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Giulio Corridoni, marito di Tania e padre dei figli Ale e Chiara, vive in provincia di Pavia con la

famiglia e lavora come ingegnere in un’azienda che progetta macchine a guida autonoma. Una
sera, tornando dall’ufficio, trova davanti a casa una folla di giornalisti desiderosi di
intervistarlo riguardo all’incidente che ha portato alla morte di Sofia Mele. Egli, già a
conoscenza del fatto, rifiuta ogni dichiarazione, ma descrive l’accaduto ai familiari: a Lecce
una Chandra, modello di automobile a guida autonoma, ha investito una bambina di quattro
anni che, all’improvviso, sfuggita dalla presa di sua madre, era corsa in strada. Essendo lui
stesso il capo progettista della Chandra, continua Giulio, viene considerato uno dei possibili
responsabili della tragedia: la morte di Sofia Mele non potrà certo essere stata del tutto
casuale, e nel caso lo fosse, sarebbe inconcepibile che la giurisdizione ammetta che non ci
siano responsabili. Ma chi sarebbe in grado di decidere il colpevole tra l’uomo “alla guida” e il
capo progettista della Chandra?
La prorompente confusione derivata dall’inaspettato impatto della notizia sconvolge la
famiglia Corridoni e ognuno reagisce a modo proprio, estraniandosi dalla vita quotidiana
familiare o cercando inutilmente di imitare una situazione di irreale normalità. Ale, di solito
caratterizzato da particolare buon umore e vivacità, perde il suo entusiasmo in casa ed
impiega tutte le sue energie fisiche e psicologiche nell’allenare la squadra di calcio della
comunità; Chiara, cercando di chiudersi per evadere da una realtà che si è resa più difficile di
quanto lei possa sopportare, spende tutto il tempo in palestra o in casa con il suo fidanzato
Leonardo; Tania, che ammette la preoccupazione per le sorti del marito, tenta a vuoto di
convincere se stessa ed i figli a lasciarsi l’episodio alle spalle, senza rendersi conto che la
malcelata apprensione che porta con sé regnerà in casa Corridoni per settimane. E infine c’è il
padre, che, se da una parte evita il delicato argomento della sua accusa per non influenzare
negativamente l’umore della sua famiglia, dall’altra ha bisogno che Tania e gli altri siano dalla
sua parte: deve essere sicuro che nessuno pensi che lui sia effettivamente il colpevole
dell’incidente.
Mentre i manifestanti ed i loro cartelli “contro le macchine che uccidono” davanti a casa
Corridoni sembrano non aver intenzione di andarsene, Giulio si tiene in stretto contatto con
l’avvocato Demieri. Diverse sono le apparenze di Giulio e Demieri davanti al giudice, ma la
decisione sulla sorte dell’ingegnere non viene presa prima di qualche tempo. Intanto, Ale
viene riportato alla realtà da episodi di autolesionismo da parte di uno dei ragazzi della
comunità in cui lui allena; mentre Chiara si perde nella pianificazione della sua vacanza da
sola con il suo ragazzo in Puglia, durante la quale avrà l’occasione di parlare personalmente
alla madre della vittima dell’incidente. Lentamente, e forse involontariamente, la famiglia
riesce a distrarsi dagli eventi giuridici che tormentano Giulio fino a giugno inoltrato.
Dopo un’ultima udienza davanti al giudice, il caso viene archiviato e la famiglia Corridoni può
riprendere una vita normale. Ma rimarrà sempre indelebile il segno lasciato da un evento
tragico come quello della morte di una bambina di quattro anni a cui non si è riuscita ad
attribuire la responsabilità: una mancanza, come quella delle api che non vedono il rosso, che
non potrà mai essere curata o dimenticata.

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