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34, 105-119;? North-Holland
VigiliaeChristianae Publishing 1980
Company
DI
Prima preme ancora vedere come Perpetua stessa viva fino in fondo la
sua pietas verso il padre, avvertendo peraltro che il rapporto tra padre e
figlia e l'unico che rimanga irrisolto nella <lotta? tra affettivita e fede
in questa Passio. Ma esso non resta inappagato a causa di una assenza di
pietas in Perpetua. Difatti ella conclude la narrazione del suo contrastato
rapporto col padre in atteggiamento di dolente partecipazione al dolore
del vecchio: ?sic dolui pro senecta eius misera.> 76 La pietas scatta peral-
tro quando il padre e ormai fissato definitivamente in una posizione di
solitudine, dopo l'abbandono e l'oltraggio subito da parte di quegli
stessi che prima l'avevano <<strumentalizzato>> e incoraggiato nell'azione
di dissuasione della figlia.77 Solo in questo momento la pietas, prima
invocata <<strumentalmente>> anche dal padre, puo sorgere del tutto pura
e senza remore, mitigando nel dolore di partecipazione l'eccezionalita
della fermezza della martire.
Ma l'uomo puo sanare il contrasto tra eccezionalita e <<misuramedia>>
solo, direi, soggettivamente, cioe avvertendo il dolore per l'umana irridu-
cibilita delle ragioni degli affetti alle ragioni della fede. C'e peraltro, e
ben documentato nella Passio Perpetuae, anche un altro modo di con-
ciliare le due posizioni, e questo e frutto dell'intervento del divino. Cosi
la divinita nella Passio Perpetuae non viene a rinforzare, con i suoi doni
soprannaturali, solamente 1'eccezionalita della figure dei martiri, ma si
preoccupa anche di salvaguardare la loro stessa <<misuramedia>, diffi-
cilmente da loro conservabile nella drammatica scelta tra martirio e
mondo; e di garantireloro la possibilita di restare fedeli ed esemplari nelle
loro convinzioni senza dover rinunciare all'affettivita umana.
Questo e rinvenibile soprattutto nel momento piu drammatico, che
due madri sono chiamate a vivere, cioe quello della scelta tra Dio e il
proprio figlio, la quale mette, pii d'ogni altra, in causa la coordinazione
tra soprannatura e natura. Cosi, alle esigenze naturali della madre, pre-
occupata di essere strappata al figlioletto,78 corrisponde la soluzione
inattesa: il permesso di tenerlo con se in carcere. Questo permesso, con-
ciliando le due esigenze della martire, le consente di gioire del martirio
stesso come della piu dolce delle situazioni naturali: ?et factus est mihi
carcer subito praetorium, ut ibi mallem esse quam alicubi>>.79
La preoccupazione materna emerge potente anche dopo il pronuncia-
mento della condanna ad bestias, quasi a ricordarci che il martirio, gia
intravisto come sicuro, non riesce a troncare gli affetti umani.80Ma il padre
ora nega il figlio alla madre: <dare noluit>>.8La situazione di dramma e
allora miracolosamente ed istantaneamente risolta da Dio: <Et quomodo
116 L. F. PIZZOLATO
Deus voluit, neque ille amplius mammas desideravit, neque mihi fervorem
fecerunt, ne sollicitudine infantis et dolore mammarum macerarer.>>82
II valore finale di <ne... macerarer>> rivela chiaramente l'intenzione del-
l'intervento miracoloso, agli occhi di Perpetua: esso non e ovviamente
casuale, ma nemmeno finalizzato alla gloria o alla magnificazione della
eccezionalita del martire, bensi a soddisfare l'affetto della donna e della
madre. Cosi si sanava una situazione tragica: il martirio di Perpetua, che
priva il piccino di protezione e di vita stessa, viene permesso da una nuova
paternita che Dio stesso si assume (vedasi la contrapposizione ravvicinata,
troppo per essere casuale, tra <<pater...noluit> e <<Deusvoluit>) e che
emancipa il figlio, sottraendolo alla necessita della dipendenza dalla
madre.
