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N.

36 APRILE 2020
5 FEBBRAIO 2020 d TRIMESTRALE

SOLDATI E BATTAGLIE NEI SECOLI

GERMANIA

I TRE REICH
DA UN TERRITORIO FRAMMENTATO DELL’EUROPA CENTRALE FRA 700 E 900 NASCE
LA POTENZA MILITARE IN GRADO DI METTERE A FERRO E FUOCO IL MONDO

€ 6,90
Sped. in A. P. - D.L. 353/03 art. 1, comma 1 NE/VR

ACHEI E TROIANI SOTTOMARINI BASILIO II


Armi ed equipaggiamenti Mentre tra misteri e incidenti Il sovrano che riportò l’Impero
dei mitici eroi che si batterono la Russia vara i giganti dei mari, romano d’Oriente al
nella guerra di Troia come se la cava la flotta italiana? suo massimo splendore
WARS SOMMARIO
La Germania e i suoi Reich
Mio nonno Giulio, contadino, aveva 18 anni
quando andò in guerra. Tra il 1917 e il 1918
con il fratello, un ragazzo del ’99, e con tutti
4 PROTAGONISTI
IL NAPOLEONE DI BISANZIO
Basilio II portò l’Impero romano d’Oriente al suo apogeo.
i giovani del Paese, si ritrovò a combattere
i tedeschi sul Piave e gli austriaci a Vittorio
Veneto. Davanti a loro c’erano gli eserciti meglio
armati e addestrati, gli ufficiali dell’Impero 12 PRIMO PIANO
GERMANIA: I TRE REICH
austro-ungarico e, soprattutto, gli eredi Come è successo che da un territorio frammentato dell’Europa
Centrale sia uscita fra 700 e 900 la potenza militare in grado di
della tradizione militare prussiana, come il mettere a ferro e fuoco il mondo?
giovane Rommel. Eppure furono i “crucchi” a
cadere, nella Grande guerra e dopo, quando la 18 IL PRIMO REICH
CARLO MAGNO
Germania ambiva a dominare il mondo. Ecco Il nucleo originale della potenza militare tedesca nasce dai Franchi.
come lo Stato maggiore del Secondo e Terzo
Reich si preparò per vincere. E perse. 20 UFFICIALI
RETAGGIO PRUSSIANO
Lidia Di Simone d caporedattore Una famiglia aristocratica e le sue generazioni di soldati.

WARS I NOSTRI ESPERTI 22 1864-1870


UNA NAZIONE IN ARMI
GIORGIO ALBERTINI Da Sadowa a Sedan, le guerre contro l’Austria e la Francia.
Laureato in Storia medievale, illustratore
professionista per case editrici
e riviste (giorgioalbertini.com).
28 TATTICA E STRATEGIA
GENERALSTAB
Il sistema degli Stati maggiori, un’invenzione tedesco-prussiana.
GASTONE BRECCIA
Bizantinista e storico militare, ha pubblicato
saggi sull’arte della guerra, sulla guerriglia 36 IL SECONDO REICH
UN PIANO FALLITO
e sulla missione ISAF in Afghanistan. La Prima guerra mondiale e il disegno del generale von Schlieffen.
FRANCESCO CHIONNA
Ufficiale incursore della Marina Militare,
si è congedato col grado di contrammiraglio
42 LEL’AARMI
RSENALE TEDESCO
dopo aver comandato COMSUBIN. Il debutto di aerei e tank e il loro impiego combinato.
RAFFAELE D’AMATO
Studioso di storia militare romana e 44 ILBLITZKRIEG
TERZO REICH

professore di storia e archeologia antica e 1940, Hitler si rivela al mondo con una prova di forza schiacciante.
medievale alla Fatih University di Istanbul.
ANDREA FREDIANI
Medievista, ha scritto vari saggi di storia
52 LA GUERRA IN CIFRE
LA CAMPAGNA DI FRANCIA
militare e romanzi storici di successo Sintesi infografica della fase iniziale della Seconda guerra mondiale.
(andreafrediani.it).
MARCO LUCCHETTI
Laureato in Giurisprudenza, ufficiale della
riserva, storico militare, uniformologo,
56 ORGANIZZAZIONE
IL REGIO ESERCITO
scrittore, scultore e pittore. 1861-1911: le forze armate dell’Italia post-unitaria.
FABIO RIGGI
Tenente colonnello dell’Esercito Italiano,
ha collaborato con riviste specializzate ed
64 APPROFONDIMENTO
COSA SI MUOVE TRA GLI ABISSI
I russi si riarmano, ma che succede ai loro sottomarini?
è autore di saggi di storia militare.

70 UNIFORMOLOGIA
LA GUERRA DI TROIA
WARS RUBRICHE Gli Achei e i Troiani nella ricostruzione degli esperti.

ARMI DIMENTICATE
SOLDATINI
PAG. 10
PAG. 11
76 INFOGRAFICHE
I GRADI DELL’ESERCITO ITALIANO
Ecco come funziona la catena gerarchica dei nostri militari.
FORTIFICAZIONI PAG. 54
DA VISITARE PAG. 80
LIVING HISTORY PAG. 81
IN COPERTINA
RECENSIONI PAG. 82 Da sinistra, il Kaiser Guglielmo II con i generali Rommel e von Mackensen. Crediti: Alamy/Kai Studio.

S 3
PROTAGONISTI

IL DOMINATORE
Basilio II, dal codice Gr. 17 della
Biblioteca Marciana di Venezia:
l’imperatore romano, in armatura
lamellare (klivanion) dorata, trionfa
incoronato dagli angeli e domina i
Boiari bulgari, prosternati nell’atto di
omaggio detto proskýnesis.
ALAMY/IPA

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Il Napoleone
di
BASILIO II, SOPRANNOMINATO IL “BULGAROCTONO” PER
LA SUA LOTTA CONTRO I BULGARI, RIPORTÒ L’IMPERO
Bisanzio
ROMANO D’ORIENTE AL SUO MASSIMO SPLENDORE
di Raffaele D’Amato

L
’Impero romano visse nel X secolo nuovi splendori. li toccò aspettare, poiché le redini dell’impero passarono in
Dominato da Costantinopoli, sotto la brillante di- mano all’eunuco Basilio. Ma mentre il sedicenne Costanti-
nastia macedone , al giro di boa del primo millen- no coltivava il suo temperamento frivolo e gaudente, per il
nio riconquistò i territori anatolici e siriaci a spese primogenito, Basilio, diciottenne, si palesò subito la voca-
della dinastia hamdanide di Aleppo e riconsolidò il potere zione per la guerra: la conquista era il suo destino.
imperiale sui Balcani e in Occidente. I fautori di questa epi- Lontano dal potere. Della sua gioventù ci parla il fi-
ca impresa furono principalmente tre: Niceforo II Phokas (v. losofo e storico coevo Psello. Fino ad allora nelle cerimonie
riquadro a pag. 7), Giovanni I Zimisce e, forse il più gran- pubbliche Basilio aveva figurato come una semplice compar-
de imperatore romano medievale, Basilio II Porfirogenito. sa: alcune fonti ci dicono che era stato tenuto volontariamen-
Un destino segnato. Basilio era, insieme con il fratel- te all’oscuro degli avvenimenti esterni alla corte, affinché se-
lo Costantino, l’erede legittimo della dinastia macedone, in guisse le inclinazioni del fratello minore, probabilmente per
quanto figlio di Romano II e della bellissima Teofano, don- volontà dell’eunuco stesso. Questi ricopriva la carica di para-
na di umili origini, passata alle cronache come avvelenatri- koimomenos, una specie di ministro personale dell’imperato-
ce del suocero, e forse anche del marito. Quando il basileus re: ufficialmente si occupava dell’amministrazione civile, in
(l’imperatore) morì, la “vassilissa” Teofano per governare si sostanza deteneva il potere a Bisanzio. Era stato lui a organiz-
circondò di amanti che prima di tutto erano anche valenti zare sottobanco l’assassinio di Niceforo da parte del suo ge-
generali: Niceforo II Phokas e poi Giovanni I Zimisce assun- nerale Zimisce e in seguito la deportazione della vassilissa. La
sero per anni la reggenza dell’impero in vece dei due giovani morte di Giovanni Zimisce aveva scompaginato i suoi piani:
eredi. Anche dopo la morte di Zimisce (976 d.C.), ai fratel- di fatto, sotto il reggente, il potente ministro deteneva il po-
Dinastia macedone Nell’867 un ciambellano di corte di origine macedone-
tere imperiale, mentre l’imperatore guerreggiava in Europa e
armena aveva assassinato Michele III, figlio dell’imperatrice santa, Teodora, e si era in Oriente. Adesso che, invece, a Costantinopoli c’era un im-
autonominato sovrano col nome di Basilio I. peratore effettivo, per di più un “porfirogenito” (porphyro-

SCENA DI BATTAGLIA Dal Codice Skylitzes Matritensis, del XII secolo, la vittoria di Vardas Skleros sugli Arabi.
R. D’AMATO

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LE FAZIONI Sotto, ancora il Codice Skylitzes Matritensis (della Biblioteca nazionale di Madrid).

R. D’AMATO
BASILIO EREDITAVA UN IMPERO CIRCONDATO
DA NEMICI E MINATO DALLE INSURREZIONI
DELL’ARISTOCRAZIA MILITARE
genitus era il “nato nella porpora”, cioè il figlio dell’imperato- po di Stato, ma la reazione del giovane imperatore non si fe-
re), il potere assoluto dell’eunuco vacillava. Tanto più che la ce attendere. Phokas venne degradato, l’eunuco deportato e
salita al trono aveva cambiato il carattere del nuovo sovrano. fatto sparire dalla circolazione. La vera personalità di Basi-
Basilio si trovò a governare assediato dai nemici. Il fratel- lio iniziava a rivelarsi.
lo era un buon combattente, ma a livello di governo era una La sconfitta momentanea dei suoi rivali lasciava l’imperato-
comparsa. Così l’imperatore dovette fronteggiare da solo la re libero di concentrarsi sulle guerre di riconquista dei terri-
rivolta dell’aristocrazia feudale, guidata da eminenti gene- tori romani. Egli intendeva soprattutto recuperare all’impero
rali. Durante gli anni delle campagne contro i musulmani, i territori che erano stati persi nelle lotte con i Bulgari. All’ini-
i ricchi proprietari terrieri dell’Anatolia, avidi di terre e di zio del decimo secolo, con lo zar Simeone il Grande i Bulga-
gloria, erano stati i veri protagonisti della vittoria romana e ri avevano creato un enorme regno nei Balcani, poi distrutto
della politica espansionistica dell’impero. Ora ambivano a da Zimisce. Ma durante la guerra civile contro Vardas Skle-
ulteriori conquiste, e per soddisfare i loro appetiti avevano ros, il principe Samuele, di origine forse slavo-balcanica, for-
bisogno di un sovrano compiacente. se armena, si era proclamato zar di tutte le aree tra il Danubio
Accanto a questi fattori vi erano però anche forti problemi e i monti dei Balcani, della Tessaglia, dell’Epiro, di parte del-
di natura socio-economica. In quegli anni turbolenti, i grandi la Serbia e dell’Albania. Basilio marciò in territorio nemico,
latifondisti erano stati capaci di allargare i loro possedimenti ma il suo esercito fu sorpreso e sconfitto. L’imperatore stesso
a danno dei piccoli proprietari, i soldati contadini (stratiotes) si salvò a stento, grazie ai suoi soldati armeni.
che costituivano il nucleo del reclutamento degli eserciti pro- La Russia ortodossa. L’esercito bulgaro-slavo di Sa-
vinciali (themata). Le leggi imperiali avevano tentato di fre- muele si spinse verso sud. L’intera Asia Minore si sollevò,
nare l’erosione delle proprietà dei soldati-contadini, proteg- con i suoi ricchi proprietari terrieri e la maggior parte dell’e-
gendoli e imponendo forti oneri fiscali sui grandi proprieta- sercito imperiale: Vardas Phokas fu proclamato imperatore e
ri, al fine di tutelare le basi stesse del potere, emettendo leggi Skleros si unì a lui. La disperata situazione venne risolta dal-
(novellae) contro l’alienazione della terra da parte dei conta- la capacità inaspettata di Basilio di ottenere dal principe Vla-
dini-soldati. Ma l’Asia Minore era ormai costeggiata di ampi dimir di Kiev, figlio di quello Svyatoslav che una volta aveva
latifondi. E spesso non erano i latifondisti a far pressione, ma tentato l’invasione dell’Impero romano, ben 6.000 guerrie-
gli stessi contadini, che preferivano vendere le terre ai signo- ri vareghi, i Rus. Nella primavera del 988, guidati da Basilio
ri (o addirittura regalarle) e mettersi sotto la loro protezione, stesso, i terribili Rus distrussero le truppe nemiche nelle vi-
divenendo loro dipendenti (paroikoi). Perché, se da una par- cinanze di Crisopoli, e poi Abydos nel 989. Vardas Phokas
te lo Stato cercava di tutelarli, dall’altra il peso fiscale impo- morì di infarto sul campo di battaglia, Vardas Skleros si ar-
sto era eccessivo, e il servizio militare, che era continuo, mal si rese e venne perdonato. Ora Basilio era il vero e unico padro-
conciliava con il tempo necessario per coltivare la terra; sen- ne dell’impero. Per di più, Vladimir ricevette in matrimonio
za contare che le spese per l’armamento pesante si erano fat- Anna Porfirogenita, sorella dell’imperatore, e fece battezza-
te sempre più gravose per gli stratiotes. re tutto il suo popolo, facendo entrare la Russia nell’orbita
In rivolta. L’insurrezione venne capeggiata da Vardas della chiesa ortodossa di Costantinopoli. Un evento epocale.
Skleros, cognato di Zimisce. Dopo diverse sconfitte dell’e- Il problema più urgente era lo Stato slavo-bulgaro di Sa-
sercito imperiale regolare, l’usurpatore venne però battu- muele. Le prime incursioni di Basilio in Bulgaria erano sta-
to dal rivale aristocratico Vardas Phokas, il nipote di Nice- te disastrosi fallimenti, e l’imperatore venne costretto a rive-
foro II. L’uomo, alleato ora con l’eunuco Basilio, tentò il col- dere completamente le sue tattiche. Intraprese, nel corso di

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L’evoluzione
di Bisanzio

L’
Impero romano
d’Oriente –
impropriamente
chiamato “bizantino”
dalla storiografia
moderna per via di
Bisanzio (l’antico nome
greco della città prima
che Costantino fondasse
la Nuova Roma, o
Costantinopoli (oggi la
moderna Istanbul) – era
stato destabilizzato
dall’espansionismo
musulmano culminato
nella vittoria alla
battaglia dello
Yarmuk (636), in cui
i Romani avevano
perso le province di
Siria e Mesopotamia.
A questo era seguita
la perdita dell’Egitto
(641) e dell’Africa del
nord (698), finiti in
mano al califfato degli
Ommayadi. Gli Arabi
erano partiti da lì per la
conquista della Spagna.
I possedimenti romani
della penisola italica a
Settentrione erano finiti
in mano ai Longobardi,
mentre dall’VIII secolo
la città di Roma era
passata sotto la sfera di
influenza dei Franchi.
La riscossa. Nel IX
secolo, il califfato degli
Abbassidi, che aveva
sostituito la dinastia
ommayade, iniziò
a decadere, mentre
Bisanzio consolidava
il dominio sui territori
rimasti e, anzi, nell’Italia
del sud recuperava a
spese dei Longobardi le
aree precendentemente
contese dai potentati
locali e dai musulmani.
Nel corso del X secolo
l’impero passava
al contrattacco e,
grazie alla rinnovata
energia della dinastia
macedone e delle
famiglie aristocratiche
C. GIANNOPOULOS

STRATIOTAS DEL THEMA ANATOLIKON, X SECOLO dei Vardas e degli


Il soldato romano di fanteria protegge il capo con un elmo di ferro Skleros, riprendeva agli
(krános). L’armatura principale è composta da una veste imbottita Arabi le terre perdute
(kavadion) di cotone e seta con maniche lunghe tenute ferme alle spalle dell’Anatolia
da bottoni. Nei Praecepta militaria dell’imperatore Niceforo II sono Orientale, nonché la
previsti per la fanteria calzature alte, semplici, verosimilmente senza provincia di Siria.
risvolto (monapla). L’arma principale offensiva è lo tzikourion (scure),
quella difensiva lo scudo (skoutarion) di forma triangolare-ogivale.

7
I SICARI DEGLI ARISTOCRATICI I mercenari saraceni di Vardas Skleros uccidono Eustazio Maleino, generale di Basilio (dal Codice Skylitzes Matritensis).

R. D’AMATO
IL BASILEUS SI MOSTRÒ UN COMBATTENTE SPIETATO,
CAPACE DI RICONQUISTARE I BALCANI
CON CAMPAGNE SANGUINOSE
molti anni, una campagna di logoramento, indebolendo gra- e consolidamento del territorio, e non certo le rego-
dualmente i Bulgari, privandoli del loro territorio e consoli- le della guerra medievale, lo zar Samuele, abbando-
dando le sue conquiste prima di procedere a ulteriori azio- nando le tradizionali tattiche bulgare di imbosca-
ni. Le sue campagne erano inesorabili, piuttosto che brillan- te e guerriglia tentò di sconfiggere Basilio in una
ti, perché condotte sotto qualunque condizione climatica, battaglia campale. Le sue stesse tattiche si rivol-
con un apparato militare curato nei minimi dettagli. Le sue sero però contro di lui, e nel 1014 il suo esercito
truppe erano dure, ben addestrate e a lui fedeli. venne intrappolato al passo di Kleidon e distrut-
Nel 995 la campagna bulgara venne temporaneamente so- to. Quattordicimila prigionieri vennero accecati,
spesa a causa dagli eventi in Siria, dove la dinastia musulma- a un uomo ogni cento venne lasciato un occhio solo
na che dominava in Egitto, i Fatimidi, minacciava Antiochia per ricondurre i suoi compagni a casa. Al loro ritorno
e Aleppo. L’imperatore, come un fulmine, percorsi 1.000 km Samuele, di fronte a quel pietoso spettacolo, crollò a ter-
in 26 giorni, piombò sul nemico, battendo davanti alle mura ra per il dolore, morendo poco dopo. Basilio ben meritò il
di Aleppo il generale turco Manjutekin. Poi inseguì gli Egi- titolo di Bulgaroktonos o “uccisore di Bulgari”.
ziani, conquistando Raphanea ed Emesa e devastando il lo- Dopo questa massiccia sconfitta, lo Stato bulgaro ces-
ro territorio, fino a Tripoli di Siria. In meno di sei mesi la si- sò virtualmente di esistere. Gli eredi di Samuele, do-
tuazione venne ristabilita a suo favore. Seguito dai fedeli Rus, po una breve resistenza, vennero portati prigionieri in
che erano diventati la sua guardia personale, nucleo della fu- trionfo a Costantinopoli dove l’imperatore, rivestito di
tura guardia varega degli imperatori di Bisanzio, Basilio II armatura e di un elmo-corona decorato da alte piume di
compariva sul campo di battaglia preceduto dal suo ricono- pavone (touphia), celebrò un trionfo degno dell’antica Ro-
scibile stendardo, circondato da un muro di asce. Alla sua vi- ma. I discendenti di Samuele vennero incorporati nelle alte
sta, i nemici fuggivano senza neppure combattere, gridando: gerarchie bizantine.
“Correte, correte, è l’imperatore!”. I nuovi confini. I Balcani, dall’Istria al Mar Nero, era-
La vittoria sugli emirati arabi, conseguita con una seconda no tornati in mani romane, dopo 400 anni di occupazione
campagna nel 999, permetteva ora a Basilio di concentrar- slava e bulgara, ma i territori riconquistati vennero trattati
si nuovamente contro i Bulgari visto che Samuele, approfit- con saggezza, con agevolazioni fiscali e una politica di indi-
tando dell’assenza imperiale, e nonostante le sue truppe fos- pendenza religiosa dal Patriarcato di Nuova Roma. A questo
sero state pesantemente battute dai catafratti imperiali del punto, con rinnovata energia, l’imperatore volse la sua atten-
generale Niceforo Ouranos al fiume Spercheo, aveva sotto- zione verso l’Oriente: nel 1021 Basilio era in Armenia e nel
messo la Serbia. Caucaso, devastando tutta la regione.
Il massacro. La controffensiva ricominciò nel 1001 d.C. Sotto di lui l’impero raggiunse nuovamente uno dei suoi
Il territorio di Samuele venne spezzato in due dalla fulminea momenti di più alto splendore. Le sue campagne vittorio-
avanzata dei Romani, i territori greci e macedoni caduti in se in Siria e in Georgia, Armenia e Vaspurakan gli permise-
mano ai Bulgari furono riconquistati e il nemico fu pesante- ro di allargare i confini imperiali da Venezia al Mar Caspio
mente sconfitto nella battaglia di Vodena (Edessa) e sul fiu- e all’Eufrate. In Italia una vigorosa azione militare del Kate-
me Vardar vicino a Skopjie. Disperato per l’erosione gradua- panos Boioannes, culminata con la sconfitta del ribelle pu-
le ma inesorabile dei suoi territori, che l’imperatore otteneva gliese Melos e dei suoi alleati Normanni sul campo di batta-
applicando le tattiche militari romane di metodica conquista glia di Canne (1018 d.C.) ebbe successo nell’unificare le pro-

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vince di Puglia, Kalavria e Basilicata, mentre nel frattempo
i ducati longobardi di Campania vennero posti sotto il pro-
tettorato imperiale. Il sogno di Basilio era ora la riconquista
dell’Occidente, e il ripristino dell’unità dell’Impero romano
sotto il sovrano universale che Dio aveva scelto per il popo-
lo cristiano, l’imperatore (vasilèfs) di Costantinopoli. Tut-
to era pronto per la riconquista militare, ma il 15 di-
cembre Basilio moriva improvvisamente nel suo let-
to (un lusso non comune per quell’epoca).
La sua eredità. Era il 15 dicembre 1025, e il sovra-
no lasciava un enorme impero, esteso dal Mar Nero all’Eu-
frate e all’Italia, con una catena di Stati vassalli membri, dal
fiume Sava fino alle steppe del Mar Nero. Nonostante le spe-
se militari, e la riduzione d’imposta per i settori più disagiati
della popolazione, 15 milioni di aurei vennero lasciati nell’e-
rarium dell’impero, come attestazione della sua capacità fi-
nanziaria. La memoria di Basilio tra i Romani rimase incon-
trastata. Nei momenti più tragici della storia di Bisanzio (la
caduta di Costantinopoli nelle mani dei crociati nel 1204 e
l’ultima conquista turca del 1453) la folla di Bisanzio si affol-
lò insieme intorno alla sua tomba per chiedergli di salvare il
suo popolo e riportarlo di nuovo alla vittoria. d

KATAPHRACTOS DELLA
TAGHMATA IMPERIALE E
MERCENARIO RUS, SECONDA
METÀ DEL X SECOLO
l due perni dell’esercito romano del
periodo furono la rinnovata cavalleria
pesante massicciamente reintrodotta da
Niceforo II e la guardia dei Barbari che
C. GIANNOPOULOS (2)

portano l’ascia sulle spalle, i mercenari


Rus di Vladimiro di Kiev. Il klibanophoros
(a sinistra) porta un epilorikion imbottito
sopra il klivanion (armatura lamellare)
e il lorikion (maglia di ferro), mentre la
guardia varega porta sulla spalla destra
l’ascia da battaglia (pelekys), e indossa
un klivanion lamellare preso a prestito
dagli arsenali imperiali.

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WARS ARMI DAL PASSATO

IL DARDO
A cura di Giorgio Albertini

O
rmai dimenticato, per è la saetta di Zeus, è il fulmine di-
secoli il dardo è sta- vino che polverizza, è l’arma predi- SCHEDA TECNICA
to simbolo di regalità, letta dalla Morte, preferita alla fal- Noi lo scambieremmo per una
lo strumento in grado ce. Il dardo viene scagliato da lon- freccia, in realtà il dardo aveva
di dare morte sicura in mano a un tano, vola sopra le teste degli avver- proporzioni ben diverse.
buon guerriero. Un’arma inspiega- sari e piomba sul destinatario senza LE DIMENSIONI. Poteva misurare
bilmente dimenticata, ai più com- l’indulgenza della freccia che lascia oltre il metro e 80 ed era costituito
pletamente sconosciuta. speranza di sopravvivenza. Il dardo da un’asta di legno leggero come
l’abete o il cedro. La punta di ferro
Questa tipologia di arma per se- no: per la sua natura, per grandez- era in genere munita di barbe per
coli, dall’antichità alla piena età za e peso è morte sicura. Il dardo colpire cavalli e fanti leggeri mentre
moderna, è stata protagonista delle è arma ibrida per eccellenza, qua- le cuspidi ad ago erano preferite
vicende belliche, politiche e ludiche si una chimera. È la congiunzione contro le corazzature. La coda aveva
dell’uomo. Il fatto che nel tempo sia della forza della lancia con la leg- sempre una doppia impennatura
entrata nel dimenticatoio è incre- gerezza della freccia, assolutamen- e serviva per stabilizzare il volo e
rendere più preciso il tiro.
dibile, se si considera che il dardo te da non confondere con i meno
è stato simbolo di regalità, anzi an- nobili giavellotti, con le giannette,
cora di più, di divinità. le zagaglie, i lanciotti o le chiave-
Che cos’è. Non è una freccia, rine, tutte armi da lancio ma prive
anche se di questa è diventato sino- dell’impennatura. materiale dell’oggetto. Se i musei
nimo. Stiamo parlando di un corpo Come uno strumento di morte e le collezioni di armi possiedono
ligneo di cospicue dimensioni, fino così emblematico sia stato dimen- tutte le molteplici varietà di armi in
a 1 metro e 80 e più, con una cuspi- ticato è un mistero. Eppure infi- asta, mancano totalmente di dardi,
de di ferro all’estremità anteriore nite rappresentazioni iconografi- sicuramente per la fragilità delle im-
e un’impennatura all’estremità in- che l’associano alla guerra, alla cac- pennature che non hanno resistito
feriore. È una lancia con le penne, cia, al potere politico dei grandi, ne al passare del tempo. E purtroppo è
fatta per volare, con le lunghe re- raccontano l’uso e la diffusione nel- difficile, se non impossibile, distin-
miganti che ne sostengono il volo. Il la Storia. Una delle ragioni del suo guere le cuspidi dei dardi da quelle
dardo è prima di tutto un simbolo, oblio è certamente la scomparsa di altre armi in asta. d
ALAMY/IPA

FRA I SOLDATI di Albrecht Dürer, quello


di destra (a lato) imbraccia un dardo.
Sopra, l’arma in mano alla Morte. Guido
Cavalcanti, il poeta stilnovista amico
di Dante, girava per Firenze armato di
dardo per difesa personale. Si sa che,
almeno in un’occasione, non esitò a
usarlo per colpire un suo nemico.

