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L’EDUCAZIONE, L’ARTE E LA DIALETTICA

L’uomo di Stato deve possedere la scienza vera (epistéme) che si


consegue attraverso la ricerca razionale. Il criterio fondante di
ogni progetto educativo è l’asirazione al Bene.
Tutti i bambini , maschi e femmine, devono essere allevati e
educati in comune dallo Stato, fino all’età di diciotto anni.
L’educazione elementare , che inizia a sette anni, si basa sulla
ginnastica, la musica e la matematica. Platone riserva alla
matematica un ruolo importante, strumento principale della
conversione dell’anima, la quale staccandosi dalla sensibilità, si
eleva alla luce delle idee. Essa è dunque scienza propedeutica alla
filosofia; per questo all’ingresso dell’Accademia platonica era
scritto “non entri chi non è matematico”.
A diciotto anni il giovane si avvia al servizio militare e dopo due
anni si accosta allo studio delle scienze. Solo a trent’anni i giovani
migliori possono studiare la filosofia, e in particolare il metodo
dialettico, che consiste nella capacità di cogliere con l’intelletto la
verità dell’essere.
Dai trentacinque ai cinquant’anni i filosofi partecipano
attivamente alla vita politica affiancando i magistrati che
occupano incarichi pubblici. A cinquant’anni , conclusasi la fase
di preparazione coloro che avranno superato le diverse prove di
selezione potranno accedere al governo della città, perché solo
allora godranno di una conoscenza completa del Bene. Per
impedire che subiscano la tentazione dell’egoismo Platone vieta
loro di avere una famiglia e una proprietà privata; addirittura
ritiene che si debba evitare u legame troppo affettivo con i figli e
la moglie, quest’ultima sarà condivisa e i figli saranno cresciuti
dallo Stato.
Da notare che l’arte viene esclusa dal curricolo dei futuri reggitori
dello Stato e aspramente condannata.
La funzione negativa dell’arte
Nel II e III libro della Repubblica Platone tratta il tema dell’arte
all’interno del problema più generale della formazione dei giovani
che devono ricevere sia un’adeguata educazione fisica, sia una
valida formazione morale.
Platone reputa necessaria la presenza delle arti come la poesia e
l’epica che possono affinare lo spirito e stimolare all’amore per le
virtù eroiche. Ma in generale il suo giudizio sull’arte è
NEGATIVO: l’arte, agisce sulla parte irrazionale dell’animo
umano, inganna l’animo, lo confonde, lo attrae e può essere fonte
di male e di errore.
Perfino il grande Omero è considerato da Platone un creatore di
fantasmi, un illusionista della parola.
Platone critica ogni attività che mira a riprodurre la realtà , sia essa
pittura, scultura, poesia.
ARTE è MIMESI, IMITAZIONE. Ma che cosa imita l’artista?
Non la verità assoluta e perfetta ma la realtà sensibile che non è
altro che copia del mondo ideale.
L’arte è “imitazione di imitazione”, copia sbiadita e spesso
deformante della realtà. Invece di spingere l’uomo verso le idee
tende a trattenerlo nel mondo sensibile , nella dimensione
dell’immaginazione- facoltà che occupa il gradino più basso nella
scala gerarchica della conoscenza.
Se i governanti devono essere filosofi, ovvero uomini che si sono
liberati dalle illusioni delle ombre e delle apparenze sensibili,
l’arte risulta controproducente nella loro formazione in quanto è
ingannevole!
L’ARTE ALLONTANA DAL VERO.
L’ARTE è DISEDUCATIVA, perché propone modelli di
comportamento immorali, immagini frivole e ingannatrici
L’ARTE (e la poesia in particolare) è FRUTTO DELLA DIVINA
