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1.

La “legge d’inerzia” del paesaggio salentino


Il paesaggio della penisola salentina è un palinsesto ricco di
Il paesaggio del Salento commistioni di influssi e culture, dovuti non solo alle con-
quiste ma soprattutto agli scambi tra i popoli che li hanno
leccese. Struttura naturale e abitati. Ciò ha portato alla formazione di paesaggi carat-
terizzati dalla compresenza diacronica di diversi modelli
forme di antropizzazione insediativi che si sono sovrapposti e hanno dato origine ad
una complessità difficilmente rileggibile esclusivamente
negli aspetti più legati alla morfologia attuale, ma che deve
Giulia Annalinda Neglia
essere ricercata nella struttura profonda dei tessuti urbani
o agrari, che hanno conservato nel tempo i tratti peculiari
dei modelli insediativi sostrati. L’apparente disomogeneità
rileggibile oggi nell’assetto del paesaggio è dovuta quindi
a trasformazioni avvenute nei tempi lunghi della storia,
che però possono sottendere modelli insediativi unitari.
Pensando, quindi, al paesaggio come storia1 diventa necessario
considerare le diverse forme che, sovrapponendosi, lo hanno
configurato per ricostruire le complicazioni, la ricchezza
di componenti e di strutture che ne sono alla base e ricono-
scere la complessità dei fenomeni territoriali in cui è stata
forgiata una struttura molto stratificata.
Nel Salento, così come in molte delle regioni del
Mediterraneo, è possibile leggere la permanenza delle
diverse forme che ne hanno costituito il palinsesto per via
di una sorta di “legge d’inerzia del paesaggio agrario che, una
volta fissato in determinate forme, tende a perpetrarle
Gli elaborati grafici illustrati dalle – anche quando siano scomparsi i rapporti tecnici, pro-
immagini sono stati prodotti duttivi e sociali che ne han condizionato l’origine – finché
all’interno del Laboratorio di Laurea: nuovi e più decisivi sviluppi di tali rapporti non vengano a
“Le città lineari del Salento leccese. sconvolgerle”2. 1
Presicce: studio della forma urbis La particolare condizione di finibus terrae della penisola sa-
e dei caratteri della residenza per lentina ha rallentato i processi trasformativi del paesaggio,
la definizione di nuovi modelli rendendo questa legge ancora più cogente.
insediativi/abitativi”. Relatore:
prof. Francesco Defilippis. Collegio La “Terra di dove finisce la terra” 3
dei docenti: proff. F. Defilippis, M. Il paesaggio della Puglia è fondato su tre macro assetti terri-
Livadiotti, G. A. Neglia, G. Rossi. toriali corrispondenti alle grandi aree o “regioni omogenee”
Studenti: Davide Licci, Ezio Localzo, (la Daunia, la Terra di Bari e il Salento) che lo conformano, i
Laura Pilone, Ilaria Santoro, Antonia cui caratteri derivano sia dalla vocazione del territorio natu-
Scarimbolo, Mariana Soricelli. rale che dalla natura delle strutture antropiche in esso pre-
Facoltà di Architettura, Politecnico senti: natura naturalis e natura artificialis, insieme alla relazione
di Bari, A.A. 2011/12; e del Laboratorio che esse instaurano con i contesti limitrofi, concorrono a
di Laurea “Le “terre” del Salento determinarne la forma “individua”4.
leccese. Studi dei principi insediativi Se la struttura della Daunia è caratterizzata da una stretta
e della forma urbis di Ruffano”. relazione con i sistemi territoriali centro-italiani e degli
Relatore: prof. Michele Montemurro. Appennini5, è la Terra di Bari, con l’Altopiano delle Murge, a
Collegio dei docenti: proff. M. costituire il nodo di relazione tra Daunia, Lucania e Salento.
Montemurro, M. Livadiotti, G. A. È dalle Murge, infatti, che si diramano le percorrenze che
Neglia, G. Rossi. Studenti: Francesco già dall’età preistorica hanno costituito i nessi di relazione
Ferrante, Ermanno Andrea Funari, tra il Salento, finibus terrae, ultima propaggine del sistema
Enzo Iaia, Vincenza Sangiorgio, territoriale italiano, e la penisola6.
Francesca Eugenia Nesca. Facoltà di Il sistema della Terra d’Otranto si configura quindi come
Architettura, Politecnico di Bari, A.A. estremamente periferico rispetto al territorio pugliese e ita-
2011/12. liano, ma nodale rispetto alle rotte lungo il Mediterraneo.
Non è un caso, infatti, che i nuclei storicamente più impor-
1.1 tanti del Salento si trovino nei pressi dei principali approdi
Il paesaggio del Salento. Struttura a partire dei quali si è sviluppata l’antropizzazione della
geo-morfologica penisola.
[Fonte:Laboratorio di Laurea Ruffano] La struttura naturale della penisola salentina è quella di
un’estesa area pianeggiante, seppur caratterizzata nella sua
parte più meridionale dalla presenza di lievi “increspature”
del terreno (le Serre), che vive della sua relazione con i per-
corsi territoriali che si diramano dall’altopiano delle Murge
raggiungendo, nei pressi di Soleto, il cuore della penisola7.
A partire da questa nodalità il territorio funziona come una
sorta di “isola” in cui la struttura degli insediamenti e delle
aree produttive si è sviluppata dalla costa verso l’entroterra.
Ad oggi, la struttura antropica della Terra d’Otranto è
fondata su una fitta rete di partizioni agrarie, di piccoli
insediamenti e di presidi del territorio che, con attitudini
diverse rispetto al paesaggio, caratterizzano le microregioni
di cui si conforma e disegnano diverse forme che, sovrappo-
ste come un palinsesto, ne definiscono i caratteri.
In questo saggio sono state individuate solo tre forme, tra
le tante, di questo palinsesto, che corrispondono ad alcuni
tra i momenti più importanti di strutturazione antropica:
la limitatio romana, l’insediamento delle Terre e dei borghi
medievali, lo sviluppo del sistema agrario delle masserie e
dei casini.
La forza di questi tre momenti nella definizione dei caratteri
paesaggistici è strettamente legata alla struttura naturale,
morfologica, climatica e geografica della penisola, oltre che
alla sua consistenza litografica dove la presenza di calcari
compatti, oro per i futuri sviluppi architettonici salentini,
ha rappresentato un ostacolo per la sviluppo di un’econo-
mia agricola estensiva8 ma la ragione dello sviluppo di una
fittissima rete di piccoli insediamenti rurali9.

