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NOTE TRADUTTIVE
stilistica e tematica della sua scrittura. Prima di passare ad una rassegna analitica di
diverse questioni traduttive, vorrei servirmi di alcune affermazioni della scrittrice sulla
traduzione come punto di partenza da cui proseguire, poi, ad illustrare le linee generali
Cristina Peri Rossi è allo stesso tempo autrice tradotta e traduttrice lei stessa (ha
traduzione come un processo di amore, come l’appropriazione del testo di un altro che
conduce a una sorta di simbiosi in cui, se il traduttore si innamora del testo, “la fedeltà,
in un’altra lingua senza modificarlo, per cui, sostiene Peri Rossi, la fedeltà assoluta è
sempre in qualcosa di diverso, per cui sia l’autore che il traduttore si sentiranno sempre
della fedeltà per lasciarsi invece stimolare da quella che Peri Rossi definisce “simbiosi
* * *
1
Cristina Peri Rossi, “Mi experiencia como escritora traducida”, in Isabel García Izquierdo e Ana
Cristina García de Toro (eds.), Experiencias de traducción: reflexiones desde la práctica traductora,
Castellón de la Plana, Universitat Jaume I, Servicio de Publicaciones, 2005, p. 218.
240
emozionale”, e cercare dunque di riscrivere il testo in un altro linguaggio, come se la
trasformasse i due linguaggi (quello del testo di partenza e quello del testo di arrivo)
in uno solo.2 La relazione tra il traduttore e l’autore dovrebbe perciò essere, per Peri
Nadie conoce mejor que el traductor el texto que ha de ser traducido, pues
su tarea consiste en sumergirse en el immaginario del autor o autora, sus
fantasías y deseos. Por este motivo la relación se convierte en una especie
de psicoanálisis. Es, hasta cierto punto, vampírica, fagocitadora, como el
amor, y descarada, como la pornografía.3
fedeltà al testo originale come principio assoluto da rispettare nella pratica traduttiva,
proponendo invece una traduzione “sentimentale” orientata dalla simbiosi emotiva del
traduttore con l’autore e il testo di partenza. Questo, però, non vuol dire abbandonare
fedeltà, idea che spesso rende ancora più inaccessibile al lettore lo spirito che permeava
fedeltà cieca e servile alla lingua e al testo di partenza, il suo auspicio non è certo
quello di un’infedeltà totale rispetto all’opera da tradurre. Ciò che le preme ricordare,
piuttosto, a chi affronta l’impresa della traduzione, è che il testo tradotto implica
lingua di partenza, e che l’unica cosa a cui bisogna davvero restare fedeli è lo spirito,
* * *
2
Ibidem
3
Ibidem
241
la coscienza del testo, il suo significato profondo, attraverso un linguaggio che può sì
Partendo dunque dal monito di Peri Rossi al traduttore, il mio primo approccio al
cogliere le sfumature presenti ad ogni livello, e stabilire col testo e la sua lingua una
Nella sua accezione più semplice infatti, per traduzione si intende il tentativo di
sostituire un messaggio e/o un enunciato scritto in una lingua con lo stesso enunciato
e/o messaggio in un’altra lingua.4 Per diverse ragioni, ogni traduzione comporta
sempre una certa perdita di significato, soprattutto a causa della continua tensione,
della dialettica e del contrasto originati dalle limitazioni imposte da ciascuna lingua,
cercare di supplire al divario tra le due lingue, che hanno sistemi lessicali,
* * *
4
Peter Newmark, La traduzione: problemi e metodi, Milano, Garzanti Editore, 1988, p. 24.
242
grammaticali e fonetici diversi e spesso segmentano in modo diverso la realtà fisica e
meno rilevante tra le lingue di culture affini e quanto più sono simili la lingua e la
cultura, tanto più sono simili la traduzione e l’originale.6 Vedremo più avanti come in
realtà l’affinità tra lingue, sebbene in molti casi possa agevolare il lavoro del traduttore,
Un altro fattore linguistico che causa inevitabilmente una certa perdita di significato
è l’uso individuale che il traduttore fa della sua lingua (il suo idioletto), che non
volte perfino grammaticali, e può attribuire ad alcune parole dei significati personali.
Il traduttore sarà dunque portato a scrivere in uno stile per lui naturale e cercherà di
mantenere una certa eleganza e sensibilità, a meno che il testo non imponga una
direzione diversa. L’uso della lingua di molti scrittori è infatti spesso volutamente
essi, nel qual caso il traduttore dovrà rispettare lo scrittore e il testo, non i canoni e le
essenziali del testo, opera di uno scrittore autorevole, allora dovrà dare la precedenza
ad ogni sfumatura di significato suggerita dell’autore rispetto alla reazione del lettore.8
* * *
5
Cfr. ibidem
6
Ivi, p. 25.
7
Ivi, p. 26.
8
Ivi, p. 48.