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WARS SOLDATINI

LE GUARDIE DEL PAPA


A cura di Marco Lucchetti

L
a Guardia Svizzera Pontificia, pitano Kaspar von Silenen. La truppa
la Cohors pedestris Helvetio- valicò le Alpi, attraversò la Lombar-
rum a sacra custodia Ponti- dia e la Toscana ed entrò a Roma da
ficis, è un corpo militare che Porta del Popolo la sera del 22 gennaio
riunisce tanti caratteri sorprendenti: 1506. Da quel momento la storia del-
l’origine elvetica, con il paradosso di la Guardia avrebbe proceduto paralle-
una nazione neutrale che fornisce allo la a quella dei papi attraverso varie vi- FIGURINO PRODOTTO

Stato più piccolo del mondo un eser- cissitudini: dal sacco di Roma del 1527 DALLA SOLDIERS,
SCOLPITO DA ADRIANO
cito di poco più di un centinaio di uo- a opera dei lanzichenecchi dell’impe- LARUCCIA E DIPINTO DA
MARCO LUCCHETTI
mini reclutati tra giovani svizzeri cat- ratore Carlo V, passando per il conge-
tolici romani; la divisa fuori dal tempo, do durante l’occupazione napoleoni-
di stile rinascimentale, ma disegnata ca del 1798, dalla fine degli Stati Pon-
all’inizio del ’900; un contingente mi- tifici nel 1870 alla creazione dello Sta-
litare pronto al combattimento ma che to della Città del Vaticano con i Patti
non deve combattere. Lateranensi del 1929, fino all’occupa-
Papa Giulio II (1503-1513) scelse gli zione nazista nel 1943-1944.
svizzeri per la sua difesa personale do- Fu il sacco di Roma a segnare mag-
po aver studiato le peculiarità dei Can- giormente la storia della Guardia
toni, dove il rispetto per la Chiesa era Svizzera Pontificia: la morte valoro-
diffuso più che altrove. Il pontefice vo- sa del comandante Kaspar Roeiste e
leva poter contare su una guardia del di 147 uomini sul sagrato di San Pie-
corpo ben preparata che lo avrebbe tu- tro – dopo una resistenza di parec-
telato nei momenti critici e che avreb- chie ore contro un avversario nu-
be rappresentato il nucleo permanen- mericamente superiore, per per-
te di un esercito più vasto da formare mettere al papa, scortato da
in caso di bisogno. altri 42 svizzeri, di rifugiar-
Un lungo sodalizio. Alcuni sto- si dentro Castel Sant’Angelo –
rici raccontano che militari svizzeri divennero un simbolo della fedel-
fossero al servizio dei pontefici già nel tà e del coraggio degli elvetici al servi-
XIV secolo, ma fu con la bolla del 21 zio del Sommo Pontefice.
giugno 1505 che Giulio II comunica- Ancora oggi il giorno in cui le nuo-
va agli Stati Confoederatis Superio- ve reclute assumono l’impegno di pro-
ris Alemanniae di avere dato incari- teggere il papa e le sue residenze è il
co a Peter von Hertenstein di guidare 6 di maggio, in onore dei caduti
a Roma 150 soldati svizzeri con il ca- svizzeri. d

SCHEDA TECNICA
Guardia Svizzera all’assedio di Roma, 1527
Il soldatino rappresenta un ufficiale vestito, secondo la moda del tempo, alla “lanzichenecca”. I
colori dell’uniforme erano liberi (consigliamo di visionare il dipinto Messa di Bolsena di Raffaello,
presso la Stanza di Eliodoro, nei Palazzi Vaticani, o Il cardinale Schiner valica il San Gottardo con i
fanti svizzeri, di Robert Schiess, nella Città del Vaticano, Quartiere degli Svizzeri, sala mensa), ma
si è voluto dipingere il soldatino con quelli in uso anche oggi: blu, giallo e rosso.

Uniforme e armamento. Il vestiario, simile a quello dei lanzichenecchi, era vario:


sulla camicia di lino si indossava una giacca corta in cuoio o lunga con falde a pieghe,
imbottita di crine di cavallo o feltro pressato, a protezione dei colpi. Sui calzoni di lana
o pelle, aderenti come calzamaglie, si portavano brache corte, con spacchi e fiocchi.
Ulteriori protezioni, la “panziera” in metallo e parti di corazza su cosce e braccia. Il
cappello di pesante feltro era rinforzato dentro con strisce metalliche e dotato di piume.
L’alabarda aveva il manico lungo tra 120 e 180 cm, con una punta tagliente da entrambi
i lati. Nell’inserzione con l’asta erano montate una corta scure e una o più punte a uncino
dall’altra: era usata per perforare, tagliare, fratturare, agganciare e strappare i cavalieri
dai loro destrieri. Oltre alla spada, si usava l’arma corta quando le lance e le alabarde
non servivano più, perché lo scontro si era trasformato in un corpo a corpo.

11
PRIMO PIANO

FEDERICO GUGLIELMO I FEDERICO II DI PRUSSIA VON GNEISENAU VON SCHARNHORST VON CLAUSEWITZ

GERMANIA

I TRE
COME È SUCCESSO CHE DA UN TERRITORIO
700 E 900 LA POTENZA MILITARE IN GRADO
AVANTI!
Agosto 1914, i tedeschi
avanzano alla frontiera
orientale della
Francia e nel Belgio
Meridionale, battendo
i francesi e la forza di
spedizione britannica.
Sopra, i generali e i
sovrani che hanno
scritto la storia militare
prussiana e tedesca.
ALAMI/IPA

12
GETTY IMAGES (10)
KAISER GUGLIELMO I VON MOLTKE IL VECCHIO VON MOLTKE IL GIOVANE VON SCHLIEFFEN VON SEECKT

REICH
FRAMMENTATO DELL’EUROPA CENTRALE SIA USCITA FRA
DI METTERE A FERRO E FUOCO IL MONDO? di Gastone Breccia
I SOLDATI TEUTONICI ERANO SEMPRE STATI GRANDI
COMBATTENTI, MA INDISCIPLINATI. NEL XVIII SECOLO
NACQUERO PERÒ LE SCUOLE MILITARI E UNA GERARCHIA
CHE DAVA AUTONOMIA AGLI AUFFICIALI IN CAMPO

“I
l calcio? È un gioco semplice: ventidue uomini imprese militari della Storia, prima di essere costrette sul-
che rincorrono un pallone, e alla fine la Germa- la difensiva e finalmente schiacciate dallo strapotere indu-
nia vince”. La famosa battuta del calciatore Gary striale di Stati Uniti e Unione Sovietica; l’altra risposta va
Lineker risale ai mondiali di Italia ’90, e rende l’i- ricollegata invece all’eccezionale e riconosciuta efficienza
dea del prestigio conquistato sul campo dalla Mannschaft del Grande Stato Maggiore germanico (il Großer General-
(“squadra”) tedesca. Qualcosa di simile si legge tra le righe stab), che a partire dal XIX secolo ebbe il merito di trasfor-
di molta saggistica militare: nessuno fa bene la guerra co- mare la guerra in un’arte basata sullo studio rigoroso del-
me i tedeschi – sono più organizzati, più determinati, me- la strategia, della tattica e della tecnologia nelle sue diver-
glio addestrati e più preparati – dal punto di vista teorico. se applicazioni – un’arte la cui pratica ad alto livello anda-
Solo che alla fine hanno perso, almeno dal 1918 al 1945. va riservata a uomini di provate capacità, selezionati con
È sorprendente che due vere e proprie disfatte nei con- la massima cura.
flitti mondiali non abbiano cancellato la considerazione di Spirito e sistema. Quella che aveva portato alla nasci-
cui gode la Germania nell’arte della guerra. Persino oggi le ta del Großer Generalstab non era stata un strada breve, né
si riconosce, più o meno implicitamente, una sorta di mi- facile. In un celebre manuale militare bizantino della fine
naccioso primato militare. La Bundeswehr del terzo mil- del VI secolo, lo Strategikon dell’imperatore Maurizio (582-
lennio si è guadagnata la dubbia fama di essere “soltanto 602), i “popoli biondi” – ovvero le diverse stirpi germani-
una dispendiosa combriccola di campeggiatori”, secondo che nordeuropee – sono descritti come estremamente te-
la sprezzante definizione di un ufficiale britannico, eppu- mibili per la loro forza fisica, e dunque irresistibili nel pri-
re sentir parlare di Panzer con le croci nere fa ancora cor- mo assalto, ma indisciplinati, incostanti, incapaci di affron-
rere un brivido nella schiena a molti. Perché? tare le difficoltà ambientali di una campagna prolungata.
I signori della guerra. Esiste una risposta emotiva Il furor teutonicus aveva già impressionato i Romani, che
e una razionale. La prima è legata soprattutto alla “leggen- però erano quasi sempre riusciti a domarlo sfruttando la
da nera” delle armate naziste, che in due anni dilagarono propria migliore organizzazione tattica e logistica, oltre
dalla costa atlantica francese al Caucaso e dalla Scandina- che la ferrea efficienza delle legioni: senza metodo e sen-
via all’Egitto, portando a compimento una delle più grandi za ars (“arte”), come sembrava dimostrare il confronto tra
le due civiltà, l’energia selvaggia, la forza fisica e il corag-
Bundeswehr In tedesco “difesa federale”, ovvero le forze armate suddivise in esercito gio non bastano a prevalere in un’impresa complessa co-
(Heer), arma aerea (Luftwaffe) e marina (Marine), non più definita “da guerra”. me la guerra.

FRA LE DUE GUERRE


Il presidente della Repubblica di
ULLSTEIN BILD/GETTY IMAGES

Weimar Paul von Hindenburg con


il feldmaresciallo von Mackensen
(con il caratteristico cappello
Totenkopf, “testa di morto”), nel
1927 nella Prussia Orientale.
S. STANLEY

DA UN IMPERO ALL’ALTRO

L
a Germania ha conosciuto attraverso i Svizzera, scatenò un secolo di guerre tra
secoli diverse “dimensioni” geopoliti- cristiani, terminate con la Pace di Westfalia
che, risultato sia della mobile indeter- (1648), da cui la Germania nel suo insieme
minatezza dei suoi confini – soprattutto a uscì talmente prostrata da permettere, nei
Oriente – sia della complessa suddivisione decenni successivi, la rapida ascesa di uno
interna tra numerosi centri di potere auto- Stato fino ad allora piuttosto secondario, la
nomi in competizione tra loro. Prussia di Federico Guglielmo I di Hohen-
Il primo impero, nato dall’espansione caro- zollern, grande elettore di Brandeburgo
lingia alla fine dell’VIII secolo (v. a pag.18) , (1620-1688).
non durò a lungo, frantumandosi in princi- L’ascesa prussiana. Nel XVIII secolo, grazie
pati indipendenti e mantenendo solo una alle imprese militari del suo pronipote Fe-
generica (e velleitaria) aspirazione al domi- derico II, fu quindi proprio la Prussia ad af-
nio sull’intera Europa cristiana. Una svolta fermarsi come principale elemento unifica- di Napoleone III. L’impero bismarckiano era
si ebbe nel 1517 con le 95 tesi sul potere tore del mondo germanico; dopo la battuta in realtà la prima realizzazione di uno Stato
delle indulgenze del teologo tedesco d’arresto napoleonica, l’ascesa economica nazionale tedesco che riconosceva la supre-
Martin Lutero, che diedero avvio alla Ri- e militare dello Stato degli Hohenzollern fu ma autorità prussiana: come tale, di fatto, la
forma protestante: ma fu un cambiamento inarrestabile, e si concretizzò – grazie a un Germania ha attraversato due guerre mon-
divisivo, dunque di segno opposto all’idea decennio di abile guida politico-militare diali, uscendone sconfitta e ridimensionata
medievale della reductio ad unum perse- del cancelliere Otto von Bismarck – nella – dopo la tragica esperienza del Terzo impe-
guita con scarsa fortuna dagli imperatori proclamazione del Secondo impero (1871), ro, il Terzo reich nazista – ma mantenendo
romano-germanici. La Riforma luterana, successiva alla doppia vittoria sull’Austria- il ruolo di maggiore potenza economica nel
diffusasi ben presto dalla Scandinavia alla Ungheria (1866) e soprattutto sulla Francia cuore del continente europeo.

15
NESSUNO, COME I MILITARI DI STIRPE
GERMANICA, AVEVA SAPUTO CREARE NEI SECOLI
UN’ORGANIZZAZIONE COSÌ STABILE ED EFFICIENTE
Da Mario a Cesare, da Marco Aurelio a Giuliano la sto- do un ampio margine d’iniziativa ai comandanti subalterni
ria del confronto tra Roma e i Germani è fatta di molte vit- sul campo di battaglia. Siamo abituati a considerare tipico
torie e poche, casuali disfatte romane: e un certo disprez- del carattere tedesco un atteggiamento rigidamente vota-
zo per le velleitarie qualità belliche dei Germani rimase ti- to all’obbedienza, con la libertà individuale soffocata dalla
pico della mentalità imperiale bizantina attraverso i seco- disciplina: il successo della Auftragstaktik è basato invece
li. Per la verità, non del tutto a torto: finché i tedeschi non sul concetto opposto, ovvero sulla definizione di un ambi-
riuscirono a correggere ed “educare” il loro furor rimasero to preciso all’interno del quale è necessario e giusto lasciare
dei combattenti incompleti, spesso vulnerabili a causa del- campo al giudizio e quindi alle scelte operative dei subordi-
la propria eccessiva e poco razionale irruenza. nati. Il responsabile di un intero fronte di guerra non deve
La potenza prussiana. Non fu – come si è accenna- influenzare troppo il processo decisionale dei suoi coman-
to – un processo breve: un primo passo importante ven- danti di corpo d’armata, a ciascuno dei quali è bene affida-
ne compiuto dagli olandesi attorno al 1600, quando sulla re una missione da compiere come gli sembri opportuno;
base dello studio dei testi antichi riformarono i propri or- questi ultimi, a loro volta, è opportuno si astengano dall’in-
dinamenti militari; un altro momento decisivo, in questa tralciare con ordini minuziosi l’azione dei generali di divi-
evoluzione delle armi germaniche, si ebbe nell’Età dei lu- sione o di brigata, che nell’ambito dei loro settori operativi
mi grazie al re di Prussia Federico Guglielmo I (morto nel sono certamente i migliori giudici di una situazione sem-
1740) e soprattutto a suo figlio Federico II, sul trono dal pre in rapido cambiamento; e così via, fino al comandan-
1740 al 1786, che intuì – ma senza elevarla ancora a siste- te di plotone, il quale, una volta assegnato un compito al-
ma – la necessità di dare una solida base scientifica all’arte le squadre che dipendono da lui, dovrà lasciare ai sergenti
della guerra. Federico vinse molte battaglie grazie al pro- la facoltà di fare del loro meglio per portarlo a termine con
prio genio e alla capacità di trovare soluzioni originali e in- successo. Per strano che possa sembrare, il segreto dell’ef-
novative a problemi tattici contingenti; la sua lezione venne ficienza germanica in guerra, dalla metà dell’Ottocento in
tuttavia male interpretata, perché i suoi eredi si acconten- poi, era basato sull’iniziativa individuale, non sulla cieca ob-
tarono di mantenere in vita la sua organizzazione e le sue bedienza a direttive che arrivavano dall’alto.
regole d’impiego delle varie armi, non riuscendo ad adat- Un’eredità difficile. Accanto al Generalstab ven-
tarle alle condizioni operative reali. ne creata a Berlino nel 1810 la Allgemeine Kriegsschule, la
Gli strateghi. Dopo la disastrosa campagna del 1806, “scuola di guerra” (v. articolo a pag. 28), che ebbe tra i suoi
che segnò la morte del vecchio esercito di Federico, giun- primi docenti Carl von Clausewitz (1780-1832), il più gran-
sero finalmente alla ribalta uomini capaci di imprimere de teorico dell’intera tradizione occidentale. Suo grande
una svolta al sistema militare germanico: i migliori giova- ammiratore fu il generale Helmuth von Moltke il Vecchio,
ni ufficiali prussiani, sotto la guida di Gerhard von Schar- capo dello Stato Maggiore prussiano dal 1857 al 1888, che
nhorst (1755-1813) e August von Gneisenau (1760-1831) diede un impulso decisivo alla razionalizzazione del siste-
si misero all’opera per creare quello che sarebbe diventato ma, con costante attenzione alle innovazioni tecnologiche,
il futuro Generalstab (v. articolo a pag. 28): un corpo scel- introducendo per esempio una sezione speciale del Gene-
to di professionisti in grado di sovrintendere all’organizza- ralstab dedicata esclusivamente allo studio delle ferrovie
zione e alla conduzione di una campagna militare curan- e del loro impatto sulla strategia militare. Questo spirito e
done tutti gli aspetti strategici, operativi e logistici. Ogni questi principi fondamentali – efficienza, frutto di un co-
comandante di armata e di corpo d’armata – scelti anco- stante aggiornamento professionale, e libertà d’iniziativa in
ra con il vecchio criterio della nobiltà di sangue – avrebbe una cornice gerarchizzata – sono stati parzialmente man-
avuto al fianco uno di questi ufficiali formati nel General- tenuti in vita nelle attuali forze armate della Repubblica fe-
stab, ai quali veniva garantito il diritto di dissentire e quin- derale tedesca, nonostante i disastri del XX secolo abbiano
di dissociarsi dalle scelte del diretto superiore. Proprio von reso arduo raccogliere l’eredità del Großer Generalstab e,
Gneisenau, nella campagna di Waterloo (1815), servì agli più in generale, della tradizione militare del secondo e del
ordini del feldmaresciallo Blücher, sostenendone l’azione terzo Reich. Oggi la Bundeswehr (v. riquadro in alto a de-
e correggendone gli errori. Questo sistema sarebbe rima- stra) deve lottare però con gravi tagli di bilancio, oltre che
sto in vigore fino alla Seconda guerra mondiale, garanten- con l’incertezza generata dalla fragilità politica dell’Unione
do spesso alle grandi unità germaniche un margine di van- Europea e il peso del proprio passato, che rende ogni im-
taggio nei confronti del nemico. piego di militari tedeschi in zona di guerra non solo pro-
La tattica: Auftragstaktik. Uno dei risultati più blematico dal punto di vista logistico e operativo, ma diffi-
importanti dell’invenzione dello Stato Maggiore moderno, cile da far accettare persino all’opinione pubblica interna.
e uno dei più ricchi di conseguenze per il destino dell’eserci- È quasi impossibile immaginare un futuro autonomo, e in
to prussiano e poi tedesco, fu l’introduzione della cosiddetta qualche misura rilevante, per le forze armate germaniche
Auftragstaktik (“tattica di missione”, v. riquadro a pag. 33) del XXI secolo: restano soltanto le croci nere sui mezzi co-
– caldeggiata proprio da von Gneisenau – che distingueva razzati (v. l’Infantry Fighting Vehicle-IFV Puma, in alto a
vari livelli di responsabilità nella scala gerarchica, lascian- destra) a ricordare al mondo i fantasmi del passato. d

16
LA BUNDESWEHR DEL XXI SECOLO

L’
esercito federale, rifondato nel no- Forze armate al risparmio. La
vembre 1955, all’epoca della Guerra marina, che nel 1990 ha ingloba-
fredda cresciuto fino a una forza di to la Volksmarine della Germania
12 divisioni su 38 brigate, conta oggi appe- Orientale, è forte di circa 16.000
na 62.194 effettivi su sette divisioni (tutti effettivi e ha in linea 59 navi di
i comandi di corpo d’armata sono stati superficie e 6 sottomarini, oltre a
soppressi), di cui 5 meccanizzate, una di una decina di aerei e 42 elicotteri.
forze speciali e una di assalto aereo. Il fiore Le unità più moderne sono le
all’occhiello dell’esercito sono i suoi carri quattro fregate (anche se per il momento 265 attuali) e ha oggi in linea soltanto 125
da battaglia Leopard 2A7 da 67 tonnella- operativa è una sola, entrata in servizio nel Eurofighter Typhoon, i caccia multiruolo
te, sviluppo più recente di un progetto di giugno scorso) della classe Baden-Würt- di quarta generazione entrati in servizio
grande successo, armati con il cannone temberg da 7.200 tonnellate, concepite in nel 2003, e una novantina di vecchi caccia-
ad anima liscia Rheinmetall da 120 mm e primo luogo per fornire appoggio in opera- bombardieri Panavia Tornado ormai vicini
considerati forse i migliori del loro genere zioni di stabilizzazione in aeree costiere. alla fine della loro vita operativa (il pro-
oggi in servizio, di cui la Germania ha però L’aviazione. La Luftwaffe, che conta su totipo tedesco volò nell’agosto del 1973),
ordinato per il momento solo un primo lot- circa 28.000 effettivi, ha subito una dra- per i quali non è al momento prevista
to di 20 esemplari. stica riduzione (da 426 velivoli nel 2005 ai sostituzione.

LA PARATA NAZISTA
A Berlino, le truppe tedesche
attraversano in parata trionfale la porta
di Brandeburgo il 28 luglio 1940.

DEA / GETTY IMAGES


GERMANIA
800 d.C.

L’IMPERATORE
Ritratto immaginario
di Carlo Magno (di
Albrecht Dürer), con
le insegne (regalie)
del Sacro romano
impero: corona,
globo e spada. Il
re indossa la veste
dalmatica con
l’aquila, simbolo
ripreso dall’antica
Roma. Sotto, l’aquila
bicipite del Sacro
romano impero
(circa 1510): usata
come insegna
personale dagli
ultimi imperatori
romani d’Oriente (i
Paleologi), venne
adottata dagli
imperatori tedeschi
con Otto IV di
Brunswick; divenne
usuale come simbolo
del Sacro romano
impero a partire dal
XV secolo.

BETTMANN/GETTY IMAGES
L’ORIGINE DELLA POTENZA GERMANICA RISALE
ALL’ALTO MEDIOEVO E AL RE DEI FRANCHI
di Raffaele D’Amato

IL PRIMO REICH
CARLO
MAGNO
E
ra la notte di Natale dell’800 e papa Leone III, nello sfa- re troppi privilegi ai feudatari germanici, minando la stabilità
villare dorato dei mosaici della prima basilica di San dello Stato. Alla sua morte, quando il figlio Manfredi e il nipote
Pietro, a Roma, incoronava Karl, re dei Franchi, sovra- Corradino vennero uccisi dagli Anjou, gli Angioini, l’Italia del
no del rinnovato Impero romano. Passato alla Storia Sud era persa per sempre.
come Charlemagne o Carlo Magno, questi – che non biascicò Gli Asburgo. L’impero ora era il Nord, quello delle terre
mai una parola di francese – era il re di una stirpe germanica, tedesche, Germania, Svizzera, Austria, parte della Boemia, e le
i Franchi, che in Occidente avevano raccolto l’eredità di Roma. terre baltiche sotto la conquista della punta germanica avanza-
Il Sacro romano impero. Era nato il “reich”, che si reg- ta in Occidente, l’Ordine teutonico. Nel corso del XIV secolo
geva sull’investitura della Chiesa di Roma, con la quale si sareb- l’impero spostò il suo centro in Boemia, a Praga, dove il trono
be sempre contesa, per tutto il Medio Evo, la gestione del po- rimase alternativamente nelle mani delle casate di Lussembur-
tere temporale. Un impero fondato e composto da stirpi pre- go, Wittelsbach e Asburgo. La contesa favorì questi ultimi, che
valentemente germaniche, unite sotto il denominatore comu- fissarono la capitale a Vienna dal 1438. Qui Massimiliano I usò,
ne di un uomo di ferro, che comprendeva i territori dell’attuale per la prima volta in maniera ufficiale nel 1512 (informalmen-
Germania e la Franconia, il Nord dei Pirenei e l’Italia del Nord. te era già in uso dal 1417), la dizione di Sacro romano impero
Morto Karl, l’impero si divise nelle lotte intestine dei suoi figli. della nazione germanica. Suo figlio Carlo V divenne re di Spa-
Ebbe un momento di arresto nel 911, con la morte di Ludovi- gna, signore delle Fiandre e delle terre germaniche, e padrone
co IV, ultimo discendente dei Carolingi. Ma Ottone, principe di una parte dei nuovi territori americani, tanto da poter pom-
di Franconia, vincitore degli Ungari, ricreò il Romano impero posamente affermare: “Sul mio impero non tramonta mai il so-
di Carlo nel 962. le”. Fu l’ultimo degli Asburgo a realizzare l’unità di buona parte
Sotto il vigoroso impulso della dinastia di Franconia, l’impero dell’Europa Occidentale.
germanico, composto non da uno Stato unito ma da una miria- L’avvento della Sublime Porta a Oriente, le guerre di religione
de di feudatari riottosi, desiderosi di acquistare la propria indi- e la struttura dell’impero, in cui principi, feudatari e libere città
pendenza dal potere centrale, cercò di imporre la propria auto- fungevano da spinte centrifughe dal potere centrale, minarono
rità sull’Europa Centrale, rivendicando la corona d’Italia e l’as- l’unità di ciò che rimaneva. La Guerra dei trent’anni sferrò il col-
soluta sovranità dell’imperatore. Con Ottone III, figlio di Otto- po definitivo, dividendo l’impero in 300 staterelli, di fatto indi-
ne II e di una principessa romana, fu quasi raggiunta l’unione pendenti. Il governo diretto dell’imperatore di Vienna si eserci-
con il legittimo impero romano ancora in vita, Bisanzio. Falli- tava ora solo sui territori di Austria e Ungheria, della Dalmazia
to il sogno, impero e papato si affrontarono nella lotta per le in- e della Croazia, e sulle terre balcaniche da loro sottratte ai tur-
vestiture: sotto la casata sveva degli Hohenstaufen, prima Fe- chi. L’impero, rimasto comunque il baluardo d’Europa contro
derico I Barbarossa (sotto il quale l’impero ricevette l’appellati- gli Ottomani, divenne il regno degli Asburgo, che parteciparo-
vo di “sacro”) e poi suo nipote, lo stupor mundi Federico II, do- no attivamente alla politica europea del XVIII secolo, in conte-
vettero affrontare la ribellione dei comuni lombardi e il papa, sa perenne con la Francia. Questo fino a quando, per decisione
cercando di riaffermare, diritto romano alla mano, la legittimi- imperiale di Napoleone, vincitore ad Austerlitz, nel 1806 venne
tà del potere imperiale. proclamata la fine del Sacro romano impero germanico. Nono-
Sotto Federico II, che univa Germania e Italia, sembrò quasi stante l’Austria di Francesco II conservasse il titolo imperiale, e
che il sogno imperiale romano potesse realizzarsi, tanto la sua tentasse di agire da catalizzatore della nascente nazione germa-
corte, cosmopolita e ricca di cultura, illuminava l’Occidente. nica, sarebbe stata la Prussia degli Hoenzollern a raccogliere l’e-
La necessità di concentrarsi sull’Italia lo spinse però a concede- redità di Carlo Magno e creare il Secondo reich, nel 1871. d

19
GERMANIA

Retaggio prussiano
UNA FAMIGLIA ARISTOCRATICA FORNIVA
ALLA PATRIA SOLDATI E UFFICIALI PER PIÙ
GENERAZIONI di Giorgio Albertini

1801 1848
COMANDANTE DEI GRANATIERI UFFICIALE DELLA GUARDIA
1870
Friedrich Ferdinand Heinrich Ferdinand Wilhelm Reimar MAGGIORE DEGLI ULANI
Emil von Kleist (1762-1823). Alexander von Kleist (1796-1867).
Dalla fine del XVII secolo, già 11 von Ufficiale del 1° reg. della Guardia a Karl Wilhelm Heinrich von Kleist
Kleist avevano ricoperto il ruolo di piedi alla fine delle Guerre napole- (1836-1917). Inizia la carriera come
generale di Stato Maggiore. Friedrich oniche, dal 1858 è generale coman- ufficiale di seconda classe nel
servì come ufficiale superiore nel dante della 15a Divisione di Fanteria. 10° reggimento Ulani e in cavalleria
periodo napoleonico, fino a diventare Qui è rappresentato come ufficiale rimarrà. Qui è con la divisa di mag-
feldmaresciallo nel 1821. Qui lo comandante del 2° reggimento della giore degli Ulani, i lancieri tedeschi,
vediamo comandante del battaglione Guardia a piedi durante la Prima durante la Guerra franco-prussiana.
granatieri del Reggimento di fanteria guerra dello Schleswig, con la versio- Elementi tipici, la giacca doppio
n.13 “Von Armin” in una divisa ancora ne iniziale dell’elmo chiodato a punta petto (Ulanka) e l’elmo a quadricorno
di taglio settecentesco. adottata nel 1842. (Tschapka) di origine polacca.

20
La potenza militare prussiana fondava le sue radici nella nobiltà terriera
degli junker. Erano questi signori feudali, abituati a una ferrea disciplina,
a fornire la classe dirigente del Paese e i vertici militari.
Così, la famiglia VON KLEIST, nobiltà di vecchia data della Pomerania, è
esemplare per seguire l’evoluzione del costume militare prussiano attraverso
le generazioni: ha fornito infatti ai vertici militari della Prussia prima e della
Germania poi intere generazioni di ufficiali superiori, fra cui molti generali.

