cie animali con stato di conservazione sfavorevole (inadeguato o cattivo).
ripartita proporzionalmente alla densità delle
specie di interesse comunitario, vista l’elevata incidenza (oltre il 50%) delle situazioni defi- nite sfavorevoli (inadeguate o cattive). Lasciando una disamina delle specie che mag- giormente contribuiscono a formare questo quadro sfavorevole ai capitoli di approfondi- mento relativi ai singoli gruppi tassonomici, è tuttavia opportuno un confronto con quanto emerso dai risultati del secondo rapporto na- zionale (2001-2006). Ne risulta (Fig. 3.2.10) un quadro di particolare interesse. Le maggiori conoscenze acquisite sulla distribuzione e sulla consistenza delle popolazioni delle specie di interesse comunitario, grazie al contributo delle Regioni e Province Autonome e all’ap- porto di dati derivanti da studi condotti da par- chi, musei ed istituti di ricerca, e assemblati dalle Società Scientifiche, hanno fatto sì che le schede non valutate scendessero dal 14% del primo rapporto al 4% dell’attuale. Da una analisi dettagliata dei dati disponibili emerge che questo significativo aumento delle schede valutate rispetto a quelle non valutate ha interessato solo in parte situazioni di conservazione inadeguata e in massima parte (44% delle nuove schede valutate nel 3° Rapporto rispetto al 2°) si riferisce a specie con status di conservazione favorevole, o va a coprire situazioni di specie rare o ritenute in precedenza di presenza dubbia. Pur con tutte le cautele del caso, essendo il precedente rapporto basato su metodologie diverse da quello attuale, nel complesso dunque si può osservare che: (a) si è assistito nel corso degli ultimi sei anni ad un discreto aumento delle conoscenze, che si riflette prevalentemente nelle diminuite lacune nei dati di distribuzione e dello status tassono- mico delle varie popolazioni (-10% di situazioni sconosciute), ed ha permesso di chiarire lo sta- tus di conservazione delle specie più rare e meno note; (b) in alcuni casi questo fatto ha portato a riconsiderare lo status di conservazione inadeguato, che era stato attribuito ad alcune specie per difetto di conoscenza (casi eclatanti si ritrovano tra gli invertebrati); (c) nonostante questo, tuttavia, la percentuale di schede che rivelano uno status di conservazione inadeguato (34% nel precedente rapporto, 33% nell’attuale) o cattivo (il 19% del precedente contro il 18% dell’at- tuale) è sostanzialmente immutata, a testimonianza del fatto che la situazione dello stato di con- servazione della fauna non è, nel suo complesso, migliorata in modo significativo nel corso degli ultimi sei anni, e che oltre la metà delle schede (51%) evidenzia ancora uno stato di conserva- zione sfavorevole.