243
A prescindere dalla strategia generale adottata, sia essa di maggior riguardo nei
confronti del testo oppure del lettore, credo che il principio da tenere sempre in
per cui la negoziazione è intesa come processo in cui si mettono in gioco conquiste e
il testo di partenza, l’autore e la cultura in cui il testo nasce, dall’altro il testo di arrivo,
e gli muove incontro il lettore, o lascia il più possibile in pace il lettore, e gli muove
incontro lo scrittore” non è più applicabile, secondo Eco, a una traduzione moderna,
che tenga conto anche, ad esempio, del mercato editoriale a cui l’opera è rivolta.10 La
fonte o alla destinazione rimane in questi casi un criterio da negoziare frase per
frase”.11
Nel mio approccio alla traduzione del romanzo di Peri Rossi, dunque, ho cercato di
testo e una resa quantomeno naturale nella lingua di arrivo, ma sempre col proposito
* * *
9
Cfr. Umberto Eco, Dire quasi la stessa cosa. Esperienze di traduzione, Milano, Bompiani, 2012 (ed.
digitale), p. 16.
10
Ivi, p. 222.
11
Ibidem
244
significato profondo e il profilo estetico del testo. In questo tentativo ho cercato di
tenere sempre presente l’insidia della deformazione del testo a cui è naturalmente
atteggiamenti traduttivi che egli definisce tendenze deformanti. Nella sistematica della
qualitativo, ricchezza iconica, reticoli significanti soggiacenti) per cui propongo qui di
seguito una brevissima sintesi della teoria della deformazione elaborata dall’autore.
Antoine Berman è stato uno dei massimi teorici della traduzione e sostenitore di un
approccio etico alla traduzione e nel suo celebre testo La traduzione e la lettera o
l’albergo della lontananza individua, in seno alla pratica traduttiva, delle forze o
dell’originale.12 Senza entrare nell’aspetto del ruolo etico della traduzione di cui
partenza può rappresentare un buon punto da cui partire per indirizzare quanto più
* * *
12
Il presente paragrafo dedicato alle tendenze deformanti contiene una sintesi della sistematica della
deformazione proposta in Antoine Berman La traduzione e la lettera o l’albergo della lontananza, trad.
it. Gino Giometti, Macerata, Quodlibet, 2003, pp. 41-56.
245
In ogni traduzione, secondo Berman, opera un sistema di deformazione del testo di
partenza, ovvero della “lettera”, che impedisce alla traduzione di attingere al suo vero
deformazione”, di cui propone un’analisi che assume anche un senso psicanalitico, dal
presenta appunto come un fascio di forze che deviano la traduzione dal suo fine ultimo
(che per Berman è il fine etico). L’analitica della traduzione e la sistematica della
qualsiasi traduttore e che anzi farebbero parte del suo essere in quanto tale,
nel corso del mio lavoro di traduzione. Una di queste è senz’altro la razionalizzazione,
che deforma l’originale poiché riporta ad una linearità più razionale le arborescenze
sintattiche tipiche della grande prosa (ripetizioni, incisi, lunghe frasi ecc.), alterando
così segno e statuto del testo. La chiarificazione, invece, tende a rendere esplicito,
chiaro, ciò che nel testo di partenza è volutamente implicito, ambiguo, oscuro o
prime due tendenze è l’allungamento, che fa sì che ogni traduzione sia di solito più
246
volutamente “piegato”.13 Le traduzioni parafrastiche o esplicative possono forse
semplificare la lettura ma, secondo Berman, rendono in realtà più opaca la logica
interna del testo e ne cambiano il ritmo. Si tratta in sintesi di quella che viene chiamata
convinzione che un testo debba prima di tutto essere bello, piacevole, e che innesca un
processo di retoricizzazione del discorso che vuole l’eleganza come norma suprema, a
dunque come una ri-scrittura che utilizza il testo di partenza come materia prima per
produrre un testo che non corrisponde all’originale. Una tendenza deformante che
intacca la qualità del testo è anche l’impoverimento qualitativo dovuto alla sostituzione
“rostro”) si produce un impoverimento quantitativo del testo. Tutte le tendenze fin qui
unificare e rendere omogeneo su tutti i piani il tessuto del testo di partenza. Secondo
* * *
13
Ivi, p. 46.
14
“È iconico il termine che, in rapporto al suo referente, “fa immagine”, produce una coscienza di
somiglianza”, Ivi, p. 48.
15
Ivi, p. 50.
247
Nella traduzione la deformazione può provocare anche una distruzione dei ritmi,
propri non solo del testo poetico ma anche di qualsiasi prosa, che si produce per
esempio operando dei tagli alla lunghezza dei periodi o dei cambi nell’uso della
Berman chiama distruzione dei reticoli significanti soggiacenti, ovvero dei significanti
che si concatenano tra loro e possono avere un valore fortemente simbolico, anche se
Per Berman la traduzione dev’essere letterale nel senso di rispetto per la “lettera”,
che designa tutte le dimensioni attaccate dal sistema di deformazione appena illustrato.
Tuttavia, sostiene Berman, per liberarsi delle proprie tendenze deformanti al traduttore
non basta semplicemente prenderne coscienza, ma deve invece porre la propria attività
traduttiva al centro di una vera e propria analisi, e anche così non può che sperare di
traduzione, ho cercato di individuare i punti critici del testo in cui si presentava un più
alto rischio di deformazione in modo da restare il più possibile fedele alla “lettera” del
* * *
16
Ivi, p. 51.
17
Ivi, p. 41.
