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Teoria cellulare
Il dogma centrale della biologia afferma che il flusso dell’informazione genetica è monodirezionale. Per
esprimere un’informazione genetica il DNA viene trascritto in RNA e poi tradotto in proteine.
Il termine “cellula” fu introdotto per la prima volta nel 1655 da Robert Hooke per descrivere piccole cavità
osservate all'interno di una sezione di sughero con un microscopio rudimentale di ingrandimento 30x. Da
allora la cellula è stata studiata in dettaglio e oggi è il protagonista di una teoria universale:
1. tutti gli organismi viventi sono dotati di cellule (unità elementari);
2. la cellula è l'unità di base della struttura degli organismi;
3. tutte le cellule derivano da cellule preesistenti.
Tale teoria venne formulata da Schleiden-Schwann-Virchowi intorno alla metà del XIX secolo.
Successivamente, nel 1830 Robert Brown osservò il nucleo. La tassonomia raggruppa gli esseri viventi in
domini, a loro volta comprendenti diversi regni di organismi unicellulari o pluricellulari, in grado di generare
energia necessaria per la sopravvivenza.
sei regni
NB. 1mm=1000m=1000000nm
1mm=103m=106nm
1m=103nm=10-3mm=10-6m
1nm=10-3m=10-6mm=10-9m
bacteria ed archaea dim. 0,1-5m
eukarya dim. 10-100m
(globuli rossi dim. 7m)
Microscopi
Il primo strumento in grado di amplificare la capacità risolutiva dell'occhio umano fu realizzato nel 1600. Il
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potere risolutivo umano è circa mm, al di sotto di 0,1 mm sarà impossibile distinguere due punti. Per
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avviare a questo problema nella storia sono stati utilizzate prima le lenti di ingrandimento e poi i microscopi:
- ottico→ dotato di due sistemi di lenti: l'obiettivo e l'oculare. Il preparato viene attraversato da un
fascio di luce (riflesso da uno specchio), l'obiettivo riflette un'immagine ingrandita verso l'oculare che
la ingrandisce a sua volta.
ingrandimento 1000-1500x
potere risolutivo fino a 0,2m
- elettronico→ esso si basa sull'utilizzo di un fascio di elettroni, i quali hanno una lunghezza d'onda più
breve di quella della luce (ciò permette di ottenere un maggior potere risolutivo). Esistono due tipi di
microscopio elettronico: il TEM (a trasmissione) e il SEM (a scansione).
ingrandimento fino a 100’000x
potere risolutivo fino a 0,2 nm
- a forza atomica→ ha un braccio mobile con un atomo sulla punta che scorre sulla superficie e traccia
il suo profilo atomico. La cellula emette e riceve delle onde armoniche→ sonobiologia
Cellule
Le cellule si dividono in eucariotiche (uni/pluricellulari) e procariotiche (unicellulari).
- nucleo con più molecole di DNA lineare; -non ha nucleo, ma ha il nucleoide (regione che
-organuli per la divisione delle funzioni; contiene una molecola di DNA circolare);
-ha una membrana esterna fluida; -non ha organelli;
-ha bisogno del citoscheletro (impalcatura protei.); -poche proteine;
-può scambiare con l’esterno grandi quantità di -ha la parete cellulare per formare una struttura
materia, grazie alla plasticità della membrana; rigida e per proteggere la cellula;
(esocitosi/endocitosi)
Evoluzione procarioti-eucarioti
La cellula procariote nasce circa 3,9 miliardi di anni fa, mentre 2,1 miliardi di anni fa nasce la cellula eucariote. I
procarioti all’inizio erano eterotrofi e anaerobi (si cibavano con il nutrimento ricavato dagli autotrofi e
non avevano bisogno di ossigeno).
Per permettere di cibarsi persero la parete cellulare e ciò aumentò le dimensioni della cellula. Di conseguenza,
si formarono introflessioni, da cui passarono sostanze esterne all’interno= endocitosi o fagocitosi→ si
formano così gli organelli. Il citoscheletro si forma poiché la cellula diventa talmente grande che deve
evolversi.
La degradazione interna forma il DNA e il nucleo (non si sa precisamente come).
I cianobatteri (2,4 . 109 anni fa) hanno evoluto la capacità di usare determinate molecole. Svolgevano una
reazione che liberava O2 (ossigeno molecolare) in atmosfera. Dunque, si accumula ossigeno
morivano
Evoluzione unicellulare-pluricellulare
Una cellula madre dà origine a tutte le cellule figlie vicine per il beneficio del nutrimento=
(vantaggio per la sopravvivenza):
1. (unione fisica) le cellule sono legate da ponti citoplasmatici;
2. comunicazione/cooperazione fra le cellule
3. specializzazione o differenziazione in vari ambiti
4. separazione interno-esterno
H 2o (molecola polare)
I legami sono di 104,5° poiché l’ossigeno è più elettronegativo rispetto all’idrogeno.
Due molecole d’acqua si attraggono per polarità —> quindi H si legherà a un’altra
molecola grazie ad un legame a idrogeno. L’acqua può fare massimo quattro legami a
idrogeno:
1. stato liquido fa tre legami ad idrogeno (li forma e li disfa contemporaneamente);
2. stato solido→ ha sempre quattro legami stabili;
3. stato gassoso→ fornisce energia, si staccano i legami.
Le molecole d’acqua hanno una grande coesione tra di loro, il legame a idrogeno crea una grande
stabilità anche con altri elementi.
Adesione.
L’acqua ha un alto calore di evaporazione, cioè ha la necessità di tanto calore per passare da liquido a
gas e quindi di rompere i legami. Inoltre, ha la capacità di stabilizzare la temperatura —> le cellule
ricevono calore e riescono a mantenere una temperatura adatta.
Acqua come solvente.
Gli ACIDI NUCLEICI sono il DNA e l’RNA. Nel 1952 James Watson e Francis Crick iniziarono lo studio
della struttura tridimensionale del DNA.
L’ATP (adenosintrifosfato) è formato dal nucleotide adenina legato a tre gruppi fosfato. Il legame fra
il primo e il secondo fosfato e quello fra il secondo e il terzo è detto legame ad alta energia, poiché la
loro rottura genera grandi quantità di energia. Se viene tolto un gruppo fosfato diventa
adenindifosfato (ADP), mentre se vengono tolti due gruppi fosfato diventa adeninmonofosfato.
