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Capitolo 1

Finanze pubbliche (o Economia del settore pubblico” o “Economia pubblica”): a tti vi tà di prelievo e di spesa eserci ta te dal settore pubbli co.
Scienza delle finanze: dis ciplina, bra nca dello s tudi o dell’economia, che si occupa delle finanze pubbliche.

Si è soliti disti nguere, come si potrà vedere nel capi tolo 2-3, la distinzione tra :

 analisi positiva o descrittiva: utilizza ta nelle s cienze economi che per studia re e spiega re i fenomeni economi ci, cos ì come questi sono
osserva ti , allo s copo di forni re una previsione futura ( Come si possono valuta re gli effetti di un i ntervento pubblico ); un esempio di
analisi posi ti va nell'economia poli ti ca è lo s tudio degli effetti economi ci provoca ti dal rialzo dei prezzi petroliferi .
 analisi normativa: s tudia i fenomeni economici come dovrebbero essere e le poli ti che economi che che permettono al poli cy maker di
interveni re in economia e raggiungere un determina to obietti vo ( Come decidere se un intervento pubbli co è desiderabile ).

1.1 Le diverse concezioni dello Stato


Concezione organicistica: l o Sta to è indipendente da gli indi vidui e precedente ad essi, in quanto simile ad un organismo vi vente , cos ti tuito
dall ’insieme degli indi vi dui ma anteriore ad essi, perta nto tale da gius tifi ca re la soggezione degli indi vi dui rispetto al tutto. Vi è in al tre pa role
la superiori tà della colletti vi tà sul singolo, la quale si tras forma da un obbli go giuridi co in un obbligo morale verso lo Stato, che può giungere
alla ri chiesta dei ma ggiori sa crifi ci indipendentemente da eventuali contropres tazioni .
La tesi estrema a cui può giungere tale concezione , conferendo allo Sta to una ra zionali tà perfetta , l ’autosuffi cienza e la suprema zia assoluta è
l ’identi fica zione con la di vini tà : lo Sta to è Dio (Hegel ).
Concezione meccanicistica: l o Sta to non è un organo della società , quanto piuttos to un a rti fi cio crea to da gli indi vidui per meglio perseguire i
propri fi ni pa rti cola ri . L’attenzi one si spos ta così dalla colletti vi tà all’i ndi viduo.
Due dei pri ncipali pensieri che si ri trova no nella concezi one meccani cis tica sono:

 pensiero liberale: l o Sta to deve a vere poteri es trema mente limi tati e, nella sfera economi ca, nessun al tro ruolo ul teriore a quelli previsti
da Adam Smi th (“Ogni uomo, laddove non vi oli le leggi della gius tizia , è perfettamente libero di persegui re i propri interessi nel modo
che più ri tiene opportuno”). I liberali credono mol to a queste pa role di Thomas Jefferson : “Si di ce tal vol ta che non è bene fida rsi del
governo dell’uomo su se stesso. Come ci si può, allora , fida re del suo governo sugli al tri? O non sa rà che i regna nti sono in realtà angeli
tra ves ti ti? Lascia mo che a giudi ca re sia la storia .”
 pensiero socialdemocratico: l o Sta to deve ga ranti re il bene degli i ndi vidui con interventi pubblici di un certo rilievo. Da leggi sulla
si curezza sul la voro, a provvedimenti contro la dis crimi nazione ra zziale e sessuale, alle regole per l ’assegnazione degli all oggi pubblici ,
sussidi per i meno a bbienti , ecc. Per i socialdemocra ti ci la liberà è mol to più della semplice assenza di coerci zione fisi ca.

Capitolo 2
Gli strumenti dell’analisi positiva

2.1 Il ruolo della teoria


Spesso si sente afferma re: “I numeri pa rlano da soli”. Gua rdiamo allora la seguente ta bella, in cui vengono ri porta te le “Ore di la voro e
aliquote dell ’imposta personale sul reddi to in Italia”
ANNO ORE DI LAVORO ALIQUOTE MARGINALI
(la vora te in media/anno) (l orde/annue/pro capi te)
1979 1715 22
1983 1692 27
1990 1674 26
1997 1640 34
1998 1629 33.5
1999 1625 33.5
2000 1622 33.5
2001 1606 33
2002 1599 39
2003 1591 39
2004 1585 39
Se i numeri pa rlassero da se, ad una pri ma analisi, potremmo di re che vis to l’a umenta re della tassazione sul la voro, vi è s ta ta una
di minuzione delle ore lavora te. Ques to però non è assolutamente vero, o meglio, non è dimos trabile solamente a ttra verso i n umeri !
I numeri non parlano da se ma vi sono mol te va riabile da analizza re insieme , al fine di capi re il perché ci si trovi da vanti ad un risulta to.

Ri tornando alla tabella, non si prende ad esempio in considera zione che, oltre al la voro, negli anni è muta to il reddi to da capitale, da fonti
es terne al la voro; ques to può a ver causato una diminuzione di ore la vora te poi ché vi è s ta to un aumento di fonti esterne.
Ad ogni modo, possiamo, utili zzando la tabella, pa rla re dell’effetto sostituzione e dell’effetto reddito.
Per chia ri re ques ti due termini, fa cciamo un esempio mol to semplice:
Prendiamo due beni : il bene “a) le ore lavorate” e il bene “b) le ore libere”. Se una persona ri ceve 1000€ al mese per la vora re 100h mensili,
es cludendo una “media” di 8h di sonno giornaliero, ad una persona rimangono a disposizione 16h, da utilizza re come meglio crede; se questa
persona , ri ceve 1000€ al mese, per la vora re (es tremizzando) 20gg al mese, questo si gnifi ca che, giornalmente, una persona guadagna dal suo
la voro 50euro. Per fa r dei cal coli sempli ci, ipotizziamo che il la voro si s vol ga su 5h giornaliere = 10€/h.

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Nel caso di un aumento di tassazione sul reddito e il guadagno ora rio passasse da 10€/h a 8€/h, vi sarebbe una di minuzione del 20% del
salario. Come si comporterebbe una pers ona? Potrebbe s cegliere di la vora r meno , di più per compensa re la perdi ta oppure la vora re le stesse
ore di pri ma (nell ’esempio na tural mente offria mo la decisione delle ore la vora ti ve alla persona , quando in realtà non è sempre così).
Ques te due s cel te sono entrambe legi ttime, spettanti a ciascuno di noi , e prendono il nome di effetto sostituzione ed effetto reddito.

 effetto sostituzione: s osti tuzione del consumo di un bene a fa vore di un altro bene dovuto all’a umento del prezzo rela ti vo del pri mo
rispetto al secondo. Se 1h di la voro, mi passa da 10€ a 8€ e, personalmente, ri tengo che una mia ora di la voro val ga più di 8€, potrei
decidere di spos ta re la perdi ta subi ta non sul la voro, al fine di compensa re la perdita ma su un aumento delle ore libere, vi sto che
queste sono più convenienti di 1h di la voro. Gua dagnerò meno ma a vrò più tempo libero a disposizione.
 effetto reddito: effetto prodotto sul consumo di un bene imputabile es clusi vamente alla va ria zione del reddi to del consuma tore.
Nel nos tro esempio, nella misura che il tempo libero è un bene normale (il cui consumo, a pari tà di condi zioni , si riduce al diminui re del
reddi to), la perdi ta di reddi to porta ad una riduzione del consumo di tempo libero. Ma meno tempo libero signi fi ca più la voro .
Poi ché l ’impos ta sul reddito (del 20%) rende il lavora tore più povero, lo induce a la vora re di più.

L’impos ta produce si mul taneamente due effetti , oltre la riduzione del reddi to, la sos ti tuzione del la voro con un’a tti vi tà meno cos tosa, il
tempo libero. Poi ché l ’effetto sos ti tuzione e l ’effetto reddi to a giscono in di rezioni oppos te sull ’offerta di la voro, la prima riducendola e la
seconda aumentandola, non si può stabili re a priori quale dei due effetti sa rà prevalente e quale sia l ’effetto finale dell’impos ta sul reddi to.

2.2 I metodi dell’analisi empirica


Per capi re le possibili reazi oni ed a rri va re a dei risulta ti deri vanti da mutamenti del contes to economico, bis ogna utilizza re metodi empi rici
(utilizzazione di una ra ccolta di da ti a base di una teoria )

2.2.1 Causalità e correlazione


Nella ri cerca s cienti fica si confondono spesso due conce tti : la correlazione e la causalità.
La correla zione si riferis ce ad una relazione tra due (o più) va riabili che cambiano insieme.
Una correlazi one può essere posi ti va o nega ti va .

1. Una correlazione positiva vuole di re che se una va riabile aumenta anche l 'altra va riabile aumenta .
2. Una correlazione negativa funziona all'oppos to: se una aumenta l'al tra diminuis ce.

La causalità si riferis ce ad una relazione tra due (o più) va riabili dove una va riabile causa l'al tra .
Devono essere soddisfa tti tre cri teri perché si abbia causalità :

 le va riabili devono essere correlate;


 una va riabile deve precedere l'altra va riabile; la causa (X) deve precedere l ’effetto di (Y)
 deve essere dimostra to che una terza va riabile (Z) non provochi al cun cambiamento nelle due va riabili (assenza di correlazione spuria)

Supponiamo di voler conos cere se un corso di formazione possa fa r determina re un a umento del salario la vora ti vo; prendiamo, per lo s tudio
in esame, un ca mpione di 10 indi vidui , che hanno frequenta to un corso (gruppo sperimentale (o gruppo di trattamento, i n quanto si s ono
sottopos ti al “tra tta mento”) e 10 indi vidui che non hanno frequenta to nessun corso (gruppo di controllo).

Fa cendo così, è possibile a rri va re a una correla zione tra “aumento di salario” e “corso di formazione”? … “ni ” ! Non vi è un modo, in questo
semplice esempio, di poter a fferma re con si curezza che il gruppo speri mentale ri ceva ma ggior salario rispetto al gruppo di co ntrollo
solamente perché ha frequentato il corso. La variabile “X” (frequentazione del corso” non è correla ta alla variabile “Y” (maggior salari)
poiché vi possono essere una mi riade di va riabile es terne che inquinano lo s tudio, le “fa mose” va riabili “Z”. Nell ’esempio ap pena proposto, le
va riabile es terne, possono essere ad esempio: la moti vazione (il gruppo sperimentale è formato da la vora tori più moti va ti , perci ò la vorano
meglio, di più e a vra nno “conseguentemente” un ma ggior sala rio); forte personali tà (nel gruppo speri mentale ci possono essere molti
la vora tori con personali tà forte, determina zione a non a rrendersi con la conseguenza dell’aumento salariale).
Come detto, i la vora tori a vrebbe potuto anche non frequenta re il corso che probabilmente si sa rebbe a rri va ti allo stesso risu l tato.

2.2.2. Gli studi sperimentali

Per poter elimina re gli al tri fattori (determinazione, forte personali tà , moti va zione, ecc), a vremo bisogno di conos cere lo scenario
controfattuale (ri sul tato che a vrebbero riporta to gli indi vidui del gruppo sperimentale qualora non a vessero ri cevuto il tra ttamento); per
capi re velocemente come si possa arri va re ad uno s cena rio del genere (senza usare s tudi sperimentali), i mma giniamo di poter u tilizza re una
ma cchina del tempo. Al tempo passato, prendiamo 10 indi vidui, li mettiamo in un gruppo di controllo e, dopo un certo periodo, annotiamo
su un foglio il reddi to che gli stessi hanno percepi to per 2-3 mesi . Ora , dal passato, a ndiamo al futuro, in cui gli s tessi indi vidui (il ca mpione
perci ò non va ria), hanno frequenta to, dopo il nos tro viaggio nel passato, un corso di forma zione. Annotia mo a ques to punto il loro salario.
Nel caso di una sostanziale di fferenza di salario, si potrà a fferma re la correlazione tra “corso di formazione” e “aumento salariale”.

Visto e considera to che, i viaggi del tempo non sono ancora disponi bili, come possiamo a rri va re ad un risul ta to simile, senza l ’ausilio di questi
utopi ci meccanismi ? La rispos ta la si può ri trova re nel dover utilizza re gli studi sperimentali (s tudi nei quali gli indi vidui vengono assegnati in
modo casuale al gruppo speri mentale e a quello di controllo).
Con l ’assegnazi one casuale, gli indi vidui del gruppo di controllo non sono gli s tessi del gruppo speri mentale, ma possiedono in media le loro
s tesse ca ra tteristi che.

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Un elemento importante di ques ta tecnica è che, poi ché l ’assegna zione a un gruppo piuttos to che all’altro è casuale e fuori dal controllo del
singolo indi viduo, diminuisce la probabilità che al tri fa ttori possano indurre il ri ce rca tore a confondere la correlazione con la casualità.
Ri tornando all’esempio “origine”, quello dei 10 indi vidui , possiamo, con i metodi sperimentali , randomizza re i gruppi , formati sempre da 10
indi vi dui , ma con una formazione di versa ; una pa rte del gruppo sperimentale che presenta ca ra tteris ti che simili tra loro verrà messa nel
gruppo di controllo e, vi ceversa, una pa rte di indi vidui con ca ratteris ti che tra loro simili, verrà inseri ta nel gruppo speri mentale.
Spesso i metodi sperimentali vengono utilizzati in medicina; prendiamo un esempio: 20 a mmalati di tubercolosi. Tutti presentano una
mala ttia a cui la s cienza (supposi zione)non ha trova to rimedio. Ques ti 20 indi vi dui vengono suddi visi in due gruppi , quello appunto
sperimentale (a cui viene somministra to un nuovo fa rma co mi ra coloso) e quello di controllo (a cui viene somminis tra to un pla cebo).
Se a dis tanza di “tot” tempo, si vedrà un migliora mento signifi ca ti vo nel gruppo sperimentale, si potrà a fferma re che vi è un a correlazione tra
la somminis tra zione del fa rmaco e il debellamento della malattia .

Gli studi speri mentali non sono certo i mmuni da problema ti che; spesso è di ffi cile, per va ri moti vi , sopra ttutto eti ci/morali , effettua re delle
vere e proprie analisi sperimentali su dei campioni o, qual ora lo fosse, il risul ta to sarebbe dis torto dalla conos cenza a priori dell’a gevolazione
da ta al campione. Fa cciamo degli esempi sempli ci e chia rifi ca tori : se vogliamo analizza re l ’effetto delle radia zioni nucleari su un campione di
uomini , donne e bambini , a ndremo incontro a dei blocchi morali ed eti ci ; è inimmaginabile sottoporre un gruppo speri mentale alle radiazioni
nucleari ! Ques to è un blocco morale sugli studi speri mentali .
Ri torniamo all’esempio del corso di s tudi ; se il gruppo di controllo, per moti vi pe rsonali e senza di chiara rlo, si fosse is cri tto a un corso di
formazione simile a quello del gruppo sperimentale, ecco che il risul ta to sarebbe ancor di più “falsato” dalle va riabili es te rne.
Ques to può essere vis to come un problema di ca rattere tecni co.

Supponiamo anche di prendere un campione di tot indi vi dui , assegna rli loro una generosa assicurazione sanita ria che gli permet ta di farsi
analizza re e opera re per ogni minima disfunzione medi ca, mentre, ad un gruppo di controllo, nulla di tutto questo; è ov vio che il gruppo
speri mentale cercherà in ogni modo di usufrui re al 100% dell’opportuni tà da ta perché è ben cons cia che a d esperi mento ul tima to ri tornerà a
fa r pa rte del “gruppo di controllo”. In ques to caso l ’esperi mento che verrà condotto sarà appunto dis torto da questa “conos cenza”.
Gli studi sperimentali controllati si prestano bene a ottenere stime non distorte di una relazione causale in un particolare contesto.

2.2.3 L’analisi dei dati

Per al cune questioni importanti gli studi sperimentali randomizzati, come quelli appena des cri tti, non si possono proprio fare.
Per esempio, conos cere l ’impatto degli s gra vi fiscali sull’offerta di la voro è di grande interesse: uno s tudio sperimentale ra ndomizza to s u
questo tema necessiterebbe che ad al cuni fossero concessi degli s gra vi fis cali, mentre ad al tri no.
Anche qualora ciò fosse possibile da un punto di vis ta giuridi co e politi co, ci scontreremmo comunque con il problema che gli indi vidui fa centi
pa rte del gruppo che usufruis ce degli sgra vi fis cali saprebbero di prendere pa rte a un esperi mento, il che potrebbe incidere s ul loro
comportamento.
In tali ci rcostanze gli economis ti , invece che sugli esperimenti , possono basarsi sull ’analisi dei dati (s tudio empi ri co che si basa utilizzando
informazioni ottenute osservando e misurando il comportamento effetti vo degli indi vi dui fuori da un contesto sperimentale; censimenti ,
sondaggi, ecc).
In assenza di randomizzazione, l ’analisi dei da ti deve fa r leva su al tre tecni che al fine di eli mina re i fa ttori che po trebbero inquina re le
deduzioni causali; una tecni ca è quella dell’econometria, l ’utilizzo dell’analisi s tatis ti ca di da ti economi ci per la sti ma di relazi oni causali .
Nello speci fi co l’econometria fa ri corso all’analisi di regressione per sti ma re la relazione fra due va riabili mantenendo gli al tri fa ttori cos tanti .

Come condurre uno studio di osservazione dei dati - Fig. 2.1 (a-b-c)

Supponiamo di voler s tima re l ’effetto prodotto da una riduzione dell’impos ta sul reddi to sulle ore
annue di la voro (che indi chiamo con la lettera “L”, che s ta per offerta di la voro).
Una va ria zione dell’impos ta sul reddi to fa va ria re il saggio salariale netto (“w”) del la vora tore ;
perta nto possiamo formulare il problema in ques ti termini : a una va riazione dell’aliquota di imposta
segue una va ria zione delle ore la vora te? Esis te una rela zione osserva ta fra questi due eventi?
Possiamo es cludere al tri fa ttori “Z” che possono spiega re ques ta relazione osserva ta?
In questo ti po di a nalisi le va riabili che si ri tengono essere casuali (il saggio salariale netto “w”)
prendono il nome di variabili indipendenti; i nvece una va riabile considera ta un risul tato (come , nel
nostro esempio, l ’offerta di la voro “L”) prende il nome di variabile dipendente.

Per capi re meglio, supponiamo di possedere delle informazioni sulle ore di la voro e sui salari al
netto d’imposta per un campione di indi vidui in un da to anno. Possiamo inseri re in un gra fi co questi
da ti sotto forma di punti, indi cando così l ’esis tenza di una correlazione positi va fra i salari al netto
d’i mpos ta “w” e l’offerta di la voro “L”: ques t’ul ti ma aumenta al diminui re dei salari .

Ci interessa sti ma re l ’enti tà di ques ta relazione ; l’analisi di regressione, che approssima una retta
di regressione a ttra verso i da ti osserva ti , ha propri o ques to obietti vo. Ovvia mente non esiste una
linea retta che possa incrocia re tutti ques ti punti. La finalità dell’analisi di regressione è cercare la
retta che meglio approssima questa relazione.

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L’inclinazi one(coefficiente di regressione), rappresenta una s ti ma della rela zione fra i sala ri al netto d’importa (w) e l ’offerta di la voro (L).
Se ad esempio il coeffi ciente di regressione è 1,5, allora lo s tipendio netto aumenta di 10€ e l ’offerta di la voro di 15 ore all’anno.

L’affidabili tà del coefficiente di regressione sti mato dipende dalla distribuzione dei dati nel diagra mma a dispersione (o di a gramma a s catter).
Gli econometri ci cal colano una misura , denomina ta errore standard, che indica l ’a ffi dabilità del coeffi ciente s ti mato. Qua ndo l ’errore
s tanda rd è esiguo rispetto alle di mensioni del pa rametro s tima to si dice che il coeffi ciente è s ta tisti camente si gnifi ca ti vo.

Tipi di dati. L’a nalisi di regressione può essere condotta utilizzando diverse tipologie di dati : dati cross-section (da ti che contengono
informazioni, in un dato momento, su singole enti tà ; per esempio la vora tori , consumatori , i mprese, Sta ti
I dati in serie storia: contengono informa zioni su un’uni ca enti tà in di versi momenti nel tempo. Per esempio potremmo essere in possesso di
informazioni sui salari al netto d’i mpos ta e sull ’offerta di la voro per cias cun anno della vi ta adulta di una persona.
I dati panel (detti anche dati longitudinali) combinano le caratteristiche dei dati cross-section e di quelli in serie storica; contengono
informazioni sulle singole enti tà in di versi momenti (ad esempio informazioni su di versi i ndi vidui rela ti vamente a di versi anni). I da ti panel
presenti no alcuni notevoli vantaggi quando si tra tta di effettua re degli s tudi empiri ci in finanza pubblica .

I problemi dell’analisi dei dati: Si consideri l’esempio dell ’offerta di la voro di cui sopra . La nos tra analisi di regressione utilizza va dati
tras versali, per cui al cuni a vevano saggi sala riali al netto d’i mpos ta eleva ti mentre altri erano più bassi.
L’analisi suggeri va che esiste una correlazi one posi ti va fra salari al netto d’i mpos ta e le ore la vora te. Ma va ri cordato che la correlazione non
implica necessariamente un nesso di casualità : potrebbe anche a vveni re che altri fattori influenzino sia i salari al netto d’imposta sia le ore
la vora te, nel qual caso la rela zione osserva ta risul ta distorta .
Probabilmente, per esempio, pers one molto ambi zione hanno salari più eleva ti e la vora no anche più ore. Se cos ì è, la nos tra correlazione
positi va osserva ta fra i saggi salariali al netto d’i mpos ta e le ore di la voro è al meno in pa rte dovuta a quanto le pers one s ono di verse in
termini di ambi zione. Come già rilevato, un modo per a ffronta re il problema della distorsione nell ’analisi dei dati consiste n ell ’includere altre
va riabili indipendenti , che prendono il nome di variabili di controllo.

L’analisi di regressione ci consente di s tima re l ’effetto indi pendente della va riabile che ci i nteressa, tenendo al contempo conto delle varia bili
di controllo. Nell ’esempio dell ’offerta di la voro, si potrebbero includere va riabili come l’età , il reddi to non da la voro e i l sesso, le quali
potrebbero tutte incidere sull ’offerta di la voro ma potrebbero anche essere collega te ai saggi sala riali al netto d’imposta . D’altronde, se per
un moti vo o un altro, veniamo indotti a omettere una va riabile di controllo che è correla ta con i sala ri al netto d’impos ta e influenza l ’offerta
di la voro, otterremo delle s time distorte. La cosa fondamentale è che ques ti s tudi devono essere interpretati con cura , ri con oscendo la
possibilità che fattori es terni possano dis torcere eventuali deduzioni di tipo casuale.

2.4 Gli studi quasi-sperimentali

Gli s tudi sperimentali presentano delle buone ca ra tteristi che in termini di elimina zione delle distorsioni , ma possono risul ta re diffi cili o
impossibili da realizza re. Si ri corre cos ì agli studi quasi-sperimentali (oppure esperimenti naturali) per s tima re rela zioni di tipo casuale, in cui
si osserva no dei dati prodotti fuori da ci rcos tanze sotto controllo del ri cerca tore , ma utili per riprodurre un’assegnazione casuale.

Un esempio chiari fica tore può essere quello condotto dal Dottor Snow, nell’Inghil terra dell’800; il fisico John Snow a rri vò alla conclusione che
il colera era causa to dall’inquinamento delle a cque. A Londra vi erano due società che forni va a cqua alle abita zioni ; una a m onte degli
s ca ri chi fogna ri lungo il Tami gi , l’al tra a valle degli s tesso. Il ca mpione preso ad esame era mis to e “il da to fuori controllo del ri cerca tore ” era
in ques to caso la dis tribuzione d’acqua “potabile”. Infatti , sia ri cchi , sia poveri , a vevano a ccesso all’a cqua forni ta o da u na , o dall’al tra società ;
non vi era dis tinzione di classe nell’approvvigionamento idri co, perciò la va riabile “Z” (maggior ri cchezza), in ques to caso era da es cludere.
Il campione analizza to era mis to, con una randomi zza zione della dis tribuzione dell ’acqua proveniente dalle due società dis tributri ci . L’analisi
a cui si a rri vò es cludeva perci ò al tri fattori , per cui si poté concludere con certezza che il numero sos tanzialmente più ele va to di vi tti me del
colera era nella abi tazioni che ri ceveva no l ’acqua conta minata era dovuto agli sca ri chi fogna ri .

Come condurre uno studio quasi-sperimentale. Il s uccesso di uno s tudio quasi-speri mentale dipende mol to dall’identi fica zione da pa rte del
ri cerca tore di una si tuazione nella quale l’assegnazione al gruppo sperimentale è casuale.
Qui di segui to dis cuteremo al cuni approcci per condurre una valida ri cerca quasi -sperimentale:

 quasi-esperimenti “difference-in-differences”. In questo tipo di analisi viene confronta ta la di fferenza di risul tato di un gruppo
speri mentale, dopo che esso ha ri cevuto il tra tta mento, con la differenza di risul ta to del gruppo di controllo nello s tesso peri odo.
Ques ta tecni ca consente di ottenere risul ta ti non dis torti se si è in grado di assumere che le va ria zioni che si sono veri fi ca te nel gruppo
di controllo, ri flettono quello che sa rebbe a ccaduto al gruppo sperimentale qualora non a vesse ri cevuto il tra ttamento. Va no ta to che
un’analisi difference-in-differences è possibile soltanto se si posseggono dati panel.
 quasi-esperimenti con variabili strumentali. Tal vol ta un ri cerca tore ha il sospetto che l ’assegna zione a un gruppo speri mentale non sia
causale, per cui viene vi olato uno dei requisi ti pe r ottenere una s tima non dis torta .
Un modo per risol vere ques to problema si chiama analisi con variabili strumentali. L’i dea di base è cerca re una terza va riabile che
potrebbe a ver influenza to l ’assegnazione al gruppo speri mentale, ma che di per se stessa non è correla ta con la va riabile di risul ta to.
Es: un problema ti pico della ges tione dei servi zi scolasti ci è quello relati vo alla numerosità delle classi. I sos teni tori dell a riduzione del
numero di allievi per classe sos tengono che essa comporti miglio ri risul tati nei test a cui vengono s ottoposti gli allievi .
Un esperi mento per affronta re questo problema consiste nell ’assegna re in modo casuale gli alunni delle s cuole di un certo gra do di
istruzione a classi di di verse di mensioni e poi misura re le differenze nei risulta ti consegui ti ai test da quelli delle classi più numerose e da
quelli delle classi meno numerose. Come dis cusso prima , un possibile inconveniente di un esperi mento di ques to tipo è che la sua
na tura tempora nea potrebbe influenza re il risulta to;genitori più premurosi potrebbero aiuta re i propri ra gazzi nello s tudio, nella lettura ,
comprensione, a vvanta ggiandoli nella vi ta s colasti ca , a nche se gli s tessi fa cciano o meno pa rte di una classe più o meno numerosa .

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Hoxby ha s viluppa to un quasi-esperi mento per risol vere il problema di questa potenziale dis torsione. La studiosa ha osserva to che vi
sono delle os cillazioni casuali nella distri buzione temporale delle nas ci te in ogni qua rtiere, o sede di s cuola materna , os ci llazioni che
fa nno si che in al cuni anni le classi delle s cuole ma terne siano più numerose rispetto a d altri . Sebbene siano mol ti i fattori che
determinano se un ba mbino frequenta una classe di s cuola ma terna numerosa o poco numerosa , la va ria zione nelle nas ci te da un a nno
all’al tro rappresenta una componente casuale di questo risul ta to.
 Quasi-esperimenti con discontinuità della regressione . Un esempio, sempre nel ca mpo dell ’istruzi one, è quello in cui si vuole a nalizza re
l ’incremento intellettuale dopo la frequenta zione di corsi es ti vi per gli s tudenti . Si creano come sempre due gruppi , uno sperimentale e
uno di controllo ma, visto i limi ti eti ci e legislati vi , non si potranno suddi vi dere gli s tudenti in due gruppi senza una moti va zione
specifi ca ; non si potrà inseri re nel gruppo speri mentale, che segui rà i corsi es ti vi , dei raga zzi mentre in quello di controllo, che non
segui rà i corsi, degli altri . Per ovvia re a ques to problema si potrebbe, per randomi zza re l’esperi mento, inserire gli studenti , nei rispetti vi
gruppi , a s cuola conclusa , in base ai risul tati ottenuti a fi ne anno s colas tico. Mettendo una “soglia” minima (ad es . la media dei voti
inferiore a 8) così da “selezi ona re” gli s tudenti che debbano pa rtecipa re o meno ai corsi e, rientra re nel gruppo spe ri mentale o di
controllo, ha porta to dei risul tati si gni fica ti vi . Gli s tudenti sotto una media scolasti ca dell ’8 che hanno dovuto frequenta re i corsi esti vi
(gruppo speri mentale) hanno a vuto dei miglioramenti rispetto al gruppo di controllo, che di corsi non ne ha vis to l ’uso.

Gli studi basa ti sui quasi-esperimenti vanno alla ri cerca di situazioni che riproducono la randomi zza zione, ma ques ti tenta ti vi non sono così
semplici come per un esperimento randomizza to puro ; i nol tre i quasi-esperimenti possono essere applica ti sol tanto a un numero limi ta to di
ambiti di ri cerca : molte importanti ques tioni di ca rattere economi co sempli cemente non si pres tano agli esperi menti na turali.

Capitolo 3
Gli strumenti dell’analisi normativa

3.1 L’economia del benessere


L'economia del benessere, che prende il nome dal ti tolo di un celebre libro dell'economis ta inglese Arthur Cecil Pigou, “The Economi cs of
Welfa re”, è una disciplina dell'economia che s tudia le ra gioni e le regole di fenomeni sociali al fine di formula re soluzioni tali da tendere ad
una si tuazione di ottimo sociale.

3.1.1 L’economia di puro scambio


L'economia di puro scambio è una economia compos ta da due soggetti economi ci A e B che s cambiano due beni economi ci X e Y.
Ogni soggetto ha in dotazi one una determinata quanti tà di ogni bene economi co. Ad esempio, il soggetto A ha una dotazione di X A quantità
del bene X e di Y A quanti tà del bene Y. Il soggetto B ha una dotazione di X B quanti tà del bene X e di Y B quantità del bene Y. I due soggetti
economici non s vol gono alcuna a tti vi tà di produzione, si tra tta perta nto di soggetti consumatori. Per massimizza re il proprio benessere, sulla
base delle proprie dotazioni a disposizione, ogni s oggetto economi co (consuma tore) deve presenta rsi sul merca to per cedere il bene in
eccesso, per ottenere il bene più sca rso (s cambio). L'economia di puro scambio è una situazione teorica, utili zza ta nell'economia politi ca per
analizza re le condizioni di equilibrio del merca to, prendendo in considerazione sol tanto l 'atti vi tà di s ca mbio degli opera tori economi ci .
Esempio: a nalizzia mo un sistema economico semplificato i n cui ci sono solo due soggetti, due persone che consumano due beni disponibili
in quantità fisse (quantità predefini te a priori ); il problema economi co consiste nell’alloca zione dei due beni tra i due consumatori .
Tutti i risultati ottenuti possono essere estesi a sistemi economici con molti beni e persone.
Bisogna sta bilire le allocazioni iniziali dei due beni da des tina re ai due soggetti presi in considera zione.
Il pri mo strumento di analisi microeconomica è la scatola di Edgeworth, che considera i due soggetti, Adamo ed Eva e i beni ci bo (asse OS-
O’R) e abbi gliamento (asse OR-SO’).La s catola di Edgeworth è uno strumento grafico, utilizzato in un'economia di puro scambio, per
analizzare la distribuzione e lo scambio delle quantità di due beni tra due soggetti economici , le condizioni di equilibrio, e sia per analizzare
l'allocazione dei fattori produttivi ( Capitale, Lavoro ) tra due produzioni di due imprese. Nel primo caso si utilizzano le curve di indifferenza tra
i due beni economici, mentre nel secondo caso si utilizzano le curve di isoquanto tra i due fattori produttivi .

Qualsiasi punto all’i nterno della s ca tola di Edgeworth rappresenta


una qual che allocazione di cibo e abbigliamento tra i due soggetti.
Nella pa rte in basso a sinistra verrà ci rcos cri tta l ’alloca zione dei beni
del soggetto Ada mo e i n al to a destra per il soggetto Eva .
Il punto “V” ra ppresenta il punto di intersezione, il luogo che
determina l ’alloca zione delle due quanti tà di beni consuma te dai
due soggetti.

Supponiamo che ad entra mbi i soggetti sia associa to un insieme di curve di indifferenza, le quali rappresentano sul piano ca rtesiano delle
s cel te di consumo che danno al consuma tore la medesima utilità . Da ti due beni x e y,
le quanti tà di ques ti ul ti mi in grado di forni re la stessa utili tà U=U(qx,qy) s ono
rappresentate sul piano ca rtesiano sotto forma di coordina te (x, y).
L'unione di ques ti punti delinea una curva lungo il quale il livello di utilità è costante.
Ad es ., poniamo il bene "pane" sull'asse delle ordina te e il bene "ca rne" sull'asse delle
as cisse. I due punti A e B sono associati a due combina zioni di fferenti dei due beni,
detti panieri , ed entra mbi res ti tuiscono nella funzione di utili tà il medesimo li vello di
utili tà U A =UB. Essendo due punti in cui il consuma tore beneficia della medesima utili tà,
quest'ul timo è "indifferente" nella s cel ta del pri mo o del secondo.
Per questa ragione la curva prende il nome di curva di indifferenza.

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Possiamo rappresenta re sul piano di verse curve di indifferenza , ognuna associata ad un li vello di utilità di fferente.
Le curve di indifferenza più es terne forniscono un li vello di utilità ma ggiore poi ché consentono il consumo di una maggiore quanti tà dei beni .

Ri tornando al nostro esempio di Adamo ed Eva , con i due beni , cibo ed a bbigliamento, s upponiamo ora che ad entrambi sia associato un
insieme di curve di indi fferenza di forma tradi zionale che rappresentano le proprie preferenze relati ve ai due beni .

Per il soggetto Adamo, A1, A2 e A3 corrispondono le proprie curve di indifferenza e , quindi , ra ppresentano le preferenze del soggetto in
questione rispetto alle allocazioni delle due quanti tà di beni (cibo/alimenti ), mentre all’oppos to troveremo le curve di indi fferenza del
soggetto Eva, E1, E2 e E3.

Per quanto ri gua rda il soggetto Adamo man ma no che le curve


di indifferenza si spostano in al to vers o des tra signi fica che sono
delle curve che aumentano la loro utili tà complessiva in quanto
prevedono una combina zione di beni ma ggiore delle curve di
indi fferenza precedenti . Mentre per il soggetto Eva l ’aumento
del benessere correla to alla curva di indi fferenza si sposta in
basso verso sinistra .

In generale l’utilità di Adamo si accresce man mano che si muove verso l’alto e verso destra e viceversa per Eva, in basso ve rso sinistra.

Supponiamo che venga s cel ta a rbi tra riamente una


dis tribuzione dei due beni .

Per esempio il punto “g” rappresenta l’i ntersezione tra


la curva di indi fferenza “Ag” del soggetto Adamo e la
curva di indifferenza “Eg” del soggetto Eva .
E’ possibile allora una redis tribuzione tra i due beni tale
che Adamo migliori la propria condi zione mentre Eva
non peggiori la sua? Ci oè il soggetto Adamo può
mi gliora re la distribuzi one dell ’utilità dell ’alloca zione
dei suoi beni senza che dall’al tra pa rte il soggetto Eva
peggiori la sua situazione? La risposta è afferma ti va .

Ci possiamo spos ta re dal punto “g” al punto “h” dove Adamo accresce il proprio benessere, perché per lui la curva di indifferenza “Ah”
rappresenta un livello di superiorità rispetto ad “Ag”, mentre nel punto “h” Eva non peggiora la propria condi zione perché si trova nella sua
curva di indifferenza origina ria “Eg”.
La nuova curva “Ah” ha sempre un punto di intersezione nella curva ori gina ria del s oggetto Eva .
Sia il punto ”g” che il punto” h” sono due punti di intersezione. Se non fossero s tati due punti di intersezione questo signi fi ca che mi gliora la
condi zione di un soggetto ma peggiora quella dell ’altro. Ma la condizione del soggetto Adamo può migliora re ul teriormente senza peggiorare
la si tuazi one origi naria del soggetto Eva?.
Il soggetto Adamo può migliora re la sua condi zione spos tandosi su curve di i ndifferenza sempre più alte purché intersecano la curva “Eg”.
Dall ’analisi gra fi ca si può continuare fino al punto “p”, perché fino al punto ”p” permane l ’intersezione tra la curva di indifferenza ori ginaria
del soggetto Eva e la nuova curva di indifferenza del soggetto Adamo, che corrisponde alla curva “Ap”, una curva che contiene un’alloca zione
ma ggiore di beni che si traduce in una ma ggiore s oddisfa zione di benessere da pa rte del soggetto Adamo.

Da quel punto l ’uni co modo per porre Adamo su una nuova curva di indifferenza più elevata di “Ap” comporterebbe mettere Eva su una
curva di indifferenza inferiore. Signi fi ca che se da “Ap” volessimo aumenta re e anda re a trova re un’ipoteti ca curva di indifferenza più alta , per
ipotesi una curva ”c”, più in alto a des tra , signifi cherebbe che l’utilità del soggetto Ada mo continua a cres cere ma i n questo caso deve
decrescere l ’utili tà del soggetto Eva .

E’ vincolante quindi che ci sia un punto di intersezione tra la curva di indi fferenza ori gina ria e la curva di indifferenza del s oggetto Adamo.

Un’allocazione come quella nel punto “p”, i n cui l’uni ca possibilità per mi gliora re la condizione di un indi vi duo consiste nel peggiora re quella
dell ’altro, viene definita Pareto efficiente.
Dal punto “g” e dal punto “h” si poteva mi gliorare la condizione del soggetto Adamo senza peggiora re la condi zione del soggetto Eva ; nel
punto “p” si può mi gliora re la condizione del soggetto Adamo ma solo a discapi to, di fa r peggiora re la condi zione, del soggetto Eva .
Quindi i punti “g” e “h” sono punti di potenziale miglioramento i n termini di effi cienza pa retiana, mentre il punto “p” stabilisce un limite
nel termine di efficienza paretiana.

L’efficienza paretiana è il cri teri o più diffuso per valuta re quanto sia desiderabile un’alloca zione delle risorse.

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Un’allocazione non è pa reto effi ciente se comporta degli sprechi, mentre lo è se è possibile migliora re la condizione di un indi viduo senza
peggiora re quella di nessun altro.

Un concetto analogo a quello di effi cienza pa retiana è quello di miglioramento paretiano, che è una rialloca zione delle risorse che migliora la
condi zione di un indi viduo senza peggi ora re quella dell ’altro.

Spostandosi dal punto “g” ad “h” e dal punto”h” a “p” c’è un continuo miglioramento paretiano i n termini di effi cienza .

Il punto “p” non rappresenta l ’uni ca allocazione pa reto effi ciente che si sa rebbe potuta ottenere pa rtendo dal punto “g” perché ci possono
essere delle ci rcos tanze in cui si possono indi vidua re una serie di punti pareto effi cienti, ma questo dipende sempre dalla s cel ta del punto
ini ziale, da dove viene determina ta la prima allocazi one, da quel punto poi si può s tabili re quello che è il miglioramento paretiano per
ra ggiungere il punto di massimo equilibrio.
Come migliorare la condizione di Eva senza peggiorare quella di Adamo.

Eva deve spos tarsi su curve di indifferenza si tua te più in basso, a


condi zione che l’alloca zione rimanga su “g”.
Il nuovo punto di intersezione con la curva di indi fferenza “Ag” è
“p1”. La condizione di Eva è migliora ta senza fa r peggiora re la
condi zione del soggetto Adamo.
Seguendo questo procedimento si indi vidua un punto ”p1” in cui
l ’uni co modo per migliora re il benessere di Eva consiste nel fa r
spos ta re Adamo su una curva di indifferenza inferi ore, quindi per
defini zione “p1” è una locazione pareto efficiente.

Si può migliora re ancora la si tua zione di Eva , ma a quel punto non sa rebbe una locazi one pa reto effi ciente, perché passando ad una curva di
indi fferenza più bassa signifi cherebbe ridurre l ’altro soggetto ad una curva di indifferenza inferiore, quindi non lascerebbe il medesimo li vello
di utilità al soggetto che stiamo considerando.

Fi nora abbiamo considerato spos tamenti che mi gliorano la condi zione di un indi viduo lasciando l ’al tra pers ona allo stesso li vello di utili tà.
Si può veri fica re anche una si tua zione in cui pa rtendo sempre dall’allocazione “g” si crea una condizione pareto efficiente globale.
Cioè si gni fica che si trova un punto di intersezione i n cui migliora simultaneamente sia la condizione di effi cienza del soggetto Ada mo sia la
condi zione di effi cienza del soggetto Eva .

