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Si erano accordati per non usare mai più i nomi Hiraga e Nakama.

“Copriti meglio il volto con il


passamontagna. Domo, shoya, mataneh.” Grazie, shoya, buonanotte.

Uscì di nuovo in strada e quando vide che tutto era tranquillo fece cenno agli altri di raggiungerlo. “L'ho fatto

per te, mia cara” disse. “L'ho fatto per te, mia cara” disse. Vi ricordate di Edo, sì? Per favore, scusatemi, a

nome del mio padrone, il capo dei gai-jin in Giappone, accettate la nostra infinita gratitudine per aver salvato

tutte le nostre case”. “Ma sì. Dobbiamo soltanto farlo salire a bordo.” Ansimante e sudato per il sollievo, Tyrer

si rialzò e vide la barca allontanarsi a tutta velocità. “La prima cosa che ha chiesto è stata: Jamie sta bene? Le

ho risposto di sì e per la gioia mi ha abbracciato. “Grazie, è un sollievo enorme. Temevo il peggio. Quando

finalmente sono riuscito a identificare la sua casa, era ridotta a un mucchio di cenere, anche il nostro padiglione

non c'è più. E nessuno mi sapeva dire... Hiraga sussurrò: “Taira-sama, ti ricordi di quel capitano? E' della

Bakufu. L'avvicinarsi improvviso di un drappello di granatieri li costrinse ad appiattirsi nell'ombra. Passato il

pericolo, Tyrer riprese a respirare e mormorò: “Stanno cercando gli sciacalli, i ladri, wakatimasu ka?”.

“Dov'è la lancia, Jamie?” chiese Tyrer nervoso. Disse in inglese: “Taira-sama, sono pronto. Il capitano era già

arrivato a metà della banchina quando Tyrer gli sbarrò il passo prodigandosi in un inchino cerimonioso. L'uomo

che già aveva la mano sull'elsa della spada esitò, poi rispose al saluto. Mentre cercava di passare oltre Tyrer si

inchinò di nuovo e nel suo migliore giapponese cominciò a parlare con grande enfasi: “Ah, signor ufficiale,

voglio complimentarmi con voi per come i samurai hanno combattuto contro l'incendio. Te lo ricordi al

cancello?”. Uno dei due uomini era Phillip Tyrer. Tyrer notò che Hiraga faceva scivolare il Derringer in una

tasca. Lanciò un'occhiata a Phillip, ma non si accorse quasi degli altri due. Gli shishi sembravano due marinai

asiatici come ve ne erano tanti sulle navi mercantili. Non è un gesto avventato. Portarlo fuori di qui con una

nave è un'ottima soluzione, e merita di essere salvato! “Grazie, è un sollievo enorme. Temevo il peggio.
Quando finalmente sono riuscito a identificare la sua casa, era ridotta a un mucchio di cenere, anche il nostro

padiglione non c'è più. E nessuno mi sapeva dire...

Sicuro di aver preso la decisione giusta raccolse le pagine e le gettò a una a una nel camino; le osservò con

soddisfazione mentre si arricciavano, si annerivano e poi s'infiammavano. Dopo un istante si sentì lo

sfregamento di un fiammifero e lo stoppino della candela si accese. Lo shoya era solo, grigio per la stanchezza e

per la paura malcelata. Sul basso tavolo aveva preparato alcune bottigliette di sakè e un pò di cibo. Hiraga e

Akimoto si avventarono sul cibo e svuotarono due bottigliette in pochi secondi. “Grazie, shoya” disse Hiraga.

Non appena avrete finito raggiungetemi. Mi troverete qui o alla banchina a salutare i passeggeri in partenza.

Non rimanete lì impalato, svelto!” Sir William tornò nel suo ufficio, chiuse la porta e vi si appoggiò. Come

attratti da una calamita, i suoi occhi andarono alla cartellina di André posata al centro della scrivania e fu di

nuovo assalito dalla tristezza. “Chiederò a Johnny Twornast di nasconderlo, ma soltanto se otterrete

l'approvazione di Willie. Hiraga è pur sempre un ass... “ “Ehi, calmatevi, amico, non intendevo dire niente

che...” Jamie sospirò mentre cercava un passaggio tra i resti di una distilleria di sakè. Ormai il lungomare non

era lontano. Dmitri è un bravo tipo, pensò, però Nemi era speciale e... “Toglietevi di mezzo!” gridò furente

l'ufficiale investendo Tyrer con un alito che puzzava di daikon, di rafano. “Spostatevi!” Tyrer finse di non

capire. Allargò come per caso le braccia facendo attenzione a non sfiorare l'avversario, e riprese a descrivere il

terribile disastro e a congratularsi per l'ottimo intervento dei samurai. Guardingo, Phillip si sporse sul bordo del

pozzo e fischiò. Dal fondo giunse il fischio di risposta. Si accovacciò di nuovo e soffocò uno sbadiglio nervoso.

Che Dio lo maledica! Disse in inglese: “Taira-sama, sono pronto. Gli si spezzò il cuore come sempre ma subito

si ricompose. Ogni volta con un pò meno difficoltà.