Cellula eucariote
La cellula è formata dal nucleo, dalla membrana plasmatica, dagli organuli e dal citoscheletro. Gli
organuli sono immersi in un ambiente acquoso, chiamato citosol.
1. CITOPLASMA→ è la porzione interna della cellula che non è occupata dal nucleo. È formato
dal citosol + organelli. Il citosol è un liquido composto per il 70%-90% da acqua, ma anche
sostanze minerali e ioni Na+, K+ e Ca2+.
L’asimmetria delle proteine conferisce caratteristiche diverse: mobilità limitata dal peso, tra cellule
vi sono giunzioni strette che impediscono il passaggio di fluidi tra una cellula e l’altra e di
conseguenza bloccano anche la mobilità della cellula stessa. Inoltre, le proteine sono fisse, alcune
servono per l’ancoraggio del citoscheletro.
Il trasporto attivo avviene contro gradiente di concentrazione, quando c'è una sostanza si sposta ad
una zona in cui la sua concentrazione è minore a un'altra in cui la concentrazione è maggiore.
Richiede energia, che viene fornita dall' idrolisi dell'ATP.
La membrana è semipermeabile, ciò significa che può essere attraversata liberamente solo da
piccole molecole non polari (come O2 e CO2), oppure da piccole molecole polari neutre come l'acqua
e urea, mentre non può essere attraversata da grosse molecole polari e dagli ioni. Per regolare
l'entrata e l'uscita delle molecole di dimensioni più grandi di tutti gli ioni sono presenti specifici
sistemi di trasporto.
-La diffusione semplice è il movimento delle particelle da una zona ad alta concentrazione a una
minore concentrazione, avviene secondo gradiente di concentrazione ed è un processo di tipo
passivo.
-L'osmosi è un caso particolare di diffusione e consente nel passaggio di acqua attraverso una
membrana semipermeabile che separa due soluzioni a diversa concentrazione: l'acqua passa
spontaneamente dalla soluzione più diluita (ipotonica) a quella più concentrata (ipertonica).
Le sostanze come gli ioni e gli zuccheri, che non attraversano la membrana per diffusione semplice,
possono essere trasportate mediante proteine di trasporto (transmembrana) che agiscono in modo
specifico per ogni singola sostanza da trasportare. Queste proteine operano secondo due
meccanismi fondamentali: la diffusione facilitata e il trasporto attivo.
Le proteine canale sono canali ionici per il trasporto di ioni. Sono anch’essi selettivi per la molecola.
La loro apertura avviene in seguito a segnali elettrici o legandosi con una molecola specifica. Le
proteine possono essere anche porine, meno selettive. Sono canali per sostanze grandi che non siano
ioni. Si trovano prevalentemente nei batteri e grazie ad essi entrano gli antibiotici.
-La diffusione facilitata consiste nel trasporto di una sostanza secondo gradiente di concentrazione
mediante una proteina di trasporto. È un processo passivo e non richiede energia.
-Nel trasporto attivo le sostanze sono trasportate attraverso proteine di membrana, dette pompe,
che le spostano contro gradiente di concentrazione utilizzando l'energia ottenuta dal l'idrolisi
dell'ATP. Si divide in trasporto attivo DIRETTO e INDIRETTO.
Il trasporto attivo diretto consiste nel portare una molecola contro gradiente con l’aiuto di una
proteina carrier. Si forma un’asimmetria di carica e quindi un potenziale di membrana (-70mV). Un
esempio di trasporto attivo diretto è la pompa sodio-potassio.
Lo ione sodio (Na+) è circa 10 volte più concentrato all'esterno della cellula, mentre lo ione potassio
(K+) è circa 30 volte più concentrato all'interno. questo gradiente di concentrazione prodotto da una
proteina intrinseca, la pompa sodio-potassio ATPasi, che trasporta i due ioni contro gradiente: tre
ioni Na+ all'esterno e due ioni K+ all'interno, utilizzando l'energia prodotta dall' idrolisi dell'ATP. I
gradienti di Na+ e K+ sono i principali responsabili del potenziale di membrana: controllano il volume
cellulare, conferiscono le cellule nervose e muscolari le loro proprietà di eccitabilità e sono coinvolti
nel trasporto di alcune sostanze nutritive come zuccheri, aminoacidi...
Le basi azotate sono quelle che portano l’informazione, poiché sono variabili.
La forma di organizzazione del DNA durante il normale svolgimento delle sue funzioni è
comunemente chiamata cromatina. Una cellula per dividersi si deve organizzare diversamente per
trasmettere alle cellule figlie la propria informazione = si organizza in cromosomi (struttura adatta al
processo di divisione cellulare). Il DNA si organizza all’interno del nucleo in cromatina o cromosoma
in base alle funzioni che deve svolgere la cellula. I cromosomi sono delle strutture estremamente
compatte del DNA che consente alle cellule figlie di ricevere l’informazione genetica senza il pericolo
che il DNA venga danneggiato. Il DNA deve essere sempre in forma organizzata e compatta, ma
esistono gradi di compattazione diversi che vanno dal DNA al cromosoma.
Il DNA come prima forma di organizzazione si deve avvolgere ad un nucleo proteico (proteine
basiche, cariche positivamente) = istoni. Gli istoni si organizzano in ottameri, cioè otto istoni → due
coppie di ciascuna proteina H2A, H2B, H3, H4. Essendo proteine cariche positivamente ed
essendo il DNA carico negativamente, il legame che si forma è ionico.
Questo ottamero di istoni con il DNA che fa due giri su di esso, costituisce l’unità strutturale della
cromatina = nucleosoma (otto istoni e 146 nucleotidi).
Tra un nucleosoma e l’altro vi è un istone H1 che stabilizza il DNAlinker (il DNA non legato agli
istoni).
primo grado di compattazione→ NUCLEOSOMA (di 10nm)
secondo grado di compattazione→ EUCROMATINA (di 30nm)
terzo grado di compattazione→ ETEROCROMATINA (di 700nm)
quarto grado di compattazione→ CROMOSOMI (di 1400nm)
La cromatina ha la funzione di mantenere il DNA compatto in modo che rimanga dentro al nucleo, i
cromosomi hanno la funzione di spartire il DNA quando esso si duplica.
