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CAP10 Rotismiordinariedepicicloidali
CAP10 Rotismiordinariedepicicloidali
Capitolo 10
§ 1.- Rotismi.
sul secondo. 1
Guardando ai singoli 5
per un imbocco 1
(imbocco inter- 2
no) si ha τ > 0: 3
pertanto si dedu- 2
ruote.
Infatti, se applichiamo la (3) al caso dello schema di fig.2, poiché
la quarta ruota è contemporaneamente cedente per la terza e mo-
vente per la quinta (intermedia oziosa), avremo:
ω4 z1 z3 z4 z1 z3
τ= = = (4)
ω1 z2 z4 z5 z2 z5
ossia il rapporto di trasmissione risulta indipendente dalla presen-
za o meno della intermedia oziosa; la sua interposizione nel roti-
smo ha solo lo scopo di invertire il verso di rotazione dell'ultima
cedente.
Un rotismo si dice riduttore se per esso è τ<1; si dice mol-
tiplicatore se risulta τ>1.
La sua condizione di equilibrio dinamico, in assenza di perdite, è
espressa dalla relazione:
C mω 1 = C r ω 2 (5)
il medesimo risultato.
prendono il nome, in
modo generico, di prima
ed ultima ruota del roti-
smo epicicloidale; se una
delle ruote che imbocca- 1
principali, oltre a 3
stabilire la fun-
zione di ciascun
degli altri due (se 1
movente o ce- 4
dente). 4 4
Si può ancora os-
Figura 7
servare che qualo-
ra venga imposto proprio il valore Ω=0, il rotismo tornerebbe ad
essere un rotismo ordinario.
Lo studio cinematico di un rotismo epicicloidale, ossia la
determinazione del suo rapporto di trasmissione, diventa semplice
se si pone mente al fatto che il suo modo di funzionare non può
essere alterato da un cambiamento di riferimento, ossia se la misu-
ra delle velocità in gioco viene fatta in un riferimento mobile anzi-
ché in quello fisso.
Se si sceglie, quindi, come nuovo riferimento proprio il
braccio portatreno, le nuove velocità angolari saranno (ω1-Ω) per
la prima ruota, (ω2-Ω) per l'ultima ruota, (Ω-Ω)=0 per il portatre-
no che risulterà fermo. Si ottiene così quello che prende il nome di
rotismo ordinario corrispondente. Per esso è lecito allora scrivere
il rapporto:
k=
ω 2 − Ω = ± z1 z 3
(7)
ω1 − Ω z2 z4
che viene chiamato rapporto costruttivo (o rapporto di Willis) e
che consente di legare il numero dei denti delle ruote che compon-
gono il rotismo alle velocità angolari in gioco.
E' importante notare, nella (7), la presenza del doppio segno:
sta ad indicare che il valore di k potrà essere positivo o negativo. Il
cambio di riferimento, che si ottiene, come visto, sovrapponendo a
tutto il sistema una velocità eguale e contraria a quella del braccio
portatreno, potrebbe avere come effetto, a seconda dei casi, una
inversione del segno di una delle ω, e di ciò deve tenersi conto con
il segno da attribuire al parametro k. In altre parole, nel passaggio
dal rotismo epicicloidale al rotismo ordinario corrispondente se
una delle due differenze che compaiono nella (7) diventa negativa,
k sarà negativo.
291
ROTISMI ORDINARI ED EPICICLOIDALI
ω 2 k Ω (k 1 )
τ1 = = − −
ω1 ω1
Ω k ω 1
τ2 = = − 2 (9)
ω1 k − 1 ω1 k − 1
Ω ω1 k 1
τ3 = = −
ω2 ω2 k −1 k −1
oppure una delle tre inverse, se si scambiano ingresso ed uscita.
Le (9) rappresentano i possibili rapporti di trasmissione per
un rotismo epicicloidale a due vie, ossia nel caso generale in cui le
velocità angolari dei tre membri principali siano tutte diverse da
zero.
Se, viceversa, uno dei tre membri principali risulta immobi-
lizzato (solidale al telaio), il rotismo prende il nome di rotismo e-
picicloidale ad una via (un solo ingresso, una sola uscita) ed i
rapporti di trasmissione possibili si otterranno semplicemente dal-
le (9) ponendo nulla la ω di pertinenza del membro immobilizza-
to.
Escludendo il caso banale in cui sia Ω=0, si può avere:
292
CORSO DI MECCANICA APPLICATA ALLE MACCHINE
[τ '2]ω =0 = Ω =
k
ω1 k - 1
2
(9’)
Ω 1
[τ '3]ω =0 = =
ω2 1− k
1
§ 5.- Applicazioni.
