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Locorondo

Chiesa di S.Nicola
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In Via dottor Oliva, non distante dalla chiesa Madre di San Giorgio, nella città
vecchia di Locorotondo si può visitare la  chiesa di San Nicola, un piccolo
splendore artistico restituito alla fruizione pubblica dopo i recenti restauri.

Per secoli trascurata, la chiesa in degrado si confondeva con le abitazioni,


solo un  piccolo rosone nel timpano dava l'indizio di un luogo sacro.  Il
tempietto risale alla seconda metà del '600 e fu  edificato, intra moenia,  sul
luogo di preesistenti cappelle dedicate al Santo di Myra il cui culto è antico a
Locorotondo. Nel Basso Medioevo, infatti,  esisteva un'altra chiesa dedicata a
San Nicola, extra moenia, con annesso monastero nella zona urbana
dell'attuale Corso XX Settembre, poi demolita.
La struttura ripete il modello architettonico delle chiese rurali diffuse
sulla Murgia dei Trulli dal Basso Medioevo all'Ottocento presenti nelle
masserie e nelle Contrade ad uso del contado. Un semplice portale, il
timpano con un piccolo rosone e un campanile a vela (ricostruito) adornano la
facciata. Un tetto a cummersa copre l'unica navata, rivestito
da chiancarelle. L'interno ad aula unica voltata a botte termina con un
presbiterio sopraelevato da due gradini, definito da quattro pilastri su cui
poggiano la cupoletta emisferica, il tamburo e i pennacchi; si tratta di un un
modesto rimando a stilemi classici che all'esterno si risolve con una più
popolare copertura a cono di trullo. Un transetto asimettrico si apre a destra
dell'altare in due locali comunicanti, uno dei quali affaccia sulla navata, forse
un tempo fu una cantoria o un pulpito. Interessante è l'accostamento nello
stesso edificio sacro dei due modelli architettonici più diffusi sulla Murgia, e
in Valle d'Itria in particolare, il trullo e la cummersa.  Cummersa qualche
storico lo associa a cum vertice latino, a punta.  Cummersa è in
italiano conversa, e indica la funzione dei tetti spioventi di raccolta di acqua.
Aguzzi sono infatti i tetti di queste costruzioni, chiese o abitazioni.  Nei paesi
limitrofi gli stessi tetti sono denominati pignon che in francese indica il
timpano.
L'interno della chiesa  è un colpo d'occhio per il visitatore per i cicli di dipinti
murali conservati, dai colori vivaci perché freschi di restauro. Sui sotto volta
della navata sono raffigurate storie della vita di San Nicola e alcuni suoi
miracoli. La Colonna miracolosa (1° affresco D), una colonna che
miracolosamente giunse da Mira a Bari galleggiando in mare seguendo le
spoglie del Santo; la storia dei tre myresi liberati (2° affresco D), che ricorda
la liberazione di tre condannati a Mira grazie all'intervento del Vescovo
Nicola; san Nicola e il miracolo di Nola (3° affresco D), un miracolo operato
dal santo su due asinelli suoi compagni di viaggio, barbaramente decapitati e
da lui resuscitati; San Nicola e Basilio (4° affresco D), che racconta l'episodio
di Adeodato un giovane rapito ai suoi cari dai Saraceni, ma da san Nicola
riportato a casa nel giorno della sua celebrazione; l'episodio delle tre figlie (5°
affresco D), l'episodio che racconta l'intervento notturno di san Nicola nella
casa di un nobile decaduto, dove fece cadere sacchi di monete per lasciare
una dote alle fanciulle, in modo da potersi sposare e salvandole dalla
prostituzione a cui il padre le aveva destinate; la Carestia a Mira (1° affresco
S), che rievoca un periodo di carestia in cui san Nicola riuscì a procurare
grano al suo popolo convincendo mercanti passeggeri che lo trasportavano a
donarlo; paxis de stratelatis (2° affresco S), riferito alla liberazione da parte di
san Nicola di tre ufficiali  condannati a morte; nel punto estremo della
morte (3° affresco S), è l'episodio del miracolo del santo su un povero
cocchiere travolto dal suo cocchio e dai cavalli, rimasto illeso dopo aver
invocato Nicola; i tre fanciulli salvati (4° affresco S), la storia di tre studenti
che erano stati uccisi,fatti a pezzi e messi sotto sale da un oste, come fosse
carne da servire ai clienti; san Nicola di passaggio dalla osteria scoprì
l'inganno e salvò i fanciulli; Thauma de Artemide (5° affresco S), la
distruzione operata dal Santo del tempio pagano di Artemide, quello più bello
e più grande di Myra.
La volta invece è animata da Angeli Musicanti sospesi nell'azzurro del cielo.
Un Eterno Benedicente circondato da angioletti in volo e festanti domina la
volta della cupola, mentre nei pennacchi sono raffigurati i Quattro
Evangelisti. Nei quattro pannelli del tamburo ci sono, insolitamente,  immagini
di santi anacoreti in paesaggi naturali, santi che solitamente in Puglia si
trovano dipinti in eremi rupestri e in chiese con annessi monasteri. Nella
seconda arcata cieca della navata da notare è un bellissimo bassorilievo di
pietra policroma che rappresenta la Crocifissione di Cristo e  le due
Marie, come viene riportato da studiosi locali, ma è presumibile che il
personaggio a sinistra della Croce sia piuttosto san Giovanni evangelista con
tratti femminei.  I dipinti murali sono stati eseguiti forse nel XVII secolo, coevi
alla costruzione dell'edificio, da maestranze locali.
E' molto interessante il ciclo degli angeli musicanti che glorificano San
Nicola, la sua vita e i suoi miracoli. Si tratta in questo caso di angeli
antropomorfi vestiti da lunghe tuniche con i calzari alti. Angeli dunque
umanizzati  perché intermediari di Dio con l'uomo, immagini che richiamano
alcune rappresentazioni dell'arte paleocristiana.  Non è strano accostare la
musica a san Nicola perché alcuni episodi importanti della sua vita hanno
ispirato la creazione di brani musicali fin dal Medioevo, drammi e anche molte
ballate popolari che si eseguivano durante le celebrazioni del Santo.
Strumenti a fiato, a corde pizzicate, l'organo, gli strumenti ad arco, le
percussioni e gli angeli cantori, quanto basta per rappresentare nella chiesa
un concerto in onore di san Nicola.
Per tradizione san Nicola è un taumaturgo ed è anche protettore dei bambini,
delle giovani spose e dei marinai. A questi ultimi il patronato in terra di Bari
era d'obbligo poiché furono proprio dei marinai nel 1087 a trafugare le
spoglie del Santo per portarle a Bari. Da allora la devozione per il Santo si è
ancor più radicata in Puglia tanto che nei secoli scorsi furono tante le chiese
a lui dedicate, alcune non più esistenti.
Per concludere, la chiesa di San Nicola a Locorotondo  per secoli è stata
trascurata, come riportato su alcuni atti di visite pastorali dei secoli scorsi in
cui si fa riferimento a un deperimento strutturale del manufatto. Ancora nel
1904  la chiesa fu visitata dall'arcivescovo di Brindisi che rimarcò precarietà e
disaffezione per il tempietto.  Negli anni '70 del Novecento, infine, la chiesa
era diventata un deposito per attrezzi edili. Dopo il restauro finalmente il
tempio è riaperto alla fruizione dei residenti e dei turisti.

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