Il DNA è leggibile solo sotto forma di nucleosomi ed eucromatina. Nello stato di eterocromatina e di
cromosoma il DNA non si può esprimere (non funziona), poiché il DNA è molto compatto e le basi
non si riescono a leggere; dunque, in questo stato l’eterocromatina costitutiva ha una funzione
strutturale. L’eterocromatina facoltativa ha la possibilità di diventare eucromatina ed essere
espressa.
Informazione genetica
Il DNA è una molecola informazionale, cioè contiene l’informazione genetica e quello che differisce
da una molecola all’altra è la sequenza di basi azotate. Il concetto di informazione si basa sulla
riduzione dell’incertezza, maggiore è l’incertezza e maggiore è l’informazione. La struttura del DNA
rende conto delle funzioni:
- contenere l’informazione
- trasmettere l’informazione
- esprimere l’informazione
- cambiare l’informazione (mutazione = sbaglio)
contenere l’informazione
L’informazione è contenuta dalla successione di basi, più precisamente nel filamento singolo del
DNA. Se conosciamo un filamento siamo in grado di conoscere anche l’altro per complementarità
delle basi.
trasmettere l’informazione
Il DNA deve essere contenuto in tutte le cellule per trasmettere alle cellule figlie l’informazione
genetica. Quando la cellula si divide per mitosi per dare origine a due cellule figlie, il DNA deve
duplicarsi.
Una mutazione è un errore o un cambiamento nel DNA. Nel momento in cui trasmetto
l’informazione alle cellule figlie e duplico un’informazione sbagliata, con una mutazione, sto
trasmettendo una mutazione. Invece, se una cellula ha un errore e non si duplica, quell’errore non ha
significato. Una mutazione si verifica solo nel momento in cui la trasmetto.
Per la duplicazione è necessario avere un doppio filamento (per controllo, è un sistema di sicurezza
per una trasmissione fedele dell’informazione).
Il filamento madre si separa e ognuno dei filamenti figli fa da stampo per un nuovo filamento, in
modo che si ottengano due molecole identiche. La direzione aggiunta di nucleotidi (quindi la
direzione di allungamento del DNA) è sempre da 5’ a 3’.
Per aggiungere un nucleotide alla catena di DNA e quindi formare un legame fosfodiesterico
(legame covalente) è necessaria l’energia. Il nucleotide per potersi attaccare alla catena
polinucleotidica necessita di tre gruppi fosfato, poiché perdendone due libera energia che utilizzerà
per la formazione del legame. Ricaverà gli altri due gruppi fosfati mancanti da due molecole di ATP.
L’enzima che aggiunge il nucleotide alla catena di allungamento si chiama DNA polimerasi, sfrutta
l’energia per catalizzare il legame fosfodiesterico. Il filamento stampo riferisce alla polimerasi a quale
nucleotide attaccarsi attraverso le basi. Solamente il nucleotide con la base complementare, forma
un legame a idrogeno per permettere alla DNA polimerasi di legarsi.
→ma la DNA polimerasi come fa a sapere quale nucleotide aggiungere? I quattro tipi di nucleotidi
sono già presenti nel nucleo e muovendosi sbattono contro il DNA, ma solamente quello che ha la
base complementare al nucleotide che fa da stampo forma il legame a idrogeno.
Il processo ha inizio nei punti di origine (sono sparsi per tutta la lunghezza del filamento), detti ori,
da qui si formano delle bolle di duplicazione. All’estremità di ogni bolla vi è una forca di duplicazione.
Le zone dove vi sono più punti di origine sono ricche di AT e non GC, poiché il legame essendo
doppio e non triplo è più facile da rompere per aprire la doppia elica.
Sui punti di origine si vanno a posizionare tutti gli enzimi necessari per duplicare il DNA. Vi sono
delle proteine (MCM) che segnalano il punto di replicazione e quando quel punto è stato o meno
duplicato. Il DNA per duplicarsi impiega mediamente 6h-8h ed è il tempo più breve possibile per
evitare di formare errori.
1. Il primo enzima che partecipa è l’elicasi che svolge e apre la doppia elica dalla forca,
rompendo i legami a idrogeno. Per evitare che i due filamenti si ricongiungano intervengono
delle proteine destabilizzatrici (che si legano ai singoli filamenti).
2. La topoisomerasi taglia i filamenti di DNA ed impedisce che i filamenti si riavvolgano, quindi
rimuove la torsione. I nuovi filamenti che si formano devono essere complementari rispetto ai
vecchi-stampo, antiparalleli e direzione di allungamento 5’-3’.
3. Prima di sintetizzare il DNA, grazie alla DNA polimerasi (può solo aggiungere nucleotidi ad
un filamento preesistente), interviene un innesco, primer, che serve alla DNA polimerasi per
agganciarsi e allungare la catena. Questo innesco è costituito da RNA costituito da 5-10
ribonucleotidi ed è sintetizzato dalla primasi partendo dall’estremo 3’.
4. La duplicazione del filamento che ha l’estremità 3’ libera
procede senza interruzioni partendo da un solo primer =
filamento veloce, mentre il filamento antiparallelo è detto
filamento lento e procede a ritroso.
Quando il DNA ha finito la duplicazione, l’RNA del primer viene espulso→ tranne l’ultimo pezzetto
dell’estremità 3’, poiché non vi è l’ancoraggio per la DNA polimerasi e quindi non può essere
sostituito. Questo pezzo andrà perso e ciò implica che i filamenti di DNA si accorceranno ad ogni
duplicazione.
Ma l’informazione genetica non viene compromessa, poiché all’estremità 3’ vi è una molecola detta
telomero, è una breve sequenza ripetuta molte volte che non contiene informazione genetica.
Ad ogni processo replicativo il filamento si accorcia e perde telomeri, una volta persi tutti i telomeri
si inizia a perdere informazione genetica e si va incontro alla morte cellulare= invecchiamento.
