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ROMA 1995
SOMMARIO
Sommario
Fonti Bibliografia
Introduzione
Conclusione
Appendici
FONTI
A) FONTI INEDITE.
B) FONTI EDITE.
II
JAUFFRET, F., Lettre de Monseigneur l'Evêque de Bayonne au clergé de son Diocése à
l'occasion de la loi sur les associations, in Bulletin du Diocèse de Bayonne 12
(1901) 181-187.
LEO XIII, Epistola "Au milieu des consolations" die 23 Decembris ad Franciscum S. R.
E. Presbyterum Cardinalem Richard, Archiepiscopum Parisiensem, in Leonis
XIII Pontificis Maximi Acta, vol. XX, Romae 1901, 339-351. Trad. it. in Civiltà
Cattolica I (1901) 137-145.
LEO XIII, Epistola "Le Religiose Famiglie" die 29 Iunii ad summos Moderatores
Ordinum et Institutorum religiosorum, in Leonis XIII Pontificis Maximi Acta,
vol. XXI, Romae 1902, 125-134.
SACRA PENITENZIERIA, Excommunication contre les acquéreurs et autres usurpateurs
des biens des communautés religieuses, in Bulletin du Diocèse de Bayonne 29
(1901) 484-485.
BIBLIOGRAFIA
III
MAYEUR, J.-M. (sotto la direzione di), Histoire religieuse de la France. XIX-XX siècle.
Problèmes et méthodes, Beauchesne, Paris 1975.
MARTINA, G., Storia della Chiesa da Lutero ai nostri giorni. III - L'età del liberalismo,
Morcelliana, Brescia 1995.
REBERIOUX, M., La République radicale? 1898-1914, Nouvelle histoire de la France
contemporaine n. 11, Points-Seuil, Paris 1975.
B) STUDI SPECIFICI
IV
RIVET, A., Traité des Congrégations religieuses 1799-1943, Ed. Spes, Vanves et Paris
1944.
RIVET, J., Les oeuvres de charité et les établissements d'enseignement libre de 1789 à
1945. Histoire, régime juridique actuel, réalisations lyonnaises, Lyon 1945.
SODERINI, E., Il pontificato di Leone XIII. Vol. II, Rapporti con l'Italia e con la Francia,
Mondadori, 1933.
TAUZIA, P., Aspects du Ralliement dans les Basses-Pyrénées (1890-1914), Thèse de
doctorat, Bordeaux 1975.
THOMAS, J., De la Révolution à la séparation de l'Eglise et de l'Etat 1789-1905, Lacour,
Nimes 1987.
URVOY, J., Les capitulations catholiques (1882-1982) devant les lois laïque, Itinéraires,
Paris 1982.
WEBER, E., Fin de siècle. La France à la fin du XIX siècle, Fayard, Paris 1986.
WEILL, G., Histoire de l'idée laïque en France au XIXe siècle, Paris 1925.
C) ARTICOLI DI RIVISTE
BECAMEL, M., La politique religieuse au début de ce siècle, vue par Henri d'Urclé, in
Bulletin de Littérature ecclésiastique 3 (1971) 187-199.
BOUSQUET-MELOU, J., La pratique religieuse et le comportement politique dans le
département des Basses-Pyrénées à l'epoque de la séparation des Eglises et de
l'Etat (1902-1905), in Bulletin de la Societé des Sciences, Lettres et Arts de Pau
1 (1973) 195-209.
CAPERAN, L., Democratie et éducation laïque aux environs de 1900, in Bulletin de
Littérature ecclesiastique 4 (1970) 274-284.
CAPERAN, L., La politique de laïcité en 1900, in Bulletin de Littérature ecclesiastique 3
(1964) 204ss.
CAPERAN, L., Les catholiques français de 1900 devant la politique de laïcité, in Bulletin
de Littérature ecclesiastique 1 (1970) 28-42.
Coup d'oeil en arrière: de Juin 1902 à Mai 1905, in Annales Catholiques du Diocèse de
Bayonne 52 (1906) 822-835.
DE NAUROIS, L., Les équivoques de la laïcité. Remarques d'un juriste français, in
Bulletin de Littérature ecclesiastique 3 (1991) 181-208.
V
DELAUNAY, J.-M., De nouveau au sud des Pyrénées: congrégations françaises et
refuges espagnols, 1901-1914, in Mélanges de la Casa Velasquez 18 (1982)
259-287.
DUCLOS, P., Catholiques et Juifs autour de l'affaire Dreyfus, in Revue d'Histoire de
l'Eglise de France LXIV (1978) 39-53.
Gli ideali massonici nel governo della Francia, in Civiltà Cattolica, serie XVIII, X
(1903) 639-650.
Gli ordini religiosi e l'odierna persecuzione, in Civiltà Cattolica, serie XVIII, IV (1901)
129-145.
Il papa e le associazioni religiose in Francia, in Civiltà Cattolica, serie XVIII, I (1901)
171-191.
JARRY, E., L'orientation politique de «La Croix» entre les années 1895 et 1900, in La
Documentation catholique 50 (1953) 1031-1059.
JOLY, B., Les antidreyfusards avant Dreyfus, in Revue d'Histoire Moderne et
Contemporaine XXXIX (1992) 198-221.
KERLEVEO, J., Le régime légal des congrégations religieuses en France, in L'Année
Canonique VIII (1963) 115-215.
L'Episcopato francese e la libertà, in Civiltà Cattolica, serie XVIII, VIII (1902) 439-
452.
La condizione legale delle Congregazione Religiose in Francia, in Civiltà Cattolica,
serie XVIII, III (1901) 503-507.
La Francia cattolica a Lourdes, in Civiltà Cattolica, serie XVIII, II (1901) 513-524.
La legge contro le associazioni religiose (Rivista della Stampa), in Civiltà Cattolica,
serie XVIII, VIII (1902) 453-462.
La questione delle Congregazioni religiose in Francia è questione di libertà, in Civiltà
Cattolica, serie XVIII, VII (1902) 641-657.
LALOUETTE, J., Dimensions anticléricales de la culture républicaine (1870-1914), in
Histoire, économie et société 10 (1991) 127-142.
LANFREY, A., L'épiscopat français et l'école de 1902 à 1914, in Revue d'Histoire de
l'Eglise de France LXXVII (1991) 371-384.
Liberticidio francese e liberalismo italiano, in Civiltà Cattolica, serie XVIII, III (1901)
257-271.
MAYEUR, J.-M., Droites et ralliés à la Chambre des Députés au début de 1894, in
Revue d'histoire moderne et contemporaine 13 (1966) 117-135.
MAYEUR, J.-M., Les catholiques dreyfusards, in Revue Historique 530 (1979) 337-360.
VI
TAUZIA, P., La presse paloise ralliée: Union Catholique et Patriote (1891-1901), in
Revue de Pau et du Béarn 5 (1977) 107-126.
TAUZIA, P., Mgr. Jauffret, dernier évêque concordataire de Bayonne (1890-1902), in
Bulletin de la Société des Sciences, Lettres et Arts de Bayonne 132 (1976) 183-
337.
D) DIZIONARI
E) LETTERATURA BETHARRAMITA
VII
DESCOMPS, R., Notre-Dame de Bétharram. La Mère qui sauve. Son histoire, son
pèlerinage, OEIL, Paris 1984, pagg. 134-147.
DUVIGNAU, P., L'homme au visage de lumière. Le Père Auguste Etchécopar, Ed. Marie
Médiatrice, Genval 1968.
FERNESSOLE, P., Le très Révérend Père Auguste Etchécopar, Ed. Spes, Paris 1937.
VEUILLOT, F., Les Prêtres du Sacré-Coeur de Bétharram, Alsatia, Paris 1942.
VIII
INTRODUZIONE
2
1 - LA FRANCIA
TRA XIXº E XXº SECOLO
L'ostilità contro la Chiesa, in Francia, che aveva visto svolgersi il suo primo atto
con la rivoluzione del 1789, risorge ora con l'affermarsi della IIIa Repubblica. I decenni
che seguono al 1870 vedono l'affermarsi di leggi sempre più anticlericali che fanno
tramontare definitivamente l'idea di un progetto di società cristiana perseguito dalla
generazioni precedenti.
La nascita della Repubblica, la vittoria dei repubblicani laici e anticlericali, la
sconfitta dei conservatori monarchici in diverse successive elezioni, la difficile
accettazione del ralliement voluto da Leone XIII, e infine, ma non ultimo come
importanza, il caso Dreyfus creeranno una svolta nella storia religiosa francese e nei
rapporti tra Chiesa francese e Governo e fra Governo e Santa Sede.
Durante gli anni '80 furono emanate diverse leggi anticlericali (contro la scuola
confessionale, contro gli istituti religiosi e contro le strutture cristiane in genere) che
culminarono con la legge del 1889 che obbligava i seminaristi a svolgere il servizio
militare. Sempre più scarso era l'apporto dei cattolici in sede di Governo, sia perché
l'avvento della Repubblica aveva creato una frattura all'interno del mondo cattolico
(frattura che contrapponeva una maggioranza ancorata al passato e alla fedeltà regalista
e che non vedeva altra possibilità per essere cristiani che essere al contempo
monarchici, e una minoranza che accettava la nuova situazione politica repubblicana),
sia perché i cattolici avevano perso le elezioni del 1881, 1885 e 1889, vedendo così
diminuire l'influsso e il peso da esercitare in sede di decisioni parlamentari.
Di fronte allo sviluppo di una politica di laicizzazione, i cattolici assunsero tre
strategie difensive 2: coloro che si richiamavano ai diritti e ai privilegi della Chiesa in
nome della sua missione divina (posizione intransigente); coloro che, rifacendosi al
diritto comune, invocavano anche per la Chiesa quelle libertà riconosciute per tutti dalla
3
Costituzione (è la posizione assunta dalla maggior parte dell'episcopato francese); infine
coloro, ma erano la minoranza, che accettavano uno stato secolarizzato, dove la Chiesa,
non potendo più contare sulla protezione statale, doveva impegnarsi per formare,
attraverso un'adeguata pastorale, la coscienza dei cittadini e da qui infondere nella
società lo spirito cristiano di giustizia e di carità.
Per combattere efficacemente l'anticlericalismo sorsero soprattutto i primi
quotidiani cattolici popolari dallo stile e dal tono incisivi e vigorosi, ma per lo più
polemici: Le Pèlerin e soprattutto La Croix dei padri Assunzionisti. Questa stampa
"militante" combatte gli avversari, soprattutto la massoneria, il giudaismo e il
protestantesimo. La massoneria era stata denunciata da Leone XIII nell'enciclica
Humanum Genus, e attaccata dall'ambiguo giornalista Léo Taxil con la sua opera
France maçonnique; gli ebrei poi erano considerati, assieme ai protestanti, e ai massoni
i responsabili della persecuzione repubblicana contro la Chiesa (così si esprime Edouard
Drumont nell'opera La France juive, apparsa nel 1886 con un enorme successo di
pubblico). La Croix, nel 1890, affermava pubblicamente di essere il giornale più anti-
ebreo della Francia. L'influenza di questi scritti risvegliava e rafforzava l'antisemitismo
popolare latente nei cristiani.
Ma questa agitazione e il modo di combattere i presunti nemici della Chiesa (tra
l'altro affrontati in modo maldestro, accusati spesso di patto col diavolo o di essere figli
del diavolo) contrastava con la prudenza del papa e della maggior parte dell'episcopato
francese, che volevano salvaguardare il Concordato napoleonico e mantenere buone
relazioni col potere pubblico. Leone XIII, cosciente del posto e dell'importanza
occupato dai francesi nelle missioni all'estero, cercava di riavvicinarsi alla Francia.
Attraverso le sue grandi encicliche (Immortale Dei del 1885 e Libertas del 1888), si
proponeva di ricostruire una società cristiana, ma riconoscendo la distinzione tra potere
civile e potere ecclesiastico, ciascuno "sovrano" nel proprio campo e affermando che la
Chiesa ha ammesso e riconosciuto forme diverse di governo e che la sovranità non è
legata a nessuna forma politica particolare.
La vittoria dei repubblicani moderati nel 1889, che ritenevano pericoloso per la
Repubblica un'aperta rottura con la Chiesa, e l'evoluzione di alcuni rappresentanti
cattolici del Parlamento verso un accettazione del governo repubblicano, favorirono un
riavvicinamento tra la Francia e la Santa Sede. Leone XIII ritenne che fosse venuto il
momento di spingere i cattolici francesi a rinunciare all'idea di poter restaurare una
monarchia cristiana e, attraverso il ralliement, propose l'accettazione della costituzione
repubblicana. Ma il papa dovette vincere le reticenze di molti vescovi e l'opposizione di
4
numerosi laici monarchici. Un segnale di ralliement venne dal vescovo di Algeri, il
card. Lavigerie, che il 12 novembre 1890, accogliendo un gruppo di ufficiali di una
squadra navale, pronunciava un discorso favorevole alle direttive del papa:
L'intervento del Lavigerie non ebbe un'accoglienza favorevole tra coloro che
restavano attaccati alla monarchia o per tradizione di famiglia, o per i sentimenti, o per
la fedeltà, aumentando così il rancore dei repubblicani che accusavano i cattolici di
scarso senso dello Stato. Leone XIII, il 20 febbraio 1892, intervenne in modo diretto
pubblicando l'enciclica Au milieu des sollicitudes, con la quale invitava senza ambiguità
i cattolici francesi ad accettare la costituzione repubblicana, pur cercando di
modificarne la legislazione; e nella lettera ai cardinali francesi, il 3 maggio 1892,
precisava: "Acceptez la République, c'est-à-dire le pouvoir constitué et existant parmi
vous; respectez-là; soyez-lui soumis comme représentant le pouvoir venu de Dieu" 4.
