazzo delle Associazioni - Piazza Matteotti, 1 Tel. 049/8700232 - Fax 049/760833
Tel./Fax 0426/631778 E-mail: deltatour@tin.it

Pro Loco di Adria Fattore Fiorentina Navigazione


Adria - Piazza Bocchi, 6 Melara – Via Della Chiesa, 26
Tel. 0426/21675 Tel./Fax 0425/89361 - Cell. 328/8613538

Pro Loco di Porto Tolle Houseboat Holidays Italia


Largo Europa, 2 Porto Viro – Loc. Porto Levante
Tel. 0426/81150 - Fax 0426/380584 Via C. Colombo, 37
Tel./Fax 0426/666025
Chiesetta di Porto Levante E-mail: info@houseboat.it
Comune di Porto Viro Sito Internet: www.houseboat.it
Sabato, domenica e festivi da marzo a ottobre
Tel. 0426/325714 Navigare s.n.c.
Rosolina – Via Norge, 101
Servizi Turistici Tel. 0426/664479
E-mail: info@navigareonline.it
AQUA s.r.l. Sito Internet: www.navigareonline.it
Turismo-Ambiente-Guide naturalistiche
Via Romea, 277/a - Taglio di Po Padus s.r.l. Navigazione
Tel. 0426/662304 - Fax 0426/661180 Porto Tolle (Ro) – Loc. Ca' Tiepolo
Via G. Matteotti, 304
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Polesana Navigazione s.r.l. Giro Delta di Cacciatori Vittorio


Rosolina - Via del Popolo, 23 Porto Tolle - Loc. Ca'Tiepolo - Via Bologna, 2
Tel: 0426/340019 - Cell: 335/6245784 Tel: 0426/82501 - Cell: 338/8155581
Fax: 0426/343420 E-mail: cacciatori@inwind.it

Soc. S. Giorgio s.r.l. La Ca' del Delta


Rosolina Mare - Via delle Primule, 51 Porto Tolle - Loc. Ca'Venier - Via Mazzini, 1
Tel: 0426/68286 - Fax: 0426/340033 Tel: 0426/380679
Cell: 335/5247336 Sito Internet: www.agriturismolacadeldelta.it

Locanda degli Antichi Sospiri


Noleggio bici Porto Tolle - Loc. Santa Giulia - Via L. Longo, 20
Tel: 0426/388328
Agriturismo “Ai Pavoni” E-mail: antichisospiri@virgilio.it
Ariano Polesine - Loc. Ramello www.antichisospiri.it
Via Provinciale, 44
Tel. 0426/70041 Rifugio Parco Delta del Po
Sito Internet: www.agriturismobio.com Taglio di Po - Loc. Gorino Sullam - Via Catania, 2
Tel: 0426/88254 - 0426/388811
Agriturismo “Corte Papadopoli” Fax: 0426/388329
Porto Tolle - Loc. Ca' Mello - Via Ca' Mello, 46 E-mail: f.schenato@rifugioparcodeltadelpo.it
Tel: 0426/80090/1 Sito Internet: www.rifugioparcodeltadelpo.it
Sito Internet: www.cortepapadopoli.it
Rifugio Po di Maistra
Bergantin Giulio
Porto Tolle - Loc. Boccasette
Porto Tolle - Loc. Ca’ Tiepolo
Via Don A. Spanio, 3
Via delle Industrie, 4
Tel: 0426/385330 - Fax: 0426/38595
Tel: 0426/777146
E-mail: info@rifugiopodimaistra.it
Sito Internet: www.rifugiopodimaistra.com
Camping Barricata Beach
Porto Tolle - Loc. Bonelli - Via del Mare, 74/1
Tel: 0426/389270 - Fax 0426/389320
E-mail: info@barricatabeach.com
Maneggi
Sito Internet: www.barricatabeach.com
Club Amici del Cavallo
Porto Viro - Loc. Porto Levante
Centro Educazione Ambientale Airone
Via C. Colombo, 33
Porto Viro - Loc. Porto Levante - Via Colombo, 37
Tel: 0426/632847 - Cell: 348/5836324
Tel: 0426/666025
E-mail: info@centroairone.it
Centro Sportivo Tizè
Centro Turistico Culrturale San Basilio Rosolina Mare - Via Rosolina Mare, 35/37/39
Ariano nel Polesine - Loc. San Basilio Tel. 0426/326411
Tel: 0426/71200 - Fax: 0426/372095
E-mail: san.basilio@libero.it Centro Ippico Le Redini
Borgo Mimose Donada di Porto Viro
Cicli Erman Tel. 338/1824906
Porto Viro - Via Dosso, 6/1 E-mail: info@leredini.com
Tel. 0426/322383

Ciclonoleggio da Enzo Noleggio canoe


Rosolina Mare - Via del Lauri, 4
Giro Delta di Cacciatori Vittorio
Crivellari Giuseppe Porto Tolle - Loc. Ca’ Tiepolo - Via Bologna 2
Rosolina Mare - Strada Sud, 218 Tel: 0426/82501 - Cell: 338/8155581
Tel: 0426/68462 E-mail: cacciatori@inwind.it
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Coordinatore del Progetto: Ringraziamenti:


Roberto Grossele
Comune di Adria
Coordinatori tecnici: Comune di Ariano
Fabio Mariotto
Comune di Corbola
Pietro Mariutti
Guido Selvi Comune di Loreo

Consulenza scientifica: Marco Bondesan Comune di Porto Viro


Giovanni Caniglia Comune di Rosolina

Collaboratori: Comune di Taglio di Po


Daniele Bergantin Comune di Papozze
Lorenza Bonandini
Stefano Casellato Consorzio di Bonifica Delta Po Adige
Valentina Garbi Consorzio di bonifica Adige
Rossella Ruzza Canalbianco
Enrico Spiller
Maria Cristina Vindigni Università di Ferrara - Dipartimento di
Scienze Geologiche e Paleontologiche
Foto: LIPU - Parma
Associazione Guide Naturalistiche
Parco Delta del Po Provincia di Rovigo
Maurizio Bonora Regione Veneto Servizio Forestale di
Giovanni Caniglia Padova e Rovigo
Michele Capretti
Stefano Casellato Regione Veneto Servizio Cartografico
Valentina Garbi Veneto Agricoltura
Maria Cristina Vindigni
Ministero per i Beni e le Attività
Disegni: Culturali – Soprintendenza per i Beni
Rossella Ruzza Archeologici del Veneto
Accademia dei Concordi di Rovigo
Progetto grafico:
Fabio Mariotto

Stampa:
Stampe Violato snc
Bagnoli di Sopra (PD)
Tel. 049/9535267 - Fax 049.9535352
e.mail: info@stampeviolato.com

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