Sei sulla pagina 1di 7

Asylums – di Erving Goffman

Il libro è una trattazione ad ampio raggio sulla situazione degli internati  gli internati sono
individui che si trovano all’interno delle istituzioni totali, si dividono in: pazienti e staff.
Il libro si traduce in un pensiero critico sulle istituzioni e sulla psichiatria, in particolare sulla pratica
psichiatrica.

Sono state individuate da Goffman 5 tipologie di istituzioni:


Franco Basaglia è stato uno psichiatra italiano contrario alle
1. Istituzioni nate a tutela di incapaci non pericolosi (ciechi, pratiche psichiatriche e precursore della legge 180/1978 ( legge
Basaglia), che introdusse la revisione degli ospedali psichiatrici
promuovendo trasformazioni sul trattamento dei pazienti
sordomuti, disabili).
2. Istituzioni per recludere chi rappresenta un pericolo non
intenzionale per la società (ospedali psichiatrici).
3. Istituzioni finalizzate per recludere chi rappresenta un pericolo intenzionale per la società
(carceri, campi
di prigionia).
4. Istituzioni per lo svolgimento di un’attività funzionale continua (navi, collegi, piantagioni).
5. Istituzioni che richiedono il distacco volontario del mondo (conventi, monasteri).

Le pratiche psichiatriche tendono a modificare il “sé” dell’individuo trasformandolo in un


nuovo individuo che non gli appartiene perché dettato da altre persone e da una situazione di cui
non si ha il controllo. (metafora della pianta che per non farla deviare si raddrizza con un
bastoncino, cioè non segue il suo processo naturale). Lo adattano alla società, lo rendono docile e
inoffensivo per il rapporto con la società, quindi non curano la malattia, ma la arginano, la
oltrepassano, il paziente non viene curato ma viene trasformato.

Analisi primo cap. il mondo dell’internato

 Quando l’internato entra nell’istituzione presenta la cultura del proprio ambiente famiglia
 Nell’istituzione la recluta è sottoposta a umiliazioni, mortificazioni e degradazioni; hanno
inizio cambiamenti nella carriera morale
 Prima riduzione di sé allontanamento dal mondo esterno (all’inizio l’uscita non è permessa)
 Un internato che ha comportamenti provocatori viene punito, la punizione aumenterà fino
a quando il soggetto non si arrenderà umiliandosi apertamente
 Quando entra nell’istituzione un nuovo soggetto “il benvenuto “dove si offre alla recluta
una nozione chiara sulla sua situazione. Spesso c’è la sostituzione del nome con nomignoli
comportando una diminuzione di sé. Il soggetto è entrato nell’istituzione si spoglia dei suoi
averi, gli vengono forniti uniformi. L’individuo viene privato del suo aspetto abituale. In
alcuni casi c’è anche la deturpazione fisica, al momento dell’ammissione l’internato deve
confessare la sua situazione economica, sociale ed è costretto a parlarne ad un pubblico
(mortificazione)
 S i t u a z i o n e di i n p o t e n z a, l’autorità agisce su molti fattori quali: il comportamento,
l’aspetto e la forma. Gli internati vivono in una situazione d’ansia nella paura di infrangere
le regole e nell’attesa di un’infrazione
 Contaminazione fisica: in due su ogni letto e dover giacere vicino ai moribondi (non esiste
uno spazio personale)
 Le visite tra detenuto e visitatore sono pubbliche (non c’è contatto e non è permesso lo
scambio di oggetti)
 Ogni tipo di risposta data dall’internato può essere intesa come sintomo di malattia, a cui
viene data scarsa considerazione dallo staff

Tre problemi di carattere generale:

 1) perdita di autodeterminazione, le istituzioni spezzano i fatti che hanno il compito di


testimoniare che egli ha un potere sul mondo. Ci sono alcuni agi che vengono persi al
momento dell’ ingresso in un istituzioni totale (letto morbido, tranquillità nella notte).
 2) linguaggio retorico in alcuni casi le risposte date dall’internato possono essere
considerate sintomo di malattia.
 3) senso di impotenza e rapporto tra i suoi desideri e la finalità dell’istituzione.

