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ACCADEMIA MILITARE

LA STORIA
DAL 1678 AD OGGI
ACCADEMIA MILITARE
LA STORIA
DAL 1678 AD OGGI

È una storia sinteca quella che andate a leggere.

La storia dell’Accademia Militare di Modena erede dell’anca


Accademia sabauda di Torino, presente nella mente di
Qualcuno sin dal 1669.

In poche pagine, non può riassumere le storie personali dei


giovani che l’hanno frequentata, animandola.

Storie di sacrificio, rinuncia, coraggio, esempio ed onore.


Manifesto della Reale Accademia.
Il documento, pubblicato in lano, italiano e francese il 1° seembre 1677,
noficava l’apertura del nuovo Istuto per il 1° gennaio 1678

2 Accademia Militare
LE VICENDE
La fondazione della Reale Accademia di Savoia
Duca Carlo Emanuele II
Il Duca Carlo Emanuele II (1) aveva deciso ­ fin dal
1669 ­ di fondare la Reale Accademia di Savoia e, nel leresco e militare: egli appre­
1675, concretò l’idea, iniziando la costruzione del gran­ se i primi elementi dell’educa­
de palazzo destinato ad ospitarla secondo il progetto di­ zione al senso dell’onore e
segnato dal famoso architetto Conte Amedeo di Castel­ della istruzione militare alla
lamonte (2). corte del Duca di Savoia.
Poco dopo il Duca morì, ma la costruzione del palazzo Come s’è detto in preceden­
proseguì e la volontà dell’istituzione dell’Accademia fu za, anche se lo scopo dell’isti­
fatta propria dalla vedova, Madama Reale Maria Giovan­ tuzione dell’Accademia Reale
na Battista di Savoia Nemours, Duchessa di Savoia (3), era quello di preparare gli ele­
reggente dello Stato durante la minorità del figlio Vittorio menti direttivi dello Stato, il
Amedeo (4), tantoché il 1° settembre 1677 la Reggente carattere della formazione era
poteva inviare a tutte le corti d’Europa il bando redatto in eminentemente militare; il
italiano, latino e francese preannunciante l’apertura della bando istitutivo diceva te­
Accademia per il 1° gennaio del seguente 1678. stualmente:
La formazione di una classe dirigente dello Stato e, “... si insegnerà a montar a cavallo, correr all’Anello, al­
particolarmente, delle milizie, educata ad un severo cul­ le Teste, e al Fachino, a Ballare, far di Spada, a volteggia­
to del dovere e particolarmente preparata sia nella cul­ re, l’Esercitio di Guerra, e evolutioni Militari, le Matemati­
tura generale sia in quella militare, appariva obiettivo di che, e il Disegno; Quivi si insegnerà anche il modo d’attac­
fondamentale importanza, degno di ogni sacrificio e care Piazze, e diffenderle. Il che si tradurrà in prattica
d’ogni sforzo. coll’attacco e difesa d’un Forte, che si farà costruer a que­
Sembra singolare, peraltro, che proprio il piccolo Ducato st’effetto. S’aggiungerà inoltre a tutti questi Esercitii lo
Sabaudo sia stato il primo in Europa ad istuire un vero e studio dell’Historie, quello della Cronologia, Geografia,
proprio Istuto di formazione di quadri dirigen, sia nel Blasone, e delle lingue, e in particolare dell’Italiana, e
campo civile sia in quello più streamente militare, e che Francese...”.
gli altri Sta, anche assai più importan e poten, ne ab­ E già nel 1680 gli accademisti prendevano parte ad
biano seguito l’esempio con un certo distacco di tempo; una esercitazione di attacco alla fortezza della Citta­
infa furono costuite: della di Torino unitamente alle altre truppe del Presi­
− nel 1723 l’Accademia Russa di Pietroburgo; dio della Città (battaglioni Guardie e Saluzzo e unità di
− nel 1741 la “Royal Military Academy” inglese; Cavalleria e Artiglieria) riunite sotto il comando di Car­
− nel 1751 l’ “Ecole Royale Militaire” francese; lo Ludovico S. Martino d’Agliè , Marchese di San Mano,
− nel 1765 la “Kriegs Akademie” prussiana di Potsdam; Grande Scudiero di Savoia e Sovraintendente dell’Ac­
− nel 1787 la Reale Accademia Militare a Napoli, poi de­ cademia stessa.
nominata Nunziatella. Tale serietà nella preparazione militare trovava riscon­
Negli Stati Uniti d’America, poi, l’Accademia Militare di tro nella severità degli studi, giustamente equilibrati tra
West Point fu fondata, su ispirazione di Giorgio Washin­ materie umanistiche e materie scientifiche e impartiti da
gton, dopo la sua morte, solo nel 1802. insegnanti di grido.
In effetti, fin da antica data la Corte Sabauda godeva fa­ Lo stesso bando infatti diceva:
ma in Europa nel campo formativo cavalieresco, data la “Si sono sciel per insegnare tue queste scienze li Mastri
caratteristica bellicosa dello Stato subalpino, perpetua­ più capaci che si sijno potu ritrovare, mentre che ques so­
mente in lotta per assicurare la propria esistenza ed no desna per insegnare a S.A.R. (6) la quale parimente fa­
espansione e l’esempio sul campo di battaglia dato dai rà li suoi Esercij nella medesima Accademia”.
Conti e poi Duchi di Savoia, esempio che continuerà an­ La fama dell’Accademia di Torino fu grande fin dall’ini­
che nei secoli seguenti. zio in tutta Europa ed anche fuori di essa.
Valga per tutti il nome di Pierre Terrail signore di Ba­ Vittorio Alfieri, Allievo tra il 1758 e il 1766, scriveva
yard (5), il prode Baiardo, il “cavaliere senza macchia e che ai suoi tempi era frequentata da “una colluvie di tut­
senza paura”, personificazione perfetta dell’ideale caval­ ti i boreali, Inglesi principalmente, Russi e Tedeschi e

1 Carlo Emanuele II di Savoia (Torino, 20 giugno 1634 – Torino, 12 giugno 1675) fu duca di Savoia, principe di Piemonte, marchese di Saluzzo, conte d’Ao­
sta, Moriana e Nizza dal 1638 al 1675. Fu anche re tolare di Cipro e Gerusalemme.
2 Amedeo Cognengo di Castellamonte (Torino, 17 giugno 1613 – Torino, 17 seembre 1683) è stato un architeo e ingegnere civile e militare italiano.
3 Maria Giovanna Basta di Savoia (Parigi, 11 aprile 1644 – Torino, 15 marzo 1724) fu l’ulma discendente dei con del Genevese, erede dei duchi di Ne­
mours, e delle baronie di Fossigny e di Beaufort. Figlia di Carlo Amedeo di Savoia e di Elisabea di Borbone, sposò il duca di Savoia Carlo Emanuele II e
mantenne la reggenza dello stato sul giovane principe Viorio Amedeo II. Essa fu la seconda Madama Reale dopo Crisna di Francia, madre di Carlo
Emanuele II. Così la ricorda lo storico Andrea Paule: «... la magnanima donna, à cui desna il Ciel regger del Figlio il Patrio Impero».
4 Viorio Amedeo II di Savoia, deo la Volpe Savoiarda (Torino, 14 maggio 1666 – Moncalieri, 31 oobre 1732), fu duca di Savoia, marchese di Saluzzo e
marchese del Monferrato, principe di Piemonte e conte d’Aosta, Moriana e Nizza dal 1675 al 1720. Fu anche Re di Sicilia dal 1713 al 1720, quando di­
venne Re di Sardegna. Primo Re di casa Savoia, col suo lungo governo trasformò radicalmente la polica piemontese, basata sulla soomissione alle po­
tenze straniere quali Francia o Spagna, rivendicando orgogliosamente l’indipendenza del piccolo Stato dalle vicine nazioni (si pensi, ad esempio, all’epi­
sodio dell’assedio di Torino del 1706). Viorio Amedeo II seppe progredire in questa sua polica riuscendo infine a oenere l’ambita corona reale.
5 Pierre Terrail de Bayard, italianizzato poi in Baiardo (Pontcharra, 1476 – Romagnano Sesia o Rovasenda, 30 aprile 1524).
6 Il futuro Re Viorio Amedeo II.

Accademia Militare 3
d’altri Stati d’Italia” (7).
Il Principe Eugenio (8) vi inviava, raccomandandoli, no­
bili Austriaci. Lord Chesterfield, nel suo libro “Lettere al
figlio”, l’additava come modello di signorile educazione.
Furono, tra molti stranieri, allievi dell’Accademia il Prin­
cipe Federico Guglielmo di Brandeburgo­ Schwedt; il Prin­
cipe Ereditario Federico (III) di Sassonia­Gotha e suo fra­
tello Principe Guglielmo; il Langravio Emanuele di Assia­
Reinfels­Rothemburg; il Gran Maresciallo di Svezia Conte
Hans Axel de Fersen, che fece poi il romantico tentativo
di salvare dal patibolo Maria Antonietta, e, in tempi più
recenti, Re Faud I di Egitto.