Il paesaggio antico e la limitatio romana 3


La struttura naturale del territorio salentino, costituita da
un suolo calcareo e dalla presenza di numerose grotte, ha
reso possibile, sin dal Paleolitico Medio, l’insediamento
di nuclei proto urbani diffusi verso la costa (la struttura di
relazione tra l’entroterra e il mare Mare Nostrum e il tramite
per i commerci) denunciando, sin da queste prime fasi di
antropizzazione, il comportamento ad isola del territorio,
organizzato a partire dalle nodalità territoriali (approdi) siti
nei pressi di Otranto e Leuca.
L’assetto definitivo e non più episodico del territorio antico,
così come rimarrà invariato per secoli, è stato realizzato con
i Messapi. I loro insediamenti hanno definito l’ordine e la
struttura delle città della “Terra tra i due mari”10: una fitta
rete di nuclei urbani o proto-urbani (databili intorno all’VIII
secolo a.C.)11 posti per lo più nei pressi della fascia costiera,
ad una distanza tale da non trovarsi nelle aree paludose.
Alcuni tra essi (come Tarentum, Brundisium, Leuca) rappresen-
tavano degli emporia12 veri e propri, altri (come Manduria,
Neretum, Callipolis, Uxentum, Veretum, Castrum Minervae, Hydruntum,
Valetium) erano centri meno importanti, nodi di una rete
viaria regionale già piuttosto sviluppata e rimasta invariata
per molto tempo dopo la sua realizzazione, seppur in segui-
to migliorata con l’arrivo dei Romani che ne hanno utilizza-
to e ristrutturato i percorsi principali13.
Se, quindi, l’ordine generale del territorio antico era già
1.2 stato definito con i Messapi per via di un adattamento
La struttura dei percorsi premoderni “spontaneo”14 dei siti e delle percorrenze alla natura loci, è in
del Salento leccese epoca romana che avvengono le principali trasformazioni
[Fonte:Laboratorio di Laurea Presicce] “critiche”15. Queste, seppur realizzate in funzione di una
4
GIULIA ANNALINDA NEGLIA IL PAESAGGIO DEL SALENTO LECCESE
stretta relazione con la struttura naturale dei luoghi, hanno
fissato l’assetto del territorio salentino rimasto invariato
fino al XV secolo.
Se il riprogetto della rete urbana e viaria romana ha ri-
spettato i luoghi e le regole impresse dall’antropizzazione
messapica, sono state invece le pianificazioni agrarie ad
imprimere le trasformazioni più profonde al paesaggio sa-
lentino. La limitatio romana delle terre coltivabili è servita a
dettare la forma16 del territorio per mezzo della centuriatio che
ha disegnato in maniera rigorosa l’andamento dei limiti
agrari e urbani ed ha sistematizzato la viabilità già organiz-
zata nelle epoche precedenti, inglobandola all’interno di
una logica geometrica correlata alla struttura generale del
territorio.
Nel Salento questa regola generale si è inverata in un assetto
della rete stradale che, seguendo la logica di funzionamen-
to ad “isola” del territorio si è organizzata strutturandosi
prevalentemente lungo il perimetro costiero, avendo i suoi
capisaldi a Tarentum (Taranto) e Brundisium (Brindisi) e con-
nettendosi a Veretum (Patù), passando da Idruntum (Otranto).
Una serie di percorsi trasversali servivano a collegare i centri
di questo sistema: le direttrici Taranto – Brindisi, Porto
Cesareo – Lecce, Gallipoli – Otranto, Otranto – Ugento.