1943
GENERALFELDMARSCHALL

1890 Paul Ludwig Ewald von Kleist (1881-


UFFICIALE DEI GRANATIERI 1914 1954). Era già capo di Stato Maggiore
UFFICIALE DEGLI ULANI alla fine del 1918 e divenne uno dei
Friedrich Georg Ewald von Kleist generali più influenti, soprattutto sul
(1864-1918). La traballante pace della Adolph Friedrich Paul Ewald fronte orientale, durante la Seconda
Belle époque fu vissuta anche dagli von Kleist (1886-1957). Durante la guerra mondiale. Il Generalfeld-
austeri prussiani con uno sfoggio Grande guerra l’esercito imperiale marschall era il grado più alto nella
di alte uniformi sgargianti. Ecco la tedesco abbandona il blu di Prussia e gerarchia militare tedesca e la sua
divisa da ufficiale del 7° reggimento passa alle uniformi feldgrau, il grigio- divisa richiama tutto il prestigio della
Granatieri Koenig Wilhelm I, con il blu verde chiaro germanico. Adolph è uno carica. Sopra la Waffenrock, la
caratteristico della divisa nazionale, i dei 44 ufficiali superiori della famiglia divisa ordinaria, andava il grande
pantaloni bianchi e l’alto pennacchio von Kleist che combatterono nella cappotto, qui arricchito dal collo
da parata dell’elmo Pickelhaube, il cui Prima guerra mondiale. Qui è ufficiale di pelliccia fuori ordinanza. Il cappello
nome ufficiale è Helm mit Spitze. del 10° Reggimento Ulani. era lo Schirmmütze.

21
I TRE REICH
1864-1870

UNA NAZIONE

La Guerra austro-prussiana

V
on Moltke, capo dello Stato maggiore sistente in 215.000 uomini e 770 bocche in Europa prima del conflitto 1914-18.
prussiano, invase il territorio boemo da fuoco, attestato dietro il fiume Bistritz, Il combattimento fu inaugurato all’alba
con tre distinte colonne su un fronte tra Sadowa e la fortezza di Königgrätz. da un avventato attacco della 1a armata
di 450 km, per un totale di 221.000 uomi- A Sadowa, il 3 luglio 1866, ebbe luogo sotto condotta dal principe prussiano Federico
ni e 780 cannoni. Dopo una serie di vittorie una pioggia battente una battaglia che – con Carlo. La 2a armata di Federico Gugliel-
parziali, i contingenti confluirono sull’eser- il mezzo milione di uomini impegnati da am- mo non era ancora giunta in posizione e
cito austriaco, guidato da Benedek e con- bo le parti – si può considerare la più grande i tedeschi dovettero sostenerlo con la so-
DA SADOWA A SEDAN
PRIMA CONTRO L’AUSTRIA,

IN ARMI
POI NELLA CONTESA CON
LA FRANCIA, SCONFITTA
SONORAMENTE,
I PRUSSIANI SI
DIMOSTRARONO
ASSETATI DI CONQUISTA
di Andrea Frediani

LA VITTORIA
Le armate di von Moltke
sconfiggono gli austriaci
nella risolutiva battaglia
di Sadowa (3 luglio 1866).
Al centro, a cavallo, il re di
Prussia Guglielmo I.

la Armata dell’Elba. Von Moltke indirizzò la vittoria in pugno, Federico Guglielmo e a Lissa, dopo sole sette settimane di con-
l’intervento della colonna mancante contro piombò sul loro fianco sinistro, inducendo- flitto (da qui il nome alternativo, Guerra del-
MONDADORI PORTFOLIO/AKG

il fianco avversario, ma alle 11 del matti- li alla rotta. Benedek lasciò 23.000 uomini le sette settimane) l’imperatore Francesco
no i prussiani erano sul punto di ritirarsi. sul campo e 21.000 nelle mani dell’avver- Giuseppe fu costretto a chiedere la pace,
Il contrattacco di Benedek, tuttavia, fu sario, che da parte sua subì 9.000 perdite. conclusa a Praga in agosto con la mediazio-
fin troppo prudente e quando, un’ora do- L’impero sconfitto. Nonostante l’Austria ne di Napoleone III. Questi favorì la cessione
po, gli austriaci si erano convinti di avere mietesse successi contro l’Italia, a Custoza del Veneto all’Italia.

23
BISMARCK
Il “cancelliere di
ferro” Otto von
Bismarck (1815-
1898) propugnò
la Realpolitik,
fatta di alleanze
strategiche
e repentini VON MOLTKE
voltafaccia.
Il capo di Stato
maggiore Helmuth
Karl Bernhard
von Moltke (1800-
1891) fu il motore
dell’espansionismo
prussiano e del suo
potente esercito.

GETTY IMAGES
ALAMY/IPA

GLI UOMINI FORTI DELLA NAZIONE PRUSSIANA


LAVORARONO PER CREARE UN IMPERO E GETTARONO
LE BASI PER LE DEVASTANTI GUERRE DEL XX SECOLO

“L’
esercito prussiano sarà in futuro la nazione GRAVELOTTE
prussiana in armi”, dichiarò il re di Prus- Nella battaglia di
Gravelotte (o St Privat), i
sia Guglielmo I dopo essere asceso al tro- prussiani, che qui alzano
no nel 1861. Nel Paese c’era grande voglia il loro vessillo, sconfissero
di riscatto, dopo l’umiliazione subita undici anni prima a i francesi guidati dal
maresciallo Bazaine
Olmütz, quando la Prussia aveva dovuto rinunciare, a favo- il 18 agosto 1870.
re dell’Austria, al suo tentativo di guidare la confederazio-
ne degli Stati tedeschi. Guglielmo riuscì a cambiare il volto
della nazione per sempre, e con esso il destino dell’Europa.
Reduce dalle campagne napoleoniche e convinto militari-
sta, riorganizzò l’esercito portandolo a 371.000 soldati, con
una riserva di 126.000 militari e una milizia di 163.000 uo-
mini. Ancor più abile fu nella scelta degli uomini cui affida-
re questo enorme potenziale: il conte von Room come mi-
nistro della Guerra, il conte von Moltke come capo di Stato
maggiore e Otto von Bismarck come primo ministro avreb-
bero dimostrato di saper gestire con competenza e sangue
freddo le frequenti crisi e i conflitti che sarebbero scoppiati
nell’arco di un decennio, dopo il quale il baricentro della po-
litica europea sarebbe passato da Parigi e Vienna a Berlino.
Guerra ai danesi e poi agli austriaci. Il primo
obiettivo del nuovo Stato prussiano era prendersi la rivin-
cita sull’Austria ed estrometterla dalla Germania. La mossa
iniziale di Bismarck fu di convincere gli austriaci a interve-
nire al fianco della Prussia nella guerra che nel 1864 si era
scatenata con la Danimarca per il controllo di Schleswig e
Holstein, ducati con popolazione in gran parte germanica,
Confederazione Dal Congresso di Vienna (1815) era nata una Confederazione germa-
nica che inglobava la Confederazione del Reno (già alleata di Napoleone I) e la Prussia.
Quest’ultima ne uscì – con i suoi alleati – dopo la Guerra austro-prussiana e andò a for-
mare la Confederazione tedesca del Nord, primo passo verso il futuro Impero tedesco.

24
ma sotto il dominio danese. I territori finirono sotto un’am- tò la tensione e i malintesi, rendendo inevitabile una guer-
ministrazione congiunta austro-prussiana, ma l’intento del ra che più di ogni altro espediente avrebbe potuto cemen-
futuro cancelliere era sottrarli del tutto agli austriaci. Do- tare la fusione contro un comune nemico.
po essersi assicurato la neutralità di Napoleone III e il so- Contro i francesi. Al contrario della Francia, dove
stegno dell’Italia, lanciò pertanto l’invasione dell’Holstein, l’antica grandeur napoleonica era ormai un lontano ricor-
obbligando l’Austria a entrare in guerra. Si pervenne allo do, la Prussia giunse allo scontro senza aver lasciato nulla
scontro decisivo di Sadowa nell’arco di un mese, e la suc- di intentato. Von Moltke, convinto sostenitore delle teorie
cessiva pace consentì alla Prussia di incorporare Hannover, enunciate da von Clausewitz nel suo Della guerra, poteva
Schleswig-Holstein, Hesse, Nassau e Francoforte sul Meno. contare su una netta superiorità in termini di artiglieria, per
La Prussia assunse anche la guida della confederazione de- compensare la maggiore gittata ed efficacia dei fucili a re-
gli Stati a nord del Meno. trocarica Chassepots francesi, e su uno Stato maggiore ben
La grande Germania. Rimaneva fuori dal controllo più rodato di quello nemico. Perfino il piano operativo era
prussiano l’Unione degli Stati del Sud. Fu proprio un pas- pronto dal 1867. Esso prevedeva un unico obiettivo: l’avan-
so falso di Napoleone III a spingerli alla fusione in un’uni- zata su Parigi con tre armate, per un totale di 381.000 uo-
ca, grande Germania. L’imperatore francese, infatti, come mini a fronte dei 250.000 mobilitabili da parte dei francesi.
compensazione per aver tollerato l’espansione della Prus- Gli effettivi furono schierati dietro le fortezze del medio
sia, fece pressioni per ottenere la riva sinistra del Reno e in Reno, in posizione tale da potersi recare aiuto reciproco in
tal modo indusse i tedeschi meridionali a invocare la pro- caso di attacco nemico preventivo; ma anche per collegarsi
tezione di quelli settentrionali. più facilmente ai fini di una manovra offensiva. E l’attacco
Bismarck fu abilissimo a soffiare sul fuoco dell’atavica ri- preventivo arrivò, nella errata convinzione francese che un
valità tra Francia e Germania, ben espressa dalle 14 inva- successo repentino verso Berlino avrebbe spinto gli Stati te-
sioni vicendevoli che si erano susseguite tra i due Paesi fra deschi del sud ad abbandonare la coalizione e che austriaci
il 1675 e il 1813; prendendo a pretesto la possibile succes- e italiani si schierassero al fianco della Francia.
sione al trono spagnolo di un principe prussiano, alimen- Dal 1° agosto 1870 iniziarono a muovere verso la Saar l’ar-

MONDADORI PORTFOLIO/AKG
mata del maresciallo Mac Mahon e quella del Reno agli or- nero di nuovo in contatto massiccio il 9 a Vionville (la bat-
dini dello stesso sovrano rispettivamente da Strasburgo e da taglia è nota anche come Mars-la-Tour) e sebbene l’esito ri-
Metz. Dopo un primo rovescio di piccola entità subito da manesse incerto, con gravi perdite da ambo le parti, i fran-
Mac Mahon a Wesseinburg, il primo scontro di ampio respi- cesi persero la possibilità di ripiegare sulla Mosa, attestan-
ro, del tutto imprevisto, avvenne a Wőrth il 6; i tedeschi della dosi tra St. Privat e Gravelotte, a nordest di Metz.
3a armata del principe Carlo Federico fecero valere la loro su- Il colpo di Stato. La battaglia più sanguinosa doveva
periorità numerica e i francesi dovettero ritirarsi attraverso i ancora arrivare. Il 18 si scontrarono a Gravelotte 200.000
Vosgi. Intanto, la 2a armata costringeva alla ritirata dall’altura prussiani e 140.000 francesi e lo scontro fu in bilico finché
di Spicheren anche il II corpo d’armata di Frossard. i prussiani non riuscirono a sfondare il fianco destro nemi-
Le prime sconfitte francesi provocarono forti scossoni co, costringendo Bazaine a rifugiarsi a Metz; il maresciallo
politici a Parigi e la risoluzione di non ripiegare oltre Metz, perse così ogni collegamento con Mac Mahon e finì immo-
quartier generale dell’imperatore, che a sua volta cedette il bilizzato dal principe Federico, mentre le altre due armate
comando supremo al maresciallo Bazaine. Ma le tre arma- prussiane convergevano verso Parigi, giungendo a ridosso
te prussiane stavano avanzando concentricamente sulla po- di Verdun. Mac Mahon si precipitò a costituire una nuova
sizione francese, l’ala destra, condotta da Steinmetz, a est armata di 130.000 uomini, detta di Châlons: con questi ef-
di Metz, la 2a armata del principe Federico con una testa fettivi improvvisati doveva a un tempo difendere la strada
di ponte oltre la Mosella, la 3a armata del principe eredita- per Parigi e ricongiungersi con Bazaine a Metz. Non riuscì
rio Federico da sud verso Nancy. Così il nuovo comandan- a fare nessuna delle due cose, finendo per rifugiarsi a Sedan,
te francese si risolse ad arretrare la linea difensiva dalla Mo- dove si compì il disastro francese, segnato da 124.000 perdi-
sella alla Mosa, all’altezza di Verdun. Ma i prussiani avanza- te tra morti, feriti e prigionieri e dalla cattura di Napoleone.
rono ancora tagliando la strada ai transalpini, lasciando loro La sconfitta provocò un colpo di Stato a Parigi, dove si for-
solo la possibilità di ripiegare su Sedan. I due eserciti ven- mò un governo provvisorio che destituì l’imperatore, pro-

SI COMBATTÉ IN LUOGHI, COME VERDUN, CHE SAREBBERO


DIVENUTI FAMOSI DURANTE LA GRANDE GUERRA
L’ASSEDIO DI PARIGI
Il 19 settembre 1870 von
Moltke e il suo Stato maggiore
sostavano sulle alture intorno a
Parigi: iniziava un assedio che
sarebbe finito con la resa della
città nel gennaio del 1871.
IL NUOVO IMPERO
A Versailles, il 18 gennaio 1871, Guglielmo I viene
proclamato imperatore del Deutsches Kaiserreich (l’Impero
tedesco o germanico). L’ultimo re di Prussia diventa così
il nuovo Kaiser (titolo imperiale tedesco-austriaco) di un
impero unificato dalla Realpolitik del cancelliere prussiano
Bismarck e dalle armate di von Moltke.

clamò la Terza repubblica e resistette all’assedio prussiano, di Germania, sancendo la nascita del Secondo Reich (per
al pari di Metz (dove Bazaine tenne duro per 54 giorni con Primo Reich si intende il Sacro romano impero) con l’in-
i suoi 173.000 uomini, prima di arrendersi), Belfort, Stra- corporazione degli Stati del sud che, come Baviera e Würt-
sburgo, Toul, Verdun e Mézières. Contestualmente, i com- temberg, erano stati retti da sovrani a pieno titolo. I disor-
battimenti proseguirono su più fronti, con qualche battu- dini nella capitale francese sarebbero proseguiti, trasfor-
ta d’arresto per i prussiani, che persero momentaneamen- mandosi in una guerra civile, fino alla ratifica del Trattato
te Orléans; ma nel complesso l’esito della guerra era ormai di Francoforte di maggio, che sottraeva alla Francia l’Al-
scontato, e neppure gli occasionali successi di Garibaldi, al sazia e la Lorena. Anche se i termini imposti dal vincitore
comando dell’Armata dei Vosgi nel settore di Digione, poté furono moderati, essi non poterono impedire che gli in-
evitare il crollo definitivo delle posizioni francesi. glesi ponessero fine alla loro plurisecolare rivalità col vi-
Verso la capitale. I bombardamenti su Parigi, inizia- cino transalpino per creare un contrappeso alla nuova po-
ti il 17 dicembre, fecero da preludio alla resa, il 28 genna- tenza tedesca, delineando fin da allora i blocchi contrap-
io 1871. Già 10 giorni prima della capitolazione, a Versail- posti che si sarebbero fronteggiati quasi mezzo secolo do-
les Guglielmo I di Prussia veniva proclamato imperatore po nella Grande guerra. d

La battaglia di Sedan

Q
uando venne a sapere che Mac Mahon
stava muovendo in soccorso di Bazaine
assediato a Metz, von Moltke gli andò in-
contro con 200.000 uomini, lasciando un distac-
camento del suo esercito a continuare l’assedio.
Le due armate si avvistarono a ovest della Mosa
il 30 agosto 1870, e il generale francese, accom-
pagnato dall’imperatore Napoleone III, scelse di
attestarsi a Sedan. Il prussiano non esitò a strin-
gere d’assedio la città, che iniziò a bombardare
già la sera del 31. Il giorno dopo, i combattimen-
ti si concentrarono intorno al villaggio di Bazeil-
les, sottratto ai francesi.
La risposta. Il contrattacco del primo pomerig-
gio, condotto dal generale de Wimpffen dopo
che Mac Mahon era stato ferito, fu inefficace,
così come il tentativo dei transalpini di rompere
l’accerchiamento da nord, dove i prussiani stron-
carono una carica della loro cavalleria. Conte-
MONDADORI PORTFOLIO/AKG (2)

stualmente, l’artiglieria prussiana non cessò un


istante di bombardare le postazioni francesi,
obbligando sempre più soldati a cercare riparo
all’interno della città, finché alle 16:30 Napoleo-
ne III non si rassegnò alla resa.

27
GERMANIA
TATTICA E STRATEGIA

GENERALSTAB
IL SISTEMA DEGLI STATI MAGGIORI
FU UN’INVENZIONE TEDESCO-PRUSSIANA.
ECCO I GENERALI CHE LO CREARONO
di Fabio Riggi

S
econdo molti storici militari, le più importanti in-
novazioni introdotte nell’arte della guerra nel XIX
secolo furono l’evoluzione e il perfezionamento di
specifiche e articolate strutture per il comando de-
gli eserciti: gli stati maggiori. I fautori di questa rivoluzione
furono inizialmente i prussiani e poi i loro eredi tedeschi,
in un processo che scaturì essenzialmente da due fattori. Il
primo era legato ai cambiamenti che avevano interessato i
fenomeni bellici agli albori dell’era industriale: le guerre na-
poleoniche avevano chiaramente dimostrato che le opera-
zioni militari, specie quelle terrestri, tendevano ormai a svi-
lupparsi in modo molto più esteso, nello spazio e nel tempo,
rispetto al passato. Il secondo elemento si riferiva a un pre-
ciso evento storico-militare: ciò che accadde il 14 ottobre
AL VERTICE 1806, nella battaglia di Jena-Auerstadt, quando l’orgoglioso
Gennaio 1917: il esercito prussiano venne schiacciato dalla Grande Armée
generale Paul von
Hindenburg di Napoleone, evento che fu di stimolo a una delle più im-
(il primo a sinistra, portanti riforme militari della Storia.
diventato capo del La riforma. I suoi artefici furono due ufficiali che aveva-
Generalstab nel 1916),
e il suo principale no vissuto in prima persona quella disfatta: David Gerhard
collaboratore, il von Scharnhorst e Neidhardt August Wilhelm von Gneise-
primo quartiermastro nau. Il primo sovrintese alla riorganizzazione dell’esercito
generale Erich
Ludendorff, studiano prussiano: tra i provvedimenti più importanti vi fu la crea-
le mappe con il zione di un nuovo “corpo di Stato maggiore” formato da uf-
Kaiser Guglielmo II ficiali che dovevano lavorare a stretto contatto con i princi-
(al centro).
pali comandanti sul campo. Questi ultimi, in molte nazioni,
e soprattutto in Prussia, erano all’epoca gli esponenti dell’al-
ta aristocrazia e von Scharnhorst volle affiancare dei profes-
sionisti a quei blasonati dilettanti. Gli Stati maggiori, ai quali
toccava assisterli, dovevano così necessariamente essere di-
retti dalla forte e autorevole figura del Chef des Stabes, ossia
un capo di Stato maggiore competente e ascoltato: in buo-
na sostanza, il sistema studiato da von Scharnhorst aggiun-
geva al comando di una Grande Unità la figura di un vero
“consulente del comandante” (Führergehilfe), instaurando
una specie di diarchia.
L’Accademia. Il passo successivo fu la creazione di un
primo istituto di formazione: a tal fine, il 15 ottobre 1810
fu fondata a Berlino la Allgemeine Kriegsschule (“scuola di
guerra generale”), seguita poi da altre tre. La grande innova-
zione si ebbe però quando questo istituto fu destinato dap-
prima al perfezionamento degli ufficiali superiori e poi al-
la formazione di quelli specificamente destinati a far parte
del corpo di Stato maggiore.
Il 1° ottobre 1859 la scuola di guerra generale assunse la
nuova denominazione di Kriegsakademie (“accademia di
guerra”), e nel giro di pochi anni – grazie ai suoi altissimi
BETTMANN ARCHIVE/GETTY IMAGES

Grande Unità Raggruppamento di varie unità delle diverse armi sotto unico comando.
Ufficiali superiori Nella nomenclatura in uso nell’esercito italiano gli “ufficiali superiori”
sono quelli che vanno dal grado di maggiore a quello di colonnello. Seguono poi gli
“ufficiali generali” nei vari gradi.

29
Giochi di guerra

N
el 1812, in Prussia,
George Leopold von
Reisswitz realizzò un
gioco di guerra, il Kriegsspiel,
fatto di sabbia modellata e
blocchetti di legno colorati a
rappresentare le unità. Suo fi-
glio, Georg Heinrich, divenuto
ufficiale dell’esercito prussia-
no, lo perfezionò con l’uso di
vere mappe topografiche.
Si dice che nel 1824 il Gene-
ralleutnant Karl Ferdinand
Freiherr von Müffling (Chef
des Generalstabes dal 1821
al 1829), assistendo a una
dimostrazione di questo nuo-
vo passatempo esclamasse:
“Questo non è un gioco: è
addestramento alla guerra! Lo
raccomando a tutto l’esercito”.
Pianificare le battaglie.
Da quel momento, di fatto il
Kriegsspiel – ritenuto come il
progenitore dei moderni war-
games – diventò un importan-
te strumento di addestramen-
to, analisi e pianificazione
utilizzato dagli Stati maggiori
tedeschi per decenni. Con
esso furono “giocati” a più
riprese i piani operativi delle
più importanti campagne,
comprese alcune delle più
celebri poi condotte nelle due
guerre mondiali.

LO STATO MAGGIORE DI VON MOLTKE


ERA IL PIÙ EFFICIENTE D’EUROPA E
INFLUENZAVA ANCHE LA POLITICA
standard di selezione e insegnamento – diventò un esem- Nel corso del XIX secolo il “sistema” di comando prussia-
pio ammirato e seguito in tutto il mondo. no si strutturò in modo compiuto. Nel 1815 l’organo di ver-
Un secondo innovatore. Nel 1813 von Schar- tice dell’esercito, ancora denominato “Stato maggiore del
nhorst morì di setticemia e gli succedette un altro ufficia- quartiermastro generale” dall’epoca di Federico il Grande,
le: Neidhardt August Wilhelm von Gneisenau. Riconosciu- si insediò a Berlino. A questo si affiancò il corpo del Trup-
to come il primo vero Chef des Generalstabes, ossia “capo pengeneralstab (“Stato maggiore generale delle truppe”),
di Stato maggiore generale” dell’esercito prussiano, questi che consisteva in un bacino di ufficiali di Stato maggiore ad-
si adoperò per continuare l’opera riformatrice del suo pre- destrati per operare nei comandi delle unità di campagna.
decessore. Peraltro, la validità dei concetti introdotti da von Nel 1821, lo Stato maggiore di Berlino assunse la nuova
Scharnhorst e von Gneisenau non mancò di essere dimo- denominazione di Großer Generalstab (“Gran Stato mag-
strata nel giugno 1815, durante la Campagna dei cento gior- giore generale”), con la quale divenne celebre in tutto il
ni che si concluse con la definitiva sconfitta di Napoleone mondo e che mantenne per quasi un secolo. Gli ufficiali di
a Waterloo; lo stesso Gneisenau operò efficacemente come Stato maggiore svolgevano servizio a rotazione sia nel Ge-
capo di Stato maggiore del comandante prussiano, il Ge- neralstab sia nel Truppengeneralstab, in quest’ultimo ca-
neralfeldmarschall (“feldmaresciallo”) Gebhard Leberecht so operando quindi nei comandi delle unità sul campo; ma
von Blücher, dirigendo la ritirata su Wavre mentre quest’ul- la vera chiave di volta dell’intero “sistema” era che per far-
timo era ancora disperso dopo la precedente battaglia di Li- ne parte dovevano superare la severissima selezione della
gny. Proprio partendo dalla posizione di Wavre, i prussia- Kriegsakademie, alla quale potevano accedere per concorso
ni furono poi in grado di intervenire in modo decisivo at- dopo alcuni anni di servizio nel grado di tenente e capita-
taccando il fianco destro della Grande Armée a Waterloo. no. Chi usciva da questo prestigioso istituto diventava dun-

30
GENERALSTAB: LA STRUTTURA
Nei primi anni del ’900 la struttura del Generalstab era articolata su
sette aree funzionali, cinque delle quali erano poste sotto l’autorità
di un capoarea denominato Oberquartiermaster. A esse facevano
capo, a loro volta, 10 dipartimenti indicati da un numero e altri 7
identificati da una denominazione. L’Oberquartiermaster I si occu-
pava delle operazioni e dello spiegamento delle forze in territorio
tedesco e comprendeva il dipartimento dei trasporti ferroviari,
ritenuto un settore cruciale; le strade ferrate stavano infatti co-
noscendo un grande sviluppo in Europa e potevano essere
utilizzate per il rapido trasporto strategico di truppe su
lunghe distanze. Gli Oberquartiermaster II, III e IV inclu-

ALAMY/IPA
devano i dipartimenti responsabili dello studio delle
varie aree geografiche ai fini di un eventuale impie-
go in una di esse.
Studiare la Storia. Grande importanza era attri-
buita allo studio della storia militare, cui erano
dedicati due dipartimenti, il primo dei quali,
quello competente per lo studio delle guerre
del passato, era direttamente dipendente dal
Chef des Generalstabes; il secondo, dipendente
dall’Oberquartiermaster V, si occupava invece
POPPERFOTO/GETTY IMAGES

dell’esame dei conflitti più recenti. La grande


tradizione prussiano-tedesca concepiva
infatti lo studio dei conflitti e delle grandi
battaglie della Storia come un vero e proprio
strumento di analisi e ricerca operativa.

I CAPI MILITARI
A sinistra, il Kaiser Guglielmo que un ufficiale di Stato maggiore qualificato, e si distingue-
II con i suoi generali alla vigilia
della Prima guerra mondiale
va dagli altri anche attraverso un peculiare elemento dell’u-
(1914 circa). A destra, elmo niforme destinato a diventare famoso: i pantaloni grigi con
pickelhaube del granduca al centro una banda color carminio. Ben presto, nell’ambi-
d’Assia, stato confluito nel regno
di Prussia nel 1866.
to del corpo ufficiali tedesco i diplomati della Kriegsakade-
Sotto, von Moltke a Versailles mie – che nel 1872 fu posta sotto la diretta responsabilità
nel 1872, dopo il trionfo nella del capo di stato maggiore generale – diventarono un’élite,
Guerra franco-prussiana.
dei veri e propri “eletti” destinati a guidare la potenza belli-
ca tedesca con un altissimo livello di professionalità.
Un pilastro dello Stato tedesco. Nello stesso mo-
do, l’importanza del Großer Generalstab crebbe di pari pas-
so con la sua efficienza, che diventò proverbiale. Nel 1821
il re Federico Guglielmo III lo separò dal ministero della
Guerra, dotandolo così di una sostanziale autonomia. Ben
presto diventò un’istituzione il cui ruolo andava ben oltre la
sua dimensione militare, rendendolo all’atto pratico un ve-
ro e proprio pilastro dello Stato. Questo fu sancito nel 1883,
quando con un atto formale il Kaiser Guglielmo I diede fa-
coltà al Chef des Generalstabes di conferire direttamen-
te con lui, mettendolo così sullo stesso piano del ministro
della Guerra. Un altro passaggio importante si era verificato
già il 7 ottobre 1857, quando era stato nominato capo dello
stato maggiore generale Helmuth von Moltke “il Vecchio” .
Destinato a diventare uno dei più celebri strateghi e pen-
satori militari del suo tempo, von Moltke curò sapiente-
mente l’organizzazione e il funzionamento del General-
stab, consolidandone il prestigio a tal punto da farne un ri-
ferimento per tutti gli eserciti del mondo. Divenne anche
l’artefice della vittoria sulla Francia nella guerra del 1870-
71 (v. articolo a pag. 22), un trionfo che lo fece entrare a
Il Vecchio Così indicato storicamente per distinguerlo da suo nipote, Helmuth Johann
Ludwig von Moltke, che sarebbe diventato a sua volta comandante in capo dell’esercito
BPK/SCALA

tedesco all’inizio della Prima guerra mondiale.

