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Introduzione

Questo convegno sulla nuzialità trinitaria1 e la sua pub-


blicazione-curatela nasce a partire dall’opera e dalla figura
del Beato Antonio Rosmini 2, e dal riferimento all’opera di
due dei maggiori teologi italiani e internazionali del momen-
to presente (e non solo): Piero Coda e Pierangelo Sequeri. Nel
concreto esso nasce dall’intenzione, da un lato, di far cono-
scere la prospettiva inedita quanto, a nostro avviso, fonda-
mentale della teoresi rosminiana tout court e in particolare per
quanto riguarda la trattazione sulla trinitaria e sul simbolo, e,
dall’altro lato, di offrire un contributo originale a quanto af-
ferma P. Coda, là dove, come avremo modo di riprendere più
volte, asserisce che la riflessione sull’ontologia trinitaria e la
prospettiva più classica della “metafisica della carità”, risa-
lente ad A. Rosmini, e quella più cristologica dell’“ontologia
della dedizione”, risalente a P. Sequeri, pur con peculiarità
proprie, hanno orizzonti molto contigui. Segnatamente ciò ri-

1
La presente curatela è la pubblicazione degli atti, con l’aggiunta di alcu-
ni saggi introduttivi, del convegno dal titolo “Nuzialità: relazione e identità. A.
Rosmini e il fondamento ontologico-simbolico dell’umano che è comune”,
svoltosi a Modena e Reggio Emilia il 12/13 febbraio 2016. Il convegno è stato
organizzato dal Cenacolo Rosminiano Emiliano-Romagnolo con l’associazione
culturale “Spei lumen” in collaborazione col Servizio di Pastorale scolastica e
universitaria della Diocesi di Modena-Nonantola e la FUCI gruppo di Modena
e ha goduto del patrocinio dell’Università di Modena e Reggio Emilia, del
Centro Internazionale di Studi Rosminiani di Stresa, della Comunità di San Le-
olino, nelle edizioni della quale ora trova posto questa curatela, del Rosmini
Institute, del Centro Studi e Ricerche “A. Rosmini” dell’Università di Trento,
della Biblioteca dei Frati Cappuccini di Reggio Emilia, del Centro Culturale
“Giacomo Alberione” e del centro culturale cattolico “Il faro”. A tutte queste
realtà giunga in questa sede il più sincero ringraziamento per il comune lavoro
di carità intellettuale che da anni condividiamo.
2
Tra i maggiori teologi che hanno riflettuto approfonditamente sul pensiero
teologico di Rosmini sono da segnalare senza dubbio G. Lorizio e A. Staglianò.

13
guarda l’ambito di ricerca convergente qui indicato e succes- cristiana. Mentre la concentrazione sull’evento pasquale fa emergere,
sivamente svolto: in modo originale, la dinamica della dedizione, della kenosi (nella luce
dell’inno paolino di Fil 2) e della reciprocità come espressioni costitutive
b) La coscienza di Cristo. In tale contesto, emerge nel Novecento, in dell’essere-persona di Gesù, e, nella luce della rivelazione trinitaria che
ambito cristologico, la questione della coscienza (a livello psico- in Lui escatologicamente si realizza, delle Persone divine. Con evidenti
logico) o dell’io (a livello ontologico) di Cristo: si può parlare – ci ripercussioni a livello antropologico [corsivo nostro]3.
si chiede – di una coscienza umana di Gesù Cristo? E di una sua
crescita storica? E come comporre la sua coscienza di vero uomo I passaggi che riteniamo fondamentali (e che per questo
con l’Io del Verbo, seconda persona della Trinità? c) Dio è sog- saranno ripresi in altri saggi della presente curatela), riguardo
getto? Di qui il tema della coscienza e quello dell’io si spostano all’apporto di Rosmini sul simbolico, i quali, collocati nella glo-
in Dio: di cui – ci si chiede – si devono predicare una o più co- balità della sua opera, esplicitano una filosofia della religione e
scienze, uno o più Io? In altri termini, le nozioni di coscienza e una teologia fondamentale e sistematica, sono i seguenti:
di io attengono il livello della natura divina o quello delle per-
sone? Anche il tema della libertà acquista in tale contesto nuovo La parte razionale dunque, e la parte arcana e simbolica della no-
interesse, in ambito sia cristologico che trinitario. Come intendere tizia e del culto di Dio rivelato da Dio stesso agli uomini fino dai
infatti, la libertà umana e filiale di Gesù? E come parlare di libertà primissimi tempi che dovevano rimanere unite furono divise dal-
non solo di Dio (rispetto alla creazione) ma anche in Dio (nelle re- la debolezza dell’umano ingegno: così si corruppe la cognizione
lazioni tra le tre divine persone)? 2.2.3. Nuovi orizzonti Lo svilup- di Dio. Alcuni, sopra tutto la moltitudine, preferì il simbolo sensi-
po filosofico moderno sembra dunque scavare un solco profondo bile: privati così dell’elemento razionale, il fondo, su cui il simbo-
tra la teologia trinitaria – che continua a usare, in rapporto a Dio, lo s’appoggiava, perduto di vista il significato, e con esso smarrita
il linguaggio metafisico classico della sostanza e delle persone – la norma che dava ordine ed unità al simbolo stesso, comparve il
e l’antropologia filosofica che interpreta l’uomo nei termini della politeismo, al che principalmente contribuirono oltre le imagina-
soggettività, della coscienza, della libertà, della storicità e dell’in- zioni popolari, i poeti che ne raccolsero e ampliarono i miti, e s’u-
tersoggettività. Non mancano i tentativi di applicare a Dio stesso surparono a un tempo stesso, l’ufficio d’iniziatori e di sacerdoti.
il concetto di soggettività, sia in ambito filosofico (così Fichte e […] Non si può dall’uomo naturalmente vedere il nesso tra questa
Hegel) sia anche in ambito teologico (così Rosmini, Bulgakov e vita, e l’essere puro. […] L’ultima parola della filosofia fu quella di con-
Barth) e di pensare la libertà di Dio o, meglio, Dio come libertà in fessare la propria impotenza e di dovere aspettare, come disse Platone,
rapporto alla creazione e alla storia (da Schelling a Pareyson). Ma un mezzo dal Cielo. Allora fu maturo il tempo: e gli uomini tutti furono
si affaccia anche la questione, sollevata ad esempio da Rahner, se illuminati dal Cristo. […] V’ebbe dunque e dovea esserci una parte mi-
il concetto di persona, ormai connotato dalla definizione dell’au- steriosa nella cognizione di Dio che era tale per sua natura, e v’ebbe un
tocoscienza, sia ancora applicabile al Dio trinitario per esprime- mistero fittizio opera dell’umana impostura; v’ebbero de’ simboli sacri
re la verità espressa dal dogma. Intanto, nel corso del Novecento, convenienti alla divinità istituiti da Dio o da uomini santi, e degli altri
le filosofie dialogiche, personalistiche, dell’alterità, così come l’emerge- sopraggiunti dalla passione e dalla superstizione, che cessando d’essere
re del tema della differenza sessuale, spingono a integrare le conquiste
positive del pensiero moderno – liberandole dalla deriva soggettivistica 3
P. Coda, Dalla Trinità. L’avvento di Dio tra storia e profezia, Città Nuova,
e immanentistica – nell’antropologia teologica e filosofica d’ispirazione Roma 2012, 533-534.