Se ci spos tiamo dal punto “g” al punto “p2”, s ignifi ca che per
quanto ri gua rda la situazione del soggetto Adamo ci si trova a
passare dalla curva di indifferenza “Ag” alla curva di
indi fferenza “Ap2”, qui ndi signifi ca che Adamo migliora la
propria alloca zione in termini di benessere e di utili tà ; anche
per Eva ci si sposta dalla curva di indi fferenza “Eg” alla curva
di indi fferenza “Ep2” e quindi si trova un simul taneo equilibrio
che crea una condizione di migliora mento per entra mbi .
Il punto p2 è pareto efficiente; i n p2 è i mpossibile a ccres cere
il benessere di una persona senza ri durre quello dell ’altro.
Se si cerca un punto più al to per il soggetto Ada mo o per Eva , na tural mente ques to punto non viene pi ù definito come un punto pa reto
effi ciente, ma viene s tabilito come un punto inefficiente, i n quanto migliora la condizione di un soggetto ma non ri mane inva ria ta la
condi zione dell’al tro soggetto.

L’allocazione origi naria qui è il punto ”k” con il quale si possono


trova re dei punti di equilibrio “p3” e “p4”. Si può ripetere il
procedi mento per trova re allocazioni pa reto effi ciente da
qualsiasi altro punto.

Mentre precedentemente siamo pa rti ti dal punto “g” per poi


trova re l ’allocazione pa reto effi ciente, qui pa rtiamo dal punto
“k” da dove possiamo trova re due punti di equilibrio, di pareto
efficienza che corrispondono ai punti “p3” e “p4”, che si
di fferenziano da “p1” e ”p2” anche in termini di equi tà.

Eva trae maggiore benefi cio da un’alloca zione pa reto effi ciente in “p1” e “p2” rispetto a “p”3 e ”p4” perché rispetti va mente in “p1” e “p2” le
curve di indifferenza di Eva sono più spos ta te in basso vers o sinis tra , a umenta ndo la quanti tà di beni che può consuma re in ri ferimento a
quelle curve di indifferenza .

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L’aggregazione e l ’intersezione simul tanea di ques te curve di
indi fferenza porta alla cos truzione di quella che è la s catola di
Edgeworth e di quello che viene defini to il sentiero o la curva dei
contratti. Ques to procedimento porta ad indi vidua re una serie di
punti pareto efficienti all’interno della scatola di Edgeworth; il
luogo i n cui si si tuano tutti ques ti punti viene defi nita la curva
dei contratti ed è indi ca ta con la curva “mm” che passa per tutte
le intersezioni delle rispetti ve curve di indifferenza dei due
soggetti e quindi per tutti i punti di efficienza.

Per essere pareto efficiente un’allocazione deve essere rappresenta dal punto in cui le curve di indifferenza dei sue soggetti si toccano
appena. In termini ma tema ti ci si gnifi ca che le due curve di indi fferenza sono tra di loro tangenti, ci oè hanno la stessa pendenza. Cioè c’è
un’uguaglianza tra i sa ggi ma rginali (quantità di bene a cui si è dispos ti a rinuncia re per ottenere una unità a ggiunti va di un al tro bene
ma ntenendo cos tante l 'utili tà) di sos ti tuzione rispetti va mente del soggetto Adamo e del soggetto Eva .

Ques ti punti pareto efficienti s ono solamente i punti i n cui le curve di indifferenza s ono tra loro tangenti.
Nel momento in cui non dovesse esserci ques to reciproco punto di conta tto si determinerebbe un punto inefficiente.

In economia il valore assoluto della pendenza della curva di indifferenza i ndi ca il rapporto al quale l’i ndi viduo è disposto a s cambia re un
bene per una quanti tà di a ggiunti va dell’al tro , ed è detto saggio marginale di sostituzione tra i due beni .
In al tri termini la pendenza della curva di indifferenza mos tra il saggio marginale di s ostituzione, perché indica il saggio al quale l’individuo
sarebbe disposto a sostituire il cibo per un’unità di vestiario aggiuntiva. La pendenza è negativa perché all ’aumento di un’uni tà del bene cibo
il consumatore è disposto a rinunciare ad una quantità dell ’altro bene.
Sa ggio ma rginale, perché è una quanti tà che s ta al ma rgine, una quanti tà a ggiunti va .
L’efficienza paretiana richiede l’uguaglianza dei due saggi marginali di sostituzione (Ma rginal Rate of Substitution – MRS).
Quindi il saggio marginale di sostituzione del s oggetto Adamo deve essere uguale al saggio marginale di sostituzione del sogg etto Eva, e
solamente nel punto di tangenza delle curve di indi fferenza in cui si ha la stessa pendenza si ha ques ta corrispondenza tra i sa ggi :
MRS caAdamo = MRS caEva (3.1)
MRS caAda mo è il saggi o ma rginale di sos ti tuzione tra cibo (c) e capi di abbi gliamento (a) per Ada mo; altrettanto con MRS caEva per Eva .

3.1.2 La produzione
Frontiera delle possibilità produttive. Nel mercato del consumo analizza to, le
quantità erano fisse. Ora a nalizziamo il mercato della produzione. Dai due
equilibri si può trova re un punto di equilibrio economico generale, un punto di
equilibrio pareto efficiente che ri gua rda sia il mercato del consum o sia il
mercato della produzione.
Analizziamo cosa a ccade nell’ipote ti co sistema quando gli i nput produttivi
possono essere spos ta ti dalla produzione di generi alimenta ri a quelli di
abbi gliamento. Fin tanto che i fa ttori produtti vi vengono usa ti in modo
effi ciente, se si producono più generi alimenta ri la produzione di abbigliamento
deve necessariamente di minui re o vi ceversa .

Per quanto riguarda il merca to del consumo deve esserci un saggio ma rginale di sosti tuzione che all’aumenta re del consumo di un bene si
determina la riduzione di segno oppos to del bene complementa re.
Anche per quanto ri gua rda le di verse combi nazioni produttive possiamo a nalizzare sempre una curva che ha una pendenza negativa
misura ta dal saggio marginale di trasformazione.

Se vogliamo aumenta re la quanti tà di cibo annuo, e quindi sposta rci da ”x” a “z” per a vere una quanti tà di cibo che corrisponde al valore
sull ’asse delle as cisse “OC”, signifi ca che dall’al tra pa rte siamo vincola ti alla riduzione dei cos ti (fa ttori produtti vi ) per produrre ca pi di
abbi gliamento. Si ha uno sposta mento dal punto “w” al punto ”y”.

Il pri mo punto di allocazione corrispondeva al punto ”wx” e il nuovo punto con l ’aumento del cibo e la corrispetti va diminuzi one dei capi di
abbi gliamento corrisponde al punto di conta tto tra ”z” e “y”.; possiamo defini rla Frontiera delle possibilità produttive, che rappresenta la
quantità massima di capi di abbigliamento che si possono produrre in corrispondenza di qualsiasi quantità di cibo o naturalmente viceversa.

Il rapporto tra la dis tanza “wy” e quella “xz” è detto saggio marginale di trasformazione perché indica il rapporto al quale il sistema
economico può trasformare il cibo in abbigliamento e viceversa. Tras forma re si gnifi ca ri durre la quantità di cibo o ridurre la quanti tà di
ves tia rio, cioè dei fa ttori produtti vi impiega ti nel processo produtti vo per a umenta re la quanti tà dell ’altro bene ; quindi si ha una
trasforma zione tecni ca dei fa ttori produtti vi impiega ti che determina no una nuova combinazione di beni prodotto sul merca to.

Il saggio marginale di sostituzione misura il valore assoluto della pendenza di una curva di indi fferenza , il rapporto al quale l ’indi vi duo è
dispos to a sca mbia re un bene per una quanti tà a ggiunti va dell’al tro bene ( Ma rginal Ra te of Substitution – MRS).

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Il saggio marginale di trasformazione (Ma rginal Ra te of Transorma tion, MRTca (cibo/abbi gliamento) misura la frontie ra della possibilità
produtti va ; è come il saggio ma rginale di sosti tuzione nei consumi ma , ri ferito, alla produzi one.
La nos tra analisi rigua rda sia la pendenza della curva di indi fferenza misura ta dal saggio ma rgi nale di sos ti tuzione sia la p endenza della
frontiera delle possibilità produtti ve misura ta dal saggio ma rginale di trasforma zione; le pendenze nei consumi e nella produzione.
Si può anche esprimere il saggio marginale di trasforma zione tecnica in termini di cos to ma rginale: il costo aggiunti vo di pr oduzione di una o
più uni tà di output. In questo caso la distanza tra “w - y” ra ppresenta il cos to addizionale della produzione di generi alimentari ( MCc );
mentre dall’al tra pa rte la dista nza “x – z” è il cos to a ggi unti vo da sos tenere per produrre a bbigliamento ( MCa ).
Per defini zione, il valore assoluto della pendenza della frontiera delle possibilità produttive è da to dalla distanza “wy” di visa per “zx”, ossia
da MCc / MCa. ,s empre per defi nizione, la pendenza della frontiera elle possibilità produtti ve è il saggio ma rginale di trasforma zione.
Abbiamo quindi di mos tra to che : MRTca = MCc / MCa (3.2)

Condizioni di efficienza in presenza di produzione variabile. Prendiamo in considerazi one contemporaneamente il merca to del consumo e il
merca to della produzione. Quando la quanti tà di cibo e di abbi gliamento è va riabile, la condizione dell’efficienza paretiana (MRS caAdamo =
MRS caEva - 3.1) deve essere estesa per di venta re in ques to modo: MRTca = MRS caAdamo = MRS caEva (3.3)

L’uguaglianza tra MRTca e il MRS ca è una condizione necessaria per l’efficienza paretiana.

Il tasso al quale si possono trasformare uni tà di cibo in abbi gliamento MRTca deve essere pa ri a quello al quale i consuma tori sono dispos ti a
s cambia re cibo per capi di abbigliamento.
Si possono quindi reinterpreta re le condi zioni di efficienza pa retiana in termini di cos to ma rginale.
MRT = MCc / MCa = MRS caAdamo = MRScaEva (3.4)

3.2 Primo teorema fondamentale dell’economia del benessere


Defini te le condi zioni necessarie per l ’effi cienza pa retiana si stabilisce se un sistema economi co può ra ggiungere ques ta all ocazi one di risorse.
La rispos ta dipende dalle assunzioni sull ’opera re degli a genti economi ci , consumatori e produttori .
Il merca to da solo è in grado di ga ranti re l ’effi cienza pa retiana o c’è bisogno di un intervento pubblico che regoli la conduzi one di
produzione, consumo e s cambio tra i va ri s oggetti?
L’analisi successi va è quella di analizza re se oltre il cri terio di effi cienza pa retiana ci siano altri cri teri che debbano essere persegu i ti dal
merca to o tanto meno dall’intervento pubblico.
Il primo teorema fondamentale dell’economia del benessere prende riferi mento dai pos tula ti del merca to di concorrenza perfetta.
Il merca to di concorrenza perfetta è un mercato ideale, dove vengono pos tula te delle condizioni che sono rappresenta ti ve solamente
teori ca mente ma che in realtà , nella pra gma ti ci tà dei merca ti non sempre ques te condi zioni sussistono, soprattutto contemporaneamente.

 omogeneità del prodotto: ci sono una serie di opera tori e una serie di consumatori che producono e consumano delle uni tà di prodotto,
che sono completamente omogenee l’una con l ’altro (il prodotto ha le medesime ca ratteris ti che indipendentemente da chi l o produce);
 impossibilità di influire sul livello dei prezzi: i produttori non possono incidere sul prezzo , a ttra verso l ’abbassamento dei costi di
produzione e i consuma tori non possono inci dere sul prezzo in base al lotto economico d’acquis to, ci oè non ci sono operatori sul
mercato tali da poter influenzare l’andamento delle proprie curve dei costi, e quindi si crea un prezzo che è sempre uguale al costo
marginale; non ci può essere mai un prezzo s uperiore al costo marginale, i n quanto si andrebbe a fini re i n una forma di merca to
di versa . Si pa rlerebbe al tri menti di fallimento del mercato, i n quanto potrebbe tra tta rsi di concorrenza monopolisti ca od oligopolis tica .
Tanto meno, dall ’altra pa rte , ol tre ai produttori , anche i consumatori non possono influi re a ttra verso le proprie decisioni di consumo sul
li vello generale dei prezzi . Infa tti , non a caso, si dice che le imprese come i consumatori sono price takers e non pri ce makers ; prendono
il prezzo ma non possono manipolarlo a proprio pia cimento;
 esiste un mercato per tutti i beni (non è sempre così).
 simmetria informativa: tutti gli opera tori economi ci e i consumatori presenti nel merca to sono i n grado di utilizza re le s tesse ri sorse in
termini di conos cenza e informa zione sul merca to e sui consumatori ; general mente nei merca ti non sussiste la simmetria informa ti va ,
bensì l’asimmetria, i n qua nto ci sono degli opera tori che hanno delle conos cenze che possono deri va re dalla consapevolezza degli s tudi
del comporta mento di a cquisto da pa rte del consuma tore, lo s viluppo che ca ra tteri zza un determina to prodotto , a rrecando un
vanta ggio competiti vo all’operatore che detiene un maggior li vello di informazione rispetto a gli al tri ope ra tori preesistenti nel merca to;
 un’altra condizione è quella delle esternalità, i n quanto il merca to generalmente non è i n grado di val uta re autonomamente gli effetti
sui cos ti ma rginali sociali , cioè si tende sempre a rappresenta re dei cos ti ma rginali pri va ti , che quindi vengono moni tora ti e contabilizzati
all’interno di una determina ta economia.
Il caso classico è quello dell’inquinamento. Un determina to imprenditore può contabilizza re il cos to ma rgi nale pri va to a ttra verso
un’analisi dei costi ed al tri documenti ma , di ffi cilmente , può contabilizza re il costo ma rginale che si crea a li vello sociale, che
indi retta mente rappresenta un costo che deve sopporta re la colletti vi tà.
E’ perci ò necessario l ’intervento di un opera tore pubbli co che possa equa mente dis tribui re il cos to ma rginale sociale tra i di versi
opera tori che inquinano.

Il prim o teorema dell’economia del benessere stabilisce che le risorse vengono alloca te in maniera Pareto efficiente; un’economia
concorrenziale alloca “automa ti camente” le risorse in modo effi ciente, senza un intervento es terno (teoria che ri corda la “mano invisibile” di
Ada m Smi th – il merca to da solo è in grado di autoregolarsi e le funzioni dell’opera tore pubblico dovrebbero essere solo quelle che
ga ra ntiscono i servi zi essenziali, in termini di ordine pubblico, difesa es terna e giusti zia ; funzioni propedeuti che per fa r funziona re il mercato

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in modo effi ciente). Da un certo punto di vista, il primo teorema fondamentale non è altro che un’enunciazione formale di un fatto noto
da tempo: quando si tratta di fornire beni e servizi, i sistemi basati sulla libertà d’impresa sono estremamente efficienti.
L’aspetto essenziale della concorrenza è che tutti gli indi vidui considerano i prezzi come dati perché ogni consuma tore (e produttore)
consuma (e produce) una quanti tà cos ì pi ccola rispetto al merca to che le sue a zioni da sole non possono modifi ca re i prezzi .
Nel nostro esempio, questo si gnifi ca che Adamo ed Eva pa gano lo stesso prezzo per i ci bo ( Pc) e l ’abbi gliamento (Pa).
Entra mbi i soggetti non possono influenza re le loro s cel te, non hanno potere vincolante su ques ti beni. Per loro i due beni hanno il
medesimo livello di prezzi.
La condizione necessa ria perché Adamo massimizzi la sua utilità è la seguente: MRS caAdamo = Pc/Pa (3.5)
Analogamente, affinché Eva massimizzi la sua utilità dovrà essere soddisfa tta la seguente condi zione: MRS caEva = Pc/Pa (3.6)
Insieme, le equa zioni (3.5) e (3.6) impli cano che: MRS caAdamo = MRS caEva (3.6)
Questa è identica all’Equazione 3.1 (vis ta nelle pagine precedenti), una delle condizioni necessarie per l’efficienza paretiana .
Dall ’altra pa rte per indi vi dua re l’alloca zione pa reto effi ciente a livello globale dobbiamo prendere in considerazione anche il lato della
produzione.
Un risul ta to fondamentale della teoria economi ca è che un’i mpresa concorrenziale che massimizza i profi tti produce output fin o al punto in
cui si eguagliano prezzo e costo marginale.
Nel nos tro esempio, questo si gnifi ca che Pa = MCa e Pc = MCc cioè che: MCc/ MCa = P c/ Pa (3.7)
Si ri cordi però che il rapporto tra i cos ti ma rginali dei due beni MCc/MCa non è altro che il saggio ma rginale di tras formazione tecni ca.
Pertanto possiamo riscri vere l’equazi one 3.7 come segue: MRTca = Pc/Pa

Prendendo ora i n esame le ul time equazioni (3.5-3.6-3.8) e osservia mo che Pc/Pa (rapporto tra i prezzi relati vi ) compa re al secondo membro
in tutte e tre, ci ò i mpli ca che MRScaAdamo = MRS caEva = MRTca che è appunto la condizione necessaria per l’efficienza pa retiana .

Quindi, se c’è concorrenza e tutti i consumatori hanno come obiettivo la massimizzazione dell’utilità ed i produttori quella del profitto, si
ottiene un’allocazione efficiente delle risorse.

Infine, possiamo sfrutta re l’Equazione (3.4) - MCc / MCa = MRS caAdamo = MRS caEva - per esprimere le condizioni per l ’effi cienza pa retiana in
termini di cos to ma rginale. Basta sos titui re l ’Equazione (3.5 - MRScaAdamo = Pc/Pa ) o (3.6 - MRScaAdamo = MRS caEva ) nella (3.4 - MCc /
MCa = MRS caAdamo = MRS caEva ) per a vere: MCa/ MCc = Pc/Pa (3.9)

Il costo marginale di un bene è il costo aggiuntiv o che la collettività deve sostenere per produrlo.
In base all’ul ti ma equa zione l ’efficienza i mpli ca che il costo a ggiunti vo di ogni bene sia equi valente al suo prezzo; se così non fosse signi fica
che un prezzo superi ore ad un cos to ma rginale o un cos to ma rginale superiore al prezzo, da una parte si produce in perdi ta, q uindi non c’è la
convenienza di rimanere opera ti vi nel merca to di ri feri mento, dall’al tra pa rte si a rri verebbe a d un fallimento del merca to perché ci sa rebbe
un prezzo maggiore rispetto a quello applica to dagli altri opera tori , quindi non si è più nel merca to di pri ce ta kers , ma in un merca to di price
ma kers , in quanto si ha la possibilità di influenza re il li vello dei prezzi .

3.3 Il ruolo dell’equità e il secondo teorema fondamentale dell’economia del benessere


Fi nora abbiamo ipotizza to quelli che sono i pos tula ti di un merca to di concorrenza perfetta ma il criterio pareto efficiente può avere alcune;
è vero che un’allocazione può essere pareto efficiente, ma non necessariamente questa condizione, pareto efficiente, garantisce anche
un’equità delle risorse e, quindi un’equità della ricchezza in termini di benessere all’interno di una determinata collettività.

Se i merca ti concorrenziali funzionano adegua tamente e allocano le risorse i n modo effi ciente , a utonomo e indi pendente , quale ruolo deve
s vol gere lo Sta to? Teori camente l ’intervento dell ’opera tore pubblico dovrebbe essere solo quello di ga ranti re delle condizione propedeuti che
al funzionamento del merca to s tesso e, in ques to caso, tutelare i diritti di proprietà, l a concorrenza, l’ordine pubblico, l ’a mministra zione
della gius tizia e un sis tema di difesa nazionale. Ma la si tua zione è general mente più complessa.
Non si deve valuta re solo il risul tato dell’efficienza pa retiana, ma è anche i mporta nte comprenderne le ra gioni attra verso le quali si ra ggiunge
questo punto di equilibri o. Per comprenderne il moti vo, ri torniamo al modello sempli fica to in cui la quanti tà totale di cias cun bene è fissa.

Esaminiamo la fi gura a fianco, che riproduce la curva dei contra tti


“mm”. Confrontia mo le due allocazioni “p5” (nell’angolo i n basso a
sinistra della s catola) e “q” (situa ta vi cino al centro). Poi ché “p5” è
situa ta sulla curva dei contra tti , per definizione è Pa reto effi ciente.
Al contra rio, “q” è ineffi ciente. Ne consegue che l ’alloca zione “p5”
è mi gliore? La rispos ta dipende da cosa si intende per “mi gliore”. Se
la colletti vi tà preferis ce una distribuzi one rela ti va mente eguali taria
(i n corrispondenza dell’allocazione “q”, i nfa tti , le quanti tà dei due
beni alloca te ai due indi vidui s ono pressoché uguali. Si pa rla quindi
di dis tribuzione “egualita ria”) delle risorse, “q” può essere preferi ta
a “p5”, anche se non è Pa reto effi ciente.

La curva dei contratti s tabilisce impli ci tamente una relazione tra la massima utilità che Adamo può ottenere per ogni livello di utilità di Eva.

10
Possiamo prendere come punto di ri ferimento la Frontiera delle utilità
possibili.

Nella figura a fianco, l ’utilità di Eva viene indi ca ta sull’asse orizzontale, quella di
Ada mo sull ’asse verti cale. La curva “UU” è la frontiera delle utilità possibili,
deri va ta dalla curva dei contra tti, la quale indi ca l ’utilità massima di un
indi vi duo da to il li vello di utilità dell’al tra persona . Il punto “p5” corrisponde al
punto s ulla curva dei contra tti della fi gura precedente. In p5 l ’utili tà di Eva è
rela ti vamente alta rispetto a quella di Adamo.

Il punto “p3”, corrisponde a al punto “p3” visto nel grafi co precedente, ed è l’esa tto opposto di quanto detto per il punto “p5”. Il punto “q”
corrisponde al punto “q” del gra fi co vis to poco più sopra ; poi ché “q” non si trova sulla curva dei contra tti, “q” deve essere si tua to all’interno
della frontiera delle utilità possibili.
Tutti i punti sulla frontiera delle utili tà possibili o al di sotto sono raggiungibili per la colletti vi tà ; tutti quelli al di sopra non lo sono.
Per defini zione, tutti i punti sulla curva “UU” sono Parete efficienti, ma rappresentano distribuzioni delle risorse e , quindi delle utilità , di
Ada mo ed Eva molto di verse. Qual è l ’allocazione migliore? O meglio, quale tra i punti della UU ra ppresenta l’alloca zione mi gliore? Di soli to si
risponde a ques to interroga ti vo pos tulando l’esis tenza di una funzione del benessere sociale, che rappresenta le preferenze della società
sulla dis tribuzione delle utilità tra Adamo ed Eva .

Dal punto di vista algebri co, il benessere sociale è una funzione delle utilità dei diversi individui presenti in quel mercato :

W = F (U(Adamo) ,U(Eva))  W = Welfare (benessere sociale) - U = Utilità

Supponiamo che il benessere sociale aumenti quando aumentano U(Adamo) o U(Eva ), i n al tri termini che la società mi gliora la sua
condi zione quando la mi gliora uno qualsiasi dei suoi membri.
Si osservi che non abbiamo detto alcunché ri gua rdo al modo in cui la colletti vi tà espri me ques te preferenze. Se i membri della colletti vi tà non
fossero in grado di mettersi d’a ccordo sull ’importanza relati va da assegna re all ’utilità di cias cun indi viduo, non è possibil e indi vidua re al cuna
funzione del benessere sociale. Per il momento, supponiamo però che ques ta funzione esista .
Dalla funzione di benessere sociale si ottiene una serie di curve di indifferenza sociale relati ve alle alternati ve di alloca zione di utilità
indi vi duali.

Consideriamo le utili tà dei due soggetti correlate a d una determinata


curva di indi fferenza sociale che ha una pendenza nega ti va . Se l’utilità di
Eva diminuisce , il li vello di benessere sociale può ri manere i nva riato solo
a condi zione che aumenti l’utilità di Adamo. All ’aumenta re o al diminui re
del bene ci deve essere una va riazione di segno oppos to dell ’altro bene
per fa r ri manere indifferente il soggetto rispetto ad una di versa
combina zione di beni .
Solamente che in ques to caso invece di trova re una di versa combi nazione
di beni disposta su una curva di indifferenza dobbiamo analizza re in
termini di utilità.

Quindi se diminuis ce il li vello di benessere di un soggetto per fa r s ì che la somma del beness ere complessivo rimanga inva ria ta deve
necessa riamente aumentare l’utilità dell’altro soggetto. Inol tre il benessere sociale cres ce man mano che ci si sposta in al to vers o destra .
Ques to perché a pa ri tà di al tre condizioni l ’aumento dell ’utilità di un qualsiasi indi viduo aumenta anche il benessere sociale.
Nella fi gura che segue, le curve di indi fferenza sociale sono sta te sovrappos te alla frontiera delle utilità possibili.

Si individuano tre punti “i ”, “ii”, “iii ”. Il primo punto “i” della curva di
indi fferenza sociale interseca la frontiera delle utilità possibili in al to,
rappresenta un’allocazione meno desidera bile rispetto al secondo punto
“ii”, poi ché ques to punto si trova su una curva di indi fferenza di
benessere sociale più al ta rispetto alla precedente . E’ un benessere
ma ggiore nella sua complessità per la società, ed è in una condizi one più
equa, perché è disposto al centro della frontiera delle utili tà possibili.
In ulti ma a nalisi il punto“iii”s embra il punto migliore: a) è situa to sulla
curva di benessere sociale più al ta e, nel complesso, c’è un maggiore
benessere in termini colletti vi ;b)è un punto maggiormente equo rispetto
agli altri ;c) essendo l’uni co punto che interseca la frontiera delle utilità
possibili è anche un punto pareto effi ciente.
Dovrebbe essere l’allocazione maggiormente perseguita dal sistema in generale.

11
In base al primo teorema fondamentale dell’economia del benessere, i n un sistema economico concorrenziale, l’equilibrio pareto efficiente
è sempre un equilibrio che si trova in un punto allocato sulla frontiera delle utilità possibili, tuttavia nonostante questa condizione non c’è
motivo di ritenere che tale allocazione sia anche quella che massimizza il sistema sociale .
Anche quando il sistema economico determina un’allocazione delle risorse Pareto efficiente può essere necessario un intervento pubblico
per ottenere una redistribuzione equa delle risorse.

In realtà ci possono essere delle alloca zioni che non ga rantiscono l ’allocazione pa reto effi ciente ma che siano più desiderate dalla società in
quanto ga rantis ce una redistribuzione più equa delle ris orse.

In base al secondo postulato dell’economia del benessere la colletti vi tà può ra ggiungere qualsiasi alloca zione effi ciente in senso pa retiano a
condi zione che: a) l ’allocazione delle dotazioni ini ziali sia quella ri tenuta preferi bile e b) che gli agenti siano lascianti liberi di contra ttare
come se fossero nella s catola di Edgeworth.
A ques to punto l ’intervento dello Sta to deve essere mi ra to in alcune pa rti speci fi che dell’intervento s tesso.
Se lo Stato ridistri buisce il reddi to e lascia opera re il merca to concorrenziale, le alloca zioni raggiunte autonomamente dall a colletti vi tà s tanno
sulla curva delle utili tà possibili. L’intervento dello Stato deve esser specifi co, non intensi vo.
In al cuni casi l’a zione del merca to ra ggiunge dei punti ineffi cienti , in cui vengono defini ti i fallimenti del mercato.

3.4 I fallimenti del mercato


I fallimenti del merca to e la ridistri buzione del reddi to sono le ra gioni dell ’intervento pubbli co indi vi dua te dall’economia del benessere; il
fallimento del merca to può dipendere da determina te ci rcos tanze:

 il potere di merca to (gli opera tori sono dei pri ce makers e non pri ce takers );
 l ’assenza di merca ti (se per un determinato bene non esiste un merca to non ci possiamo aspetta re che il merca to assicuri una sua
allocazione; esempio lo è il merca to delle assicura zioni sulla perdi ta del la voro);
 informazione asimmetri ca tra i soggetti che pa rtecipano alla competi ti vi tà del merca to (al cuni soggetti hanno più informa zione di altri );
 es ternalità nega ti ve, in quanto comporta no un cos to ma rginale pri va to inferiore rispetto al cos to ma rginale sociale ; strettamente
connesso alle es ternalità è il caso del bene pubblico; bene il cui consumo è non rivale e non escludibile.
La non rivalità signi fi ca che il consumo di un bene da pa rte di un indi vi duo non i mpedis ce a qualsiasi al tro di usufrui rne. Un bene si di ce
non escludibile quando l ’esclusione di uno o più indi vidui dal consumo è o troppo cos tosa o tecni camente impossibile.
L’esempio classico di bene pubblico è il fa ro: quando è a cceso, tutte le na vi nelle vi cinanze ne tra ggono vanta ggio, ma il fa tto che una
persona si a vvalga dei servi zi offerti dal fa ro non impedisce agli altri di fa re altrettanto contemporaneamente.
Ugualmente non è possibile escludere una o più na vi dall’uso del faro.
I beni pubblici s ono quei beni che non sa rebbero prodotti dal merca to se non ci fosse l ’intervento di un opera tore pubbli co.
Sono quei beni che si riferis cono ai c.d. comportamenti di free riding, cioè quei soggetti che ne usufruis cono ma non hanno né la volontà
né la possibilità di poterlo produrre in quanto pensano che ques to cos to possa essere relegato a danno degli altri ma , se questo ci clo
vi zioso continua all’infini to, signi fi ca che se tutti i soggetti reputano che la produzione di questo bene pubbli co sia affidabile ad un terzo
opera tore, nessuno si preoccuperebbe di produrl o. Quindi verrebbe meno sia la produzione del bene che la funzione stessa.
Lo Stato però fornis ce spesso dei beni meritori, “beni ” che vengono forniti indipendentemente dalla ri chies ta della società .

Il surplus del consumatore e del produttore. Il surplus (o rendi ta) del consuma tore è la differenza posi ti va fra il prezzo che un indi viduo è
dispos to a paga re per ri cevere un determina to bene o servi zio e il prezzo di merca to dello s tesso bene. Il massimo che un consuma tore è
dispos to a paga re viene detto "prezzo di riserva ". Ad esempio: se un indi vi duo è dispos to a paga re 100€ per un determinato bene, ma ottiene
infine l o s tesso bene a 70€, a vrà un surplus (totalmente psicologi co) di 30€.
Con riferi mento all'intero merca to, per es tensione, si chiama surplus del consuma tore la somma totale dei surplus indi viduali .
In generale, la domanda di un bene di minuis ce all'aumenta re del prezzo La curva di doma nda ha quindi un anda mento decres cente.
Il surplus del produttore o sovrappiù del produttore è la di fferenza positi va tra il prezzo di un da to bene pa gato al produttore ed il prezzo
che il produttore sa rebbe s tato dispos to ad a ccetta re per quanti tà inferiori di quel bene.

4.1 I beni pubblici


Le ca ra tteristi che e le condi zioni affinché possa sussistere un bene pubblico puro s ono: non rivalità ed non escludibilità. La difesa nazionale
è un bene pubblico puro.
Non importa il numero di soggetti che usufruis cono contemporaneamente del bene pubblico , considera to che ques to non a rreca danno
all’eroga zione del servi zio (Autos trada , difesa na zionale). Nel bene pubbli co puro c’è un’impossibilità tecni ca per s tabilire chi deve usufruire
del servi zio pubblico rispetto a chi viene escluso. Es cludere qualcuno dal consumo di un bene è mol to cos toso o impossibile.
Anche se tutti consumano la s tessa quanti tà di un bene pubbli co ci ò non si gnifi ca che tale consumo sia valuta to da tutti nello s tesso modo
(al cuni soggetti possono da re un giudizio positi vo su quel determina to bene pubbli co, al tri possono da rne un giudizi o nega ti v o - base
missilisti ca, dipende da come viene percepi ta dalla colletti vi tà ).

I beni pubblici im puri possono essere ca ra tteri zzati da di versi gra di di non es cludibili tà e non ri vali tà nel consumo, a differenza dei beni
pubblici puri, in cui viene garantita la non escludibilità e la non rivalità.
La non escl udibilità e l ’assenza di ri valità nel consumo possono essere non associa te; i n al cune ci rcos tanze il bene pubbli co può essere non
ri vale ma può essere es clusi vo o vi ceversa – nelle s trade nelle ore di punta è i mpossibile es cludere qualcuno dal tra ffi co ma , il tra ffi co causa
la non ri vali tà nel consumo. Un’ampia spiaggia non ha ri valità ma se le vie di a ccesso sono limi tate ci si ri trova in presenza di es cludibilità).

12
I beni privati non vengono necessariamente forni ti solo dal settore pri va to. Esistono mol ti beni pri va ti , ca ra tterizza ti dalla ri vali tà e da lla
es cludibilità nel consumo, forni ti dal settore pubbli co (assistenza sani ta ria, edilizia popola re); vi ceversa un bene fornito pubblicamente non
sempre è anche prodotto dal settore pubblico. Un esempi o è la ra ccolta ri fiuti , dove al cuni comuni vi provvedono di rettamente , altri
vi ceversa a ppaltano il servizi o a di tte es terne, las ciando ad esso l ’intera organizzazione. Ques to è un be ne forni to pubbli camente ma
l ’opera tore che ga rantis ce il servizi o finale non è necessariamente l ’opera tore pubbli co, può essere pri va to.

Beni pubblici: classificazione


Escludibile (tecnicamente) Non escludibile (tecnicamente)
Rivale (escludibilità efficiente) Beni privati (strada a pedaggio congestionata) Vaccinazione- Strada congestionata
Non rivale (escludibilità non efficiente) Beni club o beni a uso collettivo (piscina, Beni pubblici puri: faro difesa, illuminazione
teatro, con utilizzo inferiore alla capienza) pubblica, strada non congestionata
strada a pedaggio non congestionata
L’economista Cureau s os tiene che anche la redistribuzione del reddito è un bene pubblico, a nche se la redis tribuzione non è un bene; se il
reddi to fosse distri bui to equa mente tutti tra rrebbero soddisfa zione dal vi vere in una società gius ta, nessuno es cluso.

4.2 Condizioni di fornitura efficiente dei beni privati


Per indi vi dua re le condizioni necessarie affinché un bene pubblico sia fornito in modo efficiente, è utile riesamina re il caso dei beni pri va ti
da un prospetti va leggermente di versa rispetto a quella fornita nel Capi tolo 3.
La somma orizzontale delle curve di domanda

Es : I soggetti sono sempre due.

Studiamo le loro curve di domanda indi viduale:

a) curva di domanda di Adam o

b) curva di domanda di Eva

La pendenza è nega ti va , si tratta di una curva di domanda, in


quanto le quanti tà aumentano alla di minuzione del prezzo.

Il prezzo si riferis ce al bene abbigliamento e viene s tabilita a nche la quanti tà che viene consuma ta nel corso dell’anno.
Sull’asse delle ordi nate c’è il prezzo che è dispos to a paga re Adamo per raggiungere quella quanti tà di ri ferimento.
Per Eva ci si riferis ce sempre allo s tesso prezzo di 5€, ma la quanti tà totale annua sono due capi di abbi gliamento.

Cos truiamo la domanda di mercato collettiva dei due soggetti .


C’è la traslazione del prezzo, che è identi co; la curva di domanda è più inclina ta, s pos ta ta verso
des tra ma non si riferis ce più alla quanti tà del singolo indi viduo, bens ì alla somma toria delle due
quantità , rispetti vamente del soggetto Adamo e del soggetto Eva .
In ques to ul timo gra fi co a vviene ques ta rappresentazione gra fica della curva colletti va del
merca to per quella tipologia di bene.
Ques to procedimento prende i nome di somma orizzontale; sono le quanti tà che va riano
mentre il prezzo ri mane fisso (somma toria i n via ori zzontale).

Ri costruiamo la domanda del bene pri va to in relazione all ’offerta ; il prezzo è sempre a 5€ e le
quantità sono sempre 1 e 2, per un totale di 3.
Attra vers o l’intersezione, quindi l ’equilibrio tra l ’offerta e la domanda , rius ciamo ad indi viduare
un punto di equilibri o più basso per quanto rigua rda il prezzo, pa ri a “4”.
Di minuendo il prezzo aumenta la quanti tà .
1/2
La quanti tà annua consuma ta dal soggetto Ada mo passa da 1 a 1 , mentre Eva a 3. Non c’è
al cuna ra gione per aspetta rsi che Adamo ed Eva abbiano li velli di consumo uguali; hanno gusti
di versi , reddi ti di versi e altre ca ra tteris ti che che li dis tinguono, porta ndoli a domanda re di verse
quantità di capi di abbigliamento “a ”. L’equilibrio nel grafi co (4.2c) ha una allocazione Pareto
efficiente.

Secondo la teoria del consumatore, un i ndi viduo che massimizza la sua utilità stabilisce che il saggio ma rginale di sos ti tuzione dei capi di
abbi gliamento/cibo (MRS ac) è uguale al prezzo dei capi di abbigliamento (Pa) diviso per il prezzo del cibo Pc: MRSac = Pa/Pc .
Poi ché ai fini della s cel ta razi onale contano solo i prezzi relati vi , il prezzo del cibo può essere a rbi tra riamente fissato a qualunque valore; per
convenienza , lo fisseremo pa ri a 1€, così la condizione per massimizza re l’utilità si riduce a MRS ac = Pa.
Il prezzo dei capi di abbigliamento misura il tasso al quale un indi viduo è dispos to a sosti tui re l ’abbi gliamento con il cibo.

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La curva di domanda di Ada mo per i ca pi di abbigliamento (D aA) ci indica il prezzo massimo che Ada mo è dispos to a pa ga re per ogni li vello di
consumo di capi di abbigliamento, perciò la curva di domanda mos tra anche l ’ MRS ac per ogni li vello di consumo di ca pi di abbi gliamento.

Allo s tesso modo, la curva di offerta Oa della figura 4.2 c indi ca come il tasso ma rginale di tras formazione tra capi di abbigliamento e cibo
(MRTac) va ri al va ria re della produzione di abbi gliamento. Nel punto di equilibrio s tabilito nel gra fi co della fi gura 4.2 c, sia pe r Adamo sia per
Eva l ’ MRS ac è 4; anche il produttore ha fissato l ’MRT ac pa ri a 4, e quindi nel punto di equilibrio si ha : MRS acAdamo = MRS acEva = MRTac (4.1)

L’equiazione (4.1) è la condizione necessaria per l’efficienza paretiana, dedotta nel Capitolo 3 utilizzando la scatola di Edgeworth.
Se il mercato è concorrenziale e funziona correttamente, il primo teorema fondamentale dell’economia del benessere garantisce che
questa condizione sia soddisfatta.

4.3 Condizioni di fornitura efficiente dei beni pubblici


Dopo a ver reinterpreta to la condizione necessaria a ffinché venga fornita una quantità efficiente di un bene privato, passiamo ai beni
pubbli ci , aiutandoci con il seguente esempio : la realizzazione di uno spetta colo pi rotecni co con 19 razzi ; spetta colo che può essere
prolunga to, al cos to di 5€ per ra zzo. Ques to vuol di re che un ul teriore razzo, oltre i 19, per il settore pubblico, cos ta 5€…ma quanto sono
dispos ti a spendere Ada mo ed Eva per ga ranti rsi la visione di un ulteri ore ra zzo ol tre i 19 già s tabiliti ? Ada mo è dispos to a spendere 6€
mentre Eva 4€.
Dobbiamo quindi determinare la disponibilità complessiva per il pagamento dei razzi.
Nel caso di beni pubbli ci i prezzi non sono gli s tessi in quanto i due soggetti non hanno la medesima disponibili tà a paga re, invece la
coincidenza riguarda quelle che sono le quantità, i n quanto entrambi sono disposti a paga re somme differenti per vedere il medesimo
spetta colo, il quale prevede la medesima quanti tà . Poi ché lo spettacolo è un bene pubblico puro, come è s ta to ipoti zza to, entrambi possono
assistere allo spetta colo nella sua forma intera , senza alcun restri zioni indi vi duali.

La curva di doma nda , del bene pubbli co “ra zzo”, per Adamo, è quella
della figura 4.3a . Ada mo è dispos to a paga re 6€ per 20 ra zzi ; più i ra zzi
aumentano, meno è dispos to a paga re. Vi ceversa , la curva di
domanda per Eva, è quella della figura 4.3b. Eva è dispos ta a paga re
6€ per 20 ra zzi ; più i razzi a umenta no, meno è disposto a paga re
E’ efficiente, dal punto di vis ta sociale, aggiungere un razzo per
mi gliora re lo spetta col o? A ques ta domanda si può rispondere solo
a ttra verso un confronto tra il benefi cio ma rginale e il cos to ma rginale
di ques ta uni tà a ggi unti va di consumo.

Per cal cola re il beneficio marginale si deve cal cola re che nello spetta colo non esis te ri vali tà nel consumo;
si tra tta di un bene pubbli co puro ; se pa rtecipa Ada mo necessa riamente può pa rtecipa re anche Eva ; il
contemporaneo consumo di questo servizio pubblico, di ques to bene pubblico , non infi cia quella che è la
fi nalità dello spetta colo. Quindi il beneficio marginale del ventesimo razzo è pari alla somma delle cifre
che i due soggetti sono disposti a pagare, 10€. Infa tti Adamo pa gherà 6€ per vedere il ventesimo ra zzo;
Eva 4€. Viene così incamera to, per il ventesimo ra zzo, 10€.
Sull’asse delle ordina te viene riporta ta la s omma toria dei prezzi che i due soggetti sono dispos ti a
pa ga re(6+4=10); sull ’asse delle ascisse la quanti tà che si intende eroga re.

