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Elementi per una geografia dei


Il paesaggio costruito

terrazzamenti agrari in Italia


Nel nostro Paese la distribuzione territoriale del paesaggio terrazzato presenta forti eterogeneità. L’origine di
tali differenziazioni va ricercata nelle peculiarità ambientali e nelle specificità dei processi storici. Il ruolo fon-
damentale svolto dalla vite. Gli impianti terrazzati dedicati agli agrumeti, ai castagneti, alle colture dei cereali
e del tabacco

Luca Bonardi
Università degli Studi
Premessa luce delle aree maggiormente interessate dal
fenomeno, delle tipologie produttive più rap-
di Milano

C oerentemente con la notevole ampiezza


del suo rilievo, la sua collocazione geo-
grafica e i suoi caratteri climatici prevalenti,
presentate (oggi o, più spesso, in un recente
passato che ha preceduto l’abbandono degli
impianti) e delle principali forme costruttive a
la Penisola italiana rappresenta uno spazio cui esse hanno dato luogo. L’analisi che segue
di elezione nell’applicazione della tecnica amplia alcuni studi già presentati in altre sedi1,
dei terrazzamenti agrari. Tra i paesi affacciati ma va comunque intesa come preliminare a
sul Mediterraneo, solo Grecia, Libano, Siria successive e più approfondite indagini.
e, parzialmente, Francia detengono intensità
di terrazzamento altrettanto (o anche più) Ilterrazzamento italiano: tipologie
importanti. Pure alla scala regionale, alcu- produttive e densità areali
ni nostri contesti, come per esempio molte
isole minori, il rilievo ligure, alcuni consisten- La composita diffusione del terrazzamen-
ti tratti di quello alpino o certe zone della to italiano nelle varie regioni amministrative
Sicilia, competono per ampiezza con i gran- è sinteticamente rappresentata nella fig. 1.
diosi sistemi di terrazzamento del Mediter- Come ovvio, questo quadro nasconde la lo-
raneo orientale. Come ovunque, anche qui calizzazione puntuale del fenomeno, mentre
alle variabili ambientali (caratterizzazioni ge- l’analisi a una scala, cartograficamente parlan-
ologiche, morfologiche, pedologiche e clima- do, più ampia rivela la presenza di un mosaico
tiche), più o meno favorevoli, il corso storico territoriale complesso, ma anche di alcune
ha affiancato l’azione di fattori economici e costanti. Le regioni interessate dalle mag-
demografici (e talvolta pure politici), capaci giori intensità di terrazzamento (Lombardia,
di produrre importanti disomogeneità nella Liguria, Sicilia, ecc.) appaiono per esempio
distribuzione territoriale del terrazzamento. governate un po’ ovunque da analoghi, per
Insieme, tali elementi hanno determinato, con quanto casualmente tali, criteri distributivi: in
le diverse destinazioni produttive dei terreni, questi casi, a uno o due nuclei vasti a forte
la nascita o meno di impianti terrazzati, una intensità di terrazzamento (sistema terrazzato
differente incidenza quantitativa sulle aree di sub-regionale2), assenti nelle regioni a intensi-
riferimento e una grande varietà di forme e tà moderata o bassa, si affiancano sistemi tra
di modelli costruttivi. In tal senso vanno dun- loro slegati di pochi (o poche decine di) ettari
que interpretate, e di volta in volta concreta- di superficie, localizzati a stretto contatto con
mente spiegate, le divergenze rinvenibili tra le sedi abitative (nucleo terrazzato locale3). A
aree poste spesso solo a pochi chilometri di volte è possibile individuare complessi inter-
distanza l’una dall’altra. medi, di decine o al massimo poche centinaia
Di fronte all’intricato mosaico di aree a dif- di ettari, estesi continuativamente (fatte salve
ferente intensità di terrazzamento non è eventuali barriere naturali) sul territorio di più
possibile fornire qui che una prima lettura comuni4 (sistema terrazzato sovra-comunale)
qualitativa a livello regionale, con la messa in e dunque con impianti siti anche a una certa
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distanza dall’abitato. “Sul campo”, poi, alcune
situazioni più complesse tendono a sfumare
verso forme “spurie” di difficile collocazione.
La Lombardia costituisce un esempio para-
digmatico di integrazione dei tre modelli.
Accanto a un fulcro sub-regionale rappre-