Ma i cattolici monarchici, ormai sempre più meno numerosi ma combattivi, non
desistevano dalle loro idee. Chesnelong, rappresentante al Senato del dipartimento dei
Bassi Pirenei, si vide costretto a sciogliere l'Union de la France chrétienne, da lui
fondata per la difesa della religione e della monarchia, si sottomise, ma rifiutò di negare
il passato. Edouard Drumont, fondatore del quotidiano antisemita La Libre Parole,
cercava di giustificare l'atteggiamento sbagliato del papa, perché anziano e mal
informato. Elise Veuillot ruppe con l'Univers, allineato alla Repubblica, e fondò La
Vérité française. Il giornale La Croix invece, decisamente ultramontano, annunciava la
sua adesione alle volontà di Leone XIII, e, dopo le elezioni del 1893, sostenne alcuni
candidati repubblicani moderati. I numerosi giornali cattolici di provincia, sensibile ai
progressi dell'idea repubblicana nel popolo, accolsero sempre più favorevolmente i
propositi del papa.
5
La politica del ralliement sembrava avere successo. La maggioranza dei vescovi,
preoccupati di salvaguardare il Concordato, parlavano sempre più dell'alleanza tra
fedeltà al governo e fede. E così il riconoscimento dell'alleanza franco-russa, la
partecipazione ai funerali solenni di due presidenti dello Stato uccisi brutalmente, la
commemorazione delle vittime del 1870-71, l'inizio del processo di beatificazione di
Giovanna d'Arco, l'ottavo centenario della prima crociata (Gesta Dei per Francos)
erano segni di un reale riavvicinamento tra Chiesa e Stato. In parlamento, due giovani
ecclesiastici, Lemire e Gayraud, conquistavano la stima dei colleghi, instaurando un
nuovo tipo di presenza a livello di governo. Il rinnovamento della stampa religiosa
vedeva la nascita di molte pubblicazioni cattoliche allineate alla Repubblica.
Alcuni obiettivi dunque erano stati raggiunti: la Repubblica non era più
minacciata dai monarchici, che avevano perso la maggior parte dei seggi parlamentari; i
repubblicani moderati si erano rinforzati. Ma i cattolici allineati alla costituzione
repubblicana, chiusi da una parte dai monarchici e dall'altra dai repubblicani radicali e
anticlericali, nelle elezioni del 1893 conquistarono solo una trentina di seggi 5, forza
insufficiente per poter pensare a formare, secondo le parole di Leone XIII, il partito
degli uomini onesti. Inoltre, all'interno del gruppo cattolico, si agitavano correnti di
pensiero e di azione diversi: da una parte c'era chi pensava ad un partito prettamente
politico allineato alla Repubblica (Jacques Piou) e dall'altra invece chi vedeva in questo
partito uno strumento per delle rivendicazioni religiose (Albert De Mun); da una parte si
pensava ad un movimento cattolico sociale che fosse base per una politica di difesa dei
diritti cattolici (arrivando in tal modo a provocare le proteste popolari contro le leggi
scolari e militari), dall'altra ad un movimento cattolico che agisse unicamente sul piano
sociale per lottare contro le ingiustizie.
Le tensioni non mancavano dunque. Cattolici monarchici e repubblicani radicali
si muovevano per cogliere anche il minimo segnale capace di rompere questa "alleanza"
Chiesa-Stato ricercata da Roma e dalla maggioranza dei parlamentari e che avrà il suo
punto di maggior successo nel governo Méline (1896-1898).
Ma a partire dall'estate del 1898, il caso Dreyfus modificherà progressivamente
la situazione politica a scapito di tutti i cattolici, facendo tramontare per sempre la
politica del ralliement di Leone XIII.
5 Nelle elezioni del 1893, le prime avvenute dopo le consegne di Leone XIII del ralliement, la
Camera contava: a sinistra 49 socialisti e 122 radicali; al centro 311 repubblicani moderati; a
destra, 35 cattolici ralliés e 58 monarchici (cfr. JARRY, L'orientation politique de «La Croix»,
col. 1032).
6
1.2 L'AFFAIRE DREYFUS
7
novembre il ministro dell'Interno pubblicava una nota ufficiale affermando che Dreyfus
era stato condannato giustamente.
Nel frattempo l'affare cominciava ad agitare sempre di più gli animi. La stampa
di destra dava inizio ad una dura campagna contro i partigiani del traître Dreyfus.
Esterhazy, denunciato ufficialmente da Mathieu Dreyfus, chiese di essere
giudicato dal consiglio di guerra. In processo, il ministro Mercier, riaffermava la
colpevolezza del Dreyfus. L'11 gennaio 1898, Esterhazy veniva assolto, mentre il
Picquart, accusato di falso, era internato.
A questo punto la tensione salì, in particolare quando, con l'articolo J'accuse
(ma questo titolo fu dato più tardi dal Clemenceau), Emile Zola denunciava le
incertezze del processo e poneva in questione le responsabilità dello stato maggiore,
accusando il consiglio di guerra di aver assolto l'Esterhazy per un ordine dall'alto.
L'opinione pubblica si divideva, disordini tra dreyfusiani e nazionalisti antisemiti
scoppiano a Parigi, Nancy, Bordeaux, Marsiglia, Algeri, dove i magazzini ebrei sono
saccheggiati al grido di "A morte gli ebrei". Anche gli intellettuali, sulla scia dello Zola,
si mobilitarono. Alla Scuola Normale Superiore, alla Sorbona, alla Scuola des Chartes
si fecero petizioni a favore della revisione del processo. La Lega per la difesa dei diritti
dell'Uomo e del Cittadino, dominata dagli anticlericali, denunciarono la deformazione
clericale data dall'insegnamento congreganista ai capi militari. La stampa radicale
parigina criticò la troppa influenza dei gesuiti sui generali dell'esercito. L'Affaire ormai
si politicizzava ed anche i parlamentari cominciavano ad assumere posizioni.
Il 30 agosto 1898 il colonnello Henry, succeduto a Picquart in qualità di capo del
servizio di controspionaggio, riconosceva di aver falsificato le carte principali che
accusavano Dreyfus e il giorno dopo si suicidava. E mentre il governo tergiversava
ancora prima di iniziare il processo di revisione, la stampa antidreyfusiana si scatenava
contro il falso patriottismo di coloro che tendevano a difendere Dreyfus. La maggior
parte dei cattolici si dichiarava antidreyfusiana. La Croix, che dopo la confessione e il
suicidio del colonnello Henry continuava ad opporsi alla revisione del processo, si
mostrava comunque più cauta sul pericolo ebreo e reclamava piuttosto un uomo forte al
potere in un momento in cui il caso si stava politicizzando in modo pericoloso per i
cattolici. Non mancarono gli incidenti, voci di complotti si fecero sempre più insistenti.
Così il 22 giugno 1899 si costituì attorno a Waldeck-Rousseau un governo di
difesa repubblicana, che in alcune settimane mise fine alle agitazioni nazionaliste e
antisemite. Il 9 settembre il tribunale di Rennes però condannava nuovamente Dreyfus,
ma Waldeck-Rousseau riuscì a farlo graziare dal presidente della Repubblica.
8
L'opinione anticlericale incitò allora il Primo Ministro a punire le congregazioni,
vero capro espiatorio dell'Affaire. La politica di riavvicinamento suscitata del ralliement
subì un colpo mortale; il caso Dreyfus aveva risvegliato quell'anticlericalismo,
assopitosi ma mai del tutto debellato, che aveva caratterizzato gli inizi della IIIa
Repubblica.
9
2 - LA CONGREGAZIONE DI BÉTHARRAM
ALL'INIZIO DEL XX SECOLO
Alla morte del fondatore, san Michele Garicoïts, nel 1863, la Congregazione dei
Preti del Sacro Cuore di Gesù, originaria di Bétharram, nell'attuale dipartimento dei
Pirenei Atlantici, non lontano da Lourdes, viveva uno dei suoi momenti più difficili, se
non drammatici, che poteva compromettere l'ideale e l'opera del suo fondatore.
Il debole generalato di p. Jean Chirou (1863-1873), meritevole comunque per
aver saputo con pazienza e sofferenza tener viva la tensione verso quel tipo di vita
voluto dal fondatore, rischiava di far perdere lo slancio e il dinamismo alla giovane
Congregazione, ferma alla conservazione piuttosto che all'espansione dell'opera e
dell'ideale di san Michele.
Ma d'altronde non è inesatto affermare che gran parte in causa l'ebbe il vescovo
di Bayonne, mons. François Lacroix, per 40 anni (1838-1878) sulla sede episcopale di
Bayonne, e dal quale dipendeva la Congregazione.
Infatti il vescovo non volle mai, se non solo alla fine della sua vita, che la
Congregazione venisse riconosciuta ufficialmente da Roma. In più di una occasione
fece capire le sue intenzioni e una volta disse espressamente che i membri della
comunità non dovevano formare un corpo di religiosi, ma una società puramente
diocesana. Ogni tentativo contrario era solo l'effetto di una santa illusione 6.
Così alla morte di san Michele, la Congregazione rimaneva una società di preti
di diritto diocesano, senza alcuna approvazione da parte di Roma e sottomessa
direttamente alla giurisdizione episcopale. Tutto questo creava solo disordini ed
equivoci, specialmente sul significato e sulla durata dei voti religiosi, obbligatori
secondo quanto aveva sempre insegnato il fondatore, ma facoltativi, come indicava il
10
vescovo nelle Costituzioni imposte nei giorni seguenti la morte di san Michele
(Costituzioni che non prevedevano nemmeno una amministrazione autonoma; cose
queste che sancivano la morte dell'opera voluta da san Michele!). Inoltre, a rafforzare la
confusione e il disagio fu la presenza di comunità che, già dai tempi del fondatore,
erano state fondate fuori dalla diocesi di Bayonne, dunque non sottomesse
giuridicamente all'autorità di mons. Lacroix, ossia le comunità argentine e uruguagie,
che seppero più di ogni altra tener viva la memoria e l'ideale di vita religiosa. 7
Da una parte dunque l'obbedienza nei confronti del vescovo (sempre affermata e
insegnata da san Michele) e dall'altra la fedeltà all'ideale del fondatore, unita al
desiderio di veder riconosciuta e approvata da Roma la società dei padri betharramiti,
creava una situazione apparentemente inestricabile. Certamente se il numero di coloro
che lasciarono la Congregazione in questi anni fu relativamente basso, ciò fu dovuto
all'opera mediatrice di p. Chirou, secondo superiore generale, e al ricordo e alla
venerazione verso il padre fondatore, la cui personalità e spiritualità segnavano e
marcavano ancora i cuori e le menti dei religiosi, specialmente di quelli anziani.
Fu grazie all'opera di p. Auguste Etchécopar, dapprima come segretario generale
(1863-1872), poi come vice-generale (1872-1873) e infine soprattutto come terzo
superiore della Congregazione (1873-1897), se la Congregazione stessa ha potuto
sopravvivere e veder trionfare il progetto di san Michele.
Tre furono sostanzialmente gli obiettivi che p. Etchécopar si propose durante il
suo lungo generalato.
Dapprima l'approvazione da parte della Santa Sede della Congregazione e delle
sue Costituzioni. Non fu opera facile. Scrive il Duvignau 8:
7 Ed è proprio dal Sudamerica che verranno le proteste più esplicite. P. Miéyaa, in una nota
della Correspondance di san Michele (pag. 293 del I volume), riporta quella di P. Larrouy:
L'esprit du fondateur est éteint, sa pensée anéanti; on a tout changé pour le fond et pour la
forme.
8 DUVIGNAU, L'homme au visage de lumière, pag. 66.
11
Questo intervento del cielo è tanto sorprendente quanto semplice. Viveva nel
Carmelo di Pau, una giovane suora palestinese, suor Maria di Gesù Crocifisso, dotata di
grazie e doni particolari 9. Ora, il 2 e il 4 maggio 1875 questa suora ricevette in estasi, in
due riprese, il messaggio seguente: il Signore chiede che vengano inviati a Roma due
padri con le regole di Bétharram e che il vescovo si sbrighi ad inviare le regole a Roma
perché questo è il tempo favorevole.
P. Etchécopar era tenuto al corrente di questi avvenimenti da p. Estrate, direttore
spirituale del Carmelo. Il vescovo, mons. Lacroix, fortemente impressionato dalle
visioni della carmelitana, questa volta non ci pensò due volte a scrivere la lettera di
presentazione della Congregazione indirizzata al papa. E Duvignau commenta: "Pour
qui connaît Mgr. Lacroix ce retournement tenait manifestement du prodige" 10.
