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Allungò una mano, accarezzò il fodero e abbandonò le dita sul cavicchio che assicurava l'elsa. “Abbiamo teso
due imboscate a Yoshi e sono fallite entrambe, qualcuno ha rivelato il nostro nascondiglio e Ogama e Yoshi si
sono uniti per attaccarci. Noi...” “E tutto in ordine, signor MacStruan, e non preoccupatevi per me” aveva detto
Jamie. “Sono pronto per un cambiamento.” Sebbene ufficialmente non lavorasse più per la Nobil Casa, Jamie
continuò ad aiutare il nuovo direttore, lo aggiornò sui progetti e sugli affari in corso e insieme a Vargas lo
presentò ai fornitori giapponesi. Dopotutto era un bene che tutti lo credessero un gai-jin e scambiassero la sua
ricerca meticolosa in ogni ristorante e in ogni bar per insolente curiosità. E messaggio cifrato di Katsumata
diceva: “Vieni a Hodogaya in una qualsiasi mattina dei tre prossimi giorni. Ti troverò”. “Da shishi, e verrà
ricordata in eterno. Ha affrontato Yoshi con lo shuriken e la spada e lo ha quasi ucciso. Faceva parte della sua
missione, se fosse stata tradita.” Così Sumomo aveva una missione, pensò subito Hiraga, ti aspettavi che venisse
tradita eppure non hai esitato a mandarla allo sbaraglio. Era in preda all'ira ma si sforzò di chiedere: “L'hanno
seppellita con onore?”. Ovviamente sono disposto a pagare, se il prezzo è ragionevole.” Misamoto sgranò gli
occhi, ma mentre si accingeva a tradurre fu anticipato dal gai-jin André che aveva ascoltato Yoshi non meno
attentamente: “Il mio padrone è sicuro che per il re della nazione dei furansu sarà un grande onore aiutare il
principe Yoshi Toranaga ad avere le navi”. Inejin non mi deluderà, aveva pensato, dispiaciuto di essersi
dimostrato impaziente. Le spie vanno trattate con i guanti... ogni agilità di movimento dipende da loro... Ah,
Sun-tzu, fonte di incomparabile saggezza! “Sarò lì tra due o tre giorni. Bisogna provocare un incidente con i
gai-jin in fretta. Pensaci.” E soprattutto che quel paese era un'isola, una roccaforte impossibile da espugnare.
“Il mio padrone dice che la Francia vuole aiutare il Giappone a essere una grande nazione del mondo... come
qui.” “Voglio i nomi, Inejin, impalerò quei traditori.” E soprattutto che quel paese era un'isola, una roccaforte
impossibile da espugnare. Suo padre aveva dato istruzioni allo spadaio di legare bene la spada nel fodero prima
di consegnargliela solennemente alla presenza dei suoi servitori più intimi, Yoshi allora aveva quindici anni e
aveva già ucciso un uomo, un ronin che imperversava nei pressi del castello di famiglia, il Nido dell'Aquila. Era
stata un'esperienza straordinaria. “Uno shishi che collabora con noi?” sogghignò Yoshi. “Impossibile.” “Vado
a vedere. Meglio io solo dall'altra parte della barriera, Jamie-sama” disse Hiraga. Aveva accolto con gioia il
messaggio di Katsumata. “Sarò io a correre il rischio” proseguì agitando l'esca e fingendo di avere paura.
Per il momento era al sicuro nell'ala più alta del castello, in quella stanza dove così grande era stato il suo
piacere. Il suo sguardo cadde nuovamente sulla spada corta. Quel giorno la desiderava più che mai. Quel gesto
ripetuto con la mente molte volte adesso si sarebbe rivelato naturale, gradevole e liberatorio. Presto Anjo
manderà i suoi uomini ad arrestarmi, sarà la mia scusa... Anjo fu colpito da una violenta fitta, poi annuì e agitò
la mano in segno di congedo. “Sono d'accordo. Sono stati stupidi.” Inejin annuì. “Continuano a dimenticare
Sun-tzu, sire: Restare all'oscuro della condizione del nemico per aver lesinato qualche centinaia di once
d'argento è la più grande barbarie. Per fortuna un informatore me ne ha parlato.” Inejin si sfilò un rotolo dalla
manica e lo posò sul tavolo. Invece Yoshi, il Guardiano dell'Erede, aveva detto freddamente: “Questa è la loro
poesia di morte: “E se gli dei fossero altrove o dormissero” intervenne Anjo, “scaglieremo contro la flotta i
nostri brulotti incendiari, ne ho già centinaia in costruzione, centinaia. Era il primo dell'anno. “Gli dei non ci
proteggeranno dalle cannonate dei gai-jin” disse Yoshi, “e neppure i brulotti. Se distruggeranno Edo perderemo
la roccaforte dello shògunato e tutti i daimyo del paese guidati da Ogama di Choshu, Sanjiro di Satsuma e Yodo
di Tosa si uniranno contro di noi per spartirsene i resti. Senza Edo il nostro shògunato è finito, volete capirlo o
no?” Contorcendosi per una nuova fitta Anjo sbottò: “Tu credi di essere il signore del paese inviato in dono al
Giappone dagli dei, ma non è così, non lo sei e devi sottometterti ai miei ordini perchè il tairò sono io, io!”.