31
buon diritto nell’olimpo dei grandi condottieri della Storia. dente. Lo stesso si fece per tutte le altre branche delle forze
Allo scoppio del primo conflitto mondiale, l’instancabi- armate in modo che, nel 1935, quando Hitler salì al potere e
le opera del Generalstab dovette scontrarsi con la realtà di denunciò il Trattato di Versailles, tutto era pronto per dare
una guerra totale, diversa da tutte quelle combattute fino ad il via al riarmo tedesco. Il Generalstab risorse, come una fe-
allora. Nell’agosto del 1914 il grandioso piano di invasione nice dalle sue ceneri, con la nuova denominazione di Ober-
della Francia (v. a pag. 36) elaborato dal generale Alfred von kommando des Heeres (OKH), retto da un Chef des General-
Schlieffen – Chef des Generalstabes dal 1891 al 1906 – non stabes des Heeres che rispondeva all’Oberbefehlshaber des
resse alla prova del fuoco, e la manovra di aggiramento at- Heeres, il comandante supremo dell’esercito.
traverso il Belgio fu bloccata nella battaglia della Marna, a Via alla Blitzkrieg. Allo scoppio della Seconda guerra
poche decine di chilometri da Parigi. Alla fine, nonostante mondiale, grazie alle riforme e al sistema di addestramento
molte altre dimostrazioni di efficienza fornite nel corso del curati da von Seeckt, gli ufficiali tedeschi erano ancora un
conflitto, nel 1918 neanche gli “dèi della guerra” del Gene- esempio di altissima professionalità e competenza. Un fat-
ralstab riuscirono a impedire la sconfitta della Germania. tore che si rivelò cruciale nella lunga serie di vittoriose cam-
In ogni caso, la fama dello Stato maggiore generale era an- pagne del biennio 1939-41, passato alla Storia come Blit-
cora così grande che, quando con il Trattato di Versailles le zkrieg, la “guerra lampo” (v. a pag. 44). Dopodiché, ancora
potenze vincitrici decisero di azzerare il potenziale bellico una volta essi non poterono nulla contro lo strapotere delle
tedesco, ne imposero lo scioglimento insieme con la chiu- armate alleate e sovietiche, che con la loro soverchiante su-
sura della Kriegsakademie. periorità alla fine sommersero per la seconda volta la Ger-
Il riarmo. Tuttavia, non erano certo le clausole di un mania. Eppure, nonostante questo, anche nella Storia del-
trattato a poter abbattere l’orgoglio e la voglia di rivincita la Seconda guerra mondiale l’eco delle gesta di comandanti
della casta militare germanica. Nel 1919 si costituì un nuovo formati con il metodo e lo spirito del Großer Generalstab, e
organo di comando del ridotto esercito concesso alla Ger- cresciuti nel suo mito, è giunta quasi intatta fino a noi. d
mania sconfitta, il Truppenamt (“ufficio per le truppe”). Il
nuovo comandante in capo, il generale Hans von Seeckt, di-
chiarò apertamente che “la forma cambia, ma lo spirito ri-
mane lo stesso”, riferendosi ovviamente all’anima fiera del CON IL TERZO REICH
vecchio Großer Generalstab. Nella foto grande, Hitler
circondato dagli ufficiali osserva
Nel primo dopoguerra, tra il 1919 e il 1926, con una ri- al binocolo l’assedio di Varsavia
forma della dottrina, dell’organizzazione e soprattutto del (settembre 1939), tassello iniziale del
sistema addestrativo da fare invidia a quelle di von Schar- la Blitzkrieg. La casta militare derivata
dalla Kriegsakademie prussiana
nhorst e von Gneisenau del secolo precedente, l’eccezionale (chiusa dopo il Trattato di Versailles
e lungimirante opera di von Seeckt pose le basi per la rina- e poi riaperta) viene fortemente
scita. Il Truppenamt fu strutturato e perfezionato come un ridimensionata dal dittatore.
Sotto, il 19 luglio 1940 il Führer
vero Stato maggiore generale, sul modello di quello prece- convoca il Reichstag al Teatro
dell’opera Kroll, per la nomina in
massa dei nuovi feldmarescialli, a lui
fedeli. Nella pag. di destra, in alto,
la facciata della scuola di guerra del
Reich, la Kriegsakademie di Berlino.
ALAMY/IPA

32
UNA TATTICA INNOVATIVA

I
l sistema di addestramento standardizzato tedesco-
prussiano consentì l’applicazione sul campo del con-
cetto di Auftragstaktik (letteralmente “tattica dell’in-
carico”), inizialmente sviluppato da von Gneisenau.
Come funzionava. I vari livelli di comando emanavano
disposizioni generali contenenti gli indirizzi e le linee
di azione (il cosiddetto Weisungfuhrung, traducibile
nell’espressione “comando per direttive”) sulle quali
intendevano orientare una determinata operazione o
campagna. Evitavano però deliberatamente di impartire
istruzioni dettagliate, lasciando così all’iniziativa dei
comandanti subordinati la scelta delle modalità con
le quali condure le operazioni. Questo principio, asso-
lutamente centrale nella dottrina tedesca, consentiva
alle unità sul terreno di combattere con un “ritmo
operativo” nettamente più rapido di quello degli
avversari, che rimanevano spesso sorpresi e sbi-
lanciati. Molto studiata oggi dall’esercito statu-
nitense, che ne riconosce la piena validità, nella
sua moderna interpretazione l’Auftragstaktik
è definita mission command.

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SUL FRONTE
Nella foto grande, i tedeschi sul
fronte occidentale, nel settembre
1914. Decine di migliaia di uomini
marciarono tra Belgio e Francia
in quei primi mesi di guerra. Nel
riquadro, il Kaiser Guglielmo II in
un’esercitazione con il generale
Helmuth von Moltke (il Giovane).
Sopra, riproduzione di una bandiera
catturata ai tedeschi nella battaglia
della Marna (5-12 settembre 1914)
ALAMY/IPA (2)

e oggi conservata a Parigi al museo


degli Invalides.
DOPO L’INVASIONE DEL BELGIO E LE AVANZATE IN
TERRITORIO FRANCESE IN AGOSTO, L’OFFENSIVA
TEDESCA FU FERMATA SULLE RIVE DELLA MARNA

“R
afforzate l’ala destra!”: si dice siano state que- prima, e della Germania poi, a un ipotetico conflitto.
ste le ultime parole del Generalfeldmarschall Nel corso dell’800, mentre lo Stato maggiore generale te-
Alfred von Schlieffen, capo dello Stato mag- desco si affermava come un modello di efficienza in tutto il
giore generale tedesco dal 1891 al 1906, sul let- mondo, il nemico tradizionale era rappresentato dalla Fran-
to di morte. Per quanto un militare di carriera possa essere cia, poi sconfitta nella vittoriosa guerra del 1870-71 condotta
devoto alla sua professione – vissuta in modo ideale come da un esercito prussiano magistralmente guidato dal Gene-
una vera vocazione, dal senso quasi religioso – cosa spinse ralfeldmarschall Helmuth von Moltke “il Vecchio”, di certo
uno dei più famosi generali tedeschi a invocare l’elemento il più celebre e venerato tra tutti gli Chef des Generalstabes.
essenziale di un piano operativo persino mentre il 4 genna- Ma il 17 agosto 1892, in un’Europa temporaneamente paci-
io 1913 esalava l’ultimo respiro? Il fatto è che l’esclamazio- ficata dal congresso di Berlino del 1878, gli Stati maggiori
ne-testamento di von Schlieffen, un preciso ammonimento degli eserciti francese e russo siglarono una convenzione di
per il suo successore, risuonò perentoria poco più di un an- mutuo soccorso, che doveva scattare nel caso in cui uno dei
no prima dello scoppio della Grande guerra. L’esortazione due Paesi fosse stato aggredito dai tedeschi.
riguardava l’aspetto centrale del celebre piano che lui stesso Il nuovo obiettivo: la Russia. Fu così che sullo
aveva elaborato e perfezionato per lunghi anni, riguardan- scacchiere internazionale la Germania vide apparire all’o-
te la grandiosa mossa di apertura con la quale la Germania rizzonte un nuovo nemico: la Russia, con tutto il peso della
avrebbe dovuto iniziare le ostilità in una futura guerra eu- sterminata vastità del suo territorio e delle immense risorse
ropea, da attuare sferrando una rapida e decisiva offensiva in uomini e armi con cui poteva alimentare un mastodonti-
strategica contro i francesi. co esercito. Da quel momento, i generali tedeschi dovette-
Un nemico nel mirino: la Francia. Da quando, ro confrontarsi con quella che diventava una concreta ipo-
nella prima metà del XIX secolo, il Großer Generalstab tede- tesi strategica: una guerra su due fronti. Era questo il fonda-
sco aveva assunto una struttura consolidata, la sua funzione mentale presupposto su cui lavorava von Schlieffen, che sa-
primaria era stata quella di elaborare i piani a livello strate- rebbe diventato anch’egli uno dei più famosi capi dello Stato
gico e operativo riguardanti la partecipazione della Prussia maggiore generale tedesco. Sotto la sua guida il ben rodato
L’INVASIONE
Il 4 agosto 1914 circa 800mila
soldati tedeschi passano
la frontiera col Belgio.
Qui, in settembre, avanzano
nelle strade cittadine.
A destra, sempre nello stesso
periodo, un soldato belga
con una mitragliatrice in una
improvvisata postazione.
ALAMY/IPA

38
S. STANLEY

1914 IL PIANO SCHLIEFFEN

N
el suo memorandum, il generale Alfred
Graf von Schlieffen ipotizzava l’invasione
della Francia seguendo un preciso crite-
rio: una grande manovra di “aggiramento stra-
tegico”, da realizzare passando per il Belgio ed
entrando in territorio francese da nord-ovest,
evitando così le difese di confine. Facendo per-

BRIDGEMAN IMAGES/MONDADORI PORTFOLIO


no sulle due aree fortificate di Metz e Dieden-
hofen (Thionville), l’ala destra tedesca doveva
ruotare a sinistra, attraversare il Belgio, entrare
in territorio francese e dare battaglia nel baci-
no della Senna con la propria forza di oltre 50
divisioni; poi, le unità schierate all’estremità
occidentale di questo gigantesco braccio dove-
vano continuare a descrivere un grande arco,
piegando a est e passando a sud di Parigi fino
a schiacciarlo contro l’incudine formata dalle
fortezze della Lorena e dal confine svizzero.
Perché non funzionò? Secondo molti studiosi Liegi e Namur. Poi, due corpi d’armata furono da ovest della 6a armata francese, azione ri-
l’esecuzione del piano Schlieffen da parte di sottratti al fronte francese per essere inviati in velatasi decisiva per la sconfitta tedesca nella
von Moltke, ritenuta incerta e contraddittoria, Prussia Orientale a fronteggiare un’offensiva battaglia della Marna. Ad ogni modo, una tesi
portò a un suo stravolgimento. Una prima mo- russa. Ma soprattutto, una volta entrate in accreditata è anche quella secondo la quale
difica si ebbe con la decisione di non entrare territorio francese, la deviazione delle avan- viste le caratteristiche, soprattutto in termini
anche in territorio olandese, restringendo la zate della 2a e della 1a armata, che invece di di relativa mobilità e scarse capacità di co-
direttrice d’attacco iniziale dell’ala destra a un passare a ovest di Parigi – come previsto da mando e controllo, degli eserciti dell’epoca, il
corridoio più piccolo corrispondente alla valle von Schlieffen – piegarono a sud-est, espose piano Schlieffen, anche nella sua versione ori-
della Mosa, sbarrata dalle fortezze belghe di il fianco destro di quest’ultima al contrattacco ginale, era destinato comunque al fallimento.
I BRITANNICI
Membri della British
Expeditionary Force (BEF) nella
boscaglia. Inviati sul continente
per contribuire a fermare
l’avanzata tedesca, si scontrano
con l’avversario a Mons il 23
agosto 1914.

LA SFIDA DEI FRANCESI


Settembre 1914: soldati francesi
issano la bandiera in trincea. La loro
ritirata si ferma sulla Marna, dove
arrestano l’offensiva germanica.

IL PIANO FALLITO DIVENNE POI


ALAMY/IPA (3)

giore generale andò a svilupparsi seguirono quindi il preciso


paradigma in base al quale era necessario dapprima concen-
trare lo sforzo a Occidente, battere rapidamente la Francia, e
poi rivolgere la propria attenzione alla Russia, attuando una
sorta di grande manovra per linee interne con la quale spo-
stare il grosso delle proprie forze da ovest a est.
La lezione di Federico il Grande. In tale contesto,
le operazioni belliche tedesche dovevano essere condotte
secondo il modello della Bewegungskrieg, la “guerra di ma-
novra”, derivante dalla tradizionale concezione dell’arte mi-
litare tramandata da Federico II, il grande monarca e con-
dottiero prussiano. Come avrebbero poi dovuto fare i suoi
successori, nel XVIII secolo Federico aveva dovuto cimen-
tarsi in guerre condotte su più fronti risolvendo questo di-
e perfezionato organo di vertice dell’esercito del Kaiser svi- lemma con un metodo fatto di rapide operazioni basate sul
luppò un concetto strategico molto definito: individuare la tempestivo spostamento di forze per linee interne. Quella
Francia come l’avversario da affrontare e battere per primo che doveva essere evitata a tutti i costi era invece una Stel-
vibrandogli un colpo massiccio e decisivo, contando sul fatto lungskrieg, ossia una “lunga guerra difensiva e di attrito”, do-
che la Russia avrebbe impiegato molto tempo per completa- ve una Germania dotata di minori risorse economiche ri-
re la mobilitazione del suo grande, e proprio per questo ele- spetto all’insieme dei suoi avversari avrebbe finito inevita-
fantiaco, apparato militare. L’alleanza tra Parigi e San Pietro- bilmente per soccombere.
burgo era sorta anche per controbilanciare la Triplice Alle- Dunque, in vista di una futura guerra che avrebbe richiesto
anza, che vedeva legate Germania, Austria-Ungheria e Italia. una rapida e violenta offensiva contro la Francia, von Schlief-
Tuttavia, i pianificatori tedeschi, e von Schlieffen in par- fen sviluppò un piano incentrato su una delle classiche “for-
ticolare, erano consapevoli che l’esercito austro-ungarico me di manovra” previste per le operazioni offensive: l’aggi-
avrebbe potuto ricoprire solo un ruolo di contenimento dei ramento. Come tutti gli ufficiali formatisi alla grande scuola
russi, mentre quello italiano avrebbe contribuito schierando Manovra per linee interne Consiste nello spostamento di forze sfruttando l’andamento
non più di una dozzina di divisioni sul confine franco-tede- di un fronte di forma convessa, o a livello strategico, come in questo caso, una confor-
sco. I lineamenti sui quali la pianificazione dello Stato mag- mazione geografica chiusa, attuandolo quindi seguendo linee più brevi dell’avversario.

40
I TEDESCHI
Fanti trincerati in Belgio. In
Vallonia e nelle Fiandre ci sono
ancora oggi i segni della guerra.
L’inaspettata resistenza dei belgi
porta i tedeschi a devastare
Liegi e Anversa, ma l’avanzata è
ostacolata in ogni modo.

IL CAPRO ESPIATORIO PER UNA GERMANIA SCONFITTA

della Kriegsakademie di Berlino, egli era un fermo sostenito- muth von Moltke “il Giovane”, nipote di von Moltke “il Vec-
re dell’importanza dello studio delle guerre del passato, fon- chio”, suo zio. Allo scoppio delle ostilità, i francesi eseguiro-
damentale per combattere al meglio quelle del futuro; all’at- no a loro volta il loro Plan XVII, lanciando lungo il confine
to pratico lui stesso poteva essere ritenuto uno storico mi- franco-tedesco offensive dalle quali scaturì la “battaglia del-
litare. Nella sua opera più nota su questa materia, Cannae, le frontiere”, dove però tutti gli attacchi furono respinti con
egli analizzò alcuni famosi esempi di manovre di aggiramen- gravissime perdite. Intanto, dopo aver superato la resistenza
to e avvolgimento della Storia, partendo da quella compiu- delle fortezze belghe di Namur e Liegi, ed essersi scontrata
ta da Annibale a danno dei Romani nell’omonima battaglia sanguinosamente con le divisioni della British Expeditiona-
del 216 a.C., per poi passare a quelle condotte da Federico il ry Force (BEF) britannica a Mons e a Le Cateau, per tutto il
Grande, da Napoleone e dal suo illustre predecessore, von mese di agosto l’ala destra marciante tedesca continuò la sua
Moltke il Vecchio, nella Guerra austro-prussiana del 1866 e manovra aggirante, valicando la frontiera nord-occidentale
in quella franco-prussiana del 1870-71. Sebbene alcuni sto- francese e piegando in direzione sud-sud-est.
rici moderni abbiano messo in dubbio l’esistenza di un vero Sulla Marna. Quando, però, nei primi giorni di settem-
e proprio “piano Schlieffen” strutturato e dettagliato come bre gli avversari giunsero a poche decine di chilometri da Pa-
tale, nel dicembre 1905 il generale scrisse un articolato me- rigi, le forze franco-britanniche reagirono, approfittando di
morandum nel quale illustrò i lineamenti operativi da segui- una serie di problemi di coordinamento tra le armate tede-
re per un attacco alla Francia (v. riquadro a pag. 39). sche. Ne scaturì la prima battaglia della Marna, il punto di
Secondo lo schema di manovra illustrato nel documento svolta iniziale della Grande guerra: qui l’avanzata tedesca fu
di von Schlieffen, le forze tedesche che avrebbero compiuto arrestata, decretando il fallimento del grande aggiramento
lo sforzo principale erano quindi proprio quelle poste sull’a- strategico concepito da von Schlieffen.
la destra che lui stesso invocò in punto di morte; esse dove- Su quali siano state le reali responsabilità di von Molt-
vano infatti annientare l’esercito belga nel più breve tempo ke, su come e quanto il piano originale sia stato modificato
possibile per poi irrompere in Francia, e quindi era neces- da quest’ultimo, e soprattutto con quali conseguenze, il di-
sario che fossero le più forti possibile, con una proporzio- battito tra gli storici militari contemporanei è ancora aper-
ne di circa 7 a 1 rispetto a quelle spiegate sul fianco sinistro. to. Quello che è certo, è che dopo la prima grande avanzata
L’Europa in fiamme. Nel fatale agosto del 1914, quando tedesca dell’agosto-settembre 1914 sul fronte occidentale il
l’ipotesi della guerra su due fronti formulata dal Generalstab conflitto sprofondò nel fango della guerra di trincea. Ossia,
divenne realtà, la responsabilità di mettere in pratica il piano proprio quella Stellungskrieg che nel credo del Großer Gene-
Schlieffen ricadde sul suo successore, il Generaloberst Hel- ralstab doveva essere assolutamente evitata. d

41
GERMANIA

ALLA BASE DELL’IMPONENTE MACCHINA BELLICA DEL


REICH C’ERA L’APPARATO PRODUTTIVO, IN GRADO DI
SFORNARE ARMI TECNOLOGICAMENTE AVANZATE
di Marco Lucchetti. Illustrazioni di Jean Restayn

L’ ARSENALE
TEDESCO
Q uando nell’agosto 1914 le grandi potenze comincia-
rono a combattersi sui campi europei, il carro armato
era solo un progetto di Leonardo da Vinci. Dopo po-
chi mesi la guerra di movimento si trasformò in guer-
ra di trincea. La mitragliatrice, il filo spinato e il terreno sconvol-
to dall’azione dell’artiglieria impedivano alla fanteria di avanzare
La vittoria nella Grande guerra creò però agli Alleati l’illusione di
una superiorità militare che si tramutò in immobilismo.
Rinascita. La Germania, invece, ricostruiva pezzo per pezzo
una superiorità armata che le avrebbe garantito le schiaccianti vit-
torie nei primi mesi della Seconda guerra mondiale. Quello che
accadde fra i due conflitti fu lo sviluppo della guerra dei Panzer e
in massa: gli inglesi iniziarono a sperimentare il tank e lo impie- dell’aviazione tattica: dopo che il loro esercito si era arenato nelle
garono in battaglia a partire dal 1916, i tedeschi si concentrarono trincee, i tedeschi si misero a studiare la guerra lampo (Blitzkrieg)
sullo sviluppo della mitragliatrice leggera e sulle armi anticarro. e l’uso delle truppe aviotrasportate. d

IL CARRO ARMATO

L
a risposta germanica ai modesti successi Nel dopoguerra. I trattati proibirono alla Ger- I modelli. Allo scoppio del secondo conflitto
iniziali dei carri armati alleati fu comun- mania di possederne o costruirne. Senza dare mondiale i Panzerkampfwagen PzKpfw I e
que l’A7V, carro pesante da 33 tonnellate nell’occhio per non disattendere le clausole PzKpfw II erano i modelli più comuni, ma già
su cingoli da trattore civile, 18 uomini di equi- di Versailles, grazie alla stipula di patti segreti nel 1940 il grosso delle unità era costituito da
paggio e armato con un cannone da 57 mm di collaborazione con l’Urss, i tedeschi usu- PzKpfw III e PzKpfw IV. Quest’ultimo sarebbe
e sei mitragliatrici da 7,9 mm. Convinto che i fruirono delle industrie russe per progettare stato il carro tedesco prodotto in maggiori
carri armati non rappresentassero una grave e costruire carri armati in territorio straniero esemplari e varianti durante la guerra. I più
minaccia, l’Alto Comando tedesco ordinò solo e inviare i propri tecnici e gli equipaggi per moderni Panther e Tiger furono lanciati nella
venti A7V, che presero parte a una manciata di sperimentarli. Quando Adolf Hitler, nell’ago- mischia con poca sperimentazione, rivelando
azioni tra il marzo e l’ottobre 1918, soffrendo sto del 1934, divenne anche il comandante in numerosi problemi meccanici e di consumo.
però di numerosi guai meccanici dovuti a di- capo delle forze armate, il riarmo promesso ai Ottimi per armamento e corazzatura difensi-
fetti di progettazione. Quando fu chiaro che il vertici militari vide la costituzione delle prime va, erano però troppo pesanti e costosi.
carro armato poteva svolgere un ruolo signifi- divisioni corazzate. Fu gran parte merito dei
cativo sul campo di battaglia, la Germania ini- tedeschi la trasformazione del carro armato
ziò a lavorare su progetti di mezzi sia pesanti da mezzo di supporto per la fanteria a micidia-
che leggeri, ma solo un piccolo numero di le, autonoma macchina da guerra.
prototipi furono completati entro la fine della
guerra. Dopo l’armistizio, tutti i carri armati
nelle mani tedesche furono confiscati, e
in buona parte demoliti.

IL PANZER
Un Panzer IV (il nome esatto
era Panzerkampfwagen IV,
abbreviato in PzKpfw) usato
quasi per tutta la durata
del secondo conflitto
mondiale.
Le divisioni Panzer
erano l’élite delle forze
armate tedesche, con
gli uomini meglio
addestrati e motivati e
le promozioni rapide.

42
IL CACCIA
Il Messerschmit Bf109 versione
F4 Z Trop (da “tropicale”),
adattato agli ambienti desertici
per la guerra in Nordafrica.

qualsiasi velivolo. I piloti vete- di bombardieri medi veloci e sull’attacco in


rani, però, vennero assunti nelle picchiata, considerato più razionale perché
prime compagnie aeree civili, mentre i consentiva di centrare con un elevato grado di
giovani furono avviati a corsi sugli alianti, per precisione il bersaglio. Il velivolo più efficace
poi entrare nell’aviazione commerciale. si rivelò lo Junkers Ju 87 Stuka, benché fosse
La Luftwaffe. L’aeronautica militare tedesca lento, poco maneggevole e vulnerabile. Per
L’AEROPLANO rinacque in Unione Sovietica, in un aeroporto
in disarmo a 110 km a nord di Voronež, dove
quanto riguarda l’aviazione da caccia, furono
sviluppati due tipi di velivoli: un caccia leg-

U
na delle principali innovazioni della venne creato il Centro aeronautico di Lipeck, gero a elevata velocità per la copertura delle
Prima guerra mondiale fu l’impiego presso il quale furono inviati segretamente forze terrestri, per la difesa del territorio e la
in combattimento degli aerei. I primi aerei smontati, motori, armi, munizioni e 200 protezione degli aerei da bombardamento e
monoplani, poi divenuti biplani e triplani, ufficiali specializzati. Qui la progettazione e picchiata, il Messerschmitt Bf 109, e un caccia
vennero usati gradualmente per la ricognizio- la sperimentazione segreta procedettero a pesante o distruttore per la scorta ai bombar-
ne sopra le linee nemiche, la segnalazione dei ritmo vertiginoso sino al 1933, quando venne dieri medi, attacco al suolo e caccia notturno,
bersagli per le artiglierie, il combattimento tra fondata clandestinamente la Luftwaffe, poi il Messerschmitt Bf 110. L’impiego della Luf-
velivoli e, verso la fine, per il bombardamento ufficializzata al mondo il 1° marzo 1935. twaffe prevedeva una stretta collaborazione
e l’attacco al suolo contro le fanterie. Il miglio- Bombardieri. Nel 1937 i reparti da combatti- con le forze terrestri e navali con compiti
re caccia tedesco nei primi anni di guerra fu il mento, da bombardamento e da ricognizione precisi: l’azione diretta contro le forze aeree
monoplano Fokker E.III Eindecker, cui suben- già disponevano di aerei moderni come il avversarie, l’appoggio ravvicinato e a lungo
trò l’ottimo Fokker D.VII. L’aviazione militare Dornier Do 17, l’Heinkel He 111 e lo Junkers raggio dell’esercito e della marina, l’attacco ai
tedesca nacque in guerra e fu sciolta alla sua Ju 88. La Luftwaffe, non ritenendo efficace il centri vitali nemici quali industrie belliche, raf-
conclusione, perché il Trattato di Versailles bombardamento in quota con l’impiego di finerie, linee di comunicazione e trasporto e la
proibì alla Germania l’uso militare di un gran numero di aerei, si concentrò sull’uso difesa aerea del territorio nazionale.

LA MITRAGLIATRICE

È
il primo luglio 1916: 19 divisioni britanni- di appena 122 cm e il peso di soli 12 kg.
che escono dalle proprie trincee lanciate Funzionava sfruttando l’energia di rincu-
all’assalto. Mille cannoni da campagna, lo. Il raffreddamento ad aria era assicura- MASCHINENGEWEHR
180 cannoni pesanti e 245 obici hanno river- to da un manicotto traforato che circon- La prima mitragliatrice moderna
sato per giorni più di 3.000.000 di proiettili dava la canna: in caso di azione di fuoco della Seconda guerra mondiale,
sulle linee tedesche. Inizia la battaglia della prolungata, in pochi secondi si poteva la MG34, con il suo bipiede e,
Somme. Le truppe inglesi, cariche di equipag- sostituire la canna arroventata. Nell’ambito attorno alla canna, il manicotto
giamento, avanzano a fatica nel fango e tra le della Wehrmacht la MG34 era distribuita in or- traforato, che disperdeva meglio
buche provocate dal bombardamento della dine di 4 per plotone e ogni compagnia fucilieri il calore prodotto dallo sparo.
loro stessa artiglieria per essere accolte dal fuo- o granatieri ne aveva almeno 4 in configurazione
co delle micidiali mitragliatrici germaniche, le mitragliatrice pesante su affusto. progetto che portò alla realizzazione della mi-
Maxim Maschinengewehr MG08. Due battaglio- Bivalente. Le MG34 erano anche largamente gliore mitragliatrice mai apparsa su un campo
ni inglesi vengono completamente annientati montate su veicoli, sidecar, semicingolati e carri di battaglia (e che ancora oggi è in servizio in
da una singola mitragliatrice: al termine del armati. Per tutta la durata della guerra fu la mi- molti eserciti): la Maschinengewehr MG42 era
primo giorno dell’offensiva sono caduti circa tragliatrice bivalente (adatta sia al fuoco di satu- fabbricata con la tecnica della lamiera stampata
20.000 britannici dei 100.000 lanciati all’attacco, razione che d’interdizione) standard delle forze su quasi tutte le sue componenti e con il mecca-
e più di 40.000 vengono feriti. armate tedesche e la più diffusa fino al 1945, nismo semplificato. La squadra di mitraglieri, per
La mitragliatrice Maxim rimase l’arma auto- nonostante l’entrata in servizio nel 1943 della questioni di praticità, era ridotta a tre uomini,
matica standard dell’esercito tedesco e nel più semplice ed economica MG42. Quest’ultima tiratore, servente con ricariche e canne di ricam-
settembre 1939 era ancora la più diffusa. Fu so- nacque proprio dall’esigenza di un’arma più vali- bio e capoarma/osservatore per l’individuazione
stituita dalla più moderna mitragliatrice leggera da e che ovviasse a quello che era l’unico difetto dei bersagli. Essendo concepita come mitraglia-
Maschinengewehr MG34, fornita di un calcio da della MG34, cioè l’elevato costo di fabbricazione. trice bivalente, la MG42 era provvista di affusto
appoggiare alla spalla e di impugnatura a pisto- Il contenimento dei costi e la velocizzazione a treppiede, di bipiede e di tre canne di ricambio
la. La linea era snella e compatta, la lunghezza dei tempi di produzione furono all’origine del come dotazione standard.
GERMANIA
1940
ULLSTEIN BILD VIA GETTY IMAGES

IL TERZO REICH

BLITZ
SZ PHOTO/AGF

DAL BELGIO
ALLA MANICA
L’ESORDIO FULMINANTE
DELLE FORZE DI HITLER
NELLA SECONDA
GUERRA MONDIALE
FA PRESAGIRE UN
CONFLITTO BREVE E
VITTORIOSO. MA GLI
ALLEATI SI RIPRENDONO
DALLA SORPRESA E
PER I TEDESCHI
SI PREPARA UNA NUOVA
SCONFITTA. EPPURE LA
GUERRA LAMPO ENTRA
NEL MITO
di Fabio Riggi
ACHTUNG PANZER!
Alcune foto della Blitzkrieg,
la “guerra lampo” condotta
dalla Germania nel 1940:
il generale Guderian a
bordo di un veicolo posto-
comando; a sinistra, una
squadriglia di bombardieri
tedeschi Dornier Do 17;
sotto, un fotomontaggio
della propaganda tedesca,
realizzato con l’immagine di
un carro Panzerkampfwagen
(Pzkfw) III.

