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“No, sire.

Secondo il piano tutti i gai-jin saranno evacuati il giorno precedente all'attacco e ripareranno a Hong
Kong fino alla primavera.

Il primo raggio di sole attraversò le imposte e colpì la spada corta posta a portata di mano accanto al letto

insieme all'altra e al fucile carico, a cui aveva dato nome Nori. Aveva ricevuto quella spada in eredità: era stata

forgiata dal maestro spadaio Masumara per lo shògun Toranaga. “E se gli dei fossero altrove o dormissero”

intervenne Anjo, “scaglieremo contro la flotta i nostri brulotti incendiari, ne ho già centinaia in costruzione,

centinaia. “Cosa?” Il leggero movimento che Anjo azzardò per vedere meglio Yoshi lo costrinse a mordersi un

labbro per non gridare dal dolore. E' quello il mio progetto” esultò Anjo. “E se gli dei fossero altrove o

dormissero” intervenne Anjo, “scaglieremo contro la flotta i nostri brulotti incendiari, ne ho già centinaia in

costruzione, centinaia. “Dottore, uscite finché non vi chiamo.” Non appena saprò qualcosa...”. Eppure la

conoscenza profonda dei tuoi insegnamenti non mi suggerisce come comportarmi con i gai-Jin, e neppure con

quello stupido ragazzo e la mia grande nemica, la principessa Yazu, che continuano a divorare la pappa mielosa

offerta loro dai sicofanti di corte agli ordini di quel cane del cancelliere. Che cosa devo fare per liberarmi dei

nemici che mi circondano? Anjo, gli Anziani, la corte, Ogama, Sanjiro... l'elenco è infinito. Impossibile. E in

cima a tutti i gai-jin.

Allungò una mano, accarezzò il fodero e abbandonò le dita sul cavicchio che assicurava l'elsa. “Il vostro

incontro di ieri sulla nave furansu è stato utile, sire?” Una spia gai-jin ci ha offerto i loro piani d'attacco in

cambio di denaro.” Yoshi si fece attento. “Non saranno falsi?” “Prima Hiraga.” Mettersi in contatto con Hiraga

era stato difficile e pericoloso. A poche persone era consentito di attraversare le barriere o di entrare nello

Yoshiwara. E gli inglesi ci circonderanno sempre. Appena informato della taglia che Yoshi aveva messo sulla

sua testa, Katsumata aveva prudentemente deciso di non proseguire. “Partiremo domani o dopodomani” disse,

contento di essere protetto da quel giovane coraggioso. “Non voltarti” sentì Katsumata dire sottovoce. “Non ti
riconoscevo, il tuo travestimento è perfetto.” Alcuni samurai in piedi lo fissavano. Lasciò cadere con rabbia

qualche moneta sul tavolo e tornò sulla strada impugnando il Derringer nascosto sotto la giacca.

“Il medico...” La gente parlava, gridava, strillava. Per difendersi dal freddo tutti indossavano giacche imbottite

e avevano il capo coperto da calde sciarpe o da cappelli. Alcuni samurai si accorsero di Katsumata ma evitarono

di guardarlo con insistenza: la sua andatura, i capelli sporchi e il volto non rasato, la lunga spada nel fodero sulla

schiena e quella infilata nella cintura potevano essere i segni distintivi di un ronin: meglio non provocarlo. “Ma

se osi lamentarti ancora una volta sarò io a cacciarti!” Takeda si scusò subito ma non si perse d'animo: “A Kyòto

abbiamo perso troppi uomini e non abbiamo notizie degli shishi di Edo. Chiedo scusa, si, ma continuo a pensare

che avremmo dovuto tornare a casa, io a Choshu e voi a Satsuma, come gli altri sopravvissuti, per riunirci in un

secondo tempo”. “Qualche giorno di ritardo non comprometterà la tua saggia strategia d'attacco. Finché non

starai bene e non sarai in grado di prendere il comando dobbiamo disorientare i gai-jin. Me ne posso occupare io