Sviluppi successivi e guerre combattute

II Re Vittorio Amedeo II nel 1729­30 attuò un riordina­


mento dell’Istituto al fine di renderlo rispondente allo
scopo dell’educazione non solo dei futuri ufficiali del­
l’Esercito, ma pure dei Quadri direttivi dell’Amministra­ Torino, la Reale Accademia su progeo di Amedeo di Castella­
zione Statale ed anche per ripartire convenientemente le monte
competenze tra il gesuitico Collegio dei Nobili e la stessa
Reale Accademia. ­ 1792­96 ­ Guerre contro la Francia (difesa di Cagliari,
Lo sviluppo dei corsi nell’ulmo scorcio del XVII secolo e Authion, La Thuile, Collardente, Saccarello, Loano, Mon­
in tua la prima metà del successivo fu turbato dal susse­ tenoe, Cosseria, Millesimo, Briccheo di Mondovì).
guirsi di guerre combaute dallo Stato subalpino nella sua
perenne necessità di loare per sopravvivere ed ampliarsi. La bufera napoleonica e la ricostuzione della Regia Mili­
È bene ricordare quei periodi di aspre lotte per la so­ tare Accademia
pravvivenza intercalate da brevi intervalli di pace, poiché
in essi si consolidarono e si rafforzarono quelle tradizioni La campagna napoleonica del 1796 rappresentò l’inizio
militari di un popolo e di un Esercito non da parata ma da della crisi dello Stato Sabaudo, ma, se l’esito della loa
guerra, sempre pronto a misurarsi con le armate dei dell’Armata sarda contro le forze francesi fu alla fine nega­
maggiori Stati europei, preparandosi così ad essere lo vo, è d’uopo riconoscere che essa ­ unico degli Eserci de­
strumento che nel secolo XIX saprà affrontare l’Esercito gli Sta italiani ­ seppe contendere ai Francesi il possesso
austriaco. delle porte d’Italia per quaro anni e che ben più poten
Il Ducato di Savoia, infatti, e poi il Regno di Sardegna (9) Eserci europei furono, prima d’esso, sconfi dalle armi
dovettero combattere le seguenti guerre: della Repubblica.
­ 1690­97 ­ Guerra della Lega di Augusta (battaglie di E se il Re e le somme autorità dello Stato doveero ri­
Staffarda e di Marsaglia, invasione della Provenza, dife­ parare in Sardegna, fondatamente si poteva sperare in un
sa di Cuneo e di Montmélian, assedio di Pinerolo); ritorno, alimentato dal naturale senmento di indipen­
­ 1701­13 ­ Guerra di successione spagnola (battaglie di denza nazionale vivamente sento nel Regno Sardo, an­
Chiari e Luzzara, difesa di Vercelli e di Verrua, assedio e che se notevolmente venato di regionalismo, conforme al
battaglia di Torino) (10); clima del periodo storico considerato. Carlo Emanuele IV,
­ 1718­19 ­ Guerra contro la Spagna in Sicilia (difesa del­ rifugiatosi prima a Parma e dopo a Firenze, divenuto il
la cittadella di Messina, difesa di Trapani); nuovo sovrano riparò a Cagliari il 3 marzo 1799 con quello
­ 1733­35 ­ Guerra di successione di Polonia (assedio di che rimaneva della corte e dell’Esercito. Dopo un periodo
Pizzighettone e di Milano, battaglie di Colorno di Parma di sbandamento, superate le comprensibili difficoltà, i cor­
e di Guastalla); si per l’istruzione degli Ufficiali furono riorganizza a Ca­
­ 1742­48 ­ Guerra di successione d’Austria (assedi di gliari ove, soo la direzione del Marchese Capitano di Ar­
Modena e della Mirandola, spedizione in Savoia, batta­ glieria Don Viorio Pilo Boyl di Pufigari, si tennero corsi
glie di Camposanto nel modenese e di Casteldelfino, di­ per i quali nulla cambiò rispeo al passato e per i quali è
fesa di Cuneo, battaglie di Madonna dell’Olmo di Bassi­ ragionevole pensare che le materie di studio fossero an­
gnana e di Piacenza o del Tidone, assedio di Genova, cora quelle prescrie per l’Istuto che aveva funzionato a
battaglia dell’Assietta); Torino fino a poco prima (11).

7 V. Alfieri, Vita, Epoca II.


8 Generale italo­austriaco (Parigi 1663 ­ Vienna 1736), figlio di Eugenio Maurizio e di Olimpia Mancini.
9 Di Sicilia per il breve periodo dal 1713 al 1720, indi di Sardegna fino al 1861.
10 Le truppe vioriose dopo la baaglia di Torino (7 seembre 1706), cui avevano partecipato i primi allievi della Reale Accademia divenu Ufficiali, furo­
no trionfalmente accolte nella cià al suono della marcia del Principe Eugenio. Da allora, per consuetudine profondamente senta, la marcia divenne
tradizionale nei nostri Istu militari.
11 Vedasi: Stefano Ales, Le regie truppe sarde (1773­1814), Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell’Esercito, 1989, Pag. 227.

4 Accademia Militare
LE VICENDE
È in questo spirito nazionale e militare che, passata la bu­ luzione finale che avesse presen soprauo le esigenze
fera napoleonica, Viorio Emanuele I (12) il 2 novembre nazionali di dare alle altre regioni confluite in quello che or­
1815 firmò il decreto di ricostuzione (“iterum condidit”) mai stava per diventare il Regno d’Italia, la sensazione che
dell’Istuto nella sua sede tradizionale, con esclusivo scopo esse erano tue a egual dirio parte della nuova grande
militare. Segno dell’evoluzione dei tempi, non fu più richie­ Patria e che, di conseguenza, anche l’Esercito era ormai ita­
sta l’appartenenza alla nobiltà per entrarvi; infa l’arcolo liano.
2 delle condizioni generali dell’acceazione prescrive, per Altreanto dovevano tenersi presen le necessità mili­
gli ammeen, “che siano di nobile, o civil nascita”. tari formave ed organizzave. Le considerazioni naziona­
L’Istuto doveva preparare Ufficiali per tue le Armi li portavano naturalmente a prevedere la dislocazione di
dell’Esercito: gli Allievi desna alle Armi di linea (Fanteria un secondo grande Istuto di formazione di Ufficiali fuori
e Cavalleria) ulmato il corso di studi andavano ai reggi­ del Piemonte. Di quelle militari le considerazioni forma­
men con il grado di Sootenente, mentre quelli desna ve evidentemente ostavano a che si infrangesse il dogma
alle cosiddee Armi doe (Stato Maggiore, Arglieria e Ge­ della unità della fonte di formazione degli Ufficiali delle
nio) completavano la loro preparazione scienfica ed appli­ Armi. Mentre quelle organizzave portavano elemen a
cava in un periodo svolto inizialmente all’Accademia stes­ favore della scelta di qualche altra località fuori del Pie­
sa e, subito dopo, alla Scuola di Applicazione, sviluppandosi monte che avesse, però, i requisi di una favorevole posi­
così un comune proficuo lavoro dei due Istu nella prepa­ zione geografica, di un adeguato livello culturale della cit­
razione dei giovani Ufficiali, che si intensificherà nel corso tà ospitante e della disponibilità di locali ada ad una
del secolo XIX e di quello successivo fino a sfociare nell’at­ scuola di formazione forte di molte cennaia di Allievi.
tuale situazione di inma fusione nel ciclo formavo unita­ Non si volle, e giustamente, considerare la costuzione di
rio degli Ufficiali delle Armi dell’Esercito. una seconda Accademia di formazione per tue le Armi
La Regia Militare Accademia formò così quasi tu gli Uf­ per ovvi movi negavi.
ficiali di carriera di tue le Armi che combaerono nelle Si pensò invece ad un Istuto militare che potesse assom­
guerre contro l’Austria degli anni 1848, 1849 e 1859, nella mare i compi di formazione degli Ufficiali di Fanteria (svol­
Campagna di Crimea del 1855­56, nella Spedizione del 1860
nell’Italia centrale e meridionale e nelle operazioni di asse­
dio delle fortezze borboniche nel 1860­61.

