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Neuroimaging and research in second language acquisition – Laura Sabourin

A differenza dei metodi precedenti, che erano solamente teorici e prendevano in considerazione
solo l'aspetto cognitivo, queste immagini danno un contributo pratico alle questioni che riguardano
la plasticità del cervello dell'adulto durante l'apprendimento di una seconda lingua. Tali TVN
servono, quindi, per testare varie ipotesi, tra cui il periodo critico.

Quali sono queste tecniche? L'elettroencefalogramma (EEG), la risonanza magnetica (RM) e


la magnetoencefalografia (MEG). Tutte queste tecniche servono, appunto, per poter visualizzare la
partecipazione degli emisferi cerebrali nel processamento linguistico e la localizzazione delle aree
coinvolte. Quindi, ai fattori considerati nella ricerca linguistica tradizionale – l'accuratezza
(proficiency), l'età di acquisizione, il transfer, il metodo di acquisizione, l'attitudine e la motivazione
del parlante – possono essere aggiunte molte più informazioni tramite i modelli neurologici di
queste immagini.

Si può dire che i risultati non sono ancora accurati al 100% se si vuole rispondere alla domanda su
se una L2 di un parlante, appunto, adulto è acquisita allo stesso modo di una L1. Per citare
Paradis, c'è sempre qualcosa che rimane opaco all'introspezione. Comunque, i dati di queste
neuroimmagini possono fornite delle informazioni extra o anche delle informazioni nuove rispetto a
quello che si pensava rispetto all plasticità del cervello dell'adulto.

INFO TECNICHE: Queste tecniche sono sensibili a differenti aspetti del processamento linguistico.
La RM è sensibile alla pressione sanguigna, quindi mostra dove avviene il processamento
linguistico nel cervello, perché le zone dove c'è un flusso di sangue che scorre si illumineranno. A
seconda del flusso, vediamo a livello spaziale quali aree sono coinvolte in uno specifico compito
linguistico; però non può dare delle informazioni temporali perché lo scorrere del flusso sanguigno
non avviene in millisecondi; non è rapido come la lingua, perché parlare o comprendere richiede
millisecondi. L'EEG e la MEG indicano, invece, proprio il tempo in millisecondi in cui una lingua è
processata basandosi sui campi elettromagnetici prodotti dalle connessioni neuronali. La MEG può
dare anche informazioni spaziali; mentre l'EEG usa gli ERP, ossia i potenziali legati al tempo, per
capire quando sta avvenendo il processo linguistico. Gli ERP, quindi, si bloccano su un preciso
stimolo e si può studiare l'onda/il grafico che ne risulta unendo i vari punti, e ti fa vedere l'ampiezza
e la distribuzione degli stimoli. Tra l'altro, l'EEG calcola anche una frequenza in hertz, che serve
sempre per esaminare la coerenza linguistica e la connettività tra le diverse regioni corticali: le
basse frequenze sono legate al cervello a riposo, al riposo, al sonno, ai processi di memoria; le
alte frequenze ai processi linguistici attivi.

Poi, ci sono vari autori che, usando queste tecniche, vogliono dimostrare varie ipotesi. I) I primi
sono Steinhauer, White e Drury, che usano gli ERP, quindi i potenziali legati agli eventi, per
confutare l'ipotesi secondo cui dopo il periodo critico un'apprendente L2 non può arrivare a una
competenza nativa. Loro dimostrano che anche un apprendente può arrivare a un processamento
simile al nativo. II) Il secondo autore, Mueller, sempre tramite gli ERP, pensa anche lui gli adulti
possano ottenere un livello di competenza simile a quello dei nativi però se si usano delle versioni
più ridotte/miniaturizzate della lingua. III) I terzi autori, che usano sempre la EEG, sono Reiterer,
Pereda e Bhattacharya (come Steinhnauer) pensano che, se c'è un'alta competenza, anche gli
adulti L2 possono arrivare a un livello simile al nativo; inoltre, l'alta competenza è indicata dai
processi cerebrali dell'emisfero sinistro, mentre la bassa competenza coinvolge l'attivazione e la
cooperazione di entrambi gli emisferi. IV) Poi, ci sono gli autori, Mondt et alii, che usano le tecniche
di RM nei bambini bilingui, e dimostrano che l'alta competenza corrisponde a una convergenza
neurale di entrambe le lingue: entrambe sono processate negli stessi posti. V) Poi, ci sono Schmidt
e Roberts, che introducono la MEG per far capire che può essere usata costruttivamente nel
campo della SLA.

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