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simboli, presero il luogo di Dio stesso: la notizia di Dio, rimasta tra po- e corpo6) di pro-affezione/ente principio/subietto, ed auto-affezione/
chi, che la conservavano depositata ne’ più antichi monumenti, silenzio-
sa e timida non osò più uscire in pubblico [corsivo nostro]»4. 6
Benedetto XVI, papa, Deus caritas est, lettera enciclica, n. 7: «Le nostre
riflessioni, inizialmente piuttosto filosofiche, sull’essenza dell’amore ci hanno
ora condotto per interiore dinamica fino alla fede biblica. All’inizio si è posta la
Dal punto di vista della filosofia della religione e della teo- questione se i diversi, anzi opposti, significati della parola amore sottintendes-
logia fondamentale e sistematica si ricava: sero una qualche unità profonda o se invece dovessero restare slegati, l’uno ac-
canto all’altro. Soprattutto, però, è emersa la questione se il messaggio sull’a-
a) la cognizione di Dio ha una parte razionale ed una par- more, a noi annunciato dalla Bibbia e dalla Tradizione della Chiesa, avesse
te arcana e simbolica, che ha una dimensione antropologica qualcosa a che fare con la comune esperienza umana dell’amore o non si oppo-
nesse piuttosto ad essa. A tal proposito, ci siamo imbattuti nelle due parole
ed una dimensione teologica, ontologicamente inaccessibile fondamentali: eros come termine per significare l’amore “mondano” e agápe co-
all’uomo senza la rivelazione cristologica; me espressione per l’amore fondato sulla fede e da essa plasmato. Le due con-
b) il nesso tra la vita trinitaria e l’essere ontologico-antro- cezioni vengono spesso contrapposte come amore “ascendente” e amore “di-
scendente”. Vi sono altre classificazioni affini, come per esempio la distinzione
pologico è naturalmente inaccessibile all’uomo; tra amore possessivo e amore oblativo (amor concupiscentiae-amor benevolentiae),
c) la simbolica ha due fondamenti e una possibile dege- alla quale a volte viene aggiunto anche l’amore che mira al proprio tornaconto.
Nel dibattito filosofico e teologico queste distinzioni spesso sono state radica-
nerazione: 1) simbolica creaturale che è da articolarsi con la lizzate fino al punto di porle tra loro in contrapposizione: tipicamente cristiano
speculazione e riflessione propriamente teoretica, per evitare sarebbe l’amore discendente, oblativo, l’agápe appunto; la cultura non cristia-
na, invece, soprattutto quella greca, sarebbe caratterizzata dall’amore ascen-
sovrapposizioni e confusioni; 2) simbolica rivelata cristologico- dente, bramoso e possessivo, cioè dall’eros. Se si volesse portare all’estremo
trinitaria, che esige di essere compresa nell’esercizio credente questa antitesi, l’essenza del cristianesimo risulterebbe disarticolata dalle fon-
damentali relazioni vitali dell’esistere umano e costituirebbe un mondo a sé,
della ragione teologico-filosofica; 3) la degenerazione consiste da ritenere forse ammirevole, ma decisamente tagliato fuori dal complesso
nel fatto che l’umano ingegno, indebolito dal peccato, o cade dell’esistenza umana. In realtà eros e agápe – amore ascendente e amore discen-
dente – non si lasciano mai separare completamente l’uno dall’altro. Quanto
nel razionalismo oppure nel panteismo, abusando e snatu- più ambedue, pur in dimensioni diverse, trovano la giusta unità nell’unica re-
rando ora la capacità razionale ora la elaborazione simbolico- altà dell’amore, tanto più si realizza la vera natura dell’amore in genere. Anche
antropologica, conferendo ad entrambe o a una sola di queste se l’eros inizialmente è soprattutto bramoso, ascendente – fascinazione per la
grande promessa di felicità – nell’avvicinarsi poi all’altro si porrà sempre me-
due componenti capacità che appartengono solo alla simbolica no domande su di sé, cercherà sempre di più la felicità dell’altro, si preoccupe-
cristologico-trinitaria. rà sempre di più di lui, si donerà e desidererà “esserci per” l’altro. Così il mo-
mento dell’agápe si inserisce in esso; altrimenti l’eros decade e perde anche la
La proposta che qui viene indicata come ipotesi su cui la- sua stessa natura. D’altra parte, l’uomo non può neanche vivere esclusivamen-
vorare è la seguente: alla luce del terzo punto esposto sopra, te nell’amore oblativo, discendente. Non può sempre soltanto donare, deve an-
che ricevere. Chi vuol donare amore, deve egli stesso riceverlo in dono. Certo,
verificare la pertinenza dell’analogia/anagogia cristologica e l’uomo può – come ci dice il Signore – diventare sorgente dalla quale sgorgano
della simbolica nuziale-trinitaria, che viene emblematicamen- fiumi di acqua viva (cf. Gv 7,37-38). Ma per divenire una tale sorgente, egli
stesso deve bere, sempre di nuovo, a quella prima, originaria sorgente che è
te e sinteticamente esplicata nel seguente sintagma5, illustrato Gesù Cristo, dal cui cuore trafitto scaturisce l’amore di Dio (cf. Gv 19,34). I Pa-
nelle relazioni delle aree in cui è suddivisa la presente ricerca: dri hanno visto simboleggiata in vari modi, nella narrazione della scala di Gia-
cobbe, questa connessione inscindibile tra ascesa e discesa, tra l’eros che cerca
l’ordine nuziale simbolico-originario-sintesistico degli affetti (eros- Dio e l’agápe che trasmette il dono ricevuto. In quel testo biblico si riferisce che
philia-agápe, nella reciprocità del maschile e del femminile e di anima il patriarca Giacobbe in sogno vide, sopra la pietra che gli serviva da guancia-
le, una scala che giungeva fino al cielo, sulla quale salivano e scendevano gli
angeli di Dio (cf. Gn 28,12; Gv 1,51). Colpisce in modo particolare l’interpreta-
4
A. Rosmini, Del divino nella natura, EC vol. 20, Città Nuova, Roma 1991, zione che il Papa Gregorio Magno dà di questa visione nella sua Regola
nn. 112-114. pastorale. Il pastore buono, egli dice, deve essere radicato nella
5
Per la descrizione e la fondazione del presente sintagma rimando ai miei contemplazione. Soltanto in questo modo, infatti, gli sarà possibile accogliere
contributi nelle aree della presente curatela. le necessità degli altri nel suo intimo, cosicché diventino sue: per pietatis viscera