Dall’Armata Sarda all’Esercito Italiano: dalla quadripar­


zione alla biparzione

Dopo la Campagna del 1859 e i conseguen plebisci ed


annessioni, si ebbe una straordinaria dilatazione dell’Arma­
ta Sarda che passò dalle 5 Divisioni con forza di 70.000 uo­
mini della Campagna del 1859 alle 13 Divisioni dell’ordina­
mento Fan (13) del 1860 con 183 mila uomini.
L’aumento grandioso e subitaneo dell’Armata e la preve­
dibile necessità di ulteriori ingrandimen, in vista del pro­
gresso dello sviluppo unitario ormai inarrestabile, ebbero
immediata ripercussione nell’Accademia Militare.
Questa era infa ormai insufficiente (14) ad ospitare e
preparare il gran numero di Ufficiali necessari alle varie Ar­
mi dell’Esercito. Si pose quindi alla mente del Generale
Manfredo Fan, Ministro della Guerra, la necessità di risol­
vere definivamente il problema, senza soluzioni interlocu­
torie quali quelle dei corsi supplevi all’Accademia presso
la Scuola Militare di Fanteria a Ivrea (già auato nel febbra­
io del 1859) ed a Modena (1860) e la Scuola Militare di Ca­
valleria a Pinerolo (1860) per la formazione degli Ufficiali
Tricolore della Repubblica Cispadana 1797
delle rispeve Armi. Si traava cioè di individuare una so­

12 Viorio Emanuele I di Savoia, deo il Tenacissimo (Torino, 24 luglio 1759 – Moncalieri, 10 gennaio 1824), duca di Savoia, Piemonte e Aosta, e Re di
Sardegna dal 1802 al 1821. Dopo la restaurazione, nel 1814, su modello della Gendarmeria francese, creò l’Arma dei Carabinieri da cui deriva il moderno
corpo.
13 Manfredo Fan (Carpi, 23 febbraio 1806 – Firenze, 5 aprile 1865) è stato un Generale e polico.
14 II Ministro della Guerra Generale Fan, il 13 marzo 1860 presentò alla sanzione reale un decreto per il quale erano dispos 3 corsi disn per la prepa­
razione degli Ufficiali desna alla fanteria (corso supplevo alla R. Militare Accademia, presso la Scuola Militare di Fanteria in Ivrea, corso già creato
con decreto del 27 febbraio 1859 ed ora riaperto), alla cavalleria (corso supplevo alla R. Militare Accademia a Pinerolo, di nuova istuzione), alle Armi
speciali nella R. Militare Accademia (già in ao). La relazione al decreto giusficava il provvedimento precisando: “Sire! La Regia Militare Accademia,
istuita allo scopo di formare giovani ufficiali per le varie Armi dell’Esercito, si è resa insufficienssima per l’aumento che le mutate condizioni hanno
richiesto nelle forze militari del Regno”.

Accademia Militare 5
 a Ivrea e Modena) e possibilmente, in un secondo tempo, tendenza a giustapporre l’opera delle varie armi anziché ad
anche di Cavalleria (svol a Pinerolo). Circa la sede, è da te­ integrarla (movo professionale).
ner presente che, già con R. Decreto del 9 maggio 1860 Ma è d’uopo ammeere che le più gravi considerazioni di
(15), era stata istuita a Modena una “Scuola Militare di caraere nazionale doveero avere un peso predominante
Fanteria” ad idenco scopo di quella già istuita in Ivrea, nella decisione presa. E tali movi ebbero una grande im­
cioè come corso supplevo all’Accademia Militare. portanza altresì nella concessione del Palazzo Ducale a se­
Essa era la naturale trasformazione (ad annessione de della Scuola Militare, decisa dal Re Viorio Emanuele II a
proclamata dell’Italia centrale al Regno di Sardegna) del­ cavallo della fine del 1861 ed inizio del ‘62 e posta in aua­
la “Scuola Militare dell’Italia centrale”, istituita provviso­ zione, dopo i necessari adaamen, il 2 gennaio 1863. Ne
riamente il 5 ottobre 1859 dal Generale Manfredo Fanti,
allora comandante in capo delle Truppe della Lega del­
l’Italia centrale per la formazione di Ufficiali di Fanteria.
La Scuola aveva trovato adeguata sede nei locali già oc­
cupati dalla Scuola e dal Corpo dei Pionieri (Caserma S.
Pietro, poi Manfredo Fanti). Sembra perciò evidente che
la scelta di Modena per la futura Scuola Militare di Fan­
teria (e poi anche Cavalleria) decisa dal Generale Fanti
fosse inoppugnabile, anche per le insigni benemerenze
patriottiche della città, per esser sede di rinomata uni­
versità e, precedentemente, di Istituti militari a caratte­
re scientifico di chiara memoria (16).
Certo, la decisione presa violò il principio dell’unicità
dell’istuto di educazione degli Ufficiali di tue le Armi ed
ebbe, quindi, ripercussioni profonde sulla disparità della
formazione e dei livelli culturali tra le varie Armi, conse­
guenze che pesarono sul nostro Esercito per circa un seco­
lo. Le conseguenze negave della decisione furono, cioè, lo
spezzarsi di quel vincolo profondo esistente nelle file degli
Ufficiali dell’Esercito sardo di riconoscersi tu, a qualun­
que arma essi appartenessero, figli della stessa madre, la
Regia Militare Accademia, superando, in virtù della comu­
ne origine, ogni gelosia umanamente spiegabile tra le di­
verse armi.
Inoltre, la differenza di formazione, specie nel seore
scienfico, e la conseguente notevole differenza della dura­
ta del corso di preparazione tra gli Allievi Ufficiali di Fante­
ria e Cavalleria rispeo alle “Armi doe” portavano ad una
disparità sensibile nel livello della formazione degli Ufficiali
dei due gruppi di Armi; tale disparità era resa esplicita an­
che formalmente nel nome degli Istu formavi: Scuola
Militare e Regia Militare Accademia.
La differenza si protrasse nei decenni fino alla 1^ Guerra
Mondiale, nei quali alle armi speciali (17) era riservato il
corso di Accademia ­ triennale ­ completato dal biennio del­
la Scuola di Applicazione, mentre le Armi di linea frequen­
tavano il corso biennale di Scuola Militare, solo in seguito
completato da un anno di Applicazione.
Ovviamente ne soffrì, di riflesso, il principio della coope­
razione tra le Armi, influenzato negavamente dalla diver­
sità della sorgente formava (movo spirituale), dalla di­
sparità degli studi segui (movo culturale) e, per conse­ Decreto istuvo della Scuola Militare di Fanteria
9 maggio 1860
guenza, dalla diversità di mentalità e di linguaggio e dalla

15 II decreto firmato a Torino dal Re Viorio Emanuele II il 9 maggio 1860 stabiliva all’art. 1: “È istuita in Modena una “Scuola Militare di Fanteria” ad
idenco scopo di quella già stabilita in Ivrea. In data 8 febbraio 1861 una disposizione del Ministro, Generale Fan, constatato che “col 1° maggio 1861,
avendo principio presso le Scuole Militari di Fanteria in Ivrea ed in Modena un nuovo corso supplevo alla R. Militare Accademia, nello scopo di abilitare
... giovani di conveniente cultura a coprire i pos di Sootenente nell’Arma di fanteria ...”, stabiliva che, poiché ... “i bisogni probabili dell’Esercito non
saranno né così urgen, né così grandi come in passato, il corso d’istruzione consterà di due anni invece di uno”.
16 Scuola militare del genio e dell’arglieria di ispirazione francese (1798­1814) e l’Istuto cade matemaci pionieri (1824­1848) istuito dalla Dinasa
d’Austria­Este, dal quale il Fan era uscito nel 1830, laureato in matemaca e diplomato in ingegneria civile. Vedasi anche La scuola militare di Mode­
na, 1756­1915 (2 voll., 1914­1920) dello storico Canevazzi Giovanni (Firenze 1870 ­ Bologna 1932). Di famiglia modenese, insegnò in varî ginnasî e alla
Scuola militare di Modena.
17 Con l’istuzione della Scuola Superiore di Guerra era stato abolito in Accademia il corso di reclutamento di S.M..

