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Remando

(poesie selezionate dallautore)


- diritti riservati -

di Duilio Martino

Clessidre

Sulla torre garriscono le rondini domina l'aquila vermigli cieli. Anime affannate - minuti grani di sabbia cadono segnando il tempo.

Leco del vespro


nel crepuscolo pi che in altri spiragli di tempo che cerco in affanno improbabile verso - compagno un ciliegio consumando la valle con gli occhi ammaliati e vermigli frangenti su bianche scogliere.

Nel crepuscolo si! quando il silenzio che nutre lo stesso maledetto silenzio che mentre mi sazia ti strazia e ti uccide. Lo cerco l quel verso importante che stillo bene per sentirlo mio... e credo che mai cesser mai di cercarlo so gi poich m'aggrada dar voce alle rocce annerite dal tempo e che s'ergono a mura. Nel mentre scuote gi ebbra la mente - droga quel rosso un gran bel suono da sempre amico non fa difetto il bronzo che al vespro mi giunge sol eco a suntare in un tocco pi di quanto so fare il vivere speso.

3 Posto alla X edizione del Premio Letterario "Le Pieridi"; Premiata finalista (8 Posto) Ottavo concorso nazionale di poesia Il castello di Sopramonte Prato Sesia - NOVARA Selezionata e pubblicata su antologia poetica La Nostalgia 2012;

Lacrima il cielo sui borghi dAbruzzo


Vanesie case sui dirupi abbrunate dal tempo speso a indignarsi e dall'intenso fumo dei camini stille del cielo i coppi come gocce di sangue colate sui sassi dal crepuscolo sul dorso delle austere colline. Grumi di sogni dentro l'anima mia sono i cippi miliari ovunque posti a rammentarmi - bench io sappia quel che rimane da peregrinare. Sarebbe certo pi facile odiarla questa spinosa terra mia - non follia e piuttosto che amarla nella bruma d'autunno dare le spalle senza penare rivoltando zolle avido di grani d'oblio. Ora pensieri come viscide serpi cercano varchi tra gli antichi muri i ricordi assediano la mente agitando gli estinti ieri... ingoio gli attimi non mollo e spero affannandomi a luna spenta nella nebbia che offusca il futuro.
Menzione dOnore Undicesima edizione 2012 - Premio Internazionale LArcobaleno della vita - Citt di Lendinara 4

Polvere dei secoli

Rigoglio attorno, e insolita quite nel borgo mio; riche e papaveri assediano uno sterile agrifoglio smunto oramai da primavere ignave. Muoiono i giorni e il cielo ottenebrato - come bianco sudario - cala un velo di neve in cima al tetto dissanguato e sull'aguzze guglie della Pieve. Solo i cipressi - cerberi forzuti pur provati da notte siderale, non cedono ai rimbrotti del grecale e impassibili si scrollano di dosso - di tanto in tanto cenere... dei secoli.

Terra senza voce


Non serve accartocciarsi per offrire un profilo esiguo al nord quando frusta la bora; e nessuno pu dircelo ove appigliarci ed in che modo ancorarci assecondando vortici... o come torcerci in spirale - nastri di carne appesi all'occhio di voluta -. Secoli di trincee che sono state scavate inutilmente a scongiurare l'orrido declino; siamo stati ingannati noi figli della terra, assassinati nelle fertili piane del vicino. Quale strada intraprendere ora - ignudi con le membra sfibrate noi che la guerra ripudiamo ancora? Ossidati i martelli, falci e scudi crociati sotterrati - rotti - e aguzzini son gi tutti morti. Non serve accartocciarsi per crepare di pace con l'angoscia che divora molto meglio irritarsi e ribellarsi ancora se la pace fa pi morti della guerra e continua a ficcar croci tra le crepe di terra senza voce

Utopia
(In memoria di 15 frainesi morti a Gibilterra nel naufragio del 17 marzo 1891)

Miraggio d'una ignota ambita sponda fu spento dal modesto navigare quell'urlo soffocato in spuma d'onda in spoglie di miseria d'altro stare. Trafitto in rada a picco il ferro leso del ventre d'Utopia colma ingorda al vespro quel ricordo resta appeso ch'a posteri campan non giunga sorda. Rintocchi lievi bronzei ... e poi pianti! null'altro porse il pallido albeggiare che stami gi scarlatti titillanti un'onda smorta del funesto mare.

Menzione dOnore alla 8 edizione del Premio Letterario Internazionale Trofeo Penna dAutore per la Poesia. patrocinato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Regione Piemonte, Provincia di Torino e Comune di Torino e pubblicazione nel volume Ottocento (I Grandi Classici della Poesia Italiana) edita da A.L.I. Penna dAutore; Attestato dOnore con targa nel Premio VIVARIUM 1012 - IV Edizione (medaglia del Presidente della Repubblica) selezionata e pubblicata su antologia poetica Parole di Vita- Edizioni Ursini; Selezionata e pubblicata su Poetika Vol. IV La Voce dei Sogni Edizioni Onirica; Selezionata per la raccolta antologica Ass. Tyrrhenum - 2 Concorso Nazionale Poesia sotto le Stelle - Edizioni Narrativa&Poesia. 7

Il Borgo
Sa di resa quest'atmosfera statica satura l'aria cinge d'assedio quando smorza il vento... di cenere sottile ad occluder nari lieve ascesa - come polline dai prati da cento bocche dei camini spenti. Sanno di resa le muraglie scorticate scavate e offese dal feroce fluir del tempo respiro polvere di sassi sgretolati nel desolante posar passi su cocci di coppi e scaglie di cemento. Sanno di resa i tenui cenci accesi tra le macerie del mio borgo spento gi grava il verno i cerri sono arresi e pagan dazio al refolo di vento!

Sogno sul mare del Vasto


tardi incombe ormai quasi la sera la luce del crepuscolo solerte col soffice vermiglio gi s'adagia sull'acque rivierasche ora deserte. Sull'onda i filamenti del tramonto la brezza ne accarezza il sottil velo bisbiglian sul trabocco mentre al colle il vespro sposa Vasto con il cielo. Inseguono gli sguardi compiaciuti stracolmi d'una insolita premura zompetti d'un fanciullo scanzonato e angosce ancora incutono paura. Il vecchio poi sorride alla sua sposa la ruga quell'amore non incrina ad un sogno nuovo porge il proprio petto nel giorno che tra stelle gi declina.
Menzione di merito nella IV edizione del Premio Letterario Internazionale Citt di Martinsicuro - 2012 per la Poesia

Universo parallelo
Polla di fuoco l'orizzonte, l'aria sembra pece che cola dal crinale un'ombra oscura veste il monte e insidia un universo poco funzionale. Un universo parallelo, fatto di spigoli, di sassi e scale, dove il sole perso - il sangue tinge cielo e una sera di marmo sparge sale. Appare un mondo ancora pi distante ottenebrato da illusorio faro - in fondo ambire a vita pi frizzante pareva l'unico percorso chiaro -. Pensiero orrendo strugge il cuore franco che l'alba allatti ancora una giornata il vecchio lupo ha gi lasciato il branco - sar perfetta l'ultima risata -.

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Lodore della pioggia nella Pieve di Fraine


L'odore della pioggia edulcora l'attesa del mattino quando la Luna asperge con largento i possenti faggi e querce ignude abbarbicate ai poggi che nella bruma morbidi declinano. All'imbrunir nel Vespo quando s'allumano finestre e stelle il borgo fiato espelle con i vivaci sbuffi dei camini. Nel rimirare gli orti ostenta buonumore il contadino che canticchiando annusa il lauto pasto o quel poco ch' rimasto innaffiato dall'ottimo suo vino. Quietudini che inseguono tempeste a rimembrar nottate malandrine e quell'umile belt ch' ancora veste i sassi della pieve di Fraine!

