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VeteTa ChTistianorum 13, 1976
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Michelangelo CAGIANO de AZEVEDO
Puglia e AJriatico in eta tardoantica
Chi ha avuto Ia ventura di seguire con una certa assiduita iConvegni di ricercatori sulle origini del cristianesimo in Puglia, ha notato delle costanti che ricompaiono ritmicamente per ognl localita roe venga indagata con Ia metodoIogia oramai consacrata, d.i riunioni brevi nel tempo rna dense nella attivita e folte negli argomenti trattati.
Mi pare dunque opportune, enucleare una tematica che, attraverso quanto si e detto, possa essere messa meglio a fuoco e cestituire il soggetto dl una indagine particolare.·
::il: questo il caso den' Adriatico, che e il confine orientale d.i tutta Ia Puglia, un confine che non chiude rna che apre, una immensa piazza su cui sboccano Ie stradeche dall'intemo giungono. ai porti eche, proprio attraverso .la piazza hanno una molteplicita di esiti dagli altri Iati della piazza stessa, cioe verso nord, verso est, verso sud; quanto a dire verso tutta I'Italia settentrionale, verso l'IIliria, verso l'Epiro, verso Ia Grecia, verso I'Egeo, verso I'Egitto. Un orizzonte che impressiona per Ia sua ampiezza e per Ia sua varieta,
E una situazione che mette Ia Puglia in una posizione di privilegio rispetto ad altre regioni itaHche nei rapport! cuIturali e commerciali con genti di tanto diversa caratterizzazione e con Ie eivilta nelle quali esse vivono.
L'Adriatico ha una sua caratteristica speciale che e stata messa in rilievo dal Gen. Schmiedt, quella di avere tre correnti costanti, ruotanti in senso antiorario, che si succedono a stretto contatto dal canale :di Otranto al golfo di Trieste. Caratteristica singolare che puc aiutare a comprendere una Iunga serie di fatti storici, che si
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mizrano nella preistoria, rna Ia contraddizione e solo nel termine antistorico che ancor oggt scolasticarnente usiamo per raggruppare Ie vicende delle piu antiche genti a noi note, Ie quali, a quanto possiarno sapere, vennero dal1a costa orientale navigando verso sudovest, per appro dare in queste lurninose terre, mentre i flussi migratori e commerciali provenienti dall'Egeo risalivano, in prevalenza, la costa orientale.
A questi argomenti sono stati negli ultimi anni dedicati nurnerosi convegni, arnpi e bene organizzati, che hanno chiarito una unita di vita sulle sponde adriatiche di levante e di ponente. Meno investigate Ie fasi storiche a corninciare da quella classica, non per rnancanza di ricerche parziali ma per carenza di quelle sintesi che possono venire solo da qualificati incontri. Uno,anche esso parziale, diede ottimi risultati or sono alcuni anni, a Spalato, buono, anche se se ne attendono aneora gli Atti, l'ineontro italo-jugoslavo che si parti da Ravenna per stndiare l'alto Adriatico. Ma una sintesi vera e propria, che consideri l' Adriatico nella sua globalita, durante r eta tardoantica, non c'e stata aneora, e questa e una lacuna grave per i nostri studio
Nei paesi rivierasehi, in quest'epoca, l'unita si franturna, l'unita politica intendo dire, che anzi quella effettiva sernbra rinforzarsi, anche se cia possa apparire come un paradosso.