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sentato dalla Valtellina, con migliaia di ettari
di terrazzamento relativamente compatto,
si dispongono numerose aree (per esempio:
Valcamonica, Val Brembana, Lario orientale)
interessate ciascuna da vari nuclei di terraz-
zamento locale di pochi, o poche decine di
ettari, poste in corrispondenza degli insedia-
menti di fondovalle o di mezzacosta (con
riferimento alle aree sopraccitate, i gruppi
presenti a Edolo, Branzi, Mandello). Un esem-
pio di sistema terrazzato sovra-comunale è
invece fornito dalla Valchiavenna, nel settore
compreso tra Mese, Chiavenna e Piuro, con
impianti vitati di alcune centinaia di ettari in
larghissima misura oggi abbandonati. Questa
banale osservazione degli aspetti dimensiona-
li permette di riconoscere il ruolo svolto dal-
le colture specializzate, in misura significativa
destinate a produzioni di mercato, nell’edifi-
cazione dei maggiori insiemi terrazzati; all’op-
posto, a produzioni dirette principalmente o
esclusivamente verso l’autoconsumo sotten-
de, di norma, la forma ben meno estesa del
terrazzamento comunale.
Fig. 1 – L’intensità del
sotto il profilo altitudinale, dai mille metri circa terrazzamento regionale

La coltura principe dei terrazzamenti di quota sino al livello del mare. Senza para- in Italia e i principali
sistemi terrazzati
italiani: la vite dossi, anzi, è proprio agli estremi geografici e subregionali legati alla
coltivazione della vite.
climatici di diffusione che essa produce alcuni Elaborazione di Luca
Per questa strada emerge limpidamente la dei suoi esiti vinicoli migliori, spesso proprio Bonardi
stretta relazione che lega gli impianti di tipo su terrazzamento. Ad eccezione di alcuni siti
sub-regionale alla coltura principe del terraz- marginali raggiunti sotto la spinta di pressanti
zamento italiano: la vite. Con poche incer- condizioni economico-demografiche5, buona
tezze, questa pianta può essere considerata parte del terrazzamento vitato della Penisola
il principale motore costruttivo dei terrazza- si concentra sui pendii orientati a meridione,
menti agrari presenti nel nostro Paese, non determinando vistose asimmetrie paesaggi-
diversamente da quanto accade in Svizzera, stiche laddove sono presenti condizioni di
Austria e Germania – dove essa non ha sof- esposizione opposte. Tale disposizione è ben
ferto la concorrenza significativa di altre col- visibile nelle valli alpine a sviluppo longitudi-
ture – e da quanto pure si verifica, in misura nale, in alcune isole minori contrassegnate dal
meno monopolistica, in altre regioni dell’Eu- medesimo andamento e in qualche più raro
ropa meridionale: Portogallo, Grecia e Midi contesto appenninico.
francese in testa. È dunque alla vite che dobbiamo i maggio-
Quali che ne siano le origini (monastiche, ari- ri paesaggi terrazzati della Penisola: quelli di
stocratiche, borghesi, della piccola proprietà Valtellina, Val d’Aosta, Alto Adige, Cinque Ter-
contadina), coerentemente con la grande re, Pantelleria. Se in alcuni casi, come quello
capacità di adattamento della vite, i vigneti valtellinese, al terrazzamento attiene la quasi
terrazzati sono diffusi dalle porzioni più set- totalità della produzione vitivinicola, in altri
tentrionali dell’arco alpino, italiano e non solo, (Alto Adige) questo suddivide le proprie re-
sino alle propaggini insulari più meridionali: sponsabilità con altri metodi di sistemazione
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dei versanti (o con quote di produzione pro- mento vero e proprio (con muri in pietra a
venienti da aree pianeggianti). secco) presenta spesso alzate importanti e,
In termini materiali, i terrazzamenti vitati, so- conseguentemente, piani di coltura partico-
prattutto lungo l’arco alpino, mostrano una larmente ampi anche su pendenze contenu-
partizione piuttosto netta tra le aree di falda te, come se ne rinvengono estesamente nel
modestamente inclinate e site a contatto con bacino dell’Arno. Altrove, questa formula si
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il fondovalle, dove il terrazzamento presenta rinviene nell’Alta Langa orientale e in qual-