KRIEG
ULLSTEIN/GETTY IMAGES

45
ULLSTEIN BILD /GETTY IMAGES
L’INIZIALE SUPERIORITÀ
TEDESCA SI MOSTRÒ PER
TERRA E CIELO: L’EUROPA
SI FECE SORPRENDERE DA
BOMBARDIERI E PANZER

I
l 21 ottobre 1939 il Generalleutnant Erich von Man-
stein, capo di Stato maggiore dello Heeresgruppe A (il
Gruppo di armate A), si recò a Zossen, presso il quar-
tier generale dell’OKH, per ritirare una copia dei piani
operativi dell’Operazione “Fall Gelb” (“caso giallo”). Si trat-
tava del previsto attacco a Occidente, contro il Belgio, l’O-
landa e soprattutto la Francia; era l’offensiva che poco do-
po l’inizio della guerra, e le strepitose vittorie nella campa- IL “CASO GIALLO” :
I PANZER VERSO LA MANICA
gna di Polonia, la Wehrmacht stava già preparando, e che si Sopra, una colonna tedesca attraversa le Ardenne nei pressi del fiume Mosa
presentava come un’impresa quanto mai ardua. nel maggio 1940; sotto, a giugno, le divisioni corazzate della Wehrmacht
Lo stesso tentativo di invadere il territorio francese era sono entrate in Francia, dilagando nei piccoli centri.

ULLSTEIN BILD/GETTY IMAGES


stato fatto 26 anni prima, nel 1914, e si era concluso con il
fallimento del Piano Schlieffen – sulla base del quale era sta-
to condotto – trasformandosi in un orrendo pantano: 4 anni
di terribile guerra di trincea. Eppure, quando von Manstein
fece ritorno nel quartier generale del suo gruppo di armate,
a Coblenza, e nelle lussuose stanze dell’Hotel Riesen-Fur-
stenhof, sulle rive del Reno, prese a esaminare il piano che
aveva appena preso in consegna, non credette ai propri oc-
chi: era quasi una riedizione di quello del 1914.
La Storia si ripete: un piano già vecchio. Secon-
do il documento elaborato dall’OKH sotto la direzione del
suo capo di Stato maggiore, il General der Artillerie Franz
Halder, l’esercito tedesco doveva riunire le proprie forze in
tre gruppi di armate: lo Heeresgruppe B, a nord, guidato dal
Generaloberst Fedor von Bock, doveva compiere lo sfor-
zo principale, sferrando un potente attacco contro Belgio
e Olanda, per poi proseguire verso sud-ovest entrando in
Francia; lo Heeresgruppe A, comandato dal Generaloberst
Gerd von Rundstedt, al centro, ne avrebbe coperto il fian-
co sinistro, mentre lo Heeresgruppe C, agli ordini del Gene-
GUDERIAN, TEORIA E PRATICA

H
raloberst Wilhelm Ritter von Leeb, sul fianco più meridio- einz Guderian (1888- e dottrinalmente l’impiego
nale, aveva il compito di mantenere uno schermo difensivo 1954) fu uno dei pro- di veicoli da trasporto e com-
lungo il confine con la Francia. tagonisti indiscussi battimento – diventando in
Sull’altro versante del fronte, quello degli alleati franco- della prima fase della Seconda breve un paladino del proces-
britannici – con questi ultimi che, come nel precedente guerra mondiale segnata dalla so di meccanizzazione allora
Blitzkrieg tedesca. Ufficiale di in corso nei principali eserciti.
conflitto, avevano inviato in Francia un corpo di spedizio- fanteria, nella Grande guerra Nel 1935, quando Hitler lan-
ne, la British Expeditionary Force (BEF), con undici divisio- Guderian prestò servizio nelle ciò il riarmo della Germania,
ni – avevano previsto proprio un’offensiva germanica prove- prime unità specializzate nelle Guderian era capo di Stato
niente dal Belgio, e si stavano preparando di conseguenza. comunicazioni radio, un cam- maggiore dell’ispettorato
Sotto la guida del Général d’armée Maurice Gamelin, a ca- po pionieristico per l’epoca, responsabile delle truppe
e ottenne la prestigiosa qua- motorizzate dell’esercito, e nel
po del Grand Quartier général des forces terrestres françai- lifica per prestare servizio nel 1937 diede alle stampe la sua
ses (Gqg), il comando supremo delle forze terrestri a difesa Generalstab. opera fondamentale: Achtung
del territorio francese, gli Alleati pianificarono di contrasta- Nel dopoguerra ebbe modo Panzer! In questo libro affermò
re un’avanzata tedesca da quella direzione; la linea d’azio- di operare nelle prime unità innanzitutto la necessità di
ne prescelta dai franco-britannici fu quindi quella di stabili- da “trasporto motorizzato” accentrare i carri armati in
– denominazione surrettizia grandi unità corazzate.
re una linea difensiva avanzata entrando a loro volta in Bel- che in un esercito tedesco Le Panzerdivisionen. In effetti,
gio da sud, e schierando parte delle loro forze lungo il fiume soggetto alle limitazioni del il 1° ottobre 1935, proprio in
Dyle, in quello che fu denominato “Plan D”. Trattato di Versailles era tesa a base a questo preciso approc-
Intanto, per lunghi mesi, lungo il confine franco-tedesco mascherare i reparti destinati cio, erano state costituite in
regnava una calma surreale, dando luogo a quella che sareb- a sperimentare tecnicamente seno all’esercito tedesco le

46
S. STANLEY

1940 BLITZKRIEG

I
l 10 maggio l’ “esca”, cioè lo Here-
prime tre Panzerdivisionen: le sia così possibile dirigere contro In questo fondamentale esgruppe B, irrompe nei Paesi Bassi
celebri divisioni corazzate che di esse i nostri aerei da attacco”. passaggio viene mirabilmen- e in Belgio, impiegando anche unità
divennero poi il vero simbolo Secondo lo stratega, “le forze te riassunto da Guderian il di Fallschirmjäger su una serie di im-
della potenza germanica. aeree dovranno dedicare tutti i fondamentale concetto ope- portanti obiettivi. La risposta alleata
Il concetto operativo. Nel suo loro sforzi a impedire o almeno a rativo con il quale nel 1939 fu si concretizza nel Plan D: Gamelin fa
libro Guderian tracciò anche ritardare l’afflusso di tali riserve schiacciata la Polonia e poi nel avanzare in Belgio l’ala sinistra delle
i lineamenti d’impiego fon- nella zona dello sfondamento, 1940 venne sconfitta e invasa forze franco-britanniche.
damentali che poi avrebbero mentre sul terreno la principale la Francia. Tra 13 e 21 maggio, il “colpo di falce”
guidato le folgoranti opera- arma d’urto rimangono i carri Sul campo. Nel 1938 Guderian concepito da von Manstein, l’attacco
zioni della Wehrmacht nella armati”. Ecco i veri protagonisti fu messo a capo dell’ispettora- al centro attraverso le Ardenne, dimo-
parte iniziale del conflitto, della guerra moderna imma- to per le truppe motorizzate, stra la sua efficacia. Mentre la catena
descrivendoli in questi termini: ginata dal generale: “Questi assumendo anche il titolo di di comando francese va in pezzi, i
“Probabilmente la vittoria può ultimi a questo punto avranno Kommandierender General der tedeschi possono fare anche errori
essere conseguita solo se risulte- superato ostruzioni e campi Panzertruppen, ossia coman- come l’ordine di fermarsi davanti a
rà possibile mettere sotto attac- minati e saranno spiegati in dante delle neocostituite forze Dunkerque, dove gli inglesi lanciano
co l’intero dispositivo difensivo profondità su varie ondate per corazzate. Alla vigilia della l’Operazione Dynamo per evacuare le
nemico più o meno nello stesso attaccare e sconfiggere in rapi- Seconda guerra mondiale, truppe oltre la Manica (300mila solda-
tempo. Fin dall’inizio dell’attac- da successione i vari elementi assunse il comando del XIX Ar- ti). Il Belgio capitola il 28. Il 4 giugno
co”, scrive Guderian, “le retrovie del dispositivo difensivo: le aree meekorps (motorisiert), alla te- la sacca viene eliminata. Restano solo
nemiche andranno sottoposte a di raccolta delle riserve nemiche, sta del quale, dopo essere sta- 40.000 francesi, costretti alla resa.
una costante sorveglianza aerea i posti comando, le postazioni to un valente teorico, dimostrò
volta all’individuazione delle dell’artiglieria, le difese anticar- anche di possedere grandi doti
riserve avversarie, in modo che ro mobili e, infine, la fanteria”. da comandante sul campo.

47
ALLA BASE DELLA BLITZKRIEG C’ERA L’ATTACCO ALLA
“ZONA PROFONDA” (“TIEFENZONE”) DEL NEMICO
be passata alla Storia con la definizione francese di “drôle de francesi impegnate contro il gruppo di armate di von Bock.
guerre”, ovvero la “guerra fasulla”. All’inizio, nonostante lo spirito critico e propositivo fos-
A Coblenza, invece, von Manstein – destinato a diventare se una qualità riconosciuta e incoraggiata negli ufficiali cre-
uno dei migliori generali della Seconda guerra mondiale – sciuti alla grande scuola del vecchio Großer Generalstab e
con la sua mente brillante capì immediatamente che il pia- formati nella prestigiosa Kriegsakademie – categoria di cui
no d’invasione elaborato dall’OKH sarebbe finito in una si- von Manstein faceva parte a tutti gli effetti – la fredda ed ef-
tuazione di stallo, esattamente com’era accaduto nel 1914. ficiente macchina dell’OKH non gradì affatto quell’interfe-
Da subito la sua attenzione si concentrò su un preciso set- renza. Tuttavia, quest’ultimo non demordeva, e sottopose
tore del fronte: quello centrale, corrispondente all’impervia la sua idea anche al maggior esperto tedesco di guerra co-
e boscosa regione delle Ardenne. razzata, il General der Panzertruppen Heinz Guderian, che
In quest’area von Manstein identificò quello che doveva giudicò subito fattibile – a dispetto delle apparenze – un
essere lo Schwerpunkt, il “centro di gravità”, dove effettuare attacco attraverso le Ardenne di una forza motocorazzata.
lo sforzo principale per spezzare il fronte nemico e concen- Una fortuita coincidenza. Alla fine, mentre l’Ope-
trare il grosso delle nuove, grandi unità corazzate costitui- razione “Fall Gelb” subiva continui rinvii a causa delle con-
te in seno all’esercito tedesco nel 1935: le Panzerdivisionen. dizioni atmosferiche sfavorevoli (che alla fine furono non
Il piano alternativo. Da quel momento, von Man- meno di 12), l’insistenza di von Manstein finì con l’indispet-
stein, con l’avallo di von Rundstedt, suo diretto superiore, tire definitivamente Halder e l’Oberbefehlshaber des Heeres,
iniziò un duello a distanza con l’OKH, tempestando lo Stato ossia il comandante in capo dell’esercito, il Generaloberst
maggiore di Zossen di memorandum in cui illustrava il suo Walther von Brauchitsch. Come conseguenza, von Man-
“nuovo piano”. Il concetto operativo stavolta era basato su stein fu trasferito a comandare il XXXVIII Armeekorps, un
un’azione dello Heeresgruppe B, a nord, contro Belgio Set- corpo d’armata di fanteria, a Stettino, in Pomerania, cioè
tentrionale e Olanda, che ora doveva essere solo un diver- dall’altra parte d’Europa.
sivo per favorire l’attacco principale, attraverso le Ardenne, A quel punto, le sorti del “nuovo piano” sembravano se-
dello Heeresgruppe A; quest’ultimo avrebbe inquadrato una gnate, ma improvvisamente la ruota del destino fece un al-
potente forza corazzata, e dopo aver attraversato le Arden-
ne e forzato la Mosa doveva subito puntare a ovest, verso il Oberbefehlshaber des Heeres A partire dal primo dopoguerra, la figura di comandante in
canale della Manica, chiudendo in una sacca le forze anglo- capo dell’esercito tedesco fu disgiunta da quella di capo dello Stato maggiore generale.
tro giro. Il 10 gennaio 1940 un aereo della Luftwaffe con a
bordo un ufficiale che portava con sé una copia del piano
originale – che non fece in tempo a distruggere – atterrò
per errore in territorio belga, nei pressi di Mechelen, e l’im-
portante documento finì nelle mani degli Alleati, provocan-
do un ulteriore rinvio dell’attacco. Poi lo stesso von Man-
stein, non rassegnato, approfittò di una circostanza favore-
vole: l’aiutante di campo di Hitler, l’Obertsleutnant Rudolf
Schmundt, che simpatizzava per il generale, organizzò ap-
positamente un pranzo, il 17 febbraio, per consentirgli di il-
lustrare direttamente al Führer il suo “nuovo piano”. Secon-
do le ricostruzioni più attendibili, l’idea di un attacco al cen-
tro del fronte era balenata nei mesi precedenti anche nella
mente dello stesso Hitler, il quale, senza esitare, approvò su-
bito il piano di von Manstein. Il 20 febbraio il concetto ope-
rativo da lui proposto fu definitivamente adottato.
In realtà, in quei giorni decisivi, anche Halder si stava con-

ULLSTEIN BILD / ARCHIVI ALINARI, FIRENZE


vincendo che un attacco attraverso le Ardenne sarebbe stato
possibile, tanto che già il 7 febbraio aveva presieduto perso-
nalmente una specifica sessione di un Kriegsspiel (v. riqua-
dro a pag. 30) presso il quartier generale di von Rundstedt.
Pugno corazzato. Dopo quel fatidico momento di
svolta, l’OKH iniziò a predisporre i piani dettagliati per uno
dei più straordinari colpi di genio nella storia dell’arte del-
la guerra. Inserito nell’ampio quadro di “Fall Gelb”, l’attac- I parà: Fallschirmjäger

I
co attraverso le Ardenne fu denominato Operazione “Si-
l terzo grande elemento che lo sviluppo e l’impiego, prima
chelschnitt” (“lama della falce”). Nell’Heeresgruppe A di von nella Blitzkrieg tedesca si an- e durante la Seconda guerra
Runstedt fu inquadrato il “Gruppe Kleist”, così denominato dò ad aggiungere alle offen- mondiale, legò per sempre il
perché posto agli ordini del General der Kavallerie Ewald sive delle forze corazzate e alle suo nome a quello dei para-
Ludwig von Kleist, una grande unità a livello di armata che missioni di interdizione e sup- cadutisti: il Generalmajor Kurt
andò a sua volta a includere il meglio delle forze corazza- porto aereo ravvicinato dell’a- Student.
viazione, fu l’impiego delle I Fallschirmjäger ebbero il loro
unità aviotrasportate. La nuo- battesimo del fuoco nell’aprile
va specialità dei paracadutisti 1940, in Danimarca e Norvegia,
fu ideata in Unione Sovietica ma fu nel grande attacco a
negli anni ’20; traendo spunto Occidente del maggio suc-
da queste prime esperienze, cessivo che conobbero la loro
cui ebbero modo di assistere definitiva consacrazione. Allo
direttamente, nel 1936 anche i Heeresgruppe B fu assegnato
tedeschi costituirono un centro il Luftlandekorps (“corpo avio-
di addestramento per paraca- trasportato”), comandato da
dutisti e i primi due battaglioni Student, che riuniva la La 7.
operativi, rispettivamente Flieger-Division e la 22. Luft-
facenti parte dell’aviazione lande-Division.
(Luftwaffe) e dell’esercito. Nel Le unità Fallschirmjäger anda-
luglio 1938 venne formata la rono così a costituire la punta
prima divisione: la 7. Flieger- di lancia dell’offensiva contro
Division, e queste nuove Belgio e Olanda, eseguendo
truppe assunsero la denomina- aviolanci per la conquista dei
zione destinata a entrare nella ponti di Moerdyk, Dordrecht e
storia: Fallschirmjäger, termine Rotterdam e degli aeroporti di
che univa la tradizionale spe- Waalhaven e Valkenburg.
cialità degli Jäger (“cacciatori”), Sul forte di Eben-Emael.
IL RAID che nell’esercito indicava i L’impresa più spettacolare fu
Nella foto, nel maggio
1940 un obice tedesco reparti di fanteria leggera, con però quella realizzata contro il
FH 18 (Feld-Haubitze) da il riferimento all’uso del para- forte belga di Eben-Emael, sul
105 mm viene traghettato cadute (Fallschirm). Inoltre, si canale Alberto, dove fu impie-
attraverso un corso d’acqua. decise che queste nuove unità, gato uno speciale Sturmgruppe
Il superamento di numerosi pur impiegate sotto il controllo (“gruppo d’assalto”) che inclu-
ostacoli fluviali fu un operativo dell’esercito, avreb- deva una compagnia di gua-
problema operativo che bero definitivamente fatto statori paracadutisti. Questa
nella campagna di parte della Luftwaffe, l’aviazio- unità, dopo aver eseguito un
Francia del 1940 i tedeschi
risolsero efficacemente. ne militare. atterraggio d’assalto a mezzo
In alto a destra, un gruppo L’impiego. La 7. Flieger-Divi- di alianti direttamente sul tet-
sion fu subito posta agli ordini to delle opere del forte, riuscì a
ULLSTEIN/GETTY IMAGES

di Fallschirmjäger
all’inizio della guerra . di un ufficiale che curandone espugnarlo.

49
DURANTE LA
CAMPAGNA
DI FRANCIA,
CONDOTTA
ALAMY/IPA

DA MAGGIO A
GIUGNO, SI VIDE
UNA NAZIONE
CHE CROLLAVA
DAVANTI ALLE
PANZERDIVISIONEN

Rommel in azione

T
ra i più significativi comandanti
delle unità corazzate tedesche
nella campagna di Francia del
1940 vi fu Erwin Rommel (1891-1944,
foto sopra), destinato poi a diventare
uno dei più celebri generali della
Seconda guerra mondiale.
Ufficiale di fanteria, si era già distinto
nel primo conflitto mondiale guada-
gnandosi nel 1917, sul fronte italia-
no, la prestigiosa Pour le Mérite, la
più alta onorificenza tedesca.
Sulla Mosa. Promosso Generalma-
jor nell’agosto 1939, il 15 febbraio
1940 assunse il comando della 7.
Panzer-Division. Alla testa di questa
divisione corazzata – inquadrata nel
XV Armeekorps (mot.), quest’ultimo
facente parte della 4. Armee der
Heeresgruppe A – in Francia
Rommel fu tra i comandanti più
energici e capaci.
La 7. Panzer-Division, dopo essere
stata tra le prime unità a passare la
Mosa, avanzò poi impetuosamente
verso ovest. Per la velocità della sua
progressione si guadagnò l’appella-
tivo di Gespertendivision (“divisione
fantasma”), soprannome scaturi-
to dal fatto che anche i comandi
superiori faticavano a tracciarne
la posizione. Rommel la guidava
portandosi costantemente in prima
linea, applicando pienamente il con-
cetto del cosiddetto Fronterführung,
il “comando dal fronte”. Dopo la cam-
pagna di Francia, nel febbraio 1941
Rommel fu inviato in Nord Africa per
assumere il comando di un corpo
d’armata che divenne in seguito il
celebre “Afrika Korps”. In quel teatro
operativo continuò con le sue gesta
a costruire la sua figura leggendaria,
grazie alla quale passò alla Storia
come la “volpe del deserto”.

50
te tedesche: tre corpi d’armata motorizzati – Armeekorps sulle rive della Mosa. Il 13-14 maggio, magnificamente ap-
(motorisiert) - XLI, XIV e soprattutto il XIX, comandato da poggiate dal cielo dai bombardieri in picchiata Junkers Ju-
Guderian. A esso, sempre nello Heeresgruppe A, si aggiun- 87 Stuka della Luftwaffe, le unità di Guderian completaro-
geva un altro corpo d’armata motorizzato, il XV, facente no il forzamento del fiume, a Sedan, realizzando una prima
parte della 4. Armee del Generaloberst Günther von Kluge. testa di ponte. Il 14-15 maggio altri due corpi corazzati, il
Complessivamente, il gruppo d’armate di von Rundstedt al- XLI e più a nord il XV, passarono anch’essi la Mosa: in me-
lineava dunque sette Panzerdivisionen. Questo vero e pro- no di una settimana il “perno” delle divisioni alleate schie-
prio “pugno corazzato”, forte di 134.000 uomini, con 41.000 rate in Belgio era già stato scardinato.
veicoli, 1.250 carri armati e 362 mezzi blindati da ricogni- Il 15 maggio ci fu una prima reazione alleata, con un con-
zione, avrebbe sferrato il suo colpo, proprio dove, a causa trattacco portato contro il XIX Armeekorps (motorisiert)
del terreno aspro e difficile, gli Alleati non si aspettavano. dalla 4e division cuirassée (4e Dcr) francese – comandata
Momenti cruciali. Alle 5:35 del 10 maggio 1940 l’of- da un personaggio destinato in seguito a segnare profon-
fensiva tedesca a Occidente iniziò con la spettacolare ouver- damente la storia francese ed europea, l’allora colonnello
ture (“apertura”) rappresentata dall’assalto dal cielo di trup- Charles de Gaulle – che fu però facilmente respinto.
pe aviotrasportate lanciate su obiettivi chiave in Belgio e Nei giorni successivi, dopo essere uscite dalle teste di pon-
Olanda, seguite dall’attacco delle forze dell’Heeresgruppe B. te sulla Mosa e aver sfondato definitivamente il fronte av-
Lo storico militare britannico Basil Liddel Hart definì versario, tutte le Panzerdivisionen tedesche si lanciarono
KEYSTONE ARCHIVES / HERITAGE-IMAGES / MONDADORI PORTFOLIO

questa azione sul settore settentrionale del fronte come la verso la Manica in quella che passò alla Storia come “la cor-
“muleta del matador”: nella sostanza, era l’equivalente di un sa al mare”. Il 20 maggio le punte avanzate del corpo di Gu-
drappo rosso sventolato davanti al muso del “toro” – cioè derian raggiunsero la costa nei pressi di Abbeville: nel gi-
le forze anglo-britanniche – al solo scopo di attirarle verso ro di 10 giorni la “lama della falce” tedesca aveva tranciato
nord, facendole così ruotare come una gigantesca ruota, il completamente le linee di comunicazione delle forze alleate
cui perno era proprio l’area delle Ardenne. schierate in Belgio, che rimasero così completamente accer-
Gamelin abboccò subito all’esca e consistenti forze alleate, chiate. Il 21 maggio, nei pressi di Arras, unità del BEF in pre-
compreso il BEF, avanzarono in Belgio per schierarsi sulla li- cipitosa ritirata da nord si scagliarono contro la 7. Panzer-
nea del fiume Dyle. Contemporaneamente, lo Heeresgrup- Division – facente parte del XV Armeekorps (mot.) e guidata
pe A iniziò la sua azione, con i corpi corazzati che prese- da un ufficiale destinato a entrare nella storia del conflitto:
ro ad avanzare incontrando poca resistenza. Il 12 maggio l’allora Generalmajor Erwin Rommel (v. riquadro a sinistra)
le avanguardie del XIX Armeekorps (motorisiert) erano già – impegnandola duramente, ma venendo alla fine respinte.
A quel punto le sorti della campagna erano segnate, con
Armeekorps (motorisiert) Nel 1940 i corpi d’armata corazzati tedeschi erano ancora
denominati “motorizzati”. Solo verso la metà del 1942 essi furono più propriamente il meglio delle forze anglo-francesi chiuse in trappola. Il 24
ridenominati “Panzerkorps”. maggio solamente il famoso “Haltbefehl”, l’ordine di fermar-
si dato dallo stesso Hitler a Guderian, impedì a questi di av-
ventarsi sulle forze del BEF britannico che si stavano pre-
cipitosamente reimbarcando a Dunkerque. Ancora oggi, le
reali motivazioni di quel “maledetto ordine”, così lo definì
in seguito Guderian, sono materia di dibattito tra gli storici.
Un nemico annichilito. Poi, con il suo esercito stor-
HITLER IN TOUR dito e demoralizzato, la Francia crollò. Dopo due settima-
Il 22 giugno 1940 ne, durante le quali le forze tedesche si riorganizzarono, fu
Francia e Germania lanciata l’Operazione “Fall Rot” (“caso rosso”), un’offensiva
firmano l’armistizio
e il 23 (o il 28, la data generale per la conquista del resto del territorio francese.
è incerta) Hitler va a Fu una cavalcata trionfale: con questo nuovo colpo di ma-
Parigi. Accompagnato glio le fortificazioni della poderosa Linea Maginot, lungo la
dall’architetto del
Reich Albert Speer, frontiera franco-tedesca, furono prese alle spalle e le forze
dallo scultore Arno armate francesi cedettero di schianto.
Breker e dagli ufficiali Il 14 giugno le truppe tedesche entrarono trionfanti a Pa-
della Wehrmacht, il
Führer visita la capitale rigi e tre giorni dopo il governo transalpino chiese l’armisti-
occupata, una città zio, che venne poi firmato, a Compiègne, il successivo gior-
deserta e spettrale: qui è no 22. La rovinosa caduta della Francia nel 1940 fu la vera
al Trocadero, dove posa
davanti alla Tour Eiffel. apoteosi della “guerra lampo” tedesca, oltre che una delle
più strabilianti vittorie militari della Storia.
All’atto pratico, fu soprattutto quello che la Wehrmacht
riuscì a fare nella “primavera di vittorie”del 1940 a costrui-
re il mito di invincibilità ed efficienza della macchina belli-
ca tedesca. Un mito che resiste ancora oggi, nonostante una
guerra poi perduta disastrosamente dalla Germania. d
Division cuirassée “Divisione corazzata”. Si trattava delle grandi unità di questo tipo
tardivamente costituite nell’esercito francese tra il gennaio e il marzo 1940.