Suor Maria aveva visto giusto. I due sacerdoti inviati a Roma con le regole della
Congregazione e con la lettera di presentazione del vescovo il 22 maggio si
incontravano nella chiesa di Santa Maria sopra Minerva con il domenicano p. Bianchi,
postulatore generale dei domenicani e uno dei consultori della Congregazione dei
Vescovi e Religiosi, il quale si impegnò a presentare e a far esaminare il testo delle
regole. Due mesi dopo Pio IX, con un decreto della Congregazione suddetta, in data 30
luglio 1875, lodava e raccomandava l'Istituto di Bétharram posto d'ora in avanti sotto la
protezione della Santa Sede. Il passo più difficile era compiuto.
9 Gli atti del processo di canonizzazione (la religiosa è stata beatificata nel 1983) riconoscono,
in base alle testimonianze, dieci doni carismatici: estasi, lievitazioni, stigmate, trasverberazione
del cuore, apparizioni, profezie, conoscenze misteriose, bilocazioni, possessioni angeliche,
poesia (suor Maria non aveva ricevuto alcuna istruzione ed era analfabeta). Cfr. BRUNOT, La
piccola araba, pagg. 44-87.
10 DUVIGNAU, op. cit., pag. 68.
11 DUVIGNAU, op. cit., pag. 73.
12 BOURDENNE, B., Vie et Lettres du R. P. Michel Garicoïts, Vignancour, Pau 1878.
12
1878 e il 1879, incoraggiato da mons. Ducellier, nel frattempo succeduto a mons.
Lacroix, e dallo stesso Leone XIII (incontrato in dicembre), dava inizio ai preparativi
per introdurre la causa di beatificazione del fondatore (il decreto d'Introduzione della
Causa arriverà solo nel 1899, due anni dopo la sua morte).
Infine terzo punto del programma del Superiore Generale, quello decisamente
più importante, fu l'opera di consolidamento spirituale e materiale della Congregazione
e delle sue diverse opere. Dopo anni di delusioni e di smarrimento, era necessaria una
svolta per riprendere la via tracciata dal fondatore, per ricostruire l'edificio spirituale a
partire dalle fondamenta poste da san Michele.
Elle [l'action du Père Etchécopar] s'est étendue à tous les détails des
oeuvres apostoliques de son Institut, à tous les détails de sa vie
intérieure, afin d'orienter oeuvres apostoliques, vie intérieure, dans
l'esprit du saint fondateur, afin de tout pénétrer de cet esprit qui, pour
lui, était l'esprit même de Dieu, la formelle volonté du Coeur de Notre
Seigneur Jésus-Christ. A cette oeuvre, que l'on pourrait appeler de
profonde et intense concentration spirituelle, qui aurait pour corollaire
naturel un rayonnement apostolique propre à ses enfants, le Père
Etchécopar s'est appliqué avec une extraordinaire énergie. 13
Il Capitolo Generale del 1897 elesse come nuovo Superiore della Congregazione
Victor Bourdenne, nativo di Buzy (Pirenei Atlantici, 1841), già maestro dei novizi,
direttore del collegio di Bétharram e Assistente Generale di p. Etchécopar.
Durante i suoi dodici anni di generalato la Congregazione visse un secondo
momento drammatico, ma che mai questa volta ne mise in crisi l'esistenza. Le solide
basi poste da p. Etchécopar rappresentavano una sicurezza contro ogni tentativo di
scioglimento, fosse pure quello intentato dall'anticlericalismo di Stato di Combes.
13
Agli inizi del secolo la Congregazione era presente nella diocesi di Bayonne
(dipartimento dei Bassi Pirenei, oggi Pirenei Atlantici), a Buenos Aires, Rosario e
Montevideo in Sudamerica, e a Betlemme in Palestina, e poteva contare su 11
residenze, di cui 7 Collegi (Bétharram, Orthez, Bayonne, Oloron, Buenos Aires,
Rosario e Montevideo). Il numero dei religiosi professi si aggirava sui 250 circa.
Nella diocesi di Bayonne la Congregazione comprendeva queste diverse opere.
Il centro della Congregazione è il santuario mariano di Bétharram, a circa
quindici chilometri da Lourdes (all'estremo est della diocesi bayonense), costruito nel
XVII secolo su una cappella preesistente del XIII secolo. Annesso al santuario c'è
quello che ancora oggi è chiamato il monastero, antica sede dei cappellani del santuario
stesso. Con la rivoluzione francese, i cappellani sono costretti a lasciare l'edificio, che,
di lì a poco, viene acquistato dalla diocesi per farne il Seminario Maggiore. Ed è in
questa sede che don Michele Garicoïts arrivava nel 1825 in qualità di docente, dapprima
di filosofia, poi di teologia e di Sacra Scrittura, nonché con l'incarico di economo, cui si
sarebbe aggiunto quello di rettore. Quando a partire dal 1831, il vescovo decise di
trasferire i seminaristi nella città di Bayonne per essere più vicini alla sede episcopale,
don Michele rimase solo, "superiore di quattro mura" e qui, dopo l'illuminante ritiro
spirituale condotto a Tolosa sotto la guida del gesuita p. Leblanc, maturò l'idea di
fondare la sua opera, sostenuto dal suo vescovo, mons. d'Arbou.
Una delle più importanti concretizzazioni dell'attenzione del fondatore per
l'educazione dei giovani è la nascita nel 1837 della scuola elementare Notre Dame a
Bétharram, scuola che dieci anni dopo, con l'aggiunta dei corsi superiori, diverrà
Collegio. Tale opera, costruita ai bordi del Gave su terreni in parte donati dalla diocesi e
in parte acquistati da p. Garicoïts e da p. Etchécopar, sarà il vanto della Congregazione.
Al momento dell'espulsione il Collegio contava 300 studenti e un corpo professorale
composto di 24 professori (di cui due religiosi fratelli).
Accanto al complesso di Bétharram, i betharramiti gestivano anche il Collegio
Moncade di Orthez, fondato nel novembre del 1849 e il Collegio Sainte Marie di
Oloron (aperto nel 1855). Inoltre, nel 1874 mons. Lacroix affidò alla Congregazione il
Collegio Saint Louis de Gonzague di Bayonne. Questi tre collegi, raggruppavano, nel
1903 prima dell'espulsione, più di 400 studenti e 29 religiosi betharramiti (coadiuvati da
sacerdoti diocesani ed anche da laici).
Oltre a queste opere di carattere scolastico ed educativo, ai padri betharramiti era
stato affidato il servizio religioso nel santuario mariano di Sarrance, sulla strada che da
Pau conduce in Spagna, antica chiesa con annesso un monastero un tempo dei
14
cistercensi, e il servizio nella chiesa San Luigi Gonzaga di Pau. Infine i betharramiti
avevano la cappellania delle Servantes de Marie di Anglet, il cui fondatore, p. Cestac,
era stato compagno di studi di Michele Garicoïts.
Accanto a queste opere stabili, buona parte dei religiosi, raccolti in particolar
modo nella casa-madre di Bétharram, era impegnata nelle missioni popolari e nella
predicazione. Si può giustamente affermare che la Congregazione dal punto di vista
dell'apostolato era in fondo impegnata su due fronti: l'insegnamento scolastico e le
missioni popolari.
Una cosa che subito appare evidente è l'esiguo numero delle comunità e dei
religiosi, soprattutto se si pensa che nel 1903 siamo a quarant'anni esatti dalla morte del
fondatore. Diversi sono i fattori che hanno contribuito a tale esiguità. Non è il luogo per
elencarli tutti. Mi limito ai due che mi sembrano quelli determinanti.
Certamente prima di tutto il ritardo con cui la Congregazione ha ricevuto
l'approvazione romana (1875), cosa che per dodici anni, quelli seguiti alla morte del
fondatore, ha bloccato ogni iniziativa, impedendo un possibile sviluppo geografico della
società.
Ma questo non basta, se è vero che dopo l'approvazione le cose non sono di
certo cambiate. Un fattore che penso abbia contribuito in larga parte a creare la
situazione sopra descritta è una certa mentalità ristretta, chiusa, non aperta ad un
carattere più universale, di cui non furono esenti nemmeno i superiori maggiori,
mentalità che si può bene illustrare con alcuni dati statistici: fino al 1903, forse per una
certa difficoltà ad accettare vocazioni che non fossero francesi, non ci si preoccupò
affatto di ricercare vocazioni americane (in quasi cinquant'anni di presenza in
Sudamerica, 1856-1903, furono solo tre le vocazioni americane 14) e, se si eccettua la
fondazione di Betlemme nel 1879 e quella di Rosario in Argentina nel 1899, non ci
furono altre fondazioni. In Francia una fedeltà forse troppo "letterale" al carisma del
fondatore, che imponeva l'obbedienza al vescovo, fu tradotta concretamente nella
fedeltà all'unico vescovo di Bayonne e ciò impedì da una parte una propagazione
dell'opera anche ad altre diocesi (la prima residenza fuori dalla diocesi di Bayonne
venne aperta solo negli anni Venti) e dall'altra la presa di coscienza di una piena
autonomia (di fatto tutte le opere aperte fino al 1903, almeno quelle francesi, non furono
oggetto di una scelta autonoma da parte dei Superiori e dei loro Consigli, scelta vagliata
dopo attento esame della situazione e in risposta ad esigenze concrete, ma sempre per
14 Per dovere di completezza, occorre precisare che queste tre vocazioni venivano da emigranti
francesi, originari di nascita della diocesi di Bayonne.
15
certi versi furono imposte da altri, che fossero i vescovi bayonensi o lo stesso papa,
come nel caso della fondazione di Asuncion nel 1904).
Questa situazione ebbe i suoi riflessi anche nel governo della Congregazione,
fortemente centralizzato, non essendoci alcuna suddivisione ulteriore (la suddivisione in
Province nascerà nel 1947, ed anche in questo caso solo per intervento della Santa
Sede). Ogni superiore locale rispondeva direttamente al Superiore Generale, dal quale
dipendeva in modo decisivo tutta l'opera di san Michele, fino ad arrivare a determinare
gli orari di ciascuna comunità, i compiti di ciascun religioso e perfino se si dovesse
servire il caffè zuccherato o no nei giorni di festa.
Ma nell'ora difficile dell'espulsione, tutto questo ebbe anche il suo lato
decisamente positivo. Il numero esiguo dei religiosi e delle comunità in Francia e la loro
presenza nella sola diocesi di Bayonne, situata per di più presso un confine di Stato,
renderà infatti meno difficoltoso e meno arduo il cammino d'esilio imposto dallo Stato.
A differenza di altre Congregazioni, ben più numerose in fatto di religiosi e di
residenze, la Congregazione di Bétharram poté operare più concordemente e più unita
secondo un piano stabilito per affrontare l'avversità presente.
16
3 - LA LEGGE DEL 1 LUGLIO 1901
E LE PRIME DECISIONI PRESE DALLA
CONGREGAZIONE
Salito al potere come governo di difesa repubblicana per porre fine ai disordini
causati dall'Affaire Dreyfus, Waldeck-Rousseau inizierà una vigorosa offensiva contro il
clero regolare. Combes, successo a Waldeck-Rousseau, porterà a termine l'opera del
predecessore, ma andando oltre, per minare il cattolicesimo stesso, colpendo dapprima i
religiosi, poi l'insegnamento libero ed infine ponendo le basi per la separazione tra Stato
e Chiesa. L'odio antireligioso di numerosi radicali e di alcuni socialisti, che raggiunge in
questi anni il suo culmine, è bene espresso dall'intervento alla Camera il 10 aprile 1905
del deputato Maurice Allard:
17
Sul caso Dreyfus, il nuovo presidente del Consiglio si mostrò subito deciso.
Alcuni generali, qualche funzionario compromesso, alcuni capi del complotto vennero
arrestati, processati e condannati. Questa azione repressiva, portata avanti con molta
discrezione, lasciava però in libertà molti altri colpevoli. Ma se Waldeck-Rousseau
minimizzava le responsabilità dei militari e dei politici, al contrario esagerava le
responsabilità clericali fino a farle passare in primo piano, come se l'arresto, la
condanna e la deportazione del Dreyfus fossero unicamente dovute al mondo cattolico.
Contro le Congregazioni religiose, Waldeck-Rousseau si faceva forte di questi
argomenti. Egli era preoccupato anzitutto che ci fosse uno Stato forte e giuridicamente
fondato. Per lui il ruolo decisivo giocato dalle Congregazioni sul piano nazionale si
spiegava proprio per la mancanza di queste prerogative, per l'assenza cioè dello Stato.
L'Ancien Régime trattava le Congregazioni a suo piacimento, riconoscendole,
sopprimendole, raggruppandole. Napoleone I non le aveva riconosciute, ma nemmeno
le aveva menzionate nel Concordato negoziato con Pio VII. Nel frattempo, esse, in
mancanza di una legislazione, si erano sviluppate numericamente, grazie alla tolleranza
dei governi clericali del Secondo Impero e dell'Assemblea nazionale, accumulando beni
immensi, resistendo alle leggi fiscali, scendendo in campo politico per fare propaganda
elettorale, formando la gioventù in uno spirito di controrivoluzione, rompendo così
l'unità morale del paese. Per Waldeck-Rousseau il caso Dreyfus allora aveva aperto gli
occhi al governo, riconoscendo che contro le Congregazioni non esisteva alcun mezzo
di difesa, mentre contro il clero secolare lo Stato aveva dalla sua parte il Concordato
napoleonico. Per Waldeck-Rousseau bisognava dunque porre fine a questa specie di
stato nello Stato, bisognava allargare ai religiosi ciò che già esisteva per i preti
diocesani.