248
tra la lingua di partenza e la lingua di arrivo. Se infatti la vicinanza linguistica tra
spagnolo e italiano potrebbe far pensare alla traduzione tra le due lingue come
semplicità dell’impresa può far sì che il traduttore dallo spagnolo incorra in gravi
equivoci ed errori.
Come evidenzia Matteo Lefèvre nel suo testo dedicato alla traduzione dallo
spagnolo, un primo elemento utile al confronto tra spagnolo e italiano quando si tratta
comune fa sì che le due lingue presentino una notevole somiglianza per quanto
definisce spagnolo e italiano lingue affini. L’affinità tra la lingua spagnola e quella
anche a livello morfologico, sintattico e semantico per cui a livello della frase sia gli
potenziale e vantaggiosa risorsa nella traduzione di lingue affini, non esente comunque
da rischi e possibilità di errore. Il fatto che spagnolo e italiano siano nate entrambe
* * *
18
Cfr. per quanto segue Matteo Lefèvre, La traduzione dallo spagnolo. Teoria e pratica, Roma, Carocci,
2015, in particolare il capitolo “Aspetti e problemi generali della traduzione spagnolo-italiano”, pp. 49-
68.
249
dall’evoluzione del latino ha costituito senz’altro un vantaggio perché gran parte del
lessico di queste due lingue si fonda sulla stessa radice o almeno su un etimo condiviso,
parte del vocabolario spagnolo e anche il traduttore, quindi, non avrà grandi difficoltà
all’italiano. Tuttavia, proprio l’alto coefficiente di similarità tra le due lingue, dovuto
col suo “simile” spagnolo, per esempio, spesso non corrisponde un’equivalenza
* * *
19
Ivi, p. 52.
Maria Vittoria Calvi, “Aprendizaje de lenguas afines: español e italiano”, in F. Sierra Martínez e C.
20
250
lingua all’altra) sia a livello di singoli termini e che creano specifici problemi che
dissimmetria è più evidente tra quelli che sono comunemente chiamati falsi amici,
ovvero quei vocaboli che trovano corrispondenze con quelli di un’altra lingua sul piano
morfologico, fonetico e grafico ma non sul piano semantico, e possono dunque trarre
in inganno. Spagnolo e italiano hanno numerosissimi falsi amici lessicali, alcuni più
Un altro fattore che interviene nel processo traduttivo tra spagnolo italiano è quello
della solidarietà semantica che si stabilisce tra associazioni privilegiate tra lemmi
momento in cui il traduttore deve riprodurre le strutture sintattiche nel testo di arrivo,
la cui lingua presenta spesso un diverso rapporto tra i costituenti della stessa
una consuetudine linguistica più che da una norma grammaticale precisa, diventano
spesso quasi obbligati dal momento che in determinati contesti si presentano sempre
nella stessa forma. Il traduttore deve allora riconoscere tali collocazioni nel testo di
parenza e riproporre una struttura appropriata anche nella lingua di arrivo.22 In ogni
caso il traduttore deve sempre analizzare a fondo la natura del legame tra due parole
per riuscire a capire se si tratta di una collocazione legata all’uso linguistico e perciò
* * *
21
Lefèvre propone l’esempio dello spagnolo “torpe” (termine che troviamo anche in La nave de los
locos), il cui traducente italiano è “goffo” e non “turpe”, o quello di “exprimir” che significa “spremere”,
e non “esprimere”, Matteo Lefèvre, op. cit., p. 54.
22
L’esempio citato da Lefèvre è quello del legame tra “dar” / “pronunciar” / “dictar” una “conferencia”,
che non ha una corrispondenza esatta nella lingua italiana per cui invece si tiene, al massimo si dà, ma
non si pronuncia né si detta una conferenza. Cfr. ibidem
251
Infine, uno degli aspetti più complessi da affrontare in traduzione, e quindi anche
culturemi, ossia di quei termini che, nel nostro caso, incarnano la piena “spagnolità”
* * *
23
Cfr. ivi, p. 59.
252
4.2. Commento analitico alla traduzione
Il carattere sperimentale di La nave de los locos la rende un’opera non sempre facile
da affrontare per il lettore, ma chi legge il romanzo in prospettiva traduttiva non può
che rimanere affascinato da questo testo che si pone nei confronti dell’aspirante
soffermarmi sulla prima metà e sulle ultime sezioni del testo, lasciando da parte i
capitoli centrali dal XIV al XVIII. Ho deciso infatti di concentrare i miei sforzi sui
capitoli che a mio parere contenevano gli aspetti più interessanti e rilevanti dal punto
di vista traduttivo. Questa scelta è stata possibile grazie alla particolare struttura del
traduzione non incide infatti sul significato profondo e sullo spirito dell’intero
romanzo che può essere carpito anche da una lettura non integrale dell’opera.
