Sei sulla pagina 1di 16

L’ARTE GRECA

L’arte per i greci perde il significato religioso e magico ed acquista la libera espressione
dell’intelletto umano e ricerca razionale degli ideali di bellezza; la storia dell’arte greca si suddivide
in 4 periodi:
 Periodo di formazione o geometrico
 Periodo arcaico
 Periodo classico 
 Periodo ellenistico

IL PERIODO DI FORMAZIONE
Va dal XII al VIII secolo a.C ed è caratterizzato dalla calata dei dori e dalla fondazione delle prime
città e dalla diffusione delle produzioni in ceramica. Si iniziano a costruire le poleis che divennero
non solo un modello urbano ma anche un’organizzazione di convivenza civile; la polis era divisa in
più parti:
 L’acropoli posta solitamente alla sommità di un colle, era la parte più alta della polis e
rappresentava il centro della città e il luogo sacro dove c'era il tempio, ed era circondata da
mura di protezione.
 L’asty cioè la città bassa, era la parte in cui c’eran le abitazioni, i negozi e gli edifici; al
centro di questa c’era l’agorà, che era la piazza principale in cui si faceva il mercato e in cui
avvenivano i dibattiti politici e religiosi.
 La chòra, infine, era la campagna che circondava la polis; da questa tutti traevano i beni
primari ed era suddivisa in kòmai in cui vivevano i contadini e di fatti era il cuore
economico e produttivo della città.

La polis poi, non era governata da un re ma dai cittadini che si impegnavano per difenderla e per
mantenerne l’ordine.
Per quanto riguarda il lato architettonico, non c'era un’arte del costruire ma si riaffermarono
capanne di paglia e legno o di mattoni e fango.
In questo periodo come arte si afferma quella vascolare che consisteva nel dipingere su anfore e
vasi  delle figure geometriche e da questo il soprannome PERIODO GEOMETRICO; c’erano
diversi tipi di anfore un esempio è l’anfora funeraria che veniva usata per le legioni che i parenti
facevano al defunto; queste venivano messe su di una lastra di pietra che copriva l’urna fittile e
veniva sotterrata in parte lasciandone solo la bocca fuori; (esempio: l’anfora del lamento funebre).

PERIODO ARCAICO 
In questo periodo la civiltà greca inizia a maturare le caratteristiche che la contraddistinguono:
 la diffusione dei commerci, lo sviluppo delle polei, l’incremento demografico, la richiesta di
beni di consumo e nascono le prime colonie;
 Nascono i templi greci, dimora terrena degli dei che a differenza delle altre religioni, erano
a immagine e somiglianza dell'uomo.

Sempre in questo periodo, inoltre, dato l’incremento demografico e il bisogno di altri posti abitabili,
si forma in Italia meridionale la Magna Grecia. All’interno delle poleis, poi, si formarono le prime
costruzioni architettoniche, la scultura si evolse e la pittura vascolare si indirizzò a rappresentare le
figure umane invece d quelle geometriche.
Il periodo arcaico viene, inoltre, suddiviso in altri tre periodi:
 Primo arcaico
 Arcaico maturo
 Arcaico tardo

IL PERIODO CLASSICO
Il periodo classico rappresenta il momento di maggior splendore della società, dell’economia, dell’arte e
della cultura greca. Esso viene diviso in altri quattro periodi:

 Classico iniziale o dello stile severo


 Classico maturo
 Stile ricco
 Classico tardo

PERIODO ELLENISTICO

In questo periodo inizia il declino dell’arte greca, però, contemporaneamente si assiste alla sua massima
diffusione. Anche questo periodo viene suddiviso in altri tre periodi:

 Primo ellenismo
 Medio ellenismo
 Tardo ellenismo

DIFFERENZA TRA SCULTURA ELLENISTICA E SCULTURA CLASSICA

La scultura ellenistica è molto più naturalistica rispetto a quella classica anche per altri motivi da cui
derivano altre differenze: essa ritrae ogni aspetto della realtà ed ogni soggetto, non solo umano, ma anche
animale. Lo scultore greco del periodo classico, con la sua opera, intendeva trasmettere un senso di
serenità e di equilibrio per cui si adoperava per sopprimere ogni segno esteriore del sentimento. Invece, lo
scultore ellenistico vuole riprodurre tutta la gamma dei sentimenti: la passione amorosa, la furia, l’allegria,
la desolazione e l’angoscia; pertanto se il personaggio classico sapeva dominare i propri sentimenti e le
proprie reazioni, quello ellenistico non ha alcuna forma di controllo ed esprime liberamente le sue reazioni.

I TEMPLI
Sono caratterizzati da 3 elementi fondamentali:
 Il naos o cella, è la parte dove è custodita la statua del dio a cui è dedicato il tempio. La
cella è a pianta rettangolare e vi si accede attraverso una porta sul lato minore; 
 Il pronao cioè lo spazio dietro la cella, ha funzione simbolica, infatti, si pensava che quella
fosse la porta che metteva in contatto gli dei con l’esterno;
 Le colonne che possono variare di numero in base alle dimensioni del tempio.

In base al numero di colonne presenti nel tempio, questo assume vari nomi che ne rappresentano
la tipologia; le tipologie sono 10:
 Tempio in antis che prende il nome da i due pilastri quadrangolari costruiti al termine dei
lati maggiori nel naos;
 Tempio doppiamente in antis  questo presenta anche sul retro della cella un pronao
uguale che prende il nome di opistodomo;
 Tempio prostilo ha la stessa pianta di quello in antis solo che invece di due colonne ne ha
quattro;
 Tempio anfiprostilo ha due colonnati uno di fronte all’altro ed è il doppio di quello prostilo;
 tempio periptero è circondato da colonne lungo tutto il perimetro e forma un portico
continuo chiamato peristasi;
 Tempio pseudoperiptero è un falso periptero perché il colonnato sembra circondare
l’intero perimetro invece manca la peristasi sui lati in quanto hanno solo mezze colonne
addossate alle pareti;
 Tempio diptero ha un doppio colonnato che circonda il perimetro;
 Tempio pseudodiptero è un edificio diptro semplificato, l’unico colonnato a circondare il
perimetro è posto più lontano;
 Tempio monoptero è l’unico a pianta circolare, è circondato da un sola serie di colonne;
non c’è il naos e la statua del dio è posta all’aperto;
 Tempio periptero circolare è simile al monoptero ma in questo il naos assume forma
cilindrica e la peristasi si trasforma in porticato circolare,
 Tempio iptero è una variante del diptero ma il naos ha 2 accessi ed è privo di copertura.

