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“Forse.

Con fermezza scacciò quelle immagini. “Caldo, neh?” Se non fosse sopravvissuta un'altra mama-san avrebbe

preso il suo posto e la banca avrebbe usato i suoi beni per patrocinare la sostituzione. “Vi ringrazio. Arrivederci

a domani dunque, e congratulazioni.” Ancora una volta Malcom ebbe l'impressione che in Gornt vi fosse

qualcosa di strano. Che cosa devo fare? . “Ringraziatelo, ma aspettate ancora un secondo prima di andarvene.”

“Che genere di informazioni?” “Meikin-san, quando il principe Yoshi ritornerà vi manderà certamente a

chiamare, in fondo eravate la mama-san di Koiko. Nel caso, spiacente, nel caso qualche nemico avesse

mormorato contro di voi, sarebbe saggio avere... disporre di segni... del... del vostro rispetto.” Era stato davvero

negligente? Non proprio, aveva pensato all'epoca McFay come la maggior parte della gente: le tempeste in

quella stagione dell'anno scoppiavano improvvise, si era trattato di uno sfortunato incidente. “Ventisei. E tua

figlia?”

“La Nobil Casa offre da bere a tutti, il bar del circolo è aperto e resta aperto fino a nuovo ordine!” Tutti si

precipitarono in direzione del circolo. Ben presto sul molo restarono soltanto Malcolm e Angélique, McFay,

Phillip Tyrer e Michaelmas Tweet, la cui presenza era sgradevole a tutti. “Signor Struan” cominciò subito, “la

cerimonia è assolutamente illegale e vi devo avvertire che...” “Questa notte andrà da lei. Se vuoi puoi

guardarli.” “Ayeeyah” esclamò Malcom spumeggiante come lo champagne, “non pensavo che sarebbe andata

così. “D'accordo. Ditegli però che deve essere soltanto un momento... e fatelo entrare subito.” La cordialità di

Gornt riempì l'intera stanza e a Malcolm sembrò di rivedere un vecchio amico. “Champagne?” “Piccolina, fai

entrare lo shoya” ordinò Raiko, “ma prima di' alle cameriere di portare dell'altro tè e del sakè caldo e di far

sparire questi bicchieri e nascondere il mio brandy. “Dunque Hinodeh è sistemata. Bene. Veniamo a noi?”

“Non così caldo come il fuoco in cui potremmo gettarci.” Per concludere, evento incredibile a quell'epoca, in
un modo o nell'altro, e ancora nessuno sapeva esattamente come, persuase lo shògun Toranaga a concedere al

figlio maggiore il titolo di samurai.

E Meikin accettò la bevanda tiepida da una zelante cameriera. Gli affari devono andare bene, pensò notando i

costosi arredi di quell'isolata e sicura dimora entro le mura delle Tre Carpe. Fujiko aveva trasalito. Non era mai

arrivata a tanto prima, nemmeno nell'abbraccio più appassionato. Non importa, si disse stoicamente, meglio

qualche strano momento di eccentricità che non ricevere la paga dal gai-jin e non avere denaro per un intero

anno di piacere. Le implicazioni di quelle nozze per Malcolm erano immense. McFay non si preoccupava della

propria sorte adesso che si era chiarito con Malcolm e con se stesso. Dubitava però che avrebbe mai potuto fare

altrettanto con Tess Struan. “André, portatela da noi il più presto possibile. Jésus, quella stupida gamine ci

avrebbe dovuto mettere a parte del segreto... è compito vostro controllarla!” esclamò Seratard a bassa voce

mentre agitava con finto entusiasmo una mano all'indirizzo di Angélique il cui sguardo aveva incrociato il suo.

“Spiacente, ma la data è in codice nell'estremità in alto a sinistra del foglietto” mormorò lui in risposta. “E'

accaduto ieri intorno all'alba. La lancia ondeggiò spingendoli uno contro l'altra tra le risate generali e poi

scivolò sull'acqua tra grida e saluti mentre il nostromo compiva la migliore manovra d'attracco della sua vita.

“Prendete le gomene, ragazzi” ordinò, ma non ce ne sarebbe stato bisogno perchè molte mani si erano tese,

ansiose di aiutare. “La lancia? Perché, Malcolm, perchè mai dovremmo fare una cosa simile?” La baraonda era

generale. “Che piacere vederti, Raiko-chan” disse Meikin con un sorriso, inginocchiandosi di fronte all'altra.

“E' da troppo tempo che non ci vediamo.” In quanto mama-san della Casa del Glicine, Meikin era la padrona del

contratto di Koiko ed era andata a trovare Raiko nel suo appartamento privato. Non è vero, ho cercato di

raccontargli una parte della storia, la parte degli orecchini, ma ogni volta la sua felicità mi ha travolto e me l'ha

impedito perchè voleva raccontarmi di sua madre e delle sue lettere, di Paradiso Skye, di padre Leo e del prete
inglese, dell'ammiraglio e sir William, di come era stato messo alle corde ma alla fine aveva vinto... “Ho avuto

la meglio su tutti, mia adorata moglie. “Namu Amida Butsu! Koiko? Koiko è morta?” Meikin la fissò per

qualche istante senza vederla, gli occhi velati di lacrime, poi perse i sensi.