Dal momento che la quanti tà è fissa, c’è una traslazione verso il basso e quindi c’è una somma verticale; precedentemente, nel caso dei beni
pri va ti , a veva mo considera to una somma ori zzontale , in quanto va ria va no le quanti tà e i prezzi rimaneva no uguali.

Per analizza re il benefi cio ma rginale dobbiamo fa re la somma toria dell’a mmonta re di dena ro che è dispos to a paga re Adamo e d Eva .
Sta bilito che il cos to ma rginale sos tenuto per eroga re l ’ul teriore razzo era di 5€ e, poi ché 10€>5€, c’è una convenienza a d a ggiungere nello
spetta colo il ventesimo ra zzo.
Se la somma delle dis ponibilità individuali a pagare un’ulteriore unità di bene pubblico è superiore al costo marginale, affinché vi sia
efficienza, quell’unità dovrebbe essere acquistata. In altri termini per fornire la quantità efficiente di un bene pubblico è necessario che la
somma delle disponibilità dei cittadini a pagare un’ulteriore unità sia uguale al costo marginale.
Quindi ci deve essere almeno un punto di ugua glianza tra il benefi cio ma rginale e quello che ra ppresenta il cos to ma rginale.
Per i beni privati a veva mo “s tesso prezzo/di versa quanti tà ” e si effettua va la somma orizzontale delle curve di domanda individuali per
trova re la disponibilità complessi va mentre , il servi zio prodotto dal razzo è un bene pubblico e, in quanto tale , per trova re la disponibilità a
pa ga re si devono sommare verticalmente (i prezzi che cias cun indi vi duo sa rebbe dispos to a paga re) le curve di domanda individuali.

14
Nel caso di bene privato tutti i soggetti presentano un MRS uguale (MRS ac=Pa/Pc) ma ciascuno può consuma re quanti tà di verse, quindi le
curve di domanda vengono somma te ori zzontal mente. Nel caso del bene pubblico tutti consumano la s tessa quanti tà anche se cias cuno ha
un suo MRS; per trova re la disponibili tà complessi va a paga re si somman o le domande verti calmente.

La quantità efficiente di razzi è quella in corrispondenza del punto in cui la disponibilità a


pa ga re un’unità in più di Adamo ed Eva è pa ri al cos to ma rginale per produrre quell ’uni tà .

Nella Figura a fianco, la curva del costo marginale, “Sr”, è s ta ta soprappos ta alla curva della
disponibilità complessi va a pa ga re Dr(A+E); le due curve si intersecano in corrispondenza
dell ’output con valore rx=45, dove il cos to ma rginale è 6€.

Anche i n ques to caso i prezzi possono essere interpreta ti in termini di sa ggio ma rginale di
sos ti tuzione. Infatti , la disponibilità di Adamo ed Eva a pa ga re per i ra zzi è il suo saggio
ma rginale di sos ti tuzione MRS rcAdamo - MRS rcEva.
Perci ò la somma dei prezzi che sono dispos ti a pa gare è MRS rcAdamo+ MRSrcEva.

Dal punto di vis ta della produzione i l prezzo ra ppresenta ancora il saggio marginale di
trasformazione MRTrc, dunque, come da fi gura a fianco, l ’equilibrio è ca ratteri zza to dalla
condi zione: MRSrcAdamo+ MRS rcEva = MRTrc (4.2)

Teorema di SAMUELSON

Samuelson ha mostrato quali siano le condizioni di ottimalità paretiana in


presenza di beni pubblici e privati. Nella fi gura a fianco (a), la curva “CC” ra ppresenta
la frontiera delle possibilità produttive tra il bene pubblico “r” (ra zzi) e il bene pri va to “a”
(a bbigliamento), ossia le combina zioni dei due beni che possono essere prodotte, da te le
risorse disponi bili. Nel grafi co (b) e (c) sono rappresentate le curve di indifferenza di
Ada mo ed Eva per l’abbigliamento e i ra zzi .

Poi ché per indi vidua re la frontiera delle utilità possibili è necessario indi vidua re la
massima utilità che può ottenere un indi vi duo, data quella dell ’altro, Sa muelson
suggeris ce di pa rti re da una da ta curva di indi fferenza dell’indi viduo [rappresenta to
nella figura a fianco (b)], e di cerca re la combina zione di beni che permette all ’altro
indi vi duo (quello rappresenta to nel gra fi co “c”) di ra ggiungere la massima utilità
possibile.
Consideriamo quindi la curva di indifferenza di Adamo “IA1“ e una quantità di bene
pubbli co “r”, pa ri a 10 uni tà . Per il li vello di utili tà rappresenta to da “IA1”al consumo di
10 ra zzi sono associa te 5 uni tà di abbi gliamento. Inol tre, se Adamo consuma
10 uni tà di bene pubblico, la s tessa quantità deve essere consuma ta da Eva .
Infine, la frontiera delle possibilità produtti ve indi ca che in corrispondenza di 10 razzi , da te
le risorse disponibili , si possono produrre 12 unità di abbi gliamento. Ne consegue che la
combina zione di beni di cui Eva può disporre è 10 unità di ra zzi e 7 (12-5) di
abbi gliamento. Indi vi dua to il punto “1” (gra fi co “c”), si può ripetere la stessa
operazione muovendosi lungo la curva di indi fferenza di Adamo “I A1”per di verse
quantità di bene pubbli co. Si ottengono cos ì tutte le altre possibili combinazioni di beni di cui può disporre Eva (curva “DD”).

Per trova re la soluzione che assicura a Eva la massima utilità possibile, da ta quella di Adamo, è sufficiente sovrapporre all a curva “DD” le
curve di indifferenza di Eva e trova re il punto di tangenza (punto “e” del grafico c). Tale punto rappresenta un’allocazione ottima secondo il
cri terio di Pa reto, in un mercato in cui sono presenti beni pubblici e beni privati. Perciò, ri capitolando:
• In un’economia con due beni pri va ti l ’otti mo pa retiano è determinato dall’uguaglianza dei sa ggi ma rginali di sos tituzi one con il saggio
Adamo Eva
ma rginale di tras formazione : MRS ra =MRS ra =MRTra
• In un’economia con un bene pri va to ed un bene pubbli co , l ’otti mo pa retiano è dato dall’egua glianza della somma dei saggi ma r ginali di
sos ti tuzione con il saggio ma rginale di trasforma zione : MRS raAdamo+MRS raEva=MRTra

Quando un bene privato è scambiato in un mercato concorrenziale, l ’indi vi duo non ha al cun moti vo di menti re sul valore che a ttribuisce a
quel bene: se Eva è disposta a paga re un prezzo per un capo di abbigliamento, non a vrebbe nulla da guada gna re rinunciando ad a cquista rlo.
Quando si tratta di un bene pubblico non escludibile, le persone possono essere incenti va te a nas condere le loro vere preferenze.

15
Supponiamo, per il momento, che l o spetta colo dei fuochi d’a rtifi cio sia non es cludibile. Ada mo potrebbe sos tenere, mentendo, che lui non
ama i fuochi d’a rti fi cio e se convince Eva a pa ga re il bi glietto da sola , riesce a vedere ugualmente lo spetta colo e a teners i il dena ro da
spendere i n cibo e abi ti . Ovviamente, a nche Eva potrebbe essere opportunista , e infa tti , in presenza di beni pubbli ci, “tutti sperano di carpire
qualche beneficio personale in un modo che non sarebbe possibile nel sistema concorrenziale e autoregolato di det erminazione dei prezzi
tipico del mercato dei beni privati” (Samuelson). Quindi è molto probabile che il mercato fornirà una quantità del bene pubblico inferiore a
quella efficiente; i merca ti non tendono automati ca mente a ra ggiungere l ’alloca zione effi ciente des cri tta nella fi gura di pag.14 (rx=45).
Ques to comportamento opportunista, consistente nel godere benefici di un bene per cui altri hanno paga to il prezzo, è defini to problema
del free rider. Esis te una soluzi one? Supponiamo che valgano le seguenti due condi zioni :
1. L’imprendi tore conos ce la curva di domanda del bene pubblico di cias cun indi viduo;
2. È i mpossibile o mol to di ffi cile tras feri re il bene da una persona all’al tra .
A queste due condizioni l ’i mprenditore potrebbe appli ca re a cias cun indi viduo un prezzo corrispondente alla sua disponibilità a paga re, ossia
potrebbe pra ti ca re la perfetta discriminazione di prezzo. Le persone che a ttribuiscono allo spetta colo pi rotecni co un valore di 1 centesimo,
pa gheranno quella cifra e nemmeno loro sa rebbero es clusi . Quindi chiunque a ttribuis ca un valore posi ti vo allo spetta colo vi assiste e questo
è un esito effi ciente. D’altra pa rte, poiché coloro che a ttribuis cono allo spettacolo un valore molto eleva to sono disposti a paga re un prezzo
eleva to, l ’imprendi tore ottiene comunque un profi tto.
La perfetta discriminazione di prezzo sembrerebbe una buona soluzione sempre che si conos cano le preferenze di ogni singolo indi viduo.
Concludendo: anche se un bene pubblico è escludibile, è probabile che sorgano inefficienze nel caso venga fornito da privati.

4.3.1 Il problema del free rider


Nel nostro esempio abbiamo s tabilito che il cos to del ventesimo razzo era 5€ e i due soggetti dispos ti a pa ga re per questo ventesimo ra zzo
erano Adamo ed Eva , che paga vano rispetti vamente 6€ e 4€; se Adamo, che era dispos to a paga re 6€, non volesse in qual che modo utilizzare
questa somma di dena ro, ma s frutta re a ttra verso l ’opportunismo l o spetta colo, a quel punto ri ma rrebbe solamente un prezzo paga to di 4€
da pa rte dell’al tro soggetto. Il prezzo di 4€ corrisponde ad un prezzo in cui i cos ti ma rginali sono ma ggiori dei benefici ma rginali e quindi
l ’equilibrio non sarebbe realizza to, ovvero i merca ti non raggiungono autonoma mente la loca zione effi ciente des cri tta nel gra fi co a pag. 14.
Quindi se c’è opportunismo da parte di alcuni soggetti questo farà si che nel mercato non si possa raggiungere un determinato equilibrio.

4.4.1 Fornitura pubblica contro fornitura privata


In ques ti ulti mi anni , sopra ttutto nei Paesi occidentali , si è diba ttuto sull’opportuni tà di pri va ti zzare al cuni servi zi forni ti o prodotti
tradi zionalmente dallo Sta to.
Mol te vol te al cuni servi zi pubbli ci possono essere ottenuti anche pri va ta mente, come a d esempio la “p rotezione”, l ’is truzione ecc.
Qual è la giusta combinazione tra fornitura pubblica e privata di beni e servizi di pubblica utilità? Prendiamo ad esempio l ’is truzione; questa
può essere eroga ta sia dallo Sta to pubbli camente che pri va tamente. Se la qualità dell ’istruzione è il nos tro “output” e , insegna ti , la vagne,
s cuole, libri di testo i nos tri “i nput”, affinché si a rri vi al risul ta to “qualità dell’is truzione”, qual è la gius ta combinazi one/erogazione a ffinché si
possa a vere un buon li vello di “us ci ta ”? E chi deve produrre o meglio, eroga re questo servi zio?
Vi sono va rie considera zioni da tenere in considerazione:

 Se il lavoro e le materie prime s ono paga ti di versamente dal settore pubbli co e dal settore pri va to, allora , sulla base dell ’effi cienza ,
sa rebbe opportuno s cegliere il settore meno cos toso.
 Costi amministrativi. Nel caso delle forni ture pubbliche di un bene i costi a mminis tra ti vi possono essere ri parti ti su una colletti vi tà ; un
servi zio di nettezza urbana , se ripa rti to tra tutti i ci ttadini , ha dei tempi e tra tta ti ve molto inferi ori rispetto a decisioni indi vi duali del
ci ttadino nella contra tta zione del ri ti ro ri fiuti . Pi ù una colletti vi tà è vasta , maggiore è il vantaggio deri va nte dalla suddi visione dei costi .
 Diversità dei gusti. Ognuno di noi ha dei gus ti, delle preferenze differenti rispetto al prossimo; per il sottos critto, nullatenente, la
preoccupazione di essere deruba to i n casa p uò essere di molto inferiore rispetto a una persona mol to ri cca . La mia “ipoteti ca ” ri chiesta
di protezione potrebbe essere minore rispetto a quella desidera ta da uno ri cco.
 Problemi distributivi. Al cuni beni economi ci , secondo il premio Nobel Tobin, devon o essere forni ti a tutta la colletti vi tà , nessuno
es cluso. La di ffusa istruzione e assistenza sanita ria sono due di ques ti beni da forni re pubblica mente a tutti .

4.4.2. Produzione pubblica contro produzione privata


Poniamo un esempio al fine di chia ri re me glio il concetto di “produzione” pubbli ca o pri va ta ; pensiamo alla sicurezza aeroportuale.
Ognuno di noi nel momento di entra re nella zona pa rtenze, di un aeroporto, viene sottopos to a dei controllo di “ri to” al fine di s congiurare
possibili disagi . Alcuni possono sos tenere che il servi zio di vi gilanza , controllo e repressione debba essere s vol to da pubblici dipendenti del
compa rto sicurezza , al tri potrebbero sos tenere che il servi zio debba essere s vol to da imprese pri va te e che il Governo si limi ti a finanziare il
servi zio. Morale, chi deve “produrre” il servizio pubbli co? Le i mprese pri va te o lo Sta to? Chi può forni re il bene mi gliore a l minor cos to?
Non sempre, come si può pensare, un bene erogato dal settore pri va to supera quello del settore pubbli co, e vi ceversa .

4.5 Il caso dell’istruzione


Cerchiamo di riassumere, con un esempio, i due concetti appena espos ti, la forni tura e la produzione, pubbli ca o pri va ta , di un servi zio,
poniamo “l’istruzione” che è anche una delle pri ncipali voci di spesa nei bilanci della gran pa rte dei Paesi occidentali.

La “forni tura” del servi zio “istruzi one” da chi deve essere effettua to? In che modo? Con quali i nput e output? Una s cuola è u n bene che può
essere eroga to pri va tamente ma i n al cune condi zioni a nche a ttra vers o il monopolio s ta tale; i mmaginiamo una s cuola di monta gna , la quale

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deve eroga re i propri “servi zi ” a 15 alunni . E’ normale in ques ti casi che è lo Sta to a fa rsi ga rante, forni tore, produttore del servizi o poi ché il
pri va to non rius ci rebbe a contenere i cos ti. Al tro è se, pa rlando di una uni versità , ci spos tiamo in una metropoli ; Milano ha sia uni versità
pubbli che che pri va te. Perché allora vengono eroga ti i servizi di pubblica istruzione anche dallo Sta to?

A ques ta domanda ci possono essere va rie rispos te, i n base a nche al periodo s tori co a cui si ri feris ce e alla tipologia di Paese presa in
considerazione; spesso a ccade che nei Paesi di tta toriali o con li mi tate li bertà personali, la s cuola sia un mezzo usato dal “ Governo” per
“ma nipola re” a suoi pia cimento i propri ci ttadini , così da aumenta re il consenso verso lo Stato, contribuendo in un certo qual modo alla
s tabilità interna ; gli studenti saranno i futuri elettori , ecc.
Ma l ’istruzione pubblica non è sol o un modo per fa vori re la forma zione e la pa rtecipa zione dei ci ttadini al processo politi co, è anche un
fa ttore rilevante di crea zione di capi tale umano. Il capi tale umano (spesso indi ca to in economia con “K”) è un input fondamen tale dei sistemi
economici contemporanei e il fa tto che le i mprese dispongano di ma no d’opera is trui ta è si curamente un bene .

Cosa rende così speciale l ’istruzione da indurre lo Stato non solo a forni rla ma anche produrla? Dal punto di vis ta teori co e conomi co, tutto ciò
non comporta un aumento all ’uso dell’is truzione da pa rte dei ci ttadini di quanto fa rebbero in un merca to (dell’is truzione) pri va to.
Poniamo un esempio:
In un sistema in cui non vi è istruzione pubbli ca ma solo pri va ta, mio padre, per manda rmi a
s cuola , deve compra re una certa quantità di is truzione dal merca to pri va to. La curva “AB”
della fi gura a fianco indi ca la retta di bilancio; mio pa dre con il suo reddi to può permettersi
tot. beni dell ’asse verti cale e tot di quello ori zzontale. Pos ti dei limi ti alla quantità dei beni ,
mi o padre con il suo bilancio può a cquis ta re tot ore di lezione (Eo) e tot beni (Co).
Poniamo ora che venga aperta una scuola pubbli ca ; mio padre a ques to punto può usa re
tutto il suo reddi to (punto A) per gli altri beni pur, anche dimi nuendo le ore, dandomi la
possibilità di frequenta re la s cuola . Le va rie curve di indifferenza , in intersezi one con il
Punto A, fa nota re che mio pa dre, al punto massimo del reddi to per l ’a cquisto di al tri
prodotti , a vrà una curva di i ndifferenza (beni/s cuola) “ii” più alta di quella “i”. Il sottos cri tto
potrà anda re a s cuola e mio padre a vrà più soldi da spendere per altri beni .

La s cuola pri va ta cos terà di più rispetto a quella pubbli ca , mio padre mi manderà a
quest’ulti ma ; così fa cendo a vrà maggior possibilità di spesa e il sottos cri tto potrà ad ogni modo frequenta re la s cuola , anche se dovrà
rinuncia re a qual che ora in più di studio in classe.
Na turalmente con il maggior reddito a disposi zione, mio padre potrebbe integra re la di fferenza delle ore di studio con lezion i pri va te; ad ogni
modo non è ques to il momento di a ffronta re ques ti problemi ma si vuol solo mos tra re l’analisi dell’espos to: non si può da r per s contato che
la fornitura gra tui ta dell’is truzione (o di altro bene simile) da pa rte dello Stato comporti un aumento del consumo dello s te sso bene.

4.5.1 Gli effetti della spesa per l’istruzione


Una delle ques tioni più affronta te è quella relati va alla correlazi one: ma ggior spesa pubbli ca in istruzi one = mi glioramento della qualità
dell ’istruzi one; il risul tato a cui bisogna a rri va re è un migliora mento dell ’insegna mento in sé e non l ’aumento delle spese. Per a vvi cina rsi o
a rri va re a ques to obietti vo bisogna conoscere la relazione tra gli input a cquis ta ti (libri , insegna ti , aule, edi fici , ecc) e la quanti tà di is truzione
prodotta . Va ri s tudi hanno dimostra to che il luogo comune di di re: “meno studenti = più qualità ” non è a ffa tto vero, perlomeno nella
ma ggior pa rte dei casi. L’input degli i nsegna ti , l ’input dei titoli di s tudi consegui ti dai professori , l ’input della l oro an zianità di servizi o, ecc non
sono da soli in grado di porta re l ’is truzione a li velli eleva ti .

Ri durre il numero di alunni per classi comporta un aumento di spesa = più input (i nsegna ti , aule, cos ti in genere) e non porta a un signifi ca tivo
mi glioramento della quali tà degli insegnamenti ; passare da 30 alunni per classe a 20 non ha quasi nessun effetto, da pa rte degli output,
vi ceversa vi sarebbe una eccessi va spesa degli input!

Studi hanno dimostra to discreti migliora menti in classi di 3 alunni e una miglior a ttenzione a gli s tudenti sopra ttutto nei loro primi anni di
a tti vi tà s colas tica .
La concl usione è che spesso un migliora mento ci può essere con una maggior spesa pubbli ca , ad esempio passare da classi di 30 alunni a
classi di 3-4-5 alunni ma , gli s tudi dimos trano anche come, nel caso dell ’istruzione, progra mmi ben mi rati , come a d esempio un maggior
interessamento dei geni tori degli alunni , una mi glior qualità di vi ta all’interno delle classi, sopra ttutto quelle iniziali d el ci clo vi ta s tudentes co,
a tti vi tà pensa te apposta per s timola re la crea ti vi tà e la logi ca degli alunni , poss a porta re a miglioramenti signi fica ti vi dell’output “qualità
dell ’istruzi one”. Non è sempre detto che più spesa pubblica = mi glior servi zio.

Capitolo 5
Le esternalità

Si ha una esternalità quando alcune azioni di uno o più agenti economi ci hanno effetti di retti sul benessere di al tri indi vidui ; per effetti di retti
si intendono effetti che non sono media ti da s cambi di merca to.
A seconda degli effetti si hanno:

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 esternalità positive (economie esterne): l’a zione a ccres ce il benessere di qualcun altro senza che si ri ceva un paga mento; Esempio: cura
della propria salute, di ffusione gra tui ta della conos cenza, cura delle proprietà , regole di buon vi cina to, ri cadute di alcuni investi menti …
 esternalità negative (diseconomie esterne): l ’azione riduce il benessere di qual cun al tro senza che si sos tenga un paga mento. Esempio:
inquinamento, tra ffi co, conges tione dei pa rcheggi , …

Quando ci sono es ternalità il cos to o il beneficio marginale privato di chi effettua l ’azione differis ce dal costo o beneficio marginale socia le
di tutti gli a genti influenza ti dall’a zione.
In presenza di esternalità l’equilibrio di mercato non garantisce l’efficienza paretiana, viene meno il I teorema del benesse re.
La Poli tica economi ca deve quindi interveni re per correggere l ’allocazione.
Nella produzione sono frequenti fenomeni di es ternali tà positi ve, es .: la presenza dell ’api col tura fa voris ce il compa rto agro -alimenta re ma ,
spesso, sono negati ve: indus trie inquinanti danneggiano molte al tre produzioni .

Un modello di esternalità (negative) nella produzione:


due imprese, in merca ti di concorrenza perfetta , A e B , dove A produce anche inquina mento; la produzione di B=q2 e la produzione di A: q1
(“A” genera anche inquinamento). I cos ti totali, in questo esempio, per la produzione dei beni , sono i seguenti : A: C1(q1) mentre il soggetto
B subi rà l ’inquinamento del soggetto A, perciò i suoi costi totali aumenteranno: C2(q1, q2).

Un’es ternalità deri va dalla manca ta assegnazione di di ri tti di proprietà o dall ’impossibilità di fa rlo. Un esempio è l ’effetto dell’inquinamento
sulla popolazione. (esternalità negativa).
In un sistema economico sono presenti due soggetti . Il soggetto Alberto, che ges tisce una fabbri ca e inquina un determina to corso d’a cqua di
proprietà pubblica e il soggetto Lisa che utilizza il cors o d’acqua per un’a tti vi tà di pesca .
Il soggetto Alberto ha un’i mpresa nei pressi di un corso d’a cqua e produce un determina to li vello di output; il soggetto inqui na il corso
d’a cqua dove simul tanea mente la vora un al tro soggetto , a ttra verso l ’a tti vi tà della pes ca , quindi indi retta mente il soggetto in ques tione può
disinteressarsi completamente dal fa tto di inquina re l ’a cqua , anche se ques to va ai danni dell’al tro s oggetto , Lisa , in quanto non ci sono dei
di ri tti di proprietà sul corso d’a cqua e non c’è neanche una regolamentazi one specifi ca che s tabilisce il li vello di inquinamento a ccettabile.

Se la proprietà del fiume fosse definita si dovrebbe pa ga re un prezzo per usa rlo e non si creerebbe alcuna esternalità . Il soggetto in
questione deve paga re i di versi input produtti vi : cos to del capi tale, ma nodopera , impianti , ma terie pri me, etc., ma l’a cqua non viene
utilizza ta come una ma teria pri ma ma viene considerata come un i nput tras curabile in quanto non è rappresenta ti vo di un prezzo di mercato
(a cqua : bene illimita to, non s ca rso e quindi teori camente il merca to non gli assegna nessun prezzo).

Si a vrebbero due possibilità :

 Se Lisa fosse la proprietaria del corso d’a cqua potrebbe fa r pa ga re ad Alberto una tassa per l ’inquinamento che ri fletta il da nno
provocato alla sua a tti vi tà di pes ca ; Alberto nel prendere le decisioni in meri to alla produzi one dovrebbe considera re tali spese (la spesa
per inquina re l’a cqua) e utilizzerebbe di conseguenza l’a cqua in modo effi ciente. La ma teria prima di venta s ca rsa e non più illimi ta ta.
 Se Al berto fosse il proprieta rio del corso d’a cqua potrebbe guadagna re fa cendo paga re all ’altro soggetto per il di ritto alla pesca . La
somma che Lisa sa rebbe dispos ta a paga re dipenderebbe dal grado di inquina mento del corso d’a cqua e quindi Alberto sa rebbe
incenti va to a non inquina re troppo per non correre il ris chio di ottenere una ta riffa troppo bassa.

Finché una risorsa è di proprietà di qualcuno, i l prezzo ne riflette il valore per usi al terna ti vi e la risorsa viene i mpiega ta in modo effi ciente.
Al contra rio, le risorse di proprietà comune, vengono utilizza te i n maniera non effi ciente perché nessun soggetto è incenti va to a
economizza re il loro uso.
Osservazioni in meri to alle es ternali tà :

 possono essere prodotte sia dai consumatori sia dalle imprese (es .: chi fuma un siga ro o as col ta la musica ad al to);
 possono essere positive (non solo negative): la ri cerca s cientifi ca e l ’innovazi one tecnologi ca possono da re la possibilità a tutto un
gruppo di altre imprese di usufrui re della ri cerca s cientifi ca e delle innovazioni ;
 i beni pubblici possono essere considera ti un tipo pa rti colare di esternalità .

5.2 Analisi grafica

Ci sono 4 rette (curve), ed ogni retta definisce una tipologia di a tti vi tà


industriale che prendiamo in considera zione.
Ci sono due soggetti :
1)soggetto “A”, Alberto, proprieta rio di una fabbri ca che produce un
determina to li vello di output;
2)soggetto “B”, Lisa, che subisce di rettamente o i ndi rettamente le
conseguenze nega ti ve di un determina to li vello di inquinamento.

La curva “MB”, inclina ta nega ti vamente, dal Prezzo fino alla Quantità annua ,
si ri feris ce alla curva dei benefici marginali di Alberto che, per ciascun li vello
di produzione, si suppone di minuis ca all’aumenta re dell ’output.

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Il benefi cio diminuis ce man mano che aumenta il li vello di produzione.

Dall ’altra pa rte , rela ti vamente alle curve che si ri feris cono all’a tti vi tà d’impresa , la curva dei costi marginali privati ( MPC), l a quale riflette i
pa gamenti effettua ti da Alberto per gli input e che , in ques to caso, si suppone aumentino proporzionalmente al li vello dell’output.
La curva MPC cres ce gradual mente a secondo dell ’aumento del li vello di output.

1° ipotesi: l a fabbri ca produce inquinamento peggiorando le condi zioni dell’al tro soggetto, Lisa . Si i potizza che la cres ci ta dell’i nqu ina mento
sia proporzionale a quella della fabbri ca .

La curva del danno marginale “MD” (ri feri ta al ”cos to” inquina mento subito da Lisa) che esprime il livello di inquinamento per ogni livello di
output; la pendenza della suddetta curva è posi ti va in base all’ipotesi secondo cui essendo sottoposta a li velli di inquina mento cres centi , Lisa
vede peggiora re sempre di più le proprie condizioni . La curva del danno ma rginale ha un’inclina zione posi ti va e cresce a seconda del li vello
dell ’output, anche qui c’è una proporzionalità tra il danno che si crea a Lisa man mano che a umenta il li vello di produzione.

Analizziamo il punto in cui Alberto massimizza il proprio risultato.

Per massimizza re i propri profi tti Alberto deve produrre tutte le uni tà di
output per le quali il benefi cio ma rginale (curva MB) è maggiore di zero
o uguale al costo marginale che deve s ostenere; il punto di equilibrio
“Q*” risul ta dall’intersezione tra la curva del cos to ma rginale “MPC” e la
curva del benefi cio ma rginale “MB”.

In quel punto viene massimizza to il risul tato, vi è u gua glianza tra cos to
ma rginale e benefi cio ma rginale.

Il benefi cio ma rginale deve essere uguale o ma ggiore al cos to ma rginale .

Tutti i punti in cui i benefi ci ma rginali superano i costi ma rginali pri va ti sono dei punti conveniente; i punti in cui i costi ma rginali pri va ti sono
ma ggiori dei benefi ci ma rginali sono dei punti non convenienti ai fini della produzione.
Se si supera la curva MPC, aumentando le quanti tà , aumenta il benefi cio del soggetto, mentre prendendo in considerazione i punti prima
dell ’intersezi one , ques ti sono dei punti che non s ono convenienti . Pertanto il li vello di produzione a vviene fino al li vello “Q1” in
corrispondenza dell ’intersezi one tra la curva dei cos ti ma rginali pri va ti e la curva dei benefici marginali .
Fi nora abbia mo preso in considerazione es clusi vamente il punto in cui il soggetto in ques tione può massimizza re il suo profi t to, ma non
abbiamo preso i n considerazione gli effetti distorsivi che indi rettamente i nfluis cono sulla colletti vi tà , in ques to caso sull ’altro soggetto, Lisa ,
con la propria a tti vi tà produtti va .
Dal punto di vis ta della colletti vi tà , la produzione dovrebbe a ver luogo fino a quando i l benefi cio ma rginale per la società supera il costo
ma rginale sociale.
Analizziamo quindi la curva del costo marginale sociale (MSC), che è compos ta da due componenti :

 Gli input a cquista ti dal soggetto Alberto, il cui valore è rispecchiato nei cos ti ma rginali pri va ti MPC;
 Il valore MD che ri flette il danno ma rginale infli tto a Lisa .

Il costo marginale sociale è perciò da to dalla somma dei due cos ti : MSC = MPC + MD

Come detto poc’anzi , per il singolo produttore , nel nostro caso Alberto, il punto di convenienza risul ta essere Q1, che ri flette l ’uguaglianza tra
cos ti ma rginali pri va ti e benefi cio ma rginale; dall ’altra pa rte , per la colletti vi tà , in ques to esempio Lisa, il punto in cui viene massimizza to il
benessere per la società è dato nel punto in cui il cos to ma rginale sociale è uguale al benefi cio ma rginale , il punto di intersezione “Q1”.

Quindi , dal punto di vis ta grafi co, la curva del costo ma rginale si ri ca va sommando l ’al tezza di MPC e di MD per ogni volume di produzione ed
è contrassegnata dalla curva dei costi ma rginali sociali. La distanza verti cale tra MSC e i cos ti ma rginali pri va ti è MD.
L’effetto sociale ri chiede che l’output dovrebbe trova rsi al punto di Q* in cui le due curve (MSC e MB) si i ntersecano.

Si può a fferma re che i mercati privati, in caso di presenza di esternalità negative, non producono un livello di output efficiente, i n quanto
c’è uno s preco di risorse, e ques to crea es ternalità nega ti ve. Lo s tesso tipo di analisi si può verifi ca re a nche a ttra vers o l ’introduzione di una
tecnologia che riduce gli elementi inquina nti, ma l ’utilizzo di ques ta tecnologia ha un cos to; quindi , ridurre l’output da “Q1” a “Q*” ha un
costo, perché producendo meno quanti tà si hanno profi tti inferi ori ; allo stesso tempo utilizzando una tecnologia efficiente si potrebbero
a vere dei cos ti che sono gli stessi, che rigua rdano la di minuzione dell’output, quindi teori camente il merca to da solo non è in grado di
produrre una quanti tà che sia socialmente effi ciente.

Benefici e costi derivanti dal passaggio a un volume di output efficiente (nel nostro caso appena descritto, Q*)
(Un li vello nullo di inqui namento è socialmente desiderabile? Nella pra ti ca : come si misura “MD”)

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Quando si ri duce l ’output da “Q1” a “Q*” Alberto vede diminuire i
suoi profitti.
Il profi tto ma rginale connesso a ciascuna uni tà di output non è
nient’al tro che uguale alla differenza tra il benefi cio ma rginale
meno i cos ti ma rginali pri va ti ; con la riduzione del li vello di output
subis ce una riduzione del profi tto ma rginale.
Dall ’analisi del gra fico, geometri camente, il profi tto ma rginale di
una uni tà di output è la dis tanza verti cale tra i benefi ci ma rginali e i
cos ti ma rginali pri va ti .Quindi dal gra fi co si può defini re l ’a rea “dcg”.
Man mano che ci a vvi ciniamo vers o la curva del cos to ma rginale
sociale diminuiamo i profi tti ma contemporanea mente Lisa migliora
le sue condizioni , perché diminuendo l’output di Alberto si riducono
anche i danni al pa tri monio i tti co. Infa tti , per ogni uni tà in meno di output di Alberto, Lisa guadagna u n importo pa ri al danno ma rginale
connesso. Nella fi gura sopra , il guadagno di Lisa per ogni uni tà in meno di output è da to dalla distanza verti cale tra “MD” e l ’asse orizzontale
e, quando l’output si riduce da Q1 a Q*, è pa ri all’a rea al di sotto della curva del danno marginale tra “Q1” e “Q*”, “abfe”.

Man mano che dimi nuisce il li vello dell ’output automati camente diminuis ce anche il li vello del danno ma rginale .
Se la colletti vi tà considera l ’uni tà di guadagno sottra tta ad Al berto equi valente all’uni tà di guada gno per Lisa, lo spos tamento che abbiamo
dalla quanti tà ”Q1” alla quantità “Q*” determina un guadagno netto per la società pa ri alla differenza tra i valore totale che guadagna Lisa,
con l ’a rea “cdhg”, meno l ’a rea “cdg”, che rappresenta la perdita dell ’altro soggetto, Alberto.

In terzo luogo l’analisi mostra che , in generale, un li vello di inquinamento pa ri a zero non è socialmente desiderabile ; un’a tti vi tà di
inquinamento pa ri a zero signifi cherebbe che non a vrebbe senso di esistere l ’atti vi tà imprendi toriale del soggetto Alberto.
Quello che ci interessa è la misura zione del giusto grado di inquinamento, ci oè un trade-off tra i costi e i benefi ci che si a rrecano dall’utilizzo
di un determina to i mpianto o di un determinato processo produtti vo, condi zione che di soli to si verifi ca ad un li vello positi vo di
inquinamento. Anche la produzione ha un benefi cio nei confronti della colletti vi tà , perché consente di produrre beni e servi zi che poi
vengono consuma ti dalla colletti vi tà. Quindi anche un li vello positi vo di inquinamento deve essere preso in considerazi one.

5.4 Il teorema di Coase


Il teorema di Coase prende per assunto due i potesi (consideriamo sempre l ’esempio con un soggetto Alberto produttore e un soggetto Lisa
che gestis ce un’a tti vi tà di pesca )

1. I di ri tti di proprietà sono s tati assegna ti ad Alberto;


2. Ai due soggetti , Al berto e Lisa , non cos ta nulla negozia re tra di loro.
Alberto produrrebbe un’unità di output di meno se a vesse in cambi o una somma pa ri al profi tto netto che otterrebbe producendo quell’unità
(MB – MPC); Lisa sa rebbe disposta a paga re Alberto affinché non produca quell ’unità , a patto che la cifra da pa gare sia inferiore al dann o
ma rginale che quell ’uni tà le procura .

Con questi due presupposti si verifi ca la condi zione a ffinché ci si possa


spos ta re dalla quanti tà “Q1” alla quanti tà “Q*”, socialmente a ccettabile,
effi ciente per i due soggetti .
Al li vello “Q1” il valore del profi tto “MB – MPC” (profi tto meno costi
ma rginali) è uguale a zero: punto in cui viene massimizzato il profi tto.
Quindi benefi cio ma rginale uguale ai costi ma rginali pri va ti .
Considera to che in quel punto il valore del danno ma rginale è posi ti vo,
quindi maggiore della differenza tra MB e MPC, esiste la possibilità di
raggiungere un accordo.
A sinistra del punto che corrisponde a “Q*” non ci sa rebbe più la
convenienza di paga re l ’indennizzo del profi tto non ra ggiunto, in quanto
“MD” non sa rebbe più maggiore del profi tto che si dovrebbe paga re,
anzi , i profi tti sa rebbero maggiori dei danni ma rginali che subisce e , quindi , il soggetto non ha convenienza a produrre ol tre la quanti tà “Q*”.
Mentre dal punto Q1 al tra tto che porta alla quanti tà Q* c’è convenienza a pa ga re l ’indennizzo, in quanto è vero che si pa ga un i ndennizzo
(differenza tra il benefi cio marginale e i cos ti ma rginali pri va ti ) ma , è pur vero che , questo indennizzo, che pa ga in termi ni di profi tto, è
comunque inferiore rispetto al danno ma rginale che subisce nella propria atti vi tà .

Per contro, a sinis tra di Q*, la somma che esige Al berto per ri durre l ’output è s uperiore a quanto Lisa è disposta a paga re: quindi Lisa paga
Alberto per ri durre l ’output solo a li vello Q*, il volume di produzione efficiente.
Quindi indipendentemente da come saranno ripa rti ti i gua dagni deri vanti dall’a ccordo il volume di produzione sarà Q*.

In conclusione l’esito efficiente verrà raggiunto indipendentemente da chi detiene i diritti di proprietà, a pa tto che la risorsa appa rtenga a
qualcuno. A seconda di chi abbia i diritti di proprietà si ra ggiunge comunque un equilibri o socialmente efficiente.

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Ques ta tesi , denomina ta teorema di Coase, impli ca che se qual cuno detiene i di ri tti di proprietà non è necessario al cun intervento
dell ’autori tà pubblica per correggere le es ternalità . Questo teorema si basa su due assunzioni :

 che i cos ti della contrattazione non devono essere tali da scoraggia re le pa rti (l ’inizia ti va pri va ta).
Infa tti , come detto all ’inizio del modello, i due s oggetti devono contra tta re, anche se questa condi zione nella realtà è di ffi cile da poter
ipoti zza re, in quanto è difficile credere che es ternalità come quelle che deri vano dall ’inquina mento a tmosferi co e che coinv olgono
milioni di persone possono essere corrette mediante la contra ttazi one indi viduale;
 dall ’altra pa rte il teorema presuppone che i proprietari delle risorse possano identificare i danni e prevenirli legalmente. Anche qui i due
soggetti fissano il fatto di poter negoziare fra di loro, ma anche qui si presume che i due soggetti siano in gra do di quantifi ca re i danni e
di poterli preveni re legalmente con delle sanzioni , ma nella realtà è molto diffi cile. Es .: anche s tabilito chi detiene i di ri tti di proprietà
dell ’a ria, non è chia ro come i proprieta ri possano essere in grado di indi vidua re chi , tra le mi gliaia di potenziali inquinat ori , sia il
responsabile dell ’inquina mento e in quale misura .

Quindi il teorema di Coase può essere valido solo nelle ci rcos tanze in cui siano coinvol ti pochi indi vidui e le fonti di es ternalità possono essere
defini te i n modo preciso e puntuale.

5.3.2 Fusioni
Un modo per affronta re le es ternalità consiste nell’internalizzarle, fondendo le i mprese coinvol te. Per semplici tà , immaginiamo che esista un
solo inquinatore e un solo inquina to.
Lisa può compra re la fabbri ca e Alberto il pesce, oppure un terzo soggetto può acquis tare entra mbe le imprese. Una vol ta a vve nuta la
fusione, chi ges tisce l ’impresa terrebbe conto, nel decidere quanto produrre e che input utilizza re, di tutti i cos ti.

5.4 La correzione delle esternalità: soluzioni pubbliche


Nei casi in cui gli indi vidui non riescano a ra ggiungere una soluzione effi ciente, lo Sta to può interveni re e può fa rlo in va ri modi .
La correzione delle es ternalità , può a vveni re tra mi te soluzioni private (a ttribuzione dei di ri tti di proprietà e il teorema di Coase – o tramite
fusioni) oppure tra mite soluzioni pubbliche (Impos ta piguviana – sussidi piguviani – e, nel caso di atti vi tà inqui nanti, l ’imposta sulle
emissioni , sistemi di cap-and-tra de e norme di tipo command-and-control).

Analizziamo ora l’analisi di una tassa/sussidio (sono complementari) nel caso in cui il soggetto produce più della quanti tà ri tenuta effi ciente,
come vis to fino ad ora (punto Q*).
Da una pa rte si è s cora ggiati a produrre più della quanti tà di efficienza perché poi si incorre in una tassa più eleva ta ; dall’al tra pa rte c’è la
volontà del produttore di produrre una quanti tà di effi cienza e non di più in quanto potrebbe essere scoraggia to dal fa tto ch e non si ri ceve il
sussidio per la quanti tà di effi cienza .
Da una pa rte il caso della tassa piguviana (Pi gou economista bri tannico degli anni 30) e dall’al tra pa rte il caso in cui si prende in
considerazione un sussidio.

5.4.1 Imposte a la Pigou

Prendiamo l ’esempio precedente, in cui consideriamo un sistema


economico semplifi ca to, con i soggetti Alberto (proprieta rio di una
fa bbri ca) e Lisa (che ges tisce un’atti vi tà di pes ca nei margini del fiume).