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ente termine/obietto è analogabile – inoggettivazione inclusa – al sin- to tra l’evangelii gaudium ed il nichilismo, in cui è urgente far
tesismo antropologico/triadico-cristologico/trinitario7. maturare un forte senso critico9. È constatabile come il nichili-
La presente curatela8 si prefigge di esprimere una rifles- smo, proprio di una certa parte dell’Occidente post-moderno,
sione di natura teologico-pratica, che costituisca sia un cor- si esprima, paradossalmente, ma solo in apparenza, mediante
retto e spendibile approccio educativo per coloro che operano la rimozione e il rifiuto della realtà della differenza, e, inoltre,
nella vita ecclesiale e sociale, espressivo del kairos evangelico mediante l’assurda pretesa di decidere non solo della differen-
per l’uomo di oggi, di fronte alla questione antropologica; sia za, ma anche della modalità di esercizio di tale differenza da
il frutto dell’acquisizione, comunque sempre in itinere, di una parte delle persone10.
capacità di sintesi tra i contenuti della teologia e l’esperienza Tale rimozione, tra nichilismo e neo-positivismo, ha una
personale-ecclesiale di chi scrive e del contesto di riferimento delle sue grandi origini nel pensiero del filosofo francese René
che ha generato il presente convegno e i suoi atti, nell’ottica di Descartes, a partire dal quale la realtà, che si concepiva come
una continuazione del cammino intrapreso. ciò che esiste, viene concepita come ciò che è pensato, e dun-
L’argomento trattato, infatti, ci coinvolge, in quanto par- que esisterà nella misura in cui è pensata. Il secolarismo in
tecipi di un contesto sociale segnato dal drammatico conflit- quanto possibile esito interno al pensiero cartesiano, così co-
me lo si vuole indicare in questa sede, andrebbe inteso come
in se infirmitatem caeterorum transferat. San Gregorio, in questo contesto, fa rife- avente condizione di possibilità in un approccio alla realtà a
rimento a san Paolo che vien rapito in alto fin nei più grandi misteri di Dio e partire dalla considerazione della stessa secondo la divarica-
proprio così, quando ne discende, è in grado di farsi tutto a tutti (cf. 2Cor 12,2-
4; 1Cor 9,22). Inoltre indica l’esempio di Mosè che sempre di nuovo entra nella zione fondamentale di res extensa e/o res cogitans. A partire da
tenda sacra restando in dialogo con Dio per poter così, a partire da Dio, essere tale visone gnoseologica si svilupperanno così (a rigore, si de-
a disposizione del suo popolo».
7
Altro sintagma fondamentale da dipanare a partire da quello principale
ve dire con una approssimazione molto ampia) due tendenze
qui enunciato è quello dei plessi decisione-legge e cultura-natura (considerando filosofico-culturali: una sarà il materialismo e l’altra l’ideali-
la natura e la persona alla luce del testo G. Piana, Persona, corpo, natura. Le radi-
ci di un’etica situata, Queriniana, Brescia 2016; a proposito della nozione di per-
sona e di dignità umana s’intende segnalare, ma non svolgere, la necessità di 9
Cf. Giovanni Paolo II, papa, Evangelium vitae, n. 95.
ri-articolare il rapporto del personalismo filosofico con la teologia trinitaria). Il 10
Cf. in particolare le catechesi di Giovanni Paolo II e Francesco sul matri-
superamento della fondazione anaffettiva delle scienze moderne per noi risie- monio e la famiglia. Su questi temi rimandiamo nello specifico ai due Sinodi
de nel passaggio dal versante della libertà come conseguenza della verità alla dei Vescovi del 2014 e 2015, cf. Pontificio Consiglio per la famiglia (ed.), Fami-
libertà come premessa della verità di eros-agápe. glia e Chiesa. Un legame indissolubile, LEV, Roma 2015, in particolare P. Sequeri e
8
In questa introduzione rivisitiamo, ri-comprendendo la morte in croce di l’“ermeneutica sapienziale della tradizione”, nel suo contributo alle pp. 475-
Cristo come estremo atto d’amore con il quale Cristo si unisce alla sua Chiesa 490, e all’attività dell’Istituto Giovanni Paolo II sul matrimonio e la famiglia,
ed il Padre ri-crea il mondo nel grembo dello Spirito del Figlio Risorto, la pri- della Pontificia Università Lateranense, segnalando in particolare queste pub-
ma parte della nostra tesi di Baccalaureato in Sacra Teologia, condotta sul pen- blicazioni, oltre che teologiche, anche segnatamente di confronto con la feno-
siero del teologo Balthasar, segnatamente sulla sua riflessione sul mysterium pa- menologia e la psicologia: J.M. Hernandez Castellon, Diferencia sexual y trascen-
schale. L’unione tra Cristo e la Chiesa è proprio fondato ed espresso dalla mor- dencia en la filosofia de Emmanuel Lévinas, Cantagalli, Siena 2014; M. Binasco, La
te, dal descensus ad inferos e dalla risurrezione di Cristo. L’Incarnazione e la Re- differenza umana. L’interesse teologico della psicoanalisi, Cantagalli, Siena 2013; G.
denzione esprimono la reciprocità del maschile e del femminile nella dimen- Marengo-F. Pesce (edd.), Creazione dell’uomo generazione della vita. In dialogo con
sione della paternità-maternità e della sponsalità. Tale elaborazione viene con- il pensiero di M. Henry, Cantagalli, Siena 2012; L. Melina, Cristo e il dinamismo
dotta alla luce di G. Mazzanti, Discesa agli inferi e dramma nuziale. Dall’abisso di dell’agire. Linee di rinnovamento della Teologia Morale Fondamentale, PUL-Mursia,
morte alle Nozze escatologiche. Una linea interpretativa, San Paolo, Cinisello Balsa- Roma 2001; G. Marengo-B. Ognibeni (edd.), Dialoghi sul mistero nuziale. Studi
mo (MI) 2011. Con sincerità occorre affermare che il presente volume è il frutto offerti al Cardinale Angelo Scola, PUL, Roma 2003. Tra gli enti pastorali che sul
degli anni di studio ed esperienze che in esso confluiscono e che hanno per- tema della famiglia elaborano proposte a nostro avviso significative rimandia-
messo che una iniziale intuizione, perseguita in modo sistematico nel corso de- mo a “Mistero grande”, fondato e guidato da Mons. Renzo Bonetti, cf. www.
gli anni, potesse diventare un più maturo nucleo semantico comunicabile. misterogrande.org.