GLI ORDINI ARCHITETTONICI 


rappresentano la più' grande novità' che i greci introdussero nell'arte del costruire e comprendono
una serie di regole geometriche e matematiche. Tre sono gli ordini impiegati dai greci:
L'ORDINE DORICO: è il più' antico e il più' maestoso. Viene usato quasi esclusivamente per la
costruzione di templi, il tempio dorico non poggia sul terreno ma su un CREPIDOMA in pietra, un
basamento costituito da 3 o più' gradini con la finzione di sopraelevare l'edificio. La parte superiore
al crepidoma prende il nome di STILOBATE, che costituisce il piano orizzontale sul quale poggiano
le colonne, la colonna dell' ordine dorico si compone di 2 elementi: il FUSTO e il CAPITELLO, uniti
tra loro da un COLLARINO. Inizialmente le colonne doriche erano ricavate da un unico tronco di
albero, ma già nel VII secolo il legno comincia ad essere sostituito dalla pietra e in alcuni casi dal
marmo, il fusto è composto da più' ROCCHI sovrapposti senza leganti fissandoli con un perno
centrale rendendo la costruzione più' facile. Il fusto della colonna è rastremato verso l'alto, la
rastremazione non è però uniforme in quanto ad un terzo del fusto vi è un rigonfiamento (ENTASI)
che ha la funzione di correggere la percezione ottica che da lontano farebbe sembrare la colonna
innaturalmente sottile, il fusto non è liscio ma scanalato, il capitello costituisce il vero e proprio
coronamento della colonna ed è a sua volta formato da 2 elementi sovrapposti: l' ECHINO e
l'ABACO .
L'insieme degli elementi che poggiano su capitelli prendono il nome di TRABEAZIONE,
l'ARCHITRAVE collega tra loro le varie colonne e serve a sostegno della trabeazione sulla quale
poggiano le travi del tetto, è sormontato da un FREGIO che si sviluppa per tutto il perimetro in un
alternarsi di METOPE (lastre di pietra o marmo originariamente lisce), e TRIGLIFI (tavolette di
terracotta che proteggevano le travi di legno), sotto ogni triglifo corre un corto listello in pietra
chiamato REGULA dal quale pendono delle gocce. Effetti ottici: ENTASI (rigonfiamento del fusto),
lo stilobate leggermente convesso da la sensazione di essere perfettamente orizzontale, le
colonne inclinate leggermente verso l'interno per controbilanciare il senso di oppressione che si
proverebbe di fronte a una colonna perfettamente verticale che sembrerebbe pendere verso di noi.
I tetti dei templi sono sorretti da travi in legno per evitare che i filari di coppi caschino, essi vengono
fermati dalle ANTEFISSE. le due falde del tetto a capanna formano sui lati minori due triangoli
isosceli che prendono il nome di TIMPANI. Alla sommità' del frontone ai lati talvolta sono collocati
dei piedistalli in pietra aventi la funzione di sorreggere elementi decorativi come statue in terracotta
o marmo, sia i piedistalli che le statue prendono il nome di ACROTERI (sommità'). (ESEMPIO:
HERAION DI OLIMPIA)
L'ORDINE IONICO:la sua origine è orientale; la colonna IONICA si compone di 3 elementi: la
BASE, il FUSTO e il CAPITELLO. A differenza dello stile dorico 
la colonna non poggia direttamente sullo stilobate ma sulla BASE che gli conferisce maggiore
grazia e slanciatezza, tale base può' assumere diverse forme; la più' diffusa è la BASE ATTICA
composta da toro inferiore + scozia + toro superiore. Il toro è una modanatura convessa a forma di
grosso disco a profilo semicircolare, la scozia (o TROCHILO) invece è una modanatura concava a
forma di canale; nella base la scozia è posta tra i due tori, il fusto ionico è formato da rocchi
sovrapposti, è meno rastremato, non ha entesi ed è solcato da 24 scanalature con spigoli
arrotondati che gli conferiscono un senso di grazia e morbidezza. Il CAPITELLO è composto da un
piccolo ECHINO convesso decorato da 2 VOLUTE e da un sovrastante ABACO di dimensioni più'
modeste rispetto allo stile dorico, ha la pianta quadrata è di minor spessore. l'ARCHITRAVE ionico
è tripartito orizzontalmente. il FREGIO è continuo, uno dei più' antichi edifici ionici di cui ci sono
arrivati alcuni resti è l'Heraion di Samo, eretto in onore della dea Hera, si trattava di un tempio
diptero octastilo, ma, contrariamente alla tradizione la costruzione si presenta asimmetrica, priva di
OPISTODOMO e con 10 colonne sul lato occidentale rispetto alle 8 del lato orientale, il naos e'
diviso in 3 navate, le 104 colonne poggiavano su una base detta BASE ASIATICA che presentava
un semplice toro decorato con leggere scanalature orizzontali a sua volta poggiato su un disco
scanalato detto SPIRA. Anche l'Artemision di Efeso (560 - 460 aC) sorge sui resti di precedenti
santuari ed e' dedicato ad artemide, dea della caccia, contrariamente alla tradizione il fronte
principale era rivolto a ovest, presentava un vasto pronao a 3 navate di forma quadrata, il naos era
l'unica parte costruita in pietra calcarea e rivestita da lastre di marmo, era di tipo ipetro, cioè' a
cielo aperto. Al suo interno era collocato il NAISKOS, cioè' una piccola cappella contenente la
statua della divinità', le colonne erano solcate da 40-48 scanalature ed erano alte 19 metri e
culminavano con capitelli marmorei a volute. (ARTEMISION DI EFESTO)
L’ORDINE CORINZIO: risale al V secolo aC e raggiunge la sua massima diffusione in età'
ellenistica e la base della colonna corinzia riprende quella ionico-attica. Il fusto è percorso
verticalmente da una serie di 24 scanalature a spigoli smussati, uguali a quelli ionici, ciò' che piu'
caratterizza l'ordine corinzio è il capitello composto da un nucleo a forma di tronco di cono
(CALATO), attorno ad esso si dispongono delle foglie stilizzate organizzate su 2 livelli: la
trabeazione, la cornice e i timpani sono del tutto uguali a quelli ionici. Era considerato dai greci
eccessivamente stravagante era inadatto alla costruzione di templi o importanti opere pubbliche.
Quindi decisero di usare questo stile per la statuaria.