6 Accademia Militare
LE VICENDE
sono tesmonianza le polemiche fomentate da alcuni cir­ e presso la Scuola di Cavalleria (dal 1910 di Applicazione
coli lega all’Austria ed alla dinasa decaduta, che masche­ di Cavalleria), della durata di otto mesi ed avente lo sco­
ravano l’oslità polica o campanilisca alla nuova desna­ po di perfezionare la cultura militare e di sviluppare
zione del palazzo con i mori di eventuali danni alle opere quella professionale pratica.
d’arte custoditevi e, in genere, alla nobilissima architeura
dell’Avanzini. La 1^ guerra mondiale
Ribattevano i “nazionali” incitando i modenesi a non
voler “rinunziare ai vantaggi incalcolabili che otterranno Negli anni della Grande Guerra sia l’Accademia Militare
dalla Scuola Militare per una sciocca idolatria verso l’an­ sia la Scuola Militare intensificarono la loro avità forma­
tica dimora degli Austro­Estensi (18) e li invitavano a ri­
cordare “il decoro che venne a Modena dalla Scuola del
Genio aperta da Napoleone I proprio nel Palazzo Reale
(sic) ed a sperare che maggior decoro essa riceverà dalla
nuova Scuola più numerosa di tanto” (19). Risultava co­
munque evidente che l’insediamento nel Palazzo, già se­
de della dinastia decaduta, di una Scuola Militare del
Regno d’Italia assumeva quasi un valore emblematico di
solido e definitivo stabilimento del nuovo ordine di co­
se. D’altronde, il porre la scuola in una dimora principe­
sca di tanta bellezza artistica non poteva che avere ri­
flessi molto positivi sotto l’aspetto formativo dei giovani
Allievi.
Con R. Decreto del 6 aprile 1862 veniva approvato un
nuovo regolamento del Ministro della Guerra, Generale
Agosno Pe Bagliani di Roreto, mediante il quale erano
stabili gli Istu superiori di formazione degli Ufficiali:
− R. Accademia Militare;
− Scuola Militare di Fanteria;
− Scuola Militare di Cavalleria.
È pertanto da tale data fondamentale che la Scuola Mili­
tare di Fanteria auò formalmente il suo completo distacco
dalla R. Militare Accademia; in precedenza (aprile 1861)
aveva assorbito anche le funzioni già svolte dalla Scuola Mi­
litare di Ivrea che riprese la precedente denominazione di
Scuola normale di Fanteria.
Infine il 18 seembre 1865 la Scuola Militare assunse la
denominazione “di Fanteria e Cavalleria” ed anche il compi­
to di formazione degli Ufficiali di Cavalleria.
Così dalla quadripartizione iniziale (1859­60) della R.
Militare Accademia, attraverso la temporanea soluzione
tripartita (1861­1865), si giungeva alla bipartizione (20),
situazione che perdurò fino al 1945. Scoppiata la guerra
del 1866 la Scuola fu trasferita a Torino da maggio fino a
novembre, riprendendo poi a Modena la sua attività
educativa. Questa venne in seguito integrata dalla fre­ Accademia Militare
quenza di un corso di completamento svolto presso la Monumento al Fante ed al Cavaliere, dopo il restauro del 2014,
Scuola centrale di Parma (che diventerà nel 1910 Scuola ricorda come Modena è stata sede della Scuola e poi
Accademia di Fanteria e Cavalleria dal 1860 al 1943
di Applicazione di Fanteria) per i Sottotenenti di Fanteria

18 Nel Ducato di Modena dalla Restaurazione regnò, al posto della esnta dinasa estense, la Casa d’Austria­Este nella persona di Francesco IV nato dal­
l’unione di Ferdinando d’Austria figlio di Maria Teresa imperatrice e di Beatrice ulma erede di Casa d’Este. La dinasa Austria­Este si esnse nel 1875
con la morte di Francesco V, figlio di Francesco IV.
19 Dal giornale modenese “il Panaro” ­ luglio 1862 ­ Riportato dal citato Canevazzi.
20 Si indicano i decre fondamentali di questo periodo risorgimentale:
­ 27 febbraio 1859: istuzione del corso supplevo alla R.M.A. presso la Scuola Militare di Fanteria ad Ivrea;
­ 13 marzo 1860: istuzione del corso supplevo alla R.M.A. presso la Scuola Militare di Cavalleria a Pinerolo; riapertura del corso supplevo a Ivrea di
cui al decreto precedente per la sola fanteria, limitazione della R.M.A. alla preparazione degli Ufficiali delle Armi speciali;
­ 9 maggio 1860: istuzione di una Scuola Militare di Fanteria a Modena e di un corso supplevo alla R.M.A. presso la stessa scuola;
­ 8 febbraio 1861: allungamento da 1 a 2 anni della durata dei corsi supplevi alla R.M.A. presso le Scuole Militari di Fanteria a Ivrea ed a Modena e di
Cavalleria a Pinerolo;
­ 6 aprile 1862: nuovo regolamento stabilente l’esistenza autonoma degli Istu Superiori militari: R. Accademia Militare (Torino), Scuola Militare di
Fanteria (Modena), Scuola Militare di Cavalleria (Pinerolo);
­ 18 seembre 1865: desnazione della Scuola Militare di Fanteria alla preparazione anche degli Ufficiali di cavalleria aribuendole la denominazione
di Scuola Militare di Fanteria e Cavalleria.

Accademia Militare 7
va, ovviamente svolgendo corsi di minore durata, concen­
trando per necessità la preparazione nelle avità anen
ai compi immedia dei giovani subalterni, con l’intento di
rinviare a guerra finita ­ come in realtà avvenne ­ lo svolgi­
mento di apposi corsi per riqualificarli culturalmente e
professionalmente.
Ingenssimo il sacrificio di sangue dei giovani Ufficiali e
non solo di essi, specie di Fanteria, educa dai due Istu:
un tributo di sangue ed un insieme di sacrifici e di sofferen­
ze che onorano altamente coloro che li compirono e le due
Scuole che li seppero educare al culto del dovere osservato
fino al sacrificio estremo.

Il 1° dopoguerra

Dopo la guerra, mentre venivano svolti i corsi di perfe­


zionamento e completamento degli Ufficiali preparati
con i corsi accelerati svolti durante il conflitto, vennero 4 Novembre 1921, Accademia Militare:
ripresi pure i corsi regolari. Nel 1923 la Scuola Militare Celebrazione della vioria nella Prima Guerra Mondiale
assunse la denominazione di “Accademia Militare di
Fanteria e Cavalleria”, mentre la vecchia Accademia Mi­ ne, non certo una decurtazione di esso; può essere che
litare, non essendo più unica, aggiunse la specificazione abbia pesato sulla decisione il desiderio di avvicinare la
“di Artiglieria e Genio”. durata dei cicli dei due gruppi di Armi e che, non volen­
Nella prima, essendo venute meno gradualmente, al­ do o potendo aumentare quello delle Armi di linea, non
meno in parte, le prevenzioni contro le discipline scienti­ si sia trovato di meglio che abbreviare l’altro (Generale
fiche, veniva introdotto lo studio dell’analisi matematica di C. A. Enrico Ramella).
e della geometria analitica e descrittiva. Nella seconda, il Comunque sia, la riduzione di un anno nel ciclo dell’Ar­
contenuto scientifico del ciclo formativo, ormai consoli­ tiglieria e del Genio ebbe come conseguenza la compres­
dato da secolare esperienza ed universalmente apprez­ sione di materie non rapidamente assimilabili quali quel­
zato (tanto che gli Ufficiali a cultura completa venivano le scientifiche, con evidente sovraccarico dell’impegno
legalmente ammessi alla frequenza del 4° anno della fa­ degli Allievi e ripercussioni negative in altri settori, spe­
coltà di Ingegneria, se Artiglieri, e del 5° se del Genio), cie di applicazione pratica.
restò sostanzialmente immutato rispetto a quello in vi­
gore prima del grande conflitto. La 2^ guerra mondiale
Tuavia, la durata del corso presso l’Accademia venne
presto ridoa da 3 a 2 anni e l’intero ciclo formavo a 4 L’inizio del 2° conflio mondiale impose naturalmente ad
anni, un solo anno in più rispeo a quello dell’analogo ci­ entrambe le Accademie la riduzione della durata dei singoli
clo in vigore per la Fanteria e la Cavalleria, pur essendo no­ corsi e dello sviluppo delle materie scienfiche e dorinali
tevolmente più gravato dal peso di tue le materie scien­ a tuo vantaggio delle avità di caraere praco di più im­
fiche del biennio propedeuco e di quello applicavo. mediato interesse.
Non è agevole rendersi conto dei reali motivi che in­ Nel novembre del 1942 i grandi bombardamenti di To­
dussero ad una riduzione della durata dell’iter prepara­ rino, che colpirono gravemente il palazzo del Castella­
torio, proprio in un periodo nel quale, maggiormente monte, costrinsero al trasferimento dell’Accademia di
che per il passato, si affermava lo sviluppo scientifico. Artiglieria e Genio a Lucca. Entrambi gli Istituti dovettero
Erano, infatti, ormai entrati in ampia applicazione pra­ poi sciogliersi per i drammatici eventi dell’8 settembre
tica mezzi a trazione meccanica, carri armati, apparecchi 1943; ma nella tragedia dell’ora rifulse particolarmente
radio, era fresco nel ricordo l’impiego degli aggressivi l’eroismo del Comandante dell’Accademia di Fanteria e
chimici sul campo di battaglia e si era riscontrato un ver­ Cavalleria, Colonnello Giovanni Duca, Medaglia d’Oro al
tiginoso aumento quantitativo ed un sensibile elevamen­ Valor Militare (21) e di due suoi Allievi appartenenti
to qualitativo delle Armi e delle Artiglierie. Tutto ciò all’86° Corso: Renato Boragine e Giorgio Susani anch’es­
sembrava postulare un aumento del tempo a disposizio­ si decorati con la Medaglia d’Oro al Valor Militare.