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smo. Ridotto il pensabile alla res extensa in una delle correnti ti”, fino ad arrivare – come in effetti si arrivò con Spinoza alla
di pensiero, il positivismo e poi il neo-positivismo, ci si pone fine del XVII secolo – all’equazione tra Dio e il determinismo
la domanda sull’origine dell’uomo stesso; per rispondere si ri- geometrico delle leggi di natura: Deus sive natura. In tal modo,
corre all’evoluzionismo, nel quale un elemento fondamentale non solo si ponevano le basi per l’ateismo teoretico della mo-
è la lotta per la vita, la struggle for life. Da questa concezione dernità, ma si apriva la strada a quel programma anti-metafi-
si sviluppa l’attuale cultura di conquista, in cui la situazione sico e anti-religioso che caratterizza lo sfruttamento ideologico
a cui si arriva è quello dello stretto individualismo, l’uomo si della scienza moderna, che va sotto il nome di scientismo.
rinchiude in se stesso e in quello che gli conviene per conti- Si deve dire che anche in campo teologico la difficoltà a
nuare a vivere; questo individualismo di difesa, frutto della evitare sovrapposizioni tra secolarizzazione e secolarismo è
conquista, lo proietta nei suoi appetiti che di solito chiamiamo stato ed è argomento ampiamente sviluppato, discusso e stu-
idoli e che sono ciò che gli conviene. Così, anche con il con- diato: Battista Mondin12 ne parla utilizzando in merito l’espres-
fluire e il contribuire del pensiero di Hobbes e Locke, nasce la sione “ateismo cristiano”, studiando il fenomeno relativamen-
mentalità malthusiana e si giunge nel secolo XX a tutti quegli te ad autori quali Robinson, Cox, Van Buren, Altizer e Dewart,
atteggiamenti di tipo limitativo oppure di soppressione della e formulando riguardo al fenomeno stesso una valutazione
natalità, nel caso che essa non sia completamente finalizzata ai sui meriti e sulle critiche di fondo. Tra i meriti sono annove-
capricci egoistici di questo uomo concreto. Questo uomo, come rabili quelli che seguono: il farsi portavoce di alcune esigen-
abbiamo già ricordato, vive sì nella collettività, ma in quella ze fondamentali del nostro tempo, come la riespressione del
delle individualità egoiste che vedono solo il proprio interesse, messaggio evangelico e la laicizzazione della cultura; l’aver
rifiutando il benessere di coloro che non sono arrivati in cima, richiamato, seppur indirettamente, la Chiesa al suo compito
e si presentano come vincitori11. di animazione delle realtà temporali, specialmente attraverso
Un’altra componente che connota la cultura occidentale l’apostolato dei laici; il richiamo alla dottrina dell’ineffabilità
a partire dalla modernità è il contributo offerto dalla scienza di Dio (quando afferma la priorità della storia sulla metafisica,
sperimentale, che ha in Galileo Galilei il proprio antesignano se con tale priorità vuole riferirsi al primato della grazia sulla
e precursore. Occorre distinguere tra il metodo sperimentale, natura, e quando afferma la centralità del cristocentrismo). Le
una vera e propria conquista del sapere umano, e il suo inap- critiche di fondo che Mondin porta all’“ateismo cristiano” ver-
propriato impiego anche in altri campi del sapere. Nel cor- tono sull’individuazione di due presupposti, che, a suo avviso,
so dei secoli, infatti, il diffondersi dello scientismo ha messo soggiacciono alla teologia degli atei cristiani, e che non posso-
in luce di avere una delle proprie cause nell’errata e scorretta no essere accettati senza travisare la correttezza del teologare:
affermazione dell’apoditticità delle dimostrazioni fisico-mate- l’impossibilità per l’uomo moderno di credere a Dio; la defor-
matiche: il rischio è quello di svalutare la Rivelazione come via mazione sostanziale del cristianesimo, subita attraverso i secoli
privilegiata aperta all’uomo di fede per attingere alla mente e o per colpa dell’ellenizzazione o per altre cause.
al cuore di Dio, unica depositaria della verità assoluta per il Così si esprime Cornelio Fabro riguardo alla teologia della
credente. Per ciò stesso il rischio può diventare quello di con- morte di Dio:
cepire la fede neo-agnosticamente come “rifugio degli ignoran-

11
Cf. J.L. Barragán, Teologia e medicina, EDB, Bologna 2001, 39-43. 12
Cf. B. Mondin, I teologi della morte di Dio, Borla, Torino 1968, 146-179.

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Il progetto della Death-of-God Theology di ritrovare Dio accettando coniugazione della sapienza della croce e dell’astuzia della
la piattaforma della negazione di Dio del pensiero e del mondo ragione, che rende incisiva una teologia del Crocifisso per-
contemporaneo, è illusoria e impossibile, è un “progetto di dispe- ché condotta mediante lo strumento della filosofia realistica
razione” fondato sulla pretesa di poter risuscitare tornando al vele- dell’essere15.
no che ha dato la morte. Se si vuol dire che questo tipo di teologia Scrive san Giovanni Paolo II che, se compito importante
può avere qualche efficacia apologetica per suscitare l’interesse dei della teologia è l’interpretazione delle fonti, impegno ulterio-
problemi religiosi in certi ambienti meno sensibili alle questioni di re e anche più delicato ed esigente è l’elaborazione dell’intel-
fondo, questo è questione di gusti e di circostanze: ma si tratta di lectus fidei. L’intellectus fidei richiede l’apporto di una filosofia
un metodo privo di qualsiasi consistenza sia teologica come spe- (dell’essere/della persona), che consenta innanzitutto alla te-
culativa. La “morte di Dio” è semplicemente la conclusione logica ologia dogmatica di svolgere le sue funzioni16. Il pragmatismo
del principio d’immanenza che è un principio in sé senza senso, dogmatico degli inizi di questo secolo, secondo cui le verità
privo di qualsiasi intenzionalità; perché il nulla di cui è plasmata la di fede non sarebbero altro che regole di comportamento, è
coscienza, non può che attirare nel nulla la coscienza stessa dopo già stato rifiutato e rigettato; ciò nonostante, rimane sempre
ogni sua sortita, anzi, non si comprende come, a partire dal “cogi- la tentazione di comprendere queste verità in maniera pu-
to-volo” vuoto, la coscienza possa mai riuscire a darsi un “mon- ramente funzionale. Se l’intellectus fidei vuole integrare tut-
do”: il mondo diventa allora un aggressore esterno che tuttavia ta la ricchezza della tradizione teologica, deve ricorrere alla
non si capisce come possa strapparla a quel nulla costitutivo” 13. filosofia che dovrà essere in grado di riproporre il problema
dell’essere secondo le esigenze e gli apporti di tutta la tra-
Non si vuole né si deve qui entrare nel merito del con- dizione filosofica, anche quella più recente. La filosofia, nel
fronto teoretico che depone con certezza o meno a favore del- quadro della tradizione cristiana, è una filosofia dinamica
la veridicità delle valutazioni di Mondin e di Fabro, e neppu- che vede la realtà nelle sue strutture ontologiche, causali e
re si intende avviare un confronto tra il quadro epistemico- comunicative: essa trova la sua forza e perennità nel fatto di
speculativo del Fabro e quello di Blondel (quadro, quest’ulti- fondarsi sull’atto stesso dell’essere, che permette l’apertura
mo, che rifiuta anch’esso il principio d’immanenza e propone piena e globale verso tutta la realtà, oltrepassando ogni limite
il modello dell’immanenza14) confronto, questo, che abbiamo fino a raggiungere Colui che a tutto dona compimento. Quan-
intrapreso nell’ambito di altre attività; tuttavia, ciò che qui si to viene qui proposto è la rilettura e rielaborazione di tale
ha di mira è mostrare come, per poter parlare della nuzialità eredità mediante la riflessione teologica condotta a partire
trinitaria (incluso in essa il mistero pasquale e la “morte di dall’originaria struttura metafisico-affettivo-simbolica della
Dio”) come luogo originario della salvezza, della rivelazione coscienza credente17. Nella teologia, che riceve i suoi princi-
e della teologia, come fa von Balthasar, sia necessario sgom- pi dalla Rivelazione quale nuova fonte di conoscenza, questa
brare il campo da semantizzazioni equivoche dell’espres-
sione “morte di Dio”. A tal fine si ritiene imprescindibile la 15
Cf. P. Coda, Sapienza della Croce e astuzia della ragione. Ovvero: teologia del Cro-
cifisso e filosofia dell’essere, in «Aquinas», Anno XLIV, 2001, Fascicolo 1, 159-174.
16
Cf. S.F. Tadini, Il problema di Dio nella metafisica rosminiana, Vita e Pensie-
13
C. Fabro, La teologia nel contesto della filosofia del nulla, in AA. VV., Teologia ro, Milano 2015.
del rinnovamento, Cittadella, Assisi 1969, 613-614. 17
Cf. F. Bellelli, Etica originaria e assoluto affettivo. La coscienza e il supera-
14
Cf. G. Ruggieri, Teologia fondamentale, in AA. VV., Il nuovo dizionario di mento della modernità nella teologia filosofica di Antonio Rosmini, Vita e Pensiero,
teologia, Edizioni Paoline, Roma 1985, 1756-1758. Milano 2014.