18
da fare contro le decisioni del governo francese ed invitava gli Assunzionisti ad
abbandonare la direzione del giornale. Il card. Richard, colpevole di aver fatto visita ai
Padri Assunzionisti per testimoniar loro la simpatia e l'appoggio dell'episcopato, venne
biasimato dal presidente del Consiglio. A sei Vescovi che avevano protestato contro lo
scioglimento della Congregazione venne tolto lo stipendio. Nell'aprile del 1900
Waldeck-Rousseau rendeva noto di voler togliere ai religiosi gli incarichi che il
Concordato assegnava al clero secolare, ricordando ai vescovi il divieto per i membri
delle Congregazioni non autorizzate di predicare nelle Chiese con il pretesto delle
missioni ed invitandoli a sostituire nei seminari maggiori i membri delle Congregazioni
insegnanti non autorizzate con il clero diocesano.
Ma le mire di Waldeck-Rousseau, come abbiamo detto, erano di inquadrare le
Congregazioni nella legislazione. Finora l'esistenza legale di ogni tipo di associazione
era regolata dall'articolo 291 del Codice penale, che subordinava ad una autorizzazione
del governo la costituzione di una associazione di più di venti persone. Di questo
articolo Waldeck-Rousseau si era servito, unico caso finora, per sopprimere una
Congregazione, quella degli Assunzionisti. Della autorizzazione beneficiavano in quel
momento 909 Congregazioni femminili e solo 5 maschili (Fratelli delle Scuole
Cristiane, Lazaristi, Missioni Estere, Padri del Santo Spirito, Sulpiziani): tutte le altre
Congregazioni erano solo tollerate. Il progetto del presidente del Consiglio prevedeva
uno statuto liberale per le associazioni in genere, da cui erano però escluse quelle
associazioni che avevano la loro sede all'estero o che non riconoscevano i diritti
dell'uomo e del cittadino, ossia le Congregazioni religiose, che dovevano essere
sottomesse ad una autorizzazione del Consiglio di Stato. In questo modo, la stessa legge
garantiva misure liberali per le associazioni laiche, mentre sottoponeva a misure
d'eccezione le Congregazioni religiose; o, detto in altri termini, la stessa legge, come
vedremo, se da una parte permetterà la libertà a tutte le associazioni, dall'altra darà allo
Stato la facoltà di negarla alle Congregazioni.
L'idea di Waldeck-Rousseau 17 infatti era di controllare, con una legge, le
Congregazioni, che finora erano escluse dal regime concordatario. Ma la commissione
17 Sulle reali intenzioni del Waldeck-Rousseau nei confronti della Chiesa e delle
Congregazioni religiose in particolare gli storici non sembrano essere unanimi; Dansette e
Méjan sono abbastanza clementi nei suoi confronti, facendo ricadere su Combes l'accusa di aver
stravolto il progetto originario del Rousseau; Mellor invece dedica un capitolo del suo libro
(citato in bibliografia) su L'Enigme de Waldeck-Rousseau (pagg. 347-350), concludendo che sul
piano politico era certamente un anticlericale affermato, mentre sul piano religioso "il était trop
irréligieux pour être antireligieux... un Waldeck-Rousseau ne fut pas un sectaire: il fut de son
temps".
19
incaricata di esaminare il progetto, presieduta dal Combes, volle in realtà distruggerle:
infatti essa sostituì all'autorizzazione per decreto del Consiglio di Stato una
autorizzazione legale da richiedere al Parlamento entro tre mesi (trasformando così ogni
volta la domanda di autorizzazione in una questione politica), aggiungendo inoltre il
divieto di insegnare a coloro che facevano parte di una Congregazione non autorizzata.
Malgrado l'opposizione dei moderati che chiedevano la tolleranza anche per gli
intolleranti, il progetto così modificato e accettato dal governo, divenne legge il 1°
luglio 1901, dopo aver raccolto alla Camera 303 voti contro 224.
20
dalle urne si mostrava animata da uno spirito più aggressivo. Waldeck-Rousseau, ormai
già gravemente malato, si ritirava dalla scena politica e, come suo successore, designava
Emile Combes, che tradirà le sue intenzioni, passando dalla difesa repubblicana alla
controffensiva anticattolica.
21
stesso giorno di sabato, la servile maggioranza ha approvato con 169
voti contro 93, il complesso del disegno di legge. 20
22
fondare nessuna nuova residenza senza un previo decreto del Consiglio di Stato (art.
13).
L'art 14 vieta ai religiosi di una Congregazione non autorizzata di dirigere,
direttamente o per interposta persona, le scuole di ogni ordine e grado, e di insegnarvi.
In questo modo venivano colpite soprattutto le Congregazioni insegnanti e veniva
minacciato tutto l'insegnamento libero.
Tutte le Congregazioni che si sono formate senza autorizzazione saranno
dichiarate illecite e i suoi membri perseguibili legalmente; le pene saranno raddoppiate
per i fondatori e amministratori (art. 16). Così una legge che proclamava e doveva
garantire una nuova libertà per le associazioni in genere, in realtà restringeva la libertà
dei religiosi arrivando a creare un nuovo tipo di delitto, il delitto di congregazione.
L'art. 18 stabilisce che le Congregazioni esistenti al momento della
promulgazione della legge, qualora non siano già state in passato autorizzate o
riconosciute, devono, nel giro di tre mesi, presentare una domanda di autorizzazione, in
mancanza della quale, scaduti i termini, esse saranno a pieno titolo sciolte. La stessa
sorte toccherà a quelle Congregazioni la cui domanda verrà respinta. I beni delle
Congregazioni sciolte verranno messi in liquidazione da un liquidatore nominato dal
tribunale.
Un decreto ministeriale emanato lo stesso giorno della promulgazione della
legge sulle associazioni 22 stabiliva le modalità essenziali circa la domanda di
autorizzazione da parte delle Congregazioni. Essa doveva contenere due esemplari degli
statuti della Congregazioni, un elenco dei beni mobili ed immobili, lo stato di tutti i suoi
membri; doveva inoltre indicare lo scopo della Congregazione e gli stabili che essa
occupava o aveva in proprietà. Queste disposizioni, assieme ad altre relative alla
liquidazione dei beni delle Congregazioni non riconosciute, verranno meglio precisate
da due decreti regolamentari datati 16 agosto 1901 23.
23
La lotta contro le congregazioni, per la riforma dell'insegnamento e per la
separazione della Chiesa dallo Stato, avviata all'inizio della IIIa Repubblica, rafforzata
dal governo di Waldeck-Rousseau, era ora ripresa in modo nuovo e decisivo dal
governo di Emile Combes.
Questo dottore in medicina, nativo di Castres, aveva studiato in seminario, ma
non era mai stato ammesso al suddiaconato dai suoi superiori. Una volta perduta la fede,
si era sposato ed aveva intrapreso la carriera in medicina. Divenuto sindaco radicale
della sua città natale, aveva scalato il potere politico fino a diventare senatore, ministro
della Pubblica Istruzione nel governo Bourgeois e presidente, sotto Waldeck-Rousseau,
della commissione incaricata di studiare il progetto di legge sulle associazioni.
Se il suo cattolicesimo era stato intransigente fino ad arrivare a dire che "La
révolution qui a commencé par la Déclaration des Droits de l'Homme ne finira que par
la Déclaration des Droits de Dieu", non meno intransigente e radicale fu il suo
anticattolicesimo. Una volta raggiunta la presidenza del Consiglio, sembrava che suo
unico scopo fosse quello di affondare la Chiesa ed in particolare le Congregazioni
religiose. Al moderato Ribot che gli faceva notare che non si può ridurre la politica di
un grande Paese come la Francia alla sola lotta contro le Congregazioni, Combes
rispondeva: "Je n'ai pris le pouvoir que pour cela" 25.
Se Waldeck-Rousseau aveva voluto la legge del 1° luglio 1901 per impedire che
le Congregazioni religiose formassero uno stato nello Stato, Combes, fin dal suo arrivo
al potere, trasformava la legge in uno strumento per distruggere l'insegnamento
congreganista e poi le Congregazioni stesse.
Più di 2500 scuole fondate prima della legge del 1901 costituivano degli stabili
non autorizzati di congregazioni autorizzate. Waldeck-Rousseau aveva garantito che per
queste non era applicabile la legge del 1901, ma quella sulla scuola elementare del
1886. Forti della parola data dal presidente del Consiglio, queste congregazioni non
avevano fatto nessuna richiesta di autorizzazione. Combes, andando oltre alla parola
data dal suo predecessore, decise di chiudere con un solo colpo tutte queste scuole.
A nulla valsero le proteste di Waldeck-Rousseau e del nunzio: Combes era
deciso a chiuderle ancor prima della fine dell'anno scolastico. La maggior parte delle
scuole si sottomise per non aggravare la sorte delle Congregazioni da cui dipendevano. I
maggiori disordini scoppiarono in Bretagna, dove la gente del luogo cercò di difendere i
religiosi innalzando anche delle barricate. Combes reagirà vietando ai preti di usare la
lingua bretone. In Parlamento, alle varie proteste, il presidente del Consiglio risponderà
24
che la sua opera è "à peine ébauchée... Il ne sera pas dit que l'enseignement
congréganiste continuera son oeuvre néfaste" 26.
Nell'ottobre del 1901, il vescovo di Nizza organizzò tra l'episcopato una raccolta
di firme di protesta, che raccolse 74 adesioni (solo 5 vescovi rifiutano di firmare per non
esasperare la lotta). I firmatari deploravano l'atteggiamento del Governo, temevano il
vuoto lasciato dalla soppressione dalle Congregazioni di carattere assistenziale e
caritativo, riconoscevano che con Leone XIII la Repubblica non aveva ormai più nulla
da temere dal clero 27. Combes non si lasciò commuovere e colpì uno ad uno i firmatari
della protesta sopprimendo il loro stipendio.
Nel frattempo 11.000 opere ospedaliere o scolastiche non autorizzate di
Congregazioni autorizzate avevano depositato la loro domanda. Combes ottenne dal
Consiglio di Stato di rinunciare ad esaminare una ad una le richieste, negò
l'autorizzazione e si apprestava a chiudere tutti i suddetti stabili nel corso del 1903.
Restavano solo le Congregazioni non autorizzate, che finora erano tollerate;
anche queste avevano fatto richiesta di autorizzazione. Waldeck-Rousseau aveva
stabilito che fossero tutte e due le Camere a decidere di accordare o rifiutare
l'autorizzazione. Combes ancora una volta riuscì a cambiare le regole del gioco,
obbligando il Consiglio di Stato a pronunciarsi, con un decreto del 28 novembre 1901,
in senso contrario al progetto di Waldeck: il voto negativo di una sola delle due Camere
bastava per rifiutare il diritto di esistenza.
Inoltre, per evitare che il Senato, meno fedele alle sue idee, si pronunciasse sui
casi più importanti, Combes di propria iniziativa trasmetterà alla Camera dei deputati 54
domande di Congregazioni maschili, suddivise in tre categorie: 25 Congregazioni
"insegnanti", 28 "predicanti" e una "commerciante" (i Certosini). Categorie
assolutamente arbitrarie: Congregazioni missionarie erano unite a Congregazioni
insegnanti, quelle di carattere ospedaliero erano mescolate con quelle insegnanti; di
queste faceva parte anche l'Oratorio che non era nemmeno una Congregazione religiosa,
non avendo voti e dipendendo direttamente dai vescovi. Ma Combes queste differenze
non le capisce di certo, ciò che per lui è importante è che "le congréganiste a perdu, en
entrant dans la congrégation, le droit de se réclamer des libertés reconnues aux
membres de la société civile" 28. E così malgrado l'opposizione parlamentare dei
25
moderati, le domande di autorizzazione vennero rigettate in blocco nel marzo del 1903
(tra queste Congregazioni c'era anche la Congregazione dei padri di Bétharram). 29
Altre 390 domande di autorizzazione da parte di Congregazioni femminili non
autorizzate erano state depositate. Combes ne trasmetterà alla Camera 81, relative a
Congregazioni chiamate "insegnanti", che in giugno saranno rifiutate con un solo voto.
Al Senato invece Combes farà pervenire 6 domande di Congregazioni maschili che
dovevano essere giudicate singolarmente: per 5 di esse il suo parere è favorevole (i
Padri Bianchi, Le Missioni Estere di Lione, i Cistercensi, i Trappisti, i Fratelli di san
Giovanni di Dio); per queste Congregazioni continuerà il regime di tolleranza, dato che
il Senato non arrivò mai a pronunciarsi. Il 4 luglio 1903 invece fu rifiutata
l'autorizzazione ai Salesiani
29 Le domande delle Congregazioni "insegnanti" vennero respinte il 18 marzo, dopo otto ore di
seduta, con 300 voti favorevoli contro 257; le domande delle Congregazioni "predicanti" furono
respinte il 24 marzo con 304 voti contro 256; quella dei Certosini infine venne respinta il 26
dello stesso mese con 322 voti contro 222; per questi dati e per la lista completa delle
Congregazioni soppresse cfr. Civiltà Cattolica X (1903) 102 e 228.
30 KERLEVEO, Régime légal des Congrégations en France, pag. 126.
26
divino. I militari giunti sul luogo solo con la forza riuscirono a trascinare fuori dal
monastero i religiosi, mentre la gente intonava il Parce Domine.