Si evi nce che il soggetto Alberto non produce in modo effi ciente, perché
i prezzi non rispecchiano esa ttamente i costi sociali, ci oè gli input hanno
un cos to troppo basso. Quindi il sogge tto Alberto utilizza l ’a cqua senza
rispecchia re esa ttamente quelli che sono i cos ti sociali dell ’utilizzo, ma
semplicemente preoccupandosi di tenere in considera zione i costi
ma rginali pri va ti. Questo input ha un cos to troppo basso.

Una soluzi one che prevede Pigou è quella di fa r pa gare a chi inquina una
tassa che compensi il prezzo troppo basso di al cuni input.

Prendiamo i n considera zione un’ipotesi in base alla quale all’aumenta re dell’a tti vi tà produtti va , del li vello dell ’output, corrisponde una tassa
pi gouviana, gra vante su ogni uni tà prodotta da chi inquina , cioè da chi provoca un’es ternalità negati va , il cui ammonta re è pa ri al danno
ma rginale che l’i mpresa provoca in corrispondenza del volume effi ciente di output.
Analizzando la figura , vediamo che all’aumenta re dell’output corrisponde un li vello di tassa pi gouviana pa ri all ’altezza del danno ma rginale , il
quale, in corrispondenza dell’output efficiente “Q*”, è da to dalla dis tanza “cd”. La tassa pigouviana dovrebbe essere pa ri a ques ta distanza .
La distanza tra MSC e MPC è la s tessa che c’è tra il danno ma rgi nale e l ’asse delle as cisse.

Come rea gisce il soggetto Alberto all ’introduzi one di una tassa pa ri a “cd” per uni tà di output? Per ogni uni tà che produce, Alberto deve
pa ga re due soggetti :
 i vendi tori degli input, che devono essere i mmessi nel processo produtti vo e che hanno un prezzo di merca to (curva MPC).
 la tassa (misura ta da “cd”). La curva MPC viene, in modo pa rallelo, traslata in al to verso destra che corrisponde ad MPC + pi ù il valore cd.

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In questo momento il punto in cui il produttore massimizza il proprio profi tto è quello in cui il benefici o ma rginale corrisponde alla nuova
curva del cos to ma rginale pri va to più la tassa pi gouviana, MPC + c = MSC. Dal punto di vista geometri co la nuova curva del costo ma rginale di
Alberto si trova spos tando verso l’al to la curva dei costi marginali pri va ti di una dis tanza verti cale “cd”.
La massimizza zione dei profitti esige che Alberto produca fino al punto i n cui il benefici o ma rginale deve essere u guale al cos to ma rginale, in
questo caso in corrispondenza dell’i ntersezione di MB e MPC + cd (MSC) .

La tassa cos tri nge il soggetto Alberto a considerare i cos ti delle es ternalità che produce e lo costri nge a produrre i n modo effi ciente (infatti ,
se supera il punto di intersezione di MB con la curva MPC + cd (MSC), Alberto produrrà con cos ti ma rginali più eleva ti).
La tassazione presuppone che sia noto chi provoca l ’es ternalità e in che misura; nella real tà la tassa pigouviana è di di ffi cile determina zione.

Un al tro modello si riferis ce al sussidio: in ques to caso, il soggetto i mprendi tore , non deve paga re una tassa per a rri va re al li vello di quantità
effi ciente ma potrebbe essere lo s tesso sistema economi co e lo stesso intervento dell’opera tore pubbli co , che solleci ta il proprieta rio della
fa bbri ca a produrre una quanti tà inferiore, quindi ad a rri va re a d una quanti tà effi ciente, gra zie all’erogazione di sussidi nei confronti di una
determina ta a tti vi tà produtti va .
Nel nos tro modello di ri feri mento: supponendo che il numero di imprese sia
fisso, si può ottenere il volume effi ciente di produzi one pagando chi inquina
perché non lo faccia. Il sussidio per non i nquina re è sempli cemente un modo
di vers o per aumentare il cos to di produzione effetti vo di chi inquina, perché
rinuncia al sussidio eroga to dallo Sta to.
1° ipotesi: l o Sta to di chia ra che pa gherà al soggetto Alberto un sussidio pa ri a
“cd” per ogni uni tà di output che ques ti decide di non produrre. Ci trovia mo
nella quanti tà “Q1” e spostandoci per a rri va re al punto di quantità effi ciente
“Q*”, l o Sta to decide di pagare un sussidio che corrisponde all ’altezza verti cale
“cd”, ci fra paga ta in termini di produzione non effettuata al produttore.
Il cos to ma rginale per produrre Q1 è la somma dell ’importo che Alberto paga
per i suoi i nput (che si riferis cono alla curva MPC) pi ù il sussidio pa ri a “cd” cui rinuncia effettuando la produzione.
Al soggetto in questione conviene ridurre la quantità fino al livello di equilibrio.
Fi no a quando il costo ma rginale pri va to è ma ggi ore del benefi cio ma rginale, per il soggetto Alberto non ha senso produrre la quanti tà Q1 -
esima di output ed è preferibile rinunciare alla produzione e accettare il sussidio.
In base a questo ra giona mento Alberto s ceglie di non produrre alcun output superiore o inferiore a Q*, quanti tà effi ciente.

L’utilizzo dei sussidi reca due problemi fonda mentali :

1) il sussidio determina profitti più eleva ti ; quindi, nel lungo peri odo, un maggior n umero di imprese potrebbe essere incenti va to a
posiziona rsi lungo il corso d’a cqua, fa cendo aumenta re l ’inquina mento;
2) i sussidi devono essere finanziati dalle i mpos te, causando a “ca tena ” danni ma ggiori dell’es ternali tà s tessa, poi ché, in generale, la
tassazione dis torce gli incenti vi .
5.4.3 Le imposte sulle emissioni e i sistemi di regolamentazione per incentivi
Uno dei problemi di questo sistema è che potrebbe non incenti va re a bbastanza Alberto a indi vi dua re delle soluzioni per ri durr e
l ’inquina mento, se non quella della riduzione della quanti tà prodotta .
Un modo per a ffronta re ques to problema consiste nel fa r pa ga re un’imposta pigouviana su ciascuna uni tà di emissioni piuttos to che su
ciascuna uni tà di output, da qui il nome di imposta sulle emissioni.

In questo grafi co possiamo ra ppresenta re delle curve, MC che rappresenta il cos to


ma rginale per ogni unità di inquina mento ridotto di Alberto, ed MSB la ri duzione dei costi
ad opera re per quanto ri gua rda Lisa. Ad ogni uni tà di inquina mento ri dotta , i cos ti per Lisa
di minuis cono e per Alberto aumentano (MC).
In assenza di contrattazione coasiana e di intervento pubbli co, Alberto non è incenti va to a
ridurre l’inquinamento e si si tuerà in corrispondenza del punto “O”, con quasi nessuna
unità di inquina mento ridotta.
Tutta via l ’alloca zione effi ciente si ottiene in corrispondenza del punto in cui il cos to
ma rginale per Alberto connesso alla riduzione dell ’inqui namento (MC) è pa rti al beneficio
ma rginale per Lisa (MSC), nel punto e*; per cias cun punto a sinistra di e*, il benefici o di
un’ul teriore riduzione dell’inquinamento supera il cos to, per cui una ma ggiore ri duzione mi gliora l ’effi cienza .
Cosa può fa re il settore pubbli co per ra ggiungere il punto “e*”, ossia la quanti tà effi ciente di riduzione dell’inquiname nto?
Tre approci : 1) la già ci ta ta imposta sulle emissioni; 2) il sistema di regolamentazione cap-and-trade; 3) le norme di command-and-control

5.4.4. L’imposta sulle emissioni


Una imposta sulle emissioni funziona pressappoco come l’i mpos ta presa in esa me
precedentemente, con la sola di fferenza che in ques to caso viene fa tta pagare
un’imposta su ciascuna unità di sostanza inquinante emessa, piuttosto che su ciascuna
unità di output.
La figura a fianco aiuta a comprenderne il funzi onamento; supponiamo che vogliamo
ra ggiungere il li vello di riduzione inquinamento in “e*”.

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Per fa rlo, l o Sta to, può i mporre una i mpos ta “f” la quale, come si può vedere anche gra fi camente, permetterà di raggiungere ques to li vello.
Alberto, l’i mprendi tore che produce ed inquina, a vrà tutto l ’interesse a sposta rsi verso il punto “e*” poiché, tutti i punti alla sua sinistra
fa nno si che “f>MC”; Al berto pa gherà delle impos te eleva te che supera no i cos ti per la riduzione dell’inquinamento.
Alberto dovrà fa r in modo di a rri va re al punto di effi cienza e*, altri menti pagherà delle impos te eleva te rispetto ai suoi costi ; a destra del
punto e* Alberto non continuerà ad abbassa re l ’inquinamento prodotto, perché, vi ceversa , in quel caso, a vrà dei cos ti eleva ti MC.
L’esempio dimos tra come il settore pubblico può ottenere la quanti tà ottimale di ri duzione dell ’inquina mento con l ’i mpos ta sulle emissioni.

Fa ccia mo ora un esempio con due soggetti produttori e “inquinatori“, Al berto e Ma tteo; supponiamo anche che i cos ti di Alberto, per
ridurre l’inquinamento, MC, siano inferi ori a quelli di Ma tteo.
Pos to un li vello di riduzi one di inquina mento, supponiamo 100 unità , Ma tteo e Alberto devono ridurre l ’inquinamento prodotto di tot unità
ciascuno; se Alberto e Ma tteo producono 90+90 di inquina mento, dopo dovranno inquina re , suddi videndoseli, al massimo 180-100=80.
La supposizi one più semplice sa rebbe quella di di videre al 50% la riduzione dell ’inquina mento ma ciò non è possibile poi ché Al berto ha dei
cos ti inferi ori MC, rispetto ad Alberto; i cos ti ma rginali MC devono essere uguali per entra mbi al fine di a vere un’ allocazione efficiente in
termini di costo. Al berto ri durrà di tot quanti tà e Ma tteo al trettanto; le uni tà saranno di verse ma cos ì pure i costi per fa rlo.
Tutto ques to si può osserva re dalla figura sotto riporta ta .

Osserviamo che se s cegliamo la s trada del 50% di riduzione per


entra mbi (40 e 40) ques to vuol di re che MCa <MCm; Ma tteo
pa gherebbe di più. Lo si nota gua rdando una riduzione di 50uni tà ; i
cos ti sopporta ti da Alberto sono di gran l unga inferi ori a quelli di
Ma tteo. Per ridurre 100 uni tà di inquinamento prodotto dai due,
bisogna fa r si che Alberto ri duca di 75uni tà e Ma tteo di 25 uni tà .
Si potrebbe pensa re che non è gius to la dis crepanza tra Alberto e
Ma tteo; perché il pri mo deve ri durre di pi ù mentre il secondo, a nche
se con la “s cusante” dei maggior cos ti , dovrebbe ridurre di meno?
La ques tione si potrebbe risol vere inserendo a merca to una imposta sulle emissioni, spiega ta poco più sopra . Gua rdiamo nuovamente il
grafi co con l’a ggiunta di questa tassazione.

Inserendo un’i mpos ta , ad es., di 50€, chi riduce meno,


anche se a causa dei costi più alti , a vrà una imposizione più
al ta, sa rà tassato i n ma niera di versa rispetto a chi,
gi usta mente, ridurrà maggiormente l’inquinamento.
La tassazione sulla riduzione dell’inquinamento di Alberto
sa rà inferiore a quella di Ma tteo.
Alberto ri ducendo da 90 a 75 uni tà ,è gra va to su 15 (90-75),
che a d un prezzo di 50€ sono 750€ di impos te dovute;
Ma tteo da 90 uni tà , ne riduce s olo 25; pa gherà , per la
di fferenza che non ha potuto abba ttere (65uni tà-[90-25]),
un’imposta di 3250€!!.
Il vantaggio princi pale di un’impos ta sulle emissioni è quello di ottenere la ri duzione dell ’inquina mento al minor costo possibile.

5.4.5 Il sistema di cap-and-trade


In un sis tema di cap-and-trade vi è una politica di assegnazione di autorizzazioni a inqui nare; il numero di autori zzazioni viene s tabilito in
base al li vello desidera to di inquinamento e ai soggetti inquinanti viene consenti to di s cambia rle dietro compenso.

Poniamo che ad Alberto vengano dis tribui te nr.80 li cenze


ad inquina re; questo si gnifi ca che Alberto potrebbe
inquina re 10 uni tà (punto “a ” del grafi co) visto e
considerato che ne ha 80 sotto forma di licenza . Ma tteo
invece che non ha nulla dovrebbe ridurre di 90 unità le
sue emissioni . Con questa allocazione si può vedere
chia ramente che MCa non equi vale a MCm; i cos ti totali
sono maggiori di quanto lo debbano essere.

Per a rri va re a una si tua zione di efficienza , con i cos ti MCa ed MCm equipa ra ti , bisogna fa r si che le licenze siano inserite in un mercato, in
cui , come da esempio, il soggetto Alberto, in possesso di 80 li cenze, ne venderà al cune a Ma tteo, il quale corrisponderà al p ri mo una somma
in dena ro a lui conveniente, poi ché minore dei cos ti necessari per quell’uni tà di i nquina mento e, ad Al berto, ugualmente conveniente,
poiché i soldi ri cevuti sono superi ori a quello che lui a vrebbe dovuto paga re.
Si ra ggiungerà un equilibrio, nei punti 75 per Alberto e 25 per Ma tteo tra l ’intera zione della vendi ta delle licenze tra i du e soggetti .
Alberto venderà a Ma tteo le licenze ad inquina re fintantoché la somma ri cevuta sia superi ore ai cos ti necessa ri a ffinché inquinasse
quell’unità maggiore .

5.4.6 Confronto tra imposta sulle emissioni o sistema cap-and-trade


 Risposta all’inflazione: i 50€ di oggi non a vranno lo s tesso valore tra tot anni. Il sistema cap-and-trade è “indipendente” dall’inflazione ;
 Risposta alle variazioni di costi : un’i mpos ta sulle emissioni limi ta il cos to di riduzione dell ’inquina mento . Un’opzione è quella di
combina re i due sistemi , in cui l’autori tà pubbli ca stabilis ce un sistema di cap-and-trade che fissa la quanti tà di i nquina mento
consentita . Tutta via rende noto che venderà anche tutte le autori zzazioni ri chies te a un prezzo stabili to . Ques t’ul timo, noto come

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prezzo di sicurezza (safety valve price), può essere anche piuttosto eleva to, i n modo che venga utilizzato sol tanto se il cos to della
riduzione dell’inquinamento è maggiore rispetto a quello atteso.
 Risposta all’incertezza: la scel ta tra i due sistemi di pende dalla elasti ci tà del benefi ci sociali e quindi dalla inclinazione della curva MSB.
 Effetti distributivi: l ’imposta sulle emissioni genera entra te per l o Sta to mentre il sistema delle autorizza zioni apre un merca to di
s cambi o tra gli opera to e può anche genera re entra te allo Sta to, se ques te sono vendute .

Per comprendere come l ’autori tà pubblica può decidere tra imposta o sistema cap-and-trade prendiamo in considera zione due casi : uno in
cui la curva che rappresenta il benefi cio sociale della riduzi one dell’inquinamento è anelastica e uno in cui è elastica.

Curva dei benefici marginali sociali anelastica Curva dei benefici marginali sociali “relativamente” elastica.
Con MBS anelasti ci e cos ti superiori a quelli a ttesi, Con MBS elasti ci e cos ti superiori a quelli a ttesi, il sistema cap
il sistema di cap and trade comporta un’eccessi va riduzi one and trade comporta un’eccessi va riduzione dell’inquinamento,
dell ’inqui namento, mentre un’imposta comporta una riduzi one mentre un’i mpos ta comporta una riduzione non suffi ciente.
non suffi ciente. Il sistema di cap and trade è tutta via più effi ciente. L’impos ta sulle emissioni è tutta via più effi ciente.

5.4.7 Gli interventi dello Stato : reg olamentazione command-and-control

Il command and control è una s tra tegia regola toria influenza ta da i mposizioni di s tanda rd ,associati alla presenza di meccanismi sanziona tori .
Il punto di forza dei modelli “c.&c.” risiede, a differenza di altri strumenti basati sull ’incenti va zione o sulla tassazione, nella consta ta zione che,
in forza della legge, è possibile introdurre standard fissi che proibiscono, con effetto immediato, le a tti vi tà che non si uniformano a essi.

Tra i ris chi più alti , collega ti al “c.&c.”, vi è sicuramente il fenomeno della cosiddetta ‘cattura regolatoria’; la relazi one tra regola tori e regolati
può spingere, nel tempo, i regolatori a persegui re gli interessi dei soggetti regolati piuttosto che l ’interesse pubblico.

Come suggeri to dal nome s tesso, uno strumento di “c.&c.” si compone di due a mbi ti . Il primo – il comando – a ttiene alla fissazione di
obblighi o di vieti s tabiliti dal legislatore o dall’a mminis trazione, per i ndi rizza re un utilizzo effi ciente delle risorse a mbientali. Tale aspetto si
traduce nella fissazione di sta nda rd quali tati vi o quanti tati vi , calibra ti sulla di fferente sensibilità ambientale del settore considera to.
Il secondo – il controllo – a ttiene invece all’effetti vo moni toraggio delle a tti vi tà s vol te dai soggetti regolamenta ti, ovvero alla verifi ca del
rispetto degli s tanda rd.
Nel caso in cui sia ris contra to uno scos tamento dai pa rametri , l’a utori tà pubbli ca procede nel commina re pene di ca ra ttere pe cunia rio,
interditti vo o anche penale, nonché sanzioni con funzione ri pristina toria dell ’integri tà ambientale.
Gli s trumenti “c.&c.”possono lega rsi al cune ineffi cienze, sia dal punto di vis ta economi co sia dal punto di vis ta s trettamente ecologico.

5.5 Esternalità positive


Esempi di es ternali tà posi ti ve possono essere “L’a tti vi tà di ri cerca e s viluppo”, il “va ccino contro mala ttie infetti ve”, “il giardino ben curato
del propri o vi cino”. Per sempli cità , ipotizziamo che vi sia un’uni versità pri va ta che s volge a tti vi tà di ri cerca , con ri cadute positi ve per
un’impresa pri va ta . Nei merca ti concorrenziali le imprese massimizzano i profi tti ; l’uni versi tà è interessata uni camente ai propri profitti , non
a quelli dell ’impresa pri va ta e, vi ceversa , l ’impresa pri va ta è interessata uni camente ai propri p rofi tti, non a quelli dell ’uni versi tà .

Analisi grafica:

MPB = benefi cio ma rginale pri va to dell ’uni versi tà -


MC = cos to ma rginale dell ’uni versi tà
MEB = benefi cio ma rginale esterno dell ’azienda pri va ta
MSB = MPB + MEB = benefi cio ma rginale sociale
L’uni versità massimizza il profitto dove MPB = MC. (R1).
Il benessere sociale è massimizzato per MSB=MC. (R*)
Implicazioni e casistiche:
 R1<R* - L’uni versi tà produce una quanti tà “i nsuffi ciente” di ri cerca ,
perché non tiene conto dei benefi ci per l ’impresa pri va ta .
 la quantità preferi ta dall’i mpresa pri va ta è quella per cui la curva MEB
interseca l ’asse ori zzontale. – Il benefi cio dell ’impresa è massimo per MEB = 0.
 R* non è la quantità preferi ta da al cuna delle due pa rti , ma è il miglior compromesso al quale i due soggetti possono giungere.

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Cos ì come un’esternalità negati va può essere corretta da una i mpos ta pigouviana , una esternalità positiva può essere corretta da un
sussidio pigouviano. In conclusione: quando un individuo o un’impresa producono esternalità positive, il mercato fornisce una quantità
inferiore dell’attività o del bene, ma un sussidio adeguato può correggere l’inefficienza.
Capitolo 6
Analisi delle scelte collettive

Analizziamo gli s trumenti dell’analisi economi ca per comprendere l o s volgimento del processo decisionale politi co s tudiando q uella branca
dell ’economia che viene defini ta teoria delle scelte collettive.
Le società democra ti che utilizzano va rie procedure di vota zione per prendere decisioni in meri to alla spesa pubblica e al suo fi nanziamento.

6.1.1 Il voto all’unanimità


Nel voto all’unanimi tà , la decisione che viene presa nell ’ambito di un determina to obietti vo, deve essere raggiunta con il consenso di tutti i
soggetti coinvol ti .

Nel Capi tolo 4 a bbiamo vis to come il problema del free rider porti a una situazione pa radossale: dal momento che gli indi vidui sono
opportunis ti, i beni pubblici vengono forni ti in quanti tà inferiore a quella sufficiente a soddisfa re le preferenze di tutti.
Pa rtendo da questa considera zione si può pensa re che se la decisione di produrre una certa quanti tà di un bene pubblico, e di come
ripa rti rne il fina nziamento, fosse presa mettendo a votazione di verse al ternati ve e si ra ggiungesse l ’una nimi tà su una di ques te, la quantità
prodotta e l’a mmonta re paga to da ciascuno sa rebbero quelli effi cienti .
R.E. Lindahl, propose un modello per decidere all’unanimità quanto bene pubblico produrre e come finanzia rlo, nell’ipotesi che ciascuno
di chia ri corretta mente le proprie preferenze.
Illustriamo questo m odello s upponendo che esistano due indi vidui , Ada mo ed Eva , e un solo bene pubbli co, i ra zzi per i fuochi d’a rti fi cio (r).
Supponiamo, i nol tre, che ad Ada mo venga detto che deve pa rtecipa re al cos to per la forni tura dei ra zzi per il 30%, quindi , se il prezzo di
merca to dei ra zzi è “Pr”, il prezzo che Adamo deve paga re sa rà 0,30xPr. Da to ques to prezzo, il prezzo degli al tri beni, le sue preferenze e il
suo reddi to, esiste una quanti tà di ra zzi che Ada mo vorrà consuma re.
Nella figura a fianco, l ’asse orizzontale misura la quanti tà di razzi ,
mentre la quota di contributo da lui paga ta , o prezzo di Lindahl, è
Adamo
misura ta dalla dis tanza verti cale dal punto “O”. La curva D r
mos tra come la domanda di razzi da parte di Adam o decres ca
all’aumenta re della quota a suo ca ri co. Analogamente, la stessa
cosa succede con Eva ( (all’aumenta re del contributo , la quanti tà
domandata da Eva diminuis ce ).
Osservando il grafi co, s cendendo lungo l’asse verti cale da -O’- , la
quota a ca ri co di Eva aumenta, mentre la sua domanda di D rEva
di minuis ce perché lo spos tamento lungo l’asse verti cale da O’ a O
rappresenta per lei un “prezzo” sempre maggiore.
Gli individui non sostengono tutti lo stesso prezzo per una certa
quantità di bene pubblico, ma ciascuno ha un prezzo
personalizzato, che è la quota a suo ca ri co.
L’equilibrio è dato da un insieme di prezzi di Lindahl tale per cui ogni indi viduo vota per la s tessa quantità di bene pubbli co.
In figura ciò a vviene quando la quota di Ada mo è -OS*- e quello di Eva è -O’S*- : a ques ti prezzi di Lindahl entra mbi sono d’a ccordo che
vengano forni ti -r*- ra zzi .
Il modello di Linda hl mos tra le combina zioni di quote a ca ri co di ciascuno e il li vello di fornitura di bene pubblico decise all’unanimi tà .
La domanda fonda mentale è: come raggiungere l’equilibrio?
Imma giniamo che l ’autori tà decida di imporre un certo prezzo-i mpos ta (o prezzo di Lindahl ). In base alle loro rispetti ve curve di domanda ,
Adamo ed Eva votano per il numero di razzi che desiderano. Se l ’a ccordo non è unani me, l ’autorità s tabilisce un al tro prezzo -impos ta e il
processo continua sino a che Ada mo ed Eva scel gono la stessa quanti tà di ra zzi (nella fi gura qui sopra , il punto -r*-).
In questo senso, perci ò, la determinazione della quanti tà di bene pubblico a vviene in modo abbas tanza simile a quello del merca to.
Come per il merca to, anche in questo caso si può dimostra re che l ’allocazione è Pa reto effi ciente.

Il procedimento di Lindahl presenta due problematiche:


 presuppone che gli indi vidui esprimano sinceramente le l oro preferenze; se Adamo ries ce a indovi na re il prezzo massimo che Eva è
dispos ta a paga re per a vere i ra zzi e non ri manere senza , può costri ngerla a quella alloca zione. Ciò vale a nche per Eva . Se a dottano un
comportamento stra tegi co è probabile che Adamo ed Eva non raggiungano mai l ’equilibrio di Lindahl .
 necessita di mol to tempo per trova re la tassa/prezzo-i mpos ta che soddis fi entrambi . Le decisioni importanti coinvolgono mol ti indi vidui
e per ottenere il consenso di ciascuno si sos tengono costi eleva ti , quindi il voto all’unanimità può risultare molto lungo e costoso.

Poi ché l ’unanimi tà è di ffi cile da ra ggi ungere sono preferibili i sistemi che non la ri chiedono come il sistema della votazione a maggioranza.

6.1.2 Il voto a maggioranza


Nella vota zione a ma ggiora nza una propos ta viene a ccettata se la metà dei votanti più uno s ono a fa vore, viene quindi determinata la
quantità di equilibrio in un determina to merca to.
L’esempio sottos tante chiaris ce come si cos truis ce un voto di maggioranza :

Ordine di Votante Votante Votante


votazione Cosimo Eliana Giorgio
Pri mo A C B
Secondo B B C

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Terzo C A A
Tab. 1

Prendiamo i n considera zione tre ci ttadini , che devono decidere tra tre li velli (A-B-C) di forni tura di missili. “A” ha un valore basso, “B” medio
e “C” un valore di fornitura più eleva to. Ogni colonna indi ca l ’ordine di preferenza che ciascun citta dino colloca le tre alterna ti ve.
Analizziamo la ta bella per votante e per coppia (A-B; B-C; A-C); Es : per il votante Cosimo, tra la coppia “A-B”, quale si trova per pri ma nelle tre
votazioni? (si troverà “A” alla Prima vota zione); Per il votante Eliana, tra A-B, quale si trova per pri ma? (si troverà B alla Seconda votazione).
Quale sarà l’esi to migliore?
• se si vota tra il li vello A e il li vello B: B > A;
• se si vota tra il li vello B e il li vello C: B > C;
• se si vota tra il li vello A e il li vello C: C > A.
Dall ’elenco notia mo che la s celta che massimi zza il li vello di fornitura è la scelta B.
Il voto a ma ggi oranza determina che la s celta mi gliore, più effi ciente, sia quella che si ri feris ce all’al terna ti va B.
In questa ci rcos tanza non ci troviamo in quello che viene chiama to il para dosso del voto.
Paradosso del voto: a nche se le preferenze di ogni singolo votante sono coerenti , quelle della comunità non l o sono.
Per capi re meglio il pa radosso del voto, bisogna analizza re il seguente esempio:

Ordine di Votante Votante Votante


precedenza Cosimo Eliana Giorgio
Pri mo A C B
Secondo B A C
Terzo C B A
Tab. 2
Ca mbia l ’ordine solo per il soggetto Eliana.
Confronto tra le di verse coppie:
• se si vota tra il li vello A e il li vello B: A > B;
• se si vota tra il li vello B e il li vello C: B > C;
• se si vota tra il li vello A e il li vello C: C > A.

Si crea un’incoerenza nella decisione di maggioranza ; non c’è un’alterna ti va che es ce fuori vincente rispetto alle al tre.
Il risulta to finale di pende dall’ordine in cui si mettono ai voti le alternati ve: la capa ci tà di controlla re l ’ordine di vota zione (l ’ordine del giorno)
di venta uno s trumento di enorme potere e si definis ce manipolazione dell’ordine del giorno, processo mediante il quale si organizza l’ordine
di votazione per a vere un certo risul tato.
Un problema , rela ti vo al paradosso del voto in un sistema di maggioranza, è quello per cui la colletti vi tà può anda re a vanti all’infinito senza
che venga presa una decisione defi niti va : ciclicità del voto; ogni s cel ta ne a nnulla una e la successi va annulla l ’altra .
Un’al tra analisi gra fi ca delle tipologie di preferenza (Tab. 2).
 c’è un picco, che viene determinato dalla preferenze coerenti del soggetto Cosimo; è quel punto che si trova più in al to rispetto a tutti i
punti adia centi (Cosimo s ceglie pri ma A, poi B e poi C);
 ci sono delle preferenze unimodali: i l beneficio di un i ndi viduo cala cos tantemente man mano che ci si allontana dall ’esito che
preferis ce. E’ il caso di Giorgio.
 ci sono delle preferenze bimodali: il benefi cio di un indi viduo prima dimi nuisce, poi aumenta di nuovo man mano che ci si allontana
dall ’esito che preferis ce . E’ il caso di Eliana

Le preferenze di Eliana danno luogo al pa radosso del voto; se a nche Eliana a vesse preferenze unimodali (tab.1), il sistema di votazione a
ma ggioranza porterebbe a una decisione defini ti va .
Nella tabella 1 c’è una coerenza nelle livello delle scelte, mentre nella tabella 2 sussiste un’incoerenza , e ques to porta ad un paradosso del
voto che si può risol vere o con la manipolazi one dell ’ordine del giorno o si può a rri va re alla ci cli cità del voto (non viene mai p resa una
decisione colletti va maggiori ta ria su una determina ta al terna ti va di voto).

Il teorema dell’elettore mediano. Un’al tra analisi si ri ferisce al teorema del votante mediano, i ndi viduo le cui preferenze occupa no la
posizione i ntermedia nell’i nsieme delle preferenze di tutto il gruppo ; metà dei votanti vorrà una quanti tà maggiore di quel bene rispetto al
votante mediano e l ’altra metà ne vorrà una quanti tà minore.
Teorema del votante mediano: se tutte le preferenze sono unimodali, il risulta to di una votazi one a maggioranza rifletterà la preferenza
espressa dal votante mediano. Esempio:
Si prendano in considera zione cinque indi vidui che devono s tabili re il li vello di spesa preferi to del gruppo: le preferenze di ciascun indi vi duo
sono unimodali quindi più un determina to li vello di spesa è vi cino al pi cco di un votante più ques ti lo preferis ce.

Votante Livello di spesa preferito


Da vi de Euro 5
Ma rgheri ta Euro 100
Bruno Euro 150
Alba Euro 160
Lui gi Euro 700
Una spesa superiore a 150 verrebbe boccia ta al meno da tre votanti , mentre 150 è s cel to da tre vota nti , che è la spesa preferi ta da Bruno
(votante mediano), quindi il risul ta to di una vota zione a maggioranza riflette la preferenza del votante mediano.
Tutta via se qualcuno dei votanti non ha preferenze unimodali può da rsi che si verifi chi il pa radosso del voto.

26
6.1.3 Lo scambio dei voti (logrolling)
Con lo Scambio dei voti si può capi re , rispetto a tre progetti al terna ti vi , quanto alcuni soggetti sono dispos ti a negozia re per ra ggiungere la
soddisfazione dell ’alterna ti va che i ntendono promuovere; mol ti s tabiliscono che a ttra verso l o s cambio dei voti si può raggiungere un
risul tato che a umenta il benessere della colletti vi tà ; al tri pensa che un sistema di questo tipo possa porta re al finanziamento di progetti
mol to lunghi e costosi, che non a vvanta ggiano il benessere della colletti vi tà ma solamente al cuni soggetti , che sfruttano la coalizione .
Esempio: ci sono tre progetti al terna ti vi .

Beneficio
Progetti Melania Rino Rossella totale
netto
Ospedale 200 - 50 - 55 95
Bi blioteca - 40 150 - 30 80
Pis cina - 120 - 60 400 220

Lo s cambio di voti migliora l ’esito della vota zione:


 Melania a ccetta di vota re a fa vore della biblioteca se Rino appoggia il progetto dell ’ospedale; con tale s cambio, Melania otterrebbe un
benefi cio di 160 (= 200-40) e Lino di 100 (= 150-50);
 se c’è un a ccordo tra Melania e Rossella, con lo sca mbio di voti si otterrà l ’approva zione di tutti e tre i progetti aumentan do il benessere
di tutti .

I contra ri allo s cambio s ostengono che il sistema fa ciliti il prevalere di interessi pa rti cola ri e l ’approva zione di progetti pri vi di benefi ci per la
colletti vi tà .
Esempi o di scambio di voto negativo:
 grazie allo s cambio di voti , un gruppo di votanti può forma re una coalizione per fa r approva re progetti che procura no loro be nefi ci e il
cui cos to ri cade sulla minoranza .

Tot.
Progetto Melania Rino Rossella beneficio
netto
Ospedale 200 - 100 - 105 - 15
Bi blioteca - 40 150 - 120 - 10
Pis cina - 270 - 140 400 - 10

6.1.4 Teorema dell’impossibilità di Arrow.


Ques to economista prende i n considerazione che tutti i sistemi di s celta colletti va , che abbiamo vis to, portano sempre a risulta ti ineffi cienti .
Arrow ha sostenuto che in una società democra tica , il metodo di scelta collettiva deve soddisfa re simultaneamente i seguenti cri teri :
1. porta re a una decisione qualunque sia la configura zione delle preferenze dei votanti e non deve falli re i n caso di preferenze mul timodali
(una decisione ci deve essere a presci ndere dal para dosso del voto, non ci deve essere ci clici tà);
2. essere in grado di stabili re una gra dua toria tra tutti gli esiti possibili (un ordine);
3. ri flettere le preferenze indi viduali: se gli indi vi dui preferiscono “A” ad “B”, l’ordine di preferenza della società deve essere lo stesso.
Non ci può essere una contra ddizione tra le preferenze espresse indi vidualmente e le preferenze espresse dalla colletti vi tà ;
4. essere coerente: s e la proposta A è giudi ca ta preferibile alla proposta B e la proposta B è giudi cata preferibile a C, allora la propos ta A
deve essere preferi ta alla propos ta C (principio di transiti vi tà della s celta );
5. l ’ordine di preferenza che la società assegna alle alterna ti ve A e B deve dipendere es clusi vamente dalle preferenze dei votan ti rigua rdo
A e B, e non anche in base a C (indipendenza delle alterna ti ve i rrilevanti );
6. non ammettere la dittatura: l e preferenze della società non devono ri flettere solo quelle di un singolo i ndi viduo.
La conclusione di Arrow è che è i mpossibile trova re un metodo di decisione che s oddisfi tutti i cri teri , ol tre al fa tto che il risul tato mette in
dubbio che i sistemi democra ti ci possano funzi ona re.

6.2.1 I politici: il teorema dell’elettore mediano


Il teorema dell ’elettora to mediano torna utile per spiegare il comporta mento dei rappresentanti (politi ci) e come gi ungono a occupa re la loro
posizione poli ti ca. Considerando due ca ndida ti/pa rti ti e che le preferenze dei votanti siano unimodali, i votanti distri bui ranno i loro voti in
modo di massimizza re la loro utilità , mentre i candida ti massimi zzera nno il numero di voti ri cevuti . Il politi co che intende massimizza re i voti
adotta il programma preferi to dall’elettore mediano, cioè dal votante che si trova esa ttamente al centro della dis tribuzione delle preferenze.

Nella fi gura si illus tra una distribuzione ipoteti ca tra due s chieramenti politi ci “progressista ” e
“conserva tore”.
Il candidato Bianchi (progressista ) adotta una posizione M, nel punto mediano, e il ca ndida to Bruni
(conserva tore) una posizione S più a des tra .
Poi ché i votanti a vra nno preferenze unimodali voteranno il candidato che massimizzi la l oro utilità .
Bruni si mette su S e prende i voti a des tra di S e pa rte di quelli tra S ed M
Bianchi : si mette su M prende i voti a sinistra di M e pa rte di quelli tra S ed M
Il sis tema poli ti co bipola re risulta quindi più s tabile ; entrambi i poli tendono a posizi ona rsi verso il
“centro”.

6.2.2 I funzionari pubblici

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Le leggi o le decisioni approva te dai poli ti ci devono essere concreti zzate dai funziona ri pubbli ci (burocra ti ). Uno Sta to non può funzionar e
senza burocra zia . Tutta via spesso la burocrazia non realizza i desideri e le decisioni dei ci ttadi ni e dei loro rappresentanti .
Niskanen (1971) s ostiene che se i n un’impresa pri va ta l ’incenti vo a rendere più reddi tizia e efficiente la di tta in cui si la vora è da ta dal
salario; in un soggetto pubblico l ’interesse del burocra te è da to dalla reputa zione, dal potere, dal clientelismo e non dal mi gliorame nto
salariale (lento e diffi cile da ottenere). Il potere e lo status sono in relazione diretta con la dimensione del bilancio a di sposizione del
funzionario/dirigente il quale mira a massimizzarlo.
Nell'idea di Niskanen gli uffi ci pubbli ci potrebbero utilizza re le informazioni e le conoscenze a cquisite per ottenere un fi n anziamento più
eleva to del necessario da parte di pa rlamenta ri , spesso disinforma ti ed inesperti . La massimizza zione del bilancio viene assunta quale
obietti vo dei burocra ti ; più risorse signi fi ca maggiore pres tigio e ma ggiori opportuni tà di ca rriera per i dipendenti di quell'uffi cio pubbli co.

Alla fine il burocra te sa che il legislatore a ccetterà l ’aumento dei cos ti totali . Tuttavia questo valore sarà inefficiente.
Il burocra te presenta la sua proposta al poli ti co come “o tutto o niente”. Purtroppo il vanta ggio informa ti vo del funziona rio rispetto al
politi co porta inevi tabilmente ad accetta re.
E’ compi to del legislatore quindi assumere informa zioni tali da trova re soluzioni più effi cienti (Competenza della classe politi ca).

A tutto ques to bisogna a ggiungere i Gruppi di pressione; ra ppresentanti eletti (i poli ti ci), burocra ti e gruppi di pressione forma il c.d.
“triangolo di ferro”, in cui le decisioni vengono prese all’interno di ques to sistema a fa vore di chi ne fa pa rte e a s capit o del res to della
popola zione; quest’ul tima non è sempre organizza ta, perciò debole nel poter ri vendica re un qualcosa. I gruppi di pressione non sono
omogenei ma si di fferenziano per mol ti aspetti , di fferenze di reddito, della classe sociale, differenze tra di verse zone geogra fi che, ecc.

Capitolo 7
La ridistribuzione del reddito: aspetti teorici

Si sos tiene che la spesa pubbli ca aumenti perché gli indi vidui a basso reddi to ri corrono al sistema poli ti co a ffinché il reddi to venga
ridis tribui to a loro fa vore: i poli ti ci ottengono i voti di chi ha un reddi to pa ri o i nferi ore a quello mediano, offrendo benefi ci che i mpongono
un cos to netto a coloro i cui reddi ti sono superiori a quello mediano. Finché il reddito medio supera quello mediano, i poli ti ci sono
incenti va ti ad aumenta re il grado di ridis tribuzione del reddi to opera to dallo Sta to.
Mol ti economis ti sos tengono che oggi le princi pali differenze salariali sono dovute alle innova zioni tecnologi che e all’incre mento del
rendimento dell’is truzione con un ga p tra professioni di al to profilo e professioni di bass o profilo.
Uno dei metodi più interessanti per misura re il gra do di diseguaglianza della dis tribuzione del reddito è cos ti tui to dalla co siddetta curva di
Lorenz, ra ppresenta ta in figura .
La retta tratteggiata a 45° i ndi ca una distri buzione perfetta mente
uguali taria
Ogni punto della curva di Lorenz indi ca la percentuale di reddi to
percepi ta da una percentuale di famiglie. Lo s ca rto della curva di Lorenz
dalla retta a 45°, indica to dall’a rea ombreggia ta , cos ti tuisce una misura
del gra do di disegua glianza nella distri buzione del reddi to.
L’asse verti cale indica le percentuali del reddito delle fa miglie; l’asse
ori zzontale indi ca le percentuali di famiglie. Una distri buzione
perfettamente uniforme del reddi to si a vrebbe qualora il 20% delle
fa miglie ottenesse il 20% del reddi to totale (e anche all’interno di questa
fas cia la dis tribuzione risultasse uniforme), il 40% delle famiglie
percepisse il 40% del reddi to, e così via .
La curva di Lorenz descri ve la dis tribuzione effetti va del reddi to: ogni
punto della curva indi ca la percentuale di reddi to ri cevuto nella realtà da una percentuale di fami glie. Lo s ca rto della curva di Lorenz dalla
curva della perfetta uguaglianza è indi ca to dall’a rea ombreggiata , che misura del grado di disugua glianza nella dis tribuzione del reddi to.
Quanto più è ampia ques t’area , ta nto maggiore è la dis tanza della distri buzione effetti va dalla perfetta uniformità . Nel caso di completa
disuguaglianza, l ’a rea coinciderebbe con il triangolo 0AB.
È possibile forni re un indi ce speci fi co della disuguaglianza, che è da to dal rapporto tra l ’a rea compresa tra la curva di egu a glianza perfetta e la
curva di Lorenz e l ’a rea del triangolo 0AB.
Tale indi ce, defini to coefficiente di Gini, assume un valore compreso tra 0 (per l ’uguaglianza perfetta ) e 1 (per la massima disugua glianza).