51
GERMANIA
SULLA CARTA I TEDESCHI NON ERANO I PIÙ FORTI. ECCO

LA CAMPAGNA
N
el 1940, l’esercito tedesco I RAPPORTI DI FORZA AL 10 MAGGIO 1940
La sconfitta nella Blitzkrieg non si spiega in termini demografici, industriali o tecnologici: questi ultimi sono
schiera per l’attacco a ovest paragonabili, se non addirittura a vantaggio degli Alleati. Ecco la situazione all’inizio della Campagna di Francia.
10 divisioni corazzate, con
solo 600 panzer dotati di
cannoni da 75 mm. Il rimanente, cir-
ca 2.000 mezzi corazzati leggeri, funge 3119 3119
d’appoggio. Vi sono poi le unità di pa-
rà, reparti di fanteria e artiglieria mo-
torizzata e la Luftwaffe, con gli Junkers
3119 3582
Ju 87 Stuka, bombardieri in picchia-
ta perfetti per operare nelle prime fasi 7378 10.700
della Blitzkrieg.
4138 1972
La strategia, che in Polonia ha
funzionato, in Francia raggiunge la 124 104
perfezione, nonostante francesi e in- Divisione di fanteria

glesi dispongano di un numero supe-


riore di carri armati, più di 3.600, più
veloci e a corazzatura più robusta: i 650.000 318 3119
306
Matilda inglesi con corazzatura fino a
78 mm sono quasi imperforabili dal- 1338 1280
la maggioranza dei panzer tedeschi;
180 456 +1076 disponibili nel Regno Unito
il Char B francese dispone di un can-
none da 75 mm in casamatta e di uno 22 10
da 47 mm in torretta. Anche in solda-
ti e artiglieria gli Alleati sono superio-
ri. Con questi presupposti, è quindi la
strategia rivoluzionaria di Guderian 40 250.000 0 312.000
nell’impiego dei carri armati a deter-
minare il successo. La combinazione 656 3000
di velocità, potenza e sorpresa, soprat-
152 285
tutto nell’accantonare il concetto che
i carri siano solo l’appoggio per la fan- 8 18
teria, porta alla sconfitta del nemico.
Il bombardamento delle seconde li- MEZZI E COMANDANTI
nee con gli aerei, seguito dal lancio dei
parà per occupare i salienti nemici in-
Dornier Do-17
sieme all’attacco in profondità di unità
corazzate autonome riunite in massa e Fairey Battle
seguite dalla fanteria motorizzata, che
uka
non solo consolida le conquiste dei Bloch MB
.152 87 St
nkers Ju-
mezzi corazzati, ma accerchia le unità Ju
Breguet Br.693
rimaste isolate, il tutto coordinato e in
piena collaborazione, portano al col-
lasso di belgi, olandesi, francesi e bri- Somua S-35 Renault UE sIG 33 Bison
tannici che, invece, disseminano i car- B1 bis Pz 38(t)
ri a protezione in mezzo alle divisioni
appiedate. d
Matilda Mark I Panhard AMD-178 Sd.Kfz 232 Sd.Kfz 7 + Flak 18
Illustrazioni e cifre sono GENERALE GENERALE GENERALE GENERALE
tratte da Infografica D’ARMATA D’ARMATA HEINZ ERICH VON
della Seconda MAURICE MAXIME GUDERIAN MANSTEIN
guerra mondiale (ed. GAMELIN WEYGAND 1888-1954 1887-1973
L’ippocampo). 1872-1958 1867-1965
GLI ESERCITI A CONFRONTO DURANTE LA BLITZKRIEG

DI FRANCIA
di Marco Lucchetti

LA BLITZKRIEG: L’ATTRAVERSAMENTO DELLA MOSA A SEDAN


Conquistando il settore lungo le rive della Mosa, i tedeschi miravano ad aggirare la Linea Maginot, il loro vero
obiettivo. E il Gruppo di armate B mandato nei Paesi Bassi e in Belgio servì a distogliere l’attenzione da questo.

2. PzD. 1. PzD.
10-13 MAGGIO (ORE 16)
0h
in 8

Già nel 1914 il Piano Schlieffen sperava


Charleville Mézières di sorprendere i francesi e sconfiggerli
km

rapidamente ammassando la maggior parte


160

Linea di difesa Sedan 10. PzD.


dell’esercito sull’ala destra. Niente di nuovo nel
1940: ma in questo caso i tedeschi ottengono
la sorpresa passando dal massiccio delle
Ardenne. In tre giorni, le tre Panzerdivisionen
di Guderian si concentrano a Sedan. Di fronte
1. Sorpresa e concentramento delle forze hanno una debole divisione francese.

13 MAGGIO (ORE 16-24)


Senza indugio, la Luftwaffe scatena l’inferno
h
in 8

nella regione. Distaccamenti di fanteria e del


Genio attraversano la Mosa. Molti vengono
km

respinti, ma altri si infiltrano, agendo in


3-8

autonomia, come i loro padri nel 1918. In


questo modo disarticolano il fronte francese
seguendo la linea di minima resistenza.

2. Penetrazione e infiltrazione (zoom x5)

14-15 MAGGIO
I carri armati attraversano il fiume. Gruppi
interarmi allargano la breccia progredendo
“a dita di guanto”. Aggirano quello che si
0h
in 4

può aggirare, e schiacciano i contrattacchi in


km

battaglie di incontro dove chi è più reattivo


45

vince. Resistendo alla stanchezza, Guderian


corre verso la Manica. I francesi non riescono
Contrattacco francese
ad approfittare del distacco tra l’avanguardia
3. Sfondamento e sfruttamento tedesca e la fanteria, rimasta distanziata.

BILANCIO DELLE PERDITE:


1 SOLDATO TEDESCO PERSO
CONTRO 99 ALLEATI 1,3% 25,2% delle perdite umane La lunga cavalcata verso il mare

I
panzer “senza spalle” (come li definisce Guderian perché nella loro
avanzata non si curano di quanto accade sulle ali e di coprirsi) si
15,8% muovono a una media di 40 km al giorno, oltrepassando ostacoli
17,3% 58,7% artificiali e naturali senza quasi arrestarsi. La Mosa è superata di
slancio, poi via verso ovest, insieme con Rommel. Guderian raggiun-
Ripartizione 1,1% ge Marle, a 80 km da Sedan, Rommel attraversa la Sambre a Le Cate-
delle perdite
8,7% au, a un centinaio di km dalla sua testa di ponte, Dinant. Von Kleist
infuriato vola da Guderian il 17 maggio: dopo un’accesa discussione
quest’ultimo chiede di essere sollevato dal comando. Von Rundstedt,
14,2% comandante in capo del Gruppo d’armate A, non ne vuole sapere e
rifiuta di avallare le dimissioni di Guderian, mantenendo il suo gene-
2,6% rale al comando purché non avanzi.
% delle perdite (14,1% In azione. Ma Guderian, autorizzato a compiere un’esplorazione in
in rapporto agli effettivi contando forze, lascia il comando in loco, balza su un carro e fa muovere il suo
41% gli evacuati)
in campo per nazione corpo d’armata verso ovest, in direzione mare. Il 18 maggio attra-
versa la Sambre-Oise e occupa Saint Quentin, il 19 la Somme, il 20
Amiens e avanza su Abbeville, che conquista alle 19. Un’ora più tardi
i cingolati frenano su un pendio di sabbia che dà sulla Manica. Gli
400.000 u 41.000 u 650 000 u 250 000 u 21 000 u Alleati intrappolati non possono contrattaccare.
30% (2 24.320 evacuati) 100% 100% 0,7%
2070 m. corazzati 15% (70%) 306 m. corazzati 40 m. corazzati 612 m. corazzati
80% 500 m. corazzati 100% 100% 19%
57% 53
WARS FORTIFICAZIONI

I BUNKER DELLA NATO


A cura di Andrea Lopreiato

L
e più famose opere difensive
moderne sono la linea Magi-
not e il Vallo Atlantico, ma la
costruzione di fortificazioni
militari non si è esaurita con il secon-
do conflitto mondiale.
Il concetto militare di “ancorare” la
difesa a dei punti forti ha portato, an-
che nel dopoguerra, alla creazione di
linee fortificate protette dall’azione
dell’artiglieria. Ne sono un esempio la
linea difensiva italiana posta sui con-
fini orientali, la IJssellinie olandese ma
anche gli enormi bunker di comando
costruiti con l’auspicio della Nato.
Pericolo atomico. La minaccia
principale durante la Guerra fredda
non era più rappresentata soltanto da
granate o bombe d’aereo, ma soprat-
tutto da ordigni atomici prima e nu-
cleari poi. Infatti, l’esplosione di una
bomba atomica lanciata dall’Unione
Sovietica su una capitale europea era
percepita come un’evenienza possibi-
le e pertanto bisognava porvi rimedio.
Nelle fortificazioni post-belliche, lo
scopo non era proteggere solo i milita-
ri, ma anche i governanti, pertanto ciò
imponeva la costruzione di complessi
bunker sotterranei autosufficienti, che
avrebbero dovuto garantire continuità
di guida militare e politica, in comple-
to isolamento con l’ambiente esterno
contaminato dalle radiazioni.
La Germania federale, che duran-
te la Guerra fredda si trovava virtual-
mente in prima linea, avviò nel 1950,

L’interno di uno dei tanti bunker della IJssellinie olandese. Posti branda a parete e arredi spartani in un bunker della IJssellinie.

54
SULLE ORME DEL DUCE pravvivenza ad alcune centinaia di oc-
Il bunker Nato costruito sotto il cupanti. Misteriosamente, negli anni
Monte Soratte, dove già Mussolini
nel 1937 aveva fatto avviare lo ’70, i lavori ormai completati al 90% si
scavo di numerose gallerie. arrestarono, così come altrettanto se-
gretamente erano iniziati circa 10 an-
ni prima.
Affiancavano queste grandi opere
presso Alt-Ahrweiler, la costru- altre decine di comandi militari bun-
zione del Rigierungsbunker, che kerizzati, sparsi per tutta l’Europa, che
in caso di attacco nucleare avrebbe avrebbero garantito la catena di co-
ospitato il governo. All’interno di una mando militare a favore dei superstiti
montagna, nella cavità di due galle- degli attacchi atomici; un esempio ne
rie ferroviarie mai entrate in funzione, è il sito di comunicazioni strategiche
venne costruita una vera e propria cit- West Star, presso Affi, uno dei luoghi
tà sotterranea lunga ben 17 km, all’in- più segreti della Nato, rimasto opera-
terno della quale erano disponibili, in tivo sino al 1999. Ma anche i soldati sul
modo molto sobrio, le comodità del- fronte necessitavano di postazioni for-
la vita moderna per 3.000 persone ed tificate; nei Paesi Bassi la IJssellinie era
erano garantiti contatti radio-televisi- costituita da una serie di piccoli bun-
vi con il mondo esterno. ker, costruiti in dominio di quota, che
Sotto il Monte Soratte. Anche avrebbero dovuto emergere come iso-
in Italia, negli anni ’60, venne avviata lette dalla pianura artificialmente alla-
la costruzione di un bunker antiatomi- gata proprio dal fiume IJssel, sulla ri-
co governativo, recuperando, in parte, va occidentale del quale erano schie-
le strutture del posto comando situato rate. In tal modo gli avversari avrebbe-
dentro al massiccio calcareo del Mon- ro dovuto avanzare in un’area lacustre,
te Soratte progettato per Mussolini, troppo fonda per i veicoli ma troppo
ma impiegato solo dal 1943 al 1944 co- bassa per le imbarcazioni, sempre sot-
me comando delle truppe tedesche in to l’azione delle mitragliatrici olandesi
Italia. Per reggere l’urto tellurico del- situate nelle casematte.
le armi nucleari, una porzione della Oggi questi ipogei sono per lo più at-
struttura pre-bellica della lunghezza trazioni turistiche perfettamente in-
di un chilometro venne adeguatamen- tatte, poste a perenne ricordo di una
te rinforzata impiegando migliaia di guerra che non si è mai combattuta
ALAMY STOCK PHOTO

metri cubi di calcestruzzo, avveniri- e dell’irrazionale, animalesco istinto


stici isolatori sismici e due diaframmi dell’uomo di trovare rifugio dal peri-
di cemento in grado di garantire la so- colo nelle viscere della Terra. d

Interni del Rigierungsbunker, vicino a Bonn, in Germania. Un alloggio “vip” nel Rigierungsbunker. Di solito gli spazi erano più ridotti.

55
ORGANIZZAZIONE

Dal 1861 al 1911

IL REGIO
ESERCITO
I PRIMI CINQUANT’ANNI DEL NEONATO ESERCITO
ITALIANO FURONO PARTICOLARMENTE DIFFICILI.
DAL BRIGANTAGGIO NEL SUD ALLE IMPRESE
COLONIALI IN AFRICA ORIENTALE, I SOLDATI DEL
REGNO SI TROVARONO A COMBATTERE SU MOLTI
FRONTI DIVERSI PER DIFENDERE L’ONORE DELLA
LORO GIOVANE NAZIONE
di Gabriele Esposito

La fusione degli eserciti pre-unitari


L’ Esercito Italiano nacque ufficialmente in data 4 maggio
1861, con una nota del ministro Fanti, a seguito della
proclamazione di Vittorio Emanuele II a re d’Italia il 17
Camicie Rosse erano anche a favore di un intervento milita-
re diretto per conquistare Roma e i rimanenti territori pon-
tifici, mentre il nuovo governo italiano era ansioso di risol-
marzo di quell’anno. L’assimilazione delle forze militari vere la “questione romana” utilizzando unicamente la di-
degli Stati-preunitari dell’Italia Centrosettentrionale plomazia. I generali piemontesi con idee più conservatrici,
all’interno dell’Esercito piemontese fu abbastanza semplice; temendo che l’inclusione dei volontari garibaldini potes-
l’integrazione delle forze militari del Regno delle Due Sicilie, se causare rivolte e ammutinamenti nel nuovo esercito, de-
invece, si dimostrò praticamente impossibile sin dall’inizio. cisero di sciogliere la compagine garibaldina. I singoli che
L'epoca. Orgogliosi del loro passato, i soldati napoletani avessero voluto continuare a servire nel nuovo Esercito Ita-
si rifiutarono di essere assorbiti all’interno del nuovo Eser- liano avrebbero dovuto quindi arruolarsi di nuovo, mentre
cito Italiano; per questo motivo, nel febbraio 1861, l’Eserci- i loro ufficiali avrebbero dovuto sostenere un esame di ido-
to napoletano fu completamente disciolto. Molti degli uffi- neità per poter essere ammessi all’interno delle nuove for-
ciali e dei soldati meridionali si unirono alle forze ribelli che ze armate unificate. Queste misure causarono malcontento
diedero vita al fenomeno del brigantaggio, che si rivelò una tra i garibaldini e danneggiarono seriamente lo svolgimento
sanguinosa guerra civile combattuta nel Meridione per di- delle operazioni militari volte a contrastare il brigantaggio.
versi anni. Un altro grosso problema che il neonato Eserci- L’eredità piemontese. Le nuove forze militari italiane
to Italiano dovette affrontare fu l’integrazione delle Cami- ereditarono la vecchia struttura amministrativa e di coman-
cie Rosse nelle sue file. I 20.000 uomini dell’Esercito meri- do dell’Esercito piemontese, i cui ufficiali erano piuttosto
dionale di Garibaldi erano ormai diventati estremamente sospettosi nei confronti dei nuovi elementi provenienti da
popolari in tutta Italia e, come molti, supportavano le idee altri eserciti pre-unitari. Ogni atto di insubordinazione o di
politiche progressiste propugnate da Giuseppe Mazzini. Le diserzione era punito molto severamente e ciò aveva effetti

56
1866
UFFICIALI E SOLDATI
DELLA FANTERIA
DI LINEA
negativi sul morale di molti dei nuovi soldati. Nel Meridio-
ne il processo di unificazione era stato percepito sin dall’i-
nizio come un’occupazione da parte di una potenza stranie-
ra e quindi i piemontesi erano particolarmente odiati. L’e-
stensione della coscrizione universale piemontese all’intero
territorio nazionale italiano causò grande malcontento nelle
province meridionali, dove essa veniva vista come un’impo-
sizione tirannica, addirittura un colpo mortale diretto con-
tro l’economia locale (principalmente rurale).
Considerando anche le profonde divisioni esistenti persi-
no all’interno dello Stato maggiore italiano, la sconfitta ita-
liana nel corso della Terza guerra d’indipendenza non fu un
evento sorprendente. Molte difficoltà vennero risolte solo
dopo la fine del Risorgimento, grazie alle radicali riforme
messe in atto dal generale Cesare Ricotti-Magnani a parti-
re dal 1873. Tali riforme, che compresero anche la creazio-
ne degli Alpini, trasformarono l’Esercito Italiano seguendo
il modello prussiano e resero l’Italia una delle maggiori po-
tenze militari europee.

Le nuove
forze armate italiane
L a struttura generale delle neonate forze armate italiane,
nel 1861, comprendeva le seguenti unità: 68 reggimen-
ti di fanteria di linea, 36 battaglioni di bersaglieri, 17 reggi-
menti di cavalleria, 9 reggimenti di artiglieria, 2 reggimenti
di zappatori, 3 reggimenti del treno e 13 legioni territoria-
li di carabinieri reali. In totale il nuovo Esercito Italiano po-
teva schierare 322.307 uomini, di cui 11.250 erano ufficiali.
Uno dei più grandi problemi che le nuove forze militari
dovettero affrontare fu la cronica carenza di ufficiali; in ag-
giunta, molti di quelli in servizio avevano una preparazio-
ne personale carente e mancavano di addestramento. Nel
1862, grazie all’inclusione di un certo numero di ex Cami-
cie Rosse, fu possibile creare sei nuove brigate di fanteria.
Contro il brigantaggio. Nel corso degli anni 1861-
1867, l’Esercito Italiano comprese al suo interno anche una
Legione ausiliaria ungherese. Il primo embrione di questa
unità era stato creato da Garibaldi il 16 luglio 1860 durante
la sua campagna nel Meridione, con volontari ungheresi po-
sti sotto il comando del colonello Eber. Dopo lo scioglimen-
to delle Camicie Rosse, i 1.400 volontari magiari furono as-
sorbiti all’interno dell’Esercito Italiano e riorganizzati sulle
seguenti unità: due battaglioni di fanteria, una compagnia
di fanteria leggera, una compagnia serbo-croata, due squa-
droni di ussari e una batteria di artiglieria da montagna. La
Legione giocò un ruolo significativo nella lotta al brigantag-
gio fino al suo definitivo scioglimento, avvenuto nel 1867.
Per aumentare la consistenza delle truppe montate, im-
pegnate a combattere contro i briganti sul difficile terreno
montuoso, furono formate nuove unità di cavalleria da plo-
toni montati provvisori di bersaglieri, equipaggiati e arma-
ti come cavalleria leggera per essere impiegati con succes-
so contro le forze altamente mobili dei ribelli meridionali.
La fanteria di marina fu completamente riorganizzata nel
1861, sotto la supervisione personale del primo ministro
Cavour. Il Reggimento Real Navi piemontese e il Reggimen-
to Real Marina napoletano furono fusi per formare un nuo-
vo Corpo fanteria Real Marina su due reggimenti (ciascuno

58
1866
UFFICIALE DEL
REGGIMENTO
“GUIDE A CAVALLO”

1866
PORTA-STENDARDO
DEL REGGIMENTO
“USSARI DI
PIACENZA”

1866
UFFICIALE E SOLDATO
DELL’ARTIGLIERIA
dei quali era articolato su tre piccoli battaglioni da due com-
1870
pagnie attive e due compagnie deposito). L’uniforme adot- UFFICIALI DELLA
tata dal Corpo fanteria Real Marina era la stessa prescritta FANTERIA DI LINEA
in data 15 dicembre 1860 per il Reggimento Real Navi pie-
montese ed era molto simile a quella dei bersaglieri.
Nel 1866, a seguito dello scoppio della Terza guerra d’indi-
pendenza, i battaglioni di fanteria di marina furono ristrut-
turati e ampliati su sei compagnie; alla fine del conflitto, l’in-
tero corpo fu riorganizzato su un singolo reggimento con
tre battaglioni da otto compagnie. Alla fine, il Corpo fante-
ria Real Marina venne definitivamente disciolto nel 1878.
La guardia. Il 5 luglio 1860 la Guardia nazionale pie-
montese cominciò a essere riorganizzata in vista della sua
prossima trasformazione in Guardia nazionale italiana, ac-
quisendo rapidamente una struttura molto efficiente e dif-
fusa in tutte le città e province del Regno d’Italia. La Guar-
dia nazionale fu organizzata in compagnie da 100 uomi-
ni ciascuna; queste erano assemblate tra loro per formare i
battaglioni, che generalmente comprendevano 500 uomini
distribuiti in un minimo di quattro o in un massimo di sei
compagnie. Occasionalmente due battaglioni potevano es-
sere combinati tra loro per formare una legione. Alla fine del
1860 la Guardia nazionale italiana comprendeva 89 legio-
ni, 570 battaglioni indipendenti e 10.708 compagnie sciol-
te (che potevano essere di fanteria, bersaglieri, cavalleria o
artiglieria). Un certo numero delle unità di Guardia nazio-
nale, che formavano la Guardia nazionale mobile, poteva-
no essere distaccate per essere usate come corpi ausiliari
delle truppe regolari; per esempio, potevano essere adope-
rate come truppe di guarnigione o truppe confinarie. I bat- 1870
taglioni e le compagnie “mobili” giocarono un ruolo signi-
ficativo nella lunga campagna contro il brigantaggio, co- SOTTUFFICIALE E SOLDATO
sa che permise all’esercito regolare di trasferire molte del- DEI LANCIERI
le proprie unità sul fronte settentrionale per affrontare gli
austriaci nel 1866. In seguito, a causa del calo generalizzato
di entusiasmo popolare e a causa della crisi finanziaria che
colpì molte delle maggiori città italiane, la Guardia nazio-
nale fu gradualmente ridotta fino a essere completamente
disciolta nel 1876.

Le riforme Ricotti
e il modello prussiano
C esare Ricotti-Magnani, ministro della Guerra negli an-
ni 1870-1876, riformò completamente le strutture por-
tanti del Regio Esercito per trasformarlo in un organismo
militare moderno e funzionale. Le dure sconfitte patite nel
1866 contro l’Impero austriaco avevano messo in luce tutti
i difetti di un esercito ancora poco omogeneo e fortemen-
te diviso al suo interno. Fino all’avvento di Ricotti, il Regio
Esercito era sostanzialmente rimasto una versione allargata
del vecchio Esercito piemontese: mancava un vero e proprio
spirito nazionale che potesse farlo radicare anche all’inter-
no della società civile. Imparando dalle recenti esperienze
della Guerra franco-prussiana, che nel 1870 aveva visto la
sconfitta delle truppe di Napoleone III, Ricotti decise di ri-
formare l’Esercito Italiano sul modello prussiano. Il servizio
militare obbligatorio e universale fu esteso capillarmente a
tutto il territorio nazionale e la sua scansione interna ven-
ne modificata. Ciascuna nuova recluta doveva servire per

60
LA CURIOSITÀ
La fanteria di marina del Regio Esercito,
in questo periodo, aveva lo stesso

1870 cappello dei bersaglieri, diverso solo per


dimensione. Anche la tunica era simile sia
per forma che per colori.
UFFICIALE E SOLDATI
DELLA FANTERIA
DI MARINA
tre anni nell’esercito regolare, prima di passare alla riserva
nazionale. Quest’ultima comprendeva due corpi distinti: la
Milizia mobile (attiva) e la Milizia territoriale (statica). Do-
po essersi congedato dall’esercito regolare, ciascun soldato
entrava nei ranghi della Milizia mobile per i 5 anni seguen-
ti; alla fine, doveva servire nella Milizia territoriale per altri
7 anni. Insomma, per una buona parte della sua vita il cit-
tadino italiano era a disposizione dello Stato per servire in
armi, se necessario. L’adozione di questo sistema rese inu-
tile la Guardia nazionale, poco efficace e molto dispendio-
sa, che venne quindi disciolta.
Ricotti viene ricordato anche per aver supportato fin
dall’inizio la creazione di un nuovo corpo di fanteria da
montagna: gli Alpini, che nacquero ufficialmente nel 1872.
La maggior parte dei confini terrestri italiani, come sappia-
mo, corre lungo la catena montuosa delle Alpi: per questo
motivo, in caso di invasione straniera, qualsiasi futura guer-
ra sarebbe stata combattuta (almeno inizialmente) ad alta
quota. C’era quindi bisogno di una fanteria leggera specia-
lizzata, adatta a operare in montagna. Il nuovo corpo degli
Alpini venne formato mettendo insieme le migliori reclu-
te provenienti dai distretti montani dell’Italia Settentriona-
le, i quali ricevettero ben presto un equipaggiamento spe-
cifico e un addestramento speciale. Nel giro di poco tem-
po, gli Alpini diventarono sempre più numerosi ed egua-
gliarono la popolarità dei bersaglieri (reclutati nelle regioni
meridionali).
In cavalleria. Per quanto riguarda la cavalleria, Ricot-
ti introdusse l’uso della lancia all’interno dei vari reggimen-
ti montati, riconvertendoli quindi in lancieri.
Fino alla Guerra italo-turca la nuova struttura rimase in-
variata. Essa comprendeva le seguenti unità: 2 reggimenti
di granatieri di Sardegna (fanteria pesante), 94 reggimen-
ti di fanteria di linea, 12 reggimenti di bersaglieri, 8 reggi-
menti di Alpini, 4 reggimenti di cavalleria di linea, 8 reggi-
menti di lancieri, 17 reggimenti di cavalleria leggera, 36 reg-
gimenti di artiglieria da campo, 1 reggimento di artiglieria
a cavallo, 2 reggimenti di artiglieria da montagna, 2 reggi-
menti di artiglieria da posizione, 10 reggimenti di artiglie-
ria da fortezza, 2 reggimenti di genieri-zappatori, un reg-
gimento di genieri-minatori e uno di genieri-pontieri. Poi,
grazie al progresso tecnologico, furono aggiunte unità di
ferrovieri e telegrafisti.
Le campagne coloniali. A partire dal 1885 il Regio
Esercito si trovò coinvolto nelle difficili campagne africane
che avevano come obiettivo la creazione di un impero co-
loniale per l’Italia, principalmente in Eritrea.
Queste operazioni ebbero esisti altalenanti, dalla scon-
fitta di Dogali alle vittorie contro i ribelli sudanesi, per poi
giungere al disastro di Adua del 1896. La dura lezione im-
partita dalle truppe dell’imperatore d’Etiopia Menelik ven-
ne rapidamente appresa dallo Stato maggiore italiano, che
da allora prestò molta più attenzione alla pianificazione del-
le campagne successive.
Allo scoppio della Guerra italo-turca, nel 1911, il Regio
Esercito era dunque un organismo maturo: le vittorie otte-
nute in quel conflitto fecero dell’Italia una vera potenza mi-
litare aprendo una nuova era. Ma la Prima guerra mondia-
le, appena pochi anni dopo, avrebbe nuovamente cambiato
le carte in tavola. d

62
1875 1880
UFFICIALE E UFFICIALE
SOTTUFFICIALE E SOLDATO
DELLA GUARDIA DEGLI ALPINI
NAZIONALE
A CAVALLO

1906
ALPINI
CON LA PRIMA
UNIFORME
MIMETICA
SPERIMENTALE
APPROFONDIMENTO

DA RECORD
Il gigantesco
sottomarino
Belgorod, varato
nell’aprile 2019 a
Severodvinsk, la
base nel nord della
Russia dove ad
agosto si è verificato
un incidente
con dispersione
radioattiva.
ABISSI
COSA SI MUOVE FRA GLI

NON È UN SEGRETO CHE I RUSSI SI


STIANO RIARMANDO E CHE NEI
LORO PIANI LA MARINA ABBIA UN
RUOLO CRUCIALE, INFATTI
È APPENA STATO VARATO IL
GIGANTE BELGOROD. MA DOPO
GLI INCIDENTI MORTALI,
LE DOMANDE SONO MOLTE
di Lidia Di Simone, Mirko Molteni e Fabio Riggi
OLEG KULESHOV/TASS

65
GRAZIE AI SUOI QUASI L’INCIDENTE
200 METRI, IL BELGOROD
È IL SOTTOMARINO PIÙ
MISTERIOSO
LUNGO MAI COSTRUITO LOSHARIK
E SERVE DA NAVE MADRE,
OSPITANDO ALTRE UNITÀ Che cosa è successo nel sotto-
marino russo andato a fuoco a
daglia di Eroe della Russia. Per
la versione ufficiale “si sono sa-
luglio nel Mare di Barents? crificati per salvare i compagni

