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Ricordare quello scontro faceva ancora sudare Anjo che mal sopportava di dover riconoscere le sacrosante

ragioni di Sanjiro.

Anjo cercò di dissimulare lo sforzo che gli costava allentare la stretta della mano intorno all'elsa della spada. Il

Consiglio non potrebbe votare a favore d'una limitazione dei tuoi poteri di Guardiano o magari di un esilio? Hai

dimenticato che gli inglesi, i nostri principali nemici, hanno ricevuto in concessione l'isola di Hong Kong

vent'anni fa e l'hanno trasformata in un bastione inespugnabile? Otto mesi prima, in gennaio, lo shògunato

aveva inviato in America e in Europa una nave a vapore con la prima delegazione ufficiale giapponese. “Noi...

ho deciso che noi, mia moglie e io abbiamo deciso che andremo a Kyòto a incontrare l'imperatore per chiedergli

consiglio sul da farsi con i gai-jin e per organizzare il modo di buttarli fuori!” Ti assomiglio in molte cose,

cugino Nobusada, ma al contrario di te io non sono mai stato uno stupido, ma un uomo d'armi sempre

consapevole d'essere manovrato e, ormai, anche molto diverso.   A quell'epoca non sapeva che cosa

significasse la parola magnanimità. Era stato sul punto di morire ma era riuscito a eseguire l'ordine paterno.

Come premio per la sua autodisciplina il padre, daimyo di Mito, gli aveva comunicato che era stato adottato

dalla famiglia Hisamatsu e nominato crede del loro ramo Toranaga: “Sei il mio settimo figlio. In questo modo

avrai un'eredità e un lignaggio superiori a quelli dei tuoi fratelli”. Nel corpo centrale del castello, accanto

all'alloggio del Guardiano c'erano gli appartamenti più sicuri e le stanze private dello shògun in carica, della sua

famiglia, dei cortigiani e dei sudditi.   I due erano soli in una delle sale delle udienze nel corpo centrale del

castello di Edo, tutte le loro guardie personali attendevano dall'altra parte della porta.

Si limitò a dire: “Se diamo a Sanjiro un ordine che verrà ignorato ci troveremo costretti a lanciarci in una

guerra, e quello di Satsuma è un feudo troppo forte e con troppi alleati. All'epoca non sapeva di essere stato

allevato per diventare shògun, nessuno lo aveva messo a parte dei progetti che riguardavano la sua vita. Poi,

quando quattro anni prima lo shògun Iyeyoshi era morto di tifo, all'età di ventidue anni Yoshi era pronto e suo
padre l'aveva proposto. Invece il tairò si era opposto, e avendo il dominio sulle porte del palazzo aveva avuto la

meglio. In un punto lontano la terra rumoreggiò, l'intera torre subì una leggera scossa e parve inclinarsi, poi

un'altra scossa, per un tempo che sembrò interminabile sebbene non fosse durato più di trenta secondi. Almeno

avreste potuto accordarvi su un solo porto, Deshima, ma perchè dare a quel diavolo americano di Townsend

Harris anche Yokohama, Hirodate, Nagasaki e Kanagawa consentendo loro addirittura di accedere a Edo per

stabilirvi quelle insolenti legazioni! Se ciò non li soddisferà e uno o più di loro vorranno venire a Edo, vengano

pure. Era un uomo di ventisei anni, alto, aristocratico, con belle mani e dita affusolate. Il castello era in mano a

Ochiba, vedova del dittatore, al loro diciassettenne erede, Yaemon, a cui Toranaga aveva solennemente giurato

alleanza, e a ottantamila samurai fanaticamente fedeli. “Quello che abbiamo fatto ieri prima di ricevere la loro

risposta: mandiamo altre scuse “per l'increscioso incidente” intrise di un sarcasmo che non capiranno mai, per

mano di un ufficiale di cui non conosceranno mai il nome, appena prima che il loro capo lasci Yokohama, e

chiederemo altro tempo per “svolgere indagini”. Yoshi nascose lo sbalordimento che gli procurava sentire Anjo

fare una dichiarazione tanto pericolosa a voce alta.

La delegazione aveva ricevuto l'ordine segreto di rinegoziare i trattati che il Roju considerava “ipotesi di

accordo non autorizzate” con i governi inglese, francese e americano, e di cancellare o rimandare qualsiasi

accordo per l'apertura di altri porti. “Può darsi che Sanjiro si consideri al sicuro, ma non lo è” riprese in tono

definitivo. “Convincetene anche tu, Yoshi-dono, nostro giovane ma saggio consigliere, prova anche tu a

escogitare un modo per liberarci di lui, altrimenti potrebbe essere tua la testa che finirà infilzata su un palo.”