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Cercami
Non cercarmi nell'ammorbante tarsia di parole ora che l'anima soggiace all'inverno. Non cercarmi nella malia d'un idioma biascicato o nella eco di note discordanti in macabra ridda dell'ombre dei ricordi. Non cercarmi nell'idrogeno liquido sversato sulla pelle e nei vortici del cielo obnubilato che inghiott luna e stelle. Cercami tra le bollenti ceneri delle ore nella brace degli anni miei ruggenti dentro il respiro fresco dell'aurore e nel sangue dei tramonti conniventi.

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Genesi
Non parve chiaro all'uomo che la genesi fu d'argilla, d'acqua, fuoco ed aria; tempr la carne a farne roccia mentre il sangue gli ammorbava gi il pensiero. Tram una serpe - demone mendace per piegare la mente assoggettandola unicamente al tarlo della specie. Ottenebrato dalla conoscenza pens perfino di scalzare Dio bevve superbia al calice del giorno gettando la ragione nell'oblio; n religione n reminiscenza come se carne e sangue suo potessero evitar marcescenza nel declino. Non fu abbastanza il tempo regalato all'uomo per comprendere il senso della vita... il senso della fine. Non gli bast semplicemente vivere e succhiare la linfa dalla terra, dischiudersi alla brezza - come un fiore lasciarsi accarezzar da sole e pioggia e profumare l'aria per poi sfogliare ritornando polvere a nutrire la terra ed altri fiori - senza offendere Dio.

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Cercher lanima nel borgo


Ti cercher anima mia in lembi rugginosi di cielo a novembre - nel crepuscolo quando dal poggio saliranno canti di superstiti foglie degli augelli... e del mite Ponente che - ultimato l'assalto a fronde si far brezza per posare sull'onde tra crespe di mare l'aulenze dei monti. Ti trover anima mia nel grembo consunto di madre e nelle sue vene abrase dal tormento - nel borgo dentro lo sguardo che mai ha cessato di vegliar sulla prole neanche quando era l'angoscia a dominar la mente. Verr a cercarti nel vento di maggio o tra nitidi vermigli settembrini nella gaia emozione d'un abbraccio o nell'aspro mosto che ribolle in tini.

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La luce del suo sorriso


S'apprende, sprofondando nell'inferno, a carotare roccia per sfuggire quando le tenebre t'han posto assedio estinguendo la luce d'un sorriso. Come nel pieno dell'inverno, sogni un sole tiepido che scalda il viso cos, quando sei avvinto dalla nebbia, agogni la mano tesa da un sorriso. (Perci) Voglio sognare,vivere la vita per divorare quel che ne rimane... nutrirmi, inebriarmi ed ubriacarmi di sorrisi - i suoi morbidi sorrisi fior di ginestre e petali di rose ad infiorar la via dove sasso il desiderio ed i pensieri muovono dall'immenso d'attesa... all'infinito.

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E poi Tu
Vorr librarmi con quest' ali stanche inerpicarmi sulle irsute chine varcare passi su bianche montagne e sopra i sassi leccare manna - a sera quando gi l'ombre insidieranno il giorno e coler neve sul buon cammino. E poi tu, la sostanza, fatta di sangue e carne con quest'anima ma tra le mani... ed io, pugno di sabbia, nella bolla del tuo tempo... - infinito -

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Lapidi sulle sponde del fiume


Vi apparir insensato e stravagante questo ossessivo intento di scolpire gelide lapidi ed amorfe rocce sullirte sponde del modesto fiume (guardiani d'un fluire irrilevante inutili pertanto sulle rive...). Ho le pupille gonfie del mio sangue bruciano schegge e sminuzzati grani sto scorticando gli arti il cuore langue la pece par tenere le mie mani. (Non so a chi giova questo salassarmi...) un gratinare lanima umiliante sullaspro e accidentato suol montano per dar sapore al nulla dominante al vuoto che ripudio ancora invano. La mia terra scannata e sbeffeggiata spogliata, violentata e sconquassata; gli apolidi ingegneri del futuro... i corvi che si nutrono di puro.

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(TRADUZIONE) LAPIDAS EN LAS ORILLAS DEL ARROYO Os parece insensato y extravagante, este obsesivo intento de tallar heladas lpidas y amorfas rocas en abruptas orillas del arroyo. (guardianes de un fluir irrelevante que son intiles en las riberas). Tengo los ojos llenos de mi sangre queman esquirlas y pequeos granos raspo artes, languidece el corazn y la pega parece unir mis manos. (No s a quien favorece este sangrarme...) es un cocer el alma - humillante sobre este suelo spero montano darle sabor al nada dominante aquel vaco que rechazo en vano. Tierra ma agraviada, degollada, despojada, violada y destrozada; aptridas ingenieros del futuro cuervos que se alimentan de lo puro.

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Vecchio marinaio
Lo sforzo inutile sembra inchiodata questa giostra l'inchiostro che rimane il rosso del mio sangue indocile e il nero di notti navigate - remi in mano che inesorabili mi prostrano. Non riesco a elaborare architettando e mi duole constatare che i ricordi son fiele da ingoiare. Dell'orda dei pensieri ed entusiasmi divorati ieri rimane l'acre fumo delle polveri bruciate annusate al tramonto - mani alle draglie sul ponte - sguardo volto alla scia seduto a poppavia coi piedi in rete a fitte maglie. Non so pi tingere limpolverata tela delle ore e sbavo sfumando... sporco di grigio anche l'amore prevale il disincanto. A dar luce alla via ci provo ed grottesco poich proprio non ci riesco ad allumar la vita con un cencio di poesia.

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Camminando le sue orme


Non scorder quando d'ambrosia mi nutriva l'Alba e, con mano fresca le scioglievo il crine... quando in ore rigide - con ritrosa degli anni acerbi incerto posavo passi nelle sue orme cesellate sull'ultima neve colata sui sassi ruvidi in Fragne. Ricordo anche l'urlo del Mastro che, frustato gelso, sbuffava fumo denso, furibondo, dalle gremite bocche dei camini. Ora ne sono certo, non scorder quel tempo regalato da chi il mio tempo ha invece risparmiato ingurgitando, silenziosa, il sale e senza mai sciorinare l'elargito. Per lenire tormenti cercher tra le rose di marzo quel suo sguardo di madre che mi manca e che non trovo tra i fili d'argento... si! Cercher il suo sapore in mezzo a rughe tra i rovi, scure le fragranti more e rimuginando pece - so gi l'annuser negli angoli di quarzo... in declino.

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Agonia delle stelle


Ho i piedi gonfi abbrustoliti dai tizzoni ardenti sui quali troppo a lungo ho camminato e non dan pace ologrammi mordaci e turbolenti proiettati sull'antro della mia ragione. Le unghie sono nere abrase sul catrame metropolitano ho carotato con lo sguardo pareti di roccia di passi sbriciolato ghiaia sempre con fronte al mio domani e a mitigar la fame ho sfidato maree arrembando vorace bucaniere a caccia d'emozione. Guascone e imprudente ho confuso tramonti con aurore e - sperse in mare ceneri di mio padre inconsciamente ho dato portanza al sogno come fosse acrobatico aquilone. Ed ora trionfa il buio mentre snocciolo il rosario - grani le perle sgraffignate in agonia le stelle chiodate sul soffitto affumicato... consumo attesa d'una nuova alba di sangue che scuota dal torpore nel quale son incautamente rovinato.

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Preludio dautunno
Sorprende ancora quello scroscio improvviso di pioggia di fine agosto ... rantola estate sulla brezza di ponente che olezza l'aere di torba umida e dei rari profumi del poggio prospiciente. I cumuli congesti ed inclementi degli augelli mitragliano le ali e il fogliame dei platani possenti sentinelle di pietra lungo viali. Sulla loggia un rigoglio scadente tremuli gerani e begonia in agonia sotto pioggia battente. Sfoglia anche la rosa che i petali percossi posa sul vento preludio d'autunno e ancora mi sorprendo.