Non tutte le cellule si accorciano allo stesso modo, le cellule staminali e germinali (anche cellule
tumorali) contengono un enzima, telomerasi, che contiene un frammento di RNA con una sequenza
complementare a TTAGGG e allunga il filamento di DNA stampo. L’RNA dell’enzima si attacca al
telomero e spostandosi gli fa da stampo, così che il telomero accresce. L’obiettivo dello stampo che
procede —> allungare il filamento di DNA con le basi che non contengono informazione, in modo
tale che si possa inserire un primer, così che la DNA polimerasi riesca ad agganciarsi al primer e
allungare il filamento. A questo punto si crea un filamento più lungo che devo eliminare (attraverso
la telomerasi). Ciò permette di ripristinare la lunghezza dei telomeri grazie alla transcriptasi inversa
(enzima che riesce a riformare il DNA partendo dall’RNA).
L’accuratezza del processo di duplicazione garantisce che tutte le cellule siano uguali, ma vi è la
possibilità che ci siano degli errori. Possiamo dividere gli errori in:
- errori causati dalla DNA polimerasi→ errori fisiologici
La DNA polimerasi durante il processo di duplicazione controlla che ogni nucleotide sia stato
aggiunto correttamente (se vi è un errore nella catena percepisce che si è formata una
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deformazione del filamento) e ogni 109 nucleotidi trova un errore, fa un passo indietro in
direzione 3’-5’ e rimuove quelli appaiati in modo errato. Dunque, la DNA polimerasi ha anche
la capacità di correggere gli errori tornando indietro, per questo motivo si dice che la DNA
polimerasi ha un’attività esonucleasica in direzione 3’-5’, cioè è capace di tagliare il nucleotide
più esterno.
- errori accidentali
Vi è un sistema di riparazione fatto da una cinquantina di proteine, tra cui enzimi, con la
funzione di scorrere lungo la catena del DNA e percepire le modificazioni di forma=
riparazione per excissione. In questo processo viene tagliato dall’interno il filamento
danneggiato dalla endonucleasi e poi sostituito dalla DNA polimerasi e la ligasi ricostruisce il
filamento corretto.
La cellula è capace di correggere gli errori, ma questi vanno corretti prima che la cellula si duplichi e
che passi l’informazione alle cellule figlie.
→ma la cellula come fa a sapere qual è il filamento giusto rispetto a quello sbagliato? L’unico modo
è quello che si basa sul riconoscere quello che è il filamento più recente. Il filamento vecchio ha una
marcatura, sono presenti gruppi chimici che lo identificano. Ciò esclude di correggere un errore sul
filamento vecchio.
Espressione genica
Il genotipo è l'informazione ereditaria contenuta nel DNA, mentre il fenotipo corrisponde alle
caratteristiche fisiche che si manifestano. Il collegamento fra genotipo e fenotipo è rappresentato
dalle proteine.
Quando la cellula si differenzia utilizza parzialmente l’informazione (spegne dei geni e ne lascia attivi
altri).
DNA→RNA→proteine
Il dogma della biologia afferma che vi sono due fasi nel processo di
passaggio dell'informazione: la trascrizione, ovvero il trasferimento
dell'informazione genetica da DNA a RNA; e la traduzione, cioè l'utilizzo
dell'informazione dell’RNA per costruire una proteina.
Il linguaggio è diverso nelle fasi: il DNA e l'RNA sono polimeri costituiti da monomeri di nucleotidi,
dunque, la trascrizione non implica un cambiamento di linguaggio. Nella traduzione vi è una
conversione dal linguaggio degli acidi nucleici nel linguaggio dei polipeptidi, polimeri costituiti da
monomeri di 20 aminoacidi. L’RNA dovrà fare da messaggero per trasportare l'informazione
genetica del DNA all’esterno del nucleo (mRNA). Devono essere codificati 20 aminoacidi con
quattro basi azotate, quindi mi serviranno 64 combinazioni→43
Come mai l’informazione genetica nel momento in cui deve essere utilizzata ci dà la codifica di
proteine (e non ad altre macromolecole)?
Le proteine hanno delle caratteristiche che da sole sono capaci di portare ad una struttura vivente.
Sono capaci di costituire i filamenti, i tessuti e i componenti anche quando sono sotto forma di
enzimi. Inoltre, sono capaci di essere segnali per definire il piano costruttivo di un vivente.
Gene
Vennero scoperti all’inizio del ‘900. La parola viene coniata per indicare l’unità ereditaria mendeliana
→l’unità di trasmissione di un carattere; era un concetto scoperto da Mendel, perché studiava la
trasmissione dei geni, senza sapere cosa fossero. Il gene è una regione di DNA che codifica (da
l’informazione) per una proteina = definizione secondo il dogma centrale della biologia. Per essere
più precisi, quando si dice che trascrivo vuol dire che copio un pezzo di DNA in RNA. Ma esistono
diversi tipi di RNA:
-mRNA (10%)
-rRNA (70%-80%)
-tRNA (10%-20%)
Quindi dire che il geno è un tratto di DNA che codifica per una proteina, è come limitare la
definizione al 10% dei geni. Dunque, il gene è una regione di DNA che viene trascritta= unità di
trascrizione. Il gene esiste solo nel momento in cui viene trascritto. Le cellule hanno geni espressi
diversamente e si scoprono continuamente dei geni nuovi, perché si trovano condizioni cellulari
sempre nuove.
Trascrizione
La trascrizione è la sintesi di DNA in RNA. Il DNA ha due filamenti, per creare un filamento stampo
userò il 3’-5’ poiché lo stampo è complementare e antiparallelo.
0. fase iniziale. Il primo enzima che partecipa è l’elicasi che svolge e apre la doppia elica dalla
forca, rompendo i legami a idrogeno. Per evitare che i due filamenti si ricongiungano
intervengono delle proteine destabilizzatrici (che si legano ai singoli filamenti).
La topoisomerasi taglia i filamenti di DNA ed impedisce che i filamenti si riavvolgano, quindi
rimuove la torsione. (procedimento uguale alla duplicazione)
L’inizio della trascrizione è determinato dall’RNA polimerasi che indica da dove partire (= è
l’enzima che sintetizza l’RNA a partire dal DNA).
L’RNA polimerasi ha una lieve capacità di correggere gli errori, ma non è importante che
abbia una capacità così sviluppata, perché si forma un filamento di RNA che andrà eliminato.