Temi dominanti della cultura dell’internato: posizioni di debolezza, atmosfera di fallimento


personale. L’internato per giustificarsi della situazione in cui si trova tende a crearsi una storia da
raccontare ai compagni. È molto diffusa l’idea fra gli internati che il tempo passato nell’istituzione
sia tempo sprecato.
Quando l’internato viene dismesso alcuni entrano in uno stato d’ansia e cercano qualche guaio per
essere trattenuti all’interno dell’istituzione.
La finalità dell’istituzione sarebbe quella riabilitante ma in realtà questi mutamenti si realizzano
raramente. Dopo le dimissioni l’internato troverà meravigliosi la libertà e i piccoli piaceri della vita,
negati precedentemente. Ciò che l’internato conserva della sua esperienza la posizione che ha nel
mondo non sarà mai uguale a quella assunta precedentemente.

Goffman fa spesso riferimenti ad autori che rivelano le loro esperienze nelle istituzioni:
Lawrence, le sue esperienze all’ accademia militare mettono in evidenza la cattiveria dello staff nel
far rispettare le regole
Kathryn Hulme, suora che esplicita a viso aperto le contaminazioni fisiche di cui si parla
Orwell, che denunciava l’ostinazione dello staff a mantenere il pensiero che esso era un malato
mentale, cosa che in realtà non era.
Cap. 2 – il mondo dello staff
Ciò che rende particolare l’attività dello staff è che deve agire sugli uomini, come se si trattasse di
materiale di lavoro. Le persone sono quasi sempre considerate fini a sé stesse ovviamente
rispettando alcuni diritti degli internati, in quanto appunto si parla di persone. Spesso i diritti di cui
gli internati sono stati privati vengono trasferiti ad un parente, o a volte al capo dell’istituto stesso,
che gode dell’autorizzazione per decisioni che riguardano tutte le faccende che si verificano al di
fuori dell’istituzione. Lo staff deve cercare di far fronte a diversi problemi in quanto il tipo di
trattamento che l’internato ha il diritto di esigere potrebbe essere in contrasto con quello
desiderato da un altro. Un ulteriore serie di problemi può derivare dal conflitto tra le esigenze e
l’efficienza istituzionale. Un reparto di ospedale psichiatrico può affrontare l’entrata giornaliera di
pazienti in quanto i soggetti non entrano con proprietà personali ma portano con sé solo se stessi,
senza alcun diritto di scegliere dove verranno trasferiti. Questo lavoro a diretto contatto con le
persone, si differenzia dalle altre attività in quanto si mescolano condizioni diverse, legami diverse
che il paziente ha al di fuori dell’istituzione. Gli internati che ad esempio possono uscire
dall’ospedale recano grande responsabilità allo staff, a causa dei guai e dei problemi a cui i pazienti
potrebbero andare in contro. Nelle carceri e negli ospedali psichiatrici lo staff deve far fronte a
tentativi di fuga, provocazioni e accuse da parte degli internati. lo staff tende a nascondere il
destino degli internati in quanto quest’ultimo potrebbe ostacolare la realizzazione il progetto che
per lui è stato finalizzato. Lo staff deve mantenere distanza dal paziente, ma in molti casi il
paziente può diventare oggetto di comprensione e di affezione e c’è sempre il pericolo che
l’internato appaia sotto il profilo umano. Questo coinvolgimento può portare lo staff ad essere
colpito da ciò che colpisce i pazienti, come conseguenza il membro dello staff che si lascia
coinvolgere da legami affettivi può sentire la necessità di ritirarsi. Nel caso in cui i pazienti attuino
gesti autodistruttivi (buttare nel water la dentiera, picchiare la testa contro il muro) lo staff può
essere obbligato a manipolare i pazienti. È evidente quindi che il lavoro dello staff è molto difficile
anche per la difficoltà di controllare le proprie emozioni. Lo staff è incaricato di far fronte alle
richieste degli internati. Gli scopi espliciti delle istituzioni totali sono: educazione e addestramento,
trattamento medico e psichiatrico, purificazione religiosa, protezione dalle corruzioni. Le istituzioni
mancano di buona misura i loro scopi ufficiali. Ogni scopo che si prefigge da origine ad una teoria.
Ogni istituzione oltre a tentare di realizzare i propri scopi ufficiali, deve anche proteggersi dalla
tirannia di una loro ricerca affannosa. Lo staff tende a considerare il prigioniero politico un
traditore, il ricoverato in un ospedale psichiatrico. lo scopo principale degli infermieri è quello di
avere il controllo sui pazienti. Il manipolamento degli internati è razionalizzato secondo i fini
dell’organizzazione. È molto probabile che i professionisti che lavorano all’interno di queste
istituzioni non siano soddisfatti, non potendo esercitare a pieno la propria professione. Come i
professionisti anche lo staff, a contato con gli internati, possono avvertire che la loro azione sia
contradditoria, dato che devono costringere gli internati all’obbedienza dando l’impressione che
sia mantenuta un certo livello umano e che le finalità finali dell’istituzione vengano realizzate.