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prospettiva trova conferma secondo l’intimo rapporto tra fe- concetto “morte di Dio” e un ampio spazio dato al mistero del
de e razionalità metafisica18. Sabato Santo. Le cinque sezioni nelle quali è suddiviso l’arti-
Proprio in queste parole è rinvenibile, a nostro avviso, il pun- colo costituiscono il tentativo di una penetrazione teologica
to di raccordo tra la riflessione dogmatica e la pastorale. La rifles- dei singoli misteri della salvezza nella loro concretezza incar-
sione qui proposta, infatti, da parte sua, ci sembra che riesca ad natoria. Tale percorso vuole evitare di cadere in interessi sto-
essere svolgimento ed approfondimento corretto della teologia ricizzanti e ateologici, e si prefigge inoltre di non perdere di
dogmatica, in quanto si avvale, con creatività e nella fedeltà alla vista il fondamento trinitario e quindi funzionale dell’opera di
tradizione, della filosofia e delle scienze umanistiche. Mediante Gesù: ciò che si vuole evidenziare è l’aspetto relazionale tri-
l’approccio analogico alla cristologia, approccio secondo il quale nitario della sua persona23. Ci avvaliamo di questo contributo
si verifica la possibilità che nella morte di croce si abbia l’espres- per il fatto che a detta di autorevoli teologi, tra tutti P. Sequeri
sione adeguata dell’amore trinitario in una creatura, la nuzialità e M. Ouellet, esso costituisce un apax della teologia contempo-
trinitaria-“morte di Dio” si svela e si lascia interpretare come il ranea, e noi intendiamo mettere a confronto e correlare que-
luogo dove la legge stessa della analogia (similitudo nella maior sto apax con la riflessione di Rosmini riguardo alla simbolica
dissimilitudo) ha il suo compimento, in quanto nella nuzialità tri- trinitario-nuziale.
nitaria-“morte di Dio” stessa si ha la perfetta similitudo dell’amore Nella prima sezione di Mysterium paschale, centrata sull’il-
trinitario nella dissimilitudo della de-formità provocata dal pecca- lustrazione dell’ordinamento dell’incarnazione alla passione,
to19. La pastorale, da parte sua, trova nella lettera enciclica Fides si vuole far cogliere il ruolo centrale del Triduum mortis in tut-
et ratio che «l’accettazione della dimensione spirituale della salu- ta la teologia. Ciò viene compiuto attraverso un quadruplice
te nel pensiero attuale apre un campo molto vasto alla pastora- passo: in primo luogo viene astrattamente considerata l’econo-
le, poiché amplia l’orizzonte del senso totale dell’esistenza, della mia salvifica, in secondo e terzo luogo viene rispettivamente
sofferenza, della morte e del dolore»20. È compito, infatti, della pa- interrogata la Scrittura e la tradizione, infine ci si concentra sul
storale rispondere al pensiero scientista e proporre la spiritualità problema della kenosi. Quello che qui viene svolto è lo svilup-
cristiana della morte e risurrezione di Cristo come significato uni- po della riflessione sulla kenosi nei termini della identità del-
ficante degli aspetti fisici, psichici e sociali dell’uomo per costruire la nuzialità trinitaria in quanto relazione. La kenosi, in quanto
realmente la sua salute, nell’integralità della visione antropologi- espressiva dell’assoluto affettivo, lo rivela come agápe divina
ca propria della prospettiva cristiana sulla persona umana21. (che è anche eros e philia) manifestativa di una reciprocità ori-
In Mysterium paschale22 von Balthasar vuol mostrare la sua ginaria: quella del maschile e del femminile. L’articolazione
immagine della morte di Cristo. Il testo rivela la centralità del teologico-metafisica di tale reciprocità simbolica è quella delle
seguenti coppie di reciprocità (anche da interpretarsi in senso
a-simmettrico, non solo simmetrico): nella riflessione di Se-
18
Cf. Giovanni Paolo II, papa, Fides et ratio, n. 97.
19
Cf. P. Martinelli, La morte di Cristo come rivelazione dell’amore trinitario nel-
queri la coppia di pro-affezione/auto-affezione; nella riflessio-
la teologia di Hans Urs von Balthasar, Jaca Book, Milano 1996, 116. ne di Rosmini ente principio/ente termine e subietto/obietto.
20
J. L. Barragán, Teologia e medicina, cit., 55-56. Tale coppie teoretiche della reciprocità originaria dell’assoluto
21
Ivi. Cf. anche M. Reichlin (ed.), Salute e salvezza, Glossa, Milano 2008 e
M. Chiodi-M. Reichlin, Morale della vita. Bioetica in prospettiva filosofica e teologi- affettivo permettono di sondare la simbolica cristologico-tri-
ca, Queriniana, Brescia 2017.
22
H.U. von Balthasar, Mysterium paschale, in AA. VV., Mysterium salutis,
vol. 6, Queriniana, Brescia 1971, 170-412. 23
Cf. H.U. von Balthasar, Mysterium paschale, cit., 202-203.

