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LANGUAGE TESTING AND ASSESTMENT - APPUNTI

Molta affinità tra language testing e pedagogia sperimentale perché lavorano e si occupano di
dati/evidenze empiriche. Si parlerà di valutazione linguistica nella prospettiva di Language testing. Come la
valutazione viene recepita nel contesto italiano.

È necessario acquisire una terminologia di base. È una disciplina esatta che ha bisogno dei suoi termini
perché dietro all’utilizzo di un termine piuttosto che un altro ci sono concezioni e significati diversi.

Verificare: vedere se qualche cosa c’è o non c’è

Significato di base su cui poi costruiremo degli usi sempre più specifici

Valutazione: dare un giudizio -che può essere anche di tipo quantitativo -sulla base della verifica

Quindi verifica e valutazione sono concetti vicini e per un certo verso interdipendenti l’uno dall’altro

Test: prova di verifica che va a verificare una conoscenza o abilità – entrano in gioco teorie linguistiche che
stanno dietro il language testing.

Item: in italiano si traduce maggiormente come elemento. Qualsiasi elemento di una prova che ha un
punteggio. Test a buchiogni buco è un punteggio che può essere positivo, zero o negativo. Item in una
prova è tutto ciò che ha un punteggio. Oggi non si tende più a dare punteggi negativi, ci si limita al postivo o
zero.

Insegnante: colui che insegna qualcosa che conosce. In ambito universitario un professore insegna non solo
ciò che conosce ma anche qualcosa su cui fa ricerca. È un punto importante/distintivo in ambito
universitario poiché sottolinea come in ambito universitario la conoscenza è strettamente collegata alla
ricerca. Il docente è qualcuno che poi all’interno di ciascun settore fa ricerca e che quindi in classe si
sofferma di più sulla parte di letteratura su cui fa ricerca.

Item writer: chi scrive gli item. Si lega di più alla verifica

Esaminatore: colui che correggesi lega alla valutazione. Colui che valuta più che colui che corregge
perché sennò parleremmo di correttore.

L’insegnante, l’item writer e l’esaminatore possono essere la stessa persona? Sì. Se pensiamo al contesto
italiano assolutamente sì. Gli insegnanti fanno tutto. È giusto? Ci sono delle ragioni di praticalità nel senso
che è difficile trovare tre persone con ognuno un compito specifico. A ben pensarci però sono delle
competenze diverse. L’insegnante deve saper insegnare, l’item writer deve saper costruire un test, mentre
l’esaminatore deve saper valutare.

Conoscenza/ abilità/ competenza: Conoscenzafa pensare soprattutto a teoria. Se parlo di conoscenza


linguistica penso alla conoscenza della struttura linguistica. Abilitànon è l’antitesi di conoscenza. Abilità è
la traduzione della conoscenza nell’uso della lingua. Il che vuol dire poi metterci insieme tante altre
conoscenze, ad esempio di tipo discorsivo, sociolinguistico ecc. Chiedere un caffè al bar è un’abilità ma
anche quello richiede conoscenze di vario tipo (ad esempio uso del tu, conoscenze del saluto eccecc)
Competenza è un insieme di conoscenza e abilità. Si parla molto di competenza d’uso della lingua. Cosa
serve? Serve tutto per arrivare ad una competenza.

Livello: la definizione è complessa. Si provi ad accostare alla parola livello un aggettivo. Livello elementare,
livello intermedio, livello avanzato. Almeno in lingua italiana è la distinzione classica. Quando si parla di
competenza basta questa distinzione? Assolutamente no. C’è un mezzo mondo dentro elementare, dentro
intermedio e dentro avanzato. Bisogna assolutamente specificare, perché è una definizione molto ampia
che ci dà un’idea ma che deve essere specificata punto per punto.
Verifica e valutazione. Come li possiamo definire? Indicano momenti diversi di un unico processo –
processo valutativo - viene prima la verifica e poi la valutazione. Le due parole sono spesso usate in modo
interscambiabile. Parlo di verifica intendendo valutazione e viceversa MA mentre non c’è valutazione senza
verifica, può esserci verifica senza valutazione. Quand’è che c’è verifica senza valutazione? Un insegnante
può andare a verificare senza per forza valutare. Può andare a verificare per controllare che quanto è stato
insegnato sia stato appreso. Questo un insegnante lo fa quotidianamente.

Possono essere interscambiabili purché sia chiaro nella nostra testa che cosa vogliamo dire.

Uno standard (è condiviso da una comunità che


condivide quello standard- non necessariamente
una comunità scientifica) è una norma che
deriva da teorie ma che poi diventa un principio
applicativo di buona prassi. Questi standard
sono trasversali a più lingue e più contesti.

Cosa andiamo ad accertare? Conoscenze,


competenze d’uso o abilità rappresentano il
cosa della verifica. I metodi rappresentano il
come io vado ad accertare sistematicamente.
I metodi in glottodidattica sono chiamati tecniche
di verifica. Il metodo ha all’interno una teoria,
mentre la tecnica è la tecnica. Si può parlare
anche di formati di verifica ma è più generale. I metodi non sono neutrali

Tutte le definizioni che cerchiamo di dare sono legate non tanto alla memorizzazione della definizione ma
all’uso. La definizione di verifica come accertamento sistematico serve a capire qual è la funzione della
verifica. La definizione deve essere un punto di partenza per la riflessione sull’uso e la funzione della parola.

Per verificare ho bisogno di un metodo e la trasposizione pratica e concreta del metodo è la prova.