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Oltre lorizzonte

Bugiardo! Se soltanto levassi gli occhi al cielo, se spingessi lo sguardo ben oltre il velo che colora di sangue i bordi del mondo, se oltrepassassi quelle lingue di terra e mare arginate dall'aria e confuse dai promiscui orizzonti comprenderesti l'universo dove le verit non urlano sepolte nel clamore del verbo perverso dun uomo pi incline a piangersi addosso che a salvare se stesso.

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Ti cercher mio Dio!


Ti cercher nell'aspro talamo di Maja dentro le lacrime del volgo montano dove pallide aurore si confondono a tramonti in guardo opaco dun vecchio frentano. Io ti cercher sulle lapidi anonime tra fiori secchi sotto croci ossidate nel nome strano - ingombrante pastoia che strozza i sogni di genti migrate. Ti cercher nell'aura armonica al vespro che urla silenzio a scuotere memoria nei migranti perduti e in chi - detto brigante mor vessato senza Patria e gloria. Ti cercher Signore... nel pietrame di borghi diroccati sotto il velo ch'ammanta un bianco crine nel raspare di passi trascinati e in chi ogni notte annusa la sua fine. Tascolter Signore quand' sera nel crepitar del ciocco in un camino e bisbigliando l'ultima preghiera berr la feccia ch rimasta in tino.

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Gagliardo Abruzzo menzoniero


Fu un errore gagliardo Abruzzo menzognero o inganno forse mostrarmi vita s maliarda celando il tratto a ingenuo sguardo di perniciosa mulattiera. Hai riversato in mente giubilante rossi accesi di flou crepuscolari d'aurore mistici silenzi prodigi dei tuoi santi romantici briganti e come croci sguardi persi da rimembrare. Non temere la fine mi dicesti banchetta e ridi se l'amico muore riesumane soltanto il meglio per dargli onore in desco narrane le gesta a che traccia d'uomo resti in giovani cuori. Dovevi dirmi dell'inferno orrendo che morte mitiga con umido addio e non d'agevole sentiero tra profumi del vento dov' il respiro ad ubriacar d'oblio.

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Maledetti Poeti
(sonetto doppio)
Poesia d'animale la pozione, notte, la prigione, cinerea polvere di fiamme spente. Poeta un fuggitivo un po' imbroglione che azzanna e mai s'espone dosando il suo veleno dolcemente. un cruccio ridondante, ribellione, lo sputo alla ragione, l'assaggio del dolore alla sorgente, follia, la poesia confessione, paura che t'impone d'implodere spegnendo lentamente. Poesia morte, il mai sbocciato giglio, l'artiglio sulla mente martoriata di madre torturata sopravvissuta al suo amato figlio. Poesia nel vento, autunno e suo vermiglio, sul ciglio foglia secca trascinata dai passi triturata,... l'urlo che sovrasta ogni bisbiglio.

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Giorni bui
Sgretolati vecchi argini mentali erosa la granitica roccia dal fluire tumultuoso di notti che divorano istanti riaffiorano in condotti viscerali tra resti d'abiti dismessi sbiaditi fotogrammi. Il giorno non pi spazio vitale mi illudo solo di volare in gabbie che trattengono l'ascesa un cappio che mantiene sempre al palo la trappola mortale d'Aracne che infiocchetta ogni mio sforzo. Di nero tingo i bordi del mio cielo per scorgere uno sputo di lucore come pidocchi scuri ammazzo ore e lottando per non cedere a frangenti profugo annaspo verso ieri nell'alba nuova spero che plachi la buriana di dolore.
1 posto nel concorso on-line Poesia E Poeti 2011

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Bestseller damore
Ingenuamente ho incenerito il tempo in egoismo cercando un gesto eroico -con cinismo capace celermente di condurmi a sublimar lamore. Ho inseguito cos tanti sogni che ora - sfinito non ne son pi capace nonostante lagogni come allora ci provo, si, ma tremula la mano che trattiene il fragile aquilone. Vorrei svegliarmi ancora bimbo per lasciarmi ammaliare - ore sguardo piantato sui nembi sfumati dal tramonto in rosso-arancione . Non so dove cercare e nellindaco non trovo una ragione, e so bene daver perso anche tono muscolare per rincorrere bolle di sapone. Avrei dovuto impaginare istanti a filo refe brossurare lore ottavi di dettagli rilevanti per un bestseller carico damore.

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Vita di borgo lultimo atto


E' come in guerra... l'aria si taglia a fette dentro il forte su questa terra ci si scopre coesi solo quando sulla pelle alita la morte. Le gesta degli uomini persi giovani e vecchi per quanto diversi percuotono e d'inalare l'aura densa di ricordi con forza impongono. Non ti consente di restarne fuori t'aspira il gorgo e inesorabile tinghiotte lo si vive e lo si respira il borgo non v' pienezza di sapori se si scarta l'asprigno della notte. Come trincea prende gradualmente la polvere si insinua e defluendo in vene - senza tregua erode lentamente. Pagine di storia stilate su niveo marmo ci urlano valori e mera gloria invitando al disarmo. Nel borgo un bisbiglio morire la chiusa dun poema intenso ultimo atto del magnifico vivere che urla senso.
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Nero di seppia
Ti conosco notte! So bene della subdola latenza nella fosca ingannevole quiescenza dombre distorte che raschiano sul fondo dell'anima e dalla botte cacciano le scorie che graffiano il cuore. Conosco la corposa opalescenza dell'inchiostro in cui intingo il plettro per scrivere d'amore. Nero di seppia in quadro esistenziale che svela i toni del colore frastornante quietudine irreale ingoia lurlo di dolore. Crepaccio del silenzio dove cova la serpe che savverte dal brusio e la danza di spettri si rinnova su sconcertanti note delloblio.

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Ricordi
Peculiari ricordi grumi di sangue o polvere negli occhi le rughe flebili scolpite in viso... laceranti i ricordi scaglie di bronzo i lugubri rintocchi ad interrare un logoro sorriso. Ammorbanti ricordi vincono voglie degli uomini sordi piangenti spoglie del bambino ucciso famelici i ricordi scavano lalma come tarli ingordi lasciando il vuoto dentro un saio liso. Sono gocce i ricordi lame di sole sull'arida pelle che si concede al tiepido garbino... un assaggio di vespro che illuminando le briose stelle segna anche il d che gi volge al declino.

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Sguardi sbiaditi - migrati


Poesia il sonno che la notte sputa rughe d'un vecchio la sua aspra attesa l'angoscia e speme in oltremare appesa crudo il tormento che lo finir. Poesia madre che ha spento il cervello sbiaditi sguardi su due grigie foto la prole persa in quell'immenso ignoto graffiati volti dai rabbiosi:" noooo!". Poesia alieno nel proprio paese geniale autarca che gli spezza il dire sbottando in faccia:"ti devi zittire nel mio paese sei solo ad oziar". Gli astri poesie sgraffignati al cielo menti superbe e impavidi guerrieri soltanto il meglio che fu perso ieri svenduto l'oro nel grande bazar. Poesia il ciocco trascinato al fuoco gli stenti e il tempo con fronte al camino veleno... feccia quel residuo vino le voglie uccise dal freddo che fa.
Premiata finalista nel XXI premio letterario Maria Scarcella Padovano Concorso Internazionale di Poesia e Narrativa 2011.

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Il violino di Auschwitz
Son tutti uguali angosciosi gli istanti e tra pause di marce odiose e duro lavoro delicate nenie composte risparmiate al dolore. Pelle segnata da spinosi fili scarlatto inchiostro nelle piaghe intinto raffinato infin "cromato" paterno istinto. Intento ardito far frode all'orrore soave il vibrar di corde melodica la voce dell'angelo di Auschwitz ch'a Dio conduce.