24 25
nitaria in termini teologico-nuziali, propiziando l’applicazio- evidenzia il carattere “passionale” della passione stessa26. Il
ne analogica di similitudo/imago e dissimilitudo dell’ontologia senso della vita terrena, lungo tutta la durata di questa, rimane
triadica all’antropologia, e dell’ontologia trinitaria alla cristo- nascosto e non ancora deciso, a tal punto che soltanto il morto,
logia. Luogo precipuo del simbolico proprio della rivelazione nel giudizio di Dio, riceve il suo orientamento definitivo: an-
è manifestare come la redenzione sia realizzativa di una ela- che la salvezza dell’uomo in Cristo ha il suo avvenimento deci-
borazione antropologica del simbolico conforme alla nuzialità sivo non già nell’atto dell’incarnazione (intesa in senso esclusi-
cristologico-trinitaria (il peccato è proprio ciò che impedisce vo) o nella continuità della vita mortale, ma solo nello iato del-
questa trasposizione simbolica e vi si oppone)24. Tutto quanto la morte. Ciò viene confermato dalla Scrittura in diversi modi.
suesposto da qui in avanti si ritiene condensato nel seguente Gli Evangeli stessi sono narrazioni della passione con una lun-
sintagma: ordine nuziale simbolico-originario-sintesistico de- ga introduzione; Balthasar, inoltre, mostra come sia necessaria
gli affetti (eros-philia-agápe, nella reciprocità del maschile e del la prospettiva del compimento per scorgere la convergenza di
femminile) di pro-affezione/ente principio/subietto, ed auto- tutta l’esistenza “tipologica” di Israele verso il Triduum mortis.
affezione/ente termine/obietto, analogabile al sintesismo an- È mostrato, ancora, come per Paolo la croce è il punto cardine
tropologico/triadico-cristologico/trinitario25, nella quale si della storia del mondo, in quanto riconcilia “eletti” e “non elet-
ti” nel corpo del crocifisso; la croce è il punto centrale di tutta
24
Cf. P. Sequeri, Ritrattazioni del simbolico, Cittadella, Assisi 2012. la predestinazione e la creazione del mondo, in virtù del nostro
25
Il riferimento magisteriale che delimita a nostro avviso questa teoresi è essere stati predestinati a diventare figli di Dio nel sangue di
costituito da Benedetto XVI, papa, Deus caritas est, lettera enciclica, qui in parti-
colare, nn. 8-9: «Abbiamo così trovato una prima risposta, ancora piuttosto Cristo prima della fondazione del mondo stesso27. Riguardo al-
generica, alle due domande suesposte: in fondo l’“amore” è un’unica realtà, la conferma della tradizione si constata che difficilmente si può
seppur con diverse dimensioni; di volta in volta, l’una o l’altra dimensione può
emergere maggiormente. Dove però le due dimensioni si distaccano completa-
trovare un’altra affermazione teologica, nella quale l’Oriente è
mente l’una dall’altra, si profila una caricatura o in ogni caso una forma ridutti- concorde con l’Occidente, come quella secondo cui l’incarna-
va dell’amore. E abbiamo anche visto sinteticamente che la fede biblica non co-
struisce un mondo parallelo o un mondo contrapposto rispetto a quell’origina-
rio fenomeno umano che è l’amore, ma accetta tutto l’uomo intervenendo nella tà muove il mondo –, ma essa stessa non ha bisogno di niente e non ama, soltan-
sua ricerca di amore per purificarla, dischiudendogli al contempo nuove dimen- to viene amata. L’unico Dio in cui Israele crede, invece, ama personalmente. Il
sioni. Questa novità della fede biblica si manifesta soprattutto in due punti, che suo amore, inoltre, è un amore elettivo: tra tutti i popoli Egli sceglie Israele e lo
meritano di essere sottolineati: l’immagine di Dio e l’immagine dell’uomo. Vi è ama – con lo scopo però di guarire, proprio in tal modo, l’intera umanità. Egli
anzitutto la nuova immagine di Dio. Nelle culture che circondano il mondo del- ama, e questo suo amore può essere qualificato senz’altro come eros, che tuttavia
la Bibbia, l’immagine di dio e degli dei rimane, alla fin fine, poco chiara e in sé è anche e totalmente agápe. Soprattutto i profeti Osea ed Ezechiele hanno descrit-
contraddittoria. Nel cammino della fede biblica diventa invece sempre più chia- to questa passione di Dio per il suo popolo con ardite immagini erotiche. Il rap-
ro ed univoco ciò che la preghiera fondamentale di Israele, lo Shema, riassume porto di Dio con Israele viene illustrato mediante le metafore del fidanzamento e
nelle parole: “Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno solo” (Dt del matrimonio; di conseguenza, l’idolatria è adulterio e prostituzione. Con ciò
6,4). Esiste un solo Dio, che è il Creatore del cielo e della terra e perciò è anche il si accenna concretamente – come abbiamo visto – ai culti della fertilità con il loro
Dio di tutti gli uomini. Due fatti in questa precisazione sono singolari: che vera- abuso dell’eros, ma al contempo viene anche descritto il rapporto di fedeltà tra
mente tutti gli altri dei non sono Dio e che tutta la realtà nella quale viviamo ri- Israele e il suo Dio. La storia d’amore di Dio con Israele consiste, in profondità,
sale a Dio, è creata da Lui. Certamente, l’idea di una creazione esiste anche altro- nel fatto che Egli dona la Torah, apre cioè gli occhi a Israele sulla vera natura
ve, ma solo qui risulta assolutamente chiaro che non un dio qualsiasi, ma l’unico dell’uomo e gli indica la strada del vero umanesimo. Tale storia consiste nel fatto
vero Dio, Egli stesso, è l’autore dell’intera realtà; essa proviene dalla potenza che l’uomo, vivendo nella fedeltà all’unico Dio, sperimenta se stesso come colui
della sua Parola creatrice. Ciò significa che questa sua creatura gli è cara, perché che è amato da Dio e scopre la gioia nella verità, nella giustizia – la gioia in Dio
appunto da Lui stesso è stata voluta, da Lui “fatta”. E così appare ora il secondo che diventa la sua essenziale felicità: “Chi altri avrò per me in cielo? Fuori di te
elemento importante: questo Dio ama l’uomo. La potenza divina che Aristotele, nulla bramo sulla terra... Il mio bene è stare vicino a Dio” (Sal 73 [72], 25.28)».
al culmine della filosofia greca, cercò di cogliere mediante la riflessione, è sì per 26
Cf. H.U. von Balthasar, Mysterium paschale, cit., 172.
ogni essere oggetto del desiderio e dell’amore – come realtà amata questa divini- 27
Cf. Ef 1,4ss.

26 27
zione è avvenuta in vista della redenzione dell’umanità sulla vicendevole, l’opposizione tra una teologia crucis e una teologia
croce28. Prima di analizzare e mostrare, nella seconda sezione, gloriae29 in prospettiva apocalittica come dal volume sull'azione
la “morte di Dio” come luogo originario della salvezza, della di Teodrammatica di Balthasar. Le ultime tre sezioni sono rispet-
rivelazione e della teologia, Balthasar offre una rassegna, dalla tivamente dedicate ad ognuno dei giorni del Triduum mortis: il
patristica alla contemporaneità, sulla teologia della passione, cammino verso la croce (venerdì santo), il cammino verso i mor-
della discesa agli inferi e della risurrezione: ne emerge com- ti (sabato santo) e il cammino verso il Padre (pasqua).
plessivamente un sempre labile equilibrio tra la devozione per- Il cammino verso la croce considera l’esistenza di Gesù se-
sonale e concreta alla passione e l’astratta visione economico- condo quattro modalità: esistenza nella kenosi come obbedien-
universale della croce come culmine di tutta l’opera redentri- za fino alla morte di croce; esistenza nella coscienza dell’ora
ce e rivelatrice del Dio trinitario. L’intenzione di Balthasar in che viene; esistenza come anticipazione della passione ed esi-
questa sede è quella di fondare e approfondire teologicamente stenza nel prender-con-sé. Approfondita è l’analisi dell’“ora”
l’equilibrio tra questi due aspetti. di Gesù: dall’Eucaristia al rapporto tra croce, Chiesa e Trini-
Per offrire uno sguardo concreto sulla incisività spirituale tà si passa attraverso la solitudine del giardino degli ulivi, la
della connessione dei misteri della salvezza, si articola la secon- consegna, il processo e la crocifissione. Questi eventi salvifici
da sezione a partire dall’incommensurabilità tra la morte di un mostrano la serietà assolutamente esistenziale del “pro me”,
uomo (per definizione è la fine di un uomo senza possibilità di che viene mantenuta integra soltanto quando il peccatore
ritorno) e ciò che noi chiamiamo risurrezione. Tale iato introdu- comprende di essere, in questo “pro me” della consegna di
ce nella “parola della croce” e nella sua logica (che, come si illu- Cristo, sempre già assunto e consegnato da questo amore tri-
strerà, è una logica da noi interpretata come nuzialità trinitaria) nitario (sotto questo punto di vista, del nostro sintagma emer-
e su tale iato è gettabile un ponte non dalla filosofia (che comun- ge in questa angolazione la reciprocità e differenza tra e del
que può misurarsi con il silenzio incommensurabile della croce sintesismo triadico e trinitario). La fede si presenta, in questo
stessa), quanto piuttosto, tramite un approccio esperienziale (a quadro riflessivo, come ratifica di ciò che Dio ha compiuto: è
partire dai due testamenti), dalla kenosi estrema della morte del autoconsegna alla Trinità. Per Balthasar è importante sottoli-
Figlio sulla croce (luogo espressivo del sintagma suesposto) con neare quest’aspetto in quanto la tendenza antropocentrica non
attenzione alla considerazione delle modulazioni di eros-philia- può mai riuscire a tenere aperto il sottofondo trinitario della
agápe. In essa risulta radicalmente superata, senza confusione croce: solo orientando in direzione della Trinità ogni dimen-
sione cristologica e soteriologica il credente corrisponde al-
28
Su questo punto si consideri in particolare l’opera del teologo ortodosso le grandi interpretazioni della croce di Paolo e Giovanni: «la
J. Zizioulas, L’essere ecclesiale, Qiqajon, Biella 2007; Id., Il creato come eucaristia.
Approccio teologico al problema dell’ecologia, Qiqajon, Biella 2000; Id., Comunione e croce del Figlio è rivelazione dell’amore del Padre e lo sfogo
alterità, Lipa, Roma 2016. A questo autore (al quale il gran cancelliere della Fa- cruento di quest’amore sulla croce trova il suo adempimen-
coltà Teologica dell’Italia Settentrionale Card. A. Scola ha conferito la laurea
honoris causa), tra gli altri, la Scuola di Bologna, in riferimento a G. Dossetti, G.
to interiore attraverso l’effusione del suo Spirito comune nei
Alberigo e A. Melloni, riserva una particolare attenzione. Altro autore per un cuori degli uomini»30.
confronto con il mondo della teologia orientale è C. Yannaràs, di cui si conside-
ra in particolare, Variazione sul Cantico dei cantici, Qiqanon, Biella 2012; Id., La
fede dell’esperienza ecclesiale. Introduzione alla teologia ortodossa, Queriniana, Bre- 29
Su questo tema, così frequentato dalla teologia riformata rimandiamo a
scia 1993; Id., Verità e unità della Chiesa, Servitium, Sotto il Monte 2015; inoltre si un significativo e sanamente pro-vocante testo di W. Kasper, Martin Lutero.
veda anche S. Mazzer, “Li amò fino alla fine”. Il Nulla-Tutto dell’amore tra filosofia, Una prospettiva ecumenica, Queriniana, Brescia 2016.
mistica e teologia, Città Nuova, Roma 2014. 30
H.U. von Balthasar, Mysterium paschale, cit., 288.