Cap.3 cerimonie istituzionali


Ogni istituzione totale sembra sviluppare una serie di pratiche istituzionalizzate attraverso la quale
staff e internati si avvicinano tra loro. Queste pratiche esprimono unità, solidarietà e impegno nei
confronti dell’istituzione. Questo incontro è caratterizzato da un abbandono delle formalità e da
un ammorbidimento dalla dimensione autoritaria abituale, si verifica un rilassamento dei ruoli.
Una delle forme più comuni di cerimonia istituzionale è il giornale interno. I collaboratori sono
reclutati fra gli internati e la supervisione e la censura sono operazioni affidate allo staff. Ci sono
due tipi di materiali che vengono affrontati dal giornale interno. Le notizie locali cioè eventi
personali che accadono ai componenti dell’istituzione – le notizie provenienti dal mondo esterno
che hanno anche a fare con la condizione legale e sociale dell’ex internato ad esempio gli articoli
sono scritti dagli internati che spesso, anche in seguito a questa alleanza con lo staff, non cessa di
ribellarsi. In questo tipo di cerimonie istituzionale si verifica un alleanza e gli internati godono della
possibilità di presentare le lamentele nel giornale, in cambio viene richiesto dallo staff di
rinunciare alle ribellioni. Un altro genere di cerimonia istituzionale è la festa annuale. Staff e
internati si mescolano, mangiano e partecipano a giochi e balli insieme. Un'altra cerimonia
istituzionale è l’abitudine di aprire una volta l’anno l’ospedale, occasioni in cui i parenti o il
pubblico in generale possono essere invitate di ispezionarlo. In questa circostanza internati e staff
tendono a mostrare di essere in buon rapporto tra di loro. La scena istituzionale sembra preparata
per visitatori allo scopo di dare un’immagine diversa da quel che è. Un'altra tipologia di cerimonia
istituzionale praticabili all’interno dell’ospedale è lo sport, la squadra è costruita da un gruppo di
internati scelti tra quelli che si sono dimostrati i migliori. Lo sport di squadra significa
collaborazione senso d’onore: qualità che escono evidentemente dallo stereotipo di ciò che è un
internato. In questa cerimonia lo staff si trova ad avere più di un semplice ruolo di controllo;
mentre lo staff recita questo ruolo gli internati dimostrano di essere coinvolti nell’entità
istituzionale. Lo staff in alcuni casi non si limita a istituire le squadre ma vi partecipa, dimenticando
durante la durata del gioco le differenze sociali. Ognuno ha un ruolo di controllo mentre lo staff
recita questo ruolo gli internati useranno un tono fraterno, mostrando imbarazzo e rispetto. in
alcuni casi pero la cerimonia risulta monotona e miserevole: lo staff si annoia e gli internati
partecipano perché più comodi e meno ristretti di quando lo sarebbero altrove. Dimostra che la
differenza dei due gruppi non è immodificabile.
Cap. 4 Precisazioni e conclusioni
All’interno dell’istituzioni totali, all’interno dei gruppi principali possiamo vedere le differenze
tipiche di ruolo. Lo staff dovrà essere il rappresentante dell’istituzione: alcuni membri dovrebbero
occuparsi coi visitatori, alcuni dei legami esterni degli internati.
Schemi di deferenza atteggiamenti di riverenza, sottomissione e rispetto. Questi atteggiamenti
vengono offerti dagli internati ai membri dello staff. Perché questo accada è necessario che lo staff
insegni le forme e le rafforzi.