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Spigoli di pietre
Forse la colpa mia ma non m' chiaro ancora s' il pensiero Poesia. Non ricordo se fui figliato, se a donarmi la luce fu mia madre... non ricordo nemmeno se mi volle o se fui luce dei suoi occhi. M'attorce il dubbio - e raspo spigoli di pietre.

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Metamorfosi banale
Il mio tempo finito! (Mio padre sussurr in affanno). Non penso sia il peggiore dei malanni pur senza mai recedere o mollare raggiunta ormai la soglia dei miei anni al fin dovr comunque rinunciare. Ascoltami figliuolo! (sguardo al viale) dovrai fartene presto una ragione soltanto metamorfosi banale non certo eterno sonno o la prigione. Condurmi tu dovrai dove dimoro non amo questo bianco che m'opprime pi d'altro ora m' caro far tesoro di quanti han sempre acceso le mie rime. Annusa anche silenzio pi straziante senza indugiare nel suo aspro odore perch morire ogni dannato istante un vivere sporcato dal terrore.

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Sotto i cieli di Ustica


(Itavia - Volo 870)

27 - giugno - 1980 C'era fermento in giro notte briosa in piazza Plebiscito uno dei rari giorni sgraffignati al mare. Dentro gli occhi la maschia arroganza angioina sul solino odore di caff e il profumo residuo delle "margherite" addosso ai pi marpioni poi - va da s sali olezzosi di matrone napoletane. Come un fulmine a ciel sereno: Cos' questa frenesia? A bordo ragazzi a solcare il mare forza urgente si riprende a navigare...". Assicurare la passerella a poppa mollare le cime macchine avanti tutta destinazione da confermare. Chi avrebbe potuto immaginare di sporcar di sangue lo scafo della nave. Nell'acque arrese l'ho visto quel cuore palpitare fluttuante in bava d'infuocato demone del cielo deposto e avvolto in un candido velo d'onda increspata e lacrime ho lavato le mani! Ad Ustica nel blu di quel mare le mie mani.
3 posto al III Concorso Nazionale Gocce di Poesia 2012 36

Non ditemi di foibe


(sonetto doppio) Non sacrilego tener memoria per vincere idiozia le parole saran sempre importanti l'inchiostro ai vinti non concede gloria sconforta lapatia gli eventi ritenuti irrilevantiLa mente sfugge a controversa storia il sacrificio d'Istria sull'ara di trattati deliranti sicario forviante ideologia su foibe ritrosia a rimuovere le morchie ristagnanti. Gli orrori sono sempre ben celati se adombrano convinto sentimento effetti dell'evento danni collaterali imprecisati. Quasi cent'anni quelli gi passati riaccende il fuoco se si leva il vento l'odio sembrava spento sotto la cenere degli anni andati.

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Morire sulle rive del Don


E' un inferno di ghiaccio dove l'attesa logora l'alpino audace posto a difesa (del nulla) tra le crepe dell'insidiosa steppa a combattere la fame e mordace il freddo. Non lo condurr il duce al desco (della pace) dove da morto avrebbe avuto pi peso che da vivo bench meno di un chicco di riso. Centomila gavette di ghiaccio sul quel fronte che tace dove il tempo a spegnere il sorriso. "Rester inviso strenuamente terr la posizione! Non sento i piedi ... nemmeno i colpi del cannone! M'hanno freddato forse... le maledette scarpe di cartone!" "Ho fatto fuoco solo per compassione ho dovuto sparare al mulo! Su chi altro avrei potuto far fuoco? Gi...io l'adoro il focolare le farchie accese alla vigilia di natale vin cotto e dolci della nonna la moglie mio figlio appiccicato alla sua gonna. Voglio la mamma... il fruscio del talamo nuziale si... la mamma... mamma...!" E' un flash morire sul Don il tonfo sordo d'una lunga penna nera il tempo d'una lacrima che sulle gote gela.

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Occhieggiavano le stelle
Morbosi afflati ci consegnavano al mattino morbidi gli sguardi arricciavano la pelle e dalla volta stregata sbirciavano occhieggiando stelle per sfumare indolenti in un'alba dorata che irradiava il giardino. Oggi non v' sentore come ieri d'inebrianti effluvi del mattino col machete si tracciano sentieri senza curarsi di chi sta vicino. In preda al panico vaghiamo in labirinti inestricabili - piedi nudi e le mani di noi tritando miserabili i cocci con le unghie scaviamo il buio in cerca d'appigli plagiati da riverberi di lune morte per massacrarci ficcando nella carne viva gli artigli e imprecando alla sorte. Solo carname i resti... sicari e vittime di stesse trame ordite nell'inerzia di templi sconsacrati anneriti dal tempo.

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Lanziana madre
Che brividi quel ghiaccio macinato in rigide invernate con l'ansia d'appianare il mio cammino mai colsi allora acerbo e scanzonato il debito contratto gravante su quell'esile figura. Trasuda madre il pianto ben celato dal passo barcollante le mani rattrappite addosso al muro mi duole ancora il verbo impronunciato sepolto e mai sbocciato da mie edulcorate inerti dune. Mi strazia ora vederti adoperare ricurva flagellata dai malanni a profumare gli anni dei figli miei tornati a villeggiare. La notte squarcia il velo degli inganni graffiato dal sommesso lamentare flagello l'origliare a risciacquare gli imbrattati panni.

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Gravoso navigare senza vento


Scarrocciando, dinerzia... un navigare greve senza vento; sgonfia la randa ed ammainato il fiocco, a guidarmi in deriva nella quiescenza pusillanime del mare, riverberi d'un faro spento... il soffitto emaciato sembra aver ingoiato le mie stelle. Non ho perso i remi, anzi, m'affanno ancor pi a vogare e incaponito, - versando olio di gomitoslargo frisate e sugli scalmi snervo stroppi. Non aiutano i denti di cane incrostati in carena - d'anni le scorze -. Nel vuoto... dentro il ventre d'onde bianche annegano gli aironi.

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Lesattrice
Un'arpia ecco cos' l'anima lesattrice linfida vessale da tenere a distanza - sarebbe meglio immolarla sull'ara Col suo fascicolo esattoriale giunge puntuale a sostanza esaurita straziando la carcassa imputridita. Spolpa la mente lo spazzino funesto richiamato dal miasma dei resti ...e deroghe niente.

42

Solo stupidi dettagli


Fu linezia ad uccidere il soldato al fronte la palla di piombo lo colp giusto in petto... un dettaglio banale quel tiro di fumo che indicando il bersaglio lo fin negletto. In ogni ruga scritta una storia ed dettaglio il segno che tiene memoria. Distingue il nero se colora la pelle mostrandoci diversi in eccesso un cromosoma cambia le vite collocandole in cieli neri o tersi. Un istante modifica levento nelle parole in tarsia basta la virgola a stravolgere il senso per dir di santo o bestia. Dimenticavo i verbi coniugati in futuro o in imperfetto san regalare sogni o chiudere ricordi nel cassetto. Il tono della voce se ci penso - bench dettaglio esattamente stazza il proprio bagaglio... precisa la stadera del senso.

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Anonimo
Non sbocciano le stelle* in dune aride la canicola brucia l'ardimento assiomi e postulati poco chiari cadono acerbi all'alito del vento. Non c' reazione in soluzioni morbide soltanto stagnazione e disincanto viviamo in ozio e ci fingiamo -orbi "memento audere..." rester rimpianto. Scaglie di cielo che piovono addosso non hanno effetto per la resilienza sulla battigia l'onda sputa l'osso le carni marinate in indolenza. Sepolta in spiaggia senza lode o infamia non un requiem o prece sottovoce niente dlie... n lapide n croce un tumulo sull'osso della seppia.