SCULTURA ARCAICA
KOUROI e KORAI: in età' arcaica la statuaria greca inizia il suo percorso alla ricerca della
perfezione, i soggetti sono riconducibili a 2 tipologie: · il KOUROS, che  è un giovane uomo nudo
in posizione stante e viene rappresentato con la testa eretta, le braccia stese lungo i fianchi, i
pugni serrati, la gamba sinistra leggermente avanzata ad accennare un passo, il termine identifica
nel pieno splendore del suo sviluppo fisico. nasce così' il concetto del KALOS KAI AGATHOS,
cioè' l'uomo ideale, bello e buono 
La KORE, invece,  è' una giovane donna vestita con lungo CHITONE (tunica) e HIMATION
(mantello), anch'essa in posizione stante, la veste ha la funzione di indicare il ruolo della donna
nella società' greca; essenzialmente moglie e madre era generalmente raffigurata con la testa
eretta, i piedi uniti, un braccio steso lungo il fianco e l'altro ripiegato sul petto in atto di recare
offerte. 
Kouroi e korai possono indifferentemente raffigurare divinità’, eroi o semplici uomini come se
avessero tutti pari dignità' e importanza. 
LA SCULTURA DORICA: si sviluppa tra il VII e il VI sec aC nel peloponneso; tra gli elementi più'
ricorrenti ricordiamo: la predilezione per la figura umana nuda; la creazione di forme estremamente
semplici e l'adozione di proporzioni massicce.
L'effetto che ne deriva è di grande solidità' e potenza, uno dei più' significativi esempi di scultura
dorica sono una coppia di kouroi risalenti al 610 - 590 aC attribuiti a Polimede, scultore di argo. I
kouroi rappresentano i fratelli kleobi e bitone figli di cidippe, sacerdotessa della dea hera, i due
giovani per consentire alla madre di arrivare puntualmente al tempio nonostante i buoi e il carro
non fossero pronti, si sostituirono ad essi e trainarono il carro, cidippe riconoscente, pregò hera
affinché' li ricompensasse, la dea allora li fece addormentare in un piacevole ed eterno sonno che
gli evitò i dolori e la morte. le braccia dei due sono leggermente flesse e molto muscolose, i
polpacci sono evidenziati in modo quasi innaturale e anche la testa è sovradimensionata. La forma
squadrata della testa è accentuata dalla voluminosa capigliatura costituita da pesanti trecce, sotto
la fronte bassa e le arcate sopraccigliari sporgenti 2 grandi occhi a mandorla mentre le labbra sono
increspate, anche le ginocchia sono molto poco realistiche, esse infatti sono rese mediante una
serie di incisioni geometriche. 
Le due statue sono state scolpite per essere osservate frontalmente, viste di lato infatti perdono
gran parte della loro espressività'  
LA SCULTURA ATTICA: si sviluppa fra la prima e la seconda metà' del VI sec aC. ad Atene, in
queste sculture si tende ad armonizzare le varie membra per conseguire un maggior equilibrio.
Uno dei più' noti esempi di scultura attica è il Moschophoros (570 - 560 aC), un kouros che porta
un vitellino sulle spalle reggendosi per le zampe in atto di portarla in offerta al tempio o secondo
altre interpretazioni, di ritirare il premio conquistato in una gara. 
Le braccia dell’uomo incrociate alle zampe del vitellino formano una X dando così' alla statua un
senso di simmetria. Contrariamente ai kouroi arcaici il Moschophoros non e' nuda ma indossa la
chlàina, una corta tunica che costituiva il principale capo di abbigliamento che accentua i muscoli
dell'uomo, la sua testa di forma ovoidale e' incorniciata da un'acconciatura di capelli ondulati, una
barba fitta, priva di baffi che gli orna il volto. Ogni particolare e' stato studiato con accuratezza
come per esempio il cerchio dell'ombelico e le perline delle trecce, la statua è di marmo con lievi
striature azzurre.
LA SCULTURA IONICA: pur essendo contemporanea alla scultura attica, questa attinge alla
tradizione orientale ed è pertanto caratterizzata da una maggiore raffinatezza del modellato, un
uso di proporzioni slanciate e una più' ampia liberalità' rispetto agli schemi della tradizione. Per
esempio il kouros di milo rispetto a kleobi e bitone ha la testa più' gracile e il modellato è' più'
morbido, ha aspetti che conferiscono alla statua una figura più' armonica, anche questo è stato
scolpito per essere visto solo frontalmente infatti il volto è privo di barba e i capelli, corti davanti,
formano lunghe trecce sulle spalle e le labbra appaiono socchiuse. L'hera di samo (570 aC) ci è
giunta acefala (senza testa) e rappresenta o la stessa dea hera o una fanciulla che portava le
offerte al tempio, la statua e' sostanzialmente cilindrica con il chitone che si allarga a campana
lasciando solo sporgere le dita dei piedi, rappresenta un soggetto femminile con il braccio destro
steso con la mano stretta in un pugno, e il sinistro poteva rappresentare l'atto di sorreggere un
dono come secondo tradizione. 
LA PITTURA VASCOLARE: contrariamente alla pittura vascolare del periodo di formazione,
quella sviluppatasi tra il VII e il VI secolo a.C si caratterizza per la preponderanza di temi figurativi.
In relazione alle tecniche impiegate se ne individuano 2: a figure nere realizzate impiegando una
particolare vernice nera che una volta cotta diventa lucida, in contrasto con lo sfondo rossastro del
vaso; quelle a figure rosse realizzate dipingendo di nero l'intero vaso lasciando le figure del colore
della terracotta. Il maggior artista della tecnica a figure nere e' Exechias che ha firmato la celebre
anfora con "achille e aiace che giocano ai dadi", i due eroi omerici vengono rappresentati mentre
stanno giocando a dadi o muovendo delle pedine e si deduce siano appena tornati dalla guerra in
quanto achille indossa ancora 'elmo e gli scudi sono poggiati a terra.
Il "vaso francois" ,invece, è un  grandioso cratere realizzato intorno al 570 aC da Ergotimos che lo
aveva modellato e da kleitias che lo decoro', comprende 270 figure superstiti identificate da ben
121 iscrizioni, la narrazione comprende almeno 11 temi diversi. Il cratere e' suddiviso
orizzontalmente in 5 registri figurati oltre al piede e alle anse anch'essi decorati per la tecnica a
figure rosse. 
E' importante anche ricordare euphronios nel grande cratere a calice con "il sonno e la morte che
sollevano il corpo di sarpedonte sotto la direzione di ermes", modellato da euxitheos, il pittore
euphronios dispiega tutte le sue qualità' decorative. 
L'apparato decorativo si articola su 3 registri che percorrono l'intera circonferenza, la narrazione
nel registro centrale occupa più' della metà' della superficie a disposizione. La drammatica scena
mostra l'eroe troiano serpedonte (figlio di zeus) che dopo essere stato ucciso in battaglia viene
trasportato verso la sepoltura dal sonno e dalla morte. zeus manda hermes a controllare che abbia
un'adeguata sepoltura; ai lati spiccano le figure Di due guerrieri troiani di guardia (leodamante e
ippolito) nello stile severi si osserva il ripetersi di alcune caratteristiche morfologiche; la testa
alquanto piccola non e' piu' ne schiacciata ne appiattita verso l'alto ma e' tendenzialmente sferica;
di conseguenza gli occhi e la bocca trovano la loro giusta collocazione · la bocca si fa più' piccola
e carnosa · le palpebre diventano consistenti le treccioline delle acconciature arcaiche si
trasformano in ciocche morbide · la massa muscolare si distribuisce armoniosamente e si fa
evidente · le spalle si arrotondano e il busto, largo, esprime grande potenza · la parte inferiore
della gabbia toracica e' ora rilevata a arco di cerchio · le gambe lunghe si assottigliano verso i
ginocchi e le proporzioni complessive sono più' slanciate si passa quindi da una posa statica ad
una più' complessa a sottolineare una maggiore vitalità' l'esempio più' importante di questa
trasformazione e' l'efebo di kritios.
L’efebo di kritios rappresenta come soggetto della scultura un giovinetto, questo è caratterizzato
da una leggera rotazione della testa a destra e dall aver spostato il proprio peso sulla gamba
sinistra arretrata, di conseguenza il fianco corrispondente alla gamba portante che sporge in fuori
mentre il bacino ruota sollevandosi verso sinistra, la gamba destra e' leggermente piegata in avanti
e il braccio destro è' più' avanzato del sinistro. 
Se il marmo era stato il materiale preferito dagli scultori arcaici, quello preferito  dagli artisti dello
stile severo fu il bronzo, esso infatti permette una più' grande libertà' compositiva ed era di
maggiore resistenza, ed è per questo che lo "zeus di capo artemisio" è in bronzo. Il dio e' colto
nell'attimo di lanciare un fulmine, le gambe sono divaricate e il piede sinistro e' saldamente
appoggiato a terra mentre il destro poggia con la punta, le braccia sono sollevate quasi a croce e
l'intera scultura appare quadrata e nonostante la posizione assunta il viso sembra impassibile.
Mirone di eleutere allievo di agelada il giovane emerge nel V sec aC e può' dirsi un preclassico.
Una delle sue sculture che ricordiamo meglio è il  discobolo, questa statua rappresenta un
ragazzo che  e' colto proprio nel momento della massima contrazione prima del lancio, il busto si
mostra frontale, mentre un grande arco viene formato dal braccio destro sollevato e lasciato
indietro, dalle spalle, dal braccio e dalla gamba sinistra che creano effetto molla.
Dalle spalle dal braccio sinistro e la gamba sinistra arretrata nel athena e marsia di mirone la dea
inventrice del flauto a due canne inorridita nel vedere il riflesso del proprio viso deformato dal
soffiare ha appena scagliato a terra lo strumento e ha maledetto chiunque lo avesse raccolto.
Marsia affascinato dal suono si impossessa dello strumento e in questo modo fa ricadere su di sé
la maledizione; egli infatti pagherà' con la vita la superbia di aver affrontato il dio apollo. athena
con la testa coperta dall'elmo indossa una veste drappeggiata ed ha la testa china verso il basso al
contrario di marsia che e' nudo. 

