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range appare conservato, mentre gli altri parametri (popolazione, habitat) sono da ritenersi ina-

deguati ed in marcato declino. In tali aree pertanto lo stato di conservazione del complesso di
specie è inadeguato (Fig. 3.3.23).

Figura 3.3.23 - Stato di conser-


vazione complessivo delle spe-
cie di decapodi in ciascuna
regione biogeografica. I numeri
si riferiscono alle schede di re-
porting.

3.3.4.3. Trend di popolazione nel breve periodo


Le popolazioni italiane dei gamberi d’acqua dolce sono da considerarsi con trend negativo nelle
regioni continentale e mediterranea, stabile in quella alpina, con l’eccezione di Austropotamobius
torrentium per il quale lo status delle popolazioni e il trend permangono insufficientemente co-
nosciuti.

3.3.4.4. Pressioni e minacce


Austropotamobius torrentium, vista l’esiguità delle popolazioni, è sensibilmente minacciata dal-
l’introduzione di specie ittiche (soprattutto salmonidi) e dalle introduzioni o transfaunazioni di
altre specie di gamberi d’acqua dolce. A. italicus è soggetto ad un ampio range di pressioni e mi-
nacce, in particolare la modifica alla funzionalità dei corsi d’acqua, l’inquinamento, il prelievo
idrico non autorizzato, le attività estrattive (come le cave di ghiaia), gli sbarramenti e le sottrazioni
d’acqua, ad esempio per uso idroelettrico (Fig. 3.3.24 e 3.3.25) Quest’ultima può essere consi-
derata come una delle più forti minacce per la regione alpina, ove il numero di centraline idroe-
lettriche progettate che potranno incidere sulla portata di piccoli ruscelli e torrenti è molto elevato.
Sono inoltre di grande rilievo l’introduzione di specie alloctone di gamberi d’acqua dolce, spesso
invasive (come Procambarus clarkii e Orconectes limosus, accanto ad altre specie di recente
immissione), le transfaunazioni con inquinamento genetico delle distinte sottospecie presenti
sul territorio italiano, nonché la diffusione di alcune patologie (“peste del gambero”) sempre le-
gate all’introduzione di specie alloctone.

3.3.4.5. Prospettive future


In relazione a quanto sinora esposto, le prospettive future per gli astacidi italiani, con la sola ec-
cezione di Austropotamobius italicus nella regione alpina, sono da ritenersi inadeguate.

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