Analogamente a quanto avvenuto nella maggior parte dei
territori romani,17 l’assetto delle griglie agrarie della limi-
tatio18 era costituito non da una struttura indifferente alla
natura dei luoghi, ma da due sistemi diversi di centurie,
che avevano i loro capisaldi rispettivamente ad Otranto e ad
Ugento, orientati (così come consuetudine nelle centuria-
zioni romane che erano, oltre a degli assegnamenti di terre, 5
delle opere di bonifica del territorio) rispetto alla geografia
dei luoghi dei due versanti della penisola: quello ionico e
quello adriatico.
L’area centuriata sul versante ionico occupava il territo-
rio che da Lecce arriva a Castrignano del Capo. Essa si
disponeva parallelamente al tratto di costa compreso tra
Castrignano e Gallipoli, e quindi secondo una rotazione
oraria di 41° dal nord. Mentre nella parte settentrionale,
sviluppandosi nell’entroterra leccese, la centuriazione
raggiungeva quasi la costa adriatica, nell’area meridionale
della penisola, nel territorio di Ugento (dove era, probabil-
mente, il suo caposaldo), si interrompeva nei pressi della
Serra di Mucorone, che costituisce l’elemento di discontinu-
ità orografica sul quale si arresta il sistema.
L’area centuriata sul versante adriatico occupava il territorio
1.3 che da Acaya arriva a Tricase. Essa si disponeva parallela-
La limitatio romana del territorio mente al tratto di costa compreso tra Otranto e Lecce ed
salentino ortogonalmente al tratto Otranto – Castro, e quindi secondo
[Fonte:Laboratorio di Laurea Ruffano] una rotazione oraria di 52° dal nord. Il suo caposaldo, il luo-
1.4 go della groma, sembra essere stato ad Otranto.
La limitatio di Ugento Le due maglie centuriali19 si incontravano, a nord, nei
[Fonte:Laboratorio di Laurea Ruffano] pressi di Lecce e, a sud, nei pressi di Specchia. Questi
1.5 centri rappresentano i luoghi di intersezione del sistema
Il saltus. L’area del Bosco del che lasciava, nell’entroterra salentino, una vasta area non
Belvedere coltivata corrispondente al saltus, alla silva e ai pascua publica
[Fonte:Laboratorio di Laurea Ruffano] dell’organizzazione territoriale romana: paesaggio pasto-
1.6 rale e boschivo informe “ubi silvae et pastiones sunt”20 la
La limitatio di Otranto cui estensione doveva coincidere grosso modo con l’area del
[Fonte:Laboratorio di Laurea Ruffano] Bosco del Belvedere21.
6
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Il paesaggio che ne derivava era un paesaggio di pianura e
di latifondi “a campi chiusi” in cui la rada struttura agraria
era inframmezzata dalla presenza delle villae rusticae22, che
hanno rappresentato l’antesignano della rete di masserie e
casini che, dal XV secolo, si sono sviluppati nel Salento.
Così come nel resto della penisola italiana dove, a partire
dal II secolo a.C., le piantagioni hanno assunto un rilievo
sempre maggiore fino ad incidere profondamente sulle for-
me del paesaggio agrario, è possibile immaginare che anche
nel basso Salento la struttura fondiaria romana sia stata
rada e chiusa, in cui le colture prevalenti erano il vigneto in
primis, allevato ad alberello basso o a sostegno morto, e poi
l’uliveto, con gli alberi disposti a quinconce23.

