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L’espulsione dell’altro

TERRORE DELL’UGUALE

Proliferazione dell’uguale e terrore ed espulsione dell’altro che mette in moto un processo di


autodistruzione. es. Binge watching. Il terrore dell’uguale investe oggi ogni ambito della vita; si va
ovunque senza mai farne esperienza, si prende atto di tutto ma senza mai giungere ad una
conoscenza, si ammassano informazioni e dati senza mai giungere ad un sapere. Si bramano
esperienze vissute che poi ci lasciano sempre uguali. I social media rappresentano un’
atrofizzazione della società. L’universo dei social media non fa altro che avvicinarci sempre di più a
un pensiero Uguale, allontanando opinioni e punti di vista diversi, rendendo sempre più angusto il
nostro orizzonte di esperienza. L’informazione è semplicemente lì presente, mentre ill sapere è
frutto di un lungo processo a cui si arriva mediante l’incontro/ scontro con l’altro. Anche il più
grande accumulo di informazioni ( BIG DATA ) dispone di un sapere molto ridotto. I Big data
rendono superfluo il pensiero.

Heiddeger nella sua opera “L’oblio dell’essere” ci direbbe che la tempesta digitale ci rende sordi nei
confronti del silenzioso fragore della verità. L’assenza di distanza digitale elimina ogni forma di
gioco tra vicinanza e lontananza ; tutto è ugualmente vicino e ugualmente lontano.

Il film ANOMALISA di Kaufmann ritrae perfettamente l’attuale inferno dell’uguale. In questo


inferno non è più possibile il desiderio dell’altro (pag.16). Lisa in questo film rappresenta l’altro
come Eros. In questo film tutti i venti personaggi sono marionette ad indicare che “siamo
marionette tenute da forze sconosciute; non siamo niente per noi stessi”.

VIOLENZA DEL GLOBALE E TERRORISMO

Nella globalizzazione è insita una violenza che rende tutto interscambiabile, comparabile e per
questo uguale. Per quanto riguarda il terrorismo, al di là dell’intenzione dei protagonisti, indica un
rifiuto sistemico. Non è la religione in sè a spingere gli uomini al terrorismo. Questo è piuttosto la
resistenza del Singolare alla violenza del Globale. È lo stesso terrore del globale a generare il
terrorismo. Con il terrorismo la morte irrompe brutalmente nel sistema , nel quale la vita si presenta
nella forma totalizzante della produzione e della rappresentazione. La morte è fine della produzione.
Anche il neoliberismorismo genera una notevole ingiustizia sul piano globale escludendo tutti
coloro che non ne condividono le linee d’azione o sono incapaci ad adattarsi ad esse. Proprio
l’inventore del concetto del Neoliberismo, Alexander Rüstow, constatò che la società consegnata
unicamente ad un concetto neoliberista, diventa via via più inumana e genera al suo interno
fenomeni di rigetto di carattere sociale. IL neoliberismo va quindi adesso ad una POLITICA
VITALE capace di creare solidarietà e senso civico. Infatti in mancanza della correzione del
neoliberismo attraverso la politi vitale, si crea una massa guidata dall’angoscia che facilmente si fa
monopolizzare dalle forze nazionaliste e razziste. L’insicurezza sociale unita alla mancanza di
speranza e di prospettiva, costituisce terreno fertile per le forze terroristiche. Il DENARO è un
cattivo mediatore di identità, può sostituirsi ad essa perché almeno procura a chi lo possiede una
sensazione di sicurezza ed identità. Chi invece nono possiede denaro, non ha nulla, ne sicurezza ne
identità cosi costui si affida all’immaginario per esempio del razzismo che ne fornisce subito una.
L’immaginario compensa la mancanza di realtà. Per James Baudillard, la violenza del Globale è
carcinomatosa, genera cellule cancerogene con metastasi. Il neoliberismo non è affatto un punto
d’arrivo dell’Illuminismo , poiché non è guidato dalla ragione. La sua follia genera invece tensioni
distruttive che si liberano sottoforma di terrorismo e nazionalismo.
Parlando di Kant, egli ritiene che l’ospitalità non sia una fantasia utopica, bensì sia gentilezza. Nella
sua gentilezza è in grado di riconoscere l’altro nella sua alterità e di dargli il benvenuto. Secondo
Nietzsche il terrorismo e il nazionalismo sono la risposta violenta alla violenza della
globalizzazione. La reazione delle singolarità che non vogliono sottomettetesi allo scambio
universale.

