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Fino all'ultimo respiro (À bout de souffle) è un film del 1960 scritto e diretto da Jean-Luc

Godard, considerato il film manifesto della Nouvelle Vague.


Michel Poiccard, ladro e truffatore, mette a segno un colpo a Marsiglia, rubando un'automobile.
Dopo aver lasciato la città, viene inseguito da un poliziotto per eccesso di velocità. Dopo aver
cercato inutilmente di nascondersi e dopo aver accidentalmente rinvenuto una pistola nell'auto
rubata, Michel uccide il poliziotto per non essere arrestato.
Tornato a Parigi per affari con l'intenzione poi di fuggire in Italia, ritrova Patricia, una studentessa
americana di cui si era innamorato e che vorrebbe portare con sé in Italia. Le rivela pian piano la
sua condotta delinquenziale e le fa capire che la sogna al suo fianco anche come complice della
sua vita spericolata, nella quale "il dolore è un compromesso". Lei, pur ricambiando l'amore,
cerca di allontanarsi da Michel, poiché lo ritiene troppo sfrenato.
Michel, accompagnato da Patricia, continua la sua vita all'ultimo respiro, rubando soldi e auto,
fumando e leggendo France Soir, da cui apprende di essere braccato dalla polizia, che è ormai
sulle sue tracce. Michel cerca quindi di fuggire, insistendo perché la ragazza lo segua in Italia,
ma Patricia, pur se inizialmente appare innamorata e propensa a seguirlo, alla fine decide di
denunciarlo. Inseguito dalla polizia, Michel viene colpito da un proiettile e muore proprio sotto gli
occhi della ragazza.
Opera prima di Jean-Luc Godard, viene considerato uno dei suoi capolavori e manifesto della
Nouvelle Vague (l'anno prima uscirono I 400 colpi e Hiroshima mon amour).[1] Di fatto la
destrutturazione delle regole della tradizionale narrazione filmica per permettervi l'irruzione della
realtà di un mondo in cambiamento, i film a budget ridotto, girati in pochi giorni (60), con ciò che
tale novità comportava in termini di libertà espressiva e autonomia dalle imposizioni della
produzione, le innovazioni del linguaggio e delle tecniche erano destinati ad esercitare un
impatto permanente sui decenni successivi.
Con Fino all'ultimo respiro Godard ha reinventato il linguaggio cinematografico: il regista
prendeva le decisioni di giorno in giorno, dopo aver visto i giornalieri, e in questo modo si
ritrovava a non usare il cavalletto, a realizzare lunghe carrellate senza binari e a riprendere Jean-
Paul Belmondo e Jean Seberg lungo gli Champs-Élysées con una macchina da presa, la
Cameflex, nascosta in una bicicletta.
La sceneggiatura approssimativa, molto esile, nata da un soggetto di François Truffaut (ispirato
da un fatto di cronaca[1]), fu frettolosamente rielaborata per convincere il produttore Georges de
Beauregard a finanziare il film. Ampio spazio viene lasciato all'improvvisazione degli attori e
all'influenza dell'ambiente, come indicato da Dziga Vertov nel suo manifesto Kinoki.
(campo che si restringe)

I pugni in tasca è un film del 1965, scritto e diretto da Marco Bellocchio, all'esordio, nella regia
di un lungometraggio.
Si tratta di un film manifesto, per certi versi anticipatore della contestazione sessantottina [2], ed è
stato selezionato tra i 100 film italiani da salvare[3
La storia si svolge in una grande casa sull'Appennino piacentino dove quattro fratelli, tre maschi
adulti ed una giovane donna, vivono con la madre, anziana vedova, cieca. Augusto, il fratello
maggiore, è l'unico ad avere una vita lavorativa e sociale: avvocato, ha una fidanzata e vede gli
amici a Piacenza, dove frequenta regolarmente una prostituta per soddisfare i propri bisogni
sessuali. I suoi fratelli, invece, quasi non escono di casa.
Sandro, apparentemente normale, o meglio, capace di controllarsi grazie ai farmaci contro il
male che affligge la famiglia - l'epilessia - é chiuso nell'universo della casa e della propria stanza,
dove nutre morbose fantasie d'amore e morte. Il fratello Leone è epilettico e pazzo, mentre la
sorella Giulia si vuole ora alleata al fratello maggiore, rappresentante del potere in casa,
conservatore e superficiale, ora complice dell'introverso Sandro, tra le atmosfere claustrofobiche
degli interni.Sandro medita una strage in cui la famiglia incontri la morte per mano sua, e lasci
libero Augusto di vivere la propria vita nell'agio, senza dover ipotecare la propria giovinezza per
occuparsi del resto della famiglia. In occasione di una visita al cimitero in cui si mette alla guida
dell'automobile di famiglia, lascia al fratello un biglietto con la propria confessione e parte con la
madre, la sorella ed il fratello malato su di una strada che conduce ad un dirupo. Al momento
cruciale però ferma l'auto e la famiglia torna a casa, alla vita di sempre.
In realtà la distruzione è solo rinviata: in breve tempo Sandro prima uccide la madre,
sospingendola in un burrone, poi medita di annegare il fratello Leone nella vasca da bagno, dopo
la somministrazione di una overdose di farmaco. Durante le esequie della madre, Sandro
confessa a Giulia il matricidio. La sorella all'inizio non vuole credergli ma, quando muore anche
Leone, Giulia capisce tutto e sviene, rotolando giù dalle scale. Soccorsa, rimane bloccata a letto
per l'incidente. Il desiderio di affermazione e di riscatto di Sandro sembrerebbe essersi compiuto,
ma la fine di un passato soffocante non fornisce garanzie di futuro: il male è in agguato, e
Sandro muore a causa di un grave attacco epilettico senza che Giulia si muova in suo soccorso.
Il titolo in fase di lavorazione era Epilessia. Il film venne realizzato in grande economia e circolò
con una distribuzione indipendente. La famiglia Bellocchio contribuì alla realizzazione del film: il
fratello del regista, Tonino, finanziò l'opera con cinquanta milioni, mentre l'interno della casa è
quello della madre del regista[4].
la colonna sonora venne realizzata da ennio morricone .