Il paesaggio delle “Terre”


Una seconda forma strutturante il paesaggio salentino
è riconducibile alla fondazione delle “Terre”: una vasta
operazione di presidio del territorio con l’edificazione di un
sistema di borghi,24 posti nelle vicinanze di casali o centri
urbani già esistenti, costruiti per amministrare e controlla-
re il territorio agrario.
Seppur alla dimensione, localizzazione ed estensione dell’a-
gro delle Terre non corrisponda una dimensione “conforme”
del territorio da amministrare e coltivare (la loro distanza è
variabile dai 2 ai 6 km), questi presidi sono stati fondati su
tutta l’area meridionale penisola, e in particolare con-
centrati nel “Salento delle Serre”25, la regione, a sud della
direttrice Otranto – Gallipoli, che corrisponde alla cosiddet-
ta “Terra del Capo”: l’area della penisola meno antropizzata
nelle fasi più antiche di strutturazione e quella che ha vis- 7
suto maggiormente delle relazioni culturali e commerciali
con i centri del Mediterraneo.
L’impianto delle Terre nel paesaggio salentino ha assecon-
dato i caratteri naturali del territorio: in genere si tratta di
insediamenti “di piano”; alcune lievi variazioni a questa
regola generale sono date dal rapporto tra insediamento e
contesto nei siti posti sul versante orientale delle Serre (nel
1.7 tratto di costa compreso tra Otranto e il Capo di Leuca),
Il Salento delle Terre e dei presidi del dove il territorio declina lievemente verso il mare, e in
territorio quelli fondati nell’area centrale ed occidentale della peni-
[Fonte:Laboratorio di Laurea Ruffano] sola (nel tratto compreso tra Supersano e il Capo), dove la
1.8 lieve pendenza del territorio ha comportato la necessità di
Il sistema Ruffano-Supersano. Le realizzare terrazzamenti. La presenza diffusa delle Terre tra
tracce della Bonifica del Bosco del i lievi avvallamenti tra le Serre, dove si addensano nume-
Belvedere rosi piccoli centri abitati, molto vicini gli uni agli altri, è
[Fonte:Laboratorio di Laurea Ruffano] probabilmente dovuta alla maggiore disponibilità di acqua
1.9 di questa parte di territorio, assicurata dalla presenza di una
Il sistema Ruffano-Supersano. falda acquifera superficiale e dalla possibilità di captarla per
L’antropizzazione del territorio mezzo di pozzi.
[Fonte:Laboratorio di Laurea Ruffano] All’interno di questo contesto fisico del territorio, la fon-
1.10 dazione delle Terre in alcuni casi si è posta in relazione al
Il sistema Ruffano-Supersano. i sistema agrario della limitatio, ripettandone orientamento,
percorsi e la struttura agraria dimensioni e limiti (come nel caso di Palmariggi) o ri-
[Fonte:Laboratorio di Laurea Ruffano] spettandone la logica generale (come nel caso di Martano,
1.11 Muro Leccese, Poggiardo, Alliste, Castrignano del Capo,
Il sistema Ruffano-Supersano. Le Cutrofiano, Salve). Negli altri casi le Terre sono totalmente
tracce della Bonifica del Bosco del svincolate da questo sistema, determinando una griglia
Belvedere sulla griglia. Non è un caso, però, che quasi tutti i borghi si
[Fonte:Laboratorio di Laurea Ruffano] dispongano attorno all’area del saltus (il Bosco del Belvedere)
8
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ad attestare in qualche modo il riuso della struttura agraria
definita dalla limitatio romana26.
Esulano da questi modi relazionari con l’agro centuriato gli
insediamenti che si trovano all’interno del perimetro del
Bosco che, seppur attraversato dal sistema stradale che da
Otranto collegava Ugento, non è stato sistematicamente
insediato fino al Medioevo: il sistema Supersano - Ruffano
si discosta dai casi più generali di rapporto tra Terra e
territorio, mostrando, probabilmente, la predilezione di un
andamento dell’edificato legato a necessità di isorientamen-
to dei tipi edilizi e non più a logiche geografiche.
La fondazione delle Terre di Ruffano e Supersano ha fatto
da volano alla bonifica del Bosco che oggi è una vasta area
coltivata ad uliveti. La conversione in uliveti rispecchia un
fenomeno che, in maniera più diffusa, ha investito l’intero
paesaggio salentino: si è passati da un sistema di strutture
elementari (casali spesso costituiti dall’aggregazione di
poche case a corte plurifamiliarizzate, forse sui resti delle
villae rusticae romane) posti ad una distanza di 2 km gli uni
dagli altri ad un sistema più lasco, costituito da una rete di
insediamenti posti ad una distanza di 2 - 4 km, che ha con-
tribuito alla sistematizzazione della fitta rete proto-urbana,
che è diventata la struttura sostrata dell’attuale rete salen-
tina, caratterizzata dalla presenza di numerosissimi centri
urbani di piccole dimensioni e molto vicini tra loro.
La fondazione delle Terre non è quindi corrisposta ad una
ridefinizione del paesaggio agrario ma piuttosto ad un suo
consolidamento. L’analisi delle strutture di questi insedia-
menti, così come della relazione con la rete viaria pre-otto-
centesca27, mostra come essi siano stati fondati nei pressi 9
di casali preesistenti, a rafforzare un sistema territoriale di
antropizzazione del territorio da parte di famiglie impe-
gnate nell’agricoltura già ampiamente strutturato in epoca
medievale e probabilmente derivato dall’epoca romana.
Questo sistema insediativo si è sviluppato nella metà del
XIV secolo e si è codificato nel secolo successivo. Il perio-
do di passaggio al XV secolo ha rappresentato, infatti, un
momento di grande cambiamento per il paesaggio salenti-
no non solo per via della fondazione delle Terre, ma anche
per la grande operazione di impianto sistematico dell’ulivo
nella regione, e per l’inizio della sua coltivazione estensiva
volta alla produzione di olio, principalmente lampante.
Il passaggio alla coltura dell’ulivo, laddove la produzione del
vino e la coltivazione della vite non sono state totalmente
abbandonate, ha comportato una grande trasformazione
del paesaggio agrario per via della bonifica di molte aree
boschive o paludose, tra cui quella del Bosco del Belvedere28.