TERRORE DELL’AUTENTICITÀ

Essere autentici significa essere liberi da modelli di espressione e di comportamento precostituiti e


stabiliti dall’esterno. Da qui viene l’obbligo di somigliare solo a se stessi e di definirsi solo
attraverso se stessi e di essere gli autori e gli artefici di se stessi. L’io in quanto imprenditore di se
stesso, produce se stesso, è la perforamance di se stesso. Ma lo sforzo di essere autentici e di
somigliare soltanto a se stessi provoca un continuo paragone con gli altri. La logica del paragonarsi
porta a trasformare l’essere diverso nell’essere uguale.

La singolarità è diversa dall’autenticità. L’autenticità presuppone la compatibilità. Chi è autentico è


diverso dagli altri. Parlando di Socrate, egli veniva definito dai suoi studenti “atopos” , ovvero
oggetto d’amore imparagonabile. Egli quindi non è soltanto diverso dagli altri, ma è diverso da tutto
ciò che è diverso dagli altri. La società dei consumi mira ad eliminare la società atopica a favore
delle differenze consumabili, eteropiche. L’imperativo dell’autenticità genera una coazione
narcisistica. Il narcisismo non è identico al sano amor proprio, il quale on ha nulla di patologico in
quanto non esclude l’amore verso gli altri. Il narcisismo invece è cieco di fronte all’altro. Il sogg
narcisistico percepisce il mondo solamente attraverso le sfumature di se stesso.L’angoscia appare
quando nessun oggetto è più occupato dalla libido; l’io si piega su se stesso e si spezza. Freud
applica la teoria della libido persino alla biologia. Le cellule caratterizzate da un comportamento
narcisistico , a cui fa dunque difetto l’eros, costituiscono un pericolo per la sopravvivenza
dell’organismo . Per la sopravvivenza sono necessarie anche le cellule che si comportano in modo
altruistico o che addirittura sacrificano per le altre. Solo l’eros (amore) dà vita all’organismo e
questo vale anche per la società. La mancanza di autostima che è alla base dell’autolesionismo ,
indica una generale crisi della granificazione della nostra società. Il sentimento di autostima non lo
posso produrre io stesso. Perché nasca, ho bisogno dell’altro quale istanza di gratificazione , l’altro
che mi ama, mi loda, mi conosca e mi stima. Il sentimento di vuoto è un sintomo fondamentale
della depressione e del disturbo borderline di personalità. Spesso le persone borderline non sono in
grado di sentire se stesse e solo praticandosi dei tagli riescono a sentire qualcosa. Anche in questo
caso si conferma la logica secondo la quale l’espulsione della negatività dell’altro provoca un
processo di autodistruzione.

ANGOSCIA

L’angoscia ha eziologie (scienza che studia le cause di un fenomeno) del tutto differenti. A
provocare angoscia sono l’esterno, l’inquietante, l’ignoto. Per Heiddeger l’angoscia si risveglia di
fronte a un Nulla che viene esperito come il totalmente Altro rispetto all’ente. In “ Essere e tempo”
l’angoscia sorge quando crolla in sentirsi a casa propria ovvero l’edificio di modelli di percezione e
comportamento quotidiani. In Heiddeger l’angoscia è in stretta relazione con la morte. La morte non
significa semplice fine dell’essere, è invece un “modo di essere” e cioè la possibilità per eccellenza
di essere se stessi. La morte è la mia morte. Il tardo Heiddeger definisce la morte come “scrigno del
nulla” ovvero ciò che “ sotto tutti i rispetti ,non è mai qualcosa di essente, e che tuttavia è e
addirittura si dispiega come il segreto dell’essere stesso”. L’angoscia esistenziale nasce quando
l’uomo scopre nella morte la possibilità decisiva dell’esistenza. Le altre emozioni sono poca cosa di
fronte all’angoscia esistenziale: solo in questa l’uomo diventa consapevolmente autentico.
Molti oggi sono presi dall’angoscia di non farcela, angoscia di fallire,di commettere un errore, di
prendere una decisione sbagliata; tutte dovute ad un confronto e paragone con l’altro. Si tratta di
un’angoscia LATERALE opposta all’angoscia VERTICALE e che si risveglia di fronte al
totalmente altro , all’inquietante, al nulla. Viviamo oggi in un sistema neoliberista che smantella le
stabili strutture temporali , frammenta il tempo della vita e disintegra tutto ciò che ha carattere
vincolante ,al fine di aumentare la produttività. Questa politica del tempo neoliberistica genera
angoscia e insicurezza. La perfida teoria neoliberistica cita: l’angoscia genera produttività.