* stelle alpine
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Autostima
(omaggio ad Ernest Hemingway)

Finalmente allentata la morsa torno ad assaporare il tempo... come fumare dopocena un cohiba sorseggiando mojito con amici per - sia chiaro evitando di conviviare con chi sdegna l'aroma del sigaro e vapori dell'ottimo rum.

(Traduzione) Finalmente aflojada la presin regreso a saborear el tiempo... como fumar despus de cena un cohiba saboreando mojito con amigos, pero - est claro evitando intercambiar charlas con quien desdea el aroma del cigarro y los vapores de un excelente ron.

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Navigando in un mare di poesia


Navigando in assenza di brezza ho bruciato ore nel cocente silenzio della notte soffiando otri d'incertezza sul quel misero fiocco issato a prora. In greve piatta ho costeggiato anse inesplorate a ridosso annusando uno sputo di vento e orzando per assecondarne rotta a scongiurare imbardate e deriva. Ho arato sabbia conficcando le marre rugginose - come artigli in fondali cedevoli e melmosi in cerca d'appigli per non scarrocciare naufragando su bianche scogliere. Ho strambato e scuffiato... stuprato la ragione ho tranciato robuste gomene di radicate convenzioni. Ho ripudiato l'ovvio sperimentando alternative soluzioni senza mai infierire per perch finanche dietro l'ovvio c' l'uomo con le sue legittime convinzioni.
Selezionata finalista nel concorso internazionale Lotto milioni. 46

Velata poesia
Un gran sospiro . calma finalmente... veleggio ancora tra i fiordi dell'anima sfibrata dalla tempesta su lacere vele filamenti tenaci ripescati tra bolle di nivea spuma pregni degli umori dell'onda quietata. Saggiatone il tepore con acume ho intrecciato. Per un vecchio lupo di mare vela la poesia.

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Pesce fuor dacqua


Il tenebroso velo cali sui miei anni sudati e combattuti vissuti mossi da ideali e desideri ambiti sono muti. Affogano in silenzi vellutati di whisky e vino pensieri al nuovo giorno proiettati e luomo in cerca del nuovo pare in declino. Ho consumato lunghie sugli ingrati ma i crucci miei utopici e datati non potranno scalfire acume impuro di scaltri ragionieri del futuro. Incendier la carne anime spente tamarri sbiadiranno gaie lune terra, passione e senso... solamente sottili polveri su brulle dune.

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Polenta e osei a colazione


Impagabile... un vero spasso osservare mio padre affastellare ramaglie - ginestre i lacci coi ciuffi di felci e sterpaglie poi sagomava il pagliaccio. Camicia rossa e neri calzoni sul capo - esumato da mia madre un berretto d'alpino un po' tarlato ricordo d'un commilitone. Pioveva sempre (sul governo ladro) ministro era Tambroni appena usciti dalla galleria era nera e imprecavano in molti: "adda ven baffone. Tanto non cambier nulla per l'uomo qualunque sar una eterna stagnazione ridotto a straccio ci si sente in uno Stato penoso uno spaventa (i) passeri e nessuno savvede della produzione. Ma dove sono i passeri? Punto tre euri su "polenta e osei" a colazione.

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Acuto inappropriato
Riaffiora ancora sul pentagramma della vita biscroma sincopata ed inquietante... inappropriato cade il tocco xilofonico angosciante nel bel mezzo dell'enfasi dell'allegro andante ed uno sconcerto l'acidula nota che frange il razionale un taglio inferto al quadro esistenziale insulto volto all'opera importante. Assoggettati contrabbassi violini ed archi all'elegia dissonante d'un istante che frantuma la speranza.

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Il sapore dellanima
Non scuoier dell'anima la scorza per risciacquarla decantando il fondo non raschier dolore e scorie a forza come se fosse un barilotto immondo. Perci non dirmi di celare odori non sono delle fecce nauseanti le ceneri residue degli amori o trmiti voraci devastanti. Se vuoi davvero degustane essenza quest'alma mia scrutala soltanto ascoltane il vibrare in tua presenza e danza sulle note del suo canto. Non dirle di sedare ci che sente lasciala respirare e trasudare... che amor che bolle possa tracimare per te soltanto copiosamente.

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La morte dellanima
Danzando su beffarda spuma d'onde orlate dalla bava iridescente di forze demoniache profonde la vela bianca cede bruscamente. Nocchiero non governa nel tormento dell'orrido impetuoso d'altomare... affoga il tempo naufrago e del vento lurlo inghiotte il trepido pregare. Sputate su battigie desolate sepolte quelle briciole minute e non possono le lacrime colate dare vita a talee su dune mute.

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Calafatando
Lo so! Cadr sognando consumer le mani scartavetrando il faggio del logoro ammaccato fasciame sulla carena della vecchia barca Tra polveri di sale annerir ancora istanti calafatando per strozzar commenti con pece nera masticata nei miei lunghi anni di certo occluder le crepe del tempo le offese del mare e dei suoi aspri frangenti. Or che conosco ogni segreto d'onda al varo col gran pavese a festa e cazzata l'anima mia a sfidare nuovamente la tempesta.

Selezionata e pubblicata nella raccolta 10 Anni di Pensieri Parole Editore Pensieri Parole.

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Le mie radici
Vivo! Si vivo sostenuto saldamente da queste solide radici mie conscio che quel che m'offre nutrimento dar di certo eterna prigionia. Vivo si! Ferrato al ventre consumato e leso di unaspra terra un po' puttana possente cerro chancor giovane offeso di migranti formiche adesso tana. Agogno vita e con le braccia tese al cielo voglio dirglielo che l'amo ramaglie appese al cielo le mani foglie caduche e sfibrate dal verno risparmiate come sogni scaduti appese ai rami. Vivo allumato dalla notte e dai riverberi di lune lontane il ghiaccio morde sulla pelle come cotone e polvere di stelle tinge di luce voglie negre insane. Ma vivo appeso a questo infausto cielo ancorato al soffitto affumicato con sagole d'argento e fili in rame bava di stelle e fumi di comete lame di luce ...misere le scorie d'un cosmo alieno limaccioso cascame. Vera utopia infrangere quel velo silente in prece con mani a scavare vivo utopie con lo sguardo in cielo sperando l'ora del crollo stellare. Si credere che non siano abbagli di turbini lontani. Voglio vivere almeno sino quando precipitata infausta notte luce sar o morte e se morte dovr essere che sia... ma non li amo gli avvoltoi sui rami pronti a spolpare il mio domani.

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Il men dei demoni


Impera il dubbio rimbalzano i pensieri come falene sulle bianche muraglie ripercorrendo il nostro ieri stracolmo d'angherie. Garibaldi un eroe in prospettiva risorgimentale e cosa pensar dei mille che per la rifulgente idea liberale massacrarono pi briganti d'altri imperanti... s'accaparrarono la gloria scrivendo col sangue la storia. Gli allori anche al Conte ingegnere d'inganno piemontese che ripian le spese predando altrui tesori... Pose d'allora basi alla questione scannando il nostro meridione. Complotti scritti negli annali quelli tramati da Mazzini poi dediche di viali e gioie estinte nei fruttati vini. Ardito kamikaze Micca Pietro ma non c' gloria nel barattare grame vite col "marquq" dei forni in pietra. Fu il senso di nazione a riesumare la giustizia in declino - non apparati dello Stato sacrificando sull'altare della devozione uomini come Borsellino e Falcone.
(continua)

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Le colpe sono scritte ma il codice non dura in eterno anzi par designare - questo scritto sol carne facile da arrostire all'inferno arbitrario men di demoni che al momento alla carta scelgono vitto. Ma se davvero oggi il soldo la misura perch non fare eroi i briganti - al muro gli arroganti per prenderci il futuro? Lasciate stare... possiam fidarci delle istituzioni le sole in grado - stracolme di cinismo di trasformare il vile terrorismo in nobile "rivoluzione".