E, infatti, il confine tra pars orientis e pars occideniis dell'impero lascia l'Adriatico a questa ultima, interamente, ma per poco, poiche con i1 fatidico 476 Ie opposte sponde sembrano appartenere a due mondi diversi, ai quali si aggiungono l'Esareato e laPentapoli, con la Puglia, i bizantini, il regno ostrogoto prima, il dueato e i;l regno longobardo poi, il regno franco che giunge all'Istria, gli arabi, che per finire si attestano sulla parte meridionale dell'Adriatico, mentre nella sua parte settentrionale si affaccia aHa storia Venezia. Tutto questa ci spiega come la piazza, cioe l' Adriatico, sia un condominio e un tramite, non certo una separazione,
Volutamente non ho qui menzionato ancora il fatto cristiano che ha ammantato di unita religiosa tutti i popoli, saraceni esclusi, ma e i1 momenta di fame parola. Non mi fermo sulle Ie ggen de, in particplare sugH sbarchi di San Pietro, poiche se fossero tutti autentici dovremmo ritenere San Pietro un Kissinger ante litteram, solo indaffarato a sbarcare in tutti i porti, perche gli aeroporti non erano ancora stati inventati,
Partiamoci da dati di fatto archeologicarnente documentabili e
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PUGLIA E ADRIATICO IN ETA TAROOANTICA
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partiamo daEgnazia 1. Quivi la seconda basilica, quell a legata con ogni probabiltta al nome del vescovo Bufentius, appare imparentata, soprattutto per la decorazione musiva pavimentale, con Ie basiliche greche e anche con taluna di quelle dalmate e con certe dell' area veneta e ravennate: meno legata 'con quelle di Canosa, Canne e via dicendo.
Ma anche la sua struttura si ricollega a basiliche dell'Italia settentrionale, come per esempio, a quella di Castelseprio 2, specie nella sua seconda fase. Poiche, peraltro, la struttura di quella ,di Egnazia e in larga parte dettata dalle costruzioni preesistenti 3 e molte incertezze vi sono circa la storia di quella di Castelseprio, non insisto suI raffronto. Certo e che a Egnazia l'abside e addossata aJ. muro di fondo della chiesa, il che potrebbe slgnifioare una seconda fase struttiva.
Insisterei, pero, di piu sulla chiesa di Siponto, il cui studio e stato affrontato nell'ultimo Convegno, quello appunto svoltosi neldicembre 1973 a Siponto.
Oggi appaionodue chiese, S. Maria di Sipontoe la basilica tutfora in corso di scavo, a due livelli differenti, con diverse orientamento. Ma molti elementi, chiari per chi voglia leggere correttamente il monumento, stanno ad indicare che si trattava di un unico complesso articolato nei suoi elementi essenziali, basilica-atrio-battistero e che le differenze di livello si devono a differenti fasi di vita dei vari edifici, tutte posteriori al primo impianto.
II livello piu alto di S. Maria di Siponto si deve ai molti restauri che ne hanno, in fasi successive, innalzato i pavimenti, mentre degli scavi per fondazioni e sottostrutture e forse anche per ricerche varie, hanno annullato il livello originario pressoche completamente, salvo nel muro di fondazione dell'attuale abside maggiore, muro certamente antieo sito alIo stesso livello dei resti della basilica e che ci avverte come nel luogo vi Fosse un edificio polilobato del tipo dei battisteri a pianta poligonale.
E che in realta lecose stessero cosl 10 si era supposto leggendo
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1 E. LATTANZI, La nuova basilica paleocristiana di Egnazia, in «Vet.
Chrtst s, 9, 1972, p. 143 ss.
2 M. MIRABELLA ROBERTI, Una basilica adriatica a CalStelseprio, in e Akten VII. Int. Kongr. f. Friimittelalterforsch.,., 1958, K51n 1962, p. 74 ss.
3 L'antica Egnazia, Fasano 1970, P. 21 s.
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Ie due redazioni della Vita del vescovo Lorenzo 4 che parlano chiaramente di un battistero a pianta ottagonale sito presso la chiesa cattedrale. Questa, a un certo momento della sua storia, era andata in rovina - i ruderi documentano una vita dell'edificio molto travagliata - tanto che le sue funzioni di cattedrale erano state trasportate nei battistero, nel X secolo ancora rutilante di mosaici che dovevano svoigere una tematica simile a quella del battistero degli Ortodossia Ravenna, cioe avere edicole con troni e con altari e vangeli, nicchie con seggi, ecc.