SOGLIE

L’angoscia si risveglia anche davanti alla soglia che indica il transito verso l’ignoto. Invece con
l’avvento dei media, per esempio su internet, non si fa esperienza ma si attraversa l’inferno
dell’uguale. Angosciosa è proprio la sempre ubriacatura dell’uguale. Al di là della soglia invece
comincia uno stato dell’essere totalmente diverso, essa perciò è in relazione con la morte. In tutti i
riti di passaggio si muore per rinascere al di là della soglia ,la morte viene infatti espressa come
passaggio. Chi oltrepassa la soglia si sottopone ad una trasformazione e la soglia in quanto luogo di
trasformazione, provoca dolore.

ALIENAZIONE

Il romanzo di Albert Camus, Lo Straniero, descrive l’essere straniero come un sentimento


fondamentale dell’essere e dell’esistenza. L’uomo è infatti uno straniero nel suo rapporto con gli
altri, con il mondo e anche con se stesso. Il protagonista dell’opera è separato dagli altri da una
grata di linguaggio. L’estraneità si manifesta con mancanza di parole. Ognuno si trova in una cella,
separato dagli altri da una grata di linguaggio. Oggi invece siamo quasi storditi
dall’ipercomunicazione digitale, ma il frastuono della comunicazione non ci rende meno soli, anzi
ci rende forse ancora più soli. Le relazioni sono sostituite dalle connessioni. Viviamo oggi in una
zone di benessere dalla quale è stata eliminata la negatività dell’estraneo, il like è la sua parola
d’ordine. L’estraneità è oggi sgradita, poiché rappresenta un ostacolo alla circolazione accelerata
del capitale e dell’informazione. Allo stesso modo scompare l’Altro anche nel lavoro. L’alienazione
del lavoro (marxismo) vuol dire che il lavoratore si rapporta all’oggetto della sua produzione come
oggetto estraneo. Egli non si riconosce né nel suo prodotto, né nella sua stessa attività. Il lavoratore
diviene tanto più povero quanta ricchezza produce e quel che produce gli viene sottratto . L’ attività
del lavoratore diviene causa del suo annullamento. A causa dell’alienazione che domina i rapporti
di lavoro, non è possibile per il lavoratore realizzarsi. Il suo lavoro è un continuo annullamento di
sé. Oggi viviamo in un’epoca postmarxista. Nel regime neoliberista lo sfruttamento non avviene
più nella forma dell’alienazione, bensì nella forma della libertà, dell’autorealizzazione e
dell’ottimizzazione di se stessi. Qui non c’è l’altro come sfruttatore che mi costringe a lavorare e mi
aliena da me stesso; piuttosto sono io a sfruttare me stesso credendo in tal modo di realizzarmi. È
questa la perfida logica del neoliberismo. Il dominio neoliberista si dissimula dietro una libertà
illusoria e giunge a compimento nel moneta in cui ottimizzo me stesso fino a morirne. Nel nostro
tempo si genera inoltre un ulteriore tipo di alienazione, l’alienazione da se stessi. Questa si realizza
nell’ottimizzazione di se stessi ; anoressia, bulimia o binge-eating sono sintomi di una crescente
autoalienazione. Il proprio corpo alla fine non lo si sente più.

ANTICORPI

La parola Oggetto deriva dal verbo latino Obicere che significa “gettare contro, tenere davanti”.
L’oggetto quindi è principalmente un Contro, è qualcosa che mi si volge controlli si oppone, mi
contraddice. In ciò consiste la sua negatività. Alla merce in quanto oggetto manca la negatività
dell’obicere. La erre non ti si getta contro, non si oppone. Vuole piuttosto adattarsi al mi gusto,
vuole piacermi. Il mondo va perdendo sempre di più la negatività dell’essere contro e il medium
digitale accelera questo processo. L’ordine digitale è l’opposto dell’ordine terreno. Anche le
immagini perdono sempre di più il carattere di qualcosa che ci sta di fronte e con cui interloquire.
Alle immagini digitali manca ogni magia, ogni incanto ;non sono più immagini che ci stanno di
fronte con una vita propria . La cosa per Heiddeger è qualcosa che ci condiziona . Questa
condizionatezza non è più il sentimento che si ha oggi dell’essere L’ordine digitale provoca una
progressiva scomparsa del corpo del mondo. Sempre meno oggi ci sono comunicazioni di corpi ,
l’ordine digitale elimina anche gli anticorpi mentre toglie alle cose il loro peso materiale ,la loro
massa, la loro vita propria ,il loro proprio tempo e le rende in ogni momento sempre disponibili: gli
ogg digitali non sono più obicere.