Politiche correttive
Per correggere la distribuzione dei reddi ti si può interveni re :
 sul capitale materiale: a ttra verso le imposte sui pa trimoni ;
 sul capitale umano: prevalentemente con la spesa per l ’istruzione e la sanità .
 sulla remunerazione dei fattori : con le impos te progressi ve e mediante tras ferimenti (ad es . assegni familia ri, sussidi di disoccupazione).

L’economia del benessere assume che il benessere della società dipenda dal benessere degli indi vi dui che la compongono.
Formalmente, se una società è compos ta da “n” indi vi dui e l ’utili tà dell’i -esimo indi viduo è “Ui” con -i- = 1, …, n, il benessere sociale, “W”,
sa rà una funzione delle utilità indi viduali: W = F (U1, U2, …, Un).
L’Equazione sopra ri porta ta viene tal vol ta chiama ta funzione del benessere sociale utilitaristica. Da ta ques ta funzione del benessere sociale,
una variazione di una qualunque Ui accresce W: qualunque cambia mento mi gliori la condizione di un indi viduo, senza peggiora re quella di
un al tro, a ccres ce il benessere sociale.
Qual è la posizione degli utilita risti in relazione alla ridistri buzione del reddi to da pa rte dello Sta to? Il reddito va ridistribuito a condizione
che “W” aumenti. Per ca pi re meglio, consideriamo un caso pa rti cola re dell’equazione sopra illustra ta , ossia una funzione del benessere

28
sociale additi va : W = U1 + U2, + … + Un ; se l’obietti vo dello Stato è quello di massimizza re il valore di W, può ottenere questo risul tato
aumentando le risorse di uno qualsiasi degli indi vidui coinvol ti , non necessa riamente del più povero.
Per questo si di ce anche che la funzione del benessere s ociale utilita ris tica addi ti va è neutrale da un punto di vis ta distri buti vo.

Ra ppresentiamo le utilità ma rginali di due indi vi dui Pietro e Pa olo.


La distanza ori zzontale OO’ misura la quanti tà totale di reddi to disponibile nella
società .
Il reddi to di Paolo si misura spos tandosi da O verso des tra lungo l’asse orizzontale,
mentre quello di Piero spos tandosi da O’ verso sinistra lungo l ’asse ori zzontale.
Ne consegue che ogni punto della linea OO’ corrisponde ad una certa ripa rti zione
del reddito tra Pietro e Paolo
L’utili tà ma rginale del reddi to di Paolo è misura ta lungo l ’asse verti cale passante
per O e l’utilità ma rginale di Pietro,identi ca , lungo l ’asse verti cale passante per O’.
Supponiamo che il reddi to ini ziale di Pa olo sia Oa e quello di Pietro O’a e
chiedia moci se è possibile redistri bui re il reddi to in modo di verso tra i due
indi vi dui in modo da aumenta re la somma delle utilità indi viduali e quindi il
benessere sociale.
Supponiamo che sia sottra tta una somma pa ri a ab euro a Pietro per da rla a
Paolo; la perdi ta d’utili tà di Pietro è pa ri all ’area abcd, mentre il guadagno per
Paolo è pa ri all’a rea abfe. Come si può nota re, la perdi ta di Pietro è minore del guada gno di Paolo e quindi la somma algebri ca delle va riazioni
delle utilità è positi va ossia la redistribuzione ha aumenta to il benessere.
Ciò è dovuto al fa tto che poi ché Pietro è più ri cco, l’utilità che ottiene da ogni unità di reddito è i nferiore a quella che ottiene Pa olo e , quindi ,
la redistribuzi one di un euro da Pietro a Paolo aumenta il benessere.
Fi no a che punto una redistri buzione del reddito da Pietro a Paolo aumenta il benessere? E’ evidente che ciò è possibile fino a quando l ’utilità
ma rginale di Pietro è superi ore all’utilità ma rginale di Paolo.
Solo qua ndo le due utilità ma rginali sono uguali, qualunq ue redistri buzione del reddi to da un indi viduo ad un al tro non può aumenta re il
benessere complessivo. Il benessere è massimizza to in corrispondenza dell’ugua glianza delle utili tà ma rginali del reddi to.
Da ta l’ipotesi di uguali funzioni d’utili tà , il benessere è massimi zza to in corrispondenza dell ’uguaglianza dei redditi dei due indi vidui

Un criterio alternativo di giustizia distributiva è quello utilizzato da Rawls il quale assume che gli indi vidui nella si tuazione iniziale, temendo
di fi nire tra i ceti più deboli sono fa vorevoli all’intervento dello Sta to a fa vore dei più poveri .
Il criterio del maxmin, è rappresentato dalla seguente funzione: W = minimo (U1, U2, …, Un) - Il benessere della società dipende uni camente
dall ’utilità dell’indi vi duo che s ta peggio di tutti. Si pa rla di criterio del maxmin (massiminimo) perché la colletti vi tà ha come obietti vo la
massimi zza zione dell ’utilità dell ’indi viduo con il minimo li vello di utilità .

Il passaggio da A a B non aumenta il benessere colletti vo proprio perché in B aumenta quello di


Pietro ma rimane i nva ria to quello di Paolo che è il soggetto con la utili tà inferiore. Il
mi glioramento si ha solo da A a C con una va ria zione dell’utilità di Pa olo e non di Pietro.
Tutto ciò implica che bisogna persegui re la equa dis tribuzione del reddi to a ccetta ndo però quelle
dispa ri tà che servono ad a ccres cere l’utilità delle pers one che stanno peggio.
Redistribuzione Pareto-efficiente
L’utili tà delle pers one ri cche non dipende solo dal loro reddi to ma anche dal reddi to dei più
poveri .
Una redistri buzione del reddi to può comporta re un mi glioramento pa retiano.

La redistribuzione può essere considerata un bene pubblico: il li vello di disuguaglianza all’interno


della società influis ce sull’utili tà di tutti i ci ttadini ma è necessaria la coerci zione dello Sta to per i mporre la redistri b uzione.
Come ridistribuire ? Lo Sta to può effettua re interventi redistributi vi sia a ttra verso politi che di spesa che a ttra vers o lo s trumento tributa rio.

Beni pubblici e distribuzione del reddito


Una buona pa rte della spesa pubbli ca è destina ta al finanziamento di beni pubblici , ossia a quei beni che possono essere cons umati
contemporaneamente da più di una persona , anche se i consuma tori non sono incenti va ti a ri vela re quanto valutano i beni pubblici .

Trasferimenti in natura vs. trasferimenti monetari


Spesso si pensa che i tras ferimenti i n na tura siano programmi ri vol ti agli indi vidui dal reddi to più basso e si pensa esclusi va mente all’edilizia
popola re e alle pensioni sociali. Tutta via , anche le persone delle classi medio -alte tra ggono vanta ggi o dai trasferimenti in na tura : l ’is truzione
e l’assistenza sanita ria pubbli ca sono i due esempi più evidenti.
A differenza dei beni pubbli ci puri , is truzione e sani tà sono beni consuma ti in di versa misura dai di versi i ndi vidui e sti ma rne il valore per i
di retti des tina ta ri è diffi cile; così come non è sempli ce sta bilire se siano più opportuni tras ferimenti in dena ro o in na tura .
Certo è che l ’effetto dei trasferimenti in natura e in dena ro è di verso a seconda delle preferenze indi viduali (ruolo importante l o giocano le
curve di i ndifferenza).

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Nel caso specifi co, il consuma tore, nell ’ambi to del proprio vi ncolo di bilancio
“AB”, ri ceve un sussidio di 300 € che ripa rtis ce tra il consumo di un bene, il
formaggio e al tri beni .
Il consuma tore massimizza la sua utilità sul punto E1 con 260 uni tà di altri beni
e 20 Kg forma ggi . Con il sussidio in natura (60Kg di formaggio gra tuito) il
consuma tore a vrà un nuovo vi ncolo di bilancio AFD e consumerà 60 Kg di
formaggio e il reddi to residuo in 300 uni tà di altri beni.
In al ternati va l o Sta to forni rà un sussidio monetario pa ri al val ore di 60 Kg di
formaggio, equi valenti a 120€ (2€/Kg). In ques to secondo caso il nuovo vincolo
di bilancio sarà “HD” e il consuma tore consumerà 40Kg di formaggio e 340 uni tà
di al tri beni . Vista la curva di indi fferenza il trasferimento in denaro migliora di
più il benessere del consumatore.

A seconda delle curve di indi fferenza, al contra rio, il trasferimento in na tura in


questo caso migliora di pi ù il benessere del consuma tore .

Capitolo 8

8.1 La dimensione quantitativa del settore pubblico in alcune economie occidentali contemporanee
Gli effetti della crisi ini zia ta nel 2008 ha modi fica to la cres cita del rapporto spesa/Pil ; ci sono paesi in cui la spesa pubbli ca è aumenta ta molto
(i n Spagna , nel Regno Uni to e negli Sta ti Uni ti) in al tri meno; così come le entra te in rapporto al Pil , le quali ri mangono cos tanti ma , in al cuni
paesi si ri ducono. L’Italia è l ’unico paese con un incremento (2,7 punti percentuali), segui to dal Giappone.
Ques ti indi ca tori vanno letti tenendo sempre a mente che si tra tta di ra pporti rispetto al Pil : per esempio, in Italia la cres ci ta del rapporto
debito/ Pil è in pa rte imputabile alla riduzione del Pil . Non aumenta ndo il Pil , è normale che il rapporto cresca poi ché aumenta il debi to.

8.2 Il Patto di Stabilità e Crescita e la nuova governante europea


Tra il 2010 e il 2012, i n segui to alle pressioni specula ti ve che hanno colpi to i ti toli di Sta to di al cuni Paesi dell ’a rea eu ro, la Commissione
Europea e il Consiglio hanno adotta to un insieme di provvedimenti di riforma della cosiddetta governante europea . L’Italia e gli al tri Paesi
aderenti ha nno dovuto rivedere le loro regole di bilancio e fiscali per a degua rsi al nuovo assetto. Pri ma di analizza re il sistema di regole oggi
in vi gore, fa cciamo un passo indietro e ri cordiamo che, con l ’a vvio della moneta uni ca , a pa rti re dal 1999 il Tra tta to di Maas tri ch e il Pa tto di
Sta bilità e Cres cita , hanno rappresenta to il principale s trumento con cui gli Sta ti membri dell ’Unione Moneta ria hanno disciplina to le
condi zioni per accedere all’Unione s tessa, per poi vincolare le proprie politi che fiscali nel tenta ti vo di renderle coerenti .
Le disposi zioni del Tra tta to di Maas tri ch (fi rma to il 7/2/ 1992, entra to in vigore il 1/1/ 1993) e il Pa tto di Stabilità e Cres ci ta (1997) s ono
ancora importanti perché regolano le condizioni che devono essere rispetta te dai Paesi che intendono essere ammessi all’Unione Mon eta ria .
L’Unione Europea (UE) ha un proprio bilancio ma di di mensioni ridotte (pa ri all ’1,08% del PNL del totale degli Sta ti membri) ed è finalizzato a
un numero ci rcos cri tto di poli ti che (poli tica agri cola e fondi strutturali).
L’adozione della moneta uni ca negli Sta ti membri ha comporta to la loro rinuncia a una politi ca moneta ria propria , la cui ges tione è s tata
conferi ta alla Banca centrale europea (BCE), che agis ce di concerto con le Banche centrali degli Stati aderenti all ’Unione Economica e
Moneta ria, dando luogo al cos ì detto SEBC (Sis tema Europeo delle Banche Centrali) .
I cri teri del Tra tta to di Maastri ch sono i seguenti :
 Un tasso di inflazione non superiore al 1,5 punti rispetto al tasso medio dei tre Paesi più vi rtuosi;
 Tassi di interesse a lungo termine non superiore a due punti percentuali rispetto al Paese con l ’infla zione più bassa
 Un tasso di cambi o che negli ul timi due anni non abbia a vuto oscillazioni superi ori a quelle previs te per lo SME;
 Un indebitamento della PA non superi ore al 3% del PIL, a meno che non si abbia raggiunto un li vello che si a vvi cina al valore di
ri ferimento, ovvero che il supera mento del valore di ri ferimento sia solo eccezionale e temporaneo
 Un rapporto debito pubblico/PIL non superiore al 60%.
Ques ti ul timi due pa rametri sono ri chiama ti anche dal Pa tto di Stabilità e Cres ci ta e regolano le finanze pubbliche dei Paesi .

Il Patto di stabilità e crescita (PSC) stabilisce il principio del pareggio di bilancio come obietti vo di medio termine (OMT-MTO) e is ti tuis ce la
procedura di sorveglianza multila terale e la procedura sui disavanzi eccessivi (PDE), ammettendo la possibilità di obietti vi differenziati , che
tengano conto della peculiari tà della situa zione di ciascuno Sta to membro. Ciascuno Stato membro ha OMT differenzia ti.
Gli Stati che hanno adottato la moneta unica devono presenta re annualmente un Programma di stabili tà (PS), nel quale precisan o l ’OMT,
l ’andamento del ra pporto debi to pubblico/PIL, le pre visioni sull ’economia del Paese, le misure di poli tica economi ca che intendono adottare
per conseguire gli obietti vi del PS ecc..
Il Consiglio esamina, entro tre mesi, i PS presenta ti, adottando un pa rere con il quale può invi ta re lo Stato membro ad adegua re il proprio
progra mma. Viene confi gura ta una specifi ca procedura di allarme preventivo (ea rl y wa rni ng) nel caso in cui si regis tri una divergenza
sensibile tra la situazione finanzia ria e gli obietti vi precedentemente fissati, tale da comporta re il rischio di un disavanzo eccessivo.
Qualora la situazione persista o si a ggra vi , il Consi glio può adotta re un’ulteri ore ra ccoma ndazione a ffi nché lo Sta to adotti prontamente
misure corretti ve.
È consentito supera re il tetto massimo del 3% del defici t rispetto al PIL, senza incorrere in sanzioni , solo in “ci rcos tanze eccezionali e
temporanee” (formulazione ori gina ria del PSC), quando si innescano eventi che non sono soggetti al controllo dello Sta to interessato, ovvero
in presenza di una gra ve recessione economi ca .
Il Consiglio decide sull’esistenza di una si tua zione di disa vanzo eccessivo sulla base del pa rere della Commissione e del co mi tato economi co e
fi nanziario, formulando una ra ccomanda zione finalizzata a porre fino al disavanzo. Nel caso si reputi che lo Sta to membro non abbia
adempiuto alla prima ra ccomanda zione, si procede con una seconda decisione sui provvedimenti necessari ; nel caso in cui venga disattesa
anche la seconda decisione, si procede ad applica re le sanzioni .

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La sanzione (appli cabile solo agli Stati dell ’a rea euro) ha in un pri mo momento la forma di un deposito infrutti fero cos ti tui to presso la
Commissione dello 0,1-0,2% del PIL; l ’importo complessi vo del deposito non può comunque supera re lo 0,5% del PIL.
Se il ra pporto defici t/PIL risulta superiore al 3% anche negli anni successi vi , lo Stato deve cos ti tui re per ciascun anno un deposi to aggiunti vo.
Lo Sta to membro ha due anni di tempo per correggere il disa vanzo eccessivo e vedere res ti tui to il deposito medesimo (senza gli interessi).
Tras corsi due anni senza che il defi ci t sia sta to ridotto entro il val ore di ri ferimento del 3%, il deposito (come pure gli interessi ma tura ti ) è
trasforma to in ammenda defini ti va , da ripa rti rsi tra gli Stati membri facenti parte dell ’a rea dell’euro che non presentano disa vanzi eccessi vi .
Il Six-Pack (2011). E’ la seconda grande riforma del PSC; s i tra tta di un pa cchetto di sei provvedi menti legislati vi (cinque regolamenti e una
di retti va ) con cui si s tabilisce che gli Sta ti , il cui debi to supera il 60% del PIL, dovranno adotta re misure per ridurlo in misura sufficiente e con
un ri tmo adegua to (si ri chiede una diminuzi one dell’eccedenza di debito al ri tmo di 1/20 all'anno in media negli ul timi tre anni ).
Il Patto Euro Plus (2011) -approva to dai mol ti capi di Sta to o di governo- è l ’impegno ad adotta re un pa cchetto globale di misure , in
pa rti cola re sul fronte dell’occupa zione, della competi ti vi tà e della produtti vi tà .
Il Meccanismo Europeo di Stabilità (MES), è un fondo europeo di liquidi tà per gli Sta ti dell’eurozona, is ti tui to con il TFUE (a rt.3) e s tabilisce
che : << Gli Sta ti membri la cui moneta è l ’euro possono isti tui re un meccanis mo di s tabilità da a tti va re ove indispensabile per salva gua rdare
la s tabilità della zona euro nel suo insieme. Nuovi ingressi nella zona euro devono aderi re anche a ques ta nuova is tituzione finanzia ria
Il Fiscal compact (patto di bilancio) - ma rzo 2012- (non fa pa rte del di ritto della U.E): si tra tta di un normale trattato internazionale tra gli
Sta ti contraenti . Non introduce nuovi vincoli alle politiche di bilancio, ma incorpora e integra le principali regole e procedure già previs te dal
sistema della governance economica europea , (definito dal Tra tta to di Mastri cht e dal PSC); rispetta re il principio del pareggio del bilancio e
a introdurlo nel proprio ordinamento i nterno, entro un anno dall’entra ta in vi gore del tra tta to, con norme costi tuzionali o d i rango
equi valente.
I regolamenti del Six-Pack, il Patto euro plus e infine il Fiscal Compact prevedono, l’introduzione di requisi ti comuni per tutti gli Sta ti dell ’UE
su s tatis ti che, previsioni, sis temi contabili e procedure di bilanci o, ma sopra ttutto l ’introduzi one delle regole sull ’equilibrio di bilancio nei
tes ti cos ti tuzionali dei Paesi membri . Come vedremo, ciò ha comporta to la modifica dell’articolo 81 della Costituzione Italiana e l ’adozione
di una legge ordina ria di a ttuazione della nuova dis ciplina (legge 243/2012).
Infine, sempre con l ’obietti vo di ra fforzare il coordi namento preventi vo delle poli tiche economiche e di bilancio degli Sta ti membri , il
Consiglio ECOFIN del settembre 2010 ha introdotto il cosiddetto semestre europeo, che si a rti cola secondo lo schema riporta to di segui to
.
Come funziona il Semestre Europeo? A Gennaio -
Ma rzo - Aprile - Giugno - Luglio e nei mesi successivi la
Commissione Europea elabora l’analisi annuale della
cres ci ta in cui formula propos te stra tegi che. Il Consiglio
Europeo indi ca gli obietti vi di poli tica economi ca e le
s tra tegie di ri forma sulla base di un Rapporto
predispos to dalla Commissione. Gli Stati Membri
comunica no alla Commissione gli obietti vi e le azioni
che intendono adotta re con l ’aggiornamento dei
Progra mmi di Stabilità e di Ri forma. La Commissione
elabora le ra ccomandazioni a gli Sta ti Membri , che
passano al vaglio del Consiglio Ecofin (Mi nistri delle
Fi nanze) e del Consiglio Europeo (Capi di Stato e di
Governo) per l ’approva zione definiti va . Gli Stati
Membri , s ulla base delle ra ccomandazi oni,
predispongono i bilanci e le misure di poli tica
economica .

8.3 Le ragioni economiche dei vincoli


Ri ferendosi alla prospetti va di un’unione moneta ria europea , il Rapporto Ma cDougall del 1977 suggeri va una progressiva centrali zza zione del
potere di Bilancio che, qualora ques ta s trada non fosse percorribile, si ra ccomanda che le politi che fiscali nazionali siano lasciate libere di
rispondere con una certa flessibilità agli shock nega ti vi ; un Paese con al to debito potrebbe di veni re inadempiente e l’i ntegra zione dei mercati
fi nanziari di un’unione è tale per cui il non salva taggio metterebbe in diffi col tà sop ra ttutto le isti tuzioni fi nanzia rie degli altri Paesi.
Ci sarebbero pressioni sulla Banca centrale perché allenti la propria politi ca moneta ria o perché intervenga in salva ta ggio d el Paese
inadempiente, comprandone i ti toli . In tutte e due i casi ci sarebbe un aumento dell’offerta di moneta e un effetto s ull’inflazione a ca ri co di
tutti i ci ttadini dell ’Unione.
Un salva ta ggio di un Paese ina dempiente da pa rte della Banca centrale alimenterebbe la convenienza a comportamenti opportunis ti ci .
In realtà , l ’esistenza di un Paese con un debi to mol to eleva to ha l ’effetto ci ta to s ui tassi di interesse dell’unione moneta ria solo se i mercati
fi nanziari non sono perfetti ; se lo sono, infa tti, dovrebbero dis tinguere il rischio di inadempienza di ciascun Paese in man iera tale da
di versi fi ca re i tassi di interesse ri chiesti per i ti toli di cias cuno di loro.
Ad ogni modo una clausola di non salvataggio è s tata espressamente previs ta nel Tra tta to di Maastri cht.

8.3.1 La sostenibilità del debito nel lungo periodo


Ma quando uno Sta to con al to debito di venta ina dempiente? Per i nizia re è opportuno ri corda re la dis tinzione tra debito (somma dei
disa vanzi a ccumula ti negli anni passati , misurata in un da to momento) e disavanzo/deficit/indebitamento netto (eccesso di spese rispetto
alle entra te che si registra in un determina to peri odo di tempo).
Il debi to è una variabile di stock (misurata in un da to momento), il disa vanzo è una variabile di flusso(misura ta in un da to a rco di tempo).
Proprio come il pri va to ci ttadino che si indebi ta , anche lo Stato deve pagare gli interessi a chi gli pres ta dena ro.
Cosa si intende per sostenibilità del debito pubblico nel lungo periodo?

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Si definis ca il vincolo di bilancio come la somma del saldo pri ma rio (G-T) e della spesa per interessi (rB).
L’indebitamento s i può cos ì calcolare: IND = [G - T] + rB
Dove l ’indebi tamento netto (IND) è uguale al saldo pri ma rio (G-T) + gli interessi (rB).

IND = ΔB + ΔM
Le banche centrali dei Paesi membri dell’Uni one Moneta ria non possono finanziare i disavanzi emettendo moneta , ponia mo pa rti a zero ΔM.
ΔM = 0 quindi : IND = ΔB
Quindi , se il tasso nomi nale di interesse supera il tasso di cres ci ta del PIL è necessa rio che l ’a vanzo prima rio sia positi vo (t – g) > 0, al trimenti
il rapporto debi to/PIL, si colloca su un trend non sos tenibile.

8.5 Il Bilancio dello Stato: l’art. 81 della Costituzione


Il Bilancio dello Sta to è il principale documento di finanza pubblica. L’approva zione spetta al Pa rlamento, la presenta zione al Governo.
Il pareggio di bilancio è stato imposto a livello costituzionale dall'a ppa rtenenza dell'Italia all'Unione Europea .
A segui to della fi rma da pa rte dell’Italia del Fiscal Compact, è s tata adotta ta la legge costituzionale 1/2012, modificando l’articolo 81,
coinvol gendo gli enti peri feri ci nel mantenimento degli equilibri di bilancio, modi fi cando anche gli a rti coli 117 e 119.
L'articolo così riformato abroga il divieto di stabilire nuove spese o tributi tramite la legge di bilancio, oltre ad inserire l’obbligo del
pareggio di bilancio per lo Stato.
Il nuovo articolo 81 recita:
- Lo Stato assicura l'equilibrio tra le entrate e le spese del propri o bilancio, tenendo conto delle fasi a vverse e delle fasi fa vorevoli del
ci clo economi co.
- Il ricorso all'indebitamento è consenti to solo al fine di considera re gli effetti del ci clo economi co e, previa a utori zza zione delle Camere
adotta ta a maggioranza assoluta dei rispetti vi componenti , al veri fica rsi di eventi eccezionali.
I primi due commi sono la principale novi tà di ques to a rti colo e rispondono all’esi genza di da re forza cos tituzi onale all’impegno assunto
dall ’Italia con il Fiscal Compa ct di assicura re l ’equilibri o del bilancio.

- Ogni legge che i mporti nuovi o ma ggiori oneri provvede ai mezzi per fa rvi fronte.
Il terzo comma s tabilisce che il Pa rlamento e il Governo non possono altera re gli equilibri finanzia ri risul tanti dal bilanci o di previsione per
l ’anno i n corso ca ri cando l ’esercizio di nuove e/o maggiori spese rispetto alle previsioni . Se il Gove rno, e la maggioranza che lo sos tiene,
ri tengono essenziali tali maggiori spese, devono assumersi la responsabilità politi ca di i ndi ca re come reperi re i fondi per f inanzia rle (con
nuovi o ma ggiori tri buti o con riduzione di spese già previs te in bilancio oppure, ove possibile, con indebita mento)
- Le Camere ogni anno a pprovano con legge il bilancio e il rendi conto consunti vo presenta ti dal Governo.
Il 4° comma s tabilisce che i documenti contabili relati vi alle entra te e alle spese dello Sta to sono forma ti dal Governo e presenta ti al
Pa rlamento per la dis cussione e l ’approva zione. In questa procedura si concreti zza un pri ncipio fonda mentale del moderno Sta to di di ri tto a
democra zia rappresenta ti va , nel quale il potere dell’Esecuti vo di ris cuotere le impos te e s pendere il dena ro pubblico per soddisfa re i bisogni
colletti vi è fonda to sulla legge, ovvero sul consenso dei ra ppresentanti che siedono nell ’organo legislati vo.
- L'esercizio provvisori o del bilancio non può essere concesso se non per legge e per periodi no n superiori complessiva mente a quattro
mesi.
Il 5° comma disci plina l ’ipotesi, non infrequente in passato, che il disegno di legge del bilanci o non giunga al voto finale entro il 31 dicembre e
perta nto si apra un nuovo a nno finanzia rio senza che la Pubblica Amministra zione sia autorizza ta a compiere gli atti di ges tione, in pa rti colare
gli a tti di spesa is cri tti nel bilancio. Per evi ta re la pa ralisi dello Sta to che ne deri verebbe, i costi tuenti hanno previs to che il Pa rla mento possa
espressamente autori zza re con legge l ’eserci zio provvisorio del bilancio non ancora approva to, ma limi te temporale massimo di qua ttro mesi
- Il contenuto della legge di bilancio, le norme fondamentali e i cri teri vol ti ad assicura re l 'equilibrio tra le entra te e le spese dei bilanci e la
sos tenibilità del debi to del complesso delle pubbliche amministra zioni sono s tabiliti con legge approva ta a maggioranza assol uta dei
componenti di cias cuna Ca mera , nel rispetto dei principi defini ti con legge costi tuzionale.
8.6 La formazione del bilancio dello Stato
Che cos'è la Legge di Stabilità? Qual è il suo ruolo?
La legge di stabili tà è il principale s trumento della manovra di finanza pubbli ca (insieme alla legge di bilancio) e i ntroduce va ria zioni alle
entra te e alle spese delle pubbliche a mminis trazioni , coerentemente con gli obietti vi programmati ci di finanza pubblica fissati nel documento
di progra mma zione (DEF).
E’ s uddi visa in una pa rte normati va e una pa rte di ta belle, ol tre ad un prospetto riepiloga ti vo degli effetti che la legge a vrà sui cos ti pubbli ci
Le variazioni introdotte con la legge di s tabilità vengono immesse nella legge di bilancio a ttra verso la nota di variazione del bilancio.

La legge di s tabilità è s ta ta introdotta nel 2010 in sos ti tuzione della vecchia legge finanzia ria, seguendo delle procedure designa te dal “Patto
di stabilità europeo” e delle esigenze di snellimento e decentra mento volute dal federalismo fiscale.
Aspetto peculiare che distingue la “Legge di stabilità” dalla finanziaria è il tempo sul quale le due vanno o andavano a incidere.
La prima ha una programmazione riferita a un tri ennio, mentre la seconda aveva un impatto circoscritto a un anno.

“La legge di s tabilità , insieme alla legge di bilancio, cos tituisce la manovra di finanza pubblica per il triennio di riferimento e ra ppresenta lo
s trumento pri ncipale di a ttuazione degli obiettivi programmatici definiti dal DEF (Documento di Economia e Finanza) .
Esistono perciò due leggi , una di stabili tà e una di bilancio, le quali entrambe fanno pa rte della manovra di bilancio dello Stato.

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Legge di bilancio e legge di stabilità (come in precedenza con la finanzia ria) sono due fa cce della stessa medaglia .
Per sintetizza re, potremmo defini re la pri ma come la quadra dei conti dello stato, i n base ai quali poi prevedere azioni di finanza , oltre a
riporta re e analizza re i conti , le us ci te e le necessità di entra ta . La seconda , la legge di s tabilità , come l o s trumento tra mi te il quale indi care
provvedimenti che seguano le necessità segnalate dalla legge di bilancio.
Sia la legge di s tabilità che la legge di bilancio devono essere predispos te entro il 15 ottobre dell’a nno precedente a quello interessato dal
tes to e, i tempi di esame e approva zione , devono essere piuttosto brevi per consenti re l ’approva zione del bilancio entro il 31 di cembre.
Infine il ruolo della legge di s tabilità è quello di ri durre la differenza tra lo s cena rio tendenziale e quello programmati co.

Quali sono le caratteristiche della Legge di Bilancio?


La legge di bilancio è la legge con il quale viene approvato il bilancio di Stato.
Il Governo, a ttra verso un documento contabile di tipo preventi vo, comuni ca al Pa rlamento le spese e le entra te previste per l ’anno
successi vo.
La legge di bilancio è una legge neutra : non si possono apporta re né nuove s pese, né nuove entra te ; evidenzia le scel te economi che del
governo, vincola giuridi camente l 'atti vi tà della Pubbli ca a mminis trazione, consente di progra mma re gli interventi pubbli ci nell’economia.
Che cos'è il Documento di Economia e Finanza (DEF)?
Ra ppresenta il principale strumento della programmazione economico-finanziaria i n Italia. Propos to dal governo e approva to dal
Pa rlamento, indi ca la s tra tegia economica e di finanza pubblica nel medio termine.
Con il DEF vengono aggiorna te le previsioni relati ve al qua dro ma croeconomi co e al quadro di finanza pubblica , nonché l ’a rticolazione degli
interventi necessari per aggius ta re gli anda menti tendenziali allo s cena rio programmati co.
Il DEF si compone di 3 sezioni : la prima riguarda la legge di stabilità; la seconda contiene informa zioni relati ve agli andamenti
ma croeconomici e di finanza pubbli ca nel periodo di ri feri mento del documento; la terza recepisce il contenuto del documento
progra mmati co previs to dalle regole europee .

Il bilancio dello Stato


Il bilancio dello stato è un documento poli ti co, gi uridi co e contabile ; preventi vo e annuale/pluriennale. E’ una legge sos tanziale .
La funzione di autori zza zione del Bilanci o dello Sta to è sanci ta dall ’art. 81 della Cos ti tuzione, che prevede che venga approvato con s peci fica
legge (la legge di bilancio). Secondo quanto stabilisce l 'art. 81 della Cos ti tuzione, ogni anno il Governo deve presenta re al Pa rlamento:

 il rendi conto dell'esercizio finanziario s caduto il 31 di cembre precedente;


 il bilancio di previsione annuale contenente le previsioni di entra ta e di spesa per l'anno fi nanzia rio che inizierà il 1° gennaio successivo;
 il bilancio di previsione pl uriennale, che ogni anno viene aggiorna to per s corrimento.

Il Bilancio di previsione annuale


Il bilancio di previsione è il principale documento contabile con cui ogni anno il Parlamento autorizza il Governo a prelevare ed utilizzare le
risorse pubbliche nella propria a tti vi tà a mminis tra ti va .
Il bilancio registra le risorse finanziare che si prevede saranno acquisite (entrate) ed erogate (spese) dalle Amministrazioni centrali dello
Stato nel corso del successivo triennio, secondo la legislazione vigente.
La formazione del bilancio di previsione inizia con la ri chiesta , inviata entro fine marzo dal Ministro dell ’Economia ai Ministeri con poteri di
spesa di formula re il proprio stato di previsione della spesa a legislazione vigente ; pa rte rilevante delle previsioni rigua rda spese
obbliga torie (per esempio quella per gli s tipendi dei dipendenti dei Mi nisteri ), anche se la dinami ca di ques te spese può essere definita con
una certa dis crezionalità (il numero dei dipendenti potrà va ria re i n rela zione alle previsioni sui pensionamenti e sul turn over).
Le previsioni di spesa devono essere formula te dai singoli Ministeri ; per esempio, se nell ’anno al quale si ri ferisce il bilancio entrerà in vi gore
la norma che prevede l ’anti cipo dell’obbli go s colasti co per chi ha compiuto 5 a nni anzi ché 6, il Mi nistero della Pubbli ca Istruzione dovrà
quantifi ca re la popolazione in pi ù soggetta all’obbligo e le classi di s cuola elementa re aggiunti ve che occorrerà finanzia re.
Le previsioni di spesa cos ì formulate, invia te al Minis tero dell ’Economia entro 50giorni dalla richiesta , cos ti tuiscono la base per la s cri ttura del
bilancio annuale di previsione a legislazione vigente e di quello pluriennale, sempre a legislazione vi gente.
Le entra te e le us ci te is cri tte nel bilancio di previsione, pri ma di essere versate (in tesoreria ) o paga te (dalla tesoreria), seguono un
pa rti cola re i ter a mminis tra ti vo. Inoltre va ben ri corda to che entra te e spese hanno ori gine da leggi approva te dal pa rlamento.

Il Bilancio di previsione pluriennale


In Italia il bilancio di previsione pluriennale copre un peri odo di tempo non inferiore a tre anni ed è elabora to sol tanto in termini di
competenza . II bilancio pluriennale è aggiornabile per s corri mento: le previsioni in esso contenute non sono ri gidamente defi nite per tutto il
peri odo considerato, ma , ogni anno, ven gono adeguate all’evol versi della situazione economi ca na zionale e proietta te di un anno in a vanti .

La struttura del bilancio: l’a rti cola zione delle spese è suddi visa in missioni e programmi (dal 2008)
Le funzioni del bilancio:
o Autorizza ti va : il pa rlamento autorizza il governo a eroga re le spese e i ncassa re le entra te
o Alloca ti va : è s trumento della decisione poli tica sulla des tinazi one delle risorse colletti ve
o Gestionale: è il mezzo che consente all’amministra zione di ges ti re, in corso d’anno, le risorse stanzia te
o Informa ti va : dà conto ai cittadi ni-elettori di come le risorse vengono impiega te

Le unità elementa ri del bilanci o sono a)programmi (unità ai fini del voto : bilancio decisionale); b)capitoli di bilancio (uni tà a fini gestionali :
bilancio ges tionale )

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Fasi della preparazione del bilancio - triennale:
Anno “t-1” preparazione;
Anno “t” : gestione del bilancio
o Ini zio eserci zio al 1 gennaio
o Assestamento (con ddl ) - entro il 30 giugno
o Va riazioni entro – entro il 31 ottobre
o Chi usura eserci zio – entro il 31 di cembre
Anno “t+1”: rendicontazione
o Pa ri fica zione della Corte dei conti – entro giugno
o Approva zione Rendi conto – entro luglio

8.6.3 La sessione di bilancio


Il ciclo di programmazione e preparazione (tempo “t-1”) economica del Bilancio Sta tale

Entro il 15 ottobre i l Governo presenta al Pa rlamento il


Disegno di Legge di Stabilità (ex finanziaria) e il Disegno di
Legge di Bilancio, che compongono la manovra di finanza
pubbli ca su base triennale.
Entro il 31 dicembre vi deve essere l’approva zione della legge
di stabilità e della leggi di bilancio. Ol tre tale s cadenza si
determina il c.d. “l’esercizio provvisorio”: i l Pa rla mento
autori zza il Governo ad applica re il progetto di bilancio non
ancora approva to, cioè a riscuotere le entra te e a paga re le
spese secondo quanto previs to (per una dura ta massima di
quattro mesi).

Va ricordato che nel corso dell ’i ter pa rlamenta re della Legge di Stabilità non possono essere is cri tti all’ordine del giorno, delle Commissioni e
dell ’Assemblea, Disegni di Legge che comportino va ria zioni di spese o di entra te, né Disegni di Legge intesi a modifi ca re la legislazione vi gente
in ma teria di contabilità generale dello Sta to .
A pa rti re dal Ci clo di Bilanci o 2014 si appli cano i Regolamenti UE del pacchetto Two Pack, che riducono ul teriormente il ma rgine di
dis crezionalità degli Sta ti Membri nelle scel te di poli ti ca fiscale. I progetti di bilanci o sono soggetti al vaglio preventivo della Commissione
Europea; la Commissione espri me un parere e può chiedere allo Sta to Membro di modifi ca re il bilancio se non lo trova compatibile con i
pa ra metri del Pa tto di Stabili tà. I ddl di Stabilità sono quindi esamina ti sia dal Pa rlamento italiano che dalla Commissione Europea .
Capitolo 12
La spesa previdenziale
Pensione di vecchiaia: tra tta menti alle persone che hanno cessa to l ’a tti vi tà la vora ti va per li miti di età ; pensionamento anticipato (fino alla
ri forma Fornero si pa rla va di pensioni di anzianità ) per i tra ttamenti a ttribui ti a la vora tori che hanno ra ggiunto un certo n umero di anni di
contribuzione. Pensioni di invalidità: des tina te alle persone che s ono s ta te vi tti ma di un incidente per cui non sono più in grado di s volgere
l ’a tti vità che assicura va l oro un reddi to ; pensioni per i superstiti: va nno a coloro che, a nche se non hanno s volto un’atti vi tà la vora ti va , s ono
s tati lega ti da vincoli familia ri a la vora tori che sono deceduti .
Le pensioni sociali per le persone che sono pri ve di mezzi di sostentamento, i ndipendentemente dal fatto che abbiano la vora to o meno.
Le pri me due ca tegorie di pensioni assolvono alla funzione che abbiamo detto previdenziale/assicura ti va, mentre le altre pos sono essere
considerate forme di intervento assistenziale
Con il priori ta rio i ntento di contenere la spesa , il sistema previdenziale italiano è s ta to ra dicalmente modifi ca to con le ri forme Amato e Dini .
Successi vi interventi su questa materia sono s ta ti fatti sotto il primo Governo Prodi e con il secondo Governo Berlus coni.
Nel biennio 2009- 2011 sono s tati adotta ti ul teriori provvedi menti desti nati a contenere la spesa pensionis tica nel breve periodo.
Una modifi ca sos tanziale della ma teria è sta ta adotta ta dal pri mo Governo Monti con la cosiddetta riforma Fornero.
Una classificazione dei sistemi pensionistici
1. Le modalità di finanziamento sono di tipo a) capi talizzazione; b) ripa rti zione
2. I cri teri di defini zione delle presta zioni : a) contributi vi ; b) retributi vi .
Nei sistemi a ripartizione i l gettito contributi vo ris cosso i n ogni periodo è desti nato al finanzia mento delle pres tazi oni eroga te in quello
s tesso peri odo, ossia la genera zione che la vora pa ga le pensioni di coloro che ha nno cessato di la vora re.
Nei sistemi a capitalizzazione i contri buti versati dai la vora tori sono investi ti nel merca to dei capi tali e, al momento del pensiona mento, la
pensione è pa ri ai contributi versa ti aumenta ti del tasso di rendimento ottenuto dal loro impiego.
I sistemi pensionistici s i possono dis tinguere anche a seconda del criterio utilizza to per defini re l’a mmonta re della pensione, che può essere
cal cola ta facendo ri ferimento, al terna ti va mente, all’ammonta re del salario del la vora tore o ai contributi versa ti. Nel pri mo caso, si pa rla di
sistema retributivo e il salario considera to per defini re la pensione può essere quello dell’ultimo periodo dell’attività lavorativa o una

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media di quanto guadagnato nell’intera vita lavorativa. Indipendentemente dalle modalità di cal colo, l ’idea alla base del sistema è quella
che lo Sta to assicuri al pensiona to il mantenimento di uno s tanda rd di consumi simile a quello goduto durante il peri odo in cui la vora va .
Nel caso del sistema di tipo contributivo, l ’intervento pubbli co mi ra a vincolare i singoli a un rispa rmio forzoso in vis ta del peri odo di
ina tti vi tà . Il tasso di remunera zione del ca pitale risparmia to non è quello di merca to, come a ccade nei sis temi a capi talizza zione, ma è
defini to dalla legge a pri ori .
In Italia , fino agli inizi degli anni ’90, il sis tema previdenziale era a ripartizione di tipo retributivo e ca ra tterizza to non sol o da un i mponente
debito previdenziale, ma a nche da ma rca te differenziazioni di tra ttamento tra ca tegorie di la vora tori (dipendenti e autonomi) e tra settori
dell ’economia (industria , a gri col tura e servi zi). Inol tre, per un lungo peri odo di tempo, è s tato fa tto un uso dis torto di al cune presta zioni : le
pensioni di anziani tà e quelle di invalidi tà sono sta te utilizza te al posto dei sussidi alla disoc cupa zione per ges ti re le fasi negati ve del ci clo
economico e i processi di trasformazione della produzione.
Possiamo di re che tutti i sistemi pensionis ti ci pubblici si basano su un qualche pa tto tra genera zioni e che l ’aspetto più del i cato delle riforme
è proprio il fatto che va ri defini to ques to accordo tra la vora tori e anziani e il ruolo dello Sta to come ga rante di tale pa tto.
Sistemi a ripartizione e a capitalizzazione. Nei sistemi a capitalizzazione i tras ferimenti di risorse tra genera zioni sono determina ti dalla
di fferenza tra il tasso di remunera zione dei contri buti versa ti che l o Sta to assicura ai pensiona ti e l ’anda mento dei merca ti finanziari : se il
tasso di remunera zione dei contri buti versa ti supera quello di merca to, è la generazione giovane che trasferis ce risorse agli anziani e
vi ceversa quando la remunerazione ri conos ciuta sia inferi ore a quella di merca to.
12.1 Effetti della previdenza sociale sul comportamento economico
Pri ma di analizzare i sis temi di previdenza sociale possibili e quello i taliano, nel dettaglio, cerchiamo di capi re perché al cuni economisti
sos tengono che il sistema di previdenza sociale distorce il comportamento degli individui e arreca danno all’effici enza economica.
12.1.1 Le scelte di risparmio
Il punto di partenza per la maggior pa rte degli s tudi sulla previdenza sociale e sul rispa rmio è la teoria del ciclo vitale del risparm io
(Modigliani), s econdo la quale le decisioni di cons umo e ris parmio da pa rte degli indi vidui in un da to anno si basano su un procedimento di
piani fica zione che prende i n esame la vi ta i ntera : durante la vi ta la vora ti va , gli indi vidui rispa rmiano pa rte del loro reddi to per a ccumula re i
fondi dai quali potra nno a ttingere pe r finanziare il consumo durante il periodo i n cui sa ranno in pensione. Questi fondi vengono i nves titi fin
quando sono necessari , fa cendo aumenta re le riserve di capi tale della colletti vi tà.
L’introduzione del sis tema previ denziale può notevol mente altera re la quantità di rispa rmio nel corso della vi ta ; tali va ria zioni sono la
conseguenza di tre effetti : 1) l’effetto sostituzione della ricchezza; 2) l’effetto anticipo dell’età del pensionamento; 3) l’effetto eredità.