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Le lacrime non hanno colore


Per effetto dei media recepire gli orrori della guerra oggigiorno pressoch inevitabile e dunque son certo che lo sdegno sar nel tempo sempre pi palpabile. Altra cosa inculcarlo nei crani quando a manipolare eventi spesso ombrosi son abili penne in mani di uomini codardi ed altezzosi. Intere pagine di storia scritte col sangue di chi s' distinto a loro gloria sono numeri i deboli seppur su entrambi i fronti questi son sempre i veri vinti. D'altronde si sa che il dolore e le lacrime degli indifesi non hanno mai avuto colore.

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Fraine madre perfetta


(verso ottonario doppio) elegante ed armoniosa sul roccioso letto posa negli anemici vialetti c' un vital lieve pulsare torreggiante sulle valli l'eleganza d'una sposa memorabile vedetta scruta ancor brigante il mare ammaliato va lo sguardo sui cromatici colori le respiro le carezze su quell'alito di vento quand' sazia infine l'alma dei suoi vespertini odori luna amica squarcia il velo che m'avvolge del tormento nel suo buon grembo materno la residua spersa prole si alimenta quand' sera di squisite ore gioviali dell'argilla vien profumo di ginestre e delle viole nell'autunno olezza il mosto e con la bruma pregna i viali sotto l'ombra della quercia l'impagabile bisbiglio tra i profumi di tartufi mi confondo in mezzo al prato non resisto al gran richiamo giacch sono anch'io un figlio di quel mistico silenzio del bell'eremo datato

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Ellis island
Sui volti spenti brillano due gocce reliquie luminose del saluto bere fiele quel dolersi muto gli occhi puntati su mamma e pap. E' rugiada che posa sull'Abruzzo il sogno nuovo di vita gioviale giammai rimuove la speme quel sale da piaghe aperte dal grave migrar. Lo urla la "du botte" appassionata per scongiurare insidie del destino calgionetti e pizzelle con del vino quadriglia sopra il debole vociar. Su corde rauche il canto del cardillo valigie in spaghi colme di sapori moka e caciotta tra foto d'amori le icone della Vergine con s. Lembi di vita in petto accantonate tra le colonne a sporgersi sul mare scuro l'abisso nel loro pregare per "Utopa" che fu persa l. Sfrontato e crudo fu latto finale nuda la carne l'intimo violato sul tetro luci del mondo bramato quell'isola sul Hudson d'acre sa.
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Abruzzii monti ed il mare


Tra valli impervie e rocce scarruffate tratturi arditi forche millenarie selciati come gemme incastonate... le eterne segnature leggendarie. D'indomite trib in terre sannite - briganti audaci e impavidi soldati riecheggia l'urlo in valli impoverite turbando quei silenzi ora dannati Fresca acqua gaia che da forza a fronde quietata giunta sul bel litorale giace reclusa tra globali sponde confusa e doma da quell'aspro sale. Udir non voglio il fraudolento amico che il patto primordiale ha rinnegato ridare ai monti l'elemento antico nuvole e vento non l'han mai negato. Vorr semmai sconfitto dagli inganni sospinto dalla brezza nell'andare salire in quota a fine dei miei anni e all'ombra dei bei colli riposare.
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Lacredine del sangue che scorre dentro


E' audace degno di lode mostrare quel che provi ci che nell'anima nascondi ma per offrire quel che sei davvero non puoi servirti d'ingegnosi espedienti dismetti quindi i tuoi orpelli e se davvero ne sei certo non tentennare... fallo. Non la bella foggia del tuo abito che desta delle belve l'interesse certamente non tanto quanto l'acredine del sangue che scorre dentro o l'odore della carne che brucia sottopelle perci - deciso - se desideri la scena se vuoi sentire il brivido trafiggerti devi spaccartela la schiena spellare palmi e nocche i piedi consumarli e nell'arena farlo sanguinare il petto. Se anche questo non dovesse bastasse non esitare svenati con dolcezza. Vedrai che il rosso vivo del tuo sangue accompagnato dall'urlo delirante della folla di sicuro dester lo stupore del pubblico annoiato e se sei pure fortunato finanche l'interesse. Fallo perci senza indugiare ma solo se convinto di volerla davvero la scena conscio del rischio di finire divorato conscio che la platea tifa per le fiere. Senn ritorna con mestizia nel tuo limbo e nell'anonimato preponderante spegniti come un mozzicone pigramente.
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Opachi sorrisi
Nel declinar lofferta porgo scuse davveronon mi sento d'accettare (non m'attizzano bare ed in comodi giacigli non so stare). Vorrei vibrare intensamente come aquilone in mani tue geniali sfiorare in cielo nembi per asciugare al sole stanche lali. Degli opachi sorrisi non tempo soltanto allora m'offrirai la notte a che il brillo soffice riflesso m urli addosso che sono ancora vivo.

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Lantico dannato rovere


Fu l'istinto irrazionale ad espormi alle voraci tarme marinando la carne in voglie impudiche malsane. Famelico spietato pupille impolverate diacce fiutavo fresche tracce avvampando a nuovi odori. Ho divorato sesso rigurgitato e vomitato eccesso in angoli nauseabondi d'inferni effimeri ed immondi. Arrogante e incosciente stillando sangue ho accettato proposte infiocchettate disperate estasiandomi all'odore non arretrando in enfasi impietosa d'altrui greve dolore. Ed ora sono qui a raschiare morchie di questo antico rovere e non c' modo di svampar l'odore non pu il sale e nemmeno stracotto il mosto nuovo. Sar forse quest'acre emarginato e rinnegato a dar carattere al mio vin dannato. Di certo caglio che addensa il latte versato timbrando a fuoco il mio vissuto sbalestrato.

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Ti cerco poesia
Ti cerco nella piaga meno esposta tra lievi pieghe dei silenzi duri sepolta in uomini su panche in sosta nel vuoto contenuto dentro muri. Ti cerco nel destino un po' bastardo che stuzzica il rigurgito d'amore nel mero egocentrismo assai beffardo d'oppressa prole che soppesa l'ore. In morte che talvolta generosa fa sconti sollevando dal dolore a pochi eletti par che vada in sposa premiando degli eroi il gran valore. Ti cerco in cento passi d'uno zio per un bisbiglio con le sue sorelle in quel ruggito che sa solo Dio rimasto in gola ad un leone imbelle.

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Terra di Sicilia
Sicilia musa d'epici versi antica ed intrigante terra con scorza diversa spinosa... voluttuosa... bisbetica e adorabile la sposa succinta e controversa. fruttata ed aspra come il suo nettare e limoni plasmata dalle arcaiche mani tinta dai vespri e dal sangue d'audaci uomini copiosamente versato tra ginestre e covoni. Cocente e spesso infame come una mantide uccide chi osa troppo e l'ama. Sicilia dei briganti e dei silenzi che pesano ancor pi del piombo esploso a domare quel bisbigliare dissenziente che non cede all'ordigno che scuote e massacrando indigna l'anima della sua gente. Niente mezze misure in Sicilia sei schiavo o potenziale martire nessuna deroga ... si sceglie di morire liberi abiurando inganni o di vivere nel terrore e campicchiare come zombi nutriti dalla paura senza mai rischiare sino alla fine degli inutili anni.

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Scarti
Appaga i figli l'immagine riflessa dal ciglio paterno; fa sostanzioso un pasto abituale il seno materno - colostro e battito vitale danno sostanza ai freschi gigli -. Ad ogni et appropriati alimenti; ci che pare normale l'emarginazione a rendere fatale, cos il nutrirsi - vecchi - di tormenti. Snervati gli arti come fogliame svigorito dall'autunno si molla celermente abbandonandosi al modesto vento... non da forza ingoiare scarti.