Yoshi decise di ignorare l'offesa e sorridere. “Una tazza di tè?” Anjo annuì cupamente, geloso ancora una volta

dell'eleganza e della forza dell'altro. Benché sulla terraferma fosse imbattibile Yoshi guardò il giovane

tremante di collera. Il terremoto finì all'improvviso com'era incominciato. “Io neppure!” In gran fretta una
guardia aprì la porta. Tutti si inchinarono mentre lo shògun usciva. La principessa imperiale lo seguì, poi uscì il

seguito. Quando furono nuovamente soli Anjo si asciugò il sudore dal collo. Oltre il fossato più esterno c'era il

primo cerchio protettivo costituito dai palazzi dei daimyo, spesso imponenti, e da ricche residenze; quindi

venivano i cerchi con le residenze minori, poi quelle ancora meno importanti, una per ogni daimyo del paese.

“Il castello di Osaka era diverso, un'altra questione, li si trattava di uno scontro tra daimyo, non di un'invasione.

All'epoca non sapeva di essere stato allevato per diventare shògun, nessuno lo aveva messo a parte dei progetti

che riguardavano la sua vita. Poi, quando quattro anni prima lo shògun Iyeyoshi era morto di tifo, all'età di

ventidue anni Yoshi era pronto e suo padre l'aveva proposto. Invece il tairò si era opposto, e avendo il dominio

sulle porte del palazzo aveva avuto la meglio.

In questo modo i daimyo saranno ben presto oberati di debiti, sempre più dipendenti da noi e quindi non in

grado di nuocerci, mentre noi continueremo a essere frugali e ci asterremo da ogni stravaganza.“ Aveva i denti

dipinti di nero secondo la moda di Kyòto anche se nello shógunato non era in uso. † “Prima individua il

problema” aveva scritto Toranaga nel suo legato, poi con pazienza troverai la soluzione.” “Acquistate grazie a

una precedente debolezza del Consiglio.” Anjo divenne paonazzo. Una volta ero proprio come te, pensò

freddamente, una marionetta a cui potevano ordinare qualsiasi cosa, da spedire lontano dalla famiglia per essere

adottato da un'altra, o da far sposare, o esiliare e cercare d'uccidere per sei volte, e tutto ciò perchè gli dei hanno

voluto che io nascessi da mio padre, mentre tu, patetico sciocco, sei nato dal tuo. Io non sono d'accordo.

Ovviamente lo stretto legame di Nobusada con la famiglia imperiale ci rafforza contro Sanjiro e i feudatari,

contro Yoshi e quelli che lo volevano shògun. Yoshi, la famiglia, suo padre e tutti i loro sostenitori più influenti

erano stati messi agli arresti domiciliari. Il sorriso di Nobusada svanì. “Implicazioni? Suggerimenti? Quali

implicazioni? Fraintese da chi? “Invierò la risposta, tergiversiamo. Domani ci sarà la votazione formale per
l'umiliazione di Sanjiro...” Il punto cruciale del problema con gli stranieri è questo: come facciamo a ottenere il

loro sapere, gli armamenti, le flotte, la ricchezza e il commercio alle nostre condizioni e al tempo stesso riuscire

a scacciarli dal paese cancellando gli iniqui trattati e facendo in modo che mai nessuno di loro possa più

rimettere piede, se non a durissime condizioni, sulla nostra terra? E il palazzo del daimyo di Sai pensò Yoshi.

Bene. Sai è dalla parte di Anjo. La sua famiglia se ne è andata ma il Consiglio può sempre ordinargli di

ricostruire il palazzo. Avrei dovuto essere io lo shògun, pensò per l'ennesima volta. Aveva i denti dipinti di

nero secondo la moda di Kyòto anche se nello shógunato non era in uso. Una volta ero proprio come te, pensò

freddamente, una marionetta a cui potevano ordinare qualsiasi cosa, da spedire lontano dalla famiglia per essere

adottato da un'altra, o da far sposare, o esiliare e cercare d'uccidere per sei volte, e tutto ciò perchè gli dei hanno

voluto che io nascessi da mio padre, mentre tu, patetico sciocco, sei nato dal tuo. Ancora nessuna minaccia

d'inverno. Benché sulla terraferma fosse imbattibile

Di scatto si voltò, in guardia, verso la porta che era stata spalancata. “Sì, affinché i Toranaga potessero

arricchirsi. Entrambi misero istintivamente mano alle spade. “Anche se vi riuscissero noi potremmo metterci al

sicuro sulle colline. “Al tempo stesso” aveva scritto Toranaga nel suo legato, un documento privato destinato

soltanto ad alcuni dei suoi discendenti, “gli shògun che seguiranno dovranno incoraggiare i daimyo a costruire

edifici stravaganti, a vivere con eleganza, a vestire riccamente e intrattenere con prodigalità poiché questo è il

mezzo più veloce per spogliarli della rendita feudale annuale che, secondo la corretta e immutabile tradizione,

appartiene esclusivamente al daimyo. “Per nessuna ragione al mondo devono incontrare lo shògun” disse