SCULTURA CLASSICA

Nella scultura classica l'essere umano ha maggior naturalezza, c'è maggior realismo di dettaglio, c'è il
chiasmo. Quest'ultimo è quando due forze ispirano tensione e rilassamento generando armonia. Il concetto
rimanda all'equilibrio dinamico. Un esempio della scultura classica è il discobolo di Mirone, che è formato
da due linee di costruzione: una linea curva che descrive l'arco dato dalla posizione delle braccia e una linea
spezzata che disegna il ritmo visivo.

SCULTURA ELLENISTICA

Nel V secolo i persiani decisero di invadere l'occidente, attaccando alcune città greche tra cui Atene. Tutte
le città furono distrutte, le persone si rifugiarono ad Atene nelle acropoli realizzando delle barricate di
combattimento per ostacolare l'avanzamento dei persiani. Tuttavia, la maggior parte dei greci furono
massacrati e i templi bruciati con donne e bambini. Però la maggior parte dei persiani non avevano
considerato il senso di vendetta della Grecia. I greci rimasti si unirono e attaccano i persiani. Lo scontro si
concluse con la vittoria della civiltà greca. Questa grandezza non durò molto perché la Grecia si stava
avviando al tramonto in seguito alla scomparsa di Carlo Magno. Cosi l'impero venne diviso in diversi regni
chiamati ellenistici. Quindi, per "ellenismo" si intende l'ellenizzazione dei territori conquistati, cioè il
vincitore greco porta al vinto la propria cultura.

DIFFERENZA TRA SCULTURA ARCAICA E SCULTURA CLASSICA

La scultura arcaica e quella classica sono molto differenti tra loro. La scultura arcaica è caratterizzata da una
forte rigidità. Mentre nella classica i soggetti rappresentati sono in movimento, in quella arcaica sono per lo
più in posizione retta e frontale. Nel periodo classico viene infatti scardinato il principio della veduta unica
frontale e le opere si prestano a una veduta pluridirezionale da parte dello spettatore. Le sculture classiche
sono inoltre dotate di maggior naturalismo. Quelle arcaiche avevano forme più geometriche e le
proporzioni tra le diverse parti del corpo non erano molto realistiche come si può notare dalla grandezza
della testa ( spesso troppo grande rispetto alla realtà ) . Nel classicismo invece vengono imposti dei canoni
che stabiliscono le proporzioni "perfette" e ideali. Nel periodo classico, inoltre, veniva particolarmente
accentuata la muscolatura, che doveva mostrare, appunto, la forza e il vigore del soggetto rappresentato.
Soggetti ricorrenti erano infatti gli atleti, colti nel momento di massima tensione prima dell'azione. Nel
periodo arcaico, al contrario, venivano rappresentati uomini e donne perfettamente immobili.

IL PARTENONE 
Nel 447 a.C, all’interno del programma di rinnovamento dell’Acropoli promosso da Pericle gli
architetti Ictinio e Callìcrate iniziarono la costruzione del partenone. Il tempio era dedicato alla dea
Athena Vergine, ed è di ordine dorico.
La cella è divisa in tre navate da due file di colonne doriche; ciascuna fila è formata dalla
sovrapposizione di colonne di due diverse dimensioni, più alte quelle inferiori, più basse quelle
superiori. sul lato ovest un ulteriore doppio ordine di colonne legava la fila di destra con quella di
sinistra e tutte insieme costituivano uno straordinario scenario per la statua di Athena accolta nel
naos. La cella è dotata di un fregio ionico “dorizzato” continuo con l’aggiunta delle règulae al di
sotto della tenia tra architrave e fregio; sul lato posteriore si apre un ambiente largo quanto il naos
e lungo poco più della metà, coperto da un soffitto a cassettoni retto da quattro colonne ioniche,
esso è accessibile tramite l’opistolo. Si trattava di un edificio periptero esastilo, delle dimensioni di
23,53x66,94 metri, che presentava già il parthenon, oltre al naos che aveva solo due file parallele
di colonne; nel tempio le correzioni ottiche sono numerose: lo stilobate presenta un convessità la
cui freccia è di circa sei centimetri in corrispondenza della facciata e di undici sui lati maggiori; le
colonne sono inclinate verso l’interno a eccezione delle quattro colonne angolari, che lo sono lungo
i piani che giacciono sulle diagonali del rettangolo di base.

GLI ETRUSCHI 
Gli etruschi si insediarono in Etruria, area compresa tra la Toscana centro-settentrionale e l’alto
Lazio, a partire dall’8 secolo a.C. Tra il 7 e il 6 secolo a.C. espandono i loro domini (in pianura
padana e Campania). In seguito, l’Etruria viene conquistata dai romani. 
Il territorio è organizzato in città-stato, dove a capo vi è un monarca detto lucumone, e sono riunite
in una federazione detta dodecapoli. La cultura etrusca è influenzata da quella greca e il loro stile
di vita è noto dagli affreschi che decorano le tombe. 
La città è fondata da dei sacerdoti che ne determinano confini, organizzazione interna, ecc. (sono
gli auguri). Ha un impianto ortogonale formato da strade principali (platèiai) e strade secondarie
(stenòpoi) che insieme creano una sede isolati (strigae). È circondata da mura realizzate con
blocchi monolitici e con porte a forma a forma di arco. 
 TEMPIO
 Il tempio era costruito con materiali deperibili (legno: per tetto e colonne; mattoni: per le pareti e
terracotta: per le decorazioni), quindi non durevoli nel tempo. È formato da:
•    tre celle distinte, 3 celle interne perché dedicate a 3 diverse divinità
•    acroteri che, insieme alle statue, decorano la struttura 
•    colonne tuscaniche
•    pronao, composto da 2 file di 4 colonne 
•    podio, alto e massiccio basamento, con scalinata anteriore
L’ordine architettonico impiegato è stato definito da Vitruvio tuscanico. Quest’ultimo è simile
all’ordine dorico. Rispetto alla colonna dorica, comunque, quella tuscanica, dal fusto liscio e
leggermente rastremato, appare provvista di base, formata da un semplice toro o da un profilo a
quarto di cerchio su plinto parallelepipedo, più raramente cilindrico; il fusto sostiene un capitello
dall’echino piuttosto rigonfio, sormontato da un abaco a pianta quadrata, simile al capitello dorico,
ma anche ad alcuni esemplari ionici arcaici cosiddetti “ad echino semplice” e “a toro”. 
TOMBE
La tomba degli etruschi è simile a una casa, spesso è costituita da una o più camere e contiene il
corredo (attrezzatura) del defunto o ciò che gli serve per sopravvivere nel mondo dei morti. Sono
riunite in necropoli, situate fuori dalle mura della città. Ci sono diverse tipologie di tombe:
•    a camera ipogeica, scavate sotto terra o nel fianco di una parete rocciosa, a volte precedute da
un ingresso cubico in pietra
•    a tumulo, ricoperte da un cumulo di terra, così che formano una collinetta artificiale a pianta
circolare. 
•    a edicola, fuori terra e in pietra, hanno la forma di un piccolo tempio. 
PITTURA TOMBALE
 Vengono rappresentate scene di funerali, banchetti, danze, giochi, ecc. È utilizzata la tecnica
dell’affresco, dove si dipinge sull’intonaco ancora umido. Le figure umane sono caratterizzate da:
•    contorni e campiture 
•    scarso rispetto delle proporzioni
•    pose rigide e di profilo
Volto, braccia e gambe sono dipinti di profilo, mentre busto e occhio frontalmente (egizia). Per
indicare la donna si usa l’ocra-rosa; e il bruno-rosso per l’uomo.   
SCULTURA ETRUSCA
1È influenzata dalla scultura greca e viene usata come decorazione per i templi o decoro funerario.
Il bronzo e la terracotta (fittile) erano i materiali più utilizzati, tramite la tecnica di fusione del
bronzo. 
SCULTURA FITTILE
I corpi dei defunti inceneriti venivano conservati in vasi canopi. Questi vasi erano fatti di bronzo o
terracotta e hanno un appoggio chiamato trono con un coperchio di sembianze umane e anse
costituite da piccole braccia.  
I sarcofagi degli etruschi erano realizzati in terracotta e in pietra. Avevano una parte inferiore a
forma di parallelepipedo cavo detto cassa e un coperchio che rappresenta un letto dove il defunto
era semisdraiato (nell’atto di partecipare ad un banchetto) come nel sarcofago degli sposi. I
caratteri scultorei sono simili a quelli greci-arcaici come, ad esempio, il sorriso e gli occhi a
mandorla. La donna però indossa dei calzari detti calce ire bandi e un copricapo detto tutulùs, tipici
etruschi.    
SCULTURA BRONZEA
La chimera di Arezzo fu rinvenuta nel 1553. Rappresenta un mostro con il corpo e la testa da
leone, la coda di serpente e sulla schiena una testa di capra. Inizialmente il serpente era rivolto
verso l’osservatore non nell’atto di mordere uno delle corna della capra ma, in seguito, la scultura
fu restaurata. L’animale ha la schiena inarcata, la criniera irta col pelo raccolto in ciuffi appuntiti, le
fauci spalancate e le zampe anteriori consolidate a terra nell’atto di compiere un balzo. 
La statua “Arringatore” fu rinvenuta nel 1556 e rappresenta il patrizio etrusco aule meteli. Indossa
una tunica con sopra una toga; ha un braccio sollevato in gesto di preghiera o adorazione, anche
se si pensava fosse un gesto per chiedere il silenzio. La rappresentazione è veristica e non
idealizzata.