1) L’effetto sostituzione della ricchezza. I la vora tori s ono consapevoli che, in ca mbio
dei contri buti versa ti alla previ denza sociale, ri ceveranno una data pensione.
Se considerano i contributi della previdenza sociale un mezzo per “risparmia re”, in
funzione di ques ti benefi ci futuri , tenderanno a risparmia re meno per conto loro; in
effetti la previdenza sociale tende a “spiazzare” il rispa rmio pri va to, fenomeno noto con
il nome di effetto sostituzione della ricchezza (s osti tuzione del rispa rmio pri va to con
quello indotto dall ’esistenza di un sistema previdenziale pubblico).
Il primo passo per rappresenta re le combina zioni possibili di consumo presente e futuro
è quello di rappresenta re un c.d. vincolo di bilancio intertemporale.
Ra ffiguria mo la quanti tà di consumo attuale “C0 ”(asse orizzontale)e la quantità di
consumo futuro C1 (asse verti cale). Abbia mo tre possibilità :
1. Una possibile opzione per Biagio è consumare tutto il reddi to al momento in cui si
percepisce: consumare “I”o ora e “I1” nel futuro.
Ques to paniere, chia mato delle dotazioni iniziali, è rappresentato dal punto “A”; in
questo punto Biagio non rispa rmia e non prende a pres ti to.
2. Un’al tra opzione consiste nel rispa rmia re parte del reddito “S” e consuma rlo in
futuro. Se i rispa rmi vengono inves ti ti al tasso “r” il consumo futuro potrà aumenta re di
“(1+r)S” ossia quota capitale “S” più l’interesse “rS”.
Il consumatore si spos terà al punto D a sinistra della dota zione iniziale ”A” di un
segmento pa ri a “(1+r)S”;
3. consumare più di quanto si percepisce (Io) e ri correre al presti to in previsione del
suo reddi to futuro. Prendere a presti to fondi al tasso “r”. Il consumo futuro dovrà
ridursi dei fondi presi a pres ti to “B” più l ’interesse ”rB”. Aumenterà il suo consumo di
“B” (i fondi presi a pres ti to) essendo dispos to a ridurre il consumo futuro di
“B+rB=(1+r)B”. Il punto di sposterà a F.
Ri petendo ques to procedimento per di versi valori di “S” e “B”, possiamo determina re
quanto consumo futuro è associabile a cias cuna quanti tà di consumo a ttuale.

Nel fa r ques to, tra cciamo la retta di bilancio “MN”, che passa per il punto di dota zione
ini ziale “A” e ha un’inclinazione in valore assoluto di (1+r). Come sempre, l’inclina zione di una retta di bilancio rappresenta il costo
opportuni tà di un bene in termini dell ’altro. L’i nclinazione di (1+r) indica che il costo di 1 euro di consumo nel presente è 1+r euro di consumo
a cui si ri nuncia in futuro.
Dal momento che MN indi ca il trade off fra consumo presente e futuro, prende il nome di vincolo di bilancio intertemporale (insieme di
combina zioni possibili di consumo presente e futuro).

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Per determina re la s cel ta lungo MN, introduciamo le preferenze di Biagio fra consumo presente e futuro, rappresenta te dalle curve di
indifferenza che ri trovia mo nell’ul timo grafi co della pagina precedente.
In ques ta fi gura viene ri prodotto il vincolo di bilancio MN di Biagio, sovrapponendo a l cune curve di indifferenza denominate “i, ii e iii”. Sulla
base dell’assunzione per cui un consumo ma ggiore è preferibile a un consumo mino re, le curve che si trovano più in alto a destra
rappresentano li velli di utilità più eleva ti.
Con il vincoli di bilancio MN, Biagio massimizza l’utilità nel punto E1 ,dove consuma c*o nel presente e c*1 nel futuro.

Con ques ta informazione è fa cile trova re quanto Biagio rispa rmia; dal momento che il reddito attuale “Io“ è maggiore del consumo attuale
“c*o”, allora, per defini zione, la di fferenza (Io-c*o) rappresenta il risparmio.
Ciò non dimos tra che è sempre ra gionevole risparmia re. Se la curva di indifferenza più eleva ta possibile fosse s tata tangente all a retta di
bilancio al di sotto del punto A, il consumo a ttuale sa rebbe s ta to ma ggiore di I o e Biagio si sarebbe indebi ta to.

Prendiamo ora in esame come l’introduzione della previdenza sociale possa


incidere sulla decisione di risparmio.
La figura 12.3 (a fianco) riproduce il vincolo di bilancio MN della Figura 12.2
(precedente). Pa rtendo dal punto A, il contributo per la previdenza sociale fa
spos ta re Biagio di C unità verso sinistra : il consumo attuale risulta ridotto dal
contributo. Al lo s tesso tempo il programma di previdenza sociale l o fa
spos ta re verso l ’alto di una distanza parti a (1 + r)C, in quanto il suo consumo
futuro aumenta di quella cifra . La combinazione del contri buto a ttuale con il
benefi cio futuro pone Biagi o nel punto R del vincolo di bilancio ori gina rio MN.
In effetti , R ha sos tituito A come punto di dota zione iniziale.
Quindi , fin tanto che Bia gio può continua re a rispa rmiare e a prendere in
pres ti to al tasso di interesse di merca to, il vincolo di bilancio è sem pre MN. E
dal momento che il vi ncolo di merca to è lo s tesso, è lo s tesso anche il paniere
otti male di Biagio, ossia E1 .
*
Per ra ggiungere “E1 " Biagi o ha ora bisogno di risparmia re sol tanto (I o – c o),
meno di quanto rispa rmia va prima dell’introduzione del programma di
previdenza sociale.
In al tre pa role, egli considera i contributi che versa alla previdenza sociale come pa rte dei suoi rispa rmi , per cui risparmi a meno per conto
suo. Perci ò la previdenza sociale “spiazza ” pa rte del rispa rmio pri va to: è il cosi ddetto effetto sos ti tuzione della ri cchezza .
2) L'effetto anticipo dell'età del pensionamento. Anda re in pensione pri ma di quanto si fa rebbe al trimenti fa si che se un indi vi duo ha un
peri odo di pensionamento più lungo, a vrà un numero ma ggiore di anni non la vora ti vi nei quali il consumo dovrà essere finanziato, ma un
numero minore di anni la vora ti vi per a ccumula re fondi , così da far aumenta re il rispa rmi o.
3) L'effetto eredità. Supponiamo che un moti vo importante per rispa rmia re sia la volontà di lascia re u n'eredità ai propri fi gli. Come vedremo
meglio nei prossimi pa ragra fi , il sis tema di previdenza sociale tende, se valgono alcune condizioni, a spos ta re il reddi to da i figli
(la vora tori /contri buenti ) ai geni tori (pensiona ti /benefi ciari delle indenni tà). I geni tori potrebbero dunque rispa rmia re di più per aumentare
l'eredi tà per i loro fi gli, in modo da bilanciare l'effetto distri buti vo della previdenza sociale. In sosta nza , le pers one a u menta no il rispa rmio
per compensare l'i mpa tto della previdenza sociale sui reddi ti dei propri fi gli : ques to fenomeno prende il nome di effetto eredi tà .
La riforma Amato
Con la riforma Amato è s tata aumenta ta l’età (da 60 a 65 anni per gli uomini , da 55 a 60 a nni per le donne) per a vere di ri tto alla pensione di
vecchiaia (per la quale è necessari o a ver contribuito per al meno 20 anni ) o a ver la vorato almeno 35 anni per a vere la pensione di anzianità .
Inoltre, sono s tati modifi ca ti sia i cri teri di determi nazione della retribuzione pensionabile sia i cri teri di indi ci zza zion e, ques ti ul timi non più
ri feri ti ai salari ma ai prezzi . In pa rti cola re, è s tato s tabilito che la pensione fosse calcolata mol tipli cando una percentu ale (detta tasso di
rendimento) per la cosiddetta retribuzione pensionabile.
La retribuzione pensionabile era una media delle retribuzioni imponibili di tutti gli anni in cui il la vora tore a veva contribui to.

La riforma Dini
La riforma Di ni ha trasformato il sistema pensionis tico italiano da sistema a ripa rti zione di tipo retri buti vo a sistema a ri pa rti zione
contributi vo, ed era previs to che si appli casse integralmente a coloro che sono entra ti nel merca to del la voro a pa rti re dal 1996. Per coloro
che al 1 gennaio 1996 erano già entra ti nel merca to del la voro ma a veva no meno di 18 anni di contribuzione è s ta to appli ca to il sistema
prorata, per cui una pa rte della pensione viene cal cola ta con il sistema retri buti vo e una pa rte con il sis tema contributi vo (per qu es to s pesso
si pa rla anche di sistema misto). Per coloro che a veva no pi ù di 18 anni di contribuzione al 3 di cembre 1995 si continua va ad appli ca re il
regime defini to dalla legge Ama to.

In segui to sono i ntervenuti su ques ta ma teria sia i Governi Prodi (eleva re, per alcune ca tegorie di la vora tori , i requisiti di età per la pensione
di anzianità ) sia quelli presieduti da Berlus coni, che con la legge 243/2004 (legge Maroni), ha introdotto novi tà finalizza te a contenere
ul teriormente la spesa pensionis tica di lungo periodo. In es trema sintesi, la legge a veva previs to un requisito uni co per and a re in pensione :
40 anni di contributi o 65 anni di età (60 per le donne) e 35 di contributi.
Durante il terzo Governo Berlusconi è s ta ta equipa ra to il tra tta mento pensionis ti co per gli uomini e le donne. In pa rti colare, per le
dipendenti del pubbli co impiego, la legge prevedeva un progressivo innalzamento dei requisiti ana grafi ci necessari per a vere di ritto alla
pensione di vecchiaia, in modo da passare dai 60 anni , previsti dalla norma ti va previ gente, ai 65 anni (uguali agli uomini) e ntro il 2018.

Gli interventi più recenti: La riforma Fornero

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La riforma Fornero (a rti colo 24, legge 214/2011) ha apporta to modifi che sos tanziali al sis tema pensionisti co modifi cando i requisiti di
a ccesso, del calcolo degli assegni, dei coeffi cienti di trasformazione nonché di al cune aliquote contributi ve; misure che hanno l ’obietti vo di
ridurre la spesa e di migliora re l ’equi tà tra genera zioni , rispetto al sistema introdotto dalla riforma Dini .
A proposito dei requisiti di a ccesso la legislazione vi gente prevede due ca nali di accesso al pensionamento: il pensionamento di vecchiaia e
quello anticipato. Possono a ccedere al pensiona mento di vecchiaia coloro che abbiano almeno 20 anni di contributi e un’età anagrafica che
nel 2020 sarà uguale per tutti e pari a 67 anni. Età pensionabile soggetta a incrementi periodi ci correlati alla speranza di vi ta.
Il pensionamento anticipato ri chiede una minore età anagra fi ca ma ha requisiti contributi vi più s tringenti (per gli uomini : 42 a nni e 3 mesi;
per le donne, 41 a nni e 3 mesi). Il calcolo degli assegni avverrà con metodo contributivo uguale per tutti a pa rti re dall’1 gennaio 2012.
Ciò signi fica che anche per coloro che a vevano più di 18 a nni di a nziani tà la vora ti va nel 1995 si applica il sistema mis to, i n cui la pensione è
cal cola ta con il metodo retributi vo fino al 2011 e con quello contributi vo dal 2012
La ri forma Fornero ha incontra to numerose diffi col tà dovute all ’insuffi cienza di risorse previste per tu tela re le aspetta ti ve dei cosiddetti
«esodati». Rientrano i n ques ta ca tegoria sia i s oggetti prossimi al raggiungimento dei requisiti pensionistici al momento dell’adozione della
nuova normativa, s ia quelli da poco f uoriusciti dal mercato del lavoro. In pa rti cola re, per questi ul timi si è reso necessario a pplica re la
norma ti va previgente, e prevedere specifi che risorse finanziarie, perché l ’us cita dal merca to del la voro era a vvenuta nell’as petta ti va della
ma turazione del di ri tto alla pensione.
Capitolo 14
Tassazione e distribuzione del reddito

Supponiamo che il prezzo di una bottiglia di vi no sia pa ri a 10€. Lo Sta to i ntroduce un’imposta di 1€ alla botti glia, che viene pa gata dal
produttore ogni vol ta che viene venduta una botti glia. In pri ma approssimazione si potrebbe concludere che il produttore paga l ’imposta .
Imma giniamo però che, a seguito dell ’introduzione dell’impos ta , si verifi chi un a umento del prezzo della botti glia a 11€: il produttore ri ceve
lo s tesso importo per bottiglia che otteneva pri ma dell’impos ta e la sua condizione non è peggiora ta .
Al contra rio, i consuma tori pagano l ’intera impos ta sotto forma di prezzi più eleva ti.
Supponiamo ora che dopo l ’imposta il prezzo aumenti solo a 10,30€. In ques to caso il produttore tra ttiene s olo 9,30€ per ogni bottiglia
venduta : il suo benessere è peggiora to di un i mporto pa ri a 70cent alla bottiglia. Tutta via , anche i consumatori si trovano in condizioni
peggiori perché devono paga re 30cent in più alla botti glia. In ques to caso, sia i produttori sia i consumatori s opportano l ’onere di impos ta .

Incidenza legale, incidenza economi ca e traslazione dell ’imposta .


L’incidenza legale indica il soggetto che è giuridicamente tenuto al pagamento dell’imposta: da ques to punto di vista i due casi appena
presenta ti sono identi ci perché l ’incidenza legale gra va va sempre sul produttore. Poi ché i prezzi possono va riare in segui to all’introduzione di
un’imposta , l ’incidenza legale non fornisce alcuna indicazione s u chi versa veramente l ’impos ta . Al contra ri o, l’incidenza economica
dell’imposta ra ppresenta la va riazione nella distri buzione del reddi to determi nata dalla sua introduzione, ovvero chi ne sopporta
effetti va mente l ’onere. In ques to ca pitolo ci occuperemo dei fattori che determinano l’entità della differenza tra l ’incidenza legale e quella
economica , ossia l ’enti tà della traslazione dell’imposta.

14.1.3 L’incidenza dipende dalle modalità di determinazione dei prezzi


Come già sottolinea to il problema dell ’incidenza consiste sos tanzialmente nello s tabili re come le i mpos te modifi chino i p rezzi .
Nella ma ggior pa rte dei casi ci si a ttende che le rea zioni siano maggiori nel lungo , piuttos to che nel breve periodo.

14.1.5 La progressività dell’imposta può essere ottenuta e misurata in vari modi


In base all ’incidenza economi ca l ’impos ta viene defini ta proporzionale, progressi va o regressi va .
1. Imposta proporzionale: se l’aliquota media(rapporto tra impos ta dovuta e reddi to)è cos tante,indipendentemente dal li vello del reddi to;
2. se l ’aliquota media aumenta al cres cere del reddi to, il sistema i mposi ti vo è progressivo; se scende, è regressivo.

Utili zza ndo la tab.14.1, osserviamo che o gni indi viduo cal cola le
impos te da pa ga re sottraendo 3000€ dal reddi to e pa gando un
importo pa ri al 20% di quanto rimane (se la differenza è negati va ,
ottiene un sussidio pa ri al 20% della ci fra).
L’aliquota media a umenta al crescere del reddi to; l’aliquota
marginale è sempre pa ri a 0,2, poi ché per ogni euro guadagna to il
ci ttadino pa ga 20cent i n più a pres cindere dal li vello di reddi to.
Nell’esempio fa tto, la progressività dell’imposta è ottenuta
sottraendo una certa somma (3000€) dal reddito complessivo e
appli cando al reddi to residuo (reddito imponibile), un’aliquota
ma rginale (pa ri al 20%).

La progressività dell’imposta si può ottenere anche appli cando


aliquote di verse per classi o per scaglioni di reddito. I due metodi
sono illus tra ti nella tabella sotto ri porta ta .
Nel caso della progressività per classi, i reddi ti sono distinti a
seconda della classe a cui appa rtengono e per ciascuna classe è
prevista un’aliquota di versa.

Nell’esempio riporta to, le classi di reddito sono qua ttro, cos ì come
i redditi adottati per cal cola re l’i mpos ta ; quest’ul tima si ottiene
mol tiplicando il reddi to per l ’aliquota ed è fa cile veri fica re non solo che questo sistema è progressivo (l ’ul tima colonna della tabella riporta
un aliquota media crescente), ma anche che le aliquote legali di cias cuna classe coincidono con quella media della classe.

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Per il cal colo dell’imposta progressiva per s caglioni ri corda rsi proprio s tipendio da dipendente e aliquote. Ques to sistema è meno
progressivo, come nell ’esempio in tabella riporta to, rispetto alla progressivi tà per classi. (Bas ta osserva re l ’ul ti ma colonna della Tabella):

14.2.1 Imposte specifiche sui beni di consumi


Un’imposta specifica è denomina ta in ques to modo perché è un ammontare fisso su ogni
unità di bene venduto. Supponiamo che venga introdotta un’imposta “u”, s ullo champagne ,
di 1€ al litro. Ipotizziamo che il prezzo e la quanti tà di champa gne siano determina ti in
condi zioni di concorrenza perfetta dall’incontro tra domanda ( D c) e offerta (Oc), come
illustra to nella Figura che segue.
Pri ma dell’introduzione del tributo, la quanti tà domanda ta e il prezzo sono Q0 e P0 ,
dall ’intersezione della domanda e dell’offerta .
In caso di imposte, il prezzo paga to dal consuma tore differisce dal p rezzo percepi to dal
produttore, cal cola to come “Prezzo ri cevuto = prezzo paga to – i mpos ta ”. Un’imposta
legalmente a ca ri co dei consuma tori trasla verso il basso la curva di domanda dell ’importo
dell ’imposta .

Ques ta traslazione la possiamo rappresenta re nel grafi co successi vo .

La curva di domanda si abbassa, riducendo il punto di equilibrio in Q1 . Si ori gina così


un “rettangolo” di Entrate fiscali a causa dello spos tamento. In seguito
all’introduzione dell’imposta il benessere dei consuma tori peggiora , perché “Pg”, il
nuovo prezzo, è s uperiore a quello ori ginale “Po”. Tutta via, il prezzo dei consuma tori
non aumenta dell ’importo totale dell’i mpos ta : (Pg - Po) è inferiore a “u”. Anche i
produttori pagano una pa rte dell’i mpos ta ; adesso ri cevono solo Pn, mentre prima
dell ’imposta ottenevano Po. Pertanto, l ’impos ta peggiora il benessere sia dei
produttori sia de consuma tori . Osservia mo che sia i consuma tori che i produttori si
“spa rtis cono” l ’onere dell ’impos ta; sommati , l ’aumento del prezzo per il
consuma tore e la riduzi one del prezzo per il produttore sono uguale a “u” euro.
Il gettito è il prodotto del numero di unità acquistate (Q1 )*l’imposta specifica (u).

Geometri ca mente, Q1 è la base del rettangolo kfhn e “u” è l ’altezza , quindi il ge ttito è da to dall’a rea del rettangolo “kfhn”.

Ques ta analisi ha due importanti implica zioni : 1) L’incidenza di un’imposta specifica è indipendente dal fatto che sia attribuita ai
consumatori o ai produttori.
Supponiamo ora che la s tessa imposta “u” fosse a ttribui ta ai produttori di
cha mpagne invece che ai consumatori . Consideriamo un prezzo a rbi tra rio “Pi” sulla
curva di offerta origi naria della figura che segue.
Per trova re la curva di offerta percepi ta dai consuma tori , si deve innal zare “O c” di un
importo pari all’i mpos ta speci fi ca . La nuova curva cos ì ottenuta viene denominata
“O’c”. L’equilibrio dopo l ’impos ta è in corrispondenza della quanti tà “Q’ 1 ”, il punto in
cui si intersecano le curve O’ c e Dc. Il prezzo in corrispondenza del punto di
intersezione, P’g è il prezzo pa gato dai consuma tori .
Per indi vidua re il prezzo ri cevuto dai produttori dobbiamo sottrarre “u” da P’g ,
ri ca vando -P’n-
In conclusione: un’i mpos ta legalmente a ca ri co dei produttori trasla verso l’al to la
curva di offerta dell’i mporto dell’i mpos ta

Ques ta a rgomenta zione equi vale ad afferma re che l ’incidenza legale non ci di ce nulla ci rca l’i ncidenza economi ca di un’imposta . Non i mporta
se l ’esa ttore si pone (immagina riamente) a fianco dei consuma tori e toglie loro “u” euro ogni vol ta che acquista no un li tro di cha mpagne o se
s ta a ccanto ai produttori e preleva “u” euro ogni vol ta che ne vendono un li tro.
La differenza prodotta dall’impos ta tra il prezzo pa ga to dai consumatori e quello ri cevuto dai produttori viene defini ta cuneo fiscale.

2. L’incidenza di un’imposta specifica dipende dalle elasticità della


domanda e dell’offerta
Nella figura a fianco, già analizzata poco sopra , i consumatori s os tengono
l ’onere maggiore dell’i mpos ta : l’i mporto che pagano sale infatti mol to di più
di quanto s cenda l ’importo ri cevuto dai produttori . Ques to risul ta to è
determina to unica mente dalla forma delle curve di domanda e di offerta . In
generale, più è elastica la curva di domanda, minore è l’imposta che grava
sui consumatori, a parità di altre condizioni.
Analogamente, più è elastica la curva di offerta, minore è l’imposta che
grava sui produttori, a parità di altre condizioni.
L’elasticità fornis ce una misura approssimati va della capa ci tà di un soggetto
economico di sfuggire all’imposta.

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Più elasti ca è la domanda , più fa cile risulta per i consuma tori passare a d al tri prodotti quando il prezzo sale e, quindi , un a percentuale
ma ggiore dell’i mpos ta sarà sopporta ta dai produttori .

Al contra rio, se i consuma tori a cquis tano la s tessa quanti tà,a pres cindere dal prezzo, l ’intero onere sa rà a ca ri co l oro. Considerazioni
analoghe valgono dal la to dell ’offerta .

Fig. 14.4 Fig. 14.5


Un’impos ta speci fica su un bene con offerta perfettamente Un’impos ta speci fica su un bene con offerta perfettamente
anelasti ca fa si che il prezzo ri cevuto dai produttori s cenda ente elasti ca fa si che il prezzo ri cevuto dai produttori salga in
in misura esatta mente pa ri all ’enti tà dell ’impos ta. in misura esatta mente pa ri all ’enti tà dell ’impos ta.
Pertanto, l’i mpos ta ri cade sui produttori . Pertanto i consuma tori sopportano l ’intero onere dell ’impos ta .

14.2.2 Le imposte ad valorem


Passiamo ora a valuta re l ’incidenza di un’imposta ad valorem, ci oè di un’imposta con un’aliquota proporzionale al prezzo; l ’a nalisi delle
impos te ad valorem è mol to simile a quella delle i mpos te specifi che. La s tra tegia fondamentale consiste ancora un vol ta nello scopri re come
l ’imposta modi fichi la curva di domanda effetti va e cal cola re il nuovo equilibrio. Tutta via, invece di spos tare la curva vers o il basso di uno
s tesso importo assoluto per cias cuna quanti tà , l ’impos ta ad valore la fa scendere della stessa percentuale . Per capi re meglio, prendiamo in
esame le curve di domanda (D a1 ) e di offerta (Oa1 ) di generi alimenta ri della Figura 14.6, sotto riporta ta.

Fig. 14.6 Un impos ta ad valorem legalmente a ca rico dei Fig. 14.7 Dopo l ’appli ca zione dell’i mpos ta ad val orem, del 25%
consuma tori spos ta la curva di domanda vers o il basso di sul prezzo l ordo, come detto a fianco, la nuova quanti tà di
una s tessa percentuale per cias cun li vello di output. equilibrio è Q1 , il prezzo ri cevuto dai produttori è Pn e quello
In assenza di i mposi zione fis cale il prezzo e la quanti tà di pa gato dai consuma tori è Pg. La curva di domanda si spos ta con
equilibrio, sono rispetti va mente Po e Qo. Immaginiamo ora una inclina zione pa ri all ’imposta ad valorem.
che sul consumo di alimenta ri sia introdotta un’impos ta del
25% sul prezzo lordo (33% del netto).

 Kg generi alimentari all’anno

Come a ccadeva in precedenza , l ’incidenza dell’impos ta è determina ta dall’elasti ci tà della domanda e dell’offerta .
L’onere effetti vo non dipende dall’inci denza legale del tri buto bensì dalle elasticità della domanda e dell’offerta.

14.2.3 Le imposte sui fattori di produzione


Fi nora abbiamo esamina to le i mpos te sui beni di consumo, ma l’analisi può essere appli cata anche ai fa ttori di produzione.
L’imposta sul salario. Consideria mo ora un’imposta s ul salario utilizzata per finanzia re il sistema di
si curezza sociale (in Italia ques to tipo di i mpos ta si indi ca con il termine contributi, mentre nei Paesi
anglosassoni si pa rla di impos te suoi ruoli paga).
Sono previs te due aliquote contributi ve, una a ca ri co dei la vora tori e una a ca ri co dei da tori di
la vora tori, di modo che l’onere dell’i mpos ta sia ripa rti to equa mente tra i la vora tori e i da tori di
la voro.
Figura 14.8. Se l ’offerta di la voro è perfettamente a nelasti ca, un’imposta sul salario fa si che il
salario ri cevuto dai la voratori s cenda dell’esa tto ammonta re dell ’imposta .
I lavoratori sopportano l’intero onere.

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D L è la domanda di la voro e O L l ’offerta di la voro. Per semplifi ca re, supponiamo che O L sia perfetta mente a nelasti ca (o rigida ). Pri ma delle
impos te, il salario di equilibrio è S 0 e l’i mpos ta ad val ore fa spos ta re la curva della domanda effetti va in D’L. Dopo l ’introduzione dell ’imposta ,
il salario ri cevuto dai la vora tori scende a Sn; “Sg”, il prezzo paga to dai datori di la voro,rimane al li vello“S0 ”.
In questo esempio, nonos tante la ripa rti zione dell ’imposta s tabilita dalla legge, il sala rio percepi to dai la vora tori di minuis ce di una somma
esatta mente uguale all ’impos ta e i la vora tori sopportano l ’intero onere dell ’imposta .
Ovvia mente, a vremmo potuto ottenere il risul ta to oppos to tra cciando una curva di offerta perfettamente elasti ca .
Il punto essenziale da ricordare è che non si può sapere nulla sull’incidenza di un’imposta senza informazioni sull’andamento delle
elasticità di domanda e offerta.

La tassazione del capitale in un’economica globale.


La s tra tegia per l ’analisi di un’imposta sul capi tale è la s tessa di quella per l ’analisi di
un’imposta sul la voro: si tra cciano le curve di domanda e di offerta , si trasla la curva
interessata di una somma che dipende dall’entità dell ’impos ta e si ra ffronta l ’equilibrio
dopo l ’imposta con quello originale.
Come si vede nella Figura 14.5 a fianco, che mos tra un’offerta perfettamente elas ti ca, il
prezzo pri ma dell ’impos ta pa ga to dagli utilizza tori del capi tale sale di un importo
esatta mente uguale all ’impos ta e i forni tori del capi tale non sopportano alcun onere.

14.2.4 Le imposte sui beni in mancanza di concorrenza


L’ipotesi dei merca ti concorrenziali ha s vol to un ruolo i mportante nella nos tra analisi. Esaminiamo ora come ca mbiano i risul ta ti in presenza
di forme di merca to di verse.
Monopolio. La forma di merca to opposta alla concorrenza è il mo nopolio, che si verifi ca quando tutta la domanda di un merca to è
soddisfa tta da un solo produttore.

In fi gura è rappresenta to un monopolista che produce il bene X. Prima di qualsiasi impos ta, la
curva di domanda che fronteggia il monopolista è Dx e la rela ti va curva dei ri ca vi ma rginali è MRx.
x
La curva dei cos ti ma rgi nali per la produzione di X è MC e la curva dei cos ti totali medi è ATCx.

L’obietti vo della massimi zza zione dei profi tti ri chiede che la produzione sia spinta fino al li vello di
produzione Xo, per cui il ri ca vo ma rgi nale è uguale al cos to ma rginale al prezzo P o.

Il profitto economi co uni ta rio è dato dalla di fferenza tra ri ca vo medio e cos to medio totale, la
dis tanza ab.
Il numero di unità vendute è db, quindi il profi tto totale è ab per db, ossia l ’a rea del rettangolo
abdc.

Supponiamo ora che X sia gra va to di un i mpos ta specifi ca pa ri a “u”. Per le s tesse ra gioni precedentemente illus tra te, la curva della domanda
effetti va che fronteggia il produttore si spos ta verso il basso di una distanza verti cale pa ri a “u” (in alternati va si potrebbe spos ta re verso
l ’alto la curva dei cos ti ma rginali di una distanza pa rti a “u” perché gli esi ti finali sono identi ci ).

Nella fi gura 14.10 (a fianco) ques ta curva di domanda è indi ca ta con D’ x.


Contempora neamente, anche la curva dei ri ca vi ma rginali dell’i mpresa è traslata verso il
basso della dis tanza “u” perché i ri ca vi incrementali dell’i mpresa per ciascuna uni tà
venduta si riducono di un ammonta re pa ri all’imposta . La nuova curva dei ri ca vi
ma rginali è denomina ta MR’x.

Il prodotto che massimizza i profi tti, X1 si trova nel punto di intersezione di MR’ x e MCx.
Utili zza ndo l ’output X1 , troviamo il prezzo ri cevuto dal monopolista salendo fi no a D’ x,
pa ri a Pn. Il prezzo pa ga to dai consuma tori viene determina to a ggiungendo “u” a Pn, che
nel gra fi co viene indi cato come prezzo Pg. Il profi tto per uni tà dopo l ’impos ta è da to
dalla differenza tra il prezzo ricevuto dal monopolista e il cos to medio totale, la distanza
fg, mentre il numero di unità vendute è if. Ne consegue che i profi tti del monopolista
dopo l ’imposta sono ra ppresenta ti dall’a rea fghi.

Quali sono gli effetti dell ’imposta ? La quanti tà domanda ta s cende (X 1 < X0 ); il prezzo paga to dai consuma tori sale (P g > P0 ) e il prezzo ri cevuto
dal monopolista di minuisce (Pn < P0 ). Si noti che, in presenza dell’i mpos ta , i profi tti di monopolio sono inferiori : l ’a rea fghi nella Fi gura 14.10
(s opra ) è inferiore a quella abdc della fi gura 14.9. Nonostante il m onopolista goda di un ampio potere di mercato, in generale è colui che
sopporta parte dell’onere delle imposte introdotte s ul prodotto che vende. Contra riamente a quanto si pensa s pesso, le imprese in
concorrenza perfetta ries cono a trasferi re l’onere delle impos te sui consuma tori più fa cilmente di quanto non ries ca a fa rlo il monopolista .

40
Come illus tra to in più occasioni , la quota precisa dell ’onere che ri cade sui consumatori dipende esclusi va mente dall ’elasti ci tà della s cheda di
domanda.

Oligopolio. Tra i due estremi della concorrenza perfetta e del monopolio c’è la forma di merca to dell ’oligopolio, in cui la domanda è
soddisfa tta da un numero limita to di produttori . Non esiste una teoria univ oca dell’incidenza dell’imposta in un mercato oligopolistico.
E’ possibile tutta via fa rsi un’idea delle problema ti che connesse all’i ntroduzi one delle i mpos te riflettendo sulla si tuazione in cui operano le
imprese in un merca to oligopolisti co. Dal punto di vis ta delle imprese la situazione ideale sa rebbe la collusione, ovvero la realizza zione
congiunta del prodotto che massimizza i profi tti dell’intera indus tria.
Ques to li vello di output viene denomina to soluzione di cartello (un ca rtello è cos ti tui to semplicemente da un gruppo di produttori che
agis cono di comune a ccordo per massimizza re i profi tti ; l ’esempi o più famoso è l’OPEC, il ca rtello interna zionale del petrolio). Una soluzione
di questo tipo esige che ogni i mpresa riduca la produzione per fa r salire il prezzo di merca to fino a quello di monopolio, ma questo equilibrio
è molto diffi cile da ottenere. Perché?
Una vol ta raggiunto un a ccordo su quanto dovrebbe produrre singolarmente, cias cuna i mpresa è incenti va ta a ba ra re, cioè a s frutta re il
prezzo pi ù eleva to e produrre una quota maggiore di quella assegnatale (si pensi ancora una vol ta all’OPEC e ai problemi che deve a ffrontare
per i mpedi re ai suoi membri di produrre “troppo” petrolio). Di conseguenza , l ’output in un merca to oli gopolisti co di soli to è maggiore di
quello previs to dalla soluzione di ca rtello, anche se le i mpresi si troverebbero tutte in condi zioni mi gliori se esistesse un qual che meccanismo
per costri ngerle a ri durre la produzione.

Vediamo ora che cosa a ccade quando la produzione del settore è soggetta a tassazione. Come a vviene sia nel caso della concorr enza sia del
monopolio, le imprese riducono la produzione, ma , a differenza di quanto si veri fica nelle altre forme di merca to, ciò non è necessariamente
nega ti vo per le imprese oligopolisti che.
Non c’è dubbio che, per ogni li vello di profi tti pre -imposta , le imprese peggiorano il loro benessere, perché devono paga re l ’imposta .
Tutta via , man mano che riducono la produzi one, si a vvi cinano alla soluzione di ca rtello, quindi i loro profitti pre-imposta salgono.
Teori ca mente è possibile che i profi tti pre-i mpos ta cres cano tanto da compensa re il pa gamento dell’i mpos ta . Na tural mente è anche possibile
che le i mprese peggiorino la loro situazione. Per a rri va re a una rispos ta defini ti va sono necessarie informazioni più precise sull’enti tà della
riduzione dell’output da pa rte delle i mprese.

14.2.5 Le imposte sui profitti


Le imprese possono essere tassate non solo sulle vendi te, ma anche sul profitto, defini to come la differenza tra i ricavi totali e i costi dei
fattori utilizzati nella produzione,ossia il rendimento di quell’a tti vi tà per il proprieta rio dell ’impresa . Se le imprese massimizzano i profitti ,
un’imposta di ques to tipo non può essere tras feri ta ed è sopporta ta solo dai proprieta ri dell’i mpresa . Consideriamo un’impres a
perfettamente concorrenziale i n equilibrio di breve periodo. Un’imposta con una da ta aliquota sui profi tti non modifi ca né i costi ma rginali
né i ri ca vi ma rginali , quindi nessuna impresa è i ncenti va ta a ca mbia re la sua decisione di produzi one. Poi ché il li vello di p rodotto non va ria ,
non cambia neppure il prezzo pa gato dai consuma tori , che perci ò non vedono ridurre il loro benessere. L’imposta è tutta assorbita dalle
imprese.

14.2.6 L’incidenza delle imposte e la capitalizzazione


Quando si tra ttano impos te nel caso di fa ttori fissi (terreni e i fabbri ca ti) , si pa rla di capitalizzazione dell’i mpos ta .
Per capi re supponiamo che il canone di affitto annuale della terra sia pa ri a “R0“ euro nell ’anno corrente e sia noto che sarà “R1 “ euro l ’anno
prossimo, “R 2 “ euro fra due anni e così via . Quanto sa rebbe dispos to a paga re un indi viduo per la terra ? Se il merca to è concorrenziale, il
prezzo è esattamente uguale al valore a ttuale del flusso degli affi tti. Pertanto, se il tasso di interesse è “r”, il prezzo della terra (PR) è:

Le imposte nel caso di fattori fissi (la terra, gli immobili). Imma giniamo che sia annunciata l ’introduzione di un’imposta di “u0“ euro sulla
terra nell ’anno corrente, di “u1 “ euro l ’anno prossimo, di “u2 ” euro fra due anni e così via . Essendo la terra un bene a offerta rigida , il ca none
annuale ri cevuto dal proprieta rio diminuisce dell ’intero i mporto dell ’imposta . Il processo mediante il quale un flusso di impos te viene incluso
nel prezzo di un’a tti vi tà viene denomina to capitalizzazione. I potenziali a cqui renti della terra prendono in considerazione il fa tto che, se
compra no la terra , insieme a un flusso futuro di rendi te/ rendimenti a cquistano anche un insieme futuro di oneri dovuti alle i mpos te.
Pertanto, il massimo che un a cqui rente è disposto a pa ga re per la terra dopo l’annuncio dell ’impos ta è:

14.3.1 Relazioni di equivalenza tra imposte


Consideriamo due beni , generi alimenta ri (A) e manufa tti (M), e i due fa ttori , capi tale (K) e la voro (L).
In un modello del genere esistono nove i mpos te ad valorem possibili :

t t
KA e KM = i mpos ta sul capi tale utilizza to nella produzione di generi Alimenta ri e dei Manufa tti ;
 t
LA e tLM = impos ta sul la voro utilizza to nella produzi one di generi Alimenta ri e di Manufa tti ;
 t
A e tM = imposta sui consumi di generi alimenta ri e dei Ma nufa tti ;
 t
K = impos ta sul capi tale in entrambi i settori ;
 t
L = imposta sul la voro in entrambi i settori ;
 t = i mpos ta generale sul reddi to.

14.3.2 Il modello di Harberger (appli ca zione di modelli di equilibrio generale all’incidenza delle i mpos te ).
Le principali ipotesi del modello sono le seguenti :
 Tecnologia: le tecnologie di produzione possono va ria re da settore a settore. In generale, i settori differiscono per la fa cili tà con cui si
può s osti tui re il capi tale con il la voro (l ’elasti ci tà di sosti tuzione). Il settore in cui il rapporto capi tale/la voro è rela ti vamente eleva to si
di ce ad alta intensità di capi tale; vi ceversa, l ’altro è defini to ad alta intensi tà di la voro.

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 Comportamento dei fornitori di fattori: ca pi tale e la voro sono perfettamente mobili , tras feribili liberamente da un settore all’al tro.
 Struttura del mercato. Le i mprese sono concorrenziali e massimi zzano i profi tti ;
 Offerte totali dei fattori. Le quanti tà totali di capi tale e la voro dell ’economia sono fisse.
 Preferenze dei consumatori. Tutti i consuma tori hanno le stesse preferenze.
 Sistema di incidenza dell’imposta.