28 29
Il cammino verso i morti viene presentato attraverso alcu- la Chiesa stessa: la liberazione cristiana sia del Cristo che dei
ne osservazioni metodologiche preliminari, nelle quali si pre- cristiani procede dal Padre ed è opera sua; essa è stata perfet-
cisa di voler interrogare le fonti bibliche per chiarire in che mi- tamente realizzata da Gesù Cristo come Figlio di Dio nella sua
sura l’espressione descendit ad infera può essere considerata una santa umanità glorificata, che dà il via all’attuazione di questo
interpretazione valida delle affermazioni bibliche della morte processo nel cristiano stesso; la sua realtà attuale e la sua at-
e resurrezione di Cristo. La disamina dei testi scritturistici nei tuazione futura nel cristiano dipende dall’inabitazione dello
quali si affronta il tema del rapporto tra Cristo e il regno dei Spirito Santo come principio dell’accettazione cristiana a figli31.
morti conduce a vagliare criticamente la tradizione teologica L’autotestimonianza del risorto, considerata nel suo contenu-
dalla fine del primo secolo ad oggi, per verificare quali elemen- to concreto, porta a comprendere le apparizioni nel loro scopo
ti debbono essere mantenuti e valorizzati e quali invece deb- costitutivo: la missione e l’edificazione della Chiesa. L’aporia
bono essere messi da parte (ad esempio il rivestimento miti- dell’esegesi riguardo all’affermazione teologica fondamentale
co della lotta nell’Ade). La solidarietà di Gesù morto in croce verte sulla simultanea e non univocizzabile storicità e meta-
con tutti gli altri uomini morti implica la solidarietà nello sheol storicità dell’evento della risurrezione. Balthasar non vuole
veterotestamentario, come stato di indeterminatezza in cui la sviluppare in questa sede tutte le questioni esegetiche e discu-
condizione di morte del Figlio di Dio può essere approcciata terle con metodo esegetico, ma il suo intento è semplicemente
in tre modalità differenti: l’esperienza della “seconda morte” quello di far apparire la vicendevole dipendenza di esegesi e
(laddove appare per la prima volta il concetto neotestamenta- di teologia, prendendo come spunto alcuni esempi più signi-
rio di inferno); l’esperienza del peccato in quanto tale (con cui ficativi. Gli aspetti teologici del paradosso che è la fede, ven-
riceve la propria collocazione il teologumeno del “descensus in gono scomposti figurativamente, per dare il giusto spazio alla
quanto trionfo”); l’esperienza della morte di Cristo secondo necessità della simbolizzazione ai fini della libertà della rispo-
l’unica interpretazione complessivamente possibile, cioè quella sta di fede.
trinitaria. Anche qui vengono criticamente vagliate le numero- L’evento della risurrezione, lo stato del Risorto e la fonda-
se tradizioni per essere ricomposte in maniera diversa da quel- zione della Chiesa conducono il credente ad un’esistenza di-
la abituale: dall’analisi condotta sul sabato santo e sulla discesa namica: davanti al Triduum paschale, come “prima faccia” della
agli inferi come “scioglimento dei vincoli” si è portati a rifiuta- salvezza dell’anima e della liberazione individuale dal mondo
re qualsiasi tentativo teologico o impazienza religiosa che vor- cattivo e dietro di esso, come “seconda faccia” dell’anticipa-
rebbero erroneamente anticipare da pasqua al venerdì santo il zione escatologico-terrena, della umanizzazione e socializza-
frutto della redenzione eterna operata dalla passione tempora- zione dell’umanità, e della pace della creazione tutta32. Que-
le: l’opera di Cristo nell’Ade è nel medesimo istante comunica- ste due facce del Triduum paschale, in particolare la seconda,
zione della salvezza e proclamazione della risurrezione. saranno oggetto e stimolo delle riflessioni esposte nei capitoli
Il cammino verso il Padre verte sull’affermazione teologica successivi. In particolare si intende mostrare come la “prima
fondamentale, quella della conoscenza universale di fede della faccia” del Triduum paschale costituisca il fondamento teolo-
risurrezione stessa di Gesù. Essa viene contestualizzata nella gico del profilo dei valori antropologico-soprannaturali rela-
situazione esegetica e nella scomposizione figurativa dei suoi
aspetti teologici. Il primato assoluto di quest’affermazione, 31
Cf. H.U. von Balthasar, Mysterium paschale, cit., 351-352.
professata dalla Chiesa in forma trinitaria, è il fondamento del- 32
Ibidem, 402-403.