Yoshi, “perchè ciò confermerebbe la legalità dei trattati che non sono ancora stati ratificati. Ci opporremo alla

loro insolente richiesta.” Finì di bere il tè. “Ci vedremo alla riunione di domani.”
Nessuna scossa di assestamento. Malgrado ciò tuttavia alcuni feudi come quelli di Satsuma, Mori, Tosa e Kii,

per esempio, dispongono di tali ricchezze che avranno sempre dei fondi pericolosi. Erano entrambi stanchi del

problema gai-jin che disturbava la loro wa, l'armonia, da ben due giorni, e per di più erano molto ansiosi di

mettere fine a quell'incontro; Yoshi voleva tornare ai suoi alloggi dove lo aspettava Koiko e Anjo aveva un

appuntamento segreto con un medico. L'aria era calda e dalle finestre aperte entrava una lieve brezza con il

profumo del mare e della terra fertile. Il castello era in mano a Ochiba, vedova del dittatore, al loro

diciassettenne erede, Yaemon, a cui Toranaga aveva solennemente giurato alleanza, e a ottantamila samurai

fanaticamente fedeli. I due erano soli in una delle sale delle udienze nel corpo centrale del castello di Edo, tutte

le loro guardie personali attendevano dall'altra parte della porta. “E così.” Il giovane shògun gonfiò il petto.

Dai le dimissioni, Anjo, e lascia ad altri più qualificati di te l'onore di salvare la Terra degli Dei...” Dell'altro

odiava tutto: il lignaggio, le legioni, le ricchezze e l'ottima salute di cui godeva con evidenza. I tuoi

suggerimenti sono ridicoli e improponibili! Abbiamo mantenuto la pace per duecentocinquanta... “

“Può darsi che Sanjiro si consideri al sicuro, ma non lo è” riprese in tono definitivo. “Convincetene anche tu,

Yoshi-dono, nostro giovane ma saggio consigliere, prova anche tu a escogitare un modo per liberarci di lui,

altrimenti potrebbe essere tua la testa che finirà infilzata su un palo.” Yoshi decise di ignorare l'offesa e

sorridere. “Ovviamente terremo conto del tuo consiglio” disse in tono mielato, e poi, non meno consapevole di

Yoshi del fatto di aver mentito aggiunse: “Da due giorni i gai-jin preparano la flotta per la battaglia, i loro

uomini si stanno esercitando alla luce del sole e domani arriveranno qui i loro capi. Che cosa suggerisci di

fare?”. “Tu non hai nessuna esperienza in queste alte questioni dello shògunato.” Yoshi si rammaricò di non

disporre del potere necessario per mettere immediatamente agli arresti lo stesso Yoshi rabbrividì. Per oggi sono

salvo. “Se il tairò non avesse negoziato i trattati e non li avesse fatti firmare, i gai-jin si sarebbero aperti un
varco con i cannoni e oggi saremmo in ginocchio come la Cina.” E le stanze del tesoro. Ovviamente lo stretto

legame di Nobusada con la famiglia imperiale ci rafforza contro Sanjiro e i feudatari, contro Yoshi e quelli che

lo volevano shògun. Yoshi rabbrividì.

Così era stato il cugino di Yoshi, Nobusada, a essere nominato shògun. Entrambi sapevano che tra loro la

guerra era dichiarata da tempo. “Se non fossimo consanguinei ti suggerirei di dare le dimissioni o di fare

seppuku.” La collera di Anjo svanì quando scostando bruscamente la sentinella un giovane si precipitò nella

stanza seguito a pochi passi da una ragazza, non più alta di un metro e mezzo. Il Consiglio non potrebbe votare

a favore d'una limitazione dei tuoi poteri di Guardiano o magari di un esilio? Ancora niente. Dell'altro odiava

tutto: il lignaggio, le legioni, le ricchezze e l'ottima salute di cui godeva con evidenza. I tuoi suggerimenti sono

ridicoli e improponibili! Abbiamo mantenuto la pace per duecentocinquanta... “ Ora invece, pensò in preda a

una grande infelicità, il dolore nel ventre non mi dà tregua! Fino a non molto tempo prima anche per lui era

facile eccitarsi senza sforzo, mentre adesso non gli riusciva più neppure con la più desiderabile, la più abile delle

donne, e a nulla serviva ricorrere alle pozioni e agli unguenti più rari. “Ma farebbero terra bruciata, Anjo-sama,

Non ci resterebbe più niente su cui governare. La nostra unica via è accerchiare il nemico e catturarlo in una

ragnatela. Dobbiamo diventare ragno, dobbiamo trovare una ragnatela.”

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