la versione che ho visto era quella ristrutturata nel 2015

Easy Rider - Libertà e paura (Easy Rider) è un film del 1969 diretto e interpretato da Dennis
Hopper (Billy); con Peter Fonda (Wyatt, detto "Capitan America") e Jack Nicholson (George
Hanson); narra il viaggio attraverso gli Stati Uniti d'America da Los Angeles alla Louisiana di due
motociclisti sui loro chopper, in totale libertà. Nel 2012 è uscito il prequel Easy Rider: The Ride
Back.

Rilevanza cinematografica[modifica | modifica wikitesto]


Considerato da molti critici il film simbolo della Nuova Hollywood, ha vinto il premio per la miglior
opera prima al 22º Festival di Cannes[2] e ha guadagnato due nomination all'Oscar come miglior
sceneggiatura e miglior attore non protagonista (Jack Nicholson). Nel 1998 è stato scelto per la
conservazione nel National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti.[3] Nel
1998 l'American Film Institute l'ha inserito all'ottantottesimo posto della classifica dei migliori
cento film statunitensi di tutti i tempi,[4] mentre dieci anni dopo, nella lista aggiornata, è salito
all'ottantaquattresimo posto.[5]
Film molto importante, si inserisce nel contesto culturale del sessantotto, cultura di
controtendenza e voglia di evasione - libertà da una piatta società medio-borghese. Il tema del
viaggio percorre e traccia le linee generali del film: da molti critici è infatti considerato il road
movie per eccellenza ed è indubbiamente il film su due ruote più celebre in assoluto.
Il film esprime chiaramente la cultura del mondo hippie di fine anni sessanta: i protagonisti sono
malvisti dalla gente comune per il loro aspetto, il loro modo di vestire, di vivere e di comportarsi,
pur essendo persone non violente che vanno per la loro strada senza creare fastidi.
Particolarmente apprezzata la fotografia e i relativi paesaggi, in particolare le ambientazioni nelle
zone desertiche del Sud statunitense, che restano impresse negli occhi dello spettatore; da
segnalare anche le immagini psichedeliche, tipiche del periodo, durante la visita di New Orleans.
A livello visivo è fondamentale anche la carrellata di veri disegni eseguiti da detenuti del carcere
che compare in una scena del film.
Importante anche la colonna sonora, composta da canzoni rock del periodo fine anni sessanta
(soprattutto la celeberrima Born to Be Wild degli Steppenwolf), diventata un disco di grande
successo che si tramanda tra le generazioni. Molti dei brani della colonna sonora sono stati
raccolti nell'album dei The Byrds Ballad of Easy Rider.

Trama[modifica | modifica wikitesto]


Wyatt e Bill, dopo avere trasportato un carico di cocaina dal Messico agli Stati Uniti, investono
parte del guadagno in due motociclette nuove con l'intenzione di attraversare il paese, dalla
California a New Orleans, per andare a vedere il carnevale
Lungo il percorso vivranno alcune esperienze con persone incontrate casualmente: il primo
incontro avviene con un hippy, al quale danno un passaggio e insieme al quale trascorreranno
una notte intorno al fuoco e il giorno dopo con la sua gente in una comune, conoscendo anche
due ragazze con cui passeranno ore liete in una sorgente calda.
Ripartiti, giungono in una cittadina dove si aggregano con le moto a una parata senza il
permesso delle autorità, per cui vengono arrestati; in cella fanno la conoscenza di un giovane
avvocato alcolizzato, George, il quale, grazie all'influenza del nome di suo padre, riuscirà a farli
uscire con solo una multa, sottolineando che solo grazie alla sua presenza i due hanno evitato di
essere rasati. George decide di unirsi a loro per arrivare a New Orleans e recarsi in un bordello
di sua conoscenza, provando lungo la strada anche l'esperienza della marijuana, fino a quel
momento a lui sconosciuta. Ma fermatisi in un paese per ristorarsi, vengono indotti ad
allontanarsi dalla manifesta ostilità degli abitanti. La stessa sera vengono da loro aggrediti nel
sonno e George viene ucciso.
Sconvolti dall'accaduto, i due decidono di non cambiare i loro programmi e, giunti a New
Orleans, nel locale indicato dall'amico "noleggiano" due ragazze, con le quali, dopo avere
passeggiato per le strade in festa, si recano in un cimitero dove tutti insieme si dividono un acido,
il cui effetto però non sarà piacevole per nessuno dei quattro, facendo riaffiorare alcuni dei
problemi pregressi di ciascuno.
Ripartiti per continuare il viaggio verso la Florida, Wyatt e Bill, lungo la strada, vengono affiancati
da un furgone con a bordo due persone simili nell'atteggiamento a quelli che li avevano aggrediti.
Dopo avere provocato Billy, uno dei due, forse inavvertitamente, gli spara; Wyatt dice di correre
a cercare aiuto e contemporaneamente il furgone torna indietro, ma non per prestare soccorso; il
fucile spunta ancora dal furgone e Wyatt viene colpito e muore. La moto di Capitan America
prende fuoco accanto al corpo senza vita di Wyatt; una ripresa aerea della scena sancisce la
tragica fine di questa avventura.

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