Il paesaggio della villa rustica e della villa: le masserie e i casini


1.12 La romanizzazione del Salento, ed il conseguente inseri-
Il sistema dei luoghi della produzione mento del suo paesaggio in canoni paesaggistici trans-re-
tra Acquarica e Castrignano gionali, ha preso avvio dal II sec a.C. In questa fase ha avuto
[Fonte:Laboratorio di Laurea Presicce] inizio la pratica sistematica dell’agricoltura e la fondazione
1.13 di insediamenti rurali sparsi nel territorio, le villae: aziende
La Bonifica del Bosco del Belevedere a controllo di un’economia agricola basata sulla pastorizia,
[Fonte:Laboratorio diLaurea Ruffano] sulla cerealicoltura e sulla coltura dell’ulivo.29 La diffusione
1.14 delle villae si è concentrata nel quadrilatero compreso tra
Il Salento delle masserie Leuca, Castro, Otranto e Soleto (comprendendo il territo-
[Fonte:Laboratorio di Laurea Ruffano] rio delle Serre) in seguito alla bonifica delle aree boschive
10
GIULIA ANNALINDA NEGLIA IL PAESAGGIO DEL SALENTO LECCESE
interne e paludose costiere.
Se questo programma di insediamenti è stato alla base dello
sviluppo dei casali, delle masserie e dei feudi che tra il XVI
e il XVIII secolo hanno caratterizzato lo sviluppo antropico
della terra d’Otranto, il modello insediativo della villa rustica
è rimasto pressoché immutato fino a tempi più recenti. È
da esso, infatti, che deriva una terza forma del paesaggio
del Salento, rileggibile all’interno della dispersione che
ne caratterizza il territorio: il paesaggio delle masserie e
dei casini, dei micro-insediamenti legati alla pratica della
coltivazione e della cura dei campi, la cui presenza complica
lo sprawl del territorio.
Se le masserie rappresentano la forma di insediamento
rurale permanete, avendo non solo la funzione di rappre-
sentare la dimora della famiglia del massaro ma anche la
difesa e protezione dei terreni e dei beni prodotti, il luogo
della residenza e del controllo dei lavori nei campi, i casini
rappresentano invece la forma di utilizzo occasionale dell’a-
gro, di rappresentanza di un potere terriero latifondiario.
Non a caso le strutture di questi due tipi insediativi fanno
riferimento a modelli architettonici diversi.
La masseria è un complesso edilizio, in genere legato alla
agricoltura estensiva (con la prevalente coltivazione di
piante da frutto quali l’ulivo) ed alla pratica dell’allevamen-
to di bovini, quasi sempre strutturato attorno ad una corte,
recintata e munita di torri di difesa, che ne rappresenta il
cuore architettonico e funzionale30. Così come la villa rustica
romana poteva essere articolata in funzione di elementi
semplici o strutture complesse che richiamavano l’archi-
tettura urbana e comprendeva l’abitazione del latifondista, 11
degli operai e i locali per la lavorazione o lo stoccaggio dei
prodotti, la masseria era spesso dotata di tappeti, struttu-
re ipogee o semi-ipogee per la produzione dell’olio, che si
affiancavano alla residenza del proprietario.
Nel Salento, centinaia di masserie fortificate (concentrate
attorno a Lecce, Nardò e Leuca) sono diffuse nel territorio; la
loro presenza concorre a determinare un sistema paesaggi-
stico, costituito dagli insediamenti e dalle architetture che
fanno parte di una rete di controllo e di difesa della costa
e dell’entroterra, che comprendeva torri, castelli e terre.
Altrettante masserie non fortificate punteggiano il pae-
saggio; esse conformano un ulteriore rete che definisce un
altro sistema del paesaggio talentino, legato al paesaggio
produttivo, che comprende casali e nuclei urbani sviluppati-
si attorno ai luoghi della produzione dell’olio (tra cui i centri
di Presicce, Acquarica del Capo, Salve, Morciano, Patù,
