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Meikin ridacchiò.

“E' da molto tempo che non sono più interessata né eccitata dagli amplessi altrui, per quanto
violenti o appassionati possano essere, nemmeno quelli dei ben dotati gai-jin.” Era troppo felice d'essere con la
sua vecchia amica per raccontarle la triste storia di Gekko e Shin Komoda, che aveva insistito per conoscere
prima di mandarle Hinodeh.

“Forse.” “E' esatto.” Raiko comprendeva il pericolo, tuttavia da molti anni non si sentiva tanto eccitata. Non si

era mai trovata nel mezzo delle questioni politiche della città, ma la conoscenza di Hiraga e il fatto di averlo

sentito parlare degli shishi, e d'aver saputo dallo shoya del legame tra lui e Ori, le aveva risvegliato l'appetito.

Persino la signora Lunkchurch e la signora Grimm si avvicinarono allegramente per congratularsi con i novelli

sposi. “Spiacente...” Si rivolse a Meikin: “Molto spiacente, signora, voi siete una stimata cliente della nostra

compagnia. Io, io...” con mano tremante prese un foglietto dalla manica e glielo porse. Meikin si limitò a

gettargli un'occhiata. Il suo kimono da viaggio era volutamente mediocre perchè chiunque, vedendola, la

scambiasse per l'umile moglie di un mercante di poco conto, e non ciò che era, ovvero una delle più ricche

mama-san di Edo, proprietaria della più costosa casa di piacere della città, nel più grande Yoshiwara del paese,

ricostruita e riarredata di recente dopo l'incendio dell'anno prima, mama-san di dieci delle geishe più dotate, di

venti delle più apprezzate cortigiane nonché proprietaria del contratto di Koiko il Giglio. Osservò

l'appartamento di Raiko riservato alle occasioni speciali ammirandone le sete preziose, i cuscini e i tatami, senza

mai smettere di chiacchierare e di mangiare e di domandarsi il perchè di quella convocazione. “Ritieni di poter

ottenere qualche segreto importante da scambiare con questa informazione?” Meikin rifletté a lungo. Nel

momento stesso in cui aveva ricevuto il messaggio aveva controllato i suoi libri contabili per scoprire a quanto

ammontava il debito della sua filiale nei confronti di Meikin. “Ti ha raccontato perchè ha accettato questo

karma?”

Meikin-chan, se lo shoya sapesse che posso rifornirmi di questo nettare verrebbe ad assillarmi tutti i giorni!”

Poi si rivolse a Jamie: “Dovete davvero andare? Che cosa succede?”. Tra i miei clienti c'è Furansu.”
“Congratulazioni, tai-pan. Signora Struan, congratulazioni” gridò Jamie. Quando le urla e gli urrà generali

raggiunsero l'interno del circolo dall'altra parte di High Street, tutti i presenti uscirono e andarono a unirsi al

gruppo già sul molo. Perciò non c'era scampo per lei in nessun luogo. “Che cosa potrei mai dare al grande

principe Yoshi?” domandò con voce roca e in preda a un grande malessere. “Capisco perfettamente. Ancora

mille congratulazioni.” Tyrer era contento di andarsene: doveva ancora vedersi con Hiraga per terminare un

breve dispaccio diretto al tairò Anjo prima di poter attraversare il ponte per incontrare Fujiko. Dopo il consiglio

di guerra del mattino tra sir William e Seratard, durante il quale erano stati definiti gli ultimi dettagli del futuro

bombardamento e della campagna punitiva contro Edo, André gli aveva sussurrato: “Fujiko muore dal desiderio

di vedervi, è tutto sistemato. Jamie annuì. “Vengo tra un istante. Tai-pan, potete scusarmi? E c'è un messaggio

per Ang... per la signora Struan: Seratard vorrebbe farvi personalmente le sue congratulazioni alla Legazione

quanto prima e... Il prete vorrebbe vedere tutti e due un momento.” Cupe considerazioni la perseguitavano, le

tornarono alla mente immagini di fatti e persone che avrebbe voluto dimenticare e soprattutto lui, il samurai. “E'

... è un messaggio portato da un piccione viaggiatore.”

Lo shoya esitò, sembrò sul punto di dire qualcosa, si fermò. L'atmosfera nella stanza cambiò di colpo. Fu

Raiko a rompere il silenzio. “Scusate, shoya, ma cosa succede?” Ne ha già uno, un maschio, ma purtroppo suo

marito è molto caro!” Meikin scosse il capo e rise. E gli equipaggi britannici erano formati da uomini, non da

sicofanti! Non gli sfuggì tuttavia che sebbene la donna singhiozzasse in modo straziante i suoi occhi erano

diventati freddi come il ghiaccio. Insistete per ottenerne altre, come da accordi i finanziamenti alla sua famiglia

sono giunti. Abbiamo urgente bisogno di conoscere a qualsiasi costo i piani di guerra dei gai-jin. “Oh sì,

amore.” Adesso che aveva più spazio intorno a sé e non si sentiva soffocare ritrovò la calma. Sistemando il

cappello sul capo vide che la piuma si era rotta. “Guarda!” “Potrei forse mettere una buona parola anche se di
certo non è necessario. “E Hinodeh?” domandò Meikin che era proprietaria di metà del suo contratto. Quando

Hinodeh si era recata da lei le aveva trovato una sistemazione presso una cugina, la mama-san di un'altra casa di

sua proprietà. Con fermezza scacciò quelle immagini.