SGUARDO

Il film La Finestra sul cortile di Alfred Hitchcock mette in scena il trionfo dello sguardo sull’occhio.
Un fotografo costretto sulla sedia a rotelle, Jeff , si intrattiene a guardare le immagini del mondo
circostante dalla finestra, ma uno sguardo inquietante che lo colpisce dall’altra parte del cortile,
interrompe questo “pascolo per l’occhio”. È lo sguardo del suo antagonista che Jeff sospetta abbia
ucciso sua moglie. Lo sguardo antagonista è la macchina che si colloca al di fuori dell’immagine,
egli incarna lo sguardo dell’Altro. Nel nostro tempo lo sguardo scompare in molti ambiti. Il medium
digitale si distacca dal medium ottico per il fatto di essere privo di sguardo.

VOCE

La voce viene da fuori , viene da altrove, viene dall’Altro. La voce penetra in quello strato
profanodo al di sotto della coscienza. Anche lo sguardo ha la stessa intensità di penetrazione. Per
Kafka la voce è un mezzo privilegiato dell’Altro. Solo una debolezza metafisica, una passività
originaria rende ricettivi alla voce dell’altro. Oggi non siamo più deboli fanciulli , la debolezza
infantile, in quanto ricettività nei confronti dell’altro, non ha molto a che spartire con la nostra
società narcisistica. L’io fortificato, sfruttato dai rapporti neoliberistici, è sempre più tagliato via
dalla relazione con l’altro. La voce dell’Altro rimbalza contro la proliferazione egoica. Nel rumore
digitale dell’Uguale non c’è spazio per percepire la voce dell’Altro; siamo dunque diventati
resistenti alla voce e allo sguardo. Nello spazio di risonanza digitale in cui si ascolta parlare
soprattutto se stessi ,scompare sempre di più la voce dell’altro. Le connessioni di reti si stabiliscono
senza sguardo e senza voce. In questo sono diverse dagli incontri che hanno bisogno di sguardi e
voce. Il medium digitale fa a meno della corporeità , priva la voce della sua grana, la voce diventa
levigata , incorporea, trasparente, a favore dei significanti, si scioglie nel significato.

LINGUAGGIO DELL’ALTRO

Per Theodor Adorno chi non percepisce il mondo nella forma dell’estraneità, non lo percepisce
affatto. Ma lo schermo digitale non permette alcuno stupore. Grazie alla crescente familiarità, va
perduta ogni potenzialità di stupore che vivifica lo spirito, atrofizzandolo. L’arte invece si
contraddistingue per l’avere un carattere enigmatico. L’arte è a casa propria nello spaesamento. Ci
si lamenta anche di una crisi della letteratura che egli interpreta come crisi dello spirito. Poesia e
arte sono in cammino verso l’altro. Il desiderio dell’altro è il loro tratto essenziale. La
comunicazione attuale non permette di dire TU e di invocare l’altro.

PENSIERO DELL’ALTRO

L’essere sè significa anche essere-un-peso-per-se-stessi . Questa costituzione esistenziale si


manifesta come fatica. Potere è il verbo modale dell’Io per eccellenza; la totalizzazione della facoltà
di potere ,che i rapporti di produzione neoliberistici conseguono oggi con la forza, rende l’Io cieco
nei confronti dell’altro. Il non poter-potere si manifesta in una forma diversa di stanchezza , e cioè
come una stanchezza per l’Altro ,ovvero non è più una stanchezza dell’Io. Cosi Lévinas parla di
Lassitudine (anziché di “fatica”)ovvero di una stanchezza primordiale che indica una passività
radicale , che sottrae l’Io ad ogni iniziativa. Solo l’Eros può salvarmi dalla depressione, in quanto
mi strippa da me stesso e mi trasporta verso l’altro.

ASCOLTO

Oggi perdiamo sempre di più la facoltà di ascoltare; la crescente focalizzazione sull’ego e la


crescita della narcisizzazione della società ci sta facendo perdere la capacita di ascolto. Narciso non
risponde alla vera voce della Ninfa Eco, che corrisponderebbe alla voce dell’Altro. Cosi questa si
trasforma nella ripetizione della propria voce. L’ascolto non è un atto passivo, anzi lo caratterizza
una cert attenta attività. Ascoltare è un’offerta, un dono. Elias Canetti elegge a suo ascoltatore
ideale Hermann Broch il quale offre il suo ascolto all’Altro in modo disinteressato. Il suo silenzio
ospitale e tutto in ascolto invita l’altro ad esprimersi liberamente. Egli diventa tutto orecchie,
facendo a meno del disturbo che la bocca potrebbe arrecare.

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