30 31
tivi all’elemento primordiale dell’identità dell’"operatore” di insondabile della relazione intratrinitaria che, per e nell’amore
nuzialità trinitaria; mentre la “seconda faccia” costituisce il dello Spirito che spira tra il Padre e il Figlio, ha saputo caricar-
fondamento antropologico-creaturale relativo alla persona si di tutto l’orrore del negativo. Proprio l’orrore del negativo
umana e alla sua relazionalità (come strumento principale del- diviene, nel Sabato Santo, il luogo e lo spazio più divinamente
l’"operatore” di nuzialità trinitaria). manifestativo della comunicazione della salvezza e della pro-
Il tema della “morte di Dio” trova, nelle pagine dell’ar- clamazione della risurrezione.
ticolo considerato in questa sede, conferma di alcuni fattori- Questo mistero del silenzio di Dio contraddice anche il ten-
chiave della teologia di Balthasar: la kenosi riceve un approfon- tativo di ogni teologia negativa33 che riduca eccessivamente la
dimento notevole, come più avanti si intende mostrare, e una possibilità umana di comprendere il rivelarsi stesso di Dio. Se il
documentazione vasta. I guadagni propri di quest’opera per fare teologia, da un lato, non può pretendere di possedere e ra-
la nostra ricerca sono essenzialmente i seguenti: la proposta zionalizzare il mistero di Dio con presuntuose quanto inefficaci
della morte di Cristo come centro della soteriologia, del concetto speculazioni teologiche, dall’altro lato non può neppure esimer-
di rivelazione e quindi della teologia, e l’analisi del “descensus”. si dal condurre rigorosamente un discorso su Dio avvalendosi
La morte di Cristo come centro di soteriologia-rivelazione e anche della capacità riflessiva propria dell’uomo: la teologia ne-
teologia è veramente feconda e valida anche dal punto di vi- gativa, in altre parole, non giustifica il pessimismo della ragione
sta metodologico, al fine di rendere ragione dell’ordine nuzia- e neppure può essere addotta come motivazione teologica per
le simbolico-originario-sintesistico degli affetti. Le due triadi, avvallare il tentativo di fondazione di sé proprio del secolarismo
pro-affezione/ente principio/subietto, ed auto-affezione/en- post-moderno, che, in alcune sue forme ricorre a una determina-
te termine/obietto risultano in questa prospettiva la struttura ta configurazione del pensiero debole, rinunciante e talvolta av-
originaria triadico-trinitaria in grado di articolare sintesistica- verso alla metafisica tout court (compiendo in questo senso una
mente, cioè relazionalmente, l’antropologico, il cristologico e grossolana semplificazione), come via ad Deum per l’uomo con-
il pneumatologico nella identità e nella differenza. temporaneo. Tale chiarificazione, secondo l’avviso di chi scrive,
A tale proposito von Balthasar pone le basi per una corret- risulta importante per introdurre ad una lettura dell’articolo in
ta impostazione del problema di una teologia negativa che sia analisi che consenta la valorizzazione dei contributi in esso con-
realmente cristiana, e di una teologia della morte che non riduca tenuti per sollecitare l’uomo contemporaneo a porsi di fronte al
l’unicità dell’evento trinitario della Pasqua: affrontando il te- mistero centrale della fede cristiana.
ma del caricamento del peccato dell’uomo da parte di Gesù Le implicazioni sacramentali, etico-estetico-morali, giuridi-
per obbedienza al Padre, mostra come la Pasqua sia un mo- che, pedagogiche e psicologiche di tale prospettiva filosofico-
mento inserito nell’eternità delle pericoresi intratrinitarie. teologica qui configurata vengono delineate da ciascuna delle
Come secondo guadagno, è individuabile, nel Mysterium sezioni della presente curatela. Il mistero della morte di Cristo
paschale, il tema del Sabato Santo. Questo tema, in queste pagi- nella sua unicità è il fondamento del fare teologia: là dove la
ne, seppur considerato quasi esclusivamente in chiave di sote- parola si fa silenzio è data la totalità della rivelazione di Dio ri-
riologia, fa intravedere l’incidenza sul concetto di rivelazione volta all’uomo; la teologia trova in essa il suo centro costitutivo
che il mistero del Sabato Santo porta con sé; il silenzio di Dio,
l’andare di Cristo nel regno dei morti per obbedienza “cadave- 33
Cf. P. Martinelli, La morte di Cristo come rivelazione dell’amore trinitario,
rica” al Padre, sottrattosi alla vista del Figlio, rivela il mistero cit., 83-85.

32 33
permanente, che nessuna speculazione può superare. È precisa- in termini tali da superare, mediante, con P. Sequeri, l’ipotesi
mente dinanzi a questo silenzio dell’uomo che si rivela la simbo- dell’ontologia della pro-affezione (né coincidente con l’auto-
lica nuziale trinitaria: è davanti al silenzio della filosofia della re- realizzazione, né fondata sull’alterità), i due limiti intrinseci
ligione che l’opus theologicum ex auditu fidei esprime il logos della all’applicazione teologica della reciprocità disponibile nello
dinamica della rivelazione nella redenzione ed elevazione gra- schema trascendentale della correlazione (la libertà dell’uo-
ziosa dell’antropologico creaturale. La simbolica nuziale trini- mo e la rivelazione di Dio non sono esauribili dallo schema
taria, come evidenziato nella prima area, insieme alla simbolica soggetto-oggetto; l’attuazione della libertà non porta a com-
della generazione del Figlio, necessita di maggiore esplicitazio- pimento il soggetto senza l’effettività della temporalità e del-
ne nella storia della spiritualità e della pratica pastorale: si tratta la spazialità)35. Nella quarta area, infine, si vuole esprimere la
di un kairos che, nel rimando tra intersoggettività-triadica e peri- prospettiva filosofico-pedagogica conseguente, e nel contem-
coresi trinitaria, tramite il sintesismo necessita di essere adegua- po stimolante, l’approfondimento del sintagma individuato.
tamente compresa e valorizzata nella sua originarietà trinitaria e È una rinnovata attenzione all’inoggettivazione in quanto fa-
simbolica, comprese le sue implicazioni antropologiche34. Dalle coltà morale a costituire, insieme alla metafisica ontoprismati-
scienze scritturistiche, nella seconda area della presente curatela, ca, quell’humus che consente di ripensare al tema dell’identità
si evidenzia che nelle cose antiche e nuove del depositum fidei, (sessuata-sessuale), e al tema del ruolo di genere in modo tale
risiede la necessità di leggere l’imago divina impressa dall’incar- da superare la rimozione della differenza in un’ottica di com-
nazione nell’umano che ha in sé il potenziale per imprimere alla plementarietà (intendendo per complementarietà una gamma
svolta linguistica della filosofia del diritto la ulteriore e dirimen- di significati che alcune scuole di pensiero esprimono in ter-
te svolta affettiva (l’affectio iuris porta all’affective turn). Le virtua- mini linguistici differenti, mantenendo ferma, per parte nostra,
lità di tale svolta dell’estetica giuridica sono da costruire nell’ot- la consapevolezza che il conflitto delle interpretazioni non au-
tica della ridefinizione della consuetudine, come base dell’ethos torizza nessuno a scomunicare le rispettive grammatiche con-
della nuova epoca che inizia. La graziosità della salvifica giusti- cettuali, essendo che è necessario giungere, su questi temi, con
zia, nella terza area, è sondata in quanto registro teologico che Rosmini, ad una nuova koinè).
riscontra il proprio corrispettivo antropologico nella giustezza
dell’umano comune in quanto umanità del Verbo preesistente Fernando Bellelli
alla creazione, ed in questa grazia ascesa alla destra del Padre
nel Mysterium paschale.
L’operazione qui proposta è di determinare, in questo
modo, un’originale e ancora da valorizzare interazione tra la
Trinità immanente e la Trinità economica, esprimibile anche,
in termini anagogici, come inseità redentiva della creazione.
Non si tratta, in altri termini, di una posizione che sminuisce
l’antropologico, quanto piuttosto di una sua ri-comprensione

34
Cf. P. Ricoeur, La metafora viva. Dalla retorica alla poetica: per un linguaggio
della rivelazione, Jaca Book, Milano 2010. Sul rapporto tra simbolo e metafora ri- 35
Cf. P. Sequeri, Il sensibile e l’inatteso. Lezioni di estetica teologica, Querinia-
teniamo utile svolgere altre ricerche. na, Brescia 2016.

34 35

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