I religiosi delle Congregazioni sciolte trovarono per lo più un rifugio all'estero,
dove poterono continuare la vita religiosa. Molti però rimasero in Francia,
disperdendosi e rinunciando alla vita comune o secolarizzandosi (facendosi diocesani):
in questo modo pensavano di continuare come diocesani quelle opere di cui era
impossibile la direzione come religiosi.
Combes accettava la secolarizzazione, ma non quando questa diventava un modo
per far sopravvivere la Congregazione. Nell'aprile 1903 inviò a tutti i vescovi una
circolare nella quale li obbligava a far chiudere le cappelle ancora aperte e gestite da
religiosi e a vietare di scegliere predicatori tra i religiosi. La maggior parte dei vescovi
protestò, ad alcuni venne tolto lo stipendio; altri, come il vescovo d'Albi, cercarono di
accontentare le parti, invitando i religiosi a limitarsi a chiudere le porte delle cappelle
che davano sulla strada.
Caso singolare fu quello di Lourdes. Il Consiglio del Dipartimento infatti,
radicale ma anche preoccupato di difendere il commercio locale legato al santuario,
chiese al Presidente del Consiglio di risparmiare Lourdes. Combes era sorpreso di tutte
queste difficoltà e opposizioni; i suoi anni passati in seminario gli avevano dato solo
una conoscenza superficiale della realtà religiosa del Paese.
Ma imperterrito, il Presidente del Consiglio volle portare a termine la sua opera.
Nel giugno 1903 alla Camera iniziava la discussione su un progetto di legge che
doveva impedire a tutti i religiosi secolarizzati l'insegnamento nel comune dove
insegnavano prima della secolarizzazione: un modo per evitare così che i religiosi
secolarizzati continuassero quelle opere che gestivano prima dello scioglimento della
Congregazione. Questa proposta di legge passerà alla Camera dei deputati, ma non al
Senato.
Dopo la scomparsa delle Congregazioni non autorizzate, Combes si propose
infine di escludere tutti i religiosi dall'insegnamento. Nell'ottobre 1903 più di 10.000
scuole tenute da religiosi erano già state chiuse (ma di queste, poco meno di 6.000
saranno riaperte sotto la direzione di secolarizzati). Restavano le scuole appartenenti
alle poche Congregazioni autorizzate o tollerate (queste ultime erano le Congregazioni
che non avevano in alcun modo fatto domanda di autorizzazione): la legge del 7 luglio
1904 non lascerà scampo nemmeno ad esse.
I beni delle Congregazioni sciolte in forza delle leggi del 1901 e del 1904
appartenevano di diritto allo Stato, che li confiscò e li mise in vendita. Ma una massa
27
così enorme di stabili e residenze messe d'un colpo solo sul mercato, una certa
corruzione, le censure ecclesiastiche che colpivano gli acquirenti scoraggiandoli a
comprare faranno scendere il prezzo di vendita fino ad un decimo del loro valore reale.
Così, se nel 1906 1/6 dei beni era stato messo in vendita, si raccolsero solo 32 milioni di
franchi (su una stima iniziale di un miliardo), dei quali 17 erano stati assorbiti dalle
spese necessarie per l'intera operazione. Lo Stato, malgrado le previsioni iniziali, non
riuscì a trarre quel vantaggio economico desiderato.
Il progetto di Combes verrà portato a termine dal suo successore, Briand, e dalla
legge del 1905 sulla separazione tra Stato e Chiesa.
Il primo accenno alle leggi che si stavano discutendo alla Camera a Parigi e alle
possibili conseguenze per la Congregazione lo abbiamo nei resoconti del Consiglio
Generale in data 28 novembre 1900 31. In questa occasione non venne presa nessuna
decisione, se non quella di consultarsi con alcuni avvocati amici di Pau.
Tre settimane dopo, il 16 gennaio 1901, lo stesso Consiglio esaminava quelle
che potevano essere le precauzioni da prendere contro la legge in discussione a Parigi.
E' evidente che i Superiori attendevano gli esiti della discussione parlamentare. Ancora
il 12 marzo, nel suo diario, p. Bourdenne si domandava che cosa fare in vista della
confisca.
Le notizie che venivano dalla capitale non erano comunque rassicuranti.
28
C'era quasi il presentimento che il Parlamento voterà prima o poi la legge contro
le Congregazioni.
29
ad una attenta riflessione sugli avvenimenti presenti ed auspicava che Governo francese
e Santa Sede potessero, attraverso un nuovo Concordato, regolare la situazione dei
religiosi in rapporto allo Stato, per il bene della religione, della società e della nazione.
In quest'ora difficile, mons. Jauffret in più di una occasione manifestò la propria
simpatia e il proprio attaccamento a Bétharram; la morte lo coglierà proprio mentre sarà
in convalescenza nella casa-madre dei betharramiti.
Ma ogni tentativo di convincere il Governo a desistere dai suoi propositi
risulterà vano. Il 1° luglio 1901 infatti, come era prevedibile, la legge veniva approvata
e promulgata, non mancando di suscitare una vasta eco di dissenso in tutto il Paese.
Come richiesto dall'art. 5, il primo compito che si prospettava al Consiglio
Generale era quello di redigere la domanda di autorizzazione da inoltrare al Parlamento
per il riconoscimento giuridico della Congregazione. Dopo ampie discussioni e dopo
essersi consultati sull'opportunità di una domanda sia con i padri di Lourdes che con i
Domenicani di Nay, tra la fine di agosto e i primi di settembre del 1901 la domanda era
pronta. Essa consisteva in un dossier composto dagli Statuti della Congregazione, da
una lista delle residenze e dei religiosi e da una nota esplicativa.
Quest'ultima è la parte più interessante dell'intero dossier 38. E' un testo che
presenta la storia della Congregazione, mettendo l'accento in particolare sulle opere di
cui essa si occupa a Bétharram e all'estero e sullo spirito che la anima. La situazione dei
Preti di Bétharram è alquanto singolare, essendo tutti originari della diocesi di Bayonne
ed operando in questa sola diocesi. Ora, poiché alcune leggi complementari ancora in
discussione al Parlamento prevedevano per i religiosi dispersi il ritorno nella loro
diocesi di origine ed insieme il divieto di risiedere nella diocesi nella quale si trovava la
residenza prima della loro dispersione, cosa ne sarebbe dunque dei Padri di Bétharram
in caso di rifiuto dell'autorizzazione? "De telles mesures équivalent à la soustraction de
toute ressource pour vivre; c'est la mendicité ou l'exil imposés". Nelle conclusioni,
viene precisato che "les populations au milieu desquelles les Pères de Bétharram vivent
se refusent à croire encore aujourd'hui à la possibilité de leur expulsion". Viene
ricordato che già nel 1880 una domanda simile era stata presentata dal Vescovo di
Bayonne e che allora la Congregazione aveva ottenuto l'approvazione: "Il ne paraît
donc pas possible que, la situation de ces Pères n'ayant pas changé, la jurisprudence
puisse changer à leur égard, s'ils n'ont pas démérité dans l'intervalle".
il arriva à la première Révolution. Il nous semble que dans ces conditions les Ordres religieux
se rallieraient au Gouvernement qui les reconnaîtrait et les protégerait" (pag. 182).
38 Questa nota esplicativa si trova in entrambi gli Archivi betharramiti, con parecchie copie
stampate. In particolare AB, Boîte 20: Titres de propriété 3, n. 20181.
30
I pp. Lullier e Vignau vennero incaricati di portare la domanda di autorizzazione
a Parigi. Il 18 settembre essa era depositata alla Camera.
Non restava che attendere.
31
della Congregazione per impadronirsi (o riprendersi) gli stabili che da tempo essi
occupavano.
Il Sottoprefetto Viguerie veniva dunque incaricato di gestire le opere legate alla
mensa episcopale. Per questo motivo il 29 luglio 1902 inviò una lettera a tutti i superiori
delle comunità religiose chiedendo due cose: che si esponessero le condizioni in forza
delle quali si occupavano gli immobili della mensa; che si dicesse se la comunità era in
credito o in debito nei riguardi della mensa. In un rapporto 42 del 3 novembre 1902
inviato al Prefetto dei Bassi Pirenei, Francière, il Viguerie chiarificava le sue intenzioni:
* se la Congregazione di Bétharram avesse ottenuto l'autorizzazione essa
avrebbe aiutato a regolarizzare la situazione attuale nei confronti degli stabili che
occupava e nel caso avrebbe acquistato o affittato gli immobili nei quali ora
risiedeva;
* se non avesse ottenuto l'autorizzazione i beni della Congregazione
sarebbero stati messi in liquidazione dalla mensa episcopale.
Il Viguerie propose allora di attendere le decisioni del Parlamento, perché la
legislazione attuale non permetteva ai "congreganisti" di acquistare o affittare niente.
Ancor prima della sua legalizzazione o meno da parte della Camera di Parigi, la
Congregazione di Bétharram era posta di fronte all'alternativa: acquistare o occupare in
affitto gli immobili (che in ogni caso non appartengono alla stessa, ma alla mensa),
oppure abbandonarli. In una tale situazione, mancava il vescovo che poteva garantire la
legittimità di occupazione delle diverse case, legittimità che i vescovi precedenti sempre
avevano riconosciuto. Ed anche qualora la Congregazione avesse ottenuto
l'autorizzazione, è difficile pensare che, in mancanza dell'Ordinario, l'amministratore
della mensa avrebbe agito in modo diverso. Il concorso degli eventi sembra volere ad
ogni costo l'espulsione dei betharramiti dalle loro opere.
A Bétharram il superiore generale Bourdenne convocò i superiori locali per
discutere i passi da compiere in risposta alle lettere che tutti avevano ricevuto. Si decise
di indagare in conformità alle richieste del Sottoprefetto e di redigere un rapporto sulla
situazione in rapporto alla mensa.
Appare chiaro, dalle risposte inviate al Viguerie, come per le case di Pau,
Anglet, Sarrance, Orthez, Bayonne e Oloron non esisteva nessun titolo di acquisto o un
qualunque titolo che dicesse la proprietà betharramita degli stabili. Le case
appartenevano indubbiamente alla mensa episcopale. Ma si fece notare come tutti i
32
vescovi di Bayonne, a partire da mons. Lacroix, avevano sempre confermato la presenza
dei betharramiti nei suddetti stabili. E si fece notare altresì che, in particolare per quanto
riguarda il Collegio Moncade di Orthez, quando la comunità venne per la prima volta
nel 1849, la trovò completamente spoglia di tutto e fu per l'intervento del fondatore che
essa poté essere ammobiliata e dotata di tutte le strutture tali da renderla veramente un
collegio. Anche per le altre residenze, buona parte dei mobili erano di proprietà della
Congregazione.
Per ciò che concerne invece gli immobili siti a Bétharram (santuario, monastero,
collegio) la situazione era diversa e più complessa, soprattutto riguardo al collegio
Notre-Dame. Esso venne costruito in parte su terreni dati da mons. Lacroix nel 1837,
ma in parte anche su terreni che di per sé non appartenevano alla mensa episcopale e
che furono acquistati da p. Etchécopar. La Congregazione ne rivendicava perciò
fermamente la proprietà 43.
Il rapporto preparato dai superiori locali col superiore generale, approvato anche
dai vicari capitolari, venne inviato al Sottoprefetto di Bayonne. Ma nessuno si faceva
molte illusioni. Nel suo diario, il 13 agosto p. Bourdenne annotava: "Ici nous sommes
menacés dans notre situation diocésaine à cause de la vente probable des biens de la
mense". 44
L'11 settembre i periti nominati dalla mensa giunsero a Bétharram per visionare
gli immobili. Ma, come proposto dal Viguerie, l'affare per il momento non ebbe alcun
seguito. 45
33
Nel frattempo, un'altra preoccupazione ben più importante stava affliggendo la
Congregazione: le sorti dell'insegnamento libero in Francia e le sorti della
Congregazione stessa. In una sua lettera del 9 luglio 1902, p. Estrate, superiore della
residenza di Betlemme, così si lamentava:
Non era possibile aspettare l'ultimo momento. Troppe cose c'erano da fare in
vista di una possibile espulsione: dove mandare i religiosi espulsi (la Congregazione
infatti non aveva molte residenze che potessero accogliere un centinaio di religiosi);
come salvaguardare la ricerca di vocazioni; come garantire la formazione spirituale e
teologica degli studenti religiosi; che fare per salvare ciò che appartiene alla
Congregazione; ed ancora, come garantire che nei collegi, qualora i professori
betharramiti siano espulsi, gli alunni possano seguire e terminare i corsi con regolarità.
Tante erano le domande che si ponevano in questi momenti al superiore
generale, dal quale, come detto, dipendeva strettamente tutta la Congregazione. Il
dilemma fondamentale era: o l'esilio o la morte. Ogni tentativo di opporsi sembrava
vano.
Sarrance, Orthez, Pau e dei principali stabili di Bétharram. Sarà la Mensa e non lo Stato (tramite
il Château) a mettere in vendita gli stabili.