E infine anche il redattore (non solo quindi una possibile acuta sen-
sibilita femminile di Perpetua)83tiene a rilevare questo valore dell'inter-
vento divino, quando conclude la vicenda del parto di Felicita: <Ita enixa
est puellam, quam sibi quaedam soror in filiam educavit.>>84Ai fini
didattico-liturgici del testo martirologico poteva interessare l'episodio
del parto di Felicita, che le permise di affrontare il martirio con i suoi
compagni di prigionia,85ma non si vede quale importanza, nell'economia
della narrazione, potesse avere questo excursus finale sulla sorte della
piccina. A meno, appunto, di non spiegarlo con la preoccupazione del
redattore stesso per il rispetto verso la natura e la <<misuramedia>, che
viene anche qui garantito in maniera meno spettacolare che in Perpetua,
ma altrettanto provvidenziale. Anche qui l'eccezionalita eroica della
testimonianza e armonizzata, grazie all'azione divina, con la normalita
del corso della natura, affincheneanche un'ombra di male possa scaturire,
nemmeno come conseguenza inevitabile e involontaria, dalla piena bonta
del martirio.
E forse in quest'ottica del ristabilimento della ?misura media> va
guardato ancora l'inizio del c. 19: <Sed qui dixerat: 'Petite et accipietis',
petentibus dederat eum exitum quem quis desideraverat.>>86 Anche qui
mi pare che l'intervento divino serva a conciliare l'eroicita dura del mar-
tirio con l'affettivita, con le aspettative e anche con le paure dei martiri,
ripristinando nella sua completezza l'armonia di fede e natura.
Questi mi sembrano elementi da valutare secondo la loro giusta im-
portanza, non solo ai fini d'una piu piena comprensione letteraria del
testo, ma anche per cogliere piiu esattamente l'atmosfera teologica di
questa Passio africana, che spesso genericamentee collegata ad una forma
di cristianesimo tanto esigente da essere giudicato addirittura disu-
NOTE ALLA PASSIO PERPETUAE ET FELICITATIS 117
NOTE
56
ibid., 508. Successivamente(509-511), il Corsini analizza il parallelismointer-
correntetra visione del paradisoe liturgiadella messa.
57 Vedasiperaltrola criticadi E. Corsini,ibid.,492 n. 23.
58 J. Fontaine, Aspectset problemes...,85.
59 ibid., 86.
60
1,4 (pp. 4.6).
61
E. Corsini,Per una lettura..., 515.
62 Cf. Ad
Fortun.,13 (CCL 3,214). Usi analoghi sono documentatidal Thesaurus
LinguaeLatinae,s.v. oculatus(vol. IX,2; fasc. III, col. 44011.68 ss.).
63 Ad Fortun.,13 (CCL 3,214).
64 Citazioneche ritornain altri contesti martirologiciciprianei,semprelegata alla
visione futura:cf. Epist., 76,7 (CSEL3/2,833);Ad Quir.,111,17(CCL 3,111 s.).
65
Cf. E.Corsini, Per una lettura..., 521.
66
Cf. G. Lazzati, Gli sviluppidella letteraturasui martirinei primi quattrosecoli
(Torino 1956)42 ss.
67 Si veda, solo a mo' d'esempio, la diffusatematicadell' aitloS e dell' Eupesqvat
nell'epistolariodi Ignazio d'Antiochia.
68
Vedasi, ancora solo a mo' d'esempio,Marc. Aurel. Ad se ips., XI,3,2 (Trannoy,
p. 124).
69
5,4 (p. 16).
70 5,3 (p. 16).
71 Il tema del deiceree oggetto di fine analisi da parte di E. Corsini, Per una let-
tura..., 528 s.
72 5,2.4 (pp. 15 s.): <ne me dederis in dedecus hominum... ne universosnos ex-
termines:nemo enim nostrumlibere loquetur...>
74 Qualchedubbio puo lasciarel'attribuzioned'una nota di dolcezza alla figuradi
Saturo, fatta dal Monceaux (ibid.,92). A sostegno di questa nostra perplessita,cf.,
ad es., 18,7-8 (p. 44).
75
5,6 (p. 16).
76 6,5 (p. 18); cf. anche 5,6 (p. 16).
77 6,5
(p. 18).
78 3,6 (p. 10).
79 3,9 (p. 10).
80
6,6-7 (p. 18).
81 6,8
(p. 18).
82
ibid.
83 I testi finora
riportatiinfattisono compresinella parteredattapersonalmenteda
Perpetua.
84
15,7 (p. 38).
85 15,2-3 (p. 36).
86
19,1 (p. 44).