riferimenti intertestuali presenti nel testo, ed è proprio da questi che vorrei partire
interessante è la questione del trattamento dei nomi propri, ampiamente trattata dai
teorici della traduzione, con cui mi sono dovuta confrontare. Ci sono poi, soprattutto
sul piano lessicale, tutta una serie di altri singoli casi su cui ho dovuto concentrare più
a lungo la mia attenzione. Infine, una particolarità di questo romanzo, come si è già
detto, è l’inserimento nel tessuto testuale di frammenti di diversa natura, tra cui, per
253
bambini tra i sette e i dodici anni, che presentano una serie di errori ortografici e
più appropriato per la parola “loco”, che in italiano ha come equivalenti i termini
“matto”, “pazzo” e “folle”. Tuttavia, proprio il fatto che il romanzo di Peri Rossi è
strettamente legato ad altre opere omonime, non ci sono stati dubbi nell’adottare nella
traduzione lo stesso titolo con cui tali opere sono conosciute in Italia (prime tra tutte il
testo di Brandt e il dipinto di Bosch): La nave dei folli. In questo modo anche il
pubblico italiano può cogliere il rimando intertestuale espresso dal titolo, cosa che non
sarebbe stata possibile scegliendo ad esempio come titolo La nave dei matti,
perfettamente plausibile se ci si fosse attenuti a una traduzione letterale che non tenesse
Lo stesso principio vale per la traduzione delle epigrafi che aprono il romanzo (di
traduzioni italiane che circolano in Italia, fatta eccezione per il frammento attribuito a
Steiner, per il quale non sono riuscita in alcun modo a trovare il riferimento esatto e di
cui ho perciò fornito una traduzione mia, il più possibile letterale. 24 Anche per la
citazione biblica che apre il secondo capitolo mi sono avvalsa dello stesso criterio: la
* * *
24
Cfr. Fernando Pessoa, Il libro dell’inquietudine di Bernardo Soares, traduzione di Maria José de
Lancastre e Antonio Tabucchi, Milano, Giangiacomo Feltrinelli Editore, 2011 (15° ed.), p. 73 e James
Graham Ballard, Crash, trad. it. Gianni Pilone Colombo, Milano, Giangiacomo Feltrinelli Editore, 2004
(edizione digitale).
254
citazione inserita da Peri Rossi è infatti riconducibile a un passo preciso dell’Esodo,
indicato dal numero del capitolo e del versetto, di cui si riporta la versione più diffusa
nei paesi di lingua spagnola. 25 Per la traduzione in italiano, piuttosto che optare per la
versione della Bibbia più diffusa in Italia, ho preferito scegliere una versione che
modo da mantenere l’isotopia ricorrente nel testo.26 Questa scelta ha comportato poi
Nella stessa pagina, a qualche riga di distanza, si incontra un’altra citazione, questa
corrispettivo in nessuna delle versioni ufficiali in lingua spagnola che sono riuscita a
preguntas por mi linaje?” (sottolineato mio). La frase riportata da Peri Rossi sembra
utilizzare la versione più nota e tra le più autorevoli, quella dell’Iliade tradotta da
Vincenzo Monti (che recita “Magnanimo Tidide! A che dimandi il mio lignaggio?”) in
modo che il lettore del testo di arrivo possa più facilmente rintracciare il riferimento.
* * *
25
Si tratta della versione utilizzata per esempio nella Bibbia conosciuta come Reina-Valera-Gómez.
26
La versione scelta è quella della cosiddetta Nuova Diodati, diffusa in Italia tra i cristiani protestanti.
27
Per esempio le parole “Como se halla. Como” del testo originale non hanno un corrispettivo nella
versione italiana dello stesso versetto e l’espressione viene perciò omessa anche successivamente nel
corpo del testo tradotto.
28
Cfr. Cristina Peri Rossi, La nave de los locos, Barcelona, Seix Barral, 1984, p. 10.
255
A questa prima citazione ne segue un’altra che si riferisce esattamente allo stesso verso
dell’Iliade: “¿Por qué me interrogas sobre mis antepasados?”.29 In realtà sembra che
questa versione non abbia corrispondenti in nessuna delle edizioni dell’Iliade in lingua
spagnola da me consultate, per cui ho deciso in questo caso di non utilizzare una
Il testo cita inoltre numerosissimi titoli di brani musicali e nella maggior parte dei
casi si tratta di titoli di canzoni inglesi o americane tradotti in spagnolo. Tuttavia, dal
scelto di sostituire nel testo di arrivo il titolo in spagnolo con il titolo con cui il brano
dei casi. Polvo de estrellas (p. 11), ad esempio, è il titolo spagnolo della celebre
Stardust (1927) di Hoagy Carmichael. La canzone venne tradotta in italiano nel 1948
col titolo Polvere di stelle e si diffuse nelle versioni di artisti come Natalino Otto e
Claudio Villa, ed è inoltre colonna sonora dell’omonimo film di Alberto Sordi (1973).
Si tratta dunque di un brano noto nel nostro paese con il titolo in traduzione italiana,
per cui in questo caso ho scelto di utilizzare il titolo Polvere di stelle. Anche il
successivo Algo para recordar (p.11) è il titolo in traduzione spagnola del brano che
Italia col titolo Un amore splendido, che ho deciso di utilizzare nel testo di arrivo. Altri
esempi sono quelli di El tercer hombre (p. 12), colonna sonora del film The third man
(1949), conosciuto in Italia con il titolo Il terzo uomo, e Mi tonto corazón (p. 12), titolo
spagnolo del brano My Foolish Heart colonna sonora dell’omonimo film. Tuttavia in
* * *
29
Ivi, p. 11.