46 ACR, Fond Estrate, Lettres, n. 1998 e 1999.
47 ACR, Fond Lettres Circulaires 1, n. 4236. Il testo della lettera circolare in Appendice B.
34
nella diocesi di Bayonne, nel qual caso riceveranno un modus vivendi compatibile con
gli obblighi della vita religiosa. A conclusione della sua lettera il Bourdenne invita tutti
i religiosi a fargli pervenire i loro pareri: chi desidera andare in America? chi pensa di
poter restare senza problemi in diocesi (magari risiedendo nella propria famiglia nel
caso di una espulsione repentina)? chi infine vuole emigrare in paese vicino? In questo
modo il superiore generale si preoccupava di far fronte ad una possibile espulsione
salvaguardando nello stesso tempo gli obblighi della vita religiosa.
Le riunioni del Consiglio Generale erano sempre più frequenti. La circolare del
30 ottobre prevedendo ormai la dissoluzione della Congregazione lasciava come
abbiamo visto tre vie d'uscita: andare in America nei collegi già esistenti (Buenos Aires
e Rosario) e in quelli di futura apertura (La Plata e Asuncion); stabilirsi in nuove
residenze, Spagna o Belgio; oppure rimanere nella diocesi di Bayonne, pur senza
secolarizzarsi, ossia senza rinunciare al proprio stato religioso per incardinarsi nella
diocesi.
Ma in più di una occasione il Consiglio Generale si era posto la domanda se non
valeva la pena secolarizzarsi per avere così la possibilità di continuare a dirigere e
dunque a mantenere le opere nella diocesi di Bayonne. Certamente le offerte che
venivano dalla diocesi non erano molto allettanti: il lavoro dei "secolarizzati" infatti non
sarebbe stato retribuito. I vicari capitolari avevano poi espresso il loro parere. Evitarono
di assumere responsabilità e le loro consegne erano state chiare: "Non createci
difficoltà!" Infine, i religiosi che si secolarizzavano erano fatti oggetto di stretta
sorveglianza da parte delle autorità governative.
35
Ma erano soprattutto i giovani quelli maggiormente attratti dalla
secolarizzazione. La secolarizzazione, aveva dichiarato il superiore generale in una
conferenza del 15 marzo 48, è una soluzione tanto delicata quanto difficile:
48 Testimonianza riportata da p. Cazala nel suo diario a pag 39, ACR, Fond Jean Cazala, n.
2760.
36
IV - IL RIFIUTO DELL'AUTORIZZAZIONE
E L'ESPULSIONE
Già a partire dall'autunno del 1902 il Consiglio Generale si mosse per cercare
all'estero delle nuove residenze ove poter ospitare i religiosi espulsi dalla Francia, in
quanto l'America da sola non poteva certo accogliere un centinaio di religiosi.
Come appare nella circolare del 30 ottobre, la preoccupazione maggiore
riguardava gli anziani e i giovani in formazione, postulanti, novizi e scolastici. Per
questi ultimi, novizi e scolastici, ci si orientò decisamente per la Palestina.
Scrive p. Estrate, superiore di Betlemme, al Superiore Generale il 21 novembre
1902:
... Comme je vous l'ai écrit dans le dernier courrier, nous pouvons
recevoir au besoin une vingtaine encore de sujets, avant tout les novices
et les scholastiques, libres de venir et quelques Pères jeunes, pieux et
instruits qui pourront faire un cours, tout en ayant du temps pour eux. Si
vous vouliez aller à Nazareth, je pourrais élever rapidement une
résidence pour une douzaine de membres ... 49
In una lettera del 25 aprile 1903 50, lo stesso p. Estrate parlava della futura
residenza di Nazareth come luogo di rifugio per gli esiliati. Ma la casa sarà inaugurata
solo nel 1910. Comunque l'altra residenza, quella di Betlemme, opportunamente
ingrandita, accoglierà i novizi, fino all'inizio della Grande Guerra, e gli studenti di
filosofia e di teologia di tutta la Congregazione fino alla suddivisione della stessa in
Province.
37
di Vitoria e con le autorità governative di Guipuzcoa. Entrambi avvisarono i padri che
per installare una comunità in Spagna occorreva il permesso del governo di Madrid.
In questo senso fu decisivo l'intervento di Charles Vic, ex alunno del collegio di
Bayonne, residente ora a San Sebastiano e con importanti appoggi alla corte di Madrid,
soprattutto in Madame Josefina Merry del Val, madre del futuro segretario di Pio X e
consorte dell'ambasciatore spagnolo alla Santa Sede, e nella contessa de Mirasol. Grazie
al loro interessamento, il 22 dicembre arrivava dalla Spagna la tanto sospirata
autorizzazione ad aprire una casa, a condizione di non aprire né scuole né chiese.
Quattro giorni dopo ancora i pp. Lullier e Castainhs erano nuovamente in
Spagna alla ricerca di una casa adatta ad ospitare una parte più o meno considerevole di
religiosi. Diverse offerte vennero vagliate dal Consiglio Generale. Alla fine, nel
febbraio 1903, venne deciso di affittare una casa sita a Irun di proprietà di Madame
Anatol, casa chiamata "Buena Vista". In giugno, quando ormai l'espulsione era cosa
certa, venne affittata un'altra casa, attigua alla prima, chiamata "casa Michaela".
La scelta della Spagna fu stata certamente una scelta felice. Annota Cazala nel
suo diario
38
La fondazione belga si impose invece per l'affinità linguistica che legava le due
nazioni.
In questa occasione il Consiglio Generale trovò un valido aiuto nella famiglia
Mevins, più volte apparsa a Bétharram in occasione dei pellegrinaggi. La stessa
famiglia venne interpellata da Bourdenne.
La prima proposta fu quella di Varres, presso Namur. I pp. Lacq e Abbadie il 9
gennaio 1903 si recarono in Belgio per esaminare da vicino la casa offerta. Nel
frattempo il Consiglio Generale ricevette un'altra offerta, da Lesves, sempre nella
diocesi di Namur. Il 19 gennaio Lacq e Abbadie ritornarono dal Belgio e riferirono del
loro viaggio: la casa di Varres era ben lontana dal rispondere ai bisogni della
Congregazione, in quanto piccola e di non facile accesso (la stazione ferroviaria più
vicina si trovava ad una decina di chilometri). Il Consiglio decise di rifiutare questa
offerta, mentre si faceva più interessante l'altra, quella di Lesves.
In febbraio don Martin, precettore della famiglia Mevins, inviava a Bétharram la
planimetria della proprietà di Lesves, appartenente al barone di Rosey, consistente in un
castello inserito in un grande parco. Il 12 febbraio i pp. Lullier e Permasse partivano per
il Belgio. Il 21 il Consiglio Generale dette il suo parere favorevole per l'affitto della
proprietà di Lesves.
Dopo ulteriori trattative sul prezzo d'affitto (alla fine sarà di 2.000 franchi
annui), finalmente l'8 marzo p. Coumes, designato momentaneamente come
responsabile della nuova residenza, assieme ai fratelli Louis e Jean-Marie, partiva alla
volta di Lesves per preparare la casa ad accogliere i religiosi espulsi. La residenza belga
accoglierà, fino alla sua chiusura, il seminario minore della Congregazione.
La scelta del "rifugio" belga non apparve però, fin dai primi momenti, una scelta
perfettamente oculata. Ne è prova questa testimonianza riportata da Cazala nel suo
diario:
39
La mancanza di un serio apostolato, una certa nostalgia per Bétharram
facilmente comprensibile, la lontananza dalla casa-madre e un certo isolamento
all'interno della Congregazione, il carattere di "rifugio" della scelta belga non permisero
una autentica incarnazione nel territorio 51. Dopo la Grande Guerra la residenza di
Lesves verrà chiusa. 52
Il nuovo anno 1903 si aprì nell'attesa delle decisioni della Camera riguardo al
riconoscimento legale della Congregazione, ma non ci si faceva molte illusioni:
Bourdenne invitò i suoi religiosi ad essere pronti a lasciare tutto anche per la fine di
gennaio. Nel frattempo, come abbiamo visto, alla fine di dicembre dalla Spagna
arrivava l'autorizzazione a stabilirvi una residenza e agli inizi di gennaio del 1903
iniziavano le trattative per trovare un rifugio in Belgio. Per quanto riguarda invece le
richieste americane, la fondazione di collegi a La Plata e ad Asuncion, Bourdenne
invitava i superiori di laggiù ad attendere l'evoluzione degli eventi in Francia prima di
dare una risposta definitiva.
Il 30 dicembre del 1902 un giornale di Pau, il Mémorial des Pyrénées, aveva
pubblicato il testo di un volantino di protesta che da giorni circolava nella Prima
Circoscrizione della città contro il Governo e a favore dei Padri di Bétharram. Nel mese
di gennaio il Patriote aveva fatto lo stesso, pubblicando anche un'altra protesta che
51 Significativo, a proposito, il fatto che gli studenti sostenevano i loro esami statali non in
Belgio, ma in Francia, a Lilla.
52 Oltre alla fondazione spagnola e a quella belga, l'espulsione ebbe come conseguenze altre
due aperture. Il Capitolo Generale, svoltosi a Irun nell'agosto del 1903, decise di aprire una
residenza in Inghilterra preferita alla Germania soprattutto per motivi linguistici. Inoltre, per
interessamento di p. Gimet, un francescano della provincia di Aquitania, che era stato ex alunno
di p. Barbé al collegio Moncade, venne segnalato l'ex convento francescano di Traona, in
Valtellina (provincia di Sondrio), che la Congregazione accettò nel luglio del 1904. Se accanto a
queste aperture aggiungiamo la fondazione nel 1904 del collegio San José ad Asuncion, in
Paraguay, e di quello di La Plata in Argentina, possiamo notare come la Congregazione sta
vivendo in questi anni un vero e proprio boom. Non è esagerato affermare che l'espulsione,
malgrado le difficoltà che apportò alla Congregazione, rappresentò per la stessa la molla che ne
permise l'espansione e la sua internazionalizzazione. Ma su questo punto ritornerò nelle
conclusioni di questo lavoro.
40
veniva da Orthez; le autorità erano preoccupate e allarmate 53. Ma, d'altra parte, non
mancavano certo le accuse nei confronti dei betharramiti, accuse respinte una ad una dal
Bourdenne 54. E' vero che la Congregazione aveva una grande influenza nel
dipartimento; ma questa influenza era solamente il risultato dei servizi che i
betharramiti rendevano alla popolazione tramite i quattro collegi e le predicazioni
popolari. Altra accusa era quella che l'insegnamento dato dai betharramiti era ostile nei
confronti delle autorità e della forma di governo repubblicana, accusa respinta dal
Bourdenne portando come prova il fatto che la festa del 14 luglio, contrariamente a
quanto dicevano gli accusatori, era celebrata nel modo più solenne come vera festa
nazionale di tutti i francesi. Infine, terza accusa, le ricchezze di cui beneficiano i
betharramiti: ma se gli accusatori parlano di un milione di franchi attribuiti agli
immobili che essi occupano, il Superiore Generale riduce tale cifra ad un quarto,
comprovata dalle inchieste governative del 1880 e del 1900.
Intanto, mentre si sceglievano le case all'estero, l'attività a Bétharram si faceva
intensa: vendita di terreni disseminati nei dintorni della casa madre, ripartizione degli
immobili della casa-madre tra i membri della comunità (al Bourdenne i prati, al Paillas
il monastero, al Tucou il collegio, ad Abel Costedoat la casa Aris e Fourguette, al
Florence la fattoria, ecc.). Con un atto pubblico davanti al notaio essi ne divennero i
proprietari legali.
Sarebbe stato però imprudente appoggiarsi sulla protezione della legge. Contro i
monaci, Combes se ne era infischiato della legalità. Così, temendo la confisca, si decise
di mettere al sicuro tutto quello che si poteva portar via. Alcuni amici accettarono di
prendersi cura di molti mobili del monastero e del collegio. Il 12 febbraio un vagone di
letti e di armadi partiva per la Palestina; il resto, in maggio veniva spedito verso il
Belgio e la Spagna (sdoganato a peso d'oro). La cantina era affidata ai vicini. Restava
ancora l'ingombrante biblioteca; i pezzi più preziosi erano trasportati da una famiglia
amica. Ormai Bétharram, spogliata di quasi tutto, ritrovava la povertà della fondazione;
non restavano infatti che le quattro mura di un vasto edificio.
Il 18 marzo la Camera votava la soppressione di tutte le Congregazioni che
Combes aveva qualificato come "insegnanti". Ma fino a qualche giorno prima si sperava
ancora di poter cambiare un parere che il governo sembrava aver già preso. Uno dei
rappresentanti del clero al Parlamento, don Gayraud, scriveva al Superiore Generale
53 Il testo del volantino di protesta di Pau in Appendice C; quello di Orthez nel Patriote des
Pyrénées del 22 gennaio 1903.
54 Cfr. ACR, Fond Lettres Circulaires 2 Bourdenne, n. 4240.
41
invitandolo a preparare una nuova autorizzazione centrata sull'importanza che la
Congregazione aveva per le sue opere all'estero, soprattutto in Oriente. Ma, come
sappiamo, la Camera decise infine di negare l'autorizzazione a tutte le Congregazioni. P.
Cazala, il 18, annota nel suo diario: "C'est donc le triomphe de Satan... le triomphe de la
Franc-maçonnerie. En jouira-t-elle longtemps?"