Castrignano).
1.15 Se l’origine della masseria è da ricercare nella villa rustica,
Il paesaggio agrario del Salento quella del casino è rintracciabile in un modello edilizio
[Fonte:Laboratorio di Laurea Ruffano] meno codificato, forse eredità della villa romana, in cui il
1.16 latifondista si recava per riposare e controllare più da vicino
Il paesaggio a seminativo le attività agricole.
[Fonte:Laboratorio di Laurea Ruffano] La diffusione dei casini nella Terra d’Otranto è avvenuta
1.17 nella prima metà del XVIII secolo con la trasformazione del
Il paesaggio a uliveto paesaggio agrario dovuta alla crisi dell’olivicoltura e all’edi-
[Fonte:Laboratorio di Laurea Ruffano] ficazione diffusa, dalla seconda metà del secolo, di eleganti
1.18 dimore nelle aree rurali più fertili del Salento. Si tratta di
Il paesaggio a vigneto un sistema di residenze suburbane presente, in varie forme,
[Fonte:Laboratorio di Laurea Ruffano] in tutta la regione ma che nella parte più meridionale della
12
GIULIA ANNALINDA NEGLIA IL PAESAGGIO DEL SALENTO LECCESE
penisola si concretizza nei sistemi della Valle della Cupa (tra
Lecce, Porto Cesareo, Copertino, Novoli e Campi Salentino),
dell’area delle Cenate (tra Nardò e la costa Jonica), dell’area
di Leuca e dell’agro di Presicce.
Il casino è spesso un edificio isolato nell’agro, una dimo-
ra rurale non necessariamente legata ad estese strutture
produttive31. È quasi sempre legato però alla presenza di un
giardino, spesso produttivo ma comunque formalizzato dal-
la presenza di viali in asse con il vano principale dell’edificio
e con la scalinata di accesso, e polarizzati da piccoli elemen-
ti quali ingressi, logge, cappelle o coffee houses. Sui viali si
trovano i luoghi d’ombra (logge, pergolati, coffee house),
dell’acqua (pozzi, cisterne, fontane), della sosta (panche e
muri bassi), oltre a piccoli manufatti architettonici (cappel-
le, logge) che ne rappresentano la polarità. Nei casini l’as-
senza di relazione con la struttura produttiva è denunciata
dal fatto che la struttura architettonica dell’edificio è spesso
costituita da un unico vano di rappresentanza.
Essi definiscono un’altra forma del paesaggio salentino
legata ai luoghi della villeggiatura e dell’otium. In alcuni
casi, così come tra Presicce e la Marina di Torre Pali, i casini
(Casino degli Angeli, Casino Stefanelli, Casino Sant’Angelo,
Casino Arditi, Casino Ceddhe, Casino Villani, Casino
Adamo, Casina Vecchia de Cari e Casino Cazzato) costitui-
scono un vero e proprio sistema paesaggistico, organizzan-
dosi lungo alcune percorrenze territoriali.

Conclusioni
I sistemi qui descritti, definitisi in alcuni tra i momenti più
importanti di strutturazione antropica della Terra d’Otran- 13
to, rappresentano alcune tra le tante forme di cui è composto
il palinsesto del paesaggio salentino: la divisione agraria
romana, l’insediamento dei borghi medievali, lo sviluppo
del sistema dei piccoli insediamenti rurali.
Nella definizione della forma del paesaggio agrario salen-
tino le villae rusticae, le Terre, i casini e le masserie si sono
inseriti come sistemi connessi alla successione diacronica
delle diverse situazioni culturali e colturali. I loro modelli
insediativi si sono succeduti in relazione alle mutate condi-
zioni dell’abitare la campagna, passando da un rapporto più
strettamente legato al latifondo, con la villa rustica, al con-
trollo del territorio, con la Terra, per arrivare all’antropiz-
zazione diffusa dell’agro, con le masserie e con i casini. La
diffusione di questi modelli corrisponde ai diversi momenti
del passaggio dalla viticoltura, alla coltura dell’ulivo e poi
alla cerealicoltura ed al seminativo.