256
questo caso non ho scelto di inserire il titolo con cui il film è stato distribuito in Italia,
Questo mio folle cuore, ma il titolo con cui è conosciuta la versione italiana della
canzone, Estasi d’amore. Per quanto riguarda invece Las hojas muertas (p. 43) ho
sonora a un film omonimo che è stato distribuito in Italia col titolo di Foglie d’autunno
ma, mentre negli altri casi il brano o ha lo stesso titolo del film (come nel caso di Il
terzo uomo) o è conosciuto nel nostro paese con un titolo italiano, in questo caso anche
in Italia il titolo della canzone mantiene il titolo inglese. Anche per El tiempo pasará
(p. 43), traduzione di As time goes by, titolo della celebre colonna sonora del film
Per quanto riguarda i titoli di opere letterarie, invece, questi sono stati chiaramente
tradotti coi titoli delle edizioni italiane, e lo stesso vale per i titoli deformati dal
narratore inattendibile. Così, ad esempio, El jardín de los anhelos che se bifurcan (p.
40) è stato tradotto con Il giardino degli aneliti che si biforcano, che fa eco a Il
giardino dei sentieri che si biforcano di Borges. Per analogia, anche se si tratta di un
jugador de ajedrez chino (p. 41) di un fantomatico Akira Kusawata con Morte di un
giocatore di scacchi cinesi e Mujeres y utopías di tale César Moro (p. 42) con Donne
e utopie.
Nel caso dei nomi vale normalmente il principio generale secondo cui i nomi propri
non devono essere tradotti ma conservati tal quali. In realtà, come sottolinea Maurizio
257
legata alle coordinate spaziali, temporali e culturali del testo di partenza e del testo di
arrivo.30 Spesso è infatti opportuno ricorrere a modalità di trattamento dei nomi propri
significativa del nome proprio e fruire più proficuamente dell’intero testo. Il ricorso
alla traduzione del nome proprio dev’essere ovviamente motivato in ogni contesto
propri chiaramente non possono sempre essere tradotti e anche quelli traducibili non
sempre si traducono, come nel caso dei nomi di persone reali. Diverso il caso dei nomi
fittizi, perché la scelta dei nomi propri nella creazione artistica è motivata, deliberata,
significativa per il conseguimento di un certo effetto. È questo il motivo per cui i nomi
di personaggi fittizi vengono spesso tradotti, soprattutto in certi tipi e generi di testo
(per esempio nei testi allegorici o di letteratura per l’infanzia), in particolare quando il
nome presenta una certa valenza significativa funzionale alla narrazione. I nomi propri
diventa significativo e problematico dal punto di vista traduttivo, ancor di più quando
il loro valore descrittivo e pragmatico, come nel caso del nome del nostro protagonista,
* * *
30
Cfr. Maurizio Viezzi, Denominazioni proprie e traduzione, Milano, Edizioni Universitarie di Lettere
Economia Diritto, 2004, http://www.lededizioni.com/lededizioniallegati/viezzi.pdf [ultima cons. 8
dicembre 2016], p. 64.
31
Ivi, p. 74.
258
Anche Laura Salmon osserva che i nomi propri, tradizionalmente considerati privi
di significato come elementi esterni alla lingua del testo, sono invece oggi considerati
parimenti significanti come tutte le altre parole di una lingua.32 Spesso, anzi, il loro
livello di marcatezza pragmatica, per cui un nome comune e non marcato per una certa
lingua può invece risultare marcato come insolito, buffo oppure pretenzioso e arcaico
Theo Hermans propone una serie di strategie traduttive da adottare nella resa dei
nomi propri a seconda del tipo. Hermans divide i nomi, visti in prospettiva traduttiva,
in due categorie: i nomi convenzionali (conventional), cioè i nomi non motivati e che
non hanno significato di per sé, e i nomi invece carichi di significato (loaded), nomi
letterari in qualche modo motivati.34 Questi ultimi possono essere solo debolmente
suggestivi, evocativi oppure apertamente espressivi quando sono più evidenti i legami
col lessico della lingua, e dunque presentano una più alta carica semantica.
* * *
32
Cfr. Laura Salmon, "La traduzione dei nomi propri nei testi finzionali. Teorie e strategie in ottica
multidisciplinare", il Nome nel testo, VIII, (2006), p. 81.
33
Cfr. ivi, pp. 81 e 82.
34
Cfr. Theo Hermans, “On translating proper names, with reference to De Witte and Max Havelaar”,
in M. J. Wintle (ed.) Modern Dutch Studies. Essays in Honour of Professor Peter King on the Occasion
of his Retirement, London/Atlantic Highlands, The Athlone Press, 1988, p. 13.
259
Hermans individua ameno quattro strategie che il traduttore può mettere in atto
They can be copied, i.e. reproduced in the target text exactly as they were
in the source text. They can be transcribed, i.e. transliterated or adapted on
the level of spelling, phonology, etc. A formally unrelated name can be
substituted in the target text for any given name in the source text. And
insofar as a name in a source text is enmeshed in the lexicon of that
language and acquires 'meaning', it can be translated.35
Il nome proprio può dunque essere semplicemente copiato, ovvero riprodotto nella
stessa forma in cui appare nel testo di partenza; può essere trascritto, e quindi
traslitterato o adattato nella grafia; può essere sostituito da un nome formalmente non
collegato; infine può essere tradotto se il nome proprio appartiene al lessico della
partenza, viene semplicemente copiato, cioè trasferito senza modifiche nella lingua di
ricodificare con un segno opaco ciò che invece nel testo di partenza era altamente
proprio nel testo originale, nel quale si presentava come un nome eloquente su almeno
uno dei livelli prima citati. I nomi propri dovrebbero quindi essere ricodificati nella
* * *
35
Ibidem
36
Cfr. Laura Salmon, op. cit., p. 87.