L’RNA polimerasi catalizza l’aggiunta dei nucleotidi a seconda della complementarità. Il primo
nucleotide che viene aggiunto ha 3 fosfati perché non ha avuto bisogno di perdere 2 fosfati, in
più non ha bisogno del primer (poiché quest’ultimo è fatto di RNA).
1. prima fase. Prima del gene vi sono delle sequenze regolatrici che indicano qual è l’inizio di
quel gene e tra queste vi è il promotore: è la sequenza che si trova prima del gene. Al
promotore si vanno a legare delle proteine chiamate fattori di trascrizione che entrano nei
solchi del DNA per capire quali basi ci sono all’interno.
Questo insieme di proteine assume una conformazione tale per cui si può legare anche l’RNA
polimerasi: senza tutti questi fattori, l’RNA polimerasi non si lega. Dopo essersi legato si
attiva tutto il complesso.
Il promotore si posiziona sul filamento senso (3’-5’), mentre l’RNA polimerasi su quello
antisenso (5’-3’).
Dunque, nella prima fase, l’RNA polimerasi si unisce al promotore sul DNA e inizia la sintesi
dell’RNA. Su un filamento stampo posiziona dei nucleotidi di RNA per formare l’mRNA.
(Nel gene ci sono delle sequenze regolatrici anche molto distanti dall’inizio della trascrizione.
Il gene non ha inizio e fine definiti, ma c’è un inizio e una fine del tratto che viene trascritto.)
L’mRNA che si forma grazie all’RNA polimerasi si chiama trascritto primario di mRNA.
→questo trascritto primario è così chiamato, poiché non è ancora pronto per uscire dal
nucleo, deve subire un processo di maturazione sempre all’interno del nucleo.
La maturazione coinvolge tre processi: CAP in 5’, POLI-A in 3’, splicing.
° CAP in 5’
Al primo nucleotide viene aggiunto un nucleotide modificato la settemetilguanosina in 5’. Ci sono
tre gruppi fosfato, a questi è stato aggiunto il nucleotide modificato.
→settemetilguanosina poiché è stato aggiunto un gruppo metile e guanosina poiché c’è una guanina.
Le funzioni principali del CAP sono di riconoscimento dell’estremità 5’, protezione e per far attaccare
il ribosoma in modo corretto nella traduzione.
° POLI-A in 3’
Sull’estremità 3’ viene aggiunta una coda di poli-A, cioè dei nucleotidi con l’adenina. Questi
nucleotidi possono essere da 50 a 250. Le funzioni sono analoghe a quelle del CAP: riconoscimento
dell’estremità 3’ e protezione dell’RNA. Inoltre, ha un ruolo molto importante nella traduzione (nella
sintesi delle proteine). Quando l’mRNA è presente viene letto dalle proteine e viene sintetizzato nei
ribosomi. Viene degradato a partire dal 3’, se la coda di poli-A è più lunga, l’mRNA “vive di più”. I
poli-A decide quanto vive questa proteina.
° splicing
Lo splicing è un fenomeno che avviene esclusivamente negli organismi superiori = ci fa capire che
questo tipo di maturazione caratterizza l’evoluzione genetica degli eucarioti.
È un rimaneggiamento di tutto il gene. Il trascritto primario contiene delle regioni che contengono le
informazioni degli aminoacidi, ma ci sono delle regioni che non contengono informazione e che
devono esser rimosse = queste regioni sono chiamate INTRONI (non portano informazione per
aminoacidi). Quelle che contengono l’informazione vengono chiamati ESONI.
Lo splicing è un meccanismo per cui nel trascritto primario vengono rimosse tutte le regioni che non
contengono l’informazione per creare la proteina e cucire insieme tutti gli esoni, grazie all’enzima
RNA ligasi.
La rimozione degli introni e la cucitura degli esoni è compiuta da un complesso di proteine associate
a piccoli RNA che riconosce le parti da tagliare, chiamato spliceosoma. È sconosciuto come lo
spliceosoma sia in grado di riconoscere le parti da eliminare, ma si è trovato con certezza che gli
introni cominciano tutti con GU e concludo con AG.
Inoltre, gli introni sono molto più grandi degli esoni: la materia che elimino è molto più grande
rispetto a quella che rimane all’interno. Le parti che vengono eliminate (introni) dopo l’eliminazione
vengono riciclati.
Il locus genico è il luogo in cui si trova un gene, l’informazione genetica. Una scoperta recente ha
mostrato che da un gene si formano più prodotti genici (cioè più RNA maturi pronti per essere
tradotti). Tutti gli step visti in precedenza possono avere delle forme alternative.
2- Splicing alternativo: si è osservato che i geni sono capaci di fare più forme di splicing a
partire dallo stesso gene.
In un gene, dove si alternano esoni e introni, può accadere che vengano considerati degli
esoni e introni alternativi rispetto alla forma canonica.
esempio. Può accadere che l’esone2 venga considerato
parte dell’introne e quindi non venga tenuto. Dunque, la
forma matura dell’mRNA è formata solo dall’E1+E3+E4
(senza E2).
In media ogni gene può fare quattro splicing alternativi. Può essere specifico per cellule
diverse o anche per la stessa cellula in circostanze diverse.
Forme di RNA maturi diversi formeranno proteine mature diverse.
Spesso gli esoni codificano per i domini (parte proteica con un ruolo preciso e una struttura
propria).
Lo splicing alternativo dallo stesso gene produce proteine diverse, quindi ottengo mRNA
diversi e di conseguenza proteine diverse.
Codice genetico
Per comprendere con quali modalità l'informazione genetica passa dal genotipo al fenotipo bisogna
capire in che modo il linguaggio chimico del DNA viene tradotto nel linguaggio chimico delle
proteine. Questo linguaggio è costituito da simboli o segni che hanno un significato, ma bisogna
conoscere anche delle regole per passare da un linguaggio all’altro (un codice=codice genetico).
Il codice genetico è l’insieme di regole che mette in relazione il linguaggio del DNA e quello delle
proteine. Vi sono due tipi di linguaggio: quello del DNA formato da quattro segni (basi azotata) e il
linguaggio delle proteine formato da 20 amminoacidi.
Il codice è composto da 3 basi = numero minimo di basi che combinate tra loro superano i 20
amminoacidi (fa 64 combinazioni). Così hanno costruito una tabella, il vero codice genetico che
associa a tre basi con un aminoacido (può essere espresso con una lettera o con tre).