La macchina burocratica statale si metteva dunque in moto. Il 3 aprile il Prefetto
dei Bassi Pirenei, Francière, trasmetteva i suoi ordini al commissario di polizia Tenly. Il
4 il Tribunale Civile di Pau nominava Germain Château, avvocato di Pau, liquidatore
dei beni dei Betharramiti e ordinava di mettere i sigilli a tutti i mobili dei Betharramiti e
di fare l'inventario. Il 20 marzo i superiori erano stati avvisati che tutta la
corrispondenza sarebbe stata aperta.
55 Il testo della notifica, apparso sul Mémorial des Pyrenées del 9 aprile, in Appendice D.
42
proprietario degli immobili, e infine che l'apposizione dei sigilli rendeva impossibile il
funzionamento degli stabili (collegio, seminario, santuario). Il superiore generale avrà
ragione e il presidente del tribunale di Pau ordinerà il divieto di porre i sigilli sugli
immobili di Bétharram, Orthez, Bayonne e in parte di Oloron.
Ma questo non impedì l'inventario dei mobili. L'8 aprile Parent ricomparve a
Bétharram. Questa volta a nulla valsero le nuove proteste: Parent svolse il suo lavoro. E'
vero che, malgrado le esigenze della legge, egli si astenne tuttavia da ogni perquisizione
presso le famiglie che custodivano i beni della Congregazione e nemmeno si recò nella
fattoria. Inoltre valutò molto poco il mobilio per facilitarne la vendita 56. Un'ulteriore
protesta venne avanzata quando il liquidatore Château decise di inventariare anche i
beni del Santuario e della sacrestia di Bétharram, mettendo così a pericolo l'integrità
artistica del luogo di culto mariano; la rivoluzione, protesterà Bourdenne scrivendo ai
Vicari capitolari, non si era spinta fino a questo punto. Il Consiglio generale decise
comunque di affidarsi ad alcuni avvocati di Pau per far valere legalmente i propri diritti.
Nel frattempo il Prefetto decideva le date entro le quali le comunità andavano
chiuse e i religiosi dovevano disperdersi: i Collegi (Bétharram, Orthez, Bayonne e
Oloron) dovevano chiudere entro il 15 luglio (poi spostato al 1° agosto per permettere il
regolare svolgimento dell'anno scolastico), le altre residenze (Pau, Anglet, Sarrance)
entro il 15 maggio.
Se la macchina burocratica statale faceva il suo corso abbastanza celermente,
non di meno la Congregazione. Bisognava ormai preparare i bagagli pronti a partire. Ai
singoli religiosi era già stata comunicata la loro futura destinazione: il 13 maggio i
novizi partivano per Betlemme; il 7 maggio, il 2 e il 16 giugno, il 23 e il 30 luglio
diversi gruppi partivano per Irun in Spagna; Lesves vedrà affluire i religiosi lungo tutto
il mese di maggio; per l'America le partenze ebbero luogo solo alla fine delle proroghe
concesse ai quattro collegi. Ma non pochi furono quelli che rimasero nella diocesi di
Bayonne, dispersi come volevano le autorità 57.
Molto scalpore suscitò in tutto il dipartimento l'affare della vendita del fieno a
Bétharram. Una volta terminati gli inventari, le autorità cominciarono a mettere in
vendita i beni espropriati alla Congregazione. Crouseilles, usciere, aiutante del
liquidatore Château, era giunto a Bétharram il 30 maggio per comunicare ai Padri che il
fieno dei prati di proprietà dei betharramiti sarebbe stato messo in vendita con asta
56 Gli immobili e i mobili di Bétharram vennero valutati in 9346 franchi; cfr AB, Boîte 18:
Inventaires des biens à Bétharram, n. 20163.
57 Secondo le ricerche di P. Lassalle (AB, Fond Lassalle, Lot 60) furono una trentina i religiosi
betharramiti che rimasero nella diocesi subito dopo la chiusura di tutte le comunità.
43
pubblica. Un affisso pubblico annunciava la vendita per la domenica 14 giugno. Ma il
giornale cattolico di Pau, Le Patriote, metteva in guardia i possibili acquirenti, che, nel
caso di acquisto, si sarebbero resi complici di furto nei confronti dei beni della Chiesa e
sarebbero caduti nella scomunica. Il giorno della vendita vide l'afflusso di un buon
numero di persone, più che altro curiosi giunti sul luogo per vedere come sarebbe finita
la cosa. Era presente anche p. Bourdenne che subito si oppose alla vendita, ricorrendo al
Tribunale, il quale però riconobbe allo Stato il diritto di mettere in vendita i beni di
Bétharram. Così, una settimana dopo, venne ripresa la vendita del fieno. Le cronache
parlano di un afflusso più numeroso di persone, solidali con i religiosi. La maggior parte
era gente di Lestelle, comune ove si trova Bétharram; solo alcune settimane prima il
loro parroco, p. Marque, un betharramita, aveva dovuto lasciare la parrocchia, espulso
come molti altri: evidentemente non avevano gradito la sostituzione e si presentarono
sul luogo della vendita abbastanza minacciosi. Alcuni erano armati di bastoni. In una
atmosfera surriscaldata iniziava la vendita. Ma non appena Crouseilles annunciò il
primo lotto, p. Bourdenne si fece nuovamente avanti e denunciò il furto legale
perpetrato ai danni della Congregazione. Non era certamente per un po' di fieno che
faceva sentire la sua voce di protesta, ma per salvaguardare il principio della libertà
garantito a tutti dalla Costituzione. Malgrado l'opposizione del Crouseilles, il superiore
generale ricordava che nessuno aveva il diritto di acquistare i beni della Congregazione:
... non, mille fois non, vous ne pouvez ni vendre ni acheter les biens de
ma congrégation sans mon consentement et sans celui des autres
membres, les légitimes possesseurs... Les biens de la congrégation sont
doublement inviolables et doublement sacrés. L'Eglise frappe
d'excommunication ceux qui les usurpent, cette excommunication atteint
les vendeurs et les acheteurs... Je n'en dis pas davantage. Vous êtes des
chrétiens et vous comprenez la portée de la déclaration... Messieurs, j'ai
dégagé ma conscience, à vous de consulter la vôtre. 58
44
giudiziario, dal quale il superiore generale ne uscì con una condanna ad un'ammenda di
pochi franchi.
L'affare del fieno, certamente amplificato molto più del dovuto, considerando
anche che l'oggetto in causa era solamente del fieno, è però sintomo del clima che si
viveva in quei giorni, delle tensioni che si agitavano, del malumore che le iniziative
delle autorità suscitavano nella gente. Ovunque i religiosi ebbero manifestazioni di
simpatia e di sostegno da parte della gente del luogo.
Questo certamente non impedì alle autorità di portare a termine l'espulsione. Nel
mese di maggio si ebbero le prime espulsioni. Tra il 14 e il 16 infatti le comunità di Pau,
Sarrance ed Anglet dovettero lasciare le loro residenze. E' emblematico il caso di
Anglet, che mostra come in diocesi si affrettava la partenza dei betharramiti 59. Il 16
aprile 1903 il commissario di polizia di Biarritz giungeva ad Anglet per comunicare ai
quattro religiosi della comunità il rifiuto dell'autorizzazione ed ordinava la dispersione
dei membri della comunità entro un mese. Ma aggiungeva:
... si dans un mois, quand je retournerai le 16 Mai, vous n'êtes plus là,
je repartirai satisfait. Mais à propos, il y a ici beaucoup de bâtiments:
vous pouvez parfaitement vous séparer les uns les autres et vous établir
l'un à la maison que vous occupez en ce moment, un autre au
Pensionnat, un autre aux Bernardines, et le quatrième dans quelques
autre endroit. Vous serez ainsi dispersés; on ne demande pas autre
chose.
45
sotto "il giogo" dell'autorità dei due vicari capitolari che le obbligavano a separarsi dai
loro cappellani. Ironia della sorte: mentre i quattro religiosi salutavano gli amici sulla
porta del convento, da un'entrata secondaria, tempestivamente nominati dai vicari
diocesani, facevano il loro ingresso i nuovi cappellani diocesani. I religiosi si
trasferirono a Bétharram in attesa di partire per la Spagna, il Belgio o il Sudamerica.
Il 7 maggio, a Pau, il commissario Tenly ordinava a p. Miro, cappellano di San
Luigi Gonzaga, che doveva cessare ogni sua funzione entro giovedì 14; e ingiungeva ai
membri della comunità di disperdersi. Prima di andarsene, il 14, i Padri organizzarono
una messa per i benefattori morti e viventi. La polizia intervenne e dettò le condizioni:
che ci sia una messa cantata va bene; ma non deve essere celebrata dai betharramiti. E'
così che senza alcun ringraziamento otto religiosi venivano espulsi da un centro servito
per più di 50 anni. Tutti e otto comunque rimasero a Pau o ospiti in case di privati o in
appartamenti presi in affitto.
La partenza dei religiosi da Sarrance avvenne senza alcun problema, subito
sostituiti da preti diocesani. Uno dei due religiosi che officiavano nel santuario,
originario di Sarrance, rimase sul posto in casa della sua famiglia.
46
piacere fu quella di don Gayraud, deputato di Brest, difensore dei religiosi in
Parlamento.
60 ADP, 3V9 Liquidations des biens diocésains occupés par la Congrégation dissoute des
prêtres de Bétharram. Collège Moncade à Orthez.
47
A Bétharram, il 15 luglio, si chiusero i corsi con la distribuzione dei premi,
presieduta dal superiore generale. Fu una chiara manifestazione di simpatia e di
incoraggiamento. Cazala, nel suo diario, parla di una presenza numerosa: c'era più gente
del solito e si contava soprattutto la presenza di quasi 200 preti diocesani.
Nei 15 giorni seguenti gli eventi precipitarono. Venerdì 24 luglio il superiore
generale riunì per l'ultima volta le comunità di Bétharram (quella del collegio e quella
del monastero) e dettò le ultime direttive: i religiosi rimasti ancora in Francia dovevano
momentaneamente ritirarsi nelle proprie famiglie fino alle decisioni che il prossimo
capitolo generale, stabilito per la metà di agosto a Irun, avrebbe preso.
Il 26 si celebrava l'ultima domenica a Bétharram. Il 28 un numeroso gruppo di
preti giunse a Bétharram per manifestare il proprio incoraggiamento a p. Bourdenne, nel
giorno del suo onomastico. Lo stesso giorno il prefetto di Pau comunicava ufficialmente
l'ordine di espulsione per il 1° agosto. Il 29 iniziava la dispersione, le case erano ormai
pressoché vuote. Il liquidatore Château ne aveva designato i custodi, due per il giorno e
due per la notte. Infine sabato 1° agosto p. Bourdenne lasciava Bétharram diretto ad
Irun.
A Bétharram, malgrado gli avvisi della prefettura e l'ordine di espulsione, si
decise per una resistenza passiva. Restavano quelli che si consideravano i proprietari
legali degli immobili: Paillas, Tucou, Florence e due religiosi anziani ed infermi, p.
Barbé e fr. Genot. Sordi ad ogni avviso ufficiale, rifiutavano di evacuare gli stabili e di
rimettere le chiavi al liquidatore. Il 5 agosto, venivano citati in giudizio per questa loro
resistenza, ma invano. Per assicurare l'esecuzione della legge, non restava alle autorità
che il ricorso alla forza.
La gendarmeria di Coarraze, di Nay e di Soumoulou veniva mobilitata per il 14
agosto. Quando arrivò, trovò Bétharram circondata da un migliaio di persone, gente
accorsa spontaneamente per difendere il monastero e il santuario. Il liquidatore Château
richiese subito un rinforzo. Il corpo di polizia a cavallo arrivava accolto da fischi e urla
di protesta. I gendarmi caricarono la folla che reagì con violenza. Non mancarono i
feriti e gli arresti. I gendarmi riuscirono comunque ad arrivare alle porte del monastero
e, pur in mezzo al tumulto e alla bagarre, procedettero all'espulsione. Preceduti da p.
Paillas, uscirono i due anziani e gli altri religiosi, che trovarono ospitalità presso alcune
famiglie di Lestelle 61.
61 Il resoconto dell'espulsione manu militari da Bétharram è stato trasmesso da più fonti: dai
giornali di Pau, Patriote e Mémorial des Pyrénées, da alcune lettere di P. Paillas, dal diario di P.
Cazala e dal rapporto del commissario di polizia Tenly. Quest'ultimo in Appendice E.
48
Alle 19.40 il Commissario di polizia Tenly poteva telegrafare soddisfatto da
Lestelle al Prefetto annunciando l'espulsione definitiva dei religiosi:
Per i betharramiti si chiude così una prima epoca della loro storia. A partire da
questo momento si apre un nuovo capitolo, che vede la Congregazione assumere un
carattere più internazionale. Infatti alle nuove fondazioni già accennate seguiranno nei
prossimi quarant'anni, in Francia per la prima volta fondazioni fuori dalla diocesi di
Bayonne, e nel mondo le fondazioni dell'Inghilterra, del Paraguay, dell'Italia, della
Cina, del Brasile. Lo spirito di san Michele non era affatto morto.