muri bassi e fasce ampie, e le porzioni su- che contesto pedemontano a stretto ridosso
periori, più ripide, con muri di maggiore ele- della pianura, nelle province di Bergamo, Bre-
vazione e “planches” di coltura meno larghe. scia e Verona. Confrontata con la realtà delle
Ciò quando una morfologia accidentata non regioni settentrionali, però, quella del terraz-
costringe a una maglia irregolare, con l’occu- zamento appare in Toscana come una pratica
pazione di piccole aree interstiziali comprese relativamente poco diffusa, a cui sono prefe-
tra gli affioramenti del substrato. In questo rite le classiche sistemazioni a cavalcapoggio
caso, terrazze di pochi metri quadrati, con e a girapoggio, quella del ciglionamento nel-
muri poggianti direttamente su roccia a vista, le aree plioceniche collinari o, ancora, quella
si dispongono a mosaico sui versanti a forte della “colmata di monte” nelle zone argillose
inclinazione. Dove il versante presenta pen- delle crete. In tutta la regione, la vite spartisce
denze regolari lo spaccato di terrazzamento con l’ulivo le aree di versante coltivate, quale
che ne deriva appare omogeneo, sviluppato che ne sia la sistemazione del terreno.
con regolarità lungo centinaia di metri di di- D’altro canto, in contesto mediterraneo il
slivello, talora ininterrottamente “dal mare al ruolo della vite nella costruzione del ter-
cielo” come alle Cinque Terre. razzamento, per quanto spesso ancora fon-
A eccezione di limitate aree specializzate, damentale, appare nel suo complesso più
però, le strette “fasce dei liguri”6 assumono sfumato, e lascia spazio a quello giocato da
nel loro insieme un aspetto a macchia, con altre colture frutticole. È quanto si ritrova, pur
alternanza tra aree vitate e altre a diversa sempre con la vite in posizione di principale
destinazione o superfici non sottoposte a responsabile delle forti intensità di terrazza-
terrazzamento. Per intenderci, quindi, figure mento, in molti dei versanti meglio esposti
assai diverse da quelle unitarie e compatte delle piccole isole del Mediterraneo italiano:
presenti lungo alcuni versanti alpini (Valtellina, Arcipelago Toscano (isola d’Elba e del Giglio),
Val d’Aosta e, a tratti, Alto Adige). Iisole Pontine (Ponza), Golfo di Napoli (Ischia,
Del resto, l’azione combinata dei vari aspetti dove alla grande densità dei muri a secco si
geomorfologici e climatici, di processi di svi- è sostituita una densità di suolo urbanizzato
Fig. 2 – Particolare di un
ceppo di vite nel corpo luppo storico-economico differenziati e delle anche superiore, e Capri, quasi altrettanto…),
di un muro a secco diverse modalità di conduzione della terra isole Eolie (Salina, Lipari, Alicudi e Filicudi) e,
sull’isola del Giglio, in
provincia di Grosseto. determina un po’ ovunque situazioni etero- soprattutto, Pantelleria. In quest’ultima, legati
Foto di Luca Bonardi genee. In Toscana, per esempio, il terrazza- principalmente alla viticoltura (ma pure all’oli-
vicoltura e alla cappericoltura) si raggiungono
tassi di terrazzamento tra i più elevati d’Euro-
pa. Viti basse (beninteso non esclusive di que-
ste aree), forme di marcata policoltura (idem)
e metodi di “contrasto” all’aridità estiva (fig.
2) indicano più che chiaramente il contesto
climatico in cui il terrazzamento ricade.

Gli agrumeti e gli uliveti terrazzati

All’Italia dei grandi terrazzamenti vitati man-


cano ancora i venti chilometri a picco sul
mare della Costa Viola (Reggio di Calabria),
da Palmi a Scilla, con il loro centro a Bagnara.
Qui, in larghissima parte abbandonati (ma con
qualche caso pure di recente recupero), circa
duecento ettari di terrazzamento definiscono
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Fig. 3 – L’ulivo è il
principale responsabile
del terrazzamento
nel Garda orientale,
in provincia di Verona,
dove dà vita a sistemi
relativamente compatti
e di una certa ampiezza.
Foto di Luca Bonardi