260
Peter Newmark è stato il primo tra i teorici della traduzione contemporanei a
Newmark, nonostante consideri ancora i nomi propri come esterni alla lingua, ha
arrivo. Secondo Newmark, in generale vale il principio per cui il nome proprio di
persona non debba essere tradotto, a meno che non abbia già una traduzione accettata
nazionali, come nel nostro caso, i nomi propri possono essere tradotti in modo che
abbiano la stessa efficacia e connotazione degli originali. Se infatti è vero che i nomi
propri solitamente non hanno significato o connotazioni, in La nave de los locos alcuni
nomi propri, in particolare quello del protagonista, sono nomi eloquenti e portatori di
nomi propri. Un’eccezione, però, è il nome proprio del protagonista, che nel testo di
partenza è Equis, lemma con cui in spagnolo viene indicata la lettera X, corrispondente
al suono [ks]. Come è evidente fin da subito, non si tratta di un nome proprio
Anche senza un’analisi particolarmente approfondita possiamo notare fin da subito che
Se, come avverte Salmon, mi fossi limitata semplicemente a copiare il nome del
* * *
37
Peter Newmark, op cit., p. 129.
261
protagonista, senza alcuna trasformazione, il nome avrebbe perso tutta la sua
associare la parola Equis alla lettera X. La mia scelta è stata invece quella di
ricodificare il nome del protagonista Equis in Ics, nome che porta con sé tutte le
Negli altri casi ho invece deciso di copiare i nomi propri originali mantenendo
(Lucía è colei che condurrà il protagonista alla luce della rivelazione). Diverso il caso
del nome Vercingetórix per cui ho deciso di adattare invece la grafia, più che
gallo che si era consegnato a Cesare durante l’assedio di Alesia e fu tenuto prigioniero
a Roma per sei anni prima di essere ucciso. Mantenere la tilde (totalmente naturale per
una provenienza ispanica non esplicitata dal testo che avrebbe probabilmente
Faisán. Nel capitolo XX troviamo infatti citati dei nomi di alcuni cavalli da corsa:
* * *
38
Cristina Peri Rossi, La nave…, p. 181.
262
all’italiano i nomi di Emperador ed Heliogábalo (Imperatore ed Eliogabalo) in quanto
parzialmente espressivi o quanto meno evocativi. Per quanto riguarda il nome Faisán,
invece, ho scelto di optare per la sostituzione del nome proprio con un termine
il fagiano ma, mentre per un lettore spagnolo questo nome suona assolutamente
accettabile e non marcato per un cavallo (nei paesi ispanici ci sono infatti diversi
per un cavallo da corsa sarebbe risultato buffo e ridicolo e avrebbe prodotto un effetto
di ironia in questo caso totalmente non voluto e assente nel testo di partenza. Ho deciso
dunque di sostituire il termine originale con il nome Falco, che appartiene sempre al
campo semantico dei volatili e risulta neutro e non marcato per il pubblico italiano
(tanto che in Italia ci sono dei cavalli da corsa che portano questo nome).
situazione. Alla nota numero tre del quinto capitolo viene ad esempio menzionata la
città di Trampa, dove Ics ha commissionato ad un libraio alcuni dei libri inventati o
dai nomi distorti di cui si è già parlato in relazione alla traduzione dei titoli (ad esempio
Il giardino degli aneliti che si biforcano). Anche in questo caso si è tenuto conto della
narratore avvertisse il lettore di prestare attenzione alla trappola che benevolmente gli
sta tendendo. Per queste ragioni ho dunque tradotto il nome della città di Trampa con
* * *
39
Cfr. Theo Hermans, op. cit., p. 13.
40
Cfr. Laura Salmon, op. cit., p. 82.
263
Trappola. Diverso il caso di Pueblo de Dios che ho deciso di lasciare invariato perché
connotazioni sono facilmente desumibili dal contesto: “El pueblo a que llegó Equis
tenía un nombre místico – Pueblo De Dios – debido […] a que en la Edad Media fue
Per quanto riguarda i toponimi di fantasia Old York, Merlín, Delicate Jersey,
Anagrama e Quac-quac, tutti nomi in qualche modo eloquenti, alcuni sono stati
mantenuti anche in traduzione, mentre altri sono stati adattati per grafia e accento:
van Beethoven intitolata però Sonata a Kreutzer, per cui ho scelto, in traduzione, di
Oltre agli interventi su categorie generali come quelle delle citazioni intertestuali e
dei nomi propri, durante il lavoro traduttivo mi sono dovuta confrontare con altri casi
Una prima difficoltà mi si è presentata già alle prime pagine, all’inizio del secondo
termini che contribuiscono a creare quei reticoli significanti soggiacenti al testo di cui
* * *
41
Cristina Peri Rossi, La nave…, p. 74.
42
Cfr. ivi, p. 38.
43
Ivi, p. 10.