.Potche il battistero era sotto l'attuale S.~ Maria, sievince per il compiesso una disposizione assiale della basilica, dell' atrio e del battistero, secondo un uso largamente diffuse nell'Italia settentrionale e sulla costa adriatica 5. Vuol dire, allora, che nella regione pugliese Ie correnti artistiche delle due sponde deli'Adriatico si incontrano e coesistono non come elementi diversi giustapposti, ma come componenti, quasi trama e ordito, di un tessuto culturale omogeneo.
E questa appare evidente tanto nei singoli elementi, come e stato rilevato per unciborio esistente a Bari 6, quanta in posizioni ideali, come la diffusione della ogdoade e della mistica del numero otto, che investe ambienti sia altoitaliani sia pugliesi, sia greci 7. Come nelle arti legate al cuI to, dunque, anche nella cultura religiosa vi e una certa unita nelle aree adriatiche.
Nel campo religiose, peraltro, si puo ravvisare l'elemento catalizzatore della unitarieta pili nel fatto stesso religioso che non in quel- 10 geografico. Unitarie [e manifestazioni esterne e culturali non tanto perehe sviluppatesi in una determinata area quanto perche espressioni di un pensiero unitario compatto.
La cosa puo essere giusta, ma non si realizza in assoluto proprio perche nel mondo cattolico invece vi e la pili ricca varieta di espressione in relazione ai luoghie alle genti. E, del resto, i riti
4 M. CAGIANO DE AzEVEDO, Le due 'Vitae' del vescovo Lorenzo e il mosaico delLe < cittiL' a Siponto, in «Vet. Christ. », 11, 1974, p. 147 ss. quivi la bibl, prec. 5 N. PETROVIC, Rapports et proportiom dans les basiliques du Verne et VIeme siecle de Rav'enne et du litoral septentrionale de I' Adriatique, in «Fel. Rav. »" 35, 1962, p. 40 ss.
6 R. JURLARO, Un ciborio del secolo VIII in Bari, in «Arch. star. Pugl.», 26, 1973, p. 315 SS.
7 A. QUACQUAREi:.t.I, L'ogdoade patristica e i suoi riflessi nella Uturgia e nei monumenti, Bari 1973.
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latino e greco vivono, prosper! ambedue, nei tempi e nei luoghi ai quali .abbiamo fatto qui riferimento, in quegli edi:£ici che nell'una e nell'altra area eli espansione presentano rassomiglianze COSl accentuate.
Scambi fervidi tra Ie due regioni si hanno anche per tipi di edi:Sci civili, per esempio Ie case. 1!: signHlcativo che Ie sole case bizantine ben conservate, che per ora conosciamo in tutto l'arco adriatico, siano a Spalato" e siano anche tra Ie piu caratteristiche con i loro Idlu·e 0 tre piani di abitazione, con il deposito al terreno, la cucina all'ultimo piano, on de prevenire gli effetti degli incendi, con Ie scale interne. Queste case dipendono dalla presenza a Spalato di quei Iatini che avevano abbandonato i territori circostanti, rifuggiandosi a Spalato, a causa delle invasioni slave e che ancora nel X secolo erano chiamati «romani» 9. Mentre nel ravennate troviamo case di netta impostazione barbarica 10, a Spalato, i1 cui hinterland e gia siavo, si trovano Ie bene case bizantine. D'altra parte, gIi accurati scavi, che una Universita americana conduce a Spalato insieme aIle autorita archeologiche jugoslave, stanno enucleando le fasi postc1assiche dell'abttato e accanto alle case di cui ora abbiarno detto se ne trovano anche altre simili a quelle che it Codex traditumum. ecclesiae ravennatis descrive nel territorio della Pentapoli 11.
Del resto, per tomare alla eta tardoantica, a Meleda il palaiium costruito nel498 dal comes Plerius, l'arnico e flnanzlatore di Odoaere, mostra una tipologia e soprattutto una tecnica edilizia decisamente ravennati 12 che trasferiscono neII'impiego della pietra locale la tecnica dell'uso del Iaterizio.
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8 T. MARASOVIC, La vivienda altomedieval en Spalato, in e Bol. Sem. Univ.
Valladolid », 31, 1965, p. 33 ss.
