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pochi e frammentari.

Questo quadro in parte rispecchia le esigenze ecologiche e la reale distri-


buzione geografica delle specie, alcune delle quali presentano in Italia un areale piuttosto ristretto
nella regione biogeografica alpina (Vertigo genesii e V. geyeri sono presenti esclusivamente in
Alto Adige e in pochi altri siti delle Alpi Orientali), mentre alcuni grossi bivalvi d’acqua dolce
sono diffusi principalmente nell’area planiziaria padano-veneta e friulana e in alcuni corsi d’ac-
qua dell’Italia centrale. Nessun dato aggiornato esiste per Margaritifera auricularia, che è da
ritenersi estinta in Italia.

Da un punto di vista tassonomico, la defini-


zione delle specie italiane presenti in Diret-
tiva Habitat non è esente da problemi. Le
popolazioni in precedenza assegnate a Unio
elongatulus Pfeiffer, 1825, sono ora attri-
buite a Unio pictorum Linnaeus, 1758 (spe-
cie principalmente centro-europea, segnalata
per l’Italia nordorientale) e a U. mancus La-
marck, 1819 (per il resto dell’Italia), ma,
forse, almeno le popolazioni dell’area pa-
dano-veneta andranno distinte con il nome
di U. glaucinus Porro, 1838. La tassonomia
è dunque molto confusa e in attesa di chiari-
ficazione. Va inoltre segnalato che il nome
attualmente accettato per Microcondylaea
compressa (Menke, 1828), è M. bonellii (Fé-
russac, 1827), per cui M. compressa è dun-
que da considerarsi sinonimo.

Figura 3.3.12 - Distribuzione della ricchezza di spe-


cie di molluschi di interesse comunitario.

3.3.3.2. Parametri chiave per la conservazione


Complessivamente, lo stato di conservazione delle otto specie di molluschi di interesse comu-
nitario ancora da annoverarsi tra la fauna italiana risulta piuttosto compromesso. Per le 15 schede
compilate per le tre regioni biogeografiche, meno di un terzo del totale (4 schede riferite alle 4
specie del genere Vertigo) evidenziano uno stato di conservazione favorevole, e sono tutte riferite
alla regione biogeografica alpina; le altre 10 schede evidenziano una situazione inadeguata, che
in 7 casi presenta un trend negativo (Fig. 3.3.13 - 3.3.16).

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