Avevano la sensazione di essere spiati da occhi nascosti ovunque. La luna uscì per un istante da dietro una

nuvola. “Toglietevi di mezzo!” gridò furente l'ufficiale investendo Tyrer con un alito che puzzava di daikon, di

rafano. “Spostatevi!” Tyrer finse di non capire. Allargò come per caso le braccia facendo attenzione a non

sfiorare l'avversario, e riprese a descrivere il terribile disastro e a congratularsi per l'ottimo intervento dei

samurai. Stiamo soltanto aiutando due studenti samurai, uno dei quali si chiama Otami, ad andare a conoscere il

mondo, il nostro mondo, per un paio di anni.” Poi le ho riferito il vostro messaggio, che sareste andato a

trovarla al più presto.” “Ti avrei spiegato tutto sulla lancia” si affrettò a dire, “ma adesso non c'è tempo, Jamie

fatelo voi al posto mio.” Guardò Hiraga per l'ultima volta e gli porse la mano. Si guardò intorno cauto. Era

quasi sicuro di non essere stato visto. “Qui ci sono cento oban d'oro e venti dollari messicani.” Sul tavolo erano

pronti un pennello, la tavoletta dell'inchiostro e un foglio. Hiraga firmò la ricevuta. “E per mio cugino?”

“Guidate voi, Jamie” sussurrò. “Phillip, vi si sta fondendo il cervello! Dove diavolo siete stato? Sulla vostra

scrivania c'è un messaggio urgente della Bakufu da tradurre, un dispaccio da copiare che deve partire questa sera

con l'Atlanta Belle per sir Percy e quattro richieste per l'assicurazione da timbrare, approvate e firmate da me.

Che Dio lo maledica!

Jamie McFay disse: “Qui, veloci”. Aprì il sacco e diede a ciascuno un rozzo vestito da marinaio,

passamontagna di lana e scarpe. Si svestirono e misero i loro abiti nel sacco che Akimoto si caricò sulle

spalle.Capitolo 61 Il capitano era già arrivato a metà della banchina quando Tyrer gli sbarrò il passo

prodigandosi in un inchino cerimonioso. L'uomo che già aveva la mano sull'elsa della spada esitò, poi rispose al

saluto. Mentre cercava di passare oltre Tyrer si inchinò di nuovo e nel suo migliore giapponese cominciò a

parlare con grande enfasi: “Ah, signor ufficiale, voglio complimentarmi con voi per come i samurai hanno

combattuto contro l'incendio. “Wakatimasu.” “Quale cancello?” “Grazie, ti sarò sempre amico, torna presto.”
Sentì la forte stretta, vide il volto dell'altro illuminarsi in un fugace sorriso, poi si voltò e con i sudori freddi

andò incontro al nemico. L'abitazione dello shoya era stata ricostruita per tre quarti, il negozio era vuoto, ma le

stanze sul retro, benché rifinite in modo provvisorio, erano abitabili. Jamie superò una pila di travi e di shoji e

bussò a una porta. La porta si aprì e lui entrò. Gli altri lo seguirono nel buio e la porta si richiuse. “Sì, me ne

ricordo, ma prima lasciate che le parli. Non è un oggetto, per Dio.“ “Quando si avvicinerà alla banchina salite a

bordo con la massima fretta” disse Jamie sempre più emozionato. Phillip lo aveva convinto che Hiraga non

fosse un assassino bensì un difensore della libertà, e per quello che lo riguardava aveva già le prove dell'estrema

utilità di quel ragazzo.

I suoi tre compagni stavano scendendo nella cabina, il nostromo era nella timoniera e il marinaio a prua. Le

luci della cabina si spensero nello stesso istante in cui il samurai raggiunse il fondo della banchina intimando

alla lancia di tornare indietro. Le sue grida furono coperte dal rumore del motore. “Mio Dio, quella canaglia

viene verso di noi!” Guardarono il samurai e poi la lancia. Era impossibile che la barca arrivasse prima che

l'ufficiale li raggiungesse. “Siamo perduti.” Hiraga lo aveva già capito. Cominciò a svolgere gli stracci che

nascondevano le spade. “Akimoto, uccidiamolo.” L'operazione era durata soltanto un paio di minuti. Jamie li

precedette su quella che era stata, e che presto sarebbe tornata a essere, la strada principale del villaggio.

Avevano la sensazione di essere spiati da occhi nascosti ovunque. La luna uscì per un istante da dietro una

nuvola. Stiamo soltanto aiutando due studenti samurai, uno dei quali si chiama Otami, ad andare a conoscere il

mondo, il nostro mondo, per un paio di anni.” “Buon Dio, Phillip” disse Bertram spalancando gli occhi,

“poveretto, cosa ti è successo?” “Hiraga, o Nakama, è lo stesso, è ufficialmente morto. Lo ha detto Willie, il

sergente gli ha confermato che è morto nell'incendio. Nakama è morto, è passato per sempre ad altra vita, e

anche Hiraga. “E' proprio lui” disse Tyrer. “Faremmo meglio a... Guardate, arriva!” I deboli fanali di fonda
della lancia si stavano avvicinando nel buio. “ Adesso ricordava benissimo: era il rude samurai che aveva

insistito per perquisire la Legazione mentre loro erano barricati all'interno in attesa di evacuare con Hiraga in

barella avvolto nelle bende come un appestato.