9 Cost. porphyr. de a.dm. imp., 29 ed. Moravcsik Jenkins, p, 122.
10 M. CAGIANO DE AZEVEDO, Le case descritte nel Codex traditionum ecdesiae ravennatis, in «RALinc », 27, 1972, p. 159"ss.
11 J. e T. MARAsOVIC, S. Mc NALLY, J. WILKES, Diodetian's Palace, Report on Joint EXCCLvations, Part One, Split 1972, p. 4 e 45 ss.
12 M. CAGIANO DE AZEVEDO, Il palatium di Porto Palazzo a Meleda, in «Atti Conv. Int. Tardoant. e Altomedioevo, Acc. Linc.», 1968, p. 273 ss. Recentemente un articolo di 1. NICOLAIEVIC, Le grand domaine en Dalmatie aux Ve et VIe siecle; d la lumiere Ides recherches archeoloqiques, in e Zbornik Radova »,XIII, 1!)71, p. 277 ss. (che mi e, purtroppo, accessibile solo nel rlassunto francese, iMd., p. 288 s.) avanza alcune riserve su quanta da me proposto, riserve di cui si fa eco N. DUVAL, Palais et fortresses en Yugoslavie, in
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Manifestazioni architettoniche definite e provinciall bizantine s sono state notate in Puglia, specie per quelle chiese che appaiono legate agli apprestamenti difensivi militari B. R. Jurlaro ne da ulterior~conferma per S. Maria dell'Alto 14. Forme periferiehe bizantine ritrova Fiscovic in edifici religiosi delle isole dalmate nel VI secolo 15; ancor pili sottolinea l'influenza orientale B. Forlati Tamaro per Ie chiese a pianta 0 ad asse centrale venete 16. Bovini, inflne, per S. Maria della CrOCe a Casaranello; pensa alb venuta di artisti bizantini e M. M. Trinci Cecchelli, ne localizza addirittura le prove a Salonicco 17.
All'altra estremita dell'Adriatico, Tagliaferri ha notato la influen-
«Bull. Soc. Antiq. France", 1971, p. 99 ss. senza aggiungere argomenti. Non capisco come mi si accusi di aver detto che il comes Pierius fosse senatere, quando ho affermato esattamente il contrario, Non ho citato il pap. Marini n. 78 in quanto di vari decenni posteriore al periodo che mi interessava. Quanto alla donazione di Odoacre, e mi tengo volutamente al testo latino perche, evidentemente, piu autorevole della traduzione, vi si legge che Odoacre ... devoverat conferendos ... 690 soldi annui a Pierius. Se si fosse trattato di una graziosa donazione la cifra sarebbe stata tonda, per esempio 700 soldi. 11 fatto che i soldi siano 690 indica con chiarezza che si tratta di una somma che corrisponde a un preciso calcolo cui segue un formale impegno che e espresso dai termini ... devoverat conferendos ... i quali denunciano l'adempimento di un dovere e non di una gratuita promessa. La espressione ... humanitas nostra ... non e indicativa di una liberalita ma e formula curiale aulica: un imperatore non ha debiti bensi restituisce per IiberaIita propria. Resta,' dunque, perfettamente valida la mia ipotesi. E aggiungo che il pap. Marini n. 78, vittima della guerra, chiarisce ancor meglio la cosa poiche per la morte di Pierius in battaglia e in una fazione soc com bente, l'isola torna al fisco imperiale e, di conseguenza, l'imperatore PUQ, in epoca successiva, disporre di essa cedendola ad altri che la graveranno di un censo in favore di chiese e di villaggi salonitani.
13 F. D' ANDRIA, Forme rustiche e tradizione colta in due chiese altomed. pugliesi, in e Contr. Ist. Arch. Univ. Catt.", Milano 1967, p. 201 ss.
14 R. JURLARO, Nota suHa architettura paleocristiana del Salento: S. Marla den'Alto presso Campi Salentina, in «Vet. Christ. », 7, 1970, p. 375 ss.