21 Comandante dell’Accademia Militare di Fanteria e Cavalleria organizzava con due baaglioni e uno squadrone allievi le prime resistenze contro l’inva­
sione tedesca nella zona di Pavullo­Lama Mocogno e raggruppava intorno alle sue forze i primi pargiani iniziando con essi l’accanita loa tra le giogaie
dell’Appennino Emiliano. Dopo avere messo in salvo la gloriosa Bandiera dell’Accademia, si portava per ordine ricevuto dal Comando Supremo, nell’Ita­
lia seentrionale assolvendo con grande capacità e sprezzo del pericolo compi organizzavi. Caurato dalle SS, unitamente al giovane figlio che gli
era compagno in una pericolosa missione, manteneva il più fiero silenzio nonostante il bruciante dolore per le torture infliegli e la disperata angoscia
per l’avvenuto arresto della moglie e della figlia. Con il corpo fiaccato per il marrio, ma con l’animo sorreo dal senso dell’onore che fu luce della sua
vita, dopo cinque mesi di agonia in una buia e strea cella, che era tomba dei vivi, veniva barbaramente soppresso nella stanza delle torture riunendo­
si, nel cielo degli Eroi, all’amato figlio, contemporaneamente deceduto al campo di Mauthausen ove era stato deportato. Fulgida figura di soldato tua
dedicata al dovere e alla Patria e che ha preferito la morte al disonore. Verona, 23 agosto 1944.
22 Dal 1937 la R. Accademia di Fanteria e Cavalleria aveva assunto anche il compito della formazione degli Ufficiali dei Carabinieri, prima Arma dell’Eserci­
to, e dei Servizi di amministrazione e commissariato (sussistenza). Dal 1940 iniziò il corso anche per il Corpo Automobilisco.

8 Accademia Militare
LE VICENDE
L’Accademia riunificata passato era parso essere privilegio e necessità solo del­
l’Arglieria e del Genio.
L’avità dei due Istu, interroa per l’armiszio, ripre­ Fu chiara, finalmente, la necessità di una stressima
se a Lecce il 5 aprile 1944, con la costuzione di un “Co­ cooperazione sul campo di baaglia ed in tue le com­
mando Speciale RR. Accademie Militari” che riuniva in un plesse avità della vita militare in guerra ed in pace; essa
baaglione due compagnie di Allievi del 2° anno delle pree­ richiedeva la profonda conoscenza personale degli aori,
sisten Accademie (86° Corso di Fanteria e Cavalleria e conseguita nella reciproca dimeschezza: ciò imponeva
125° corso di Arglieria e Genio). Ad essi il 24 maggio fu so­ che i Comandan fossero prepara dallo stesso Istuto,
lennemente presentata la Bandiera del 26° Reggimento forma con la stessa educazione e porta allo stesso livel­
Fanteria in temporanea sostuzione delle Bandiere delle lo di studi (Generale di C. A. Enrico Ramella).
due Accademie. Lo S.M. dell’Esercito, superando molte obiezioni e molte
L’Istuto svolse la sua silenziosa ed ava preparazione difficoltà , poneva coraggiosamente a base dell’unicità
dei futuri Ufficiali, in mezzo a difficoltà di ogni genere, dan­ dell’Accademia il principio che occorreva: unificare elevan­
do vita a vari corsi ordinari e straordinari che si succedee­ do, non livellare deprimendo.
ro fino al 1947. Il 1° dicembre 1945 l’Istuto assunse la de­ Il 15 ottobre 1947 l’Accademia Militare rientrava a
nominazione di “Regia Ac­ Modena nel Palazzo Du­
cademia Militare”, mutata cale, nel quale erano an­
il 19 giugno dell’anno se­ cora in corso i lavori ne­
guente, a causa del muta­ Giovanni Duca cessari per riparare i dan­
mento istuzionale, in ni delle offese belliche e
quella di “Accademia Mili­ dagli atti di vandalismo e
tare”. Con tale meditata saccheggio, ed il 4 no­
decisione dello S.M. del­ vembre le fu consegnata
l’Esercito, l’Accademia ri­ la nuova Bandiera, in so­
tornò ad essere veramente stituzione di quella già
la fonte unica di recluta­ dell’Accademia di Fante­
mento degli Ufficiali in ria e Cavalleria che era
s.p.e. di tue le Armi del­ stata ricuperata dopo la
l’Esercito (22), riassumen­ liberazione.
do quella funzione della lo­ L’inaugurazione ufficiale
ro formazione unitaria che ebbe luogo l’8 dicembre
aveva svolto nell’Armata 1947 con l’intervento del
sarda fino al 1860, fino al Presidente della Repubbli­
momento, cioè, della sua ca, On. Enrico De Nicola.
riparzione. Significavo collegamento
A buon dirio poteva con le anche tradizioni fu
adoare il significavo l’adozione nel 1956 del­
moo “Una Acies” che era l’uniforme oocentesca.
stato implicitamente quello In occasione del cente­
della R. Militare Accademia Renato Boragine nario degli ordinamen
fino al 1860. Fan­Pe (temporanea
quadriparzione dell’Acca­
II processo riunificatore Giorgio Susani demia Militare e poi defi­
niva biparzione nei due
Il processo riunificatore, Istu torinese e modene­
che si realizzò per causa se per i due gruppi di Ar­
degli even esteriori, trovò, peraltro, una situazione psico­ mi), l’allora Capo di Stato Maggiore, Generale Lucini, indi­
logica dei Quadri dell’Esercito più matura a recepire que­ rizzava all’Accademia Militare il seguente ordine del gior­
sto “nuovo” conceo che, in verità, nel nostro Esercito era no (29 marzo 1960):
stato auato “ab anquo”; la maturazione fu fruo, so­ “Or sono cent’anni ­ nel quadro del riordinamento orga­
prauo, dell’esperienza da essi vissuta nell’ulmo gran­ nico dell’Esercito dell’Italia Unita ­ l’anca Accademia Mili­
de conflio. tare di Torino, sorta il 1° gennaio 1678, dava vita alle due
In questo, infa, la fluidità dei combamen terrestri e Accademie di Fanteria e Cavalleria e di Arglieria e Genio.
la minaccia aerea avevano posto tue le Armi pressoché Disn per sede, ma inmamente uni per ideali e dot­
sullo stesso piano di esposizione, estendendo a tue la trina, i due Istu forgiarono generazioni e generazioni di
possibilità di angere quegli allori che erano sta, nel Ufficiali che su tu i campi di baaglia, araverso innume­
passato, meritata prerogava delle Armi di linea. revoli episodi di epico valore e di leggendario eroismo, ac­
D’altra parte, l’aumento straordinario dei mezzi di com­ quistarono all’Esercito ed alla Patria nostra un inesmabile
bamento, di trasporto e collegamento ed il sempre più patrimonio di onore e di gloria.
diffuso tecnicismo generalizzato in tue le Armi, ma pro­ Nella ricorrenza centenaria, onorando quelli che li pre­
porzionalmente cresciuto in maggiore misura in quelle di cedeero, i giovani che ­ araverso l’Accademia Militare
linea, estendevano ad esse l’obbligo di un sapere che nel riunificata in Modena ­ intraprendono ora la nobilissima