Il codice genetico è formato da triplette, tra queste vi sono tre triplette che non codificano per
nessun aminoacido e sono chiamate triplette di stop (UAA, UAG, UGA).
ed è formato da diverse caratteristiche:
1. è ridondante o degenerato, in quanto sono presenti più triplette di basi per uno stesso
aminoacido;
2. è universale, in quanto è condiviso da tutti gli organismi;
3. non è ambiguo, poiché ad una tripletta corrisponde un solo aminoacido.
ATG codifica per la metionina (Met)= tripletta o codone di inizio, è sempre il primo aminoacido di
tutte le proteine.
Il codice viene utilizzato sull’mRNA maturo.
Traduzione
Il messaggio dell'mRNA deve essere prima interpretato dall'RNA di trasporto (tRNA), che converte
le sequenze di tre lettere (codoni) dell’mRNA nelle sequenze di una sola lettera (aminoacidi).
Nel citoplasma sono presenti forniture di aminoacidi prodotti ad esempio dal cibo. Il compito del
tRNA è di abbinare gli aminoacidi ai rispettivi codoni. Per fare ciò i tRNA devono:
1. unirsi agli aminoacidi giusti;
2. riconosce sulla mRNA i codoni;
3. interagire con i ribosomi.
Il tRNA è formato da un singolo filamento di RNA di 80 nucleotidi.
Avvolgendosi su sé stesso, forma
I ribosomi sono gli organismi che si trovano nel citoplasma e che coordinano il funzionamento di
mRNA e tRNA.
Esso consiste in due subunità una maggiore ed una
minore, ciascuna formata da proteine e dall'RNA
ribosomiale (rRNA). La subunità maggiore ha tre
diversi rRNA, mentre quella minore ha una molecola
di tRNA. Queste due subunità sono unite solo quando
i ribosomi svolgono la sintesi proteica. Vi sono anche
dei ribosomi all’interno del nucleo (oltre che nel RER e
nel citosol), che svolgono la funzione di controllo
prima che mRNA maturo esca e che si sia formato
bene. Ogni ribosoma ha un sito di legame per l’mRNA e tre siti di legame per il tRNA:
3. fase di terminazione. L'allungamento continua finché nel sito A del ribosoma giunge un
codone di arresto (UAA, UAG, UGA) che interrompe la traduzione. Al codone di arresto si lega
una proteina=fattore di rilascio. Il peptide completo si stacca e abbandona il ribosoma e le due
subunità si separano. Ogni peptide si avvolge e si ripiega si forma una sequenza segnale.
L’insieme di tutti i ribosomi che leggono lo stesso mRNA prende il nome di polisomi. La coda di poli
A decide quante volte deve essere letto quel ribosoma.
Il ribosoma inizia a tradurre dall’ATG e alla fine ci sarà una regione non tradotta fra il CAP 5’=
regione UTR (regione non codificante) e una regione UTR in 3’ non tradotta.
Da AUG a stop è la parte che darà origine alla proteina.
Gli RNA si dividono in mRNA, tRNA, snRNA, snoRNA.
Come per la trascrizione, alla fine della traduzione la cellula svolge dei controlli. Vi sono due
approcci:
-agisce sulla coda di poliA (sul gene specifico). La coda di poliA determina l’attività e la stabilità
dell’mRNA;
-attraverso una regolazione generale della cellula, aumentando o diminuendo il numero dei
ribosomi, oppure producendo una maggior quantità di fattori di sintesi proteica.
Genoma umano
Il genoma umano è il complesso di tutta l’informazione genetica (DNA) contenuto nella cellula. La
genomica studia la struttura, la funzione e le differenze fra genomi.
In ogni organismo servono informazioni proporzionali alla
complessità dell’organismo, dunque esiste una proporzionalità
fra quantità di genoma e la complessità dell’organismo, ma una
non proporzionalità tra la complessità dell’organismo e
grandezza del genoma.
Nel nostro genoma ci sono circa 21000 geni che codificano per
proteine. Il genoma è organizzato in cromosomi. In ogni cellula
abbiamo 46 cromosomi (=filamenti di DNA). Abbiamo 22 coppie
di cromosomi e due cromosomi sessuali X e Y. I cromosomi
dall’1 al 22 li abbiamo in duplice copia. Oltre ai 46 cromosomi (23
coppie) ho anche genoma mitocondriale.
Un genoma singolo formato da 23 cromosomi sono 3,2 miliardi di basi (quindi nel genoma completo
vi sono 6,4 miliardi di basi). Il genoma mitocondriale ha un numero preciso = 16.569.
In ogni cellula si hanno circa 2m di DNA che pesa 7pg.
nucleare
organizzazione del genoma umano
mitocondriale
Il DNA mitocondriale da un contributo al DNA totale dello 0,5%. Del DNA nucleare solo il 27% del
genoma è costituito da sequenze correlate ai geni, mentre i ¾ del genoma è detto DNA extragenico
(veniva definito DNA spazzatura, ma si scoprì che era importante dal punto di vista strutturale).
Di quella parte di 27% solo il 10% è codificante.
Il nostro genoma è stato sequenziato (un cromosoma per tipo) nel febbraio 2001. Nel 2007 è stato
sequenziato il genoma diploide (due coppie per ogni cromosoma).
Tra due esseri umani ci deve essere un 0,1% di differenza, quindi 6 milioni di basi diverse, numero
piccolo, ma sufficientemente grandi per corrispondere tutti alla stessa specie.
Funzioni dei geni: L’mRNA tradotto in proteine→ metabolismo 22%, informazione genetica 25%,
struttura 20%, segnalazione cellulare 12%, funzioni tessuto-specifiche 20%.
Il genoma è l’insieme del DNA, trascrittoma è l’insieme degli RNA, proteoma è l’insieme di tutte le
proteine della cellula. Tutte le cellule di una stessa specie hanno uguale genoma, ma diverso
trascrittoma e proteoma. Ogni tipo cellulare sintetizza uno specifico gruppo di proteine:
1. proteine comuni a tutte le cellule. Possono essere proteine abbondanti (quelle che si trovano
nel citoscheletro, nei cromosomi, nel reticolo endoplasmatico, nel Golgi e nel ribosoma) e
proteine non abbondanti (come, ad esempio, gli enzimi per le reazioni centrali del
metabolismo);
2. proteine specifiche per le singole cellule (trascrittoma e proteoma saranno specifici di quelle
cellule). In una cellula vi sono circa 10.000-20.000 proteine differenti, ma solo alcune centinaia
di proteine che distinguono-differenziano una cellula da un’altra.