I ROMANI
La civiltà Romana come quella greca fondava su dei valori: • La virtus, cioè il valore, il coraggio e
l'integrità • La fides, cioè la lealtà nei rapporti umani • La pietas, il rispetto dei valori verso gli dei, la
patria e la famiglia Restò sempre una caratteristica dei Romani tuttavia, la particolare
considerazione che avevano delle arti. La produzione artistica non doveva essere svincolata
dall'utilitas, ossia da una concreta utilità civile. Anche le discussioni filosofiche e artistiche, erano
concepite come una perdita di tempo e inutile ozio. Il lusso non era nemmeno ben visto, il
vasellame era semplice terracotta mentre l'argenteria dei patrizi doveva essere comunque
semplice La concentrazione a Roma di ampi bottini recuperati dalla Magna Grecia, iniziò ad
incidere su questo modo di percepire l'arte, tanto che i Romani diedero origine al fenomeno del
collezionismo eclettico. L'arte dei greci non di semplice definizione poteva definirsi quindi, un'arte
anonima, che perseguiva tali direzioni: 1. Grandi opere pubbliche realizzate per l'utilità dello Stato
e della Repubblica 2. Il ritratto che trasmetteva testimonianze alle generazioni future 3. I rilievi nelle
architetture onorarie Dei Romani parleremo di: 
* Architettura, per fare questo è necessario comprendere prima le tipologie costruttive: 
-Archi 
- Volte 
-Parametri murari 
* Pittura 
* Scultura

Le Tecniche costruttive 
Mentre l'architettura greca fondava tutta l'architettura sul sistema trilitico (due piedritti e un
architrave), i Romani, come già anticipato, basa i propri schemi costruttivi riprendendo ad esempio
gli Etruschi. Tutta l'architettura Romana si basa sullo sviluppo degli archi e delle volte. La
superficie esterna si chiama estradosso, mentre quella interna intradosso. Le pietre che lo formano
sono dette conci e quello centrale si chiama concio di chiave. L’arco si appoggia su dei piedritti
divisa da una distanza detta luce, dove finiscono i piedritti e inizia l’arco si chiama piano d’imposta,
divisa all'intradosso dalla distanza che in questo caso viene chiamata freccia. Infine la faccia
dell’arco è detta archivolto.

La volta è un sistema di copertura che si basa sul principio dell'arco. Le volte più comunemente
utilizzate dai Romani si dividono in: volte a botte, anulari e a crociera. Volte a botte: è la più
semplice tra le coperture in muratura e viene impiegata per coprire principalmente spazi di forma
rettangolare. Immaginatevi un arco a tutto sesto che percorre le due rette parallele dei piedritti.
Volta anulare: è un particolare tipo di volta a botte che ha le generatrici costituite da due cerchi
concentrici. Volta a crociera: è data dall'intersezione di due volte a botte. La cupola: è una volta a
calotta con perfetta simmetria centrale, con base poligonale, circolare o ellittica e profilo a
semicerchio, parabola oppure ovoidale. La scoperta della cupola, come quella dell'arco, è stata per
lungo tempo attribuita ai romani, oggi tuttavia esistono diverse teorie alcune delle quali ne
attribuiscono la nascita alle popolazioni mesopotamiche. La vera cupola non era utilizzata dai
greci, forse per ragioni di conoscenze costruttive o per canoni estetici, (i micenei usavano invece la
pseudo-cupola a tholos, che sfrutta i pesi come nel sistema trilitico), i primi costruttori di cupole
vere e proprie furono i comani.

I parametri murari: cioè le disposizioni dei muri a vista erano eseguiti con disposizioni di conci che
prendevano nome dal materiale impiegato o dal disegno che formavano. Sono le superfici dei muri
a vista, formate da conci di diverse tipologie posizionati in maniera diversa. 
- Opus incertum: formato da pietre di più forme;
- Opus reticulatum: una pietra a forma di rombo messa nel calcestruzzo;
- Opus vittatum: piccoli blocchi di pietra orizzontali;
- Opus testaceum: fatto di mattoni che solitamente usano i romani;
- Opus mixtum: misto di pietre e mattoni;
- Opus spicatum: mattoni inclinati fatti da una spiga.

Come si è anticipato, per i Romani l'interesse della comunità precede quello del singolo. Per tali
ragioni assumono principale importanza tutte le grandi opere pubbliche (strade, ponti, acquedotti,
fognature, magazzini, mercati.). Per ciascuna di esse, i Romani realizzarono una tipologia che
essendo dedicata alla funzione da svolgere conserverà sempre i caratteri di partenza! Esempio
l'impianto urbano tipicamente Romano, disposto a pianta quadrata dei castrum, diviso in quattro
settori per mezzo di due strade ortogonali il cardo e il decumano. Da qui tutto il territorio viene
diviso in appezzamenti regolari fatto da strade parallele e secondarie, realizzando la cosiddetta
centuriazione. A Roma costruire strade e ponti era un'attività ritenuta sacra, in quanto sui
collegamenti esterni si fondava gran parte dell'economia di Roma. Il ponte che consentiva un
comodo attraversamento del Tevere era fonte di reddito poiché chiunque avesse voluto passarvi
avrebbe dovuto pagare un pedaggio. Le strade: mediamente erano larghe 3 metri e si costituivano
da 3 stati. Uno strato inferiore fatto da ciottoli, uno superiore fatto da ghiaia ed infine uno
superficiale fatto di pietre spesso arrotondate ben battute sullo strato sottostante. I ponti in
muratura si compongono dalle seguenti parti: pile, arcate, spalle e carreggiate:
- Le pile, sono le strutture verticali, solitamente consistenti in pali in legno, inseriti nel letto del
fiume. 
- Le arcate, sono costituite da archi a tutto sesto con conci decorativi 
- Le spalle, sono la struttura di appoggio sulle sponde 
- La carreggiata, è la strada di passaggio superiore lastricata in pietra.