15 J. FISCOVIC, Sur les monuments paleochretiens de L'ile de Sipan, in ¢ Pril, pov. umjet u. Dalmaciji », 18, 1970, p. 28 dell'estr.
~ 16 B. FORLATI TAMARO, TrapaS'so dane forme architettoniche taT'db-antiche ane altomed. nelle Venezie, in e Atti Cony. Int. Tardoant. e Altomed. s , cit., p. 253.
17 G. BOVINI, I mosaici di S. Maria della Croce a Casaranello, in «XI Corso stud. rav. e biz. », 1964, p. 35 ss.; M. M. TRINeI CECCHELLI, I mosaici di S. Maria di Casaranetlo, in «Vet. Christ.", 11, 1974, p. 167 ss.
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za bizantina nella vita del Friuli e dell'IstriaP .. Mirabella Roberti ha seguito un ideale itinerario di strutture religiose cia Salona a Parenzo, da qui ad Aquiileia, e Jnflne nel Norico e nella Pannonia 19.
Abbiamo parlato, sin qui, di monumenti, di manufatti, di cose in poche parole, rna dietro a tutto questa sono 'gli uomini.. Uomini di vari gruppf etnici, di varie stirpi, di diverse culture,di civilta lontane fra Ioro. Latini, Goti, Rizantini, Slavi, Longobardi, Franchi, ciascuno ha portato qualcosa, ciasouno ha preso qualcosa, e il loro fIuire e rifluire sulle sponde adriatiche ha avuto ogpi volta un significato. Ma vi e un gruppo etnico, quelIo Ebreo, che .andrebbe esaminato a se stante per [a sua capacita di essere se stesso, con unita e autonomia ovunque. La presenza dicolonie ebraiche e diffusissima nella tarda antiehita nei paesi rivierasehi adriatici, cosicome 10 sara nell'alto medioevo. Le sinagoghe di Aquileia e di Venosa documentano centri rigogliosi. La Ioro presenza, per essere essi titolari di commerci di prodotti in genere di lusso, e indice di momenti di floridita e di pace 20. Anche per essi una indagine lungo Ie coste dell'Adriatico dovrebbe dare interessanti risultati.
Ho propos to una serie di fatti, che ha dato luogo a una seriedi quesiti piu che di affermazioni. Anche se ho posto l'accento sui fatti critiani e percio prevalentemente bizantini, il denominatore comune degIi uni e deglialtri e I'Adriatico, con la sua presenza viva e vitale .
L'Istituto di Letteratura Cristiana antica di Bari, con i suoi Convegni, ha portato tutto questo alla ribalta. Altri Istituti Universitari, come quello di Antiehita ravennati e bizantine di Ravenna 0 quello di Antichita Altoadriatiche di Aquileia, derivanti da quei splendidi centri di studio che sono Ie Universita di Bologna e di Trieste, ne hanno enudeati altri. Perche, allora, non fare, di tanto in tanto, confluire Ie forze, e in brevi incontri mettere a Fuoco ora l'uno ora I'altro problema? Cia non dovrebbe interrompere ne modificare la ·struttura dei Convegni che ciascuno di questi Istituti promuove con piena autonomia e can tanta efficacia, tanto meno quelli dei Ricer-
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S. 18 A. TAGLIAFERRI, II Friuli e l'[stria, in e Antich, Altoadr. s , II, Udine 1972, p.275.
19 M. MIRABELLA ROBERTI, Origini cristiane in [stria, in «Ant. Altoadr.», II, cit., po; 200.
20 L. RUGGINI, Ebrei e orientali nelZ'[talia settentrionale ira il IV e iZ V secolo d. C., in e Studia et doc. hist. et juris), 25, 1959, p. 196 ss.
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catori pugliesi, ai quali si deve questo prodigioso impulse di studi, bensl dovrebbe servire a stabilire dei puntf" di contatto nel tempo, anche se spaziato, per affrontare tematiche apparse comuni ai vari Centri, i quali, con i loro problemi, gravitano sull'Adriatico, che, sottolineiamolo pure, per i latini non era un more rna un sinus, eioe una entita chiusa, vale: a dire una unita.