L
a minaccia arriva dal mare? Cominciano a chie- E che ci faceva là sotto? e l’unità, impedendo l’esten-
Dalla scorsa estate si sono dersi delle fiamme”. E il capita-
derselo anche gli americani, che avranno prestato succeduti in Russia una serie no Sergei Pavlov ha aggiunto,
molta attenzione, lo scorso aprile, al varo del nuo- di “non spiegati” incidenti nei misteriosamente: “Hanno
vo gigante dei mari dell’era Putin, il sottomarino a settori militari più avanzati: evitato una catastrofe su scala
propulsione nucleare Belgorod, il più grande della Marina dopo l’incendio all’interno del planetaria”. Durante l’incendio
militare russa, il primo di una nuova classe di sommergibili Losharik del 2 luglio, si sono l’unità era nel Mare di Barents,
verificati nell’ordine: il 6 agosto in acque territoriali russe, poi
strategici d’assalto. Una “mamma” accogliente, in grado di l’esplosione di un gigantesco è stata rimorchiata alla base
ospitare nella pancia non più missili da crociera, bensì al- deposito di munizioni nella di Severomorsk, dove alcuni
tri sottomarini: come il Losharik andato a fondo nel miste- base di Achinsk, in Siberia; l’8 compagni dei caduti sono stati
rioso incidente di questa estate (v. a destra); o droni subac- agosto un incendio nella base ricoverati in ospedale.
quei (UUV, Unmanned Underwater Vehicle) come il fami- di Severodvinsk sul Mar Bianco  
– dove è di stanza la Flotta del Che tipo di sottomarino era?
gerato Status 6, o Poseidon, di cui nulla si sa se non le noti- Nord e dove si trovano i grandi Il governo di Mosca non ha
zie fatte trapelare ad arte dal Cremlino, che se fossero vere... sottomarini russi – in seguito al mai ufficialmente dichiarato il
Immaginiamo un sottomarino autonomo, quindi senza quale è stato registrato un tem- tipo di unità coinvolta. È stata
pilota, in grado di portare a destinazione, senza poter essere poraneo aumento del livello di la stampa russa ad anticipare
rilevato dai satelliti, una testata nucleare capace di provoca- radiazioni. Tanto lavoro prevede che si trattava del misterioso
anche qualche errore umano, AS-12 Losharik, e poiché il mi-
re tsunami devastanti. In pratica, un robot-bomba “fabbri- ma cerchiamo di capire com’è nistero della Difesa russo non
ca-maremoto”, film mai visto nemmeno a Hollywood, dove andata laggiù negli abissi, ha smentito l’indiscrezione, è
pure ci sanno fare con gli effetti speciali. Si tratta di proget- nell’incidente costato la vita a plausibile che si tratti proprio
ti avveniristici o di notizie concrete? O solo di propaganda, 14 uomini e secretato dai russi. di questa unità. Si tratta di un
ambito in cui i russi si danno molto da fare? sottomarino a propulsione
Si parla di “incendio a bordo”: nucleare, con un reattore che
Le flotte del Cremlino. Due anni fa, nel 2017, il pope che cosa è successo? muove l’elica con una potenza
battezzava nella base di Severodvinsk, nella Russia subarti- I russi hanno divulgato pochi di 15.000 cavalli. I suoi dati sono
ca, il K-549 Knyaz Vladimir , l’ultimo nato fra i sottomari- dettagli sull’incidente che il solo parzialmente noti. Sarebbe
ni nucleari lanciamissili balistici della Classe Borei prodot- 1° luglio 2019 ha colpito un lungo fra 60 e 74 metri, con un
ti nel cantiere navale Sevmash. Il nuovo SSBN era arrivato loro segretissimo sottomari- dislocamento di 2.000 tonnella-
no abissale. Ammettono che te, e in immersione toccherebbe
al varo solo dopo molti ritardi e fallimenti, dovuti ai costi “un incendio è scoppiato nel una velocità massima di 30 no-
elevati e alla tecnologia altamente sofisticata da perfeziona- locale delle batterie” e che i di, cioè 55 km/h. La sua capacità
re. Be’, a quanto pare, ciò che doveva essere sistemato è sta- fumi tossici hanno ucciso 14 più importante è immergersi
to sistemato, visto che alla fine dell’ottobre scorso, duran- ufficiali, guidati dal capitano a profondità enormi, almeno
te un’esercitazione, il Principe Vladimir ha lanciato da una Denis Dolonsky, 46 anni. Per 3.000 metri, ma forse anche
il presidente Vladimir Putin è 6.000. Non è armato, ma porta
posizione sottomarina nel Mar Bianco, contro obiettivi fis- stata “una gravissima perdita” probabilmente apparati elettro-
sati nella penisola della Kamchatka, i missili balistici inter- perché erano elementi esperti, nici, sonar o radar, per l’attività
continentali SLBM che ha in dotazione. fra cui due decorati con la me- di spionaggio subacqueo.
Si tratta di gingilli dal nome programmatico: Bulava, pa-
rola che in russo significa “mazza”, tanto per essere chiari.
Insomma, le tipiche armi da “giorno del giudizio”: sono in-
fatti equipaggiate con una dotazione standard da sei testa-
te nucleari con una potenza di 150 chilotoni ( kt ) ciascuna:
per fare un raffronto, la Little Boy che rase al suolo Hiroshi-
ma esplose liberando dai 13 ai 18 kt.
La Russia fa sapere al mondo che quei Bulava – che han-
no colpito i bersagli sulla costa a 5.600 km di distanza – so-

Knyaz Vladimir Principe Vladimir, dal nome del sovrano della Rus’ di Kiev, il fondatore
della Russia.
SSBN e SLBM Ballistic Missile Submarine (Nuclear-Powered) è il sottomarino nucleare ELICA E TIMONI DI DIREZIONE
lanciamissili balistici; Submarine Launched Ballistic Missile sono i missili in questione.
Kt Il chilotone (kt) è un’unità di misura, pari a 1.000 kg di tritolo, con la quale si espri-
me la potenza di una testata nucleare.

66
ALLOGGI EQUIPAGGIO
PORTELLO DI ACCESSO

SALA MACCHINE

BATTISFERE REATTORE NUCLEARE


COLLEGATE

SALA DI CONTROLLO

CUPOLA DEL SONAR

Qual è il segreto di C’è stata fuga radioattiva? Quali sono i sottomarini Qual è la funzione principale
questa unità? I russi hanno smentito che l’in- più grandi? dei sottomarini moderni?
Varato nel 2003, l’AS-12 Losha- cendio abbia toccato il reattore Oggi il sottomarino più grande I sottomarini di oggi si distin-
rik racchiude dentro il suo scafo nucleare dell’AS-12, cercando al mondo è il russo K-329 Belgo- guono principalmente in unità
una struttura di sette batisfere di tranquillizzare la vicina Nor- rod, varato pochi mesi fa, il 23 d’attacco, armate con siluri per
in titanio collegate fra loro, per vegia. Per ironia, proprio pochi aprile 2019, e che entrerà in ser- affondare navi, oppure anche
resistere alla pressione abissa- giorni dopo, l’11 luglio, Oslo ha vizio nel 2020. Nato come unità con missili da crociera per
le. Ciò limita lo spazio interno lamentato che è stata rilevata della Classe Oscar II, lungo 154 bombardare le coste, e in unità
e l’equipaggio non supera 25 una radioattività 800.000 volte metri e armato con missili bali- che portano missili balistici a
uomini. Anche se i russi fanno superiore al normale sul relitto stici nucleari, la sua costruzione testata nucleare lanciabili in
passare le sue missioni per “ri- di un vecchio sottomarino russo era stata sospesa negli anni No- immersione, detti SLBM.
cerche scientifiche”, è reputato affondato nel 1989 nell’Artico vanta, ma ripresa dopo il 2000. Le maggiori potenze atomiche
un mezzo adatto a raggiungere e monitorato dall’Istituto oce- È stato allungato a 184 metri e hanno sottomarini muniti di
sul fondo degli oceani i cavi anografico norvegese. Si tratta ora può portare siluri nucleari SLBM il cui scopo è assicurare la
di fibre ottiche delle comuni- del Komsomolets, colato a picco Poseidon o sottomarini più pic- capacità di sferrare un “secondo
cazioni telefoniche e internet, per un incendio che uccise 42 coli come il citato Losharik. Nel colpo” di rappresaglia in caso
per ascoltarle o, all’occorrenza, marinai. Le sciagure subacquee giugno 2019, da foto satellitari si di attacco atomico nemico. Ciò
interromperle. Gli americani russe hanno spesso fatto noti- è ipotizzato che la sua lunghezza è un deterrente che scoraggia
fanno la stessa cosa da tempo. zia, specie la tragedia del K-141 reale possa toccare i 200 metri. Il potenziali aggressori. Per que-
Già fra il 1971 e il 1981 ascolta- Kursk, che il 12 agosto 2000 Belgorod ha battuto il record dei sta mansione, cruciale per man-
vano i cavi sottomarini sovietici inghiottì nelle acque del Mar di russi Classe Akula (o Typhoon tenere la pace, gli americani
con l’operazione Ivy Bells, con Barents i suoi 118 uomini per in codice NATO) lunghi 173 m e schierano 14 unità della Classe
piccoli sottomarini DSRV sgan- un’esplosione nel locale siluri. dislocanti 33.000 t, dei quali ne Ohio, mentre i russi dispongono
ciati dal sottomarino nucleare La Russia ha pianto molti morti, resta uno operativo. Poco meno di 12 unità delle Classi Borei,
Halibut. La US Navy ha avuto ma come numero di incidenti, grandi sono gli americani Classe Delta, Akula. I cinesi ne hanno
in servizio fino al 2008 l’unità negli ultimi 20 anni, solo un Ohio, lunghi 170 m, da 18.000 t, sei (Tipo 092 e 094), mentre
NR-1, in grado di arrivare a 900 sesto delle sciagure e avarie a e i russi della nuova Classe Borei, Gran Bretagna e Francia, quat-
metri di profondità, forse più, e sottomarini ha riguardato operativa a partire dal 2013, pu- tro ciascuno (classi Vanguard e
adatta a tali missioni. unità di Mosca. re di 170 m, da 24.000 t. Le Triomphant). C’è infine l’India
  col suo unico Arihant.

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TODARO SONO COSTRUITI
ITALIA?
DA FINCANTIERI
A MUGGIANO (LA SPEZIA) Intervista all’ammiraglio Dario
Giacomin, ex comandante
dei Sommergibili della Marina
no pronti all’uso. Sai mai che... E questo accade nel momen- e oggi vicesegretario generale
to più delicato, quando il Trattato INF sui missili balisti- della Difesa/ vicedirettore na-
ci, che ci faceva sentire la Guerra fredda come una cartoli- zionale degli Armamenti.
na ingiallita, è stato appena messo nel cassetto dei ricordi. Ammiraglio, quali sono i princi- tomarini, nate sotto il segno della
Quindi si lavora di nuovo a riempire gli arsenali. Tre sot- pali scopi operativi delle nostre riservatezza, salgono agli onori
tomarini della Classe Borei perfezionata (Progetto 955A) unità subacquee? della cronaca quando assumono
sono già stati consegnati alla Marina russa. Sono molto mi- «Da sempre esiste un bilancia- una connotazione pubblica im-
gliorati dal punto di vista della silenziosità, particolare ca- mento fra chi ha necessità di portante, come in alcuni eventi in
controllare il mare, per garantire il cui le nostre unità hanno fatto sì
ratteristica di capitale importanza per i moderni sottoma- libero uso delle vie di comunica- che venissero assicurati alla giu-
rini, dal momento che la loro capacità di rimanere furtivi e zione, approvvigionamento ener- stizia trafficanti di esseri umani,
non essere scoperti è essenziale, e gli strumenti principali getico e scambio commerciale, e grazie al lavoro di raccolta prove,
per rilevarli sono quelli che sfruttano la propagazione del- chi invece cerca di guadagnare il condotto in modo occulto, che ha
le onde acustiche al di sotto della superficie marina, ossia i controllo esclusivo su ampie zone guidato le forze dell’ordine».
di mare e sulle relative risorse  
Sound Navigation and Ranging (SONAR). Ciascuno di que- (energia, minerali, pesca). La no- In che misura i nostri sottoma-
sti battelli trasporta 16 SLBM Bulava. stra forza sottomarina ha il com- rini si spingono anche negli
Secondo il viceammiraglio Alexander Moiseev, coman- pito di impedire che uno solo, o oceani?
dante della Flotta del Nord, il Principe Vladimir entrerà un gruppo ristretto di attori, pos- «Il mare è uno dei “global com-
in servizio a breve, una volta completati i test sulle armi. sa acquisire qualche supremazia mons” dell’umanità, definizione
in aree strategiche importanti che racchiude l’immensità del te-
Il “giovanotto” va ad aggiungersi a quelli già operativi: Yu- per l’interesse nazionale. La sola atro operativo di competenza. Le
riy Dolgorukiy (Flotta del Nord), Aleksandr Nevskij (Flot- presenza di un mezzo come il sot- marine militari tutelano il benes-
ta del Pacifico) e Vladimir Monomakh (Flotta del Pacifi- tomarino svolge un ruolo di effi- sere comune molto più di quanto
co). A questi si affiancheranno il Principe Oleg, il Genera- cacia e credibilità. È un deterrente il cittadino possa immaginare, e
lissimus Suvorov e l’Imperatore Alessandro III, mentre è già e condiziona il comportamento l’ammiraglio inglese Philip Jones
degli altri attori, come su una ha ribadito nel 2018 che l’accesso
stata posata la chiglia del Principe Pozharsky. Insomma, la scacchiera, in cui la partita viene al mare e la libertà di navigazio-
famiglia cresce. giocata finemente alla ricerca ne e commercio è una base del
Il deterrente nucleare. Il programma dei sottoma- continua di un equilibrio». sistema internazionale. La nostra
rini Progetto 955A si sviluppa parallelamente a quello per   Marina ha come spazio geopoli-
la costruzione dei battelli d’attacco Progetto 855M della I nostri sottomarini svolgono
anche operazioni segrete di rac-
Classe Yasen. Le unità Classe Borei andranno a implemen- colta informazioni?
tare la componente navale della triade nucleare russa, in «La raccolta di informazioni è
via di ammodernamento. Il “restyling” coinvolge infatti an- una funzione primaria di tutte le
che i missili balistici intercontinentali (ICBM) basati a terra, forze subacquee e i nostri sotto-
che già nel 2011 hanno visto l’entrata in servizio dell’RS-24 marini svolgono con riconosciuta
professionalità questa funzione.
Yars (SS-29 in codice NATO), e successivamente lo svilup- A volte, operazioni dei nostri sot-
po del nuovo RS-28 Sarmat; quest’ultimo può essere dota-
to di ben 10 veicoli di rientro per testate da 750 kt, o fino a
24 più piccoli. Prosegue anche il programma del veicolo pla-
nante ipersonico, Avangard, capace di manovrare raggiun-
gendo una velocità fino a Mach-27, risultando così pratica-
mente invulnerabile agli attuali sistemi di difesa antimissi-
le, andando a costituire il micidiale carico bellico di alcuni
modelli di ICBM, tra cui anche il Sarmat. Vi sono poi i bom-
bardieri strategici Tupolev Tu-95 MS, Tupolev Tu-22M3 e
i Tupolev Tu-160, tutti dotati di missili da crociera a testata
nucleare. Ma possiamo star tranquilli, Putin ha nuovamen-
te confermato che sta rinnovando il “parco macchine” a so-
lo scopo di deterrenza nucleare. d

Trattato INF Intermediate Nuclear Forces, è la denominazione del trattato sulla messa
al bando dei vettori missilistici nucleari a raggio corto e intermedio, siglato tra Stati
Uniti e Unione Sovietica nel 1987. Con la motivazione di una violazione delle clausole
dell’accordo da parte della Russia, nel 2019 il governo di Washington ha annunciato
formalmente di non riconoscerne più i termini.

68
I NOSTRI
tico di riferimento il concetto di un futuro gli interessi nazionali Foto grande, il
“Mediterraneo allargato”, oggi debbano essere difesi anche dal sommergibile Romeo
integrato con le aree d’interesse connubio sottomarino-missile, un Romei, Classe Todaro,
energetico che abbracciano gran fattore di deterrenza molto forte, della Marina militare
parte dei mari dell’Africa, quelle ingrediente base dell’equilibrio italiana.
A sinistra, dall’alto,
con forte presenza di italianità co- internazionale su cui poggiano a bordo del
me l’America Latina e l’Australia, pace e sicurezza». sommergibile Pietro
gli spazi euro-atlantici e l’Artico. Venuti; le cuccette
Oltre che nel Mare Nostrum, Cosa ci può dire sulla capacità all’interno del
sottomarini italiani sono stati italiana di salvataggio a grande sommergibile Primo
inviati per esempio in Inghilterra profondità di equipaggi di sotto- Longobardo.
per addestramenti congiunti con marini bloccati in immersione? L’Italia ha una
la Royal Navy e più di recente «L’Italia è tra le poche nazioni al lunga tradizione
sulla costa occidentale degli Stati mondo dotate di un ventaglio sommergibilistica,
nel 1940 entrò in
Uniti, nell’ambito delle campagne completo di mezzi specifici per il guerra con 100 unità.
“CONUS”. Diversi nostri sottoma- soccorso. C’è anzitutto la nave An- Oggi conta 8 unità: 4
rini hanno inoltre operato nel teo, su cui opera il mini-sottoma- della vecchia Classe
contrasto alla pirateria fra Oceano rino SRV 300, in grado di “appon- Sauro, 4 della recente
Indiano e Golfo di Aden». tare” sul sottomarino posato sul Classe Todaro.
  fondo, e trarre in salvo l’equipag-
Cosa succede se l’unità si trova a gio in superficie. La stessa Anteo
operare nell’oceano senza poter è in grado di “ventilare” un sotto-
comunicare con i comandi? marino dall’esterno, garantendo
«È nella natura intrinseca di un all’equipaggio il ricambio dell’aria marini, nata in seno alla NATO uomini e donne sottoposti a rigida
sottomarino avere una “connes- interna. L’aria è l’elemento critico, nel 2003, dopo la tragedia del selezione. Operano in un ambien-
sione” discontinua con “il mondo”, proprio come nello spazio, sulla sottomarino russo Kursk, in cui un te estremo, le profondità marine,
anche in tempo di pace. Perciò i stazione spaziale ISS. E il monito- ufficiale sommergibilista italiano all’interno di mezzi con spazi
nostri equipaggi, in particolare raggio dell’aria interna è uno de- occupa un ruolo decisionale chia- angusti, impegnati in attività pro-
i comandanti, sottoposti a se- gli elementi comuni tra il mondo ve. Infine, riguardo alla effettiva lungate e di grande responsabilità
vera selezione, sono abili nella subacqueo e quello spaziale. La resistenza degli scafi in immersio- che impongono una netta separa-
gestione della propria unità, in nostra capacità di soccorso si pro- ne, essa è superiore a quella delle zione dai propri affetti. Un mestie-
piena autonomia e in linea con ietta anche a lungo raggio, grazie normali profondità massime ope- re che richiede passione, spiccato
le direttive generali ricevute, in alla capacità nazionale di invio di rative. Perciò i mezzi di soccorso equilibrio, spirito di sacrificio,
termini operativi e di gestione personale aviolanciabile del grup- hanno capacità di intervento a altruismo, tolleranza, resistenza
del fattore umano. Naturalmente, po SPAG, il primo ad arrivare sulla profondità superiori a quelle di e resilienza psicofisica, sicurezza
esiste attenzione continua al mi- scena d’azione, in presenza di un operatività del sottomarino». interiore, qualità talvolta non
glioramento dei sistemi di comu- sottomarino sinistrato. Per inciso,   comuni, quanto meno non tutte
nicazione, oggi in continua e forte è notizia del 2019 il lancio del Per i membri dell’equipaggio di insieme, a tutti, anche perché non
evoluzione tecnologica». programma di acquisizione di una un sottomarino sono richieste strettamente necessarie alla vita
  nuova nave multiruolo dedicata doti particolari? quotidiana dell’attuale società
È possibile che in futuro gli at- alle operazioni speciali, al soccor- «Come dicevamo, il sottomari- civile. Ma sono il patrimonio “uma-
tuali sottomarini italiani, armati so e alle operazioni subacquee: no ha qualcosa in comune con no” di tutto il personale che imbar-
di siluri, possano essere modifi- questa sarà dotata della migliore i veicoli spaziali. Perciò, oggi il ca sui sottomarini nazionali».
cati portando anche missili? tecnologia rivolta alla salvaguar- sommergibilista guarda anche
«Da un punto di vista tecnico, l’im- dia della vita degli equipaggi alle stelle e la US Navy, la Marina Che differenza c’è tra sommergi-
plementazione di una eventuale dei nostri sottomarini e di quelli americana, ha inviato personale bile e sottomarino?
capacità missilistica è possibile. È alleati. La leadership italiana si sommergibilista nello spazio sulla Il sommergibile è in grado di

PIER PAOLO CITO (3)


indubbio che il contesto strategi- estende anche al vertice stazione ISS, riconoscendo aspetti immergersi, per esempio prima di
co del Mediterraneo e dintorni è dell’ISMERLO, l’agenzia interna- comuni con l’astronauta. Essere un attacco, ma resta un battello
mutevole e non è escluso che in zionale per il soccorso ai sotto- sommergibilista è anzitutto uno ottimizzato per la navigazione
“stato mentale”, si acquisisce e si in superficie. Un sottomarino è
porta con sé per sempre, in qual- invece appositamente creato per
siasi contesto professionale e so- navigare in immersione e, come
ciale. È per questo che i sommer- nei casi dei sottomarini a propul-
gibilisti amano definirsi “persone sione nucleare, è in grado di farlo
normali che fanno cose speciali”: per mesi interi.
UNIFORMOLOGIA

ACHEI VS TROIANI

LA GUERRA
DI TROIA
I
racconti della Guerra di Troia, tramandati nei se-
XIII SECOLO A.C. coli da Omero e altri bardi e poeti, hanno stimo-
L’ILIADE COSTITUISCE lato per secoli l’immaginazione collettiva. Oggi
nuovi dati permettono di offrire una ragionevo-
UN DOCUMENTO le ricostruzione della verità che si cela dietro la grande
SULLA TARDA ETÀ spedizione degli eroi achei contro la mitica Ilion, sot-
to la guida del re Agamennone di Micene, verso la fine
DEL BRONZO E SUI del XIII secolo a.C. Oggi sappiamo che l’insediamento
SUOI GUERRIERI, portato alla vita da Schliemann, Blegen e Korpfmann
consisteva in nove città stratificate costruite in alcuni
PROTAGONISTI DI UNA casi una sopra le rovine dell’altra. Due di queste stra-
LOTTA COMBATTUTA tificazioni, chiamate Troia VIh e Troia VIi (preceden-
temente Troia VIIa) risalgono al 1300 e al 1180 a.C., e
NELL’ANATOLIA hanno una data compatibile con la città descritta nei
di Raffaele D’Amato e Andrea Salimbeti poemi omerici. Era una cittadella dell’Età del bron-
Illustrazioni di Giorgio Albertini zo ben costruita, con grandi strade, forti mura e tor-
ri, una grande sede reale anatolica e un centro com-
merciale, sotto l’influenza dell’Impero ittita, situata in
un’area strategica che permetteva di controllare le rot-
te commerciali dei Dardanelli tra le aree del Mediter-
raneo e il Mar Nero.
L’area. Negli archivi ittiti diverse tavolette fanno
riferimento alla città (o all’area) di Wilusa-Wilion-
Ilion, un tempo anche associata al nome Taruwisa,
situata nel paese di Assuwa nella zona nord-occi-
dentale dell’Anatolia, un’area coinvolta nel conflit-
to tra gli imperi ittiti e il potere degli Ahhiya-
wa, menzionato nelle tavolette. Questo nome
non ha solo un’ovvia somiglianza fonetica
con l’Achai(w)oi che si ritrova nell’Iliade e
nell’A-KA-WI-JA-DE della tavoletta in li-
neare B KN914 di Cnosso, ma considerato
geograficamente e politicamente sembra in-
dicare il popolo degli Achei, che dominarono la Gre-
cia nella tarda Età del bronzo e furono i protagonisti
della Guerra di Troia descritta da Omero.
Intorno al 1250-1230 a.C., quando Micene assun-
se la guida degli Stati achei, le relazioni diplomatiche
con l’Impero ittita furono interrotte. Intorno a questo
periodo i Greci, sotto la guida di Micene, sbarcarono
sulla costa anatolica, assediando Wilusa e le altre aree
circostanti. Wilusa fu presa, distrutta e bruciata verso
il 1210 a.C. L’epica eco della guerra contro Wilusa e i
suoi alleati Lici (Lukka), Traci e Anatolici divenne par-
te delle tradizione orale della tarda società achea, una
tradizione che avrebbe col tempo dato vita all’Iliade.
Il periodo. Le seguenti ricostruzioni dei guerrieri
che combatterono davanti alle mura di Troia si basa-
no sulla archeologia egeo-anatolica della tarda Età del
bronzo, e trovano un preciso riscontro con i dati forni-
ti dall’Iliade. Quest’ultima, a torto ancora considerata
CIRCA 1230-1210 A.C. da alcuni un documento rappresentante in tutto o in
LAWAGETAS MICENEO SU CARRO DA GUERRA parte la cultura materiale dell’età greca arcaica, costi-
Il “capo del popolo” di Micene indossa la splendida armatura
descritta per Agamennone nell’Iliade, una corazza cipriota tuisce invece un documento di eccezionale valore sul-
fatta di scaglie (o-pa-wo-ta) sovrapposte e divise in dieci file la tarda Età del bronzo, sotto tutti i punti di vista. La
smaltate di nero, dodici d’oro e venti di stagno, completata da circostanza che alcuni elementi si siano conservati nel
una cintura corazzata in bronzo e sormontata da un collare
con serpenti sbalzati e smaltati. Si notino gli schinieri di bronzo tempo e si ritrovino anche nella Grecia in cui Omero
combinati con quelli di lino e il carro da guerra (iqiya) visse e scrisse l’Iliade, dimostra semplicemente la per-
dipinto in color rosso minio (miltowessai), descritto nell’Iliade sistenza nel tempo di usi e costumi del popolo greco, e
e confermato dagli affreschi di Micene.
fa naturale parte della sua evoluzione storico-sociale. d

71
ACH
LE PROVE ARCHEOLOGICHE DIMOSTRANO CHE
LA CITTÀ SCAVATA DA SCHLIEMANN POTREBBE
CORRISPONDERE ALLA WILUSA CITATA DAGLI ITTITI

CIRCA 1230-1210 A.C. CIRCA 1230-1207 A.C.


KUREWE DEGLI ACHEI DI LAKEDAIMON LAWAGETAS DEGLI ACHEI DI ITHACA E KEFALONIA
Il guerriero (kurewe o kekide) spartano indossa un elmo di bronzo munito Una delle più interessanti descrizioni di equipaggiamento militare
di paraguance (pa-ra-wa-jo). Il corpetto di bronzo è dotato di una cintura dell’Iliade è quella di Diomede e Ulisse impegnati in un’operazione di
(zosteres) in bronzo e di accessori protettivi pendenti in bronzo (o-pa-wo- “commandos” notturno. Il duce itacense (lawagetas significa “capo del
ta). Si notino i suoi schinieri protettivi muniti di cavigliere d’argento, spesso popolo in armi”) indossa un’armatura completa in lino e cuoio (ki-ton),
citati nell’Iliade come un elemento difensivo dei guerrieri achei, e la terribile e porta arco corto (to-ko-so) e spada. Spicca nel suo equipaggiamento il
spada a doppio tranciante (pa-ka-na), un’arma di derivazione centro- famoso elmo a zanne di cinghiale (ko-ru-pi) che, stando alla descrizione
europea capace di tagliare braccia, mani, teste con terribile effetto. dell’Iliade, all’epoca della guerra di Troia era quasi una rarità.

72
HEI
CIRCA 1250-1200 A.C. CIRCA 1230-1210 A.C.
PEDIEWES DI PILOS LAWAGETAS DEGLI ACHEO - MIRMIDONI
L’elemento più interessante di questo guerriero acheo della Naturalmente ispirato alla figura del più grande eroe greco della guerra di
Messenia (pediewes era forse il membro di un reparto di guardia Troia, Achille di Ftia, questo principe indossa un’armatura di bronzo (to-ra-
costiera, o anche solamente un soldato) è il suo elmo (ko-ru) di ka) ricostruita da un esemplare di Tebe, formata da due valve assemblate,
bronzo battuto e rinforzato da chiodi di bronzo, che anticipa gli collarino e spallacci (e-po-mi-jo). La corazza è “screziata di stelle”, come
elmi greci dell’età classica con protezione facciale completa. Per il descritto nell’Iliade e come dimostrano i ritrovamenti archeologici di Pilo e di
resto è armato di due giavellotti (pe-di-je-wi-ja) e di una spada di due corazze egee nell’Europa centro-meridionale. La grande asta di faggio è
bronzo tagliente (qi-si-pe-e). munita di puntale e di una punta in bronzo (e-ke-a) lunga ben 45 cm.