4.ENDOMEMBRANE→
a. reticolo endoplasmatico (RE) è una
rete estesa di canali e cisterne appiattite
estremamente plastiche che è
direttamente collegato con l’involucro
nucleare. Nella cellula eucariote esistono
due tipi di reticolo endoplasmatico: liscio
che ha un aspetto uniforme dovuto
all’assenza di ribosomi e ruvido (in
continuità di membrana con il nucleo) che
presenta sulla superficie una grande
quantità di ribosomi.
La parte interna del reticolo è detto lume.
Il reticolo endoplasmatico ruvido svolge due importanti funzioni: amplia la superficie delle
membrane interne della cellula producendo nuovi fosfolipidi e incorporandoli nella propria
membrana. Porzioni della membrana del reticolo ruvido si staccano sottoforma di vescicole che si
fondono con le altre parti del sistema di endomembrane. In secondo luogo, i ribosomi ancorati al
reticolo partecipano alla sintesi delle proteine di membrana o destinate ad altri organuli oppure a
essere secrete dalla cellula.
Nelle cellule dove ci sarà bisogno di sintetizzare un gran numero di proteine ci sarà un reticolo più
sviluppato ed esteso. Nel reticolo ruvido avvengono la maggior parte delle modificazioni post-
traduzionali: modificazioni chimiche, rimozione della sequenza segnale (N-term), taglio della
metionina, ripiegamento della proteina.
Sono presenti disolfuri isomerasi che catalizzano il legame ponte disolfuro delle proteine.
Nel reticolo avviene la prima fase della glicosilazione (aggiunta di zuccheri→ glicoproteine).
Inoltre, nel reticolo avviene il controllo del ripiegamento corretto delle proteine, poiché le proteine
se entrano in condizione di stress (aumento di temperatura, pressione…) possono ripiegarsi male.
Ad esempio, l’Alzheimer è causato da un accumulo di proteine ripiegate non correttamente. Vi sono
due sistemi:
-UPR (unfolded protein response)→ blocco della sintesi proteica e attivano gli chaperon
molecolare per ripiegare correttamente le proteine;
-ERAD (degradazione associata al RE)→ questo sistema mira al riconoscimento di proteine
mal ripiegate e alla loro demolizione.
Una proteina con zone idrofobiche deve ripiegarle all’interno, se è flessa nel modo sbagliato e la zona
viene esposta rischia di attirarne altri che si aggregano e si accumulano (prioni).
Le patologie che insorgono a seguito di un accumulo di proteine mal ripiegate sono:
-l’Alzheimer è causata dall’accumulo di proteine beta-amiloide piegate in modo anomalo nel cervello
dei pazienti affetti. Con l’invecchiamento cellulare diminuiscono le funzionalità dei sistemi di
controllo;
-la malattia di Creutzfeldt-Jacob (o della mucca pazza) dipende dall’accumulo di una forma mal
ripiegata e aggregata di una particolare proteina, chiamata PrP (proteina prionica).
Il reticolo endoplasmatico liscio possiede sulla membrana importanti enzimi che hanno un ruolo
fondamentale nella sintesi dei lipidi (fosfolipidi, glicolipidi, colesterolo) e sono la fonte del
rinnovamento della membrana della cellula. Un’altra importante funzione svolta dal reticolo
endoplasmatico liscio è di immagazzinare ioni calcio indispensabili (es. per la contrazione muscolare).
Il reticolo endoplasmatico liscio del fegato, reni e intestino partecipa al metabolismo degli zuccheri.
In questi organi, il glicogeno viene scisso e diventa glucosio-6-fosfato + H2O, ma per andare in
circolo è necessario un enzima che si trova nel reticolo liscio (glucosio-6-fosfatasi) che toglie il
fosfato in modo che riesca ad entrare nel flusso ematico.
Nelle cellule del muscolo e del cervello non è presente il reticolo endoplasmatico liscio, poiché è
necessario avere in circolo dei gruppi fosfati liberi.
L’alcol, i farmici e i veleni raggiungono il fegato dove avviene la reazione di idrossilazione per
eliminazione, cioè avviene la rimozione di essa grazie all’urea. Quando assumiamo alcol, la risposta
dell’organismo è la produzione di più reticoli endoplasmatici lisci ed enzimi provocando assuefazione
o resistenza ad altri farmaci. La plasticità può innescare il meccanismo dell’assuefazione.
Questa direzionalità del Golgi è in relazione alla sua funzione. Le vescicole si staccano per
gemmazione dai due reticoli e portano il loro prodotti (proteine o lipidi) alla faccia cis del Golgi. Il
prodotto lo attraversa (faccia cis, regione mediana e faccia trans) e quando arriva nella faccia trans
forma delle vescicole che si staccano e vengono direzionate nelle varie parti della cellula (membrana
plasmatica, all’esterno o ai lisosomi).
I prodotti semilavorati che giungono dal reticolo endoplasmatico subiscono vari tipi ti
trasformazioni. In primo luogo, avviene la seconda fase della glicosilazione e la sintesi dei glicolipidi
(vengono aggiunti altri zuccheri). Il Golgi ha anche la funzione di smistamento dei prodotti finali.
Vi sono due modelli di interpretazione di questo apparato:
-modello delle cisterne stazionarie→ il trasporto delle proteine dentro al Golgi è gestito dalle
vescicole (che sono rivestite da sostanze che danno la direzione);
-modello di maturazione delle cisterne→ è un meccanismo secondo cui le cisterne maturano
spostandosi dal lato di entrata a quello di uscita e modificano i prodotti trasportati lungo il
percorso.
Le proteine e i lipidi che vengono prodotti raggiungono la membrana plasmatica per poi uscire dalla
cellula o diventare parte della membrana stessa o di altri organuli. Non tutti i prodotti sono smistati,
ma possono rimanere all’interno del Golgi.