Accademia Militare 9
plicazione, gelosa custode ­ nel Palazzo dell’Arsenale ­
dell’originale della “Campana del Dovere” e dello stretto
legame dei due Istituti nel comune compito formativo.
È in nome appunto della secolare continuità spirituale
sopra illustrata che lo S.M. dell’Esercito ha ripristinato
dal 1968 la numerazione tradizionale dei corsi in vigore
nella R. Militare Accademia dal 1815 in avanti.
Fino al settembre 1943 gli anni accademici di Torino e
Modena ebbero numerazioni diverse in funzione delle ri­
spettive date di fondazione, ossia 1815 per Torino e
1860 per Modena (nei precedenti periodi non si usava
numerare gli anni accademici).
Con la riapertura dei corsi a Lecce (1944) e l’unificazio­
ne delle Accademie Militari, per sottolineare l’inizio di
questa nuova fase della storia degli Istituti di formazio­
ne, si assegnò ai corsi una nuova numerazione che pro­
seguì fino al 24° Corso.
Si decise, infatti, di riprendere la tradizionale numera­
zione storica denominando 150° il Corso che avrebbe
dovuto chiamarsi 25°, facendo così riferimento all’Acca­
demia di Artiglieria e Genio di Torino per giusto dovere
Lecce ­ 1946: di anzianità. La non perfetta corrispondenza numerativa
la Bandiera con lo stemma sabaudo lascia l’Accademia Militare (1815 – 1968) dipende dal fatto che durante i due con­
flitti mondiali vennero organizzati corsi accelerati oppu­
carriera delle Armi, sappiano trarre da Loro esempio ed re vennero sospesi i corsi ordinari.
incitamento a sempre meglio operare per le fortune del­ Nel 1998 è stato assegnato all’Accademia Militare il
l’Esercito e della Patria”. compito della formazione dei medici, farmacisti e veteri­
In tale occasione venne inaugurato, in un Cortile del nari dell’Esercito; contemporaneamente è stata decisa la
Palazzo Estense, un elemento del vecchio colonnato del chiusura dell’Accademia di Sanità di Firenze, istituita nel
Palazzo del Castellamonte. 1968 e a sua volta erede dell’antica Scuola di Sanità Mili­
Veniva così riaffermata una nobile continuità di tradi­ tare (fondata nel 1883) e poi diventata Scuola di Appli­
zione storica intessuta di valori spirituali e di glorie mili­ cazione di Sanità.
tari e civiche. Ancora a partire dal 1998 l’Istituto organizza anche i
Pertanto, l’attuale Accademia Militare giustamente si corsi per il Corpo degli Ingegneri (di nuova costituzione).
vanta di essere erede delle altissime tradizioni pluriseco­ Con il 182° Corso (Anno Accademico 2000 – 2002) so­
lari dell’Accademia di Torino e di quelle più recenti, ma no state ammesse alla frequenza dei corsi dell’Accade­
gloriosissime, della Scuola di Modena. mia Militare anche le donne.
Con fierezza ricorda i nomi dei gloriosi Caduti dei due In sintesi, in collaborazione con l’Università di Modena
Istituti, di quei 7.820 (23) eroi che immolarono la vita e Reggio Emilia, presso l’Accademia Militare sono attivi i
nell’assolvimento del dovere compiuto per la Patria che seguenti corsi, differenziati per durata:
fu inculcato attraverso i secoli agli oltre 117.017 giovani − biennale in Scienze Strategiche per gli Allievi delle Va­
educati dalle due Accademie e nel Sacrario­Museo Stori­ rie Armi, l’Arma dei Trasporti e Materiali ed il Corpo di
co del Palazzo Estense conserva i ricordi delle 504 (24) Commissariato dell’Esercito. Tali corsi proseguono an­
Medaglie d’Oro di ex Allievi e le antiche Bandiere del­ cora per un triennio presso la Scuola di Applicazione di
l’Accademia di Torino e della Scuola Militare di Modena. Torino;
Il Capo di S.M. dell’Esercito nel 1967 ha offerto all’Ac­ − biennale in Giurisprudenza per gli Allievi dell’Arma dei
cademia Militare la riproduzione in bronzo della vecchia Carabinieri. Questo corso prosegue per tre anni presso
campana donata nel 1678 dalla fondatrice alla Reale Ac­ la Scuola Ufficiali di Roma;
cademia affinché dal battito delle ore gli Accademisti − triennale in Ingegneria per gli Allievi del Corpo degli In­
fossero incitati ai consueti doveri quasi dalla stessa voce gegneri dell’Esercito. Il corso prosegue presso la Scuo­
reale (... ut Academici horarum pulsu ad consueta mune­ la di Applicazione di Torino;
ra regia quasi voce excitentur...). − quinquennale in Chimica e Tecnologia Farmaceutiche e
Ciò perché i giovani d’oggi ricordino, in questo simbo­ Medicina Veterinaria per gli Allievi del Corpo Sanitario
lo, l’antica gloriosa Accademia progenitrice dell’attuale e dell’Esercito;
lo considerino quale segno del profondo vincolo spiri­ − sessennale in Medicina e Chirurgia per gli Allievi del
tuale che unisce all’Accademia Militare la Scuola di Ap­ Corpo Sanitario dell’Esercito.

23 Questo dato ed i seguen sono riferi al 31 dicembre 2014.


24 Le M.O.V.M. sono in realtà 506 poiché due, il Col. Giuseppe Galliano e il Ten.Gen. Maurizio Gonzaga del Vodice, ne hanno meritate due ciascuno.
25 Maria Giovanna Basta di Savoia, Duchessa di Savoia, Principessa di Piemonte, Regina di Cipro, affinché dal bato delle ore gli Accademis siano inci­
ta, quasi dalla stessa voce reale, ai consue doveri, ordinò di fondere a spese reali nell’anno 1678, terzo del suo governo.

10 Accademia Militare
LA CAMPANA DEL DOVERE
La Campana del Dovere foglie d’acanto, quindi due cerchi ornamentali ed infine il du­
plice movo del bordo inferiore. La campana della Reale Ac­
Ha valore di ammonimento e di incitamento al Dovere e cademia è dunque, per il suo profondo significato e per gli in­
al lavoro. segnamen che da essa tuora si traggono, un elemento di
Nel 1678, a pochi mesi dalla fondazione dell’Accademia alssimo valore morale; a questo si unisce il pregio intrinse­
Reale, è la stessa Duchessa Maria Giovanna Basta di Sa­ co di un capolavoro di fusione del tardo XVII secolo, uno dei
voia, Reggente del Ducato per la morte del consorte Carlo pochi saggi di campana usci dalla Regia Fonderia di Torino.
Emanuele II, che offre la campana al nuovo Istuto, il pri­ Geata negli stessi forni da cui uscirono i sagri, i falco­
mo del genere in Europa. Montata su una torricella fornita ne, le colubrine, i mortai petrieri che difesero il Ducato
di orologio, che sorgeva nell’ala est del Corle D’onore nelle due successive guerre contro la Francia, campana
dell’Accademia, progeata da Amedeo di Castellamonte, non desnata alle torri delle chiese, ma ad un austero e
essa segna per secoli la vita ordinata degli Accademis. scelto Istuto militare dove vennero educa dapprima Ac­
È in installazione fissa, priva quindi di qualsiasi movimen­ cademis sabaudi e foreseri, poi, fino al 1862, i futuri Uf­
to oscillatorio, e due batocchi sistema ai la percuotono ficiali di tue le Armi dell’Armata Sarda e, infine, quelli di
il bordo esterno del­ Arglieria e Genio
lo strumento per del novello Esercito
marcare le ore e per Italiano, essa ali­
i segnali parcolari menta le più alte
delle operazioni del­ tradizioni degli at­
l’Accademia. «Ma­ tuali nostri Istu
ria Ioanna Bapsta militari.
a Sabaudia Sabau­ L’iscrizione di Ma­
diae Ducissa Pede­ ria Giovanna Ba­
mont. Princ. Cypri sta mirava a fissare
Regina ut Acade­ il conceo che gli
mici horarum pulsu Accademis ­ al suo­
ad consueta munera no della campana ­
regia quasi voce ex­ dovessero senrsi
citentur regiis sum­ incita ai doveri
pbus conflari iussit quodiani come dal­
anno 1678 admini­ la stessa voce regale
straonis suae ter­ («ad consueta mu­
o» (25). nera regia quasi vo­
Questa è l’iscrizio­ ce excitentur»).
ne che appare sulle Oggi che la cam­
tre linee in alto del­ pana ­ traslata per la
la campana, soo il sollecitudine del Ge­
fregio superiore di nerale Melchiorre
foglie d’acanto: «Simon Jannelli, allora Comandante
Boucheron m’a faite». Così Accademia Militare, Corle Torino: delle Scuole di Applicazione
la Campana del Dovere
si legge chiaramente sul d’Arma, ed esposta nel ma­
basso della campana, sul gnifico corle barocco del
fronte principale, soo il fregio inferiore di foglie d’acanto. Palazzo dell’Arsenale ­ diffonde ancora la sua voce secolare
E da questa semplice didascalia si ricava la storia della nelle occasioni solenni dell’apertura e della chiusura di ogni
campana, così legata ­ per curiosa coincidenza ­ proprio al­ Anno accademico della Scuola di Applicazione, i suoi rintoc­
l’edificio militare che oggi la possiede. Essa è stata infa chi, così come avveniva nei secoli passa, ci danno il senso
restuita nel 1956 al fabbricato dove nacque ed è montata della connuità del principio del Dovere, cui ci siamo sponta­
a pochi metri dal luogo ove sorgeva la primiva Fonderia neamente e perpetuamente consacra.
di cannoni in cui fu “geata”. Simon Boucheron, francese Con questo spirito ed in omaggio a ques al ideali, il Capo
d’origine, diede buone prove di sé in Torino nell’arte di di S.M. dell’Esercito ha voluto far dono all’Accademia Milita­
fondere, tanto da essere elevato nel 1662 da Carlo Ema­ re di una bronzea riproduzione della vecchia campana, onde
nuele II alla carica di «fonditore e fabbricatore generale i giovani Allievi ricordino, in questo simbolo, l’anca gloriosa
della nostra arglieria, sì grossa che piccola». Accademia da cui discende l’auale, quale segno del profon­
La campana dell’Accademia è alta 95 cm e larga, al dia­ do vincolo spirituale che unisce gli Istu Militari di Torino e
metro inferiore, altreanto; il suo peso è di poco inferiore di Modena, impegna nello stesso compito formavo e col­
ai 500 chilogrammi. Soo l’iscrizione dedicatoria, nella lega pure dall’eguale suono della “Campana del Dovere”.
parte centrale del corpo, appare un bellissimo stemma Nel 2013 il Presidente della provincia di Lana, Armando
parto delle Case di Savoia e di Savoia­Nemours e sul fron­ Cusani, ha donato all’Accademia Militare un’altra campana
te secondario lo stemma del Conte di Piossasco, Gran Ma­ del dovere.
stro di Arglieria (da cui dipendeva la Regia Fonderia dove Realizzata dalla famosa fonderia Marinelli di Agnone, per
la campana venne “geata”). ricordare i 150 anni dell’Unità d’Italia, la campana è stata
Dopo i due stemmi, la campana reca un secondo fregio di collocata in aula magna.