1.19
Il sistema dei casini sulla direttrice
Presicce - Marina di Torre Pali 1 Caniggia G., “Riconoscimento degli impianti pianificati romani
nei tessuti urbani e territoriali attuali – Campioni di insediamenti e
[Fonte:Laboratorio di Laurea Presicce]
strutture agricole dell’area lariana” in: Atti Ce.S.D.I.R., vol. III, 1970-
1.20 71; Caniggia G., Strutture dello spazio antropico, Firenze 1976; Cataldi G.,
I casini sulla direttrice Presicce - Iacono P., Merlo A., “La geometria di Firenze. Il progetto matrice
Marina di Torre Pali (da sinistra verso della città e del territorio” in: Firenze Architettura n. 1 2000, pp. 4-17;
destra: casino Sant’Angelo, casino Muratori S., Civiltà e territorio, Roma 1967; Petruccioli A., After Amnesia:
Learning from the Islamic Mediterranean Fabric, Bari 2007.
Ceddhe, casino Adamo, casino Arditi,
casino Villani, casino Stefanelli, casino 2 Sereni E., Storia del paesaggio agrario italiano, Roma-Bari 1961, p. 52.
degli Angeli) 3 Vinicio Capossela, Il ballo di San Vito.
[Fonte:Laboratorio di Laurea Presicce]
4 Giannini A., L’individuo territoriale, Genova, Istituto di Progettazione ricostruzione della maglia centuriale è stata fatta a partire da una
Architettonica, Corso di Pianificazione Territoriale Urbanistica, dimensione della centuria di 704x704 m, corrispondente alla misura
1980. più antica.

5 Per la struttura del territorio dauno si veda: Ieva M., “The Landscape 20 Secondo la definizione del giureconsulto e filologo Elio Gallo.
of the Lower and Middle Ofanto valley and Tavoliere” in: Environmen-
21 L’estensione originaria del Bosco del Belvedere comprendeva l’area
tal Design, Bari 2001, pp. 120-137.
attuale di circa 16 comuni, tra cui Ruffano, Supersano, Muro Leccese
6 Per la struttura generale del territorio italiano e pugliese nelle fasi di e Poggiardo.
antropizzazione pre-romana si veda: Cataldi G., Per una scienza del terri-
22 Le villae rusticae erano fattorie specializzate nella produzione di derrate
torio. Studi e note, Firenze, Uniedit, 1977, Tav. 1: Potenzialità territoriali
(vino, olio, grano) ed organizzate, dal punto di vista architettonico,
e costiere, p.143.
in tre parti (pars urbana, pars rustica e pars fructuaria) così come si legge nei
7 Ibidem. trattati dei gromatici Catone (Liber de agri cultura), Varrone (Res rusticae),
e Columella (De re rustica).
8 Ad oggi il sistema delle colture copre una superficie di 108000 ettari
dei quali 11400 sono aree naturali, 680 boschi di conifere, 1700 di 23 Marco Porcio Catone, Liber de agri cultura, 160 a.C. ca.
macchie e garighe, 6900 di aree a pascolo naturale o incolti. Della
24 Nel Salento è possibile individuarne almeno una quindicina di
restante parte il 50% è coltivata ad uliveti mentre il 23% a vigneti e il
“Terre” tra cui: Alliste, Bagnolo del Salento, Casarano, Castrignano
resto a frutteti e orticole.
del Capo, Cutrofiano, Felline, Martano, Muro Leccese, Palmariggi,
IL PAESAGGIO DEL SALENTO LECCESE