5. LISOSOMA → tutte le sostanze che entrano nella cellula e che devono essere demolite sono
destinate al lisosoma. Il lisosoma è un organulo con una struttura sferica, sono in numero
variabile che dipende dal bisogno della cellula (in media 300). Hanno una singola membrana che la
circonda e hanno la principale funzione di digerire le sostanze.
Per digerire una sostanza il lisosoma deve “rompere”
i legami fra le molecole, per fare ciò al suo interno è
necessario che abbia degli enzimi specifici=idrolasi
acide (nucleasi, lipasi, proteasi, glicosidasi, fosfatasi,
solfatasi, fosfolipasi…). Si dicono acide poiché
lavorano solo in ambiente acido, si attivano con
pH<7, quindi con una maggiore concentrazione di H+
rispetto al compartimento citosolico dove il pH è circa neutro (pH=7,2).
Il meccanismo che permette il passaggio degli ioni attraverso la membrana è il trasporto attivo. I
lisosomi hanno sulla loro membrana una grande quantità di pompe protoniche, cioè trasportatori
attivi=proteine carrier che portano ioni H+ contro gradiente, per fare in modo che il pH sia circa
uguale a 5. Il pH ha un’acidità tale da attivare determinati enzimi digestivi. Ciò comporta che se si
dovesse rompere un lisosoma gli enzimi digestivi nel citosol non si attivano, perché incontrano un
pH basico. La presenza di questo pH acido che attiva gli enzimi fa sì che dentro al lisosoma venga
digerita anche la membrana del lisosoma; infatti, all’interno del lisosoma vi è un rivestimento di
glucidi per proteggere il lisosoma da un’autodigestione. Il lisosoma ha il compito di digerire le
molecole rompendo i legami per permettere il riciclo di esse.
Il lisosoma si costruisce grazie a proteine o
glicoproteine che subiscono le maturazioni tipiche del
reticolo liscio e ruvido e dell’apparato di Golgi. Il Golgi
dalla faccia trans libera delle vescicole per permettere
loro di compiere l’esocitosi, ma libera anche vescicole
per rifornire il lisosoma dei suoi enzimi e
glicoproteine.
Il lisosoma può avere anche un altro modo per formarsi e mantenersi. Infatti, nel momento di
bisogno si forma l’endosoma. L’endosoma precoce è la vescicola che si forma a seguito di
un’endocitosi e contiene sostanze da digerire. Esso può diventare lisosoma se riceve dall’apparato di
Golgi gli enzimi digestivi e sviluppare la capacità di portare all’interno ioni H+. Nel momento in cui
l’endocitosi diventa fagocitosi si parla di fagosoma.
Una ricerca recente ha mostrato che nella cellula esistono degli organuli circondati da due
membrane che dopo qualche tempo “scomparivano”. La cellula ha sviluppato un sistema per digerire
i propri organuli quando non c’è più bisogno di essi (quando sono danneggiati o quando sono in
quantità troppo elevate). Questo meccanismo si chiama autofagia, cioè autodemolizione e l’organulo
è chiamato autofagosoma= è una vescicola formata e circondata dal reticolo liscio che contiene la
parte cellulare da demolire. Per essere demolito completamente, l’autofagosoma si deve fondere con
il lisosoma.
La cellula vive in un bilanciamento costante di sintesi-demolizione.
Una scoperta recente ha notato che nei liquidi extracellulari esistono delle microvescicole che si
trovano all’esterno della cellula. Queste microvescicole sono di diverse dimensioni, possiamo trovare
una suddivisione di questi organelli in base alla loro grandezza:
-grandi (0,1-2 µm)
-piccole (30-100nm) = esosomi
La loro principale funzione è di entrare e comunicare con altre cellule (trasporto di molecole
racchiusa da una vescicola). Per entrare utilizza diversi metodi: per endocitosi, oppure si lega a
recettori che entrano mediante endocitosi o per fusione della membrana della vescicola a quella
della cellula. Gli esosomi possono trasportare, oltre a proteine, glucidi e lipidi, anche acidi nucleici.
È per questo che si possono trovare all’interno molecole di RNA.
6. PEROSSISOMI→ i perossisomi hanno una struttura simile ai lisosomi, sono per lo più sferici e
hanno un diametro medio di 0,5 m. Anch’essi si formano e si demoliscono in base alla
presenza. Sono degli organuli presenti in tutte le cellule, ma in particolar modo nelle cellule
del fegato e nel rene. Si formano a partire dal reticolo endoplasmatico liscio e sono capaci di
aumentare di dimensioni o di dividersi a metà. La loro capacità di aumentare di numero è data
dalla loro capacità di crescere e di scindersi.
Ci sono diverse reazioni biochimiche, che sono utilizzate dalla cellula per smaltire delle
sostanze tossiche o estranee, che per rendere queste sostanze utilizzabili devono eliminare
come prodotto di scarto il perossido di idrogeno (H2O2, acqua ossigenata). Questi composti
attraverso dei percorsi di ossidazione, grazie a degli enzimi chiamati ossidasi, danno come
prodotto di scarto l’ossigeno e il perossido di idrogeno. L’acqua ossigenata è una molecola
reattiva e tossica, ed è necessario che la molecola diventi innocua. Ci sono degli enzimi
specifici chiamata catalasi che scindono in acqua e ossigeno. Il perossisoma è un organulo
deputato a rendere innocuo il perossido di idrogeno, grazie alla presenza all’interno
dell’organulo di catalasi.
reazione 2H2O2 →O2 +2H2O
Le proteine di frammentazione
Le proteine incappuccianti, si attaccano da un’estremità o dall’altra e bloccano la
polimerizzazione o depolimerizzazione, se il filamento è instabile.
Organizzazione dell’actina
È possibile avere una disposizione spaziale dei filamenti grazie alla presenza di altre proteine
accessorie: proteina di legame. La disposizione può essere a fasci o a rete intrecciati. La
struttura a fasci la possiamo trovare nei microvilli (filamenti con estremità + all’esterno).
La struttura a rete ha la funzione di sostegno della cellula, ancorando il citoscheletro alle
proteine della membrana plasmatica.
La cellula muscolare è la cellula
Distrofina (proteina che serve da attenuatore di stress). Le cellule muscolari a seguito di
sforzo fisico producono una rigenerazione=produzione maggiore dei fasci: ipertrofia
muscolare.