264
parla Berman. La presenza della lettera X rimanda infatti al nome del protagonista e
estraneità, di incognita. In questo caso non ho potuto fare altro che arrendermi a
cercato di compensare la perdita preservando una certa continuità fonica tra i tre
dal punto di vista del significato con l’elemento paratestuale della citazione biblica
continuità fonica tra “estraniato” ed entrambi i termini precedenti risiede nella somma
Nonostante il carattere sperimentale del romanzo, non ci sono in realtà molti casi
Observa el proprio Artemius que si bien el movimiento del mar (al cual,
curiosamente, llama berceo y a veces meceo o mecimiento) tenía un poder
hipnótico sobre los orates […] este fenomeno no se producía en Glaucus
Torrender […]. Mientras los otros pasajeros, seducids por el berceo del
265
mar – según palbras del ingeniero de navegación – entraban en procesos
de aguda hipnosis […] Glaucus vigilaba, atento la derrota de la nave […].44
Nelle fonti lessicografiche consultate il termine “berceo” indica una pianta della
famiglia delle graminacee, simile allo sparto. Tuttavia, dato il contesto, escluderei una
possibile relazione col termine botanico, mentre sono più propensa a credere che si
tratti invece di un neologismo, visto anche l’uso del corsivo da parte dell’autrice e il
fatto che il narratore dica che il personaggio di Artemius utilizzi curiosamente questo
termine per riferirsi al movimento del mare. Un’ipotesi è che il termine “berceo” sia
probabilmente coniato sul francese “bercer”, che significa cullare (da notare che il
personaggio a cui è attribuito si trova su una nave salpata da un porto delle Fiandre,
zona in cui in diverse epoche ha prevalso la lingua francese). Nel testo di partenza ci
era quella di mantenere il termine invariato, dal momento che si tratta di un termine
opaco e oscuro anche per il pubblico di lingua spagnola. L’altra opzione era quella di
trasparente per la presenza della radice del verbo “cullare” unita al suffisso deverbale
–ìo (che in italiano ha valore intensivo nella formazione di un certo numero di nomi
maschili che indicano azioni prolungate o ripetute, esattamente come lo spagnolo –eo
quest’ultima possibilità, pur dando spazio, in questo modo, a quella tendenza alla
* * *
44
Cristina Peri Rossi, La nave…, pp. 50 e 51.
266
chiarificazione ostracizzata da Berman e tuttavia a mio parere necessaria in un caso
dal termine “la serpiente”. In un passo del romanzo si dice che la faccenda tra il
serpente tentatore ed Eva non fu altro che un bisticcio tra donne, ma nel testo di arrivo
un’affermazione posta in questi termini non avrebbe avuto senso, perché se il serpente
Adamo era molto responsabile e serio ma Adamo non sapeva che mentre
lui andava per i campi di Dio, lei se ne stava a chiacchierare col serpente,
femmina pure lei, che la ingannò perché era molto astutta e quello fu un
bisticcio tra donne.45
seguente passaggio:
[Equis] entró al comedor público y pagó uno de los almuerzos baratos, dos
platos, postre y agua mineral. Como siempre, el lugar estaba lleno. Vio las
paredes pintadas de verde, con algunas manchas de humedad. Chorizo
nadando en aceite, y al costado, un huevo frito.46
* * *
45
Cfr. ivi, p. 160. L’errore grammaticale è voluto, in quanto la frase è attribuita a un bambino, come si
vedrà più avanti.
46
Ivi, p. 183.
267
culturema è un’unità linguistica specifica che indica in prevalenza elementi della
un culturema: il tipo di relazione tra le due culture; il genere culturale in cui il termine
si inserisce; la funzione del culturema nel testo originale; la natura del culturema; le
complesso di questi fattori per decidere quale strategia traduttiva adottare. Matteo
l’opzione migliore sia sempre quella di lasciare inalterato il lemma spagnolo, optando
quindi per un prestito puro, inserendo eventualmente tra le righe o al margine una
breve descrizione del piatto. Tuttavia, prendendo in esame la funzione del culturema
nel testo di partenza, non mi sembra che in questo caso il termine abbia un particolare
termine culturale periferico rispetto al testo dovrebbe di norma essere reso con una
spagnolo, avrei invece dato al lettore italiano un preciso riferimento alla cultura
* * *
47
Matteo Lefevre, op. cit., p. 225.
48
Rosa Maria Rodríguez Abella, “La traducción de los culturemas en el ámbito de la gastronomía
(Análisis de los folletos de TURESPAÑA)”, Rivista Internazionale di Tecnica della Traduzione, n. 10
(2008), p. 53.
49
Peter Newmark, op. cit., pp. 272 e 273.
268
ispanica, neutralizzando quell’universalità che dà carattere all’intera opera. La mia
scelta è stata dunque quella di adottare il traducente “salsiccia” che risulta neutro e non
marcato per il pubblico italiano proprio come il termine “chorizo” lo era per il lettore
di lingua spagnola.
Più avanti, nello stesso capitolo, troviamo un’altra espressione legata ad una realtà
“SENSACIONAL ESPECTÁCULO
TRES PASES CONTINUOS
PORNO SEXY:
SENSACIONALES TRAVESTIES
¿HOMBRES O MUJERES?”
