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Decameron – Il Proemio

Le fonti tematico-narrative
Nel Proemio del Decameron l'autore dichiara l'intenzione di raccontare «cento
novelle, o favole o parabole o istorie»:
 le novelle sono brevi componimenti in prosa su argomenti diversi, e sono
legati soprattutto a fatti contemporanei il cui intento è divertire;
 le favole alludono ai fabliaux francesi, e sono brevi componimenti in versi, di
ambientazione realistica e di argomento volgare;
 le parabole rinviano ai racconti orali dove i predicatori medioevali
risvegliavano l'emozione degli ascoltatori e trasmettevano un insegnamento
morale;
 le storie richiamano racconti a sfondo storico su personaggi illustri, ricchi di
avvenimenti e di intrecci fantastico-romanzeschi.
Oltre ai sottogeneri di epoca medioevale, Boccaccio si ispirò alle fiabe arabo-
orientali e alle fonti classiche, in particolare alle Favole milesie, dello scrittore greco
Aristide di Mileto, e al romanzo L'asino d'oro del latino Apuleio.
Rappresentazione realistica: il tempo e lo spazio
Nel Proemio l'autore afferma di aver voluto raccontare novelle di argomento vario; il
periodo storico di riferimento è per la maggior parte il presente, con personaggi
appartenenti alla borghesia comunale e mercantile, e anche nobiltà cortese-
cavalleresca o ai ceti più bassi, che prima erano chiamati popolo "minuto", Ci sono
anche novelle ambientate nel passato. L'opera presenta anche una grande varietà di
luoghi:
 città e regioni d'Italia e d'Europa;
 paesi esotici, per raccontare i viaggi dei mercanti pisani, genovesi e veneziani
lungo le rotte del Mediterraneo o le avventure dei corsari.
L'abilità di Boccaccio di cogliere diversi aspetti della realtà si esprime attraverso la
rappresentazione di aristocratici, professionisti, intellettuali, mercanti, cuochi,
religiosi. Questa varietà crea una narrazione realistica in cui luoghi, tempi e
personaggi esistenti e descritti con verosimiglianza sono arricchiti dalla suggestione
del meraviglioso e dell'avventura.
Il re Agilulfo e il suo stalliere – terza giornata, seconda novella
Trama
La novella è ambientata a Pavia, dove il re dei Longobardi, Agilulfo, sposa
Teodolinda, vedova del re Autari. La regina si innamora di uno stalliere che, a causa
della sua inferiorità, sa di non avere alcuna speranza di mettersi con lui.
L’uomo non confessa a nessuno la sua passione, ma desidera così tanto Teodolinda
che si ingegna per trovare il modo di mettersi con lei.
Una notte si nasconde in una sala del castello e vede il re recarsi nella stanza della
regina con in mano una fiaccola accesa e una bacchetta per bussare alla porta.
Sempre rimanendo nascosto, poco dopo lo vede uscire e tornare nei propri alloggi.
Decide allora di fingere di essere il re e, dopo essersi lavato per togliersi di dosso
l’odore dei cavalli, indossa un mantello simile a quello del re, si procura una torcia e
una bacchetta e bussa alla porta della regina. Apre la porta una cameriera assonnata
che gli toglie subito il lume dalle mani; lui, nel buio, si infila nel letto di Teodolinda e
giace con lei più volte; poi esce e torna di fretta nella sua stanza.
Poco dopo anche il re va nella camera della regina, ma la donna, stupita, gli chiede
come mai sia di nuovo lì visto che è appena andato via. Il re capisce che qualcun
altro è stato in quel letto prima di lui e, deciso a scoprire il colpevole, non dice nulla
alla moglie e se ne va.
Agilulfo immagina che chi ha appena giaciuto con la regina sia ancora agitato e abbia
il cuore che batte forte, così entra in tutte le camere del palazzo per toccare il polso
dei servitori.
Arrivato nella stanza dello stalliere si accorge che l’uomo sta fingendo di dormire e
che in realtà è molto agitato. Capendo che è lui il colpevole gli taglia una ciocca di
capelli per poterlo riconoscere il giorno dopo fra tutti i servitori.
Lo stalliere intuisce la ragione per cui il re gli ha tagliato i capelli e si reca nelle stanze
degli altri servitori per tagliare a tutti una ciocca così come era stato fatto con lui.
Il giorno dopo il re non riesce a riconoscere il colpevole perché a tutti manca una
ciocca di capelli. Stupito dalla furbizia dell’uomo, il re decide di non rivelare nulla
affinché non venga reso pubblico il disonore della regina, ma ammonisce i servitori e
li invita a non commettere più ciò che era stato fatto quella notte.
Nessuno riesce a capire il senso di quell’affermazione, tranne lo stalliere che, da quel
giorno, non prova più a giacere con la regina.
Narratore di 1° grado: Boccaccio
Narratore di 2° grado: Pampinea
Focalizzazione zero (narratore palese, onnisciente)
Personaggi
1. il re Agilulfo: è il re dei longobardi ed è sposato con Teodolinda. Era saggio e
virtuoso tanto che la situazione del regno era serena. Lui però era
disinteressato della moglie ma pieno di furbizia. (antagonista)
2. la regina: moglie di Agilulfo, era però sfortunata in amore in quanto era
rimasta vedova di un altro re longobardo. Era una donna bella, saggia, onesta
ma non abbastanza da essere accontentata dal marito. (oggetto del desiderio)
3. lo stalliere: era un uomo di umili origini ma dotato di grande furbizia,
caparbietà, generosità e di bellezza fisica tanto da somigliare al re. Inoltre è
molto saggio, e si capisce dalla scelta che fa quando decide di non dire a
nessuno del suo innamoramento. Durante il momento dell'azione non parla
mai perché sa qual è la cosa migliore da fare e si rivela molto furbo e astuto
quando, intuendo il piano del re, taglia i capelli a tutti i servi. (protagonista)
Tempo
Questa novella è ambientata circa tra il 590-615 d.C.
Spazio
È ambientata a Pavia, in Lombardia, nella corte longobarda del re Agilulfo.
Temi
In questa novella, il tema dominante è quello dell’amore: lo stalliere si innamora di
una donna superiore a lui rovesciando la gerarchia sociale e con la sua intelligenza e
saggezza, riesce a realizzare il suo desiderio.

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