Roma si presentava come una città verde, la vegetazione tra giardini pubblici e privati, boschi sacri
e giardini imperiali, copriva ben un terzo della città. All'epoca i colori 
preminenti delle abitazioni era il rosso dei mattoni di cui erano fatte le insule, nonché il rosso dei
tetti di tegole romane. Al contrario delle tegole etrusche più giallognole, l'argilla usata e quindi
mattoni e tegole, erano rossi. Le abitazioni romane erano: le Domus, le Insule, gli Horti, le Ville
Urbane, le Ville Suburbane e le Ville Rustiche. Il problema nella Roma Imperiale ha due fattori:
un'enorme popolazione e la necessità, in mancanza di adeguati mezzi di trasporto, di restare in
uno spazio limitato. Dal III' secolo in poi, quando Roma diventa una grande città, esiste un'unica
soluzione: guadagnare in altezza con edifici ad appartamenti sovrapposti, le insulae. Gli edifici
costruiti a Roma, pubblici i privati che siano, erano detti "aedificia". L'aggiunta del termine "privata"
indica chiaramente una costruzione privata, che si distinguono in due tipologie: domus e insulae.

DOMUS: case indipendenti a uno o due piani, abitate principalmente dai patrizi ed avevano al loro
interno un chiostro/giardino.

INSULAE: erano grandi edifici a più piani abitati da famiglie di ceto sociale basso.

Il PANTHEON
Fu costruito come tempio per le divinità passate, presenti e future; fu fondato nel 27 a.C da Marco
Agrippa, fu fatto ricostruire dall’imperatore adriano tra il 120 e il 124 d.C, dopo che fu danneggiato
dall’incendio dell’ottanta.
E’ composto da una struttura circolare unita a un portico in colonne corinzie che sorreggono un
frontone; la grande cella circolare, detta rotonda, è cinta da spesse pareti in muratura e da otto
grandi piloni su cui è riposto il peso della cupola sferica che ospita al suo apice un’apertura
circolare detta oculo, che permette l’illuminazione dell’ambiente interno. L’altezza dell’edificio
calcolata all’oculo è pari al diametro della rotonda caratteristica che rispetta i criteri classici di
architettura armoniosa.

LA CENTINA
la centina è una struttura di legno che veniva smontata per far assestare l’arco.

CHIASMO
Nella naturalezza di una posa comune, ci si appoggia su di una gamba sola rilassando la spina
dorsale. Il concetto si ispira all’equilibrio dinamico (due forze che ispirano tensione e rilassamento
in una stasi apparente generando armonia nel corpo). Il chiasmo (o chiasma) è una formula
compositiva usata in scultura, che consiste nella disposizione secondo un particolare ritmo, detto
"chiastico", teso a risolvere il problema dell'equilibrio della figura eretta, di modo che questa è
ritratta con un arto inferiore flesso e l'arto superiore del lato opposto teso, e viceversa.

DIFFERENZA TRA TEMPIO ROMANO E TEMPIO GRECO


La differenza maggiore tra tempio romano e tempio greco è la sopraelevazione del romano su un
alto podio, con scalinata in genere frontale. Inoltre si privilegia la facciata, mentre il retro è
addossato a un muro di recinzione e privo di colonnato.

IMPIANTO URBANISTICO

Lo schema urbanistico adottato dai Romani nella costruzione della città è caratterizzato
dall'incontro ortogonale delle strade, cardi (da nord a sud) e decumani (da est ad ovest), che
suddividono la città in isolati quadrangolari. Su questa struttura, ricavata dal "templum" etrusco e
utilizzata costantemente nella costruzione dei castra romani, si basano tre tipi di impianti
urbanistici: secondo un primo schema la città è definita da una cinta muraria irregolare ed è
suddivisa in isolati di forma rettangolare, priva di un centro cittadino ben definito.

In un secondo sistema, quello più frequente, la città è circondata da una cerchia di mura che segue
un percorso generalmente rettangolare ed è suddivisa in isolati di forma quadrata delimitati, da
strade parallele a cardo e decumano massimi, ovvero le vie principali, che si incontrano nel centro
della città dove sorge il foro, fulcro della città romana.
Un terzo tipo di impianto urbano segue uno schema in cui l'incrocio di cardo e decumano non è
posto al centro ma spostato verso uno dei lati, come accadeva negli accampamenti militari; anche
in questo modello il foro è il fulcro della città.

ACQUEDOTTO ROMANO

Gli acquedotti spostavano l'acqua solo per mezzo della gravità, essendo costruiti con una leggera
pendenza verso il basso all'interno di condotti di pietra, mattoni o cemento. La maggior parte di
questi erano sepolti nel terreno. Il canale dell'acquedotto si chiamava specus, ed i rivestimenti
delle pareti interne erano di un materiale impermeabile e resistente formato da terracotta, calce e
il pozzolato, che era una polvere vulcanica che favoriva la solidificazione del materiale. Lungo lo
specus erano presenti degli sfoghi,
cosi che, in caso di piena, le pareti non si sarebbero danneggiate. Lungo il canale sotterraneo, in
superficie erano poste delle pietre, dette cippo, che segnalavano la presenza dell'acquedotto.

TRA ARTE AULICA E ARTE PLEBEA

Roma fu ben presto invasa da singole statue e iniziarono a diffondersi i valori e la nuova visione
artistica propri della koinè ellenistica (((La koinè è foneticamente un periodo di transizione:
all’inizio, la lingua era in genere sostanzialmente simile al greco classico, mentre alla fine del
processo la fonologia aveva molto più in comune con il greco moderno che con il greco antico.)))
Molti scultori dall’oriente si trasferirono in questa città che incominciava a brillare di luce propria.

La tradizione, le tecniche di lavorazione, i materiali definirono un’arte che dette i suoi frutti
migliori nella misura in cui riusciva a essere espressione dei più tipici valori della civiltà romana. Il
ritratto e il rilievo storico-celebrativo ne sono i vertici. L’anima, più legata alla tradizione, che sarà
poi definita arte plebea, riuscì a emergere dopo che l’estetica ellenistica l’ebbe inizialmente
influenzata e poi allontanata dalle classi più colte della popolazione. Essa sarebbe diventata il
punto di partenza per la futura arte medievale.

IL RITRATTO

Fra i generi artistici quello più legato alla mentalità romana è il ritratto. Mentre la statuaria greca
quando rappresenta dei personaggi ne generalizza gli atteggiamenti e rende quasi impersonale il
volto, la statuaria romana, cerca soprattutto la somiglianza. A conferma di questa tendenza
romana (inizialmente patrizia) bisogna ricordare il culto che i romani rendevano ai propri antenati.
Tutte le famiglie patrizie, che prima erano le sole ad averne il diritto, conservavano nell’atrio delle
domus le maschere di cera dei defunti.

STATUA BARBERINI

Dalla maschera funebre deriva la particolarità di limitare il ritratto al solo volto e collo, dando così
origine al busto. Un esempio ne è la “statua Barberini” (I secolo a.C.).