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Quando sfumer il vermiglio


Crudele questa vita stava per scivolarmi fra le dita ma forse fu Fortuna a vomitarmi su questa terra bruna. Sul terreno che tu dici maledetto scorsero rivoli di sangue di noi che frugoli morivamo di fame e privi d'un tetto (disse ancora mio padre). Quel taglio ombelicale s veloce mi fece padre e madre gi a dieci anni espulso l'astio il pianto s precoce mi risparmi forse eccessivi danni. Forgiato in lesto divenire d'adulto vestii panni. Per sopravvivere non fu nemmeno necessario difendermi dall'orco sanguinario denominato mal di vivere. A te non serbata sorte mia dovrai lottare per domar tempesta per non farti sbranare dall'arpia d'anima tua avara e assai molesta. La sentirai rugghiare quando scarsegger il cibo in invecchiare quando sfumati i bei vermigli la bora affonder gli artigli. Senza esitare allora imbrattati di fango e questa nostra terra adorala... abdiga al tuo rango. Dovrai il tuo sangue spesso ritemprare nelle gelide lacrime di Maja per bramare ancor pi la vita gaia al tepor d'uno sconcio focolare.

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Solitudine di certe notti


E' in certe notti nei momenti di stasi asfissiante che affonda l'artiglio del buio assassino in quiescenza quando fibrilla il cuore o scalcia nel petto senza quietarsi col whisky o col vino. In certe notti del silenzio lo scettro - ahim la memoria governa la mente e in un mare di nebbia veleggio in bolina. In quelle notti scandagliando i fondali dell'anima navigo a vista verso il mattino... al buio masticando gli istanti sin quando laurora trafigge di luce le ombre accasate in fortino. Rintocca la torre segna il tempo e rammenta che soltanto l'inizio del duro cammino cupo presagio quei punti di sangue stampati sugli occhi da un sole che - nato ferito tinge di rosso il mattutino.

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Quel tacito villano di mio nonno


Era stizzito non tanto per gli esondanti egoismi quanto per i grovigli di parole nel dir del suo mutismo un quisquiliar sconclusionato della prole. Sollevando gli occhi a malapena - modesto segno mostr coscienza a cena pi nulla poi soltanto silente sdegno! Notata temporanea presenza acerbo io proferii scemenza: "Perch mai questo tacito stare, nonno?" Abbozzato un sorriso lieve - finalmente nello sbigottimento generale fu sollievo riattiv mente offrendo "miele": "Il tempo figliuolo! Si! Il tempo proprio immondo governa le stagioni e impone di potar fronde cos le parole... mi raccomando sempre sfrondale". Poi muto in poltrona ancora a riflettere per ore ed ore.
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Ossa di lupi
Trincea dura presidiata da logori soldati un fronte aperto sull'austere alture sentinelle del tempo sugli antichi tratturi manipolo d'eroi senzienti capri predestinati. Le retroguardie sacrificate abbandonate in fondo alla pista con le truppe che marciano a conquista di preziose derrate. Deserti siderali in sguardi abbrumati mossi dal generale malessere... istinti predatori marcati. Guardiani i vecchi come possenti querce svigorite rocce scavate e scolorite sugli argini di fiumi secchi. Soltanto ossa di lupi all'ombra dei maestosi cipressi zampe recise a morsi spezzate dalle rugginose tagliole sacrificate alla prole migrata poi per sostentar se stessa.

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Folle osmosi permanente


Cercando un equilibrio generale compresso il petto gocciola la cute in folle osmosi che trattiene il sale trasudano le lacrime ora mute. Mi mordono quei diafani pensieri stillati dal processo permanente residue solo ceneri di ieri opprimono il respiro della mente. Continua stasi e sorda ridondanza m'inchiodano alla fabbrica del niente esplode in ovattata eccelsa stanza un urlo ch'ora appare evanescente. Evapora l'umore in abbondanza s'addensa in cupe nubi in un baleno poi il gelido tramonto da sostanza ad un liquido purissimo veleno.

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Un amore eterno
Anelito intenso la smania profonda di fievoli rughe firmarmi l'autore quel tratto addolcirlo sfumando il colore coi grigi sul fondo la profondit. Cassando ogni traccia di vecchie passioni con tinte pi accese dar luce al viso per poi ravvivarlo un bel bianco al sorriso le timbrer il cuore col fuoco ch' in me. Stipando anche i grani dei suoi freschi giorni sempre vibrando con Lei al mio fianco di berne gli umori giammai sar stanco di sera al tramonto le rose offrir. Intinta nell'alma una piuma sottile su pagine intense verser l'amore con ferma la mano evitando il tremore finanche lo stile sia essenza di Lei. Semmai - fiaccati dal peso degli anni le carni avvizzite non brucino ancora alitandoci addosso quand' tarda l'ora con dita intrecciate la notte ci avr.

- Finalista concorso on-line San Valentino VS Faustino 2012 - Oubliette Magazine 72

Camminandomi accanto
Se l'amore donare penso d'esserne indegno inutile l'impegno soggiogato dall'egoismo il fare non lo so controllare e sottaccio quindi comprendendo sdegno camminandomi Lei accanto nell'essere me stesso non si placa la voglia di possesso pulsan le vene a odor suo ch' incanto inebria e prepotente spande profumando presenza le ricettive e desolate mie lande di carezzarla spesso non posso farne a meno sfiorando le sue rosse labbra a sbirciar nel petto il pulsar del seno e annusando quel timido respiro son ebbro smanioso dalla voglia di eclissarla - in men che posso - per trascinarla nel fiume mio in piena lo vorrei subito quel battito intrigante accelerato sulle mie voglie gradirei logorare verve restante lo scintillio di quel suo sguardo sbiadirlo per assopirmi a fioca luce del residuale cencio che rimane -stracotto- nella liquida cera che cola infine sulle ruvide mie mani

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Dignitosa mente La dignit coscienza sintesi... essenza un grillo che di norma loquace talvolta per poltrire sottace. T'invita se sveglio - sguardo al futuro a non gettar la vita al vento s'anche fosse dannatamente dura. Seme indigesto come feccia scartato il torsolo dun frutto gi spolpato. Resiste sotto coltri di ghiaccio inatteso virgulto sboccia in estate ad offrire opportuno una caparra di stagioni scordate. Cresce nel fango o nel catrame del viale l'ho vista nascere fenice da ceneri di carta in un sottoscala. Dignit lottare disarmati silenti strazi i pargoli emigrati lore ossidate strette tra i denti sguardi sbiaditi nei cervelli spenti. La dignit un sentimento puro nato in trincea tra i sassi montani il sangue versato tra le zolle dun podere duro e non certo loltraggio ad un popolo stanco c'ha alzato le mani. In bilico sui sogni vacilla nei crinali defunta a volte in cella freddata da lame di troppi animali. Sui graffi tra gli squarci nei lividi in cuore proprio l che la dignit muore sui brividi ghiacciati esplosi dalla pelle tra gli umori sputati sulla femmina imbelle. Dignit uccisa con lo strappo alla sottana soccombe urlando tra le cosce e seno arreso mentre implora a mani tese un figlio di puttana.

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Stupida notte destate E' afono il cielo stanotte imbavagliato dalla opalescente stasi ed io accovacciato in riva al nostro mare morso dalla solitudine pi nera affogo lo sguardo e l'anima nel frangente l dove ciclica e lieve la spuma veste la solita onda e mi perdo nei riflessi filamentosi della luna nel luccichio delle stelle che generose m'offrono ancora il solito lucore... ma prive d'entusiasmo stanotte in questa stupida notte d'estate.