un paesaggio di sottili fasce, lungo versanti di (spesso polivalenti) decisamente ampi (fig. 3).
ripidità a tratti estrema, tra i più arditi della Negli uliveti sono inoltre frequenti muri ad
Penisola. Idealmente, essi si collegano a quel- altezza e a sviluppo discontinuo, in rapporto
li che, dirimpetto, intagliano, in maniera però con le esigenze di specifiche unità arboree o
più discontinua, i versanti orientali della mon- con quelle delle altre coltivazioni a cui l’uli-
tagna messinese. Come per buona parte del- vo si associa (cereali). In qualche caso, anzi,
la Sicilia terrazzata (Peloritani, Nebrodi, area è possibile rinvenire strutture “monadiche”,
etnea, area iblea ecc.) è però difficile indivi- ossia microterrazzamenti completi di muri la-
duare su larga scala una destinazione produt- terali, con suoli costituiti in buona misura da
tiva nettamente prevalente. Nell’isola, come materiali di riporto, e destinati ad accogliere
nel resto del Mediterraneo italiano, a conten- una sola pianta: se ne osservano in Lazio me-
dere al vigneto lo spazio del terrazzamento, ridionale, Umbria, Toscana, Sicilia, Liguria, ecc.
“vitale” nei contesti morfo-pedologicamente
più difficili, sono l’agrumeto, parzialmente il
La coltivazione del castagno,
mandorleto e, soprattutto, l’uliveto.
dei cereali e del tabacco
In effetti, con limitatissime eccezioni, agrumeti
terrazzati trovano posto solo in alcuni set- Senza troppe differenze, se non quelle del
tori della Sicilia (soprattutto orientale), del- contesto climatico, ritroviamo altrove le me-
la Calabria ionica e, ben noti, della costiera desime forme destinate alla coltivazione del
amalfitana. Assai più ampio è lo spazio di ter- castagno. Necessità idriche, sviluppo dimen-
razzamento occupato dall’ulivo. Se in alcuni sionale della pianta, contenimento dell’ap-
casi a costituire la norma è, all’interno del me- parato radicale e degli arbusti invasivi sono
desimo versante, l’accostamento con la vite all’origine di questa singolare soluzione che
e/o altre colture arboree (es.: Liguria, Toscana, assume talvolta entità realmente minime (fig.
Sicilia, isole minori, costa campana), in altri 4). Fuori da tale espediente, ben più ampio
l’ulivo assume una presenza preponderante è il campo che il castagneto occupa nel pa-
o addirittura totalizzante (Garda veronese, norama dei terrazzamenti italiani. In questo
Ponente ligure, Gargano, Cilento, Sila Greca). senso, non mi riferisco tanto ai pur estesi
Solo raramente, però, esso dà vita a paesag- territori conquistati dal ceduo dopo l’abban-
gi “estremi”, limitandosi di norma a contesti dono di precedenti e più redditizie colture
più dolci, contraddistinti da piani di coltura terrazzate, quanto, più direttamente, al curato
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teressa soprattutto le regioni settentrionali del
paese: buona parte dell’arco alpino (a ecce-
zione dei suoi a-terrazzati lembi più orientali)
e rare porzioni appenniniche (nord-occidentali
soprattutto). I terrazzamenti a seminativo pre-
sentano di norma superfici pianeggianti o qua-
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si, in rapporto con le necessità di contenimen-


to dei fenomeni erosivi. Ciò detto, è piuttosto
difficile ridurre entro schemi rigidi modelli di
cui non restano che labilissime tracce.
Analoghi in termini di metodi colturali, ma con
strutture che, per impegno costruttivo, riman-
dano ai più impegnativi allestimenti dedicati alla
vite e agli agrumi, sono i terrazzamenti del Ca-
nale di Brenta un tempo rivolti alla produzione
del tabacco7: spazi soggetti a estesi processi di
rimboschimento naturale o riutilizzati per pic-
coli frutteti, orti o prati. Come per i terraz-
zamenti vitati di molte aree e come previsto
nei contesti più aridi o per le colture a elevata
esigenza idrica, anche in quest’area il terrazza-
mento integra sistemi di captazione, raccolta e
distribuzione delle acque a scopi irrigui.
Infine, escludendo i terrazzamenti e le forme
di pseudo-terrazzamento8 destinate alle col-
ture foraggiere che rivestono i pendii delle
alte vallate alpine, in larga misura frutto, però,
dell’abbandono di precedenti funzionalità
(soprattutto cerealicole), non restano da ci-
tare che i piccoli insiemi terrazzati specifica-
mente dedicati all’autoproduzione orticola.
Presenti un po’ ovunque, anche in una Sarde-
gna quanto mai riluttante alla prassi del ter-
razzamento, e localizzati di norma nei pressi
delle abitazioni, tali sistemazioni sono oggetto
Fig. 4 – Piccola “lunetta”
per la coltivazione
castagneto da frutto. Se ne ritrovano di più o di particolare manutenzione, tanto da asso-
del castagno meno ampi lungo buona parte dell’arco al- migliare spesso a veri e propri giardini. Muri
miracolosamente semi-
integra, nel comune di
pino (Piemonte sud-occidentale, Biellese, Val bassi, andamento pianeggiante della superfi-
Chiavenna, in provincia Formazza, Valchiavenna, Orobie valtellinesi, cie e capillare presenza di sistemi di irriga-
di Sondrio. Foto di Luca
Bonardi Prealpi bergamasche e bresciane, Trentino, zione rappresentano la norma in questi spazi.
Val Venosta), sino ai 900-1000 m di quota, e
in alcuni limitati settori appenninici (es.: Luni-
Conclusioni
giana, Amiata). Il piano di coltivazione risulta
spesso orizzontale o sub-orizzontale, mentre In breve sintesi, e al di là delle specifiche funzioni
larghezze anche limitate sono sufficienti a ga- produttive a cui è, o perlopiù era, destinato, il
rantire impianti stabili e duraturi. Soprattutto terrazzamento italiano mostra dunque sotto il
in corrispondenza delle situazioni di minor profilo distributivo aspetti di marcata differen-
densità colturale, il sottobosco del castagneto ziazione. Pur con qualche discontinuità, Alpi da
veniva utilizzato come spazio di pascolo, e più una parte e facciata tirrenica (isole comprese
raramente, di seminativo. e Sardegna esclusa) dall’altra rappresentano le
In ultimo, accanto alla frequentissima presen- due lunghe “strisce” entro le quali si colloca buo-
za nelle soluzioni di policoltura, vanno citati gli na parte del nostro terrazzamento. Qui si con-
impianti terrazzati, oggi pressoché scomparsi, centrano tutti i sistemi terrazzati sub-regionali e
dedicati alle colture cerealicole (o assimilabili, sovra-comunali e buona parte di quelli locali. Per
quali il grano saraceno). La loro diffusione in- contro, con l’eccezione del Gargano e di qualche
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sporadico impianto presente nelle Murge e in Note
area abruzzese-molisana, il lato adriatico, sia lad- 1
In particolare: L. Bonardi, I versanti terrazzati dell’arco
dove il rilievo si affaccia alla costa sia dove se ne alpino: tecniche costruttive e modelli formali, in G. Scara-
discosta di qualche decina di chilometri, appare mellini, M. Varotto (a cura di), Paesaggi terrazzati dell’arco