La carriera del malato mentale


La carriera del malato mentale comprende tre fasi principali: la fase prima dell’ospedalizzazione
(pre-degente ), la fase del ricovero ( degente ), e la fase dell’ ex-degente, cioè la fine
dell’ospedalizzazione.
Il pre-degente ha la necessità, quando inizia a preoccuparsi del suo stato mentale, di nascondere
agli altri quelli che ritiene dei mutamenti avvenuti in lui, e di tentare di scoprire se anche gli altri se
ne sono accorti. In alcuni casi l’internamento volontario può migliorare lo stato mentale
dell’individuo, ma un individuo che viene indotto all’entrata in un ospedale psichiatrico può
aggravare la situazione mentale dello stesso. L’ingresso può avvenire in tre forme classiche: perché
supplicati dai familiari e minacciati di tagliare i legami con essi qualora il malato non voglia entrare
spontaneamente; con la forza, accompagnati dalla polizia; a loro insaputa, indotti con sotterfugi,
caso quest’ultimo che causa molta più rabbia al paziente quanto ne creino gli altri. Spesso la cosa
viene riferita da un accusatore, che si identifica come la persona che ha dato l’avvio al processo di
ospedalizzazione del malato. Costui può anche essere quello che ha portato la prima azione
determinante e quello che scaturito nel malato mentale il pensiero di esserlo veramente. Poi c’è la
persona di fiducia, la persona di cui si fida e con cui si identifica, infine il mediatore cioè la persona
che avrà il mandato legale di ospedalizzare il malato. Per il paziente si manifesta una sorta di
situazione alienante, per via della visita dallo psichiatra e dal trattamento di costui, che si confida
con la persona di fiducia dell’esito della seduta, ritenendo quest’ultima ad un livello mentale più
elevato rispetto al pre-degente. Quindi già lo si ritiene malato. Se una persona viene offesa da
un’altra persona può tollerare l’offesa e magari prenderla come consiglio, qualora i due fossero da
soli. Ma se c’è la presenza di un testimone va fi si che l’offesa diventi un fatto sociale, un
avvenimento pubblico. Il pre-degente inizia la sua carriera con dei diritti, libertà e soddisfazioni
propri di un civile, e finisce in un reparto dove viene spogliato di tutto. I primi mesi i degenti vivono
il ricovero come una grave e ingiusta privazione. Il degente perde la fiducia nella famiglia e nella
persona di fiducia e si sente solo e ancora più estraneo da mondo.
Il degente trovandosi già dentro l’ospedale rifiuta di rendersi conto di esser stato tagliato fuori da
ogni rapporto. Nell’ospedale psichiatrico e le regole dell’istituto tendono a convincere il malato
che è un caso mentale, tutti i pazienti avvertono una qualche degradazione. I pazienti tendono a
mantenere la propria dignità; ma l’intento dell’ospedale è di convincere il degente che è giusto il
suo internamento. Gli ospedali psichiatrici provvedono sistematicamente a far circolare su ciascun
paziente il genere di informazioni che egli cercherebbe di nascondere e ogni giorno vengono usate
per frustarne le pretese del paziente, per es. quello che ha fatto per essere entrato nell’ospedale o
qualcosa che ha combinato, qualcosa di umiliante. Lo staff porta il degente a screditare ogni
giorno il concetto del paziente che ha di sé, a demolirlo portandolo in una situazione di inerzia
totale. Lo staff tende spesso a cambiare la posizione nei raparti per i pazienti e spostarli da un
reparto all’altro, questo per non permettere al degente di crearsi un luogo suo cioè un corredo
personale, ma anche non permettere loro un calcolo di rischi, rischi che diventeranno infrazioni
che poi saranno intesi come disturbi mentali. In qualsiasi posto il sé è dettato da luogo e dalla
società in ci si trova, in questo senso esso non risulta il sé non risulta di proprietà della persona,
ma risiede piuttosto nella dinamica del controllo sociale esercitato su di lei, dalla persona stessa e
da coloro che la circondano. Il degente tenderà sempre a difendere l’immagine che ha di sé e
dell’immagine da presentare agli altri.