Un patrizio che sembra in posa davanti all’ artista che lo ritrae e mostra con sé le immagini di due
suoi antenati, dei ritratti limitati alla testa, al collo e all’attaccatura delle clavicole. C’è molta
somiglianza tra i due volti: stessa fronte alta, stesse labbra serrate e sottili, stesso volto pieno, ecc.
Quindi questa statua famiglia.

RITRATTI DI ANZIANI

In due ritratti , uno virile di età repubblicana e l’altro femminile di età augustea si possono vedere
le stesse caratteristiche di somiglianza al modello della statua Barberini.

Il primo ritratto mostra un Patrizio romano in età avanzata. Il naso gobbo e con pochi capelli. Gli
occhi, stanchi, ma ancora indagatori, sono infossati nelle orbite sottolineate dalle palpebre
inferiori gonfie e dalle sopracciglia calanti lateralmente. La carne appare appesa agli zigomi e il
labbro inferiore è portato in fuori, mentre quello superiore è appena una linea e il labbro assume
una piega verso il basso. Dato che è in età avanzata, il volto è pieno di rughe.

Invece, il secondo ritratto, testimonia un’attenzione particolare della donna nei confronti del
proprio corpo e della propria femminilità, pur nella decadenza dovuta all’età. I pochi capelli, ben
pettinati, sono messi sopra le orecchie. Al di sopra della fronte questi capelli insieme formano un
ciuffo mentre vengono tirati indietro e sulla nuca vi è arrotolata una treccia. Inoltre, gli zigomi
prominenti, le guance incavate, la bocca grande dalle labbra sottili e gli occhi con sopra una arcata
sopracciliare ben disegnata, non cancellano l’impressione che in giovane età il viso della donna era
molto apprezzato.

AUGUSTO DI PRIMA PORTA

A contrario del ratto a uso privato, la ritrattistica ufficiale fu caratterizzata da un compromesso con
la statua aria greca. L’Augusto di Prima Porta creato nel 27 a.C. Riprende l’ atteggiamento
equilibrato del doriforo di Policleto. Ma colui che era protettore della tradizione e della moralità
come un generico eroe o come un guerriero. Fu così che al corpo del princeps venne aggiunta una
corazza aderente, così da rivelare i muscoli ben pronunciati. Policleto aveva fermato nel bronzo
l’attimo di trapasso dallo stato di quiete a quello di moto per il suo Doriforo. Questa condizione
non poteva essere accettata per la figura dell’uomo più importante dell’impero che, infatti, viene
mostrato immobile e con il braccio destro sollevato nel gesto solenne di comando. Il volto
dell’imperatore venne modificato così da renderlo sereno. I principi della statuaria greca d’età
classica contribuivano a conferire al volto caratteristiche atemporali (che non si svolge nel tempo)
ed era difficile capire l’età stessa di Augusto (che nel 27 a.C. non aveva che 36 anni). Ne derivò
l’espressione di un uomo al quale si poteva concedere fiducia e che avrebbe retto le sorti
dell’impero con fermezza e giustizia. In questo caso il ritratto è portatore anche di altri valori. In
esso, infatti, la figura di Augusto è quasi divinizzata.

I suoi piedi sono nudi come quelli delle statue degli dei e degli eroi, mentre Eros a cavallo di un
delfino (in basso a sinistra) allude a Venere e alla gens Iulia, la famiglia dell’imperatore, di cui la
dea dell’amore era ritenuta progenitrice.

Nella corazza, infine, la scena dove il re dei Parti restituisce le insegne romane a un generale
vittorioso (((o a Mars Ultòr, Marte vendicatore, o a Mars pacatòr, Marte pacificatore))) affiancata
dalla personificazione di popoli vinti, avviene in un contesto mitico.

In alto c’è la personificazione del cielo che mostra la volta celeste come una vela dalle dimensione
indescrivibili. In basso la terra mostra i frutti che la nuova era promette. Poi Apollo su un grifone e
Diana su una cerva vegliano sul nuovo ordine stabiliti da Augusto. Sempre in alto il sole rincorre la
luna che viene piano paino nascosta dall’aurora che fa cadere della rugiada: tutto questo è un
allusione all’infinito trascorrere del tempo e alla lunga durata dell’età dell’oro (introdotta da
Augusto).

IL RILIEVO DI ARTE PLEBEA

La mentalità, la cultura e le preferenze artistiche romane non si esaurivano con quelle della classe
dirigente (formata da patrizi e senatori). Infatti, la maggior parte dei cittadini romani era plebea, la
più legata alle tradizione e più lontana alla cultura ellenistica.

Così è come se ci fossero due anime: quella aulica (o patrizia) e quella plebea. Quest’ultima era
anche definita arte popolare. Solitamente con il termine “plebeo” si pensa a qualcosa di
dispregiativo; ma dal punto di vista giuridico romano, con plebe, ci si riferisce a tutti quei cittadini
esclusi patrizi e senatori, mentre il termine populus li riguardava tutti; ecco perché è meglio dire
arte plebea.

CORTEO FUNEBRE DA AMITERNUM

Per capire alcune caratteristiche dell’arte plebea abbiamo una lastra con un corteo funebre.

Il funerale era quello di un ricco: c’erano 8 portatori e davanti i musicisti e dalle donne che
piangevano sofferenti; infine, dietro, amici e familiari. Il corpo è coperto da un baldacchino. C’è
un’assenza di proporzioni; i portatori anche s di diversa altezza, poggiano tutti sullo stesso piano. I
musicisti, invece, su due piani diversi. Tutti i personaggi sono raggruppati in modo da non lasciare
uno spazio libero. Il baldacchino è sottosopra così che possiamo vedere essere decorato con una
falce di luna e il cielo stellato
FREGIO DELL’ARCO DI AUGUSTO A SUSA

Il fregio dell’arco di augusto a Susa rappresenta una processione sacrificale ed è stato eretto per
celebrare l’accordo politico tra Roma e il re dei Segusi. Il fregio Nord mostra i diversi personaggi
vicini a un altare: musicisti, cavalieri, soldati, coloro che portano l’incenso, gli animali, ecc. Questi
ultimi -una mucca, un maiale e una pecora- sono destinati al sacrificio e sono molto più grandi dei
conduttori. Ciò dimostra che l’evento importante è il sacrificio.

L’arte plebea è, quindi, simbolica. Le proporzioni non sono realistiche, ma gerarchiche: più è
importante il soggetto, più grandi saranno le sue dimensioni.

IL FORO ROMANO

Nelle città romane il foro (centro della vita cittadina) sorge nel punto in cui il cardo si incrocia con il
decumano ed è costituito da una piazza dove si affaccia anche il tempio. Le dimensioni del foro
devono essere proporzionate alla popolazione, per evitare che lo spazio sembri insufficiente o, al
contrario, enorme. Ha, inoltre, una forma rettangolare. Le basiliche devono sorgere nelle aree più
clade adiacenti ai fori, in modo che anche in inverno i negoziatori possano andarvi senza risentirne
della cattive condizioni metereologiche.

L’erario era il luogo dove si conservava il tesoro pubblico, cioè le entrate derivanti dalle imposte e
dai tributi.

La curia, invece, era la sede del senato e di altre corporazioni.

Il complesso dei Fori di Roma comprende il foro romano, il cuore della città, e i fori imperiali,
costituiti dai fori di Cesare, di Augusto, di Traiano, ecc.