Intelligente, fossi stato in lui avrei fatto lo stesso. Adesso che se l'è sposata sarà ancora così contrario all'oppio

e alle armi? Non ci credo...”. L'assassino solitario è stato ucciso dallo stesso principe. Nell'attacco è morta la

signora Koiko. Informate la Casa del Glicine della nostra grande tristezza. Seguiranno altre informazioni. Namu

Amida Butsu...” Meikin era diventata cerea. Koiko morta, mormorò. Il modo in cui lo disse, così incerto, così

distaccato, quando tutti sapevano bene che l'ordine gli era stato impartito con un urlo, ottenne un improvviso

silenzio interrotto da una generale risata di nervosismo. “André, portatela da noi il più presto possibile. Jésus,

quella stupida gamine ci avrebbe dovuto mettere a parte del segreto... è compito vostro controllarla!” esclamò

Seratard a bassa voce mentre agitava con finto entusiasmo una mano all'indirizzo di Angélique il cui sguardo

aveva incrociato il suo. “I tempi sono difficili ma per fortuna i gai-jin hanno le idee poco chiare sul valore del

denaro. I quattro uomini incominciarono a correre. “Phillip, guardate che tutto fili liscio e portatemi Struan in

ufficio all'istante.” Il sergente gridò: “Ehi gente!“. Ti ho avuta e adesso nessuno ti porterà via da me...” C'erano

stati abbracci e lacrime appassionate. “Tè o sakè?” domandò Raiko. Com'è ironica la vita, pensò lo shoya,

chissà che cosa avrebbero pensato quelle due donne se avessero saputo perchè il Gyokoyama era così forte?

Uno dei segreti del loro zaibatsu riguardava il fondatore, anzi la fondatrice, una donna di genio, una mama-san.

“Che genere di informazioni?”

Il suo kimono da viaggio era volutamente mediocre perchè chiunque, vedendola, la scambiasse per l'umile

moglie di un mercante di poco conto, e non ciò che era, ovvero una delle più ricche mama-san di Edo,

proprietaria della più costosa casa di piacere della città, nel più grande Yoshiwara del paese, ricostruita e
riarredata di recente dopo l'incendio dell'anno prima, mama-san di dieci delle geishe più dotate, di venti delle

più apprezzate cortigiane nonché proprietaria del contratto di Koiko il Giglio. Osservò l'appartamento di Raiko

riservato alle occasioni speciali ammirandone le sete preziose, i cuscini e i tatami, senza mai smettere di

chiacchierare e di mangiare e di domandarsi il perchè di quella convocazione. La lancia ondeggiò spingendoli

uno contro l'altra tra le risate generali e poi scivolò sull'acqua tra grida e saluti mentre il nostromo compiva la

migliore manovra d'attracco della sua vita. “Prendete le gomene, ragazzi” ordinò, ma non ce ne sarebbe stato

bisogno perchè molte mani si erano tese, ansiose di aiutare. “Quanto a noi” cominciò Raiko abbassando il tono

di voce, “potrei disporre di informazioni importanti sui piani di battaglia dei gai-jin.” Meikin si fece tesa, come

l'amica, e le sue guance si imporporarono: “Contro Edo?”. “No. Non una parola. Ma la ragazza mi piace e

faccio quello che posso per aiutarla. Sì, è strano che non ce ne parli, vero?” Raiko sorseggiò il suo brandy

incantata dal calore che scorreva nelle sue vene e dal grande piacere di intrattenersi con la sua più vecchia e

fidata amica. “Che genere di informazioni?” Sì, di Raiko ci si poteva fidare completamente fino a quando non

era la sua incolumità a essere messa in gioco. Si, uno scambio di informazioni non avrebbe soltanto un valore

economico ma sarebbe anche utile alla causa, sonno-joi, che sosteneva con tutta se stessa. “Non è un cattivo

uomo, ma a volte penso che la malattia lo faccia diventare matto. Almeno lei è al corrente del peggio e accetta

che lui sia il suo karma.” “E' ... è un messaggio portato da un piccione viaggiatore.”

Meikin non aveva mai incontrato lo shoya ma ne aveva sentito parlare dal suo funzionario del Gyokoyama

come di un uomo integro, perciò replicò con il tono cortese ed entusiasta che si addiceva a un'eminente mama-

san della più grande città del mondo e si complimentò con lui per lo stato delle cose nello Yoshiwara e per quel

poco che aveva visto del villaggio. “Grazie. No, non sono stanca. Il traghetto da Edo era piacevole e niente

affatto affollato, il mare era bello e le mie domestiche hanno fatto in modo che il capitano esaudisse tutti i miei
desideri.” Dio mi è testimone, lo so che lo avrei ucciso dicendogli la verità, e una volta cominciato a parlare so

anche che non sarei più riuscita a tacere il resto. E a quel punto lui sarebbe morto. Povero caro. E lui è davvero

caro, davvero caro, l'uomo più gentile che abbia mai incontrato. “Prima sakè, prego.” Ma lei era Tess Struan

della Nobil Casa. Il vero errore del nostromo, pensò con tristezza, era stato di sopravvivere ai tre bambini.

Tremò al pensiero della sua testa infilzata su una lancia, insieme spaventata e affascinata. Yuriko era già stata

immortalata nelle stampe ukiyo-e del Mondo Fluttuante e il suo nome era diventato il favorito delle geishe e ben

presto sarebbe stata l'eroina di un dramma del teatro Noli. Alla stazione di cambio della Tokaidò, Hamamatsu.

Nessun errore, signore, oh no, molto spiacente.” Perché era molto stupido abbracciare una causa sovversiva per

via di un uomo, soprattutto quando gli uomini sopravvissuti tra gli shishi erano ormai pochi, essendo quasi tutti

dispersi o uccisi, e soprattutto quando non facevano altro che commettere l'unico errore imperdonabile: fallire

continuamente nel loro intento. Vorremmo restare un pò soli”. Fino a quando il cliente non si sarà

addormentato, si ingiunse.

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