VEÁLOS Y DECIDA USTED
MISMO
(Franja verde)
L’espressione “franja verde” era utilizzata in Uruguay per identificare gli spettacoli
per adulti dal contenuto osceno ed era dovuta alla fascia verde, imposta dalla
teatri. Un’espressione come “fascia verde” sarebbe stata del tutto oscura per un lettore
italiano (e anzi fuorviante, perché in Italia il colore verde è associato agli spettacoli
televisivi adatti ai minori non accompagnati da un adulto), motivo per cui ho scelto di
tradure l’espressione con quella equivalente per la lingua e la cultura italiana di “solo
per adulti”.
269
Il frammento in versi
della struttura del testo perché, come ampiamente illustrato nel capitolo dedicato al
romanzo, l’opera risulta tanto eterogenea grazie all’inserimento nel corpo narrativo di
Nel capitolo V, infatti, inserito a sua volta all’interno di una nota di chiusura, si
trova un testo di quarantuno versi.50 Nonostante si tratti di versi liberi, senza dunque
una lunghezza predefinita o uno schema rimico regolare, si possono individuare delle
assonanze e alcune rime che contribuiscono a conferire al testo una certa musicalità.
Nella traduzione del frammento in versi quella affinità linguistica tra spagnolo e
analogie lessicali e alla corrispondenza delle strutture sintattiche, infatti, non c’è stato
bisogno di stravolgere l’aspetto formale ed estetico del testo, che riesce così in gran
rispetto al testo di partenza (che aveva invece “calles”/ “voraz” non assonanti) e
compensa quella perduta tra “mares”/ “calles” (vv. 12 e 14). Inevitabile, invece, la
rinuncia alle rime “mía”/ “vacía” (vv. 36 e 39) e quella “ciudad”/ “soledad” (vv. 22 e
25) fondamentale dal punto di vista dei reticoli significanti soggiacenti all’intero testo.
* * *
50
Cristina Peri Rossi, La nave…, pp. 39 e 40.
270
Gli errori ortografici intenzionali
tra i sette e i dodici anni e che riguardano le loro convinzioni sulla vita di Adamo ed
Eva. I frammenti sono infarciti di errori ortografici, comuni tra i bambini in età scolare
e legati soprattutto al fatto che nella lingua spagnola ad uno stesso fonema possono
realizzazione fonica.
indipendentemente dal contesto, a causa del fenomeno del seseo diffuso nella maggior
parte delle aree di lingua spagnola (per cui al fonema /s/ corrispondono i grafemi s, z
e c). Così troviamo “felis” al posto di “feliz”, “hiso” invece di “hizo”, “dise” per
(che in spagnolo non ha una corrispettiva realizzazione fonica) a inizio parola (“asta”
(“asthuta” invece di “astuta”). Altri errori sparsi qua e là sono l’assenza della tilde
come nella forma imperfetta “habia” (per “había”), la semplificazione del gruppo colto
* * *
51
Ivi, pp. 157-161.
271
frammento manca il punto fermo tra una frase e l’altra o le virgole a separare gli
elementi di un’enumerazione.
di errori cercandone altri che risultassero equivalenti per la lingua italiana. Alcune
volte è stato possibile preservare l’errore ortografico all’interno della stessa parola o
della stessa locuzione (per cui per esempio “felis” in traduzione diventa “felicie”,
“astutta”) mentre in altri casi, quando risultava difficile sostituire l’errore dello
“un pò” invece di “un po’”, mentre in altri casi troviamo ad esempio la forma del verbo
essere alla terza persona singolare del presente senza accento (“e” al posto di “è”) o il
verbo avere nella stessa persona senza h iniziale (per cui si trova “a” al posto di “ha”).
I casi sopra elencati rappresentano solo una parte dei numerosi punti del testo che
presentavano, se non delle vere e proprie difficoltà, quanto meno delle asperità su una
superficie testuale a prima vista piana e agevole. Gli esempi riportati interessano per
la maggior parte il livello lessicale del testo mentre dal punto di vista della sintassi non
il più fedele possibile al testo originale almeno finché la lingua italiana lo consentiva,
cercando sempre di rispettare il ritmo del testo anche quando è stato necessario
272
scelta, in alcuni casi, della seconda persona singolare dove invece lo spagnolo
presentava la forma di trattamento “usted”, come nel cartello dal tono implorante della
ragazza che vaga da sola per New York (“Me siento muy sola. Por favor, hable usted
conimgo”, p. 70), nella catena della fortuna (p. 175) o nell’annuncio posto all’esterno
del locale dove Ics incontrerà Lucía (“Véalos y decida usted mismo”, p. 189),
Come si è detto, la proposta di traduzione presentata in questa tesi non copre l’intero
testo originale e alcuni capitoli del romanzo rimangono esclusi da questo lavoro.
Questa scelta, tuttavia, non intende sminuire la rilevanza delle parti omesse, anzi,
che sono state tralasciate in questa sede. Nonostante abbia scelto di inserire in questo
lavoro le sezioni che a mio avviso contenevano gli elementi più interessanti da un
punto di vista traduttivo, sono infatti convinta che l’intero romanzo meriti di essere
riscoperto non solo dalla critica ma anche dal pubblico italiano. La ricchezza tematica
che questo testo racchiude, infatti, lo rende un romanzo ancora attuale a distanza di
273
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