14.3.3 Analisi di equilibrio generale di imposte diverse


t
L’imposta su un bene ( A). Quando si introduce un’imposta sui generi alimentari , il prezzo relati vo aumenta (anche se non necessariamente
di un i mporto pa ri all’impos ta) e i consuma tori s ono indotti a sos titui re gli alimenti con ma nufatti . Di conseguenza , si prod uce una quantità
mi nore dei primi e una maggiore dei secondi . Man mano che la produzione di generi alimenta ri diminuis ce, pa rte del capi tale e d el la voro
ori gina riamente utilizza ta per ques ta a tti vi tà deve trova re i mpiego nel settore manifa tturiero.
Un’imposta sul reddito (t). Un’i mpos ta sul reddi to equi vale a un insieme di impos te sul capi tale e sul la voro della stessa aliquota.
t
Un’imposta generale sul lavoro ( L). Un’impos ta generale sul la voro è un’i mpos ta sul la voro impiega to nella produzione sia di generi
alimenta ri sia di prodotti manifa tturieri . Di conseguenza non esistono incenti vi a spos ta re l ’i mpiego del la voro da un settore all ’altro.
t
Un’imposta parziale sui fattori ( KM).Se viene tassato solo il capi tale utilizza to nel settore mani fa tturiero, gli effetti iniziali sono due:

 Effetto sull’output: il prezzo dei prodotti ma nifa tturieri tende ad aumenta re con conseguente diminuzi one della quantità domandata
dai consuma tori ;
 Effetto sulla sostituzione dei fattori: ma n mano che il ca pitale di venta più cos tos o nel settore manifa tturiero, i prodotti utilizzano una
quantità minore di capitale e maggiore di la voro.

14.3.4 Alcune precisazioni


Differenze nei gusti individuali. Una delle ipotesi è che tutti i consuma tori hanno le s tesse preferenze per i due beni . Se non è così, le
va ria zioni i ndotte dall'impos ta nella distri buzione del reddi to modi fi cano le decisioni di spesa e quindi i prezzi relati vi e i reddi ti .
Fattori immobili: per moti vi isti tuzionali o tecni ci, al cuni fa ttori sono i mmobili. Per esempio, se un certo terreno è des tina to alla cos truzione
di case, non può essere usato per impianta rvi fabbri che, indipendentemente dal saggio di rendi mento.
Offerte di fattori variabili: nel lungo periodo, però , le offerte sia di capi tale sia di la voro nel sistema economi co sono va riabili .

Capitolo 17
Imposte pers onali e comportamenti individuali

Effetti delle i mpos te personali sul reddito per quanto ri gua rda le decisioni su:

 17.1-l ’offerta di la voro


 17.2-il rispa rmio
 17.3-l ’a cquis to dell’a bita zione
 17.4-le modalità di investi mento del capi tale

Fig. 17.1 - Scelta che massimizza l’utilità fra lavoro e tem po libero.
Ercole
massimizza l’utilità nel punto “E1”, dove lavora FT ore e guadagna OG.

Per ca pi re gli effetti delle imposte personali sul reddito sull’offerta di


lavoro si consideri il seguente esempio: Ercole deve decidere quanto
tempo dedi ca re ogni settima na al la voro e quanto al tempo libero. Nel
grafi co a fianco definia mo dotazione di tem po i l numero di ore dedi cate
a occupazi oni remunera te + il numero di ore dedi ca te a occupazioni non
remunera te (il “tempo libero”) e grafi ca mente la ra ppresentiamo con la
dis tanza “O-T” sull’asse ori zzontale.
Supponiamo che tutto il tempo sottra tto al “tempo libero” sia dedi cato
al la voro remunera to, così che ogni punto sull ’asse ori zzontale indica
simul taneamente ore di tempo libero e ore di la voro.
Le combina zioni di tempo libero e di reddi to disponibili per un indi viduo,
da to il salario, sono rappresenta te grafi camente dalla retta “T-D” che è il
vincolo di bilanci o.

Se il salario di Ercole è “s” euro all’ora , il suo vincolo di bilancio è una linea retta con pendenza pa ria a s”.
Il punto s celto sul vincolo di bilancio dipende dalle preferenze indi vi duali e noi supponiamo che le preferenze per tempo libero e reddi to si
possano rappresenta re con curve di indi fferenza normali convesse, indi ca te con “i, ii e iii”. Ercole massimizza la s ua utili tà quando si trova nel
punto E1 in cui dedi ca O-F ore al tempo libero e F-T ore al la voro, ottenendo un reddito O-G.

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Quali sono quindi gli effetti della tassazione? Supponiamo che il Governo decida di imporre un’imposta sul reddito da lavoro a un’aliquota
“t”, che perciò riduce la remunerazione da “s” euro a (1 – t)s euro per ogni ora la vora ta . Se Ercole dedi ca un’ora in più al tempo libero,
adesso non rinuncia più a “s ”, ma a (1 – t)s euro; in altre parole, l’imposta riduce il costo opportunità di un’ora di tempo libero.

Figura 17.2 – Effetti di un’imposta sul reddito nella scelta fra tempo libero e lavoro
(se prevale l’effetto sostituzione).

Consideriamo il grafi co della Figura 17.2 e vediamo che ora il vincolo di bilancio di
Ercole non è più T-D, ma una retta meno inclina ta , cioè T-H, la cui pendenza è (1 –
t)s. La combinazione iniziale di reddito e tempo libero, E 1 , non è più una delle
combina zioni possibili per Ercole; a seguito dell’imposta egli deve s cegliere un punto
lungo il nuovo vincolo di bilancio, cioè T-H.
Ercole s ceglie il punto E2 , dove dedi ca O-I ore al tem po libero e I-T ore al lavoro
ottenendo un reddi to lordo di O-G’.
L’imposta ha avuto l’effetto di ridurre la sua offerta di lavoro da F -T a I-T ore.

Dobbiamo concludere, allora , che un indi vi duo “ra zionale” ri duce sempre l ’offerta di la voro se viene introdotta un’i mpos ta proporzionale?
Pri ma di rispondere prendiamo in considerazione Poseidone che ha esa ttamente gli s tessi vincoli di bilancio di Ercole e che, prima
dell ’imposta , la vora va il suo s tesso numero di ore.

Come mos tra la Figura 17.3, qua ndo viene s tabilita l ’imposta , Poseidone aumenta le ore di la voro da “F-T a J-T”. Non c’è nulla di i rrazionale
in ques to comportamento, poi ché le preferenze sono strettamente individuali, cias cuno può reagi re all’introduzione di un tributo decidendo
di la vora re di meno, di più o l o s tesso numero di ore.

Figura 17.3 – Effetti di un’imposta sul reddito nella scelta fra tempo libero e lavoro
(se prevale l’effetto reddito). Per Poseidone, l’effetto reddito prevale rispetto
all’effetto sostituzione: l’imposta fa aumentare le ore di lavoro, da “F-T a J-T”. Il
reddito al netto d’importa è “OK”.

Ques ta appa rente ambi gui tà deri va dal confli tto tra due effetti provocati
dall ’imposta : l’effetto sostituzione e l’effetto reddito. Quando l ’impos ta riduce il
salario netto, il cos to opportuni tà del tempo libero diminuis ce e qui ndi si tende a
sos ti tui re il lavoro con il tempo libero. Questo è il cosiddetto effetto sostituzione,
che porta a una riduzione dell’offerta di la voro. Contemporaneamente, qualunque
sia il numero di ore la vora te, l’i mpos ta riduce il reddi to indi viduale e, se il tempo
libero è un bene normale, ques ta perdi ta di reddi to porta a una ri duzione del
consumo di tempo libero, ceteris paribus (a parità di tutte le altre circostanze); ma
una ri duzione delle ore dedi ca te al tempo libero non signifi ca altro che un aumento
di quelle dedi ca te al la voro.

Ques to è quello che si chiama effetto reddito e che ha come conseguenza un aumento delle ore la vora te. Quindi , i due effetti agis cono in
di rezione oppos ta e la teoria, da sola, non è in grado di prevedere quale dei due preva rrà .
Nel nostro esempio, per Ercole prevale l’effetto sostituzione (Figura 17.2) e
per Poseidone l’effetto reddito (Figura 17.3).

Figura 17.4 – Scelta fra lavoro e tempo libero con un’im posta progressiva.
Questa imposta progressiva applica un’aliquota t 1 sui primi 5000 euro di
reddito, t2 sui secondi 5000 euro e t3 su tutti i redditi superiori a 10.000 euro,
con “t1<t2<t3”.

Il vincolo di bilancio passa da T-D a TLMN. In base a questo sistema fiscale,


Ercole massimizza l’utilità in corrispondenza di E 4 , dove lavora PT ore.

43
Altre dimensioni dell’offerta di lavoro.
C’è chi teme che le i mpos te disincenti vino le persone a investi re nell ’a cquisizione di nuove ca paci tà Vediamo quindi di capi re meglio cosa
di ce la teoria economi ca a proposito degli effetti dell’i mpos ta sull ’a ccumulazione di capitale umano, cioè sugli investi menti che ogni
indi vi duo fa su se s tesso per aumenta re la propria produtti vi tà .
Imma giniamo che Giulia s tia chiedendosi se pa rtecipa re o meno a un corso di forma zione che si s volge durante le ore di uffi ci o e supponiamo
che il corso le consenta di aumenta re il suo reddi to futuro di un ammonta re il cui valore attuale è “B”. Se pa rtecipa al corso, però , Giulia a vrà
meno ore da dedi ca re all’a tti vi tà che le fornis ce reddi to. In termini di sala rio a cui rinuncia, Giulia sopporta un cos to pa r ti a “C”.
Se Giulia è razionale si iscriverà al corso solo se i benefici sono maggiori dei costi: B – C > 0 (17.1)

Ora supponiamo che Giulia sia soggetta a un’impos ta con aliquota proporzionale pa ri a “t”. Ciò signi fica che una pa rte dell ’incremento di
salario che potrebbe ottenere pa rteci pando al corso, le verrà tra ttenuta per moti vi fiscali . Potremmo pensa re che, a cause dell ’imposta ,
Gi ulia non sia incenti va ta a pa rtecipa re al cors o, ma ques to ra giona mento è fuorviante. Vediamo perché. Supponiamo che Giulia , nonos tante
l ’esistenza dell’i mpos ta continui a la vora re l o s tesso numero di ore che la vora va pri ma della sua introduzione.
L’imposta, è vero, riduce il beneficio del corso di formazione da “B” a “(1 – t)B”, ma, allo s tesso tempo, riduce i costi.
Se il cos to della formazione è pari alla somma di salari o a cui Giulia ri nuncia e se su quel salario gra va va un’impos ta , Giulia non rinuncia a “C”,
ma a “(1 – t)C”, e parteciperà se, dopo l ’appli cazione dell’i mpos ta , i benefici saranno superiori ai costi, come detto poco sopra “B-C>0”

L’imposta proporzionale sul reddito riduce i costi e i benefici nella medesima proporzione e quindi non ha alcun effetto sull’investimento
in capitale umano.

Ques to risul ta to dipende dall’ipotesi fa tta che l ’offerta di la voro dopo l’a pplica zione dell ’impos ta ri manesse cos tante.
Supponiamo, invece, che Giulia decida di aumentare la s ua offerta di lavoro ( prevale cioè l’effetto reddito) . In ques to caso l ’impos ta porta
a un a umento dell’a ccumulazi one di capi tale umano. Perciò, ceteris paribus, se l ’i mpos ta induce a la vora re di più, essa rende più a ttraente
l ’inves timento in capi tale umano. Viceversa, se prevale l’effetto sos ti tuzione e quindi l ’offerta di la voro diminuis ce, l ’inves timento in capi tale
umano è meno interessante.

Forme alternative di remunerazione del lavoro. La teoria dell’offerta di lavoro a cui in genere si fa riferimento assume che il salario orario sia
l’unica ricompensa al lavoro svolto. In real tà, i datori di la voro spesso offrono ai dipendenti un insieme di indenni tà , tra cui somme, in
aggiunta al normale salario, s tabilite in base all ’andame nto della produzione, sussidi o fa cilitazioni , come la possibilità di utilizza re l ’auto o le
s trutture sporti ve dell ’azienda. La maggior parte di questi premi non salariali non è soggetta a imposte e quando l ’aliquota fiscale ma rginale
di minuis ce, di minuis ce anche l ’interesse per ques te forme di reddi to esenti da i mpos te , e vi ceversa . Una variazione delle imposte, quindi ,
può influi re sulla composizione del pa cchetto di indenni tà offerte; questo fenomeno è s ta to veri fi cato empi ri camente in più occasioni.

La spesa. Quando si analizzano l ’offerta di la voro e l ’imposta sul reddi to da la voro, spesso si i gnora la des tina zione delle entra te tributarie
che, almeno i n pa rte, sono utilizzate per forni re beni pubblici la cui disponibilità può influi re sulle decisioni rela ti ve al la voro.
Se ques te entra te vengono des tinate a s trutture ri crea ti ve, per esempio pa rchi na zionali, si può pensa re che, ceteris paribus, la domanda di
tempo libero aumenti ; per un altro vers o, se il dena ro è speso per i servi zi per l ’infanzia de stina ti ai geni tori che la vorano, potrebbe
aumenta re l ’offerta di la voro. In pra ti ca i ri cerca tori che hanno pensa to di veri fi ca re empi ri ca mente come la spesa pubblica infl uisca sulle
decisione rela ti ve al la voro, non hanno ottenuto risul tati uni voci , sopra ttutto perché, come abbiamo più vol te ripetuto, è diffi cile s tabilire
come gli indi vidui valutino il consumo di beni pubbli ci.

17.1.3 Offerta di lavoro e gettito tributario


Fi nora abbiamo esamina to le connessioni tra offerta di la voro e di versi regi mi fis cali, ora ci occuperemo di come il getti to tri buta rio va ria al
va ria re delle aliquote.
Consideriamo la curva dell’offerta di lavoro “OL“ tra ccia ta nella Fi gura 17.5. Essa ra ppresenta la quantità ottimale di la voro per cias cun
li vello di sala rio netto nel caso i n cui prevalga l ’effetto sos ti tuzione. Abbiamo i nfa tti già spiega to che le ore di la voro a umentano al cres cere
del salario netto (ovvero se si riducono le i mpos te) sol o se prevale l’effetto sos tituzione, mentre diminuis cono se prevale l ’effetto reddi to.

44
Figura 17.5 – Aliquota, ore di lavoro ed entrate tributarie. Data la curva di
offerta di lavoro OL, le entrate tributarie prima aumentano e poi
diminuiscono, all’aumentare dell’aliquota.

Il salario netto (o pre-imposta), “s ”, è associato a “LO“ ore di lavoro.


Se l ’aliquota è nulla, il getti to è uguale a “0”.
Ora supponiamo che venga stabili ta un’i mpos ta proporzionale con aliquota
“t1 ”, il salario netto all ’ora è (1 - t1)s e l’offerta di lavoro è di “L1 “ ore.
Il gettito è uguale all’impos ta per ora di la voro (ab) per il numero di ore
la vora te (ac), ossia il rettangolo abdc.
Con lo s tesso ragionamento si può s tabilire che se l ’aliquota fiscale fosse
porta ta a “t2 ”, il getti to sa rebbe eakf. L’a rea eakf > abdc: un’aliquota più alta
produce un gettito fiscale maggiore. Ci ò signifi ca che lo Stato, aumentando
l ’aliquota , può ottenere, sempre, maggiori introi ti? Non è detto.
Per esempio con un’aliquota “t3 ”, le entra te tri buta rie rappresenta te
dall ’a rea “haji” s ono inferiori a quelle deri vanti dall ’aliquota “t2 ”.
Infa tti , anche se le entra te tri buta rie per ogni ora con un’aliquota “t 3 ” sono
mol to alte, il numero di ore si riduce talmente da fa r diminui re il prodotto dell’aliquota fiscale per le ore di la voro.
In teoria, più l’aliquota fiscale si avvicina al 100%, più è probabile che le persone rinuncino a lavorare e riducano le entrate tributarie .
Tutto ciò è riassunto nel grafi co della Figura 17.6 in cui l ’asse ori zzontale misura l’aliquota fis cale e quello verti cale le entra te tributa rie.
Quando l ’aliquota d’imposta è mol to bassa, le entra te fis cali sono basse, aumentando l ’aliquota le entra te aumentano.
Ques to si verifi ca fino all ’aliquota “t A”, ol trepassato ques to punto il getti to fis cale di minuis ce progressi vamente fino ad annulla rsi.
Ciò dimos trerebbe che per il legislatore sa rebbe assurdo scegliere aliquote d’imposta più al te di “t A”, da to che con aliquote più basse
otterrebbe lo s tesso gettito.
Il gra fi co appena illustra to è al centro di un a cceso dibatti to poli tico na to da un’affermazione molto nota di Arthur B. Laffer, secondo il quale
negli anni ’70 le aliquote d’imposta degli Stati Uniti erano così al te che se fossero sta te ridotte, l ’effetto positi vo sull ’offerta di la voro
a vrebbe permesso di recupera re il getti to “perso” ri ducendo le aliquote. L’idea secondo la quale la riduzione dell’aliquota fis cale non
necessa riamente riduce le entra te tri buta rie dello Sta to è fondamentale per la cosiddetta Suppl y side economics (Economia del l ’offerta),
approccio teori co sposato dall ’amministra zione Rea gan.

Fig. 17.6 – La curva di Laffer – Le entrate tributarie aumentano all’aumentare dell’aliquota fino a
raggiungere un livello massimo in corrispondenza dell’aliquota “t A”.
In seguito cominciano a diminuire, portandosi infine a zero.

La curva di Laffer

A proposito del diba tti to che tutt’oggi susci ta la curva di La ffer, può essere utile ri corda re che a) la
relazione tra ore di la voro offerte e salario netto ha la forma della curva previs ta da Laffer solo se
prevale l’effetto sostituzione; b) per ogni va ria zione dell’aliquota, l ’aumento o la di minuzione del
gettito dipendono dalla misura in cui la va riazi one di ore la vora te compensa la va riazione dell ’aliquota
s tessa, ossia dall’elasti ci tà dell’offerta di la voro al salario netto.

Quindi la forma della curva di La ffer di pende dall’elas tici tà del la voro rispetto al salario netto;

 s tabilire se l ’economia s tia opera ndo realmente a des tra del punto “tA” è una ques tione empi ri ca di diffi cile soluzione;
 all’aumenta re della tassazione possono essere utilizza te al tre compensazi oni non moneta rie che quindi riducono il getti to.
 le persone possono sos titui re il salario con forme di reddi to non soggetto a impos te, perciò, anche se l ’offerta di la voro re s ta fissa, il
gettito può ugualmente diminui re. In pa rti cola re, le pers one che appa rtengono alle fas ce di reddi to più al te, possono s osti tui re il reddi to
da la voro con reddi to da capi tale, deci dendo di inves ti re su atti vi tà i cui rendimenti siano tassati meno del la voro.
Ques t’ul ti ma conside ra zione propone un a rgomento i ndubbiamente corretto e importante ai fini delle politi che tributa rie: l ’aliquota
d’i mpos ta che massimizza gli introi ti non è la medesi ma per tutte le fas ce di reddi to o per tutti i ti pi di reddito.

17.1.4 Sintesi
Nell’analizza re le impos te e l ’offerta di la voro la teoria economi ca ci di ce quali va riabili esaminare ma non fornis ce rispos te certe.
Le ri cerche i ndi cano che per i mas chi in età la vora ti va le impos te non hanno grandi conseguenze sulle ore dedi ca te al la voro. Per quanto
ri gua rda le donne sposa te, invece, le impos te probabilmente riducono i tassi di pa rtecipazione alla forza la voro e le ore di la voro. Un aspetto
importante è l ’effetto delle i mpos te su decisioni di verse dall’offerta di la voro quali , per ese mpio, le decisioni sull ’istruzione o sulla
formazione. Al cuni poli tici sos tengono che se si riducessero le aliquote, l ’offerta di la voro aumenterebbe talmente che non vi sa rebbe al cuna
perdi ta di getti to. Date le nos tre conos cenze sull ’offerta di la voro, però, tale effetto è improbabile.

17.2 Decisioni sul risparmio

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Un altro ti po di comporta mento che può essere influenzato dal sistema tributa rio è la propensione al risparmio.
I pi ù moderni s tudi teori ci ed empi ri ci sulle decisioni rela ti ve al rispa rmio si basano sul modello del ciclo vitale, s econdo il quale gli individui
pianificano anno dopo anno le loro decisioni sul consumo e sul risparmio considerando tutta la loro vita (dall ’ori gina rio modello di
Modigliani del 1986, che è s ta to già ci ta to nel Capi tolo 12). In al tre pa role, ci ò che si rispa rmia ogni anno non dipende sol tanto dal reddi to di
quell’anno, ma anche dal reddi to che si prevede di a vere nel futuro e da quello o ttenuto nel passato. In ques to ca pitolo utilizzeremo il
modello del cicl o vi tale per analizza re l ’impatto dell’i mpos ta personale sul reddi to sulle decisioni di rispa rmio.

Come già fa tto nel Ca pi tolo 12, prendiamo come esempio un indi vi duo, Giulio, che
prevede di vi vere due periodi : “ora” (periodo 0) e “in futuro” (periodo 1). Gi ulio, al
tempo “0”, ha un reddito pa ri a ”Io“ euro e sa che in futuro sa rà pa ri a “I1 “ euro.
Quanto consuma re i n ciascun periodo?. Decidendo quanto consumare, egli decide
anche quanto denaro risparmiare o prendere a prestito. Se in un da to periodo il
suo consumo è ma ggiore del suo reddi to corrente, egli deve prendere a pres ti to del
dena ro; se invece il suo consumo è minore del reddi to corrente s ta rispa rmiando. Il
pri mo passo per analizza re le decisioni sul rispa rmio è indi vidua re le possibili
combina zioni di consumo presente e futuro, in al tre pa role il suo vincolo di bilancio.
Nella Figura 17.7, la quantità di consumo corrente, ”co”, è misura ta sull’asse
ori zzontale, il consumo futuro, “c1 ”, s u quello verti cale.

Vincolo di bilancio per consumi presenti e futuri. Il vincolo di bilancio MN mos tra il
trade off di Giulio fra consumo presenti e futuri . Giulio può consuma re tutto il reddi to man mano che lo percepisce, ossia pu ò consuma re Io
nel presente e I1 nel futuro; in tal modo si collocherebbe nel punto A, che corrisponde al paniere delle dotazi oni . Se invece decide di
rispa rmia re R euro, a vrà (1 + i )R euro in più da consuma re in futuro e si collocherà nel punto D. Se poi decide d i consuma re B euro in più
rispetto al suo reddi to nel presente, a vrà (1 + i)B euro in meno da consuma re in futuro e si collocherà nel punto F.
Ri petendo ques to procedimento per di versi valori di “R” e di “B”, si può s tabili re quale può essere il consumo in futuro in corrispondenza di
ciascun li vello di consumo presente , ri ca va ndo il vincolo di bilancio MN che passa a ttra verso il paniere delle dota zioni “A” e pendenza (1 + i).
Come al soli to, il valore assoluto della pendenza del vincolo di bilancio indica il costo opportunità di un bene in termini dell’altro.
In ques to caso, il cos to di 1€ di consumo presente è (1 +i ) euro di consumo futuro. La retta MN viene anche defini ta vincolo di bilancio
intertemporale perché indica la relazi one che intercorre tra livelli di consumo relativi a periodi diversi.

Per s tabili re quale punto lungo la retta MN s cegli effetti vamente Giulio, consideriamo le sue preferenze tra consumo presente e futuro e
rappresentiamole con le convenzionali curve di indi fferenza. Nella Figu ra 17.8 a bbiamo ri prodotto il vincolo di bilancio di Giulio, MN, e vi
abbiamo sovrappos to alcune curve di indi fferenza indi ca te con “i, ii, iii”.

Figura 17.8 – Scelta che massimizza l’utilità fra consumo presente e futuro.

* *
Giulio massimizza l’utilità risparmiando I0 – C0 , il che gli consente di consumare c 1
in futuro.

Come di cons ueto, poi ché Giulio preferis ce consuma re di più piuttosto che
consuma re di meno, le curve più es terne rappresentano li velli più al ti di utilità .
Gi ulio, soggetto al vincol o di bilancio MN, massimizza la propria utilità nel punto E1 ,
dove consuma C0 nel presente e C1 nel futuro. Con ques ta i nforma zione è facile
s copri re quanto rispa rmia: poi ché il reddi to presente “I0 “ supera il consumo presente
”C0 “, per definizione la differenza “I0 – C0 “rappresenta il risparmio.
Ciò non prova che la s celta di rispa rmia re sia sempre ra zionale.

Se la curva di i ndifferenza più al ta possibile, fosse s ta ta tangente al vincolo di bilancio in un punto più basso di A, il consumo presente
sa rebbe s tato maggiore di I0 e Giulio a vrebbe chiesto un pres ti to.

Passiamo ora al problema delle imposte nel caso in cui Gi ulio decida di risparmiare (ma il nos tro ragionamento rima ne valido anche se egli
chiedesse a pres ti to del dena ro) e consideria mo come va ria l ’ammonta re di rispa rmio se viene introdotta un’imposta sul reddito da capitale.
In ques to contes to è importante sapere se gli interessi sui pres titi s ono deducibili o meno e , poi ché la tassazione sugli interessi è di versa da
Paese a Paese, analizzeremo gli effetti dell’imposizione sui rispa rmi in entrambi i casi.
Primo caso: interessi passivi deducibili. Come ca mbia il vincol o di bilancio, rappresenta to nella Fi gura 17.8, nel caso in cui gli interessi siano
soggetti a un’impos ta proporzi onale ad aliquota “t” e gli interessi pa gati dai mutuata ri (gli interessi passivi) siano deducibili?

46
Figura 17.9 – Vincolo di bilancio con un’imposta sul reddito da capitale
e interessi deducibili. Se gli interessi attivi sono tassati e gli interessi
passivi sono deducibili, il vincolo di bilancio passa da MN a PQ. In
questo esempio, l’aliquota riduce il risparmio, perché l’effetto
sostituzione prevale sull’effetto reddito.

t t
Il nuovo ottimo si trova nel punto E , dove il consumo presente è c0 e il
t
consumo futuro è c1 .
Il rispa rmio è da to dalla differenza tra il consumo e il reddi to presenti,
t
ossia la dis tanza "c0 I0 “. Tale dis tanza è inferiore a “c0 I o”, cioè l ’importo
rispa rmia to pri ma dell’introduzione dell ’impos ta.
La tassazione degli interessi quindi riduce il risparmio di una quantità
t
pa ri alla distanza c0 c0 .
Tuttavia il risparmio non sempre si riduce. Consideria mo la Fi gura 17.10, i
vincoli di bilancio pri ma e dopo l ’i mpos ta sono identi ci a quelli della
Fi gura 17.9, e così il punto di equilibri o in E1 .
Ma in questo caso la curva di indifferenza è tangente al vincolo di
bilancio nel punto E’’, a sinistra di E1 .

Figura 17.10 – Interessi attivi tassati e interessi passivi deducibili: il risparmio cresce.
In questo esempio l’effetto reddito prevale sull’effetto sostituzione, per cui
l’imposta fa aumentare il risparmio.

* *
Il consumo presente è “co ” e il consumo futuro è c1 . In ques to caso la tassazione
*
degli interessi a tti vi in real tà aumenterà il rispa rmio, da ”coI o” a “co I o“. Perciò la
tassazione del reddi to da capi tale può aumenta re o di minui re il rispa rmio e ciò
dipende dalle preferenze di cias cun i ndi viduo. Come sempre, l ’ambi gui tà del risul ta to
nas ce dal confli tto tra due di versi effetti . Da un lato, la tassazione del reddi to da
capi tale ri duce il costo opportunità del consumo presente, e qui ndi “co” tende ad
aumenta re e a fa r diminui re il rispa rmio. Questo è il cosiddetto effetto sostituzione
che si verifi ca perché l ’impos ta riduce il prezzo di c o e quindi aumenta il rispa rmio.
Proprio come per l’offerta di la voro, anche in ques to caso non è possibile, sulla base
della sola teoria , sapere se prevale l ’effetto sos ti tuzione o l ’effetto reddi to.

Se l ’idea che una persona ra zionale decida di aumenta re i suoi rispa rmi , anche dopo l ’introduzione di un’impos ta sul reddi to da capi tale, non
vi convince, pensa te al caso estremo di un rispa rmia tore con un obietti vo ben preciso, cioè una pers ona che rispa rmi per ga ra nti rsi un
determina to li vello di consumo in futuro, ma ga ri per fa r studia re i figli .
Se il tasso d’interesse dimi nuisce, ques ta persona può fa re una sola cosa: rispa rmiare di più e vi ceversa se il tasso di inte resse a umenta .
Quindi per un risparmiatore che persegue un obiettivo ben preciso, il risparmio e il tasso d’interesse variano sempre in direzione opposta.

Secondo caso: interessi passivi non deducibili. Consideriamo ora i n che modo cambia il vincol o di bilancio nel caso in cui gli interessi a ttivi
siano soggetti a un’imposta con aliquota “t” e che i mutuata ri non possano dedurre gli interessi passivi dal loro reddi to imponibile.
La Figura 17.11 riproduce di nuovo il vincolo di bilancio NM della Figura 17.7, pri ma dell’i mpos ta . Anche in questo caso, il vincolo di bilancio
dopo l ’impos ta deve passare per il paniere delle dotazioni (I o, I1 ). Ora , pa rtendo dal paniere delle dotazioni , supponia mo che Giulio decida di
rispa rmia re 1€, cioè che si spos ti di 1€ a sinistra del punto A; poi ché il reddi to da capi tale (gli interessi a tti vi ) è tassato, Giul io può aumentare
il suo consumo nel periodo successi vo di [1 + (1 – t)i ] euro. Quindi a sinistra del punto A, il
cos to opportunità dell’aumento del consumo presente di un euro è paria a [1 + (1 – t)i]
euro di consumo futuro.

Figura 17.11 – Vincolo di bilancio con un’imposta sul reddito da capitale e interessi
passivi non deducibili. Se gli interessi attivi sono tassati, mentre gli interessi passivi non
sono deducibili, il vincolo di bilancio passa da MN a PAM.

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La pendenza del vi ncolo di bilancio a sinistra del punto A è [1 + (1 – t)i] euro ed è rappresenta ta dal segmento PA del vi ncolo di bilancio dopo
l ’imposta .

Supponiamo ora che a pa rti re dal suo paniere delle dotazioni, Giulio decida di chiedere in presti to 1€, cioè di spos ta rsi a des tra del punto “A”.
Poi ché gli interessi passivi non s ono deducibili , il sistema fiscale non influis ce sul cos to del pres ti to, che per lui è pa ri a “(1 + i)” euro di
consumo futuro; ossia lo s tesso di pri ma dell ’introduzione dell ’imposta .
A destra del punto A, il cos to opportunità dell’aumento del consumo presente di 1€ è pa ri a (1 + i) euro, che coincide con il segmento ”A-M”
del vincolo di bilancio MN pre -impos ta.

Mettendo insieme tutte queste inf ormazioni possiamo notare che, quando gli interessi attivi sono tassati e quelli passivi non s ono
deducibili, il vincolo di bilancio intertemporale è una linea spezzata . il cui punto d’angolo coincide con il paniere delle dotazioni.
A sinistra del paniere delle dotazioni la pendenza del vincolo di bilancio è [1 + (1 – t)i], mentre a destra di tale punto è (1 + i).
Che conseguenze ha tutto ciò sul risparmio? Se Giulio aveva debito prima dell’introduzione dell’imposta, questo provvedimento non ha
alcuna conseguenza. In altre parole, se prima che gli interessi attivi fos sero tassati Giulio massimizzava la sua utilità in un punto del
segmento AM per lui non cambierà niente. Al contrario, se prima dell’imposta Giulio era un risparmiatore, la sua scelta di co nsumo
presente e di consumo futuro dovrà cambiare, non essendo più raggiungibile nessun punto sul segmento NA.

Tuttavia, come nel caso delle Figure 17.9 e 17.10, è impossibile dire a priori se Giulio risparmierà di più o di meno, perché questo dipende
dall’intensità relativa dell’effetto reddito e dell’effetto sostituzione.

17.3 Decisioni riguardanti l’edilizia abitativa


Un’al tra forma mol to i mporta nte di capi tale sono le abi tazi oni occupa te dai proprietari . Un sistema tributa rio può incidere po co sul li vello
complessi vo di rispa rmio, e tutta via influenza re molto la distri buzione del rispa rmio in di versi tipi di inves timento.
In questo pa ragra fo si dis cute in che modo il sistema tri buta rio fa vorisce l ’inves timento nell ’edilizia abi ta ti va .
Gli effetti prodotti dall’impos ta sul reddito sull’investi mento in abi ta zioni posson o essere meglio illustra ti con un esempio: Ma rcello possiede
una casa e deci de di da rla in a ffi tto. Qual è il suo reddi to netto? Ri ceve il canone di a ffi tto dai suoi affi ttua ri , ma deve a nche sos tenere delle
spesi di manutenzione, come per esempio quelle per effettua re la ri pa razioni. Con “R” indi chia mo il canone d’affitto meno queste spese.
Supponiamo che Ma rcello abbia fa tto un mutuo per a cquis ta re la casa , e che gli interessi che deve paga re all’anno siano “I”.
Ques ti interessi rappresentano una spesa e devono quindi essere sottra tti da R per ottenere il reddi to netto. Infine supponia mo che
l ’abi tazione a cquisti valore nel corso dell’anno in ra gione di ⌂V: si tra tta di una plusvalenza, che è anch’essa una componente del reddi to (se
l ’abi tazione perde valore, ⌂V è nega ti vo, ossia una minus valenza che ri duce il reddi to). Mettendo insieme tutti questi elementi , il reddito
netto di Ma rcello in quanto proprietari o dell’abi tazione è: Rnetto = R – I + ⌂V

Secondo un sistema tributa rio basato sui tra dizionali principi di Haig-Si mons , Rnetto deve essere aggiunto al reddi to imponibile di Ma rcello.
Supponiamo ora che Ma rcello e sua moglie, invece di da re in a ffi tto l ’abita zione, decidano di anda rci a vi vere. Per il fa tto di vi vere
nell ’abi tazione, ri cevono un benefici o pa ri al valore loca ti vo di merca to di essa, pur continuando a sos tenere le spese di manutenzione e il
pa gamento degli interessi del mutuo e ad a vere la plus valenza. Ossia, ri cevono un affitto netto figurativo s ull ’abita zione pa ri a Rnetto , con
l ’uni ca di fferenza che quando la danno i n affi tto ri cevono esplici ta mente l ’affi tto sotto forma di liquidi , me ntre quando la abi tano di fa tto lo
pa gano a se s tessi. Pur tutta via, che sia impli ci to o meno, si tra tta sempre di reddi to, e in un sistema tributa ri o che adottasse la defini zione di
reddi to a la Haig-Simons dovrebbe essere tassato. Tutta via in molti Paesi, tra cui l ’Italia e gli Sta ti Uniti , l ’affi tto implici to che gli indi vidui
percepiscono sulle loro abi tazi oni non è inclus o nella base imponibile dell ’imposta sul reddi to, e per la maggior pa rte dei n uclei familiari le
plus valenze sulle abi ta zioni sono esentasse. Es cludendo dalla base i mponibile l ’affi tto figura ti vo deri va nte dalla proprietà , il sistema fis cale di
fa tto sovvenziona l ’occupa zione delle abi tazi oni da pa rte dei loro proprieta ri .

Se l ’affi tto figura ti vo fosse inseri to nella base imponibile, gli interessi sui mutui e le imposte pa tri moniali sa rebbero deduzioni legi tti me, in
quanto sarebbero intese come spese per l ’otteni mento di ques to reddi to da l ocazione. Es cludendo l ’affitto fi gura ti vo netto da lla tassazione,
in effetti il sistema tributa rio abbassa il prezzo del possesso di un’abi tazi one e aumenta la domanda di case occupa te dai proprieta ri .

17.4 Composizione del portafoglio


È idea diffusa che mantenere un li vello di impos te basse (sopra ttutto sui guada gni in conto capi tale) fa voris ca gli i nves timenti in a tti vità
ris chiose. Infa tti, perché correre il ris chio di un inves timento incerto se gli eventuali guadagni saranno decurta ti dal fis co? In real tà il
problema è decisamente più complica to. Gli s tudi più recenti sulla relazione tra i mpos te e composizione del porta foglio si basano sull’analisi
di Tobin: le decisioni su come inves ti re sono prese in base a due va riabili, il rendimento a tteso dell ’atti vi tà e la rischios ità di tale rendi mento.
A pa ri tà di altre condi zioni , gli investi tori preferis cono inves ti re in a tti vi tà ad alto rendimento, ma poi ché sono a vversi al ris chio, preferiscono
le a tti vi tà più sicure.
Supponiamo ora di a vere due a tti vi tà : la pri ma è assoluta mente sicura ma con tasso di rendimento pa ri a zero; la seconda è un ’obbliga zione
che in media ha un tasso di rendi mento positi vo, ma è ris chiosa, ovvero c’è la probabilità che il prezzo s cenda e che l ’inves ti tore subis ca una
perdi ta. L’inves titore può regola re il rendimento e il rischio sull’intero porta foglio, detenendo combinazioni di verse delle due a tti vi tà , e i due
casi es tremi sono quelli di detenere solo l ’a tti vi tà sicura (niente rendimenti , ma nessun ris chio) o di detenere solo l ’a tti vi tà rischiosa (alti
rendimenti , ma alto rischio).
Capitolo 18
L’imposta personale sul reddito
18.1 Criteri di classificazione delle entrate pubbliche
Le entra te pubbli che possono classifica rsi a seconda dell 'incidenza economica, della ripetitività nel tempo e della fonte da cui deri vano.

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Sotto il profilo dell'incidenza economica si distinguono in:
 entrate correnti : sono cos ti tui te principalmente dai tributi preleva ti coa tti vamente ai citta dini e dai proventi delle imprese pubbli che;
 entrate in conto capitale: s ono quelle che incidono sulla consistenza del patri monio pubbli co come, ad esempio, i ri ca va ti
dell'alienazi one di beni patri moniali;
 entrate per accensione di prestiti: s ono quelle che a ttingono al rispa rmi o dei ci ttadini mediante la sottos cri zione di ti toli di debi to
pubbli co.

A seconda della ripetitività nel tempo le entra te si dis tinguono in ordina rie e s traordina rie:
 entrate ordinarie: s ono quelle che si rinnovano regola rmente ad ogni eserci zio (tributi e proventi delle i mprese pubbliche);
 entrate straordinarie : s ono quelle che ri corrono sal tua riamente e in via eccezionale (imposte una tantum, proventi dell 'alienazione di
beni pa tri moniali ecc.).

A seconda della fonte da cui derivano l e entra te si distinguono in

1. entrate originarie: s ono quelle provenienti dai beni che appa rtengono allo Stato o ad al tro ente pubbli co a titolo di proprietà pri va ta
oppure dall'esercizio di imprese indus triali o commerciali. Dal punto di vis ta giuridi co sono dis ciplina te da norme di di ri tto pri va to e
generalmente prendono il nome di prezzi che a loro vol ta si distinguono in:
 Prezzi privati: s ono cos titui ti dai proventi che l' ente pubbli co ri ca va da cessione di beni e servi zi in regime di libero merca to (a ffi tti
di immobili , eserci zio di a tti vi tà commerciali in concorrenza con i pri va ti ecc.).
Affini ai prezzi pri va ti sono i prezzi quasi pri va ti la cui ca ra tteris ti ca è che, pur essendo forma ti dal merca to, sono influenza ti in
qualche misura dall'interesse pubblico (vendi ta del legna me di foreste demaniali non a s copo di guadagno ma al fine di conserva re,
per ra gioni di interesse generale, l' integri tà delle fores te).
 Prezzi pubblici: s ono quelli pra ti cati dalle i mprese pubbli che che producono in regi me di monopolio sociale. Ques ti prezzi non sono
determina ti dal me rca to ma , unilate ralmente, dall’ente che produce il servi zio. I prezzi pubblici tendono normalmente a copri re i
cos ti dei servi zi resi, ma a vol te possono essere superiori .
In determi nati casi le i mprese pubbli che pra ti cano i cosiddetti prezzi politici che non coprono il cos to di produzi one del servi zio
reso. Essi sono gius tifi ca ti dalla utilità sociale di determina ti servi zi che si vogliono rendere a ccessibili al ma ggi or nume ro di
persone. La pa rte di cos to non coperta dal prezzo poli tico viene pos ta a ca ri co della colletti vi tà .