ISPIRAZIONE, che avvince l’animo dell’artista e attenua la sua
capacità di giudizio: sia l’autore sia il fruitore dell’opera sono
dominati dall’irrazionalità e soggiogati dalle emozioni.
La polemica di Platone si scaglia contro la vecchia concezione
dell’educazione (incentrata essenzialmente sulla poesia e la
mitologia) a cui va sostituito un percorso educativo che si
fondi sul metodo dimostrativo e dialettico della filosofia.
Per chiarire la prospettiva platonica facciamo un esempio
contemporaneo:
uno dei massimi filosofi del Novecento KARL POPPER
condannò la televisione, definendola “cattiva maestra” per i
ragazzi proprio a causa del suo forte potere condizionante, che non
lascia spazio alla riflessione e al ragionamento.
Anche in questo caso viene sottolineato come i modelli proposti
dalla TV siano lontani dalla realtà e ingannevoli e impediscono un
giudizio meditato e razionale sulle cose!
IL METODO DELLA RAGIONE FILOSOFICA
Alla formazione filosofica si può accedere dopo la formazione
matematica grazie allo studio della “DIALETTICA” – tecnica
propria della filosofia.
Dialettica deriva il suo nome dal “dialogo” e rappresenta il metodo
in virtù del quale si possono stabilire le corrette relazioni tra idee;
essa permette di comprendere e contemplare l’articolazione del
mondo ideale. Solo il filosofo conosce ed esercita questa tecnica,
mentre il sofista congiunge tra loro le idee in modo errato e
ingannevole, facendo credere veri giudizi che sono falsi.
Nel dialogo filosofico si pongono domande e risposte con
l’intenzione di giungere a stabilire quale sia l’essenza delle cose
(l’amore. Il coraggio, la giustizia, la bontà, la bellezza…) la
dialettica indaga direttamente i concetti della realtà.
Per cogliere l’essenza di una realtà occorre capire quali sono i suoi
attributi essenziali. È importante differenziare le idee tra di loro e
riconosce quali idee possono essere connesse e quali non possono
esserlo.
La dialettica è caratterizzata da un duplice movimento di :
SINTESI-unificazione, ricondurre il molteplice all’uno,ricondurre
un’idea a un genere più ampio di cui essa è parte (es: la
lavorazione dei metalli va ricondotta al genere delle tecniche)
ANALISI – la divisione che consiste nel dividere un’idea unitaria
nelle sue articolazioni, individuate sulla base di differenze
specifiche (quale tipo dio tecnica, con quali fini è messa in atto,
con quali strumenti…)
Platone fa un esempio . Cerca di definire che cos’è la pesca con la
lenza.
Pescare è certamente un’arte , perché richiede la conoscenza e
l’osservanza di regole precise.
Le arti possono suddividersi in arti produttive (creano nuovi
prodotti) e in arti acquisitive (non creano nuovi oggetti ma si
appropriano di ciò che esiste.
Procedendo nella divisione , il filosofo avendo trovato che la
pesca con la lenza è un’arte acquisitiva (ci si appropria del pesce
già esistente), passa a distinguere le arti acquisitive in due specie:
quelle consensuali e quelle basate sulla forza.
Queste ultime possono essere palesi o occulte. Naturalmente il
pescatore usa la forza in modo occulto, cercando di non farsi
notare dalla preda. Tale modo di comportarsi si usa chiamare
“caccia” e si può dirigere contro animali di cielo, terra o d’acqua;
quando è contro animali d’acqua si può esercitare sia impartendo
un colpo dall’alto verso il basso (con la fiocina), sia tirando dal
basso verso l’alto (con la lenza). La definizione di “pesca con la
lenza” ottenuta riunendo , alla fine della procedura di divisione,
tutti i concetti riconosciuti come adeguati, sarà pertanto la