La vita sotterranea di un’istituzione pubblica


Agire è essere.
Ci saranno molti modi di ribellarsi e anche quando non accade frequentemente che i membri di
un’organizzazione si ribellino, evidenzia la questione della definizione di sé. Imporre un’attività è
imporre un mondo. Goffman qui analizza l’assenteismo e l’omissione dall’identità imposta.
Adattamenti primari e secondari.
Usa qui il termine adattamenti secondari per definire atteggiamenti per mezzo dei quali un
membro di un’organizzazione usa mezzi ed ottiene fini non autorizzati. Gli adattamenti secondari
rappresentano il modo in cui l’individuo riesce ad evitare il ruolo e il sé imposti dall’istituzione ( fa
vari esempi di adattamenti secondari ). Queste pratiche messe assieme comprendono ciò che può
essere chiamato vita sotterranea di un’istituzione, essendo per essa ciò che la malavita può essere
per una città. L’uso individuale di un adattamento secondario è una questione socio-psicologica,
dato che consente gratificazioni che non potrebbero essere ottenute altrimenti. Anche lo staff
adotta adattamenti secondari, cioè atteggiamenti proposti dall’istituzione; per esempio abuso di
potere, usare i pazienti come bambinai giardinieri e uomini di fatica, o usare i fondi del bar per
acquistare oggetti che consumavano personalmente. Un altro tipo di questi adattamenti da parte
dello staff può essere l’eccessiva dedizione al lavoro che superava quella richiesta dall’istituzione.
Il semplice uso personale di oggetti sta a dimostrare che l’internato vuole mantenere un corredo
personale, e che non vuole farsi sopraffare dall’istituzione. Per fare azioni illegittime bisogna
conoscere intimamente il sistema, cosi come bisogna conoscerlo per “lavorarselo”, rovistare fra
l’immondizia per ottenere oggetti che altrimenti non potrebbero essere ottenuti. La tecnica più
rilevante per lavorarsi il sistema era quella che seguivano per ottenere incarichi <sfruttabili>, cioè
una particolare mansione per sottrarsi dalla vita sedentaria che si svolgeva, che automaticamente
li portava ad accedere ad adattamenti secondari. Le motivazioni di cercarsi un lavoro era che
consentiva di uscire dal reparto, sfuggendo alla stretta sorveglianza dello staff; i pazienti volevano
sempre partecipare a questi lavori perché permetteva di uscire dal reparto.
I luoghi liberi sembravano usati al solo scopo di passare un po' di tempo, lontani dalla mano dello
staff e dai reparti affollati e rumorosi; tanto più è insopportabile è il luogo in cui si è costretti a
vivere, tanto più facilmente i luoghi saranno definiti come luoghi liberi. Questi però sono i
cosiddetti territori di gruppo, cioè luoghi liberi dove però si possono ritrovare molte più persone. Il
territorio personale invece può essere la stanza singola, cosa però privilegiata per pochi pazienti, o
anche all’interno dei luoghi liberi stessi, dove per esempio una poltrona può essere sempre di quel
paziente, o anche l’incarico lavorativo può essere un territorio personale.
Uno caso di adattamento secondario è molto famoso perché si può notare come questo paziente è
stato in grado di trasformarla in esperienza costruttiva; è il caso di Robert Stroud, “l’uomo
uccello”, che guardando dalla finestra della sua stanza il movimento degli uccelli diede un
importante contributo alla letteratura medica e divenne in seguito un importantissimo ornitologo.
Questi adattamenti secondari servono per avere un’individualità e una autonomia personale, in
grado di sfuggire dalla morsa dell’organizzazione. Un altro tipo di adattamento secondario è
l’ironia. Riuscire tramite l’ironia a prendersi gioco dello staff, e magari lavorarselo come si vuole. Ci
sono pazienti che adottano un atteggiamento che comprende durezza, dignità e freddezza,
combinate in modo da esprimersi in una forma di insolenza, non tanto sfacciata da richiedere
punizioni immediate, ma in modo da rivelare che la persona è interamente presente a se stessa,
cioè da esprimere la consapevolezza di non essere inferiore a chi ha davanti. E quindi lottando
contro qualcosa che il sé può emergere.
Postfazione di Franco Basaglia
Se si analizza la natura del pregiudizio, è evidente che non si tratta di un atteggiamento psicologico
individuale, quanto dell’espressione dei valori della società in cui l’individuo è inserito. Le
descrizioni fatte da Goffman dei modi di sopravvivenza degli internati in queste istituzioni,
mettono a nudo le responsabilità delle organizzazioni sociali. L’analisi di Goffman, fa vivere la
situazione del diseredato, cui è negato il diritto di essere uomo libero, distruggendolo e
disumanizzandolo, svolgendo meccanismi che con la cura mentale non hanno niente a che fare. Lo
studio di Goffman ha spalancato le porte delle istituzioni totali, smascherando l’ideologia
scientifica che copre la realtà violenta e disumana, rendendo nota la non applicabilità del modello
medico in questo contesto. L’ospedale psichiatrico è deputato a gestire l’aspetto sociale della
malattia e non curare la malattia in sé. Presumere un corpo malato come base di incontro fra
psichiatra e paziente, significa imporre a quest’ultimo un ruolo oggettivo sul quale l’intera
istituzione verrà a fondarsi. Di conseguenza il paziente non può che ritenersi un corpo malato,
esattamente come è vissuto dallo psichiatra e dall’istituzione.
Basterebbe assorbire ogni disadattamento, ogni segno di rifiuto nei confronti del tipo di società in
cui si è costretti a vivere, sarebbe meglio lasciare le cose così come sono.

Potrebbero piacerti anche