sostanzialmente estraneo ai processi di terrazza- alpino. Atlante, Progetto Alpter, Marsilio, Venezia, 2008, pp.
28-37; L. Bonardi, Paesaggi terrazzati d’Italia, in «L’Univer-
mento. Analoga distanza rispetto a questa prati-
so», LXXXVIII (2008), n. 1, pp. 56-70.

Il paesaggio costruito
ca palesano buona parte dell’Appennino inter- 2
La “tassonomia” qui utilizzata non si sovrappone, né
no, la già citata Sardegna e il lembo più orientale quindi va confusa, con quelle proposte in G. Scaramellini,
dell’arco alpino. Per quanto genericamente cor- Paesaggi terrazzati e ricerca geografica. Un progetto di in-
retta, l’attribuzione di questi contrasti alle succi- dagine sistematica, in G. Scaramellini, D. Trischitta (a cura
di), Paesaggi terrazzati, in «Geotema», X (2006), n. 29, pp.
tate diversità dei processi storico-economici e 140-156; la mia tassonomia muove dalla comparazione
demografici e alle differenze ambientali appare degli aspetti prettamente dimensionali e di compattezza
scientificamente insoddisfacente. In cosa si so- spaziale del terrazzamento.
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stanziano concretamente, e di volta in volta, tali Locale o “comunale”, intesi come unità di grandezza
e non come unità amministrativa. Alla stessa stregua va
distinzioni? E quale è stato il loro peso specifico inteso il sistema terrazzato sovra-comunale.
nella determinazione delle differenti propensio- 4
O anche di singoli comuni aventi superfici particolar-
ni verso il terrazzamento? Perché la Sicilia e la mente estese.
5
Liguria sì e le Marche e la Sardegna no? Quesiti Si veda in proposito l’altro mio contributo contenuto
in questo stesso numero di «SLM – Sopra il Livello del
per rispondere ai quali è indispensabile integrare Mare».
competenze diverse: questa appare, infatti, come 6
Il riferimento è al titolo di un pionieristico studio sui ter-
l’unica via in grado di compaginare le specificità razzamenti liguri di G. Rovereto, La storia delle “fasce” dei
locali dei vari paesaggi terrazzati con la comples- liguri, in «Le Vie d’Italia», XXX, maggio 1924, pp. 529-535.
7
Si veda il contributo dedicato a quest’area da parte di
sità di spiegazioni che, di volta in volta, chiamano
Mauro Varotto in questo stesso numero di «SLM – Sopra
in causa componenti geografiche, storiche, pe- il Livello del Mare».
dologiche, agronomiche, ecc. 8
L. Bonardi, I versanti terrazzati dell’arco alpino, cit.

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