seguente:
“una caccia occulta contro gli animali, non di cielo né di terra, ma
di acqua, che avviene non con un colpo dall’alto verso il basso, ma
con uno strappo dal basso verso l’alto”.
Oltre Parmenide
Come è noto , Parmenide aveva sostenuto la tesi secondo cui “l’essere è, mentre il non essere non
è”, giungendo ad affermare che l’essere è unico, immutabile e immobile!
Per Platone questa posizione è insostenibile e afferma che bisogna aver coraggio di uccidere il
“padre” Parmenide separandosi dal suo errore.
PER LA PRIMA VOLTA SI AFFERMA CHE L’ESSERE è MOLTEPLICITA’ E RELAZIONE.
Il mondo ideale non è un universo compatto e univoco ma una dimensione articolata e complessa
costituita da una pluralità di idee variamente connesse tra loro.
OGNI IDEA è da un lato IDENTICA A SE STESSA ma dall’altro DIVERSA DA OGNI
ALTRA IDEA!
Per Platone anche il non essere partecipa dell’essere!
Gli attributi fondamentali di ogni idea sono :
1. l’essere
2. l’identico
3. il diverso
4. la quiete
5. il movimento
L’idea “è”; è “identica” a se stessa; è “diversa” dalle altre; è in “quiete” ed è in “movimento”.
L’errore di Parmenide è stato quello di confondere la “diversità” con il “nulla”.
L’ORIGINE DEL MONDO NATURALE
Tutto l’universo pulsa di una vita ordinata e armoniosa, avvolto dalla braccia protettive di una
grande e intelligente divinità che Platone chiama”l’anima del mondo”. Il mondo naturale per quanto
inferiore rispetto al perfetto mondo delle idee eterne e incorruttibili, è il migliore dei mondi
possibili!
Il Timeo narra la storia dell’origine dell’universo. Egli non mira a fornire una spiegazione
scientifica e rigorosa del mondo fisico, ma una descrizione altamente probabile sottoforma di mito.
All’inizio il mondo era solo disordine e caos, una materia priva di vita, caratterizzata da continuo
movimento. Questo disordine era in contrasto con il mondo delle idee illuminato da Bene, che
tendeva a diffondere la sua luce ordinatrice su ogni cosa. Ecco allora comparie un “divino artefice”
che Platone chiama demiurgo, una divinità buona, intelligente e priva di invidia che decide di
dare ordine a quel mondo caotico. In questa sua attività ordinatrice, egli si ispira al migliore
modello possibile, quello delle idee.
La materia caotica primordiale, paragonata a una grande pezzo di stoffa, viene quindi “modellata”
da questo divino sarto, che però non ne è il creatore: il concetto di “creazione dell’universo” ,
infatti, non esiste nella cultura greca, ma sarà introdotto solo con il cristianesimo.
L’universo è stato costruito attraverso la mescolanza della necessità, cioè la materia primordiale
priva di forma, con l’intelligenza che ha forgiato tale materia, riportando il caos all’ordine.
LA FORZA DELLA RAGIONE ORDINATRICE NON RIESCE A SOGGIOGARE
COMPLETAMENTE IL CAOS DELLA MATERIA: QUESTO PERSISTE, ANCHE SE IN
MISURA RIDOTTA, COME UN FONDO INDISTRUTTIBILE CHE SI MANIFESTA NEL
MALE, NELL’ERRORE E NEL DISORDINE DEL MONDO.
Il demiurgo pensò di rendere il cosmo ancora più bello e pensò di creare il tempo, che è
“un’immagine mobile dell’eternità”. La suddivisione in giorni e notti, mesi e anni, è stata voluta dal
demiurgo per dare ordine al corso degli eventi naturali e umani. Il divino artefice ha realizzato gli
astri proprio per il bene degli uomini e ha collegato il tempo al moto regolare degli astri.
Per Platone c’è una grande affinità tra gli astri , che egli considera divinità visibili, e l’anima degli
uomini. Il dio, infatti, abbinò ciascun anima a ciascun astro.