“Non voltarti” sentì Katsumata dire sottovoce. “Non ti riconoscevo, il tuo travestimento è perfetto.” E gli
inglesi ci circonderanno sempre. Mentre stavano per lasciare la nave il gai-jin Andreh gli disse: “Il mio padrone
vi augura buon anno”. Yoshi apprese con stupore che il mondo dei gai-jin seguiva un calendario completamente
diverso da quello giapponese e cinese a base lunare con cui dalla notte dei tempi si calcolavano i giorni, i mesi e
gli anni. Secondo tutti il vincitore avrebbe dovuto inchinarsi con rispetto di fronte alla pira di un combattente
shishi tanto coraggioso e, per di più, donna. Le sue gesta e il potente colpo di spada che l'aveva tagliata in due
sarebbero stati tramandati nei secoli da canti e leggende, e lo stesso rispetto meritavano le esequie di Koiko il
Giglio, che aveva salvato la vita del loro signore scagliandosi tra lui e il primo shuriken e ricevendone in cambio
“Non per loro. La Bakufu è come un setaccio da riso, oltre che essere corrotta, sire.” “Misamoto, di' che ci
vedremo a Edo tra dieci giorni. Possono venire a Edo per un incontro privato.” Poi si alzò di scatto tra la
generale costernazione: per lui non aveva senso dilungarsi oltre con quegli esseri inferiori di cui poteva servirsi
in altro modo, doveva avvicinare quanto prima il capo inglese. Pur mantenendo un portamento sdegnoso e
severo si dimostrò amichevole, e con finta riluttanza accettò la proposta di un nuovo incontro. “Ehi, Nakama,
dove hai appuntamento con tuo cugino?” chiese Jamie frenando il cavallo ai confini del villaggio, non lontano
dalla barriera. Era consapevole dell'ostilità dei viaggiatori ma non se ne preoccupava perchè il revolver custodito
nel fodero legato alle spalle era ben visibile. Era sicuro che Hiraga non fosse armato. “Sì, lui.” “Devo
trascinare qui Meikin, la mama-san, sire?” Nonostante il buon umore Jamie fu percorso da un brivido.
Commerciare stava diventando sempre più rischioso, per Shanghai si prospettava una nuova guerra civile, a
Macao infieriva la peste, la guerra civile in America era tremenda, in Irlanda c'era la carestia e si mormorava di
carestia anche in Giappone, mentre le isole britanniche erano turbate da rivolte per l'occupazione e gli aumenti
“Koiko l'ha tradita, quella puttana l'ha denunciata a Yoshi, ha tradito sonno-joi e noi. Ma è morta con lo
shuriken di Sumomo nel petto.” “Non arriveranno perchè attaccheremo per primi” rispose Anjo. Si portò una
mano al fianco, colpito da un'improvvisa fitta di dolore. “Lì ho circondati, Yokohama è come un pesce morto
che attende soltanto di essere sventrato. Le truppe che sferreranno l'attacco saranno pronte tra breve.” “Ieri ho
visitato una nave da guerra dei gai-jin e...” “Il piano dei gai-jin è terribilmente semplice. Dieci giorni dopo la
dichiarazione del loro ultimatum, se non sarà stato rispettato, la flotta si dirigerà a Edo. “E quella di lei.” Anjo
fu colpito da una violenta fitta, poi annuì e agitò la mano in segno di congedo. “Il piano dei gai-jin è
terribilmente semplice. Dieci giorni dopo la dichiarazione del loro ultimatum, se non sarà stato rispettato, la
flotta si dirigerà a Edo. Abbiamo perso molti capi e molti uomini, te ne parlerò più tardi, ma io, Sumomo,
Takeda e qualcun altro siamo riusciti a fuggire. Sono contento di vederti, Hiraga. Adesso va'.” Yoshi guardò il
rotolo con curiosità ma non lo toccò. “Per favore concedetemi di rimborsarvi” disse. Inejin, che per ottenere il
denaro necessario all'acquisto aveva impegnato la sua locanda al Gyokoyama nascose il grande sollievo che
“Abeh!” gridò. “Tu sei il tairò e... ma ti senti male?” chiese Yoshi fingendosi preoccupato per porre fine alla
discussione, come si fosse appena accorto del dolore dell'altro. “Da quanto tempo stai male? Che cosa dice il
medico?” “Koiko l'ha tradita, quella puttana l'ha denunciata a Yoshi, ha tradito sonno-joi e noi. Ma è morta con
lo shuriken di Sumomo nel petto.” Aveva già dato l'ordine di trovarlo; ovunque si nascondesse, offrendo in
cambio della sua testa una lauta ricompensa, e di scovare e annientare tutti gli shishi e i loro protettori. Dopo
aveva mandato a chiamare Inejin, il capo delle sue spie. “Un incidente grave.” Quella passeggiata era un regalo
di Jamie per aver fatto da interprete al suo incontro con lo shoya e per le informazioni commerciali ricevute da
lui. Tyrer e sir William, che non avrebbero approvato la gita, non ne erano stati informati. “E' mio padrone”
aggiunse André con un inchino, “il mio padrone è molto onorato di esservi amico e di fare parte della vostra
grande famiglia, sire.” “Non importa come, lo conosco e adesso lo conoscerai anche tu.” Gli raccontò la
sostanza del piano, con precisione, omettendo però il particolare dei dieci giorni di grazia dopo l'ultimatum.
“Allora, Yoshi-dono?” “Ieri ho visitato una nave da guerra dei gai-jin e...”