Questa parola non è così scontata. Sistematico è un


termine molto legato al concetto di norma, al
concetto di regole. Aggettivo che viene dalla parola
sistema, sta ad indicare qualcosa che avviene
regolarmente (nb regola) e ripetutamente.

Se si applica un approccio sistematico e se lo si


applica regolarmente e sistematicamente, possiamo
dire che viene seguito un metodo rigoroso.
Si parla anche di una regolarità dimostrabile poiché le
regole che seguo devono poter essere esplicitate. Questo concetto di sistematico è molto importante non
solo nella costruzione delle prove ma anche per poter stabilire una qualità.

La parola standard non è molto amata in


italiano perché viene associata ad
appiattimento. Uno standard è un modo
condiviso e ripetibile di fare qualcosa.
Condiviso da chi? Da una comunità che è
scientifica sicuramente ma anche una
comunità di pratica. Uno standard è un
modo condiviso e ripetibile di fare qualcosa all’interno di una comunità scientifica ma anche all’interno di
una comunità di pratica (insegnanti, ecc). Ad oggi non ci sono delle figure professionali nel settore del
testing. Sono pochissime le realtà in cui ci sono item writers ed esaminatori professionali. Nel contesto
italiano sono gli insegnanti che si fanno carico di tutto. Questa parola va interpretata come una sorta di
linee guida comuni che nascono non solo dall’esperienza ma anche da una competenza. Anche una ricetta
(esempio di uno standard) nasce da un’esperienza ma anche dalla competenza di chi sa come gli alimenti si
combinano tra loro. Un altro utilizzo nella vita quotidiana della parola standard è l’utilizzo di una lavatrice.
Un’altra buona definizione in inglese è quella che afferma che uno standard costituisce una base per una
pratica controllata. Es seguo una ricetta di un risotto ma viene male. Ripercorrere la ricetta per capire dove
ho sbagliato mi permette di monitorare la pratica. Standard come linee guida è una definizione importante
perché queste linee guida nascono dalla conoscenza e dall’esperienza nel suo utilizzo (es. bugiardino).

soprattutto connesso con il concetto di controllo di qualità


perché ci deve dare indicazioni per poter fare meglio. Il
controllo della qualità serve e deve essere visto come
indispensabile per poter fare meglio. È una continua crescita
nella conoscenza e nel perfezionamento dell’esperienza.
L’obiettivo del controllo della qualità è quello di indicarti dove
poter fare meglio. Se tutto questo viene reso sistematico è più facile.

Nel contesto scolastico le informazioni che raccolgo sono in


parte fornite dalla verifica. Solo in parte perché l’insegnante,
per valutare, guarda anche oltre la verifica. Come ad esempio
la partecipazione in classe, il modo di relazionarsi sia con la
classe che con l’insegnante. Oggi bisogna aggiungere anche
competenze trasversali, soft skills. Se ad esempio si viene a
creare un problema in classe è importante la capacità di
farsene carico, non per forza per risolverlo. Devono essere
prese in considerazione nella valutazione dell’insegnante
anche le capacità di aiutare chi è in difficoltà. Ciò è importante
non solo nella classe di lingua. Avere degli studenti in una
classe - necessariamente eterogenea - che aiutano studenti in difficoltà è molto importante perché
favorisce la collaborazione e aiuta nel percorso. Quando io valuto prendo delle decisioni. Questo è un
potere notevole perché prendendo questa decisione mi assumo anche delle responsabilità (concetto che
sfugge mentre rimane impressa la presa di decisioni).

Valutazione e insegnamento devono andare rigorosamente insieme perché la valutazione ha il potere di


indirizzare lo studio. Se l’insegnante afferma che la valutazione sarà sulla grammatica, lo studente studierà
la grammatica. Bisogna tenere anche presente che la valutazione deve essere coerente con il percorso
formativo che l’insegnante ha seguito e “imposto” alla classe. Se l’insegnante non ha mai fatto
conversazione in classe non può valutare lo studente tramite la conversazione. La valutazione ha potere
anche a livello nazionale in due termini- valutazione della qualità del sistema scolastico e

C’è uno scollegamento tra il sistema di valutazione e il sistema educativo. Affinchè funzioni queste due
unità devono essere collegate, unite. La valutazione è il più potente strumento di comunicazione didattica.

Varie sfaccettature della valutazione:

Valutazione positiva vs valutazione che va a cercare l’errore e


che quindi genera ansia, preoccupazione.
Nell’ambito di lingue non materne la valutazione deve essere orientata più che mai in senso positivo.

La valutazione dell’apprendimento sommativa è la valutazione


finale, mentre la valutazione formativa è quella che serve ad
orientare punti di forza e debolezza della classe per capire
dove insistere/ migliorare.

Le due valutazioni seguono due approcci diversi. La


valutazione criteriale corrisponde ad un approccio europeo.
Si valuta sulla base di un criterio esterno, corrisponde ad un
approccio europeo perché il riferimento è il QCER.

La valutazione normativa – intesa sempre come


interpretazione dei risultati (positiva-competenti/negativa-
non competenti) – valuta e interpreta i risultati sulla base
della performance del gruppo, della classe. C’è una differenza enorme nell’approccio perché con una
valutazione normativa varia di molto a seconda della classe in cui mi trovo. Bisogna coniugare la
valutazione criteriale con la valutazione normativa. Non si può prescindere dalla classe ma neanche dalla
consapevolezza dei livelli.

Lo studente capisce meglio una valutazione di tipo


normativo rispetto alla valutazione di tipo criteriale poiché
lo studente non conosce bene i livelli esterni di riferimento
per la valutazione.

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