9 L’assetto idro-geologico (la natura carsica del suolo, con la conse- Poggiardo, Ruffano, Salve, Supersano, Taurisano, Tricase.
guente scarsa idrografia superficiale e diffusa presenza di bacini
25 Il Salento delle Serre è la regione più meridionale del Salento, carat-
endoreici) ha ovviamente condizionato la forma del paesaggio:
terizzata da una serie di lievi alture parallele alla costa ionica, il cui
la formazione di una rete di fitti insediamenti con scarsa densità
punto più alto, nella Serra dei Cianci, raggiunge i 201 metri slm.
abitativa è stata favorita dalla presenza di terreni tufacei, calcareo-
marnosi e di strati argillosi, che trattengono l’acqua permettendo ad 26 Sul perimetro originario del Bosco si trovano le Terre di Muro Lecce-
una modesta falda acquifera di stabilirsi in profondità. se, Poggiardo, Ruffano oltre ad altri dodici comuni.
10 Messapia, Terra tra i due mari, fu il nome dato al territorio dagli 27 Cfr. Pacelli G., L’Atlante Sallentino o sia la provincia di Otranto secondo il suo
storici greci. stato politico, economico, ecclesiastico, e militare, s.e., 1807.
11 La rete di insediamenti comprendeva Alytia (Alezio), Ozan (Ugento), 28 La struttura del paesaggio della Serra di Mucorone è stata ulterior-
Brention/Brentesion (Brindisi), Hyretum/Veretum (Patù), Hodrum/Idruntum mente modificata a partire dalla metà del XVIII secolo, quando ha
(Otranto), Kaìlia (Ceglie Messapica), Mandyrion (Manduria), Neriton preso avvio un’opera di disboscamento sistematico del Bosco del
(Nardò), Orra (Oria), Cavallino, Valesium (Valesio), Scamnum (Muro Belvedere che, nel 1850, si è codificata in un’opera di bonifica vera e
Tenente tra Latiano e Mesagne), Bastae (Vaste), Muro Leccese, Gnathia propria. La forma del territorio agrario, un tempo compreso all’inter-
(Egnazia), Carbina (Carovigno) e Soletum (Soleto), Pezza Petrosa nel no dei limiti del Bosco, è deriva da questa operazione, il cui progetto
14 territorio del comune di Villa Castelli, Francavilla Fontana, San Vito è rileggibile nell’IGM in scala 1:50000 del 1874.
dei Normanni (Castello d’Alceste), Noha, Castro e Veglie.
29 Costantini A., “Il territorio della Grecìa Salentina” in: Orlando L. (a
12 Cataldi G., op. cit., p.143. cura di), Grecìa Salentina. Arte, cultura, territorio, Galatina 1996, pp. 31-156.
GIULIA ANNALINDA NEGLIA

13 La rete viaria messapica comprendeva la direttrice Manduria - Oria - 30 Costantini A., Guida alle Masserie del Salento, Lecce 2006.
Brindisi (che divenne parte della Via Appia); il percorso che collegava
Brindisi a Lecce passando da Valesium e proseguendo poi per Otranto 31 Costantini A., Guida alle Ville del Salento. Del piacere di vivere in campagna. La
(la futura Via Traiana Calabra); la strada costiera che partendo da villa, il giardino, la casina, il casino, Lecce 1996.
Manduria arrivava ad Otranto passando per Nardò, Alezio, Ugento,
Veretum e Vaste (la futura Via Augusta Sallentina). Altri percorsi
meno importanti collegavano le località sull’Adriatico con quelle
sullo Ionio, tra questi quello che collegando il porto di Roca Vecchia
col Porto Nauna passava da Soleto.

Per la struttura della rete viaria messapica si veda: Uggeri G., “La
viabilità preromana della Messapia” in: Ricerche e studi. Museo Archeo-
logico Provinciale “F. Ribrezzo” Brindisi, 8 (1975), pp. 75-103.

14 Caniggia G., Maffei G. L., Lettura dell’Edilizia di Base, Venezia 1979.

15 Ibidem.

16 “Per forma s’intende appunto, nella terminologia degli agrimen-


sori romani, la mappa catastale, nella quale – secondo i principi e
i metodi dell’arte gromatica – questo piano di colonizzazione siste-
maticamente si concreta, per ogni singola fondazione coloniale, o
quando comunque il paesaggio di un determinato territorio sia stato
riordinato o ridistribuito secondo quei principi e quei metodi, per
rispondere alle necessità del nuovo sistema agrario e dei nuovi rap-
porti giuridici che la conquista romana diffonde ed impone.” Sereni
E., op. cit., p. 44.

17 Cataldi G., Iacono P., Merlo A., “La geometria di Firenze. Il progetto
matrice della città e del territorio” op. cit.

18 Il Liber Coloniarum dà notizia di una centuriazione romana che interes-


sava il Salento.

19 Poiché il Salento è stato colonizzato dai Romani nel III sec. a.C., la
Bibliografia
Caniggia G., “Riconoscimento degli impianti pianificati
romani nei tessuti urbani e territoriali attuali – Campioni di
insediamenti e strutture agricole dell’area lariana” in: Atti
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