mentre preparo l'attacco.” Uscire dalla protezione di sir William e di Tyrer era pericoloso, ma voleva avere

notizie di Sumomo e degli altri, scoprire cosa fosse veramente successo a Kyòto ed essere informato sul nuovo

piano degli shishi. Lo shoya non faceva che scuotere la testa e dire: “Spiacente, Otami-sama, non ho ancora

notizie di Katsumata e di Takeda e nemmeno della giovane Sumomo e di Koiko. Il signore Yoshi è ancora nel

castello di Edo. “Perché soffrire quando puoi essere curato? Ma volevo anche parlarti del piano di battaglia dei

gai-jin. L'informazione mi è giunta questa mattina, non sulla nave.” Dovranno scappare nelle colonie cinesi e

qui non metteranno più piede. “Non per loro. La Bakufu è come un setaccio da riso, oltre che essere corrotta,

sire.” “Non ti voglio morto ma in buona salute, tairò-dono. E' importante che tu goda di buona salute” rispose

Yoshi controllandosi.
“Un attimo ancora. Sumomo? Le avevo ordinato di tornare a Choshu.” Si girò: Katsumata era sparito.

“Misamoto, di' che ci vedremo a Edo tra dieci giorni. Possono venire a Edo per un incontro privato.” E se il

nemico riuscirà a infrangere quella barriera di fuoco e a bombardare Edo moriranno soltanto i contadini, gli

artigiani e quei parassiti dei mercanti. Le nostre legioni rimarranno intatte.” Evviva l'anno nuovo, sarà

magnifico! “Non chiamarmi sensei. Abbiamo poco tempo e Hodogaya pullula di uomini della Bakufu e di spie.

Dove possiamo parlare al sicuro.” “Dottore, uscite finché non vi chiamo.” “Nel nostro Yoshiwara, alla casa

delle Tre Carpe.”

McFay era di ottimo umore. “E se gli dei fossero altrove o dormissero” intervenne Anjo, “scaglieremo contro

la flotta i nostri brulotti incendiari, ne ho già centinaia in costruzione, centinaia. “Che tipo di incidente?” Se

torneranno, noi...”. Yoshi era rimasto assorto nei suoi pensieri fino all'alba, non aveva quasi toccato cibo e non

era riuscito a prendere sonno; il posto vuoto nel letto era una consapevolezza troppo dolorosa. Per difendersi dal

demone straniero e sopravvivere il Giappone deve avere navi e armi più grandi e maggiore potenza militare. E

per adesso, pensò nauseato, lo shògunato deve trovare un compromesso con loro. Odiava quell'uomo e quella

stanza che puzzava di morte e diarrea e vomito e allo stesso tempo temeva di aver sottovalutato le voci che

giravano a palazzo: poteva essere quella la sua trappola mortale, bastava che l'ammalato desse l'ordine. “Da

shishi, e verrà ricordata in eterno. Ha affrontato Yoshi con lo shuriken e la spada e lo ha quasi ucciso. Faceva

parte della sua missione, se fosse stata tradita.” Così Sumomo aveva una missione, pensò subito Hiraga, ti

aspettavi che venisse tradita eppure non hai esitato a mandarla allo sbaraglio. Era in preda all'ira ma si sforzò di

chiedere: “L'hanno seppellita con onore?”. D'impulso lui la scacciava: inutile ormai chiedersi se la donna si

fosse davvero sacrificata per salvargli la vita, come sosteneva Abeh o quale fosse la ragione per cui aveva

assunto la shishi assassina che si faceva chiamare Sumomo Fujahito, certamente un'accolita di Katsumata. Era
inutile ricordare ad Anjo e agli altri il piano e gli stratagemmi che aveva elaborato per rimandare lo scontro con i

gai-jin e per dare tempo allo shògunato di radunare le forze e affrontare il problema urgente e vitale della

coalizione ostile di Tosa, Choshu e Satsuma.

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