Il tempio di Saturno, edificato intorno al 498 a.C., è uno dei più antichi luoghi sacri della città. Di
esso si conservano ancora il podio e il colonnato del pronao. Le colonne, di ordine ionico, hanno il
fusto liscio e sono di granito grigio sul fronte e granito rosso sui lati, mentre le basi e i capitelli
sono in marmo bianco.

Nel 203 d.C. venne eretto l’arco di Settimio Severo per celebrare le guerre partiche; è del tipo a tre
fornici intercomunicanti, ciascuno dei quali ricoperto da una volta a botte. Ci sono, poi, 4 colonne
che poggiano su un piedistallo e coronate da un capitello. Sopra la trabeazione c’è l’attico. I
piedistalli delle colonne hanno dei rilievi che raffigurano soldati romani. I rilievi sopra gli archi
minori rispecchiano, probabilmente, le caratteristiche dell’arte plebea.

Fondata dal re Tullio Ostilio, la curia, sede del senato, fu riedificata più volte. La curia è uno degli
edifici meglio conservati del foro. Su ciascuno dei due lati maggiori tre ripiani accoglievano i seggi
per i senatori. Il pavimento è in opus sectile, una tecnica che consisteva nell’accostare lastre di
marmo di colore diverso.

Il tempio di Castore e Polluce, realizzato nel 484 e ricostruito nel 6 d.C., è uno dei più antichi edifici
di culto del foro. Della costruzione iniziale non ci rimane molto: infatti, il podio risale a un restauro
del 117 a.C. Il tempio fu consacrato dopo la vittoria dei romani sui latini quando, secondo la
tradizione, furono Castore e Polluce, gemelli, a portare a Roma la notizia del successo con la loro
apparizione nel foro. Il tempio ha 11 colonne ed è sostenuto da un podio, preceduto da una
gradinata frontale e due minori laterali. La cornice è detta cornice a volute. Si tratta di blocchi di
marmo, sagomati a “S” rovesciata e posti sotto nella sommità della trabeazione.

Il tempio di Antonino e Faustina è quello meglio conservato dell’intero foro. L’edificio, voluto
dall’imperatore Antonino Pio nel 141 d.C. poggia su un podio in opus quadratum un tempo
rivestito di lastre di marmo ed è stato costruito per onorare la consorte Faustina. La cella è
preceduta da un portico esastilo con due colonne su ciascuno dei lati lunghi

L’arco di Tito venne eretto dopo l’81 d.C. per celebrare le vittorie dell’imperatore Tito Flavio
Vespasiano e del figlio nella guerra giudaica. La costruzione è a un solo fornice e presenta su ogni
fronte 4 colonne dal fusto scanalato. La trabeazione si appiattisce contro le facce dei pilastri. Al di
sopra della trabeazione l’attico conserva ancora l’iscrizione con la dedica dell’imperatore
vittorioso. La volte a botte ornata da rosoni è introdotta da un arco il cui concio di chiave è
costituito da una doppia voluta. All’interno del fornice momenti del corteo trionfale sono
rappresentati da due rilievi. Il primo mostra la quadrìga (un carro trainato da 4 cavalli)
dell’imperatore, a cui la Vittoria porge simbolicamente la corona. Il secondo rilievo mostra
l’ingresso del corteo attraverso la porta trionfale, con la schiera dei portatori di tesori, frutto del
saccheggio del tempio di Gerusalemme. La curva della lastra è suggerita dalla loro posizione. Ciò
serve per dare, a chi guarda, la sensazione di movimento.

I FORI IMPERIALI

FORO DI CESARE

Il foro di Cesare fu costruito accanto alla Curia. Comprendeva una grande piazza porticata su tre
lati, affiancata da botteghe. Il quarto lato era, invece, occupato dal tempio di Venere Genitrice
(ritenuta la progenitrice della gens Iulia). La cella si conclude con un’abside (((Struttura
architettonica a pianta semicircolare))), creata per ospitare la statua della divinità. L’abside fece la
sua prima comparsa nella tipologia templare proprio con il tempio di Venere genitrice.

Le botteghe sono tra le parti del foro che si sono conservate meglio. Esse mostrano alcuni
caratteri costruttivi dell’architettura romana: ad esempio gli architravi sulle aperture inferiori,
formati da blocchi di tufo disposti a cuneo, come se fossero conci di un arco, secondo la
conformazione a piattabanda. Questo elemento strutturale si comporta come un arco e permette
di realizzare architravi molto resistenti.

FORO DI AUGUSTO

Perpendicolarmente al foro di cesare venne costruito il foro di augusto. Anche qui c’è una piazza e
un tempio, il tempio di Marte Ultore, costruito per celebrare la vittori di augusto sugli assassini di
cesare. Non si ergeva in fondo alla piazza ma al suo interno. Esso aveva colonne su tre lati ed era
rialzato su un podio con ampia scalinata frontale. In corrispondenza della cella c’erano altre due
colonne (((che si allineavano con la seconda e la settima del fronte)))

Come il tempio di venere genitrice, anche il tempio di Marte Ultore finiva con un’abside
sopraelevata ed era ornata da una doppia serie di colonne libere sovrapposte, separate da una
trabeazione: corinzie e di maggiori dimensioni le inferiori, forse ioniche e di minori dimensioni le
superiori. I capitelli corinzi avevano cavalli alati che sostituivano le volute. Questi facevano
probabilmente riferimento a quelli che avrebbero portato in cielo l’anima di Augusto. Infine, le
basi erano composte da due trochili e due tori. Il toro inferiore era ornato da un motivo a treccia.

Del tempio restano, oltre al podio, tre grandi colonne corinzie e una semicolonna con
l’architrave.

FORO DI NERVA (foro transitorio)

Alla fine del I secolo l’imperatore Domiziano fece costruire un nuovo foro tra i fori di Cesare, di
Augusto e di vespasiano. Questo nuovo complesso e detto anche transitorio, sia perché collegava i
fori, sia perché metteva in comunicazione il centro amministrativo della Roma repubblicana e
imperiale con il popolare quartiere della Suburra. Anche in questa occasione venne costruita una
piazza avente a un’estremità un tempio dedicato a Minerva. Però lo spazio piccolo avrebbe reso
difficile la costruzione dei porticati. L’architetto, però, riuscì nell’intento accostando ai muri
perimetrali delle colonne libere, dove la trabeazione sporgeva. In questo modo chi osserva aveva
l’impressione di essere in uno spazio dotato di peristasi (il colonnato che circonda la cella del
tempio)

FORO DI TRAIANO

Adiacente al foro di Augusto, Traiano fece costruire un foro dandogli il suo nome. Per poter
realizzare il complesso si dovette procedere a grandi opere di sbancamento del terreno. Il foro di
Traiano consiste in una piazza porticata, dove si accede da una corte porticata che conduceva ad
una sala “a spezzata” decorata, all’esterno, da colonne gigantesche perlopiù di marmo. Al centro
sporgeva un portico su cui sopra vi era un carro trainato da 6 cavalli con l’imperatore Traiano
coronato da una Vittoria alata e affiancato da diverse statue. Parte importante della piazza era la
statua equestre di Traiano. Sul lato opposto all’entrata c’era la Basilica Ulpia, con triplice ingresso.
Era un edificio diviso in 5 navate. Nella parte posteriore c’erano due biblioteche e in mezzo la
colonna dedicata a Traiano.

Dopo la morte di Traiano, il suo successore, Adriano, costruì un tempio a lui dedicato.

Il pavimento della piazza del foro era in marmo bianco. Sopra la trabeazione un attico
accoglieva la statua di un daco di marmo bianco. Le navate laterali della basilica erano coperte a
botte.

Potrebbero piacerti anche