L’ULTIMA RIFLESSIONE DI PLATONE: LE LEGGI


Le Leggi sono l’ultima opera di Platone; pubblicata postuma da un suo discepolo che la divise in
dodici libri.
In questo testo Platone giunge a delineare una legislazione volta a regolamentare la vita dei
cittadini. Egli vorrebbe realizzare , anche nella città umana, l’ordine divino presente nel cosmo, per
questo tra il Timeo e le Leggi c’è una continuità ideale. In quest’opera continua ad esserci la
seguente preoccupazione del filosofo: EVITARE che il CONFLITTO TRA LE CLASSI SOCIALI,
alimentato dalla lotta tra poveri e ricchi , assuma caratteri tali da decretare la fine dello Stato, e
tentare di costruire una società ordinata, in cui la giustizia possa trionfare!

L’uomo saggio deve cercare di rendere migliore la propria città, specie quando si rende conto
che essa è mal governata.

Una differenza rispetto alla Repubblica sta nel fatto che Platone in quest’opera è più concreto: la
descrizione utopica del governo ideale viene sostituita da una visione più realistica, incentrata sulla
forza delle leggi.
Le leggi hanno una funzione sia costrittiva che educativa: da una parte prescrivono sin nei
particolari quale deve essere la miglior condotta dei cittadini, dall’altra aspirano a essere una guida
per i giovani. Anche le pene non dovranno essere viste come una vendetta contro chi sbaglia ma
come una correzione dell’errore con l’intento di redimere l’uomo. In ciò consiste la VERA
EDUCAZIONE CIVILE : nel far sì che l’uomo accetti di conservare il proprio posto nella società e
sappia obbedire alle sue regole.

Il mito dell’uomo marionetta


Platone paragona l’uomo ad una marionetta, quasi un giocattolo nelle mani del dio. Immaginiamo
che ciascuno di noi sia come un burattino, costruito dagli dei e sostenuti da più fili, che sono però
ingarbugliati. Questi fili sono le nostre passioni; essi ci strattonano e ci tendono al vizio o alla virtù.
esiste però un filo che ci conduce sempre e solo alla virtù: è il sacro filo d’oro della ragione, vale
adire la legge comune dello Stato. I cittadini possono seguire questo filo grazie a una corretta
educazione che li guida verso la virtù e la giustizia. Per questo l’educazione non va mai
sottovalutata.

Il filo d’oro immesso nell’uomo dalla divinità, è quello di sophía, la saggezza della vita, che domina
sui sentimenti stabilendo ciò che è bene e ciò che è male! La ragione umana non è che il riflesso
della ragione divina che governa il cosmo.
Le leggi sono utili in quanto la società è corrotta e gli uomini sono imperfetti, se tutti gli uomini
fossero capaci di mettere in pratica i dettami della ragione non ci sarebbe bisogno di leggi.
La legge serve ad aiutare la natura umana che è continuamente preda delle passioni (i fili di ferro).
Un solido fondamento della legislazione Platone lo vede nella religione. Attenzione non è la
religione tradizionale ma una religione filosofica che postula la fede in una divina intelligenza che
tutto regge secondo l’ordine matematico e che si esprime meravigliosamente nell’eterno percorso
regolare degli astri.

LA CITTA’ FORTEZZA

Ne Le Leggi Platone immagina una città fortezza difesa da corruzione decadenza con un numero
ridotto di cittadini, che deve essere mantenuto stabile con un attento controllo dei matrimoni e delle
nascite. Il matrimonio e la famiglia vengono ora riconosciuti ma con un unico scopo : la
procreazione. Tra i doveri della coppia c’è innanzitutto quello di offrire allo Stato figli il più
possibile belli e buoni.
In questa città vengono banditi tutti i comportamenti che mettono in pericolo la serenità della vita.
A garanzia di questo ordine Platone istituisce un organo : i custodi della legge. Essi dovranno
vigilare sul rispetto della legislazione da parte dei comuni cittadini ma anche dei magistrati e dei
funzionari dello Stato, i quali una volta eletti spesso si ponevano al di sopra delle leggi.

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