Il tempo era volato e l'emicrania era diventata sempre più intensa. “Ventisei. E tua figlia?” E il demone della

folla che a volte compare all'improvviso senza una ragione apparente altrettanto misteriosamente scomparve.

Con calma e fermezza il militare cominciò a forzare un passaggio. “Ringraziatelo anche per me, Jamie” si

intromise Angélique. “Comunque non devo lamentarmi perchè in fondo mi limito a trasformare le insignificanti

briciole di qualche vecchio riccastro in un lignaggio che non avremmo mai ritenuto possibile per la nostra

famiglia. Neh?” Il suono di passi si mescolò alle loro risate. Un colpo battuto sullo shoji. “Padrona?” “Potete.

Alla salute!” I ministri e il personale delle ambasciate uscivano dalle legazioni: sir William con un'espressione

dura, accompagnato da un sorridente Phillip Tyrer, Michaelmas Tweet con la fronte corrucciata e uno sguardo

che lanciava fiamme, Zergeyev sorridente e vociante, Dmitri che si felicitava a gran voce sventolando una

bandiera americana, Seratard e André divisi tra la felicità che il matrimonio fosse stato celebrato e la stizza per

non essere stati consultati. “Ciò nonostante credo che troveremo una soluzione che renderà tutti felici. Potreste

venire nel mio ufficio domani a mezzogiorno? La Casa del Signore otterrà soddisfazione, signore, siatene

certo!” E poi rivolto a Jamie sussurrò: “Dirottatelo da un'altra parte”. Ma lei era Tess Struan della Nobil Casa. Il

vero errore del nostromo, pensò con tristezza, era stato di sopravvivere ai tre bambini. “Al denaro e alla salute!”

Quel liquore era migliore di quello che possedeva Meikin. “I gai-jin hanno i loro pregi.” Si illuminò a quel

pensiero perchè amava i segreti e il gioco della vita.

“E' esatto.” Raiko comprendeva il pericolo, tuttavia da molti anni non si sentiva tanto eccitata. Non si era mai

trovata nel mezzo delle questioni politiche della città, ma la conoscenza di Hiraga e il fatto di averlo sentito
parlare degli shishi, e d'aver saputo dallo shoya del legame tra lui e Ori, le aveva risvegliato l'appetito. “Ho un

appuntamento con Gornt che nell'eccitazione del momento avevo dimenticato. Sta aspettandomi nella mia

anticamera. Ha chiesto a Vargas di farvi le sue congratulazioni e quelle di Norbert.” Se non fosse sopravvissuta

un'altra mama-san avrebbe preso il suo posto e la banca avrebbe usato i suoi beni per patrocinare la sostituzione.

“Abbiamo delle geishe, ma non al tuo livello. Ci sono delle giovani che potrebbero dimostrarsi adatte.” Raiko

sorrise socchiudendo gli occhi nel ricordare i bei tempi andati. “O forse una maiko?” Meikin ridacchiò e

sorseggiò altro brandy. “Sarebbe un piacevole diversivo e mi farebbe ripensare ai vecchi tempi, Raiko-chan. Mi

aiuterebbe a riflettere, a capire se posso trovare ciò di cui abbiamo bisogno. “André, portatela da noi il più

presto possibile. Jésus, quella stupida gamine ci avrebbe dovuto mettere a parte del segreto... è compito vostro

controllarla!” esclamò Seratard a bassa voce mentre agitava con finto entusiasmo una mano all'indirizzo di

Angélique il cui sguardo aveva incrociato il suo. “Grazie. No, non sono stanca. Il traghetto da Edo era piacevole

e niente affatto affollato, il mare era bello e le mie domestiche hanno fatto in modo che il capitano esaudisse

tutti i miei desideri.” “Grazie, grazie” “Vi ringrazio per questo benvenuto!” gridò. Perciò non c'era scampo per

lei in nessun luogo. “Che cosa potrei mai dare al grande principe Yoshi?” domandò con voce roca e in preda a

un grande malessere. “Non saprei, spiacente” rispose lo shoya fingendo una tristezza che non provava. Il giorno

seguente si sarebbe potuto comportare in un altro modo, ma per quella sera doveva fingere ancora e consentire

alle due donne di non perdere la faccia, indipendentemente da quello che pensava della loro stupidità. “Vi prego

di scusare le mie cattive maniere che mi spingono a presentarmi senza appuntamento, ma desideravo rendere i

miei omaggi a un'ospite tanto augusta e darle il benvenuto nel mio villaggio.” Entrambe furono sorprese da

quell'atteggiamento tanto formale da sembrare quasi ostile: in fondo non si trattava di un'occasione ufficiale.

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