Accademia Militare 11
Relazione dell’avità svolta dal Tenente Colonnello in s.p.e. Alle ore 2 circa del giorno 9, il Colonnello Duca, di ritorno da
Giovanni Filipponi dall’8 seembre 1943 al 20 giugno 1945 Modena, mi riferì di avere avuto un colloquio, piuosto conci­
tato, col Generale Negro, il quale, non condividendo le sue ap­
L’86° Corso Allievi della R. Accademia di Fanteria e Cavalleria prensioni, ma anzi essendo molto omista, malgrado gli fosse
(1° anno) dall’ 8 agosto 1943 stava svolgendo, nella zona delle ben nota la presenza nei dintorni di Modena di rilevan forze
“Piane di Mocogno” (Appennino Modenese), il primo periodo tedesche, avrebbe voluto che i repar, anziché aendere alle
di campo d’Arma. Il 3 seembre avrebbe dovuto muovere per istruzioni previste, senz’altro raggiungessero le zone desnate
il secondo periodo (campo mobile) e trasferirsi nelle zone di per il terzo periodo del campo (Scandiano per il I e II baaglio­
Scandiano ­ Sassuolo (terzo periodo del campo) per effeuare ne, meno la Compagnia Servizi; Sassuolo per lo Squadrone Al­
i ri di combamento e completare l’addestramento di repar­ lievi Cavalleria e per la Compagnia Servizi). Il Colonnello Duca,
to (squadra isolata e inquadrata). Il Colonnello Giovanni Duca, in considerazione che gli alloggiamen non erano ancora
che seguiva con parcolare interesse gli avvenimen polico­ pron ed i materiali non ancora completamente afflui e per­
militari, prevedendo quanto sarebbe accaduto, dopo mol ché era senta la necessità di un giorno di sosta, dopo tre gior­
colloqui con il Generale Maeo Negro, Comandante la R. Ac­ ni di lunghe marce in montagna (in media 30­35 km. al giorno
cademia di Fanteria e Cavalleria e la Scuola di Applicazione di con for dislivelli) aveva oenuto che i repar sostassero nelle
Fanteria, oenne che l’inizio del campo mobile fosse rinviato. località raggiunte il giorno 8.
Improvvisamente, il 5 seembre (il Colonnello Duca quel Mi disse inoltre che avrebbe mandato ai Baaglioni muni­
giorno era in regolare per­ zioni da guerra, che avrebbe
messo) lo scrivente ebbe STEMMA fao rirare dalle polveriere
l’ordine, dal Generale Negro, DELLA REALE di Piane di Mocogno e di
di iniziare il campo mobile il ACCADEMIA Scandiano.
giorno seguente. Nei giorni DI SAVOIA  TORINO Alle ore 7.00 del giorno 9 il
6, 7 e 8 i repar effeuarono Sormontato da corona reale: posto di avvistamento, fao
marce a scopo taco e la − nel primo quarto le Armi di collocare la sera prima dal I
sera dell’8 la dislocazione era pretesa per il Regno di Ci­ Baaglione nelle adiacenze
la seguente: pro: Gerusalemme, Lusi­ della strada Montefiorino ­
­ I Baaglione: accampato gnano, Armenia e Lussem­ Sassuolo, mi comunicò di
burgo;
nei pressi di Lugo; − nel secondo quarto le Armi aver chiaramente percepito
­ II Baaglione: accampato d’origine: Wes alia, Sasso­ raffiche di mitragliatrici e col­
nei pressi di Vitriola; nia, Angria; pi di cannone nelle direzioni
­ Squadrone Allievi di Caval­ − nel terzo quarto le Armi di di Modena e di Sassuolo.
leria: a Baiso; dominio: Aosta, Chiablese;
− nel quarto quarto altre Ar­ Disposi perché il I Baa­
­ Reparto Zappatori: suddi­ mi di dominio: Monferrato, glione togliesse l’accampa­
viso fra Scandiano e Sas­ Genevese; mento e per vie diverse e co­
suolo, dove stava predi­ − al centro il Casato di Savoia. perte si trasferissero più a
sponendo gli alloggiamen­ monte occultandosi dietro
, e le Piane di Mocogno, l’altura che sovrasta Lugo.
dove doveva smontare gli impian del campo; Doveva avere parcolare cura nel non lasciare traccia di sé. Al­
­ Drappello Automobilisco: stava effeuando il trasferimento le ore 8.00, al passaggio dell’autoambulanza proveniente da
dei materiali dalle Piane di Mocogno a Scandiano­Sassuolo; Vitriola, doveva sgombrare a Modena gli ammala.
­ solo qualche automezzo era a disposizione dei Repar per il Dopo neppure mezz’ora dal passaggio della autoambulan­
trasporto delle cucine e per il rifornimento dell’acqua. za, questa tornò indietro e il Tenente medico, che l’accom­
Il Comando della R. Accademia, che aveva seguito l’86° Cor­ pagnava, mi riferì di aver appreso, da popolani che fuggiva­
so al campo, era accantonato a Vitriola. Il Comandante l’86° no spaventa da Sassuolo, che, alle ore 6.30 circa, la sede
Corso la sera dell’8 aveva sostato a Lugo presso il I Baaglione. dell’Accademia a Modena era stata occupata da truppe te­
Alle ore 21.30 di deo giorno il Colonnello Duca, di passaggio desche, e alle 7.00 circa, il presidio militare italiano di Sas­
per il mio comando con desnazione Modena, dove si recava suolo (Corso di accertamento Soufficiali), dopo breve com­
per ricevere istruzioni dal Generale Negro, mi informò dell’av­ bamento, aveva dovuto capitolare nelle mani di un repar­
venuto armiszio. to corazzato delle S.S. tedesche. L’Ufficiale mi informò an­
In aesa del ritorno del Colonnello Comandante disposi: che di aver appreso che truppe tedesche, proveniva da Sas­
a) I Baaglione, accampato a Lugo, poco lontano dalla strada Sas­ suolo, avevano raggiunto Castellarano e si dirigevano verso
suolo ­ Montefiorino disponesse un servizio di avvistamento e, Baiso­Carpanedo.
data l’assoluta mancanza di munizioni, si occultasse in modo da Nel fraempo un caporale, vesto in borghese, proveniente
poter sfuggire all’osservazione dalla strada; raccogliesse, in in biciclea da Scandiano, mi avverva che, alle ore 6.00 circa,
punto adao, il materiale ingombrante e si tenesse pronto a un reparto tedesco aveva fao irruzione nella Rocca di Scan­
muovere, con il solo indispensabile, anche fuori strada; diano e aveva caurato il reparto Zappatori là distaccato per
b) nessun ordine al II Baaglione perché da direamente dal predisporre i servizi, in vista dell’arrivo degli Allievi dell’86°
Colonnello Duca; Corso.
c) lo Squadrone di Cavalleria che avrebbe dovuto muovere alle Di fronte a tale situazione disposi:
prime ore del mano del giorno 9 soprassedesse, in aesa a) lo squadrone Cavalleria doveva ripiegare subito in direzione
di ulteriori disposizioni, pronto però a meersi in marcia in di Monte S. Marno ­ S. Giusna, avvertendo quel Coman­
qualunque direzione. dante del pericolo che correva di essere caurato da truppe