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CONCLUSIONE
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motivo di critiche e attacchi nella misura in cui queste vengono difese strenuamente
dalle Congregazioni anche ricorrendo ad esenzioni e fuggendo il fisco. Realtà queste
che si scontravano con i principi stabiliti dalla rivoluzione dell'uguaglianza di tutti di
fronte alla legge. Questi motivi erano più che sufficienti per scagliarsi contro i religiosi,
di cui tra l'altro non si capivano nemmeno i voti, visti come negazione delle "sacre"
libertà stabilite dalla rivoluzione del 1789. Se accanto a queste considerazioni
aggiungiamo tutta una mentalità anticlericale 66, che vedeva nella religione, ed in
particolare nella religione cristiana, un fardello inutile e soprattutto dannoso per la
Repubblica, da sradicare ad ogni costo, ecco che gli attacchi a tutto ciò che è sacro, che
sa di clericale o "congreganista" è facilmente spiegabile.
Certamente in Francia la lotta contro le Congregazioni religiose fu aspra, dura e
portata avanti con toni e atti violenti, simile ad altre sostenute in Portogallo e in
Messico. Dall'avvento di Jules Ferry al primo governo della IIIa Repubblica (1880) alla
separazione tra Stato e Chiesa con Briand (1905), assistiamo a tutta una serie di
provvedimenti che, per quanto i riguarda i religiosi, portano, come punto di arrivo, alla
loro soppressione. Le uniche Congregazioni che erano fuggite alla legge del 1° luglio
1901 verranno colpite con quella del 7 luglio 1904.
Significativo mi sembra il discorso che don Gayraud pronunciò in occasione
della sua visita a Bétharram il 30 aprile 1903 e che Cazala trascrive nel suo diario:
On dit un peut partout que le monde subit une crise terrible. Eh bien,
pour nous qui vivons au milieu des grandes villes, des centres populeux,
nous voyons un mouvement nouveau qui se prépare; non, nous n'allons
subir une nouvelle crise, une nouvelle c'est une transformation nouvelle
du christianisme qui se prépare. Quelle forme prendra l'Eglise nouvelle?
Je ne le sais pas [...] mais son organisation, sa manière d'agir se
transformeront [...] Aujourd'hui c'est la démocratie qui domine;
désormais ce sera la superiorité du talent, mais du talent secondé de la
force [...] Voilà pourquoi l'Eglise avec son ministère actuel n'est pas
faite à cet esprit de lutte, de bataille [...] Il est probable que le prêtre se
laissera jeter hors de l'Eglise, du presbytère; on lui enlévera sa livrée qui
fait sa fierté, la soutane [...] Avec la livrée laïque le prêtre pourra aller
sur la place publique, faire les conférences aux ouvriers, aux gens du
peuple [...] Tel est l'apostolat qui certainement est réservé au prêtre à
venir...
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Quello che vale per le Congregazioni religiose vale più in generale per l'intera
Chiesa: per essa si apre, con il nuovo secolo, un nuovo tipo di presenza nella società e
un nuovo tipo di apostolato. Le persecuzioni anticlericali l'hanno spogliata di tutto:
dalla persecuzione è uscita una Chiesa più povera, meno ricca di mezzi materiale, una
Chiesa meno invischiata in affari temporali e che inoltre deve rinunciare per sempre al
tentativo di creare uno Stato cattolico, ma insieme nasce una Chiesa più ricca
spiritualmente, più vicina alla gente, più indipendente dal potere politico, più impegnata
in una pastorale diretta alla formazione di una coscienza cristiana: un vantaggio e un
beneficio evidente per la Chiesa, dunque.
E per lo Stato? Un danno grave, oltre che un fallimento della sua politica.
La sua lotta contro la Chiesa in genere ed in specie contro le Congregazioni
religiose fu una lotta inutile, già persa in partenza. Infatti, come già accennavo, la
confisca e la messa in vendita dei beni dei religiosi non portò alle casse statali quel
patrimonio preventivato all'inizio. Anzi, quasi ironia della sorte, quella stessa legge che
colpiva così duramente le Congregazioni religiose servì alle stesse per ritornare di fatto
in Francia e per riacquistare tutto o in parte ciò che avevano perso. Anche la
Congregazione di Bétharram, come aveva deciso il Capitolo Generale del 1903, pensò
di istituire, a norma della legge del 1901, una associazione civile, la Société
Pyrénéennes, che nel giro di pochi anni riacquistò gran parte dei beni che erano a
Bétharram. Nel 1907 p. Croharé poté in questo modo riaprire il collegio di Bétharram.
Per quanto riguarda la Congregazione di Bétharram gli effetti dell'espulsione
sono stati tutto sommato positivi. Certo, visti con gli occhi dei protagonisti, quegli
avvenimenti non poterono che risultare dolorosi: anni di lavoro spariti nel giro di poche
settimane; realtà a cui ci si era attaccati anche affettivamente spariti per sempre (a
Orthez, Oloron, Bayonne i betharramiti non ritornarono più); l'abbandono di posti cari
alla memoria e legati all'attività e all'opera del fondatore. Visti da lontano, con il senno
di poi, quegli eventi invece mostrarono degli aspetti positivi che vanno oltre le
contingenze benché dolorose del momento presente.
Infatti la Congregazione, proprio a partire dall'espulsione, poté assumere un
carattere universale più confacente ad un Istituto di diritto pontificio. Lesves in Belgio,
Irun in Spagna, Traona e Roma in Italia, varie località in Inghilterra; e ancora La Plata
in Argentina ed Asuncion in Paraguay, a cui possiamo aggiungere anche la comunità di
Nazareth: il tutto nel giro di diciotto mesi, cioè più di quanto si era fatto nei
cinquant'anni precedenti. A partire da questo momento davvero la Congregazione
diviene più internazionale; anche le nuove leve apparterranno a diverse nazionalità,
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belgi, argentini, inglesi, italiani, spagnoli oltre che francesi, superando, almeno in parte,
quel certo dualismo esistente tra le due anime che finora avevano caratterizzato
l'Istituto, l'anima basca e quella bearnese 67.
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APPENDICI
APPENDICE A
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APPENDICE B
30 Octobre 1902
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Pour que la position de chacun puisse être bien déterminée, il est nécessaire et
urgent que nous sachions:
1° Quels sont ceux de votre maison qui désirent aller en Amérique.
2° Quels sont ceux qui resteront sans peine dans le Diocèse ou vivant isolément
sans toutefois se séculariser.
3° Quels sont ceux qui ont besoin et qui veulent de la vie de Communauté, dans
une Résidence en Belgique (ou ailleurs) si l'installation là n'est pas possible.
Enfin, en cas que nous soyons l'objet de quelque brusque et violente mesure de
la part du Gouvernement, j'ai besoin de savoir quels sont ceux qui, dans cette nécessité
subite, pourront trouver dans leur famille ou chez quelque ami sûr un domicile
provisoire. Bien entendu que la Congrégation les aidera pour vivre, dans la mesure du
possible.
Je vous prie, mon Révérend et cher Père, de vouloir lire cette lettre à tous les
membres réunis de votre Résidence. Chacun m'écrira ensuite directement à moi-même
pour me faire connaître ses besoins, ses dispositions et ses désirs.
Dites à tous que c'est le moment de montrer du courage et surtout de la
confiance en Dieu et en sa Très Sainte Mère. Notre Seigneur porte la Congrégation dans
son Coeur, et Notre Dame l'abrite sous son manteau. Notre vaillant Fondateur nous crie,
lui aussi, du haut du Ciel: En avant !!!
Je suis, mon Révérend et cher Père, tout à vous et aux vôtres de coeur en N.S.
V. Bourdenne, Ptre.
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APPENDICE C
PROTESTATION
en faveur des PERES DE BETHARRAM
La loi sur les Associations dispose que les Congrégations religieuses ne peuvent
exister en France, sans être autorisées par une loi.
Confiants dans la justice de leur cause, les Pères de Bétharram se sont, dès le
premier jour, mis en mesure de solliciter l'autorisation.
Aujourd'hui cependant tout fait prévoir que cette espérance va être déçue. Le
Gouvernement exclut cet Institut de la liste des rares Congrégations qu'il veut bien
tolérer encore, et la majorité docile ratifiera sans doute, comme elle le fait toujours, les
volontés ministérielles.
Nous sommes donc menacés de voir disparaître, dans un délai très bref, les Pères
de Bétharram, et cela malgré le verdict des Conseils municipaux, organes de l'opinion
publique, qui, à Lestelle, Pau, Oloron, Orthez et Bayonne, se sont nettement prononcés
pour leur maintien.
Ces religieux, en effet, issus tous de notre région, y jouissent de la plus légitime
popularité. Ils y ont toujours rempli leurs devoirs de citoyens, acquittant tous les impôts
et ne réclamant qu'une chose, la liberté de faire le bien.
Il n'est pas de paroisse du diocèse qu'ils n'aient évangélisée, prêtant au clergé
séculier le concours le plus dévoué.
C'est par milliers que l'on compte les élèves auxquels ils ont départi l'instruction
la plus soignée, dans les conditions de bon marché exceptionnelles.
La fermeture des quatre maisons d'éducation qu'ils dirigent dans les Basses-
Pyrénées causerait un tort considérable à la cause de l'enseignement secondaire et
populaire, en même temps qu'elle attenterait manifestement à la liberté de consciences
des innombrables familles qui leur ont confié leurs enfants.
Nous ne parlons pas des intérêts matériels de tout ordre qui se rattachent à
l'existence et au fonctionnement de ces établissements et qui se trouveraient lésés par
une mesure de proscription.
A ces motifs particuliers de reconnaissance joignez les services éminents que les
Pères rendent à notre Patrie en propageant et en faisant aimer, dans leurs missions de
Palestine et surtout de l'Amérique du Sud, la langue et l'influence françaises.
Les sympathies de nos populations à leur égard sont si peu contestables que,
dans certaines localités, on a entendu, au cours de la dernière période électorale, des
candidats gouvernementaux, comme M. d'Etchepare, protester, pour obtenir la voix des
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électeurs, de leur dévouement à la cause de ces religieux et affirmer que leur existence
ne courait aucun risque. On sait ce que valaient ces déclarations.
Aujourd'hui, nous, anciens élèves des PP. de Bétharram, pénétrés des sentiments
de la plus vive gratitude à l'égard des éducateurs de notre enfance et de notre
adolescence, fermement attachés à une République libérale et tolérante, protestons avec
la plus grande énergie contre l'iniquité dont on nous menace et contre le préjudice qui
en résultera pour toute la région.
Nous conservons pieusement le souvenir de la sollicitude toute paternelle de nos
anciens maîtres, qui se sont appliqués à faire de nous, en même temps que des chrétiens
convaincus, de bons citoyens dévoués à leur pays.
Cultivateurs, éleveurs, commerçants, industriels, fonctionnaires de tout ordre,
militaires, membres du clergé séculier, membres des diverses carrières libérales, dans la
plénitude de nos droits de citoyens, nous protestons et invitons à protester avec nous nos
camarades, les libéraux, les indépendants, les amis des Pères, tous les électeurs de la 1re
circonscription de Pau, où se trouve le siège de la Congrégation.
Si, malgré les raisons qui militent en leur faveur, les Pères de Bétharram sont
chassés d'au milieu de nous, nous déclarons bien haut que nous n'aurons de trêve qu'ils
ne nous aient été rendus, que nous combattrons par tous les moyens ceux qui, en
soutenant de leurs votes ou de leur influence le gouvernement des oppresseurs, se font
les complices de la proscription.
Il est impossible - c'est notre ferme espoir - que le dernier mot ne demeure pas,
comme toujours en France, à la justice et à la liberté!
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APPENDICE D
Testo della nota trasmessa al Superiore Generale che annunciava il rifiuto della
autorizzazione, apparsa nel Mémorial des Pyrénées del 9 aprile 1903.
Le président du conseil
Ministre de l'interieur et des cultes
Emile Combes
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APPENDICE E
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Pendant ce temps, des émissaires des pères donnaient l'alarme dans les
communes voisines et à l'arrivée des trois gendarmes disponibles de Coarraze, vers 2 h.
½, un millier de personnes étaient réunis devant l'établissement, menaçant de mort
l'huissier, des hommes et le gardien désigné de l'établissement, Picaille, qui fut assez
malmené par les manifestants. Les gendarmes présents étant impuissants à empêcher le
désordre et à assurer l'expulsion, des renforts furent demandés à Pau.
A 6 heures 45, à l'arrivée des gendarmes à cheval de Pau, des poussées se
produisirent, des pierres furent lancées sur ces gendarmes qui pour se dégager dûrent
dégainer et frapper quelques individus à coups de plat de sabre, mais sans blesser
personne.
En présence de la force armée, les pères, qui avaient enfin obtenu la
manifestation tant désirée, consentirent à quitter l'établissement et refusèrent de laisser
leurs malades qu'ils conduisèrent chez des particuliers. La sortie eut lieu à 7 heures, au
moment de mon arrivée devant l'établissement, précédant M. le Procureur de la
République et M. le Juge d'Instruction, cependant qu'un individu s'écriait: Vive la
liberté! Messieurs les Magistrats.
La pluie qui à ce moment tombe à torrents, éclairait les rangs des manifestants
dont 200 environ persistent cependant à rester.
A 9 heures, le parquet, l'huissier et ses assistants quittaient Lestelle où le calme
se rétablissait aussitôt.
Une arrestation avait été faite pour rébellion aux gendarmes.... Trois procés
verbaux ont été dressés pour violences et coups à l'huissier Crouzeilles et au gardien
Picaille....
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