“Aspetta! Tieni!” Tyrer allungò a Hiraga una grande busta contenente tre lettere di presentazione, a suo padre e

a suo zio anche lui procuratore legale, e al preside della sua università. Stiamo soltanto aiutando due studenti

samurai, uno dei quali si chiama Otami, ad andare a conoscere il mondo, il nostro mondo, per un paio di anni.”

“Ehi, calmatevi, amico, non intendevo dire niente che...” Jamie sospirò mentre cercava un passaggio tra i resti di

una distilleria di sakè. Ormai il lungomare non era lontano. Dmitri è un bravo tipo, pensò, però Nemi era

speciale e... “Chiederò a Johnny Twornast di nasconderlo, ma soltanto se otterrete l'approvazione di Willie.

Hiraga è pur sempre un ass... “ Ai confini della Terra di Nessuno un'ombra si spostò nel crepuscolo dietro una

casetta in costruzione. Poi un'altra. Due uomini erano acquattati in attesa. Fra le tettoie, le baracche e le capanne

quasi finite del villaggio provvisorio, e animato da un bisbiglio sommesso, si sentì il pianto subito soffocato di

un bambino. “Vedere? Guardate là, signor ufficiale!” Tyrer indicò la città e i dintorni. Ogni volta che il samurai

tentava di aggirarlo si spostava per sbarrargli la strada e adesso le sue frasi in giapponese erano sempre più una

litania priva di senso. “Guardate come l'incendio ha...” Sgattaiolò verso il pozzo e si accovacciò. “A Edo. Nella

vostra Grande Casa di Edo. Quando ci siamo conosciuti.”

Esaminò i ricordi più remoti della sua esperienza: l'infanzia in Inghilterra, la Segreteria a Parigi, a San

Pietroburgo, la sua casa, il giardino, le risate con Vertinskya in primavera, in estate, in autunno e in inverno e

l'amore per lei, il ritorno in Inghilterra, le missioni nei campi di battaglia della Crimea, poi un vortice di

immagini fumose e scure che lo spaventavano. “Sì, me ne ricordo, ma prima lasciate che le parli. Non è un

oggetto, per Dio.“ “E' proprio lui” disse Tyrer. “Faremmo meglio a... Guardate, arriva!” I deboli fanali di fonda
della lancia si stavano avvicinando nel buio. “Seguitemi, ma state attenti!” Vi ricordate di Edo, sì? Per favore,

scusatemi, a nome del mio padrone, il capo dei gai-jin in Giappone, accettate la nostra infinita gratitudine per

aver salvato tutte le nostre case”. Ringrazio Dio.” “Se verremo scoperti Willie ci farà sputare sangue.”

“Guidate voi, Jamie” sussurrò. “Toglietevi di mezzo!” gridò furente l'ufficiale investendo Tyrer con un alito che

puzzava di daikon, di rafano. “Spostatevi!” Tyrer finse di non capire. Allargò come per caso le braccia facendo

attenzione a non sfiorare l'avversario, e riprese a descrivere il terribile disastro e a congratularsi per l'ottimo

intervento dei samurai. “Phillip, vi si sta fondendo il cervello! Dove diavolo siete stato? Sulla vostra scrivania

c'è un messaggio urgente della Bakufu da tradurre, un dispaccio da copiare che deve partire questa sera con

l'Atlanta Belle per sir Percy e quattro richieste per l'assicurazione da timbrare, approvate e firmate da me.

Jamie McFay disse: “Qui, veloci”. Aprì il sacco e diede a ciascuno un rozzo vestito da marinaio,

passamontagna di lana e scarpe. Si svestirono e misero i loro abiti nel sacco che Akimoto si caricò sulle spalle.

D'istinto Hiraga e Akimoto si fermarono confondendosi con le ombre e pronti a impugnare le armi, maledicendo

tra sé la stolta imprudenza dei due gai-jin. Non appena la luna scomparve proseguirono. Bene, questa sarebbe la

procedura corretta, l'unica possibile. Tyrer notò che Hiraga faceva scivolare il Derringer in una tasca.

Ansimante e sudato per il sollievo, Tyrer si rialzò e vide la barca allontanarsi a tutta velocità. Si erano accordati

per non usare mai più i nomi Hiraga e Nakama. “Copriti meglio il volto con il passamontagna. Domo, shoya,

mataneh.” Grazie, shoya, buonanotte. “Voi siete pronto, Jamie?” chiese Tyrer. Sentiva una strana nausea, non

sapeva se causata dall'emozione o dalla paura, dalla stanchezza o dalla disperazione. Da quando era scampato

all'incendio immaginava continuamente il volto di Fujiko che urlava tra le fiamme. “Meglio affrettarci, Otami-

sama” disse a Hiraga.

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