ω 4 − 1 = −k
(11)
Ω
e quindi:
−
τ = ω 4 = 1 − k = 1 − z1 z 3 = z 2 z 4 z1 z 3 (12)
Ω z2 z4 z2 z4
Si può subito osservare che è facile che la differenza a numeratore
risulti molto piccola a fronte del denominatore: il rotismo risulterà
quindi fortemente riduttore. Se si avesse z1=65, z2=85, z3=80, e
z4=70, si avrebbe k=520/595 e τ=75/595=15/119=0.126 ossia
τ≈1/8.
Lo schema di fig. 10 rappresenta il riduttore Farmann, co-
stituito da tre ruote coniche, in cui la ruota 3 è solidale al telaio, è
movente la ruota 1, ce-
dente il portatreno.
In questo caso sarà:
ω3 - Ω z1
k= =− (13)
ω1 - Ω z3 1
rapporto è negativo in
quanto, in quella condi- Figura 10
zione, risultano di verso
opposto le rotazioni della ruota 1 e della ruota 3.
Il rapporto di trasmissione sarà dato da:
z1
Ω k
τ= = = z 3 = z1 (14)
ω1 k − 1 z1 + 1 z1 + z 3
z3
Con z1=160 e z3=60 si avrà k=-2,67 e sarà τ=8/11≈0,73. Per la
forma che la struttura globale di questo rotismo assume, il ridut-
tore Farmann, in questa versione o anche in versioni più comples-
se veniva utilizzato in campo aeronautico.
Il differenziale per autoveicoli, fig. 11, è costituito da quattro
ruote coniche, a due a due uguali. Due di esse, la 2 e la 4, fungono
295
ROTISMI ORDINARI ED EPICICLOIDALI
due, la 1 e la 3, sono
calettate agli alberi (i 2
1
k=
ω 3 − Ω = − z1 = −1
(15)
ω1 − Ω z3
Ne discende che poiché la (60) può essere scritta come:
k 1
Ω= ω1 − ω3 (16)
k −1 k −1
la relazione che lega le tre velocità angolari (per k=-1) è:
1 1 ω +ω3
Ω = ω1 + ω 3 = 1 (17)
2 2 2
il che significa che la velocità angolare del portatreno è sempre la
media delle velocità angolari degli alberi di uscita.
Il meccanismo ha di per sé due gradi di libertà: la condizione che
ne fissa il funzionamento in modo univoco è il rapporto definito
fra ω1 ed ω3; nella mar-
cia su rettilineo tale rap-
porto vale 1, mentre se 0
ω i = V 0i = V 0 (R − d)
rc rc R
(19)
ω e = V 0e = V 0 (R + d)
rc rc R
La (17) si scriverà allora:
Ω=
ω i + ω e = V 0 (R − d + R + d) = V 0
(20)
2 2 rc R rc
e ciò mostra che la larghezza della carreggiata del veicolo non ha
gioco nel funzionamento del differenziale, sia per il fatto che essa
non compare esplicitamente nella (20), sia perché, nella stessa, fi-
gura solamente la velocità, V0, del punto medio dell'assale.
Consideriamo ancora che, dal punto di vista dinamico, in as-
senza di perdite, deve valere il sistema di equazioni:
ωi +ωe
Ω=
2
Ci ω i + Ce ω e + C m Ω = 0 (21)
Ci + Ce + C m = 0
in cui compaiono le coppie Ci, Ce, Cm, agenti rispettivamente sul
semiasse interno, sul semiasse esterno e sul portatreno; la seconda
equazione rappresenta l'equilibrio delle potenze, la terza l'equili-
brio delle coppie.
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ROTISMI ORDINARI ED EPICICLOIDALI
da cui:
(C i − C e )(ω i − ω e ) = 0 (24)
sti liberi.
Figura 13
298
CORSO DI MECCANICA APPLICATA ALLE MACCHINE
4A 4A
B B
A
A
1A 4B 1A 4B
1B 1B
Figura 14 Figura 15
1
Si faccia attenzione alla circostanza che in un dato meccanismo lo
scambio fra due elementi delle funzioni di ingresso e uscita non dà luogo al
meccanismo simmetrico: questo si avrebbe solo scambiando anche k1 con k2
ossia invertendo anche la posizione relativa dei rotismi componenti.
2
In entrambi i casi rappresentati il secondo rotismo risulta labile essen-
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ROTISMI ORDINARI ED EPICICLOIDALI
4A
B B
A
A
1A 4B
4A 4B 1B
1A
1B
Figura 16 Figura 17