73
TROI
CIRCA 1200-1180 A.C. CIRCA 1230-1210 A.C
GUERRIERO LUKKA HANTAWATT (PRINCIPE) DI WILUSA
Lo splendido equipaggiamento di quest’uomo è prevalentemente di fattura Ettore è spesso indicato nell’Iliade come domatore di cavalli. Il principe
egea, specialmente la sua armatura (to-ra-ka) di bronzo scintillante. Si indossa una corazza a scaglie di bronzo (saryanni), ritrovate sul sito di
noti il suo elmo a tiara, la sua lunga e pesante asta (e-ke-a), come descritta Troia, e uno splendido kupahi crestato in bronzo, decorato da un’alta cresta
nell’Iliade per il principe Lukka (ovvero della Licia) Sarpedonte. Il suo scudo (lophos) equina bianca e purpurea, come descritto nell’Iliade per i principi
(ku-to) è riprodotto in base alle descrizioni dell’Iliade (XII,295): “Impugnando troiani, che secondo Omero si fregiavano di pelli di leopardo.
di fronte a lui il suo scudo rotondo, battuto in bronzo dall’artefice e foderato
con pelli bovine cucite con oro attorno al bordo...”

74
IANI
PERSINO ALESSANDRO MAGNO RESE OMAGGIO
AL SITO NELLA REGIONE DEI DARDANELLI CHE
SECONDO GLI ANTICHI AVEVA OSPITATO TROIA

CIRCA 1200 A.C. CIRCA 1300-1180 A.C.


GUERRIERO TRACE GUERRIERO TROIANO (WILUSA)
Fra i vari alleati dei Troiani, i Traci guidati da Reso assumono una posizione Si noti il singolare elmo (korutos) del guerriero, individuato da Schliemann
di rilievo. Questo guerriero porta i lunghi capelli descritti da Omero raccolti nel corso dei primi scavi di Troia. Egli indossa un corpetto di lino imbottito e
in un ciuffo, ed è armato di un corpetto di cuoio (zeira) rinforzato da una diviso in bande; porta al braccio sinistro uno scudo circolare (ku-to) e stivali
placca di bronzo. Ha poi un’alabarda (alonhon) – da una forma recentemente di tipo anatolico, mentre estrae la sua spada a lingua (lala), di tipo ittita,
ritrovata nei Balcani – e una spada di bronzo tagliente (skalme). copiata da un esemplare trovato a Emar (Siria).

75
INFOGRAFICHE MILITARIA

I gradi
SONO LA RAPPRESENTAZIONE
SIMBOLICA DELLA CATENA
GERARCHICA DEI NOSTRI MILITARI

dell’Esercito Italiano
di Gianluca Bonci

Il personale delle nostre Forze armate è suddiviso in quattro categorie:


■ gli ufficiali, che svolgono funzioni di responsabilità; ■ i graduati, categoria che comprende i volontari in servizio
■ i sottufficiali, che comprendono i ruoli di sergenti e di marescialli, permanente;
che espletano funzioni ausiliarie rispetto agli ufficiali, quali il comando ■ i militari di truppa, di cui fanno parte i volontari in ferma
di unità di minore livello oppure compiti amministrativi o tecnici; prefissata (1 o 4 anni).

SOLDATO TENENTE
L’etimologia della parola “soldato” è certamente antica e risale ai Il termine è una forma abbreviata di “luogotenente” (in francese
tempi in cui re, principi e capitani di ventura formavano i propri lieutenant) che indica un ufficiale “che fa le veci” del suo superiore,
eserciti con uomini disposti ad arruolarsi per “soldo”, per “mercede” o ovvero “colui che sta in luogo di un altro”, conservandone pienamente
per un “prezzo”, da cui derivano i termini “mercenario” e “prezzolato”, funzioni e prerogative. Oltre a tale etimologia, val la pena evidenziare
usati oggi in senso dispregiativo. Da “soldo” discese appunto il che nel campo dell’araldica, intorno al XV secolo, il personale incaricato
verbo “soldare”, caduto in disuso e trasformatosi in “assoldare”, il cui di “sostenere lo stemma reale” era appunto denominato tenente.
participio passato è “soldato”.
CAPITANO
CAPORALE La denominazione di “capitano” (dal tardo latino capitaneus) è quella
Fra i graduati, la figura di riferimento è il caporale in ogni sua accezione che più adeguatamente incarna l’idea di un vero comandante militare.
di grado. In passato, rappresentava un grado superiore, ovvero Nel XVI secolo il capitano di ventura era la persona preposta al comando
il capo supremo di un esercito o la guida di un comune o di un grande delle milizie mercenarie, mentre gli antichi comuni italiani appellarono
partito, così come testimoniato dagli storici medioevali Benedetto “capitano del popolo” la persona che guidava le milizie cittadine. Nel
Varchi e Giovanni Villani. Più recentemente, lo stesso Vittorio 1198 a Milano il “capitano del popolo” tutelava i deboli, mentre nella
Emanuele II, nell’assumere il comando dell’esercito nel 1859, in Serenissima Repubblica di Venezia il “capitano del golfo” aveva il
occasione della Seconda guerra d’indipendenza, fu proclamato “caporale compito di organizzare le difese cittadine contro le scorrerie corsare.
degli zuavi”. Un titolo di cui si fregiarono anche Napoleone e Benito Nella Repubblica di San Marino, ancora oggi, la carica dei capitani
Mussolini, elevati a “caporale di Francia” e “caporale della milizia”. In realtà, reggenti si configura addirittura come quella di capo di Stato.
il grado di caporale comparve negli eserciti a partire dalla metà del XVI
secolo, derivante dal latino caporalis, discendente da caput, “capo”. MAGGIORE
L’origine della parola è legata al latino maior (-oris), ovvero “grande”.
SERGENTE Infatti è il primo degli ufficiali superiori che da capitano-maggiore
Più complessa l’etimologia della parola “sergente”. Secondo alcuni divenne, per brevità, semplicemente maggiore.
studiosi avrebbe un’umile origine, corrispondendo a “servente”,
participio presente del verbo servire. Secondo un altro filone TENENTE COLONNELLO
etimologico, essa deriverebbe invece da “sere” e “gente”, vale a dire Come per il grado di tenente, appare analoga l’origine della parola
“signore o capo di alquanta gente”. Infine, un’ultima versione sostiene “tenente colonnello”, trovando giustificazione nel fatto che l’ufficiale in
che deriverebbe dall’espressione “serra-gente”, attribuita a quei militari parola esercitava la sua autorità in rappresentanza del colonnello.
che, posti lateralmente alla truppa in movimento, avevano il compito
di serrare le file. Nel XVII secolo, il grado di sergente corrispondeva a COLONNELLO
quello di un ufficiale generale. Nell’esercito piemontese, fino a Vittorio Il nome discende dal fatto che l’ufficiale guidava una colonna di soldati
Amedeo II di Savoia, esisteva il grado di sergente generale, ufficiale marcianti in fila di 3 o 4. Una seconda ipotesi sostiene che derivi dallo
di grandissima autorità nei corpi speciali di cavalleria e artiglieria, spagnolo coronel (da coronela, diminutivo di corona). Al riguardo, nel
subordinato e dipendente solo dal comandante supremo. XVI secolo, Carlo V riunì i domini di Spagna e di Austria, inserendo la sua
corona imperiale nei simboli di Lèon e Castiglia che apparivano nella
MARESCIALLO bandiera. La corona fu introdotta anche nei vessilli affidati ai militari e,
La parola è connessa a un antico nome germanico, Marshkalk, per le piccole dimensioni, fu chiamata coronela, appellativo che passò a
composto da Marh (cavallo) e Skalk (servo). È noto che nel periodo indicare la bandiera; il comandante che la custodiva fu soprannominato
medioevale principi e signori disponevano di numerose unità di coronel, da cui discese “colonnello”. Emanuele Filiberto di Savoia
cavalleria e grandi scuderie con relativo personale. Il capo delle introdusse, primo in Italia, questo grado nel 1560, equiparandolo alla
scuderie era appunto il Marshkalk, da cui derivò il latino medioevale precedente carica di “maestro di campo”. Nel XVII secolo, il colonnello
mariscalcus e quindi l’italiano maresciallo. Presso la corte francese generale rivestiva un grado equivalente a comandante supremo.
l’omologa carica era ricoperta da un maréchal che nel tempo passò a
indicare il comandante della cavalleria e – nel 1185, sotto il regno di GENERALE
Filippo II – quello dell’esercito, rappresentando un titolo di suprema Il termine si riallaccia alla voce latina generalis, colui che presiede un
dignità militare, poi adottato da molti altri Paesi. Prima della Grande servizio o un’amministrazione, avendo il grado più alto. In origine però
guerra, il feld-maresciallo si trovava nell’ordinamento degli eserciti “generale” era soltanto un’aggettivazione aggiunta al nome di un grado
inglese, tedesco, austro-ungarico e russo, mentre durante il Ventennio militare. Risale alla radice “gene”, madre del verbo latino gigno-genui-
fascista tale grado fu adottato in numerose declinazioni come genitum, ovvero “generare”, e alla parola greca génos, corrispondente al
“maresciallo d’Italia”, “dell’Aria” e “primo maresciallo dell’Impero”. latino genus-generis, ovvero “genere”, “stirpe”.

76
UFFICIALI
Gli appartenenti ai primi due gradini gerarchici della categoria sono anche denominati ufficiali subalterni.
Per gli ufficiali inferiori, le insegne di grado sono costituite dalla semplice stelletta dorata – da una a tre – con
l’aggiunta di una barretta, pure dorata, per il primo capitano. Gli ufficiali superiori si fregiano delle stellette
e di una corona turrita dorata. Gli ufficiali generali si contraddistinguono per le stellette e la greca di color
argento. Nel 1997, per il solo capo di Stato maggiore della Difesa, fu istituito il grado di generale (4 stelle).

UFFICIALI GENERALI

GENERALE GENERALE DI CORPO D’ARMATA GENERALE GENERALE GENERALE


(Capo di Stato CON INCARICHI SPECIALI DI CORPO D’ARMATA DI DIVISIONE DI BRIGATA
maggiore della (Capo di Stato maggiore
Difesa) dell’Esercito)

UFFICIALI SUPERIORI UFFICIALI INFERIORI

COLONNELLO TENENTE MAGGIORE PRIMO CAPITANO TENENTE SOTTOTENENTE


COLONNELLO CAPITANO

GRADI SPECIALI
I tenenti con incarico di comandante di compagnia indossano, oltre alle due stelle dorate, una stelletta
bronzata con bordo dorato. Per gli ufficiali superiori in comando di unità (battaglione autonomo, reggimento
ecc.) è prevista la bordatura delle stellette nell’insegna di grado: il cosiddetto “robbio”, discendente dal latino
rubĕum, ovvero rosso, che identifica la qualifica giuridico-amministrativa di comandante di corpo (*).
Gli ufficiali superiori o generali che svolgono incarichi di comando o di staff destinati al grado superiore
aggiungono all’insegna di grado rispettivamente una stelletta d’oro o d’argento bordata di rosso (**).

TENENTE (*)
MAGGIORE (**)
MAGGIORE (*)
TENENTE (**)
TENENTE COLONNELLO
(*)
COLONNELLO
(**)
GENERALE
(**)

COMANDANTE COMANDANTE CON INCARICHI COLONNELLO COLONNELLO COMANDANTE CON INCARICHI DI BRIGATA
DI COMPAGNIA DI BATTAGLIONE DA TENENTE COMANDANTE CON INCARICHI DI REGGIMENTO DA GENERALE CON INCARICHI
COLONNELLO DI BATTAGLIONE DA DI BRIGATA DA GENERALE
AUTONOMO COLONNELLO DI DIVISIONE

77
SOTTUFFICIALI
I marescialli sono stati trasformati in “ruolo” negli anni Novanta. Di recente è stata istituita la qualifica di
luogotenente che funzionalmente sostituisce il grado di aiutante di battaglia, decretato nel 1916.
I sergenti costituiscono il naturale sbocco di carriera di un volontario in servizio permanente. Le loro insegne
di grado sono composte da galloni di colore giallo oro di diversa dimensione, separati da un filetto
nero (sottopannati in azzurro per gli appartenenti alle aviotruppe).

MARESCIALLI

PRIMO LUOGOTENENTE PRIMO MARESCIALLO MARESCIALLO CAPO MARESCIALLO MARESCIALLO


LUOGOTENENTE ORDINARIO

SERGENTI

SERGENTE SERGENTE SERGENTE SERGENTE SERGENTE SERGENTE SERGENTE SERGENTE


MAGGIORE MAGGIORE MAGGIORE MAGGIORE MAGGIORE MAGGIORE (AVIOTRUPPE)
CAPO CAPO CAPO CAPO (AVIOTRUPPE)
QUALIFICA QUALIFICA (AVIOTRUPPE)
SPECIALE SPECIALE
(AVIOTRUPPE)

GRADUATI
Le insegne di grado dei militari graduati si compongono di uno o più galloni rossi a “V”, completati da
un semicerchio che ne unisce i vertici. Filetti neri o gialli indicano la progressione di carriera.

VOLONTARI IN SERVIZIO PERMANENTE

CAPORALE CAPORALE CAPORALE CAPORALE 1° CAPORALE


MAGGIORE MAGGIORE MAGGIORE MAGGIORE MAGGIORE
CAPO SCELTO CAPO SCELTO CAPO SCELTO
QUALIFICA SPECIALE

78
MILITARI DI TRUPPA
Tutto il personale indossa i tradizionali “baffi” neri, istituiti nel 1933, tranne i paracadutisti
che hanno mantenuto i caratteristici gradi rossi, sottopannati in azzurro. Le insegne
di grado dei volontari in ferma prefissata di 4 anni differiscono da quelle classiche soltanto
per il filetto azzurro interposto ai galloncini neri.

VOLONTARI IN FERMA
VOLONTARI IN FERMA PREFISSATA PER 4 ANNI PREFISSATA PER UN ANNO

CAPORALE CAPORALE CAPORALE CAPORALE CAPORALE CAPORALE SOLDATO


MAGGIORE MAGGIORE (AVIOTRUPPE) MAGGIORE (NESSUN DISTINTIVO
(AVIOTRUPPE) DI GRADO PREVISTO)

LE SCUOLE MILITARI
Per i frequentatori dell’Accademia militare e di altri istituti di formazione
dell’esercito esistono gradi speciali che indicano l’appartenenza a una
determinata scuola. Alcuni degli allievi ufficiali del secondo anno
dell’Accademia di Modena – i cosiddetti “qualificati” – indossano gradi,
riconosciuti solo all’interno dell’istituto, in base al rendimento. Dal 1945, i
distintivi di grado
ACCADEMIA MILITARE DI MODENA del Regio Esercito
furono spostati
sulle controspalline
per facilitarne
la lettura, a
similitudine di
quelli utilizzati
antecedentemente
alla Grande
guerra. Nel 1973
fu introdotta
una riforma per
cui ai generali
ALLIEVO UFFICIALE ALLIEVO UFFICIALE ALLIEVO UFFICIALE ALLIEVO UFFICIALE ALLIEVO fu aggiunta una
CAPO SCELTO DI CAPO SCELTO SCELTO ISTRUTTORE UFFICIALE
REGGIMENTO greca, agli ufficiali
superiori una
corona turrita,
ALTRI ISTITUTI DI FORMAZIONE mentre le stellette
furono allineate
al bordo della
spallina.

ALLIEVO ALLIEVO ALLIEVO ALLIEVO


MARESCIALLO SERGENTE SCUOLA MILITARE SCUOLA MILITARE
NUNZIATELLA TEULIÈ

79
WARS DA VISITARE

GETTYSBURG
A cura di Marco Lucchetti

T
ranne che per l’asfalto, qui tero monumentale militare, vi tenesse dell’ente turistico. Seguendo le esau-
è tutto come allora. Quan- un memorabile discorso: “Si promet- rienti indicazioni della mappa, che si
do si giunge a Gettysburg, ta che questi morti non sono morti in- ritira nel Visitor Center, e l’apposita
una piccola cittadina della vano; che questa nazione, guidata da segnaletica stradale, si effettua un gi-
Pennsylvania vicino al confine con il Dio, abbia una rinascita di libertà; e ro completo attraversando le linee e i
Maryland, a circa un’ora di auto da Fi- che l’idea di un governo del popolo, dal luoghi occupati dalle truppe e dove si
ladelfia, sembra che il tempo si sia fer- popolo, per il popolo, non abbia a peri- svolsero i combattimenti.
mato alla metà del XIX secolo. Tra il 1° re dalla terra”. Lincoln invitava qui gli Lungo il percorso, e non solo nei nu-
e il 3 luglio 1863 qui si combatté una americani a unirsi in una sola nazione. merosi posti di stazionamento pres-
decisiva battaglia della Guerra civile Il parco e i cannoni. L’abitato, so i siti più famosi della battaglia, so-
americana (1861-1865). L’importan- conservato come appariva in quei tra- no centinaia le lapidi e i monumenti
za dell’avvenimento fece sì che il pre- gici giorni, sorge oggi all’interno del che ricordano le unità che combatte-
sidente Abramo Lincoln il 19 novem- Gettysburg National Military Park, in rono quei giorni, eretti nei luoghi do-
bre di quell’anno, quattro mesi dopo la uno scenario naturale che merita la ve erano dislocate, così come i canno-
battaglia vinta dagli Unionisti e in oc- visita. La prima tappa consigliata è lo ni posti dove le batterie fecero fuoco.
casione dell’inaugurazione del cimi- spettacolare Visitor Center, realizzato Uno scenario suggestivo e incredibile,
nel 2008, al cui interno sono colloca- tra boschi e natura incontaminata in
ti un bookshop e, a pagamento, il mu- cui sembra impossibile che si sia per-
seo della battaglia con sala cinemato- petrata quella sanguinosa carneficina.
ORGOGLIO grafica per i documentari e ciclorama Si consiglia di dedicare a Gettysburg
SUDISTA
Sul Virginia sul quadro di Paul Philippoteaux. almeno un giorno intero, soggiornan-
Monument, Terminata la visita, si inizia il tour do possibilmente in qualche guesthou-
memoriale della battaglia, questo gratuito, con la se storica dove si possono rivivere le at-
della battaglia propria automobile o con il pulmino mosfere di quel lontano 1863. d
di Gettysburg
(1-3 luglio
1863), svetta la
statua equestre COME SI RAGGIUNGE
del generale
confederato Il turista, solitamente, può arrivare
Robert E. Lee. da nord-est tramite la York Road
(dalla direttrice New York-Lancaster, la
città degli Amish) oppure da sud, tramite
l’autostrada che collega la località
con Washington, ma può anche scegliere
le strade che furono percorse all’epoca
dai due eserciti: da est, la Baltimore Pike
e la Hanover Road per i Nordisti e, da
ovest, la Chambersburg Road e la Fairfield
Road per i Sudisti.

PUNTI CRUCIALI
Sopra, Cemetery
Ridge, la cresta dove
si attestò la difesa
unionista. Sotto, il
nostro autore Marco
Lucchetti davanti al
quartier generale
di Lee.

80
WARS LIVING HISTORY

BATTERSI PER GENOVA


A cura di Camillo Balossini

ADDESTRATI
In basso, fuciliere in
assetto completo da
campagna.
A destra, ultima
resistenza su
un ponte di una
squadra del
Reggimento
Vincenti. A sinistra,
un ufficiale e
un sergente
controllano
le mappe
prima della
battaglia.

N
ell’Italia del nord del tra unità còrsa al servizio genovese, e
XVIII secolo non c’era so- il comandante Vincenti fu autorizzato
lo il Ducato di Savoia. Po- a creare un altro reggimento. Purtrop-
co distante, la Repubblica po la leva in Corsica ebbe uno scarso
di Genova lottava con tutti i mezzi successo, rendendo quindi necessario
per la propria indipendenza, grazie completare i ranghi con soldati prove-
anche a quel porto che le garanti- nienti anche da altre zone italiane.
va ricchezze sufficienti per al- Il reggimento Vincenti fece par-
lestire reggimenti agguerriti te del corpo di spedizione in
in grado di difenderne i con- Lombardia nel 1745 e si di-
fini. Fu forse questo l’obiettivo stinse nella battaglia di Bas-
che spinse la Superba a prende- signana (27 settembre 1745).
re parte alla Guerra di successio- Nel 1750 fu riformato l’eser-
ne austriaca (1740-1748). cito e i reggimenti còrsi (tre
La leva in Corsica. Nel 1743, do- al termine della guerra) ven-
po il trattato di Worms, il conflitto che nero distribuiti in due unità
affliggeva l’Europa in quel momento si che prendevano i nomi di lo-
avvicinò ai confini della repubblica ge- calità – Ajaccio e Bastia – an-
novese; il governo decise così di “leva- ziché il nome del colonnello, co-
re” dei nuovi battaglioni (che sostitu- me era prima consuetudine.
irono le compagnie sciolte nel 1738). Ai giorni nostri. La compa-
Un patrizio còrso, il capitano Carlo gnia di reenactement ha portato
Domenico Vincenti, ricevette l’ordine a termine l’anno scorso un lavo-
di arruolare un battaglione in Corsica. ro impegnativo, la produzione in
Poco prima della guerra si riorga- pochi mesi di 16 uniformi com-
nizzò nuovamente l’esercito e si pas- plete del reggimento Vincenti.
sò dai battaglioni ai reggimenti: così Fra le sue attività rientrano la
i soldati del reggimento Vincenti di- didattica con il pubblico e le ri-
ventarono le forze del secondo batta- costruzioni fedeli di vita convi-
glione del reggimento Giacomone, al- viale e militare, con lo studio ap-
profondito delle fonti iconogra-
• • fiche e scritte e dei regolamen-
WEB ti, ma anche la riproduzione fedele di
Compagnia d’armi Flos Duellatorum manovre e armi, ricostruite con cura.
Reggimento Vincenti 1745 E tutto con la finalità di far conoscere
https://www.flosduellatorum.org/ un aspetto poco noto della Repubbli-
IT-news_dett-Reggimento_Vincenti ca di Genova verso la sua fine (la ca-
• •
duta arrivò nel 1797). d

81
WARS RECENSIONI

AL CINEMA Mondadori Scienza S.p.A.


Via Mondadori 1 - 20090 Segrate (Mi)
Società con unico azionista, soggetta ad attività di direzione
e coordinamento da parte di Mondadori Media S.p.A.

Direttore responsabile
Raffaele Leone
FILM ViceDirettore
Gian Mattia Bazzoli
A cura di Lidia Di Simone
coorDinamento
Lidia Di Simone (caporedattore)
1917 Ufficio centrale
di Sam Mendes Emanuela Cruciano (caporedattore),
Vincitore di due Golden Globe, candidato a dieci Marco Casali (photo editor, vicecaporedattore)
Oscar, il film di Sam Mendes, regista degli ultimi 007, è Ufficio art Director
l’evento più atteso del nuovo anno. Racconta un episo- Luca Maniero (caporedattore),
dio della Prima guerra mondiale: due fanti britannici, Massimo Rivola (caporedattore),
Schofield (George MacKay) e Blake (Dean-Charles Marina Trivellini (caporedattore)
Chapman), devono infiltrarsi oltre le linee nemiche per Ufficio ar
raggiungere un battaglione e avvisarlo dell’imboscata Vittorio Sacchi (caposervizio)
che lo aspetta. Da loro dipende la salvezza dei 1.600 reDazione
uomini del contingente, di cui fa parte anche il fratello Federica Ceccherini, Irene Merli (caposervizio),
di Blake. Girato quasi interamente in piano sequenza, Paola Panigas, Anita Rubini
totalmente in esterni, anzi, come dice il regista in un
photo eDitor
susseguirsi di “esterni senza fine”, il film è emozionante, Rossana Caccini
un prodigio della tecnica di ripresa, con la camera che
reDazione grafica
segue i protagonisti nelle trincee, in mezzo al fango,
Katia Belli, Mariangela Corrias (vicecaporedattore),
attraverso villaggi ed esplosioni, per mostrare allo Barbara Larese
spettatore l’eroismo e la fatica di quei due messaggeri. Uscita: nelle sale segretaria Di reDazione
Marzia Vertua
hanno collaborato a qUesto nUmero
Giorgio Albertini, Camillo Balossini, Gianluca Bonci,
Gastone Breccia, Raffaele D’Amato, Gabriele Esposito,
Andrea Frediani, Andrea Lopreiato, Marco Lucchetti,
Fernando Mazzoldi, Mirko Molteni, Fabio Riggi

Focus Storia Wars: Pubblicazione mensile registrata presso il Tribunale di


Milano, n. 162 del 31/3/2010. Tutti i diritti di proprietà letteraria e artistica
sono riservati. Il materiale ricevuto e non richiesto (testi e fotografie),
Era mio figlio anche se non pubblicato, non sarà restituito.
di Todd Robinson Direzione, redazione, amministrazione: Via Mondadori 1,
20090 Segrate (Mi). Tel. 02.75421; email: wars@mondadori.it -
Il film si basa sulla vita di un USAF pararescueman, il tiro dei cecchini vietcong a improvvisare barelle e redazione@focusstoria.it; email amministrazione: info.fornitori@mondadori.it
un paramedico delle unità speciali dell’aeronautica fasciature, rispondendo al fuoco come poteva, fino Pubblicità: Mediamond S.p.A. - Sede centrale Palazzo Cellini - Milano Due
militare americana, quei reparti – detti PJs – specia- all’estremo sacrificio. Trentadue anni dopo, un funzio- 20090 Segrate (Mi) - tel. 02.21025917 - email: info.adv@mediamond.it
lizzati nella ricerca e soccorso in zona di guerra. Il PJ nario del Pentagono, Scott Huffman (l’attore Seba- Stampa: Elcograf S.p.A., via Mondadori, 15, Verona.
protagonista della nostra storia, William H. Pitsenbar- stian Stan), viene incaricato di esaminare la domanda Distribuzione: Press-Di Distribuzione stampa & Multimedia s.r.l.,
20090 Segrate (Mi).
ger (interpretato da Jeremy Irvine), in Vietnam riuscì presentata dal miglior amico di PJ (William Hurt) e
Abbonamenti: è possibile avere informazioni o sottoscrivere un
a salvare almeno una sessantina di Marines. Durante dai genitori (Christopher Plummer e Diane Ladd) per abbonamento tramite: sito web: www.abbonamenti.it/mondadori; e-mail:
la sua ultima missione, nell’aprile del 1966, si calò attribuirgli alla memoria la medaglia d’onore del Con- abbonamenti@mondadori.it; telefono: dall’Italia tel.: 02.7542.9001; dall’estero
dall’elicottero per recuperare una squadra caduta in gresso. Indagando sulle ultime ore di vita del ragazzo, tel.: +39 041.509.90.49. Il servizio abbonati è in funzione dal lunedì al
un’imboscata. Quando la pattuglia di soccorso abban- Huffman scopre una congiura degli alti gradi militari, venerdì dalle 9:00 alle 19:00; posta: scrivere all’indirizzo: Direct Channel SpA
– C/O CMP Brescia – Via Dalmazia 13, 25126 Brescia (BS). L’abbonamento
donò la zona dei combattimenti, con l’elicottero che che hanno rifiutato per anni la domanda, cercando di può avere inizio in qualsiasi periodo dell’anno. L’eventuale cambio di
perdeva potenza, lui scelse di non risalire, restando nascondere la verità sull’eroismo del PJ. indirizzo è gratuito: informare il Servizio Abbonati almeno 20 giorni prima
a terra ad aiutare i commilitoni feriti. Rimase sotto Uscita: 20 febbraio del trasferimento, allegando l’etichetta con la quale arriva la rivista.
Servizio collezionisti: i numeri arretrati possono essere richiesti
direttamente alla propria edicola al doppio del prezzo di copertina, salvo
esaurimento scorte. Per informazioni: tel. 045.8884400 - fax: 045.8884378;
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