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Giochi di guerra (anoressia)


Ben sai di guerra tu ti esaltano le statiche trincee ti eccita il fragore della battaglia... "solo gioco" pensavo nel mentre organizzando strategie definivi ogni dettaglio. Fortificavi il fosso nel respirare polvere ingoiavi il fosco e delirante - fango in velo aborrivi mare e cielo rubando pure l'abito alla notte. Urlando hai disperato hai pianto ti sei pisciata addosso per riscaldare piedi e ritemprar le ossa niente gesti di protesta sul viso n una smorfia n un sorriso sei implosa solamente e hai fatto centro tu l'invisa. Nellesercizio tuo - pelle stinta dagli umori masticando il nulla hai ingerito sol dolore tha cercata sai la morte t'ha accarezzato a lungo la signora e non per caso t'ha arruolata... tu sei il milite migliore. Drogata e inebriata dalla gloria hai brindato alla vittoria danzando nell'ebbrezza. Mi sfidi ora sento odore di quell'ombra e poi baccaglia quel ciarpame reclamando con pi forza la tua tomba. Lhai fatto sei scesa agli inferi come volevi per restare sola con i demoni come non dicevi ed io non ho armi per battermi allinferno. Ben sai di guerre tu sai tutto di trincee e di battaglie ...pensavo fosse solo un fottuto gioco.
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Enigmatici silenzi
Sar perch son io o perch forse non so farlo - ma credetemidecriptare il silenzio non il cruccio che mi consuma come un tarlo. Uno sguardo pu urlare da solo strazio... l'omert veste la menzogna e tace il bugiardo per non pagarne il dazio... non affatto loquace la vergogna e nemmeno lo sono sconforto e mestizia... non lo l'adulterio, mentre clamoroso - spesso anche gogna il mutismo serio della giustizia. Perverso il silenzio dei ladri d'anime bianche impenetrabile quello dell'assassino, rassegnato il tacere del reduce che - stanco siede sulla consunta panca aspettando il declino. C' il silenzio che la dice lunga e quello che non dice, un altro ancora che dice e non dice, il timido abbozzare o del caro amico quello pi bastardo che non spiega o che non sa spiegare... e presunto quindi silenzio codardo. Il silenzio che maschera, che copre macchie, che ti opprime, che deprime, che mozza il fiato, quello mordace del dolore grande ... e quello di chi non sa star muto - e loquace offre il suo vuoto assoluto. Quiete dell'estasi, l'appiccicosa stasi della bruma, il silenzio dell'amore, dell'entusiasmo, del disagio, della paura e del terrore... silenzi che sanno squarciare l'inutile clamore... quello assoluto della dignit, dell'orgoglio ferito, di lesa dignit. Silenzio che strappa la pelle quello vestito dal sorriso che non cogli o quello che ti spoglia d'una sentenza senza appello. 77

Attesa sotto un cielo rosso sangue


L'anziana donna ha certo perso il senno all'imbrunire sosta sempre al passo volge alla valle rimirando accesa da un'ombra nel tramonto flessa al sasso. E' scossa sotto un cielo rosso sangue va farfugliando frasi addosso al muro disposto ha il desco con del pane duro rituale che non cede alla realt. Ricordi che confusi col presente proiettano la mente nel futuro l'attesa anche d'un rozzo uomo duro le dona nell'inconscio saziet. Cattura dagli squarci del vissuto - pi che dipinto il quadro appare sporco son le finestre per sfuggire all'orco che porgono anestetico elisir.

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La grande illusione
E' un'illusione crederci poeti noi che del sommo ne inseguiamo l'ombra cantiamo salmi come vecchi preti vestendo un saio che talvolta ingombra. Viviamo il sogno d'essere incensati per cosa poi non lo sappiamo manco e sussurrando verbi ruminati offriamo nenie ad un orecchio stanco. E' un'illusione credermi poeta poich i poeti fan rivoluzione quel biascicare come scimmia inquieta soffia su brace della frustrazione. Tinger sfondi con un nero intenso per dare corpo a gocce di colore bagner il plettro nel mio sangue denso a che dell'anima vi giunga afrore.

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Taranto - lati
E' un (alto) forno la calura davvero troppa ed proprio quel troppo che t'ammazza... tutto grasso che cola andiamocene in spiaggia in mar grande l'altro troppo piccolo. Troppi bagnanti disoccupati quasi tutti laureati purtroppo solo due cadetti ai giovani i sandali stan troppo stretti. Due calici d'acciaio fuso: - delle opportunit ch' troppo vuoto - e dei veleni troppo pieno bisogna berli entrambi e non c' troppo tempo per riflettere. Roba da matti dodicimila alla de-Riva son troppi per mandarli a pescare... a ingoiar Code di Rospo

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Viaggio allinferno
Quali valori abbiamo assimilato se non quelli che Rizzo e de la Penne han tramandato? Quadri dipinti con un nobile sangue... pennellate d'esempio di rari uomini sprezzanti l'empio che in perniciose acque il coraggio non l'han mai risparmiato. Poi i borboni quelli del "Tira a campare " vecchi marpioni c'han sempre preferito abbozzare. Generali... soldati... i mar di Franceschiello assoldati alla fiera dell'oltraggio mercenari sbandati. Tremendo e amaro il lascito viaggio all'inferno per l'intero equipaggio... sparati in orbita d'inverno sul povero Uran (i) o o come zavorra palla di piombo nel cranio da babordo sversati in mare senza i dovuti onori e senza un pianto - mausoleo l'abisso bare d'acciaio foderate d'amianto.

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Comandi in plancia
L'uomo di mare posa i passi con "chiappe a paratia" non ama essere "trombato" nella vita di bordo s' sacrificato ed ora senza ipocrisia non ha problemi a confessare che pi di fottere gli aggrada comandare. La rotta quella giusta condurr in porto la sua nave sderenata alla ciurma pennello e pittura ed carriera sicura "sei alla banda" in barcarizzo allora s che avr goduto come un riccio... allevier il disgusto d'aver raccato anche con l'onda increspata. A star vicini al sole ci si scalda e forse un buon tutore s'inventer un gallone superiore per tenersi la lingua calda magari - perch no - nel lustro futuro e poi nella quiescenza - questo sicuro una gratifica decuplicata con altra croce di benemerenza. Si sa qui non si tratta di coraggio il culo a paratia l'esser saggio quindi per non rischiare d'arenarsi da certe secche basta allontanarsi. E poi a quale pro darsi da fare di produzione non c' metro in mare gli acuti danno noia e si demanda eseguendo spartiti della banda! Vuoi un consiglio? Lascia perdere allora... non scoperchiare mai il vaso di Pandora!

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Fuori dalla corsa


Disconnessi. E' trendy dirli esodati espulsi dal circuito... fuori gara catorci d'epoca coi cerchi sgangherati cos che appaiono in andatura lenta un po' sbilenchi - due fari opalescenti gli occhi consumati. Ho speso poco tempo per ammazzare ed interrare il mio vecchio adesso firmerei assegno in bianco per riabbracciarlo disperato. E poi le autovetture da rottamare quelle incidentate manco tenute in conto per la corsa prudente- mente gi scartate. Di cosa diavolo si va a blaterare? Ma poi Signor Ministro son pendolare e per s- campare al sinistro dalla periferia vado in treno a lavorare.

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La grande illusione
E' un'illusione crederci poeti noi che del sommo ne inseguiamo l'ombra cantiamo salmi come vecchi preti vestendo il saio che talvolta ingombra. Viviamo il sogno d'essere incensati per cosa poi non lo sappiamo manco e sussurrando verbi ruminati offriamo nenie ad un orecchio stanco. E' un'illusione credermi poeta poich il poeta fa rivoluzione quel biascicare come scimmia inquieta soffia la brace della frustrazione. Tinger sfondi con del nero intenso per dare corpo a gocce di colore bagner il plettro nel mio sangue denso a che dell'anima vi giunga afrore.

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