2. entrate derivate: s ono quelle che lo Sta to e gli al tri Enti pubbli ci prelevano coa tti va mente dalle economie pri va te in vi rtù della loro
potestà di imperio. Tali entra te sono disciplina te dal di ri tto pubbli co e comprendono i tributi e le sanzioni pecuniarie.
 I Tributi s ono dei prelievi coatti vi di ri cchezza i mpos ti ai pri va ti per finalità di pubbli co interesse. Cos ti tuiscono la più importante
fonte di entra ta e comprendono le tasse, le imposte e i contributi.
 La tassa è il tributo imposto a coloro che fanno domanda di un servizi o di visibile. Poiché generalmente si ri feris ce a servi zi che
sono contemporanea mente utili al singolo ri chiedente e a tutta la colletti vi tà , la tassa spesso copre solo una pa rte del cos to
del servi zio; la differenza viene pa gata dalla colletti vi tà mediante le impos te (ad esempi o le tasse scolasti che).
Le tasse possono essere distinte in:
1. tasse amministra ti ve - sono dovute alla pubblica amministra zione per il ri conos cimento o la concessione di un di ri tto
e per l'eserci zio dello s tesso (tasse per i certifi ca ti ana grafi ci , tasse scolasti che ecc);
2. tasse giudi zia rie - sono dovute da chi intra prende cause ci vili, a mministra ti ve e di volonta ria giurisdizione o da chi è
sottopos to a processo penale ed è ri conos ciuto colpevole;
3. tasse indus triali - sono dovute da chi ri chiede la verifi ca di determina ti prodotti . L' esempio più i mportante è
cos ti tui to dalla tassa per l' apposizione del ma rchio sui metalli prezi osi.
 L' imposta è un prelievo coatti vo di ri cchezza des tina to a copri re il cos to complessi vo dei servi zi generali non di visibili.
A di fferenza della tassa che ha elementi di volonta rietà , nel senso che è pa gata da chi chiede un determina to servi zio,
l'i mpos ta ha il ca ra ttere della coatti vi tà , poi ché è pos ta a ca ri co di chiunque si trovi in determina te si tua zioni senza cha abbia
domandato alcunché. La necessarietà delle imposte è da ta dal fa tto che il costo dei servi zi indi visibili non potrebbe essere
coperto dalle tasse in qua nto nessun soggetto, indi vi dualmente, ne fa rebbe domanda .
Secondo un cri teri o pura mente amministra ti vo vi sono imposte dirette (ris cosse periodica mente mediante ruoli nomina ti vi), e
imposte indirette (ris cosse in occasione di determina ti a tti compiuti anche occasionalmente dal contribuente).
Un altro cri terio per dis tinguere le impos te è quello di considera re se l ’imponibile è defini to con ri ferimento alle ca ratteris ti che
del contri buente o meno: così sono a) imposte reali quelle che si ri feriscono in modo esclusi vo a un oggetto imponibile ;
b)imposte personali quelle che colpis cono un oggetto imponibile non in quanto tale, ma ri ferendolo alla si tuazione personale
del contri buente .
Le principali imposte vi genti in Italia sono l' IRPEF (imposta sul reddi to delle persone fisiche), l ' IRES (impos ta sui redditi delle
società) e l' IVA (impos ta sul valore aggiunto).
 Il contributo è un prelievo coa tti vo di ri cchezza , i mpos to a chi si a vvanta ggia di un 'opera o di un servizi o di pubbli ca utilità .
Ha a ffini tà con la tassa e con l' impos ta : come la tassa è paga to in ragi one dell'utili tà indi viduale; come l' impos ta, non
presuppone la domanda ed è coa tti vo.
Fra i contributi ri cordiamo gli oneri di urbanizza zione , dovuti da cos truisce un fabbri ca to in a rea edifi cabile del Comune, e
i contributi sociali per i servi zi previdenziali.

 Le sanzioni pecuniarie ha nno s olo in minima pa rte una funzione finanzia ria, a vendo prevalentemente un ca ra ttere puni ti vo (mul te
(per i delitti ); a mmende (per le contra vvenzi oni); pene pecunia rie e sopra ttasse (pe r le violazi oni a mminis tra ti ve)).

18.2 L’imposta pers onale sul reddito delle persone fisiche

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L'i mposta sul reddi to delle pers one fisiche, abbrevia ta con l'a cronimo IRPEF, è un'impos ta diretta , personale, progressi va e generale, in
vi gore nella Repubbli ca i taliana. Essa è oggi regola ta dal tes to uni co delle imposte sui reddi ti , emana to con DPR 22 di cembre 1986 n. 917.
È s ta ta isti tui ta con la ri forma del sistema tributa rio del 1974.
Base imponibile
L'i mposta si appli ca sul reddi to complessivo dei soggetti passivi , forma to, per i residenti, dai reddi ti posseduti al netto delle detrazioni,
nonché delle deduzioni s pettanti ; per i non residenti, dai reddi ti prodotti nel terri torio dello Sta to.
Sono es clusi i reddi ti soggetti a tassazione sepa rata a meno che il contri buente non a bbia optato per la tassazione ordi naria .

 La deduzione comporta una diminuzione del reddito imponibile al quale applicare le aliquote crescenti dell’Irpef. Per determina te
spese (contri buti di previ denza complementa re, deduzione a bi tazione princi pale, …) il Fis co ri conosce una deduzione dal reddi to
complessi vo per esenta re temporanea mente o permanentemente tale spesa ovvero per spos ta re la tassazione dal soggetto che eroga
una somma al contribuente che la percepis ce.
Con la deduzione si ottiene un rispa rmio fis cale pa ri all’aliquota ma rginale Irpef per l ’importo dedotto dal contri buente.
A pa ri tà di onere dedotto, più al ta sa rà l’aliquota Irpef appli cabile al contribuente ma ggiore sa rà il risparmio fis cale in termini assoluti .
 La detrazione comporta , invece, una diminuzione dell’Irpef lorda ottenuta appli cando le aliquote cres centi al reddi to i mponi bile.
Per determinate s pese (spese sani ta rie, per ris trutturazi oni edilizie) il Fis co ri conos ce una detra zione pa ri ad una d eterminata
percentuale (19, 36 o 55 per cento) dell ’onere s ostenuto. Con la detra zione si ottiene un rispa rmio fiscale pa ri alla percentuale detraibile
della spesa effettua ta .

Calcolo IRPEF:
REDDITO COMPLESSIVO – ONERI DEDUCIBILI = REDDITO IMPONIBILE
REDDITO IMPONIBILE X ALIQUOTA = IRPEF LORDA
IRPEF LORDA – DETRAZIONI DI IMPOSTA (ristruttura zioni edilizie, spese mediche, a ffi tto…) = IRPEF NETTA

La no tax area
La no ta x area (deduzioni da la voro e da pensione) è un valore di reddito al di sotto del quale la persona è esente da imposi zione fiscale.
Per il 2016, la No Ta x Area è sta ta allarga ta ai pensionati al di sopra dei 75 anni che abbiano un reddi to complessi vo inferiore agli 8.000 euro
l'anno, la vora tori dipendenti con reddi to complessivo inferiore a gli 8.000 euro all'anno.

18.2.1 Le possibili definizioni di reddito


Non esis te una sola nozione per defini re il reddi to, infatti la teoria ne ha elabora te più di una in base alle quali dovrebbe essere fondata
un’imposta sul reddi to.
Esse sono:
 Reddi to prodotto
 Reddi to d'entra ta
 Reddi to consumo
IL REDDITO PRODOTTO
Nel reddito prodotto, la capa ci tà contributi va di un soggetto è determinata uni camente dai reddi ti che ra ppresentano la remunera zione
di retta dei fa ttori produtti vi (terra , lavoro, capi tale).
Si dis tingue quindi in:
 Reddi to da la voro
 Reddi to da capi tale
 Reddi ti fondia ri
Per la defini zione, non rientrano (ovviamente) cose come plus valenze, guadagni in conto capitale, vinci te a lotterie, etc etc etc.
Il reddi to prodotto presenta però due problemi : iniqui tà e possibilità di elusione.
Il secondo può essere risol to grazie alla impos ta sulle successioni e sulle donazi oni , che si solito a ccompa gna la nozione di reddi to prodotto.
IL REDDITO D'ENTRATA
Nel reddi to d'entra ta, la capa ci tà contributi va di un s oggetto è determina ta dalla sua potenzialità o capa ci tà di spesa, ovvero dalla possibilità
di consuma re in un a nno senza però di minui re il suo pa trimonio. Il consumo possibile o potenziale è rappresenta to dal consumo effetti vo più
il rispa rmio.
Le due nozioni fino ad ora analizza te comportano una doppia tassazione dei reddi ti che vengono rispa rmia ti , infatti a bbiamo una prima
tassazione quando viene percepi to il reddito, ed una seconda quando tale reddito viene impiegato e fornisce interessi o utili .
Se ne deduce che tali nozioni non sono neutrali nei confronti delle s cel te di rispa rmio e consumo: chi consuma infatti a vrà ma ggiori benefici
dal punto di vis ta fis cale.
Per evi ta re ques ta doppia tassazione del risparmio, viene defini to il concetto di "Reddito Consumo" che esenta il rispa rmio d alla tassazione.
IL REDDITO CONSUMO
Nel reddi to consumo, la capa ci tà contri buti va è rappresenta ta dal consumo annuale del contri buente.
Per veri fica re i consumi bas ta considera re i conti regis trati del contri buente dove sono indi ca te le va ria zioni delle consistenze delle forme di
impiego del rispa rmio, come conti correnti , azioni etc etc: ogni versamento ra ppresenta un rispa rmio, ogni prel ievo un consumo.

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Ques ta nozione risol ve il problema della tassazione delle plus valenze che vengono tassate al momento del consumo, ed il probl ema del
rispa rmi o, in quanto esso è esente.

18.2.2 La base imponibile dell’IRPEF


La defini zione di reddito adotta ta per l ’IRPEF è una media zione tra il reddi to -prodotto e il reddi to-entra ta , con al cuni elementi che tengono
conto della spesa. In effetti , le plus valenze sono sol o in pa rte considera te imponibili e le componenti di rispa rmio di na tura previdenziale
sono es cluse dall’imponibile.
Il reddi to complessi vo è la somma dei reddi ti di una delle seguenti ca tegorie:
 redditi di capitale;
 redditi fondiari : comprendono i redditi dominicali, agrari e da fabbricati;
 redditi da capitale: costituiti dai proventi derivanti da rapporti aventi a oggetto l’impiego di capitale; a ti tolo indica ti vo, rientrano in
questa ca tegoria gli interessi deri va nti da mutui e presti ti , da deposi ti e conti correnti e da obbliga zioni , ecc.
 redditi da lavoro di pendente: s i considerano reddi ti da la voro dipendente i compensi ri cevuti per pres tazioni di la voro subordina to e dal
2001 anche i n relazione a collabora zioni s vol te senza vi ncolo di subordinazi one, ossia i proventi dei cosiddetti contra tti di collabora zione
coordina ta e continua ti va . Si considera il sala rio al netto dei contributi sociali a ca ri co dei la vora tori e dei da tori di lavoro, ma al l ordo dei
cos ti sostenuti per la produzione.
 redditi da lavoro autonomo: s ono classifica ti in ques to modo i proventi deri va nti dall’eserci zio di a rti e professioni e dalla cessione dei
di ri tti d’autore. In questo caso il reddi to imponibile è da to dalla differenza tra i ri ca vi e i costi sos tenuti nel periodo di eserci zio.
Per evi ta re comportamenti elusi vi la norma ti va s tabilisce in maniera ri gorosa i cos ti deduci bili, anche se l’a ccerta mento di ques to tipo di
reddi ti è tutt’al tro che sempli ce.
 redditi d’impresa: reddi ti percepiti nell ’eserci zio di imprese indi vi duali o di società di persone (società sempli ci, in nome colletti vo, in
a ccomandi ta sempli ce), mentre, come vedremo nel successivo capi tolo, i redditi delle società di ca pitali sono tassati con l’I RPEG.
 redditi diversi: plus valenze realizza te a ttra vers o le lotti zzazioni di terreni e s uccessiva vendi ta di terreni e fabbri ca ti; le plus valenze
realizza te mediante cessione di immobili acquis tati da meno di cinque anni , ecc ecc.

18.2.3 Aliquote, detrazioni e deduzioni dell’IRPEF


L’IRPEF che è s ta ta introdotta in Italia nel 1974 a veva 32 sca glioni e l ’aliquota ma rginale massima pa ri all’82%. Nei vent’anni successivi
s caglioni e aliquote sono sta ti ridotti , seguendo una tendenza comune ai Paesi industrializza ti .
Infine, la Legge 296/06 ha reintrodotto un’imposta pers onale sul reddi to basata princi palmente su più s caglioni , riportandoli a 5, e l ’uso delle
detra zioni dall’i mpos ta per ottenere la progressi vità .

Le aliquote dell’IRPEF in vigore – ved. tabella che segue

18.2.4 La scelta dell’unità impositiva: l’individuo o la famiglia?


La progressivi tà dell ’imposta personale sul reddito
pone un problema di non facile soluzione: tassare il
reddi to indi viduale o quello fa miliare? Per capi re, si
consideri il seguente esempio: ipoti zziamo
un’imposta s ul reddito con due s ca glioni ; un’aliquota
è pa ri al 10% del reddi to complessi vo fino a 6000€ e
al 50% ol tre tale soglia.

Le pri me due colonne della Tabella mos trano i reddi ti e le imposte dovute da quattro indi vi dui , Lucia , Ri cca rdo, Ferdinando e d Eri ca : per
esempio, il debi to d’i mpos ta di Ri cca rdo è pa ri a 12.100€

Supponiamo ora che Lucia sposi Ri cca rdo ed Eri ca sposi Ferdinando.
In un sis tema di tassazione indi vi duale del reddi to, l ’impos ta dovuta da cias cun i ndi viduo res ta inva ria ta . Tutta via due fami glie con l o s tesso
reddi to (30.000€) pagano una somma differente di impos te: la fami glia di Lucia e Ri cca rdo paga 12.200€ mentre la fami glia di Eri ca e
Ferdinando paga solo 10.200€. Le due famiglie pagano lo stesso ammontare di imposte se la legge considera la famiglia come soggetto
d’imposta e se le aliquote fiscali vengono applicate al reddito complessivo.
Le due al terna ti ve possibili sono:
 la tassazione del reddito complessivo familiare: che la capa ci tà contributi va di un indi viduo non è determina ta solo dal suo reddi to, ma
dalle risorse dell ’intero nucleo familia re e dalla composizione di ques t’ul timo ;

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 la tassazione separata del reddito di ciascun individuo: s i basa sull ’ipotesi che ciascuno può disporre del propri o reddi to e che le scel te
di ciascun i ndi viduo non influenzano quelle degli altri componenti della fami glia.

Soluzioni intermedie a i due es tremi ci tati s ono rappresentate dai metodi adotta ti nei sis temi tri buta ri di va ri Paesi che inseriscono qual che
forma di “correzione” nel reddito familiare o i n quello indi viduale per tener conto delle ca ra tteristi che del nucleo. Il cumulo del reddito,
detto splitting, adotta to i n Germania ; il quoziente familiare utilizzato in Francia ; la doppia s cala di aliquote per il single e per le coppie
utilizza ta negli Sta ti Uni ti e le detra zioni d’imposta i taliane sono solo al cuni esempi .
In Italia il sistema di tassazione è individuale e le detrazioni per fa miliari a ca ri co rappresentano lo s trumento adotta to per tener conto delle
ca ra tteristi che della fa miglia di appa rtenenza del contribuente; in pa rti cola re, le detra zioni sono a rti cola te in modo da considera re la
numerosità del nucleo familiare e il numero di percettori di reddito. La detra zione per il coni uge a ca ri co ha la finali tà di evi ta re che a pa rità
di reddi to, da ta la progressivi tà e la na tura indi viduale dell’i mpos ta , la fami glia monoreddi to sia soggetta a un’aliquota media superiore a
quelle a cui sono s ottoposti due coniugi che pa gano il tributo sepa rata mente.
L’obietti vo di tassare con la stessa aliquota un da to li vello di reddi to, i ndipendentemente dal fa tto che sia sta to percepito da uno o da due
indi vi dui , si contra ppone ad altre due necessità :
1) per non s cora ggia re la pa rtecipa zione al la voro di entra mbi i coniugi, sempre che l ’alterna ti va tra la vora re e non la vora re sia effetti va e
non determina ta dal merca to del la voro;
2) si potrebbe voler ma ntenere il vanta ggio per la coppia bi-reddi to in considerazione del fatto che per questa fa ttispecie la ges tione della
vi ta fa miliare ha dei cos ti aggiunti vi rispetto al caso in cui il la vora tore sia uno sol o (collabora tri ci domes tiche ecc.).

Il reddi to pro capi te non tiene conto che all’aumenta re del nucleo familia re la capa cità contributi va non diminuisce in maniera proporzionale,
essendo presenti economie di s cala nel consumo di gran pa rte dei beni durevoli (abi tazi one, mezzi di trasporto ecc.).

18.2.5 Imposte e inflazione


Gli economis ti sono soli ti distinguere tra inflazione “attesa” e “imprevista”. In genere solo ques t’ul tima viene considera ta nega ti va per
l ’effi cienza, poiché non consente alle persone di defini re il loro comporta mento in modo ottimale in relazione alla va riazione del li vello dei
prezzi . Tutta via, con un sistema di tassazione del reddi to non indi cizza to, anche l ’infla zione previs ta con esattezza ca usa d istorsioni .

Il termine con cui si indicano le distorsioni nella tassazione dovute all’inflazione è fiscal drag (aumento della pressione fis cale imputabile
all’inflazione e dovuto allo spos tamento su s caglioni successi vi o anche solo alla tassazione con la s tessa aliqu ota ma rginale di un reddito
nominale superiore). I fa ttori che determinano l ’aumento del ca rico fis cale in p resenza di inflazione sono due:

1. il più noto è lo slittamento degli scaglioni . Supponete che le entra te di un indi viduo e il li vello dei prezzi aumen tino entrambi della
s tessa percentuale i n un determina to a rco di tempo, di modo che il reddito reale di quella persona, ossia il suo potere d’a cquis to,
ri manga inva ria to. Tutta via , se il sistema fiscale non è indi cizza to si basa sul reddito nominale dell’indi viduo (la quanti tà di euro ri cevuta)
e, all ’aumenta re di ques to, il contribuente è s oggetto a s caglioni con aliquote d’impos ta ma rginali sempre più eleva te. Di co nseguenza
l ’imposta dovuta aumenta malgrado il reddi to reale ri manga inva ria to .;
2. Il secondo fattore è da to dal fatto che, anche per gli indi vidui che non passano a s caglioni più eleva ti , se aumenta il reddi to nominale
una quota maggiore del loro reddi to viene tassata all’aliquota ma rginale a cui sono soggetti . In sos tanza , l’i nflazi one provo ca un
aumento automa ti co dei ca ri chi fiscali senza che ques to sia previs to da alcun provvedimento legislati vo.

Un al tro effetto dell ’infla zione si verifi ca quando le deduzioni e le detra zioni vengono fissate in termini nominali. In un s is tema non
indi ci zza to, il loro valore reale di minuis ce con gli incrementi nel li vello dei prezzi e l ’aliquota effetti va aumenta per il solo effetto
dell ’inflazione.
Capitolo 19

Le imposte sulle s ocietà di capitali. In Italia la tassazione del reddi to d’impresa è distinta a seconda della forma giuri di ca adotta ta : il reddito
prodotto dalle i mprese indi viduali e dalle società di persona è tassato con l ’imposta pers onale sul reddi to (IRPEF), mentre il reddi to delle
società di capi tali è tassato con l ’impos ta sui reddi ti delle società (IRES).
La società di capi tali è una forma di organizzazi one imprendi toriale in cui il di ri tto di proprietà è rappresenta to da certi fi cati di pa rtecipa zione
trasferi bili e i soci hanno responsabilità limita ta al capi tale da essi inves ti to. Le società sono enti tà legali sepa ra te dai proprietari ; possono
concludere contra tti, detenere proprietà, contra rre debi ti , ci ta re ed essere ci ta te in giudizio.
Ma perché esiste un tributo ad hoc per le s ocietà di capitali? Da un punto di vista giuridi co la società è una persona, ma dal punto di vista
economico ques to concetto non ha mol to senso: solo le persone in quanto tali sono in grado di pa gare le impos te. Perché l ’a tti vi tà di una
società dovrebbe essere soggetta a una pa rti cola re imposta ? Non è suffi ciente tassare, come a vviene per le società di persone, il reddi to dei
proprieta ri della società con l ’i mpos ta personale sul reddito?
Le possibili giustificazioni. Le società , sopra ttutto le gra ndi società , hanno mi gliaia di soci , per cui vi è una netta sepa razione tra chi le
possiede e chi le amministra .
Le società di capi tali hanno alcuni pri vilegi , pri mo fra tutti la responsabilità limi ta ta dei soci , e l ’imposta dovrebbe esse re i ntesa come il
corrispetti vo di ques to benefi cio.
L’imposta sulle società assicura la completezza della tassazione sul reddito personale.

52
L’ul tima a rgomentazione deve essere approfondita . Ipoti zziamo che in un da to anno Ca rl o, a zionis ta di una certa società, ri ceva 10 000€ di
di vi dendi . Secondo la defini zione del reddi to -entra ta ques ta somma è effetti va mente un’entra ta , sia che la somma rimanga alla società sia
che venga versa ta a Ca rlo.
Se gli viene versa ta, entrerà a far pa rte del suo reddi to e verrà conseguentemente tassata ; s e invece viene reinvesti ta nell ’impresa, e se non
esistesse un’impos ta sulle società , ques ta fonte di reddi to non rientrerebbe i n al cuna base i mponibile. Si potrebbe obietta re che, prima o poi ,
il dena ro verrebbe comunque versa to al s ocio e tassato; ques to è vero, ma nel fra ttempo ques ta somma si ri valuterebbe a un tasso di
interesse netto da i mpos te.

19.1 L’integrazione della tassazione personale e societaria


 il sistema classico: a dotta to negli Sta ti Uni ti e prevede che tutti gli utili d’impresa siano tassati con l’aliquota dell’imposta societaria,
mentre l ’aliquota dell’impos ta personale è applica ta solo sugli utili distri bui ti . L’onere tributa rio a umenta al cres cere del la quota di utili
dis tribui ti e in pra ti ca i di videndi sono tassati due vol te. Perché allora anche nei Paesi dove ques to sistema è adotta to, le imprese
dis tribuis cono comunque i di vi dendi ? Perché la distri buzione dei di vi dendi espri me la forza finanzia ria di un’impresa : nella percezione
dei fi nanzia tori , le i mprese che dis tribuis cono regolarmente i di videndi sono“solide”, quindi dis tribui re gli utili aumenta il valore delle
quote di pa rtecipa zione di un’impresa ; vi ceversa , quando un’impresa preferis ce reinves ti re gli utili, può da re l ’impressione di essere in
condi zioni finanzia rie di ffi cili .
 l’integrazione completa: (detto anche cri terio della partnership), adotta to in Italia per i reddi ti delle società di persone, l ’utile d’impresa
rientra nella base imponibile del reddito personale, ed è tassato con l’aliquota dell ’impos ta personale.
 il credito d’im posta totale: sis tema adotta to in Italia fino al 2004 per il reddi to delle società di capi tali. L’i mposta chiama ta IRPEG era
appli ca ta ai soli utili non distri bui ti . Con l ’introduzione dell ’IRES si è abbandona to il meccanismo del credito d’imposta

Oggi gli utili (dis tribuiti e non) sono tassati in capo alla società con l ’aliquota dell ’IRES e quelli distri bui ti sono tassati in capo agli indi vidui con
una dis tinzione tra pa rteci pazioni qualifi ca te e non qualifi ca te. In pa rti cola re, le pa rtecipa zioni qualifi cate cos ti tuis cono pa rte della base
imponibile dell ’IRPEF per un valore pa ri al 49,72%, come s tabilito dalla legge 138 del 2011. Le pa rtecipazioni non qualifi ca te sono invece
tassate con una ri tenuta del 20% al momento della loro ris cossione.
Una delle ragioni che hanno spinto ad abbandonare il sistema del credito di imposta è che quel mecc anismo non si poteva applicare agli
azionisti non residenti, che risultavano così svantaggiati.

Il regime di esenzione da partecipazione. Nel 2004 è s ta to introdotto anche il regime di esenzi one da pa rtecipazi one per tener conto del
fa tto che, molto frequentemente, le società di capi tali pa rtecipano al capi tale di altre s ocietà e quindi deri va no da ques te di videndi ,
plus valenze e minus valenze.
Poi ché sia le società pa rtecipanti sia quelle pa rtecipa te sono soggetti passivi dell ’imposta , si pone il problema della doppia tassazione.
La norma adotta ta prevede che le plus valenze siano esentate, anche se pa rzialmente.
19.2 La struttura dell’imposta
19.2.1 I soggetti passivi e l’aliquota dell’IRES
I soggetti passivi dell ’IRES sono le società per a zioni e in a ccoma ndi ta per a zioni , le società a responsabilità limita ta , le società coopera ti ve e
di mutua assicura zione, gli enti pubbli ci e pri va ti di versi dalle società , le società e gli altri enti non residenti sul terri torio dello Sta to ma che
operano s tabilmente i n esso. L’aliquota IRES è s ta ta porta ta dal 33% al 27,5% con la manovra di finanza pubbli ca del 2007;
contemporaneamente è s ta ta anche ri dotta l ’aliquota dell ’IRAP (Impos ta regionale sulle atti vi tà produtti ve), dal 4,25% al 3,9 %.
In quell’occasione è s tata quindi complessi vamente ridotta l ’aliquota gra va nte sulle imprese dal 37,25% al 31,4%.
La base imponibile dell’IRES è da ta dal reddi to d’impresa, defini to come l’utile netto risul tante dal conto economico.
Nel cal colo dell’utile netto bisogna tener conto delle pos te positive (come ad es. i ri ca vi che deri va no dalla cessione di beni /servizi ; le scorte;
di vi dendi e gli utili deri vanti da pa rtecipa zioni in al tre società ,…) e le componenti negative (cos ti di esercizi o-costo del la voro e gli a cquisti di
beni e servi zi necessa ri all’a tti vi tà dell’i mpresa ; minus valenze; interessi passi vi ; …).

19.2.3 Il deprezzamento economico e il calcolo dell’ammortamento deducibile a fini fiscali


Il sis tema fis cale può infl uire sulle s cel te di inves timento anche tra mi te la definizione delle quote di ammorta mento.
L’acquisto di un bene che fornisce un servizio per più anni è un costo che va imputato di anno in anno in base al contributo, al processo
produtti vo. che quel bene fornis ce in quell ’anno. Quindi , per defini re in modo coerente il reddi to della società XYZ nel primo anno di
esercizio, si deve dedurre il deprezza mento economi co ri feribile al primo a nno di vi ta utile del bene.
In pra ti ca , il fis co non conos ce esa ttamente il deprezza mento annuale di ciascun bene, e nem meno quale sia la dura ta del suo utilizzo.
La legge perciò classifica i beni acquistabili dalle imprese e stabilisce le quote e i periodi di ammortamento (vita fiscale) secondo alcune
tipologie standard.
Le quote di a mmorta mento s tabilite dalla legge necessaria mente rappresentano un’approssimazione del vero deprezzamento economi co

19.3.2 Il modello neoclassico


Secondo il modello neoclassico di Jorgenson (1963) la va riabile fonda mentale nella scel ta se i nves ti re o meno è il costo d’uso del capitale,
cioè il costo che l’impresa sostiene per possedere un bene.
Il costo d’uso del capitale comprende sia il cos to opportunità deri va nte dalla rinuncia ad al tri inves timenti , sia i cos ti di retti quali
l ’ammorta mento e le impos te.
Il cos to d’uso del capi tale indi ca il tasso di rendimento che un progetto deve raggiungere per assicura re un profi tto posi ti vo .

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Nel modello neoclassico, quando il cos to del capi tale aumenta , le imprese s celgono tecnologie che ri chiedono minor impiego di capi tali e
vi ceversa. Se la politi ca fis cale ri duce il cos to del capi tale, aumenta l’a mmonta re di capi tale che le i mprese sono dis poste a detenere e quindi
gli inves timenti.

19.3.3 Il modello del cash-flow


Se chiedete a un uomo d’affa ri che cosa determini l’a mmonta re dei suoi inves timenti , probabilmente vi risponderà il cash flow (di fferenza tra
tutte le entra te e le us ci te moneta rie). Il cash-flow è in italiano “il flusso di cassa”; per flusso di cassa(cash flow) viene intesa la va ria zione
subi ta dalla liquidi tà di un’i mpresa per effetto della ges tione limita ta mente a un periodo di tempo determina to .

Il cash-flow è ottenuto come differenza tra l ’insieme delle entra te moneta rie e l ’insieme delle us ci te moneta rie rela ti ve alla gestione per
ciascun periodo. In al tri termini , il flusso di cassa complessivo della ges tione per un periodo si può ri ca va re sottraendo alla liquidità di fine
peri odo quella di ini zio periodo. Più liquidi tà si ha a disposizione, maggiore è la capa ci tà di inves timento.

Capitolo 20
Le imposte sui consumi

20.1 Le imposte generali sulle vendite e l’imposta sul valore aggiunto


Le i mpos te generali sulle vendi te possono colpi re l ’intero valore di un bene o l ’incremento di valore che si registra i n una determina ta fase
della produzi one o dello s ca mbio e possono essere applica te in di versi momenti del ci clo produtti vo e distributi vo.
In base a questi due cri te ri si possono distinguere:
 le imposte monofase sul valore pieno, che colpis cono una sola fase del processo produtti vo e di sca mbio e sono commisura te al valore
pieno del bene in quella fase (ad esempio le imposte di fabbri cazi one italiane-ACCISE);
 le imposte plurifase sul valore pieno, che colpiscono tutte le fasi del processo produtti vo e dello sca mbio e ogni vol ta sul valore pieno
del bene (la cosiddetta IGE, Impos ta generale sulle entra te, in vigore in Italia prima dell’IVA);
 le imposte plurifase sul valore aggiunto (o non cumulati ve), che sono impos te che colpis cono tutte le fasi della produzione e degli
s cambi , ma ogni volta i nteressano solo il valore a ggiunto realizza to in quel pa rti cola re s tadio. In Italia nel 1973, nel risp etto di una
di retti va comunita ria del 1967, è s tata introdotta l’IVA, un’i mpos ta plurifase sul valore a ggiunto.

20.1.2 Modalità di calcolo del valore aggiunto


Metodo imposta da imposta: consente di versa re l’i mpos ta sol tanto sulla differenza fra le vendi te e gli a cquisti
L’IVA da versa re periodi camente viene determi nata con il meccanismo della detrazione di imposta da imposta.
Ques to meccanismo, che cos ti tuis ce il procedimento per il cal colo e per la liquida zione periodi ca dell ’imposta , opera come se gue:
• sugli acquisti di beni e servizi si paga l ’IVA ai forni tori (IVA a credito);
• sulle vendite di beni e servizi si incassa l ’IVA (IVA a debito);
• la differenza tra l’IVA sulle vendite e l’IVA sugli acquisti si versa periodi ca mente all’Amministra zione Finanziaria dello Sta to.

Metodo base da base: l 'imposta dovuta dal venditore si determina appli cando l 'imposta alla differenza tra il fattura to a tti vo e il fa tturato
passi vo del periodo I due metodi di cal colo danno lo s tesso risul ta to se l ’aliquota è uni ca per tutti i beni e servizi s cambia ti.

20.1.3 Possibili definizioni della base imponibile dell’imposta sul valore aggiunto
La base imponibile di un’imposta pluri fase non cumula ti va, come l’IVA, non coincide necessa riamente con il valore a ggiunto dell’economia e
questo dipende da come la legge disciplina la detraibilità dell ’imposta pa gata sugli inves timenti .
Se la detrazione dell’imposta pagata sui beni di investimento acquistati:
 non è consenti ta  IVA tipo reddito lordo (quando nell ’Iva da detra rre non è inclusa l ’IVA paga ta sui beni di inves timento);
 è consenti ta in proporzione alla quota di ammortamento  IVA tipo reddito netto (quando nell ’Iva da detra rre è inclusa l ’IVA pa gata
sui beni di investi mento ma solo in proporzione alla quota di a mmortamento del peri odo);
 è consenti ta integralmente  IVA tipo cons umo (qua ndo nell’Iva da detra rre è inclusa intera mente l ’IVA paga ta sui beni di
inves ti mento. Quindi l ’impos ta gra va solo sui beni di consumo finali).

20.1.4 Operazioni imponibili, non imponibili ed esenti


Il decreto IVA (d.p.r. 633/1972) classifica le operazi oni IVA in tre ma cro ca tegorie: i mponibili, non i mponibili ed es cluse. Per poter effet tuare
tale dis tinzione occorre necessa riamente conos cere i requisiti previs ti per l ’i mponibilità IVA delle opera zioni commerciali ovvero i tre
presuppos ti delle operazioni imponibili IVA.

 presupposto oggettivo: deve tra tta rsi di un’opera zione che ai fini IVA possa essere inquadra ta come «cessione di beni » o «presta zione
di servi zi» (vedi a rti coli 2 e 3 decreto IVA);
 presupposto soggettivo: l ’operazi one deve essere realizza ta nell’eserci zio di impresa, a rte o professione (vedi arti coli 4 e 5 decreto IVA);
 presupposto territoriale: l ’opera zione considerata deve essere effettua ta in Italia nel rispetto di quanto previsto dall’a rt .7 decreto IVA.

A seconda della sussistenza o meno di tali presupposti è possibile procedere alla classifi cazione delle opera zioni IVA.

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 le operazioni imponibili: opera zioni in cui sussistono tutti e tre i presuppos ti previs ti dalla norma ti va .
Di conseguenza , sono opera zioni imponibili IVA le cessioni di beni e/o presta zioni di servi zi realizza te nell ’eserci zio di impresa, a rte o
professione s vol ta nel terri torio dello Sta to i taliano.
 Operazioni non imponibili : opera zioni commerciali che manca no di uno o più requisiti previs ti dalla norma ti va di ri feri mento.
Il classico esempio di opera zioni non imponibili IVA sono le cessioni all’esporta zione. In ques to caso, infa tti, manca il pre suppos to
terri toriale (l ’operazione IVA è realizza ta al di fuori del terri torio dello Sta to) ma sorgono tutti gli obblighi formali e sos tanziali previsti
dalla norma ti va IVA.
 Operazioni esenti: (art.10) sono quelle opera zioni che per ra gioni sociali/poli ti che o tecni che sono es cluse dal ca mpo di appli cazione IVA
per espli cita previsione normati va . Tutta via , tra ttandosi di opera zioni che soddisfano tutti e tre i presuppos ti IVA, le opera zioni esenti
IVA a rti colo 10 danno luogo al sorgere di una serie di adempimenti formali (fa ttura zione, registra zione, ecc.)
 operazioni escluse: si tra tta di opera zioni defi nite dalla dottrina tributa rista come «non rilevanti » nel senso che non danno luogo a
obblighi pa rti cola ri (né formali né sos tanziali) e non concorrono a formare il volume d’affa ri . (esempi o “i campioni gra tui ti ”)

20.1.5 La struttura delle aliquote: ragioni di equità ed efficienza


La di retti va europea “112” del 2006 prevede un’aliquota ordina ria che non può essere inferiore al 15% e la possibilità per gli Sta ti membri di
adotta re una o due aliquote ridotte non inferiori al 5%. La s tessa di retti va prevede che possono essere s tabili te delle cosiddette aliquote
ultra ridotte su beni s pecifici. In Italia vigono ancora tre aliquote: due ri dotte (al 4 e al 10%) e una ordina ria al 22%. Le aliquote va riano a
seconda del bene che colpiscono per ra gioni di equi tà o perché si tra tta di beni meri tori .

Le imposte sui consumi che generano esternalità negative e quelle sui beni meritori. L’economia del benessere gius tifi ca le imposte sui
consumi sia come s trumento per correggere le es ternalità sia con a rgomen ti che si riferis cono alla cosiddetta teoria dei beni meri tori .
Se il consumo di un bene genera cos ti non compresi nel suo prezzo, un modo per ri condurre il consumo del bene al li vello otti mo, dal punto
di vis ta sociale, è l ’introduzione di un’imposta sul cons umo di quel bene.
Nel sistema tri buta rio i taliano le accise sui consumi di prodotti energetici hanno in parte questo obiettivo.
Sono considerati meritori quei beni il cui consumo il legislatore ri tiene di dover incora ggia re, fa cendo prevalere le s ue preferenze s u quelle
dei singoli : in Italia, sulla base di ques ta considera zione, viene appli ca ta un’aliquota ri dotta sulle vendite di libri e peri odi ci.

20.1.6 Imposta plurifase sul valore aggiunto e imposta plurifase sul valore pieno (IVA vs IGE)
In quasi tutti i Paesi europei , compresa l ’Italia, l ’IVA ha sosti tui to l ’Impos ta Generale sulle Entra te (IGE), la cui base imponibi le era cos tituita
dal valore pieno degli s cambi a ogni li vello della produzione. Il getti to dell’impos ta generale sulle entra te dip ende, quindi , dal numero di
passaggi del processo produtti vo e distributi vo. Questo sistema di tassazione non solo non è effi ciente, perché al tera le decisioni produtti ve,
ma è anche poco traspa rente: i n effetti , per sapere qual è il ca ri co complessi vo di i mposta subìto da un bene finale, è necessario ri cos truire
l ’intero processo produtti vo.
A li vello internazionale la tassazione delle merci dovrebbe essere tale da non os ta cola re gli s cambi ed evi ta re che un bene s ia tassato due
vol te, nel Paese di ori gine e in quello di des tinazi one. Da ques to punto di vis ta un’imposta plurifase sul valore aggiunto ha dei vanta ggi
rispetto all’imposta plurifase sul valore pieno. In parti colare, negli sca mbi interna zionali si possono adotta re due cri teri di tassazione: quel lo
per cui il bene viene tassato con l ’aliquota del Paese in cui viene consuma to ( principio di destinazione) e quello per cui vale la norma ti va del
Paese che esporta la merce (principio di origine).

In Italia e negli altri Paesi della UE si adotta il principio della destinazione, s ia per gli s ca mbi intra comuni ta ri sia per quelli con i Paesi
extra comuni tari . Per una corretta applica zione del principi o di des tina zione, il bene che viene esporta to deve essere depura t o di quanto
pa gato fino a quella fase: con un’imposta plurifase sul valore a ggiunto è suffi ciente rendere non imponibili le esportazioni e ri mborsare
l ’impresa esporta tri ce dell ’IVA pa gata sugli a cquis ti .

20.2 Le accise sui prodotti energetici


Per a ccisa, in scienza delle finanze si intende una impos ta sulla fabbri ca zione e vendi ta di prodotti di consumo.
In Italia, nelle voci di spesa (ad esempio nelle bollette) la voce "a ccisa" viene spesso sos ti tui ta con "i mposta di consumo" o "i mpos ta di
produzione" o "impos ta era riale".

È un'impos ta che gra va sulla quanti tà dei beni prodotti , a di fferenza dell 'IVA che inci de sul valore. Infa tti l'IVA è espressa in aliquote applicate
al valore del prodotto, l'a ccisa, invece, si espri me i n termini di aliquote rapporta te all'uni tà di misura del prodotto.
È un tributo indi retto che colpis ce singole produzioni e singoli consumi . È indi retto perché il produttore, che paga il tri buto, la gi ra al
consuma tore. Tipi camente l 'a ccisa si dis tingue da al tri tri buti (ad esempio l'IVA) perché:

 appli ca ta a specifi che ca tegorie di prodotti


 appli ca ta sulla quanti tà, invece che sul prezzo
 rappresenta una al ta percentuale del prezzo finale, rispetto al cos to di produzione, e condiziona fortemente il prezzo al con suma tore
fi nale.

Spesso le a ccise vanno a somma rsi ad al tre impos te come l'IVA o dazi doganali o tasse di importazi one.

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L'a ppli cazione delle a ccise va ria mol tissimo da paese a paese. Le a ccise hanno funzioni di gettito fis cale, ma espri mono anch e indi ri zzi
economici e poli ti ci e ideologie sociali.

Ai fini del corretto funzionamento del merca to interno, l 'a tti vi tà legislati va dell'Unione europea mi ra a coordina re e allinea re le disposizioni in
ma teria di IVA, nonché ad a rmoni zza re le a ccise sui prodotti alcolici e di taba cco. Inol tre sono s ta te s tabilite va rie impos te nel settore
energeti co per tutela re l'a mbiente e la salute della colletti vi tà .

Le aliquote e le s trutture delle accise va riano da uno Sta to membro all'al tro e inci dono s ulla concorrenza . L'esistenza di fo rti di fferenze tra le
impos te appli cate a un pa rticolare prodotto può tradursi in flussi di merci in funzione della tassazione, nonché in perdita di entra te e in frodi .
Si n dai pri mi anni '70 si è pertanto tenta to di a rmoni zza re le s trutture e le aliquote, ma i progressi sono s ta ti s ca rsi.

Con la di retti va 2008/118/CE rela ti va al regi me generale delle a ccise viene stabili to un regime generale per le merci soggette ad a ccisa, al fine
di ga ranti re la libera ci rcolazione delle merci e quindi il corretto funzionamento del merca to interno dell'Unione europea .

Il consumo di prodotti energetici è tassato i n Italia anche con una serie di a ccise era riali (imposte in val ore per unità di prodotto) e re lative
addi zionali regionali o comunali ; tra queste:

 l ’a ccisa era riale e addizionale regionale sul consumo di gas na turale;


 l ’a ccisa era riale e addizionale regionale sugli oli minerali (benzina , gasolio per auto, gasolio per il riscaldamento);
 l ’a ccisa era riale e addizionale comunale sul consumo di energia elettri ca .

Ques to tipo di tributi ha nno il pregio di assicura re un getti to consistente, da ta l ’ampiezza della base imponibile (dopo IVA e IRAP sono la terza
componente delle entra te da impos te indi rette nei bilanci delle Pubbli che Amminis trazioni).
Infa tti tutte le a tti vi tà produtti ve ri chiedono, anche se in quanti tà e forme di verse, il consumo di energia , indispensabile anche come
consumo pri va to. La possibilità di di versi fica re le a ccise, o le aliquote delle addizi onali, a seconda del tipo di prodotto consuma to e del tipo di
impiego permette allo Stato e a gli Enti l ocali di persegui re speci fiche finalità di poli ti ca indus triale o di tutela del terri tori o.

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