12 Accademia Militare
L’ACCADEMIA MILITARE ALL’8 SETTEMBRE 1943
tedesche. Mandai avviso a mezzo motociclista. unirsi a quella di Arglieria e Genio.
b) il I Baaglione, riducendo i carichi, e dopo aver distribuito il A Lucca poi si sarebbe potuto concretarsi il da farsi. Il Colon­
primo rancio, doveva meersi in marcia in direzione di nello Duca, servendosi del furgoncino che aveva portato il Ca­
Monte S. Marno ­ S. Giusna. po servizio Bonaccini, aveva provveduto al prelevamento della
Di questa mia decisione ne informai il Colonnello Duca, tra­ farina necessaria per due giornate di pane che venne confezio­
mite il Ten. medico, al quale ordinai di raggiungere al più pre­ nato e coo durante le noe dagli Allievi stessi (si dovee tra­
sto Vitriola. sportare a salma la legna occorrente dai boschi vicini), alla re­
Data la deficienza di quadrupedi e di automezzi disposi inol­ quisizione di buoi, che furono fa abbaere sul posto.
tre: il I Baaglione doveva portare al seguito una sola coperta Non disponendo di fondi, perché l’Ufficiale di Amministra­
da campo, quaro fucili mitragliatori ed una mitragliatrice per zione, che aveva seguito l’Accademia al campo, era rimasto
compagnia. per la liquidazione dei danni alle Piane di Mocogno, il Colon­
Sull’unico autocarro, di cui il baaglione disponeva, dove­ nello Duca, passando per Montefiorino, si fece consegnare
vano essere carica: le cucine, i viveri ed il personale di cuci­ L. 5.000 dall’Ufficio Postale e L. 20.000 dalla Banca di S. Gemi­
na e quindi ripiegare su Vitriola. Il rimanente materiale dove­ gnano (?).
va essere riunito e lasciato sul posto, dove sarebbero rimas Usufruendo del servizio telefonico della Società Elerica
di guardia i Soufficiali di contabilità. Quando il Baaglione Emiliana, data l’interruzione dei servizi normali, il Colonnello
stava per muovere giunsero le munizioni: 150 caricatori per Duca si mise in contao con le stazioni dei CC.RR. della zona e,
fucili, 3.000 per dove mancava­
mitragliatrici e STEMMA no i Carabinieri,
bombe a mano DELLA REGIA ACCADEMIA MILITARE con lo stesso
(non ricordo il DI ARTIGLIERIA E GENIO  TORINO personale della
numero). Anche Società, in mo­
in quel momen­ Sormontato da corona reale: do da poter ave­
− nel primo quarto le Armi di pretesa per il Regno di Cipro:
to arrivava da Gerusalemme, Lusignano, Armenia e Lussemburgo; re nozione dei
Modena, con − nel secondo quarto le Armi d’origine: Wes alia, Sas­ movimen ese­
un camioncino sonia, Angria; gui dalle trup­
privato, il capo­ − nel terzo quarto le Armi di dominio: Aosta, Genova, pe tedesche e
Chiablese, Nizza;
servizio Bonac­ − nel quarto quarto le altre armi di dominio: Piemonte, prevedere, in tal
cini, il quale mi Monferrato, Genovese, Saluzzo; modo, possibili
informava degli − al centro l’aquila nera dell’anco Casato di Savoia e al minacce. Ci ren­
avvenimen punto d’onore lo stemma di Sardegna. demmo così
della cià (cat­ conto che il Co­
tura dei Gene­ Moo araldico: mando tedesco
rali Negro e Icere et disiicere. Extruere et diruere stava ricercando
Reggiani, di tu (Fare e disfare. Costruire e distruggere) la R. Accademia.
gli Ufficiali, trup­ Infa camio­
pa e personale nee incrocia­
civile dell’Accademia e della truppa di Fanteria e di Arglieria vano a breve intervalli lungo le strade di fondo valle Secchia, di
del Presidio di Modena), di Sassuolo (caura del Generale Ponte Dolo ­ Montefiorino ­Frassinoro, Sassuolo ­ Polinago ­
Ferrero e di tuo il Presidio Militare), di Scandiano (caura di Palagano ­ Montefiorino, Lama Mocogno ­ Palagano. Il ma­
tuo il reparto Zappatori, meno quei pochi elemen che sta­ no del giorno 10 furono inviate pauglie di Cavalleria per ac­
vano approntando i poligoni di ro). certare il movimento tedesco in direzione sud, verso Monte
Mi informò che truppe tedesche, montate su camionee, Acuto, e per vedere quali possibilità ci fossero per araversare
erano in movimento da Modena a Pavullo. Sulla strada per la strada Polinago ­Palagano.
Ponte Dolo, oltre Sassuolo, non aveva notato presenza di trup­ Intanto, avendo notato che solda tedeschi sostavano nei
pe tedesche, ma era risaputo che nei giorni preceden repar pressi di Ponte Dolo e camionee erano in connuo movi­
tedeschi avevano sostato nei dintorni di Scandiano e Sassuolo. mento, fu deciso di abbandonare Moso, nella quale località
Intanto il Colonnello Duca mi faceva sapere che approvava giunge una carreggiabile, e avvicinarsi alla strada che avrem­
le disposizioni da me prese e che dovevo raggiungerlo a Moso. mo voluto araversare per portarci a Monte Acuto.
Direamente aveva mandato ad avverre lo Squadrone Caval­ Prima di muoverci furono riuni tu gli Allievi di nazionali­
leria di dirigersi a Moso. Dopo una marcia facosa per dislivelli tà croata, disarma e passa in consegna ai carabinieri venu­
da superare, per le cave condizioni delle mulaere e dei  da Montefiorino. De Allievi rappresentavano un pericolo
seneri che si doveero percorrere, per il forte calore e la perché si erano sempre dimostra di senmen dubbi, se
mancanza di acqua, i repar raggiunsero, a tarda sera, la zona non osli nei nostri riguardi. Fra gli Allievi italiani le nozie
di Moso piuosto fiacca. frammentarie più disparate producevano un senmento di
Nel pomeriggio di quei giorni era stato notato movimento di abbamento, di disorientamento, creando discussioni fra gli
camionee lungo la valle del Secchia fino all’altezza di Ponte Allievi stessi. Già dall’occupazione della Sicilia, Allievi prove­
Dolo. Prima ancora del mio arrivo il Colonnello Duca aveva di­ nien da quella regione manifestavano il proposito di voler
sposto che due Ufficiali, in borghese, si recassero a Lucca, in andare a combaere rinunciando al corso, per difendere la
motociclea, per prendere conta con la R. Accademia di Ar­ propria terra.
glieria e Genio. Mi ricordo che era sua intenzione portare Mol di essi presentarono la domanda di dimissione da Al­
l’Accademia oltre la crinale Appenninica, raggiungere Lucca e lievo e tre di essi abbandonarono arbitrariamente l’Accade­

Accademia Militare 13
STEMMA DELLA REGIA ACCADEMIA MILITARE DI FANTERIA
E CAVALLERIA  MODENA

Sormontato da corona reale:


− nel centro in campo rosso lancia da torneo con banderuola azzurra
incrociata a gladio romano sormonta da stelle d’argento;
− al capo stemma di Savoia (moderno).

Mo araldici:
Una Acies (1928)
Preparo alle glorie d’Italia i nuovi eroi (1933)
1928 1933

mia. Difficile fu l’opera di persuasione da parte del Colonnello dersi conto e rassicurarsi di quanto stava accadendo. Il Co­
Duca e di tu gli Ufficiali, anche perché qualche Ufficiale, di lonnello comandante si appartò per qualche minuto; quando
origine siciliana, mal celava gli stessi senmen degli Allievi. tornò diede l’ordine dello scioglimento temporaneo del Cor­
Ora tale stato d’animo si propagava fra gli Allievi dell’Italia me­ so, aggiungendo che, a mezzo radio, avrebbe dato l’ordine di
ridionale e la situazione rendeva maggiormente difficile dove e quando il Corso stesso avrebbe dovuto riunirsi.
un’opera di controllo e persuasione durante la marcia di quel Si pensava che la riunione potesse avvenire in Umbria o nel
giorno, infa, mol di essi si allontanavano arbitrariamente. Lazio.
Significavo il fao del Maggiore in s.p.e. Ancelli, Capo Furono date disposizioni per l’interramento delle armi e per
dell’Ufficio Studi, che durante il periodo del campo mobile se­ l’occultamento dei materiali. I quadrupedi furono affida alle
guiva, quale segretario, il Colonnello Duca. poche persone delle vicinanze che furono chiamate, con l’av­
Alla partenza da Moso non seguì il Colonnello né fu più ve­ vermento che avrebbero dovuto restuirli alle autorità del
duto. Dall’Ufficiale che manovrava in coda alla colonna ap­ R. Esercito non appena ne avessero ricevuto avviso. Erano tra­
prendemmo che il Maggiore, subito dopo la partenza del Co­ scorse le ore 20 quando gli Allievi sciamarono.
lonnello, si era vesto in borghese, con abi fornigli dalla po­ Aorno al Colonnello Duca rimanemmo solamente in 20: il
polazione. Solo nel mese di novembre ebbi nozie che da Mo­ sooscrio, il Capitano degli Alpini in s.p.e. Quarini, il Tenen­
so si era recato a Modena e successivamente in Toscana. No­ te dei carris in s.p.e. Pannilini, il S.Ten. di Cavalleria in s.p.e.
zie delle pauglie confermavano che le camionee tedesche Ricci e 16 Allievi dei quali ora non ricordo i nomi.
paugliavano la strada che intendevano araversare. Una Col favore dell’oscurità il gruppo, tuo montato a cavallo,
pauglia, che aveva tentato di spingere degli appieda sulla sfuggì alla vigilanza nemica, oltrepassò la strada Polinago­Pala­
strada era stata faa segno a fuoco da parte di una camionet­ gano, ma non appena superata la strada Lama­Mocogno­Pala­
ta apposta e occultata soo ripa. gano il gruppo si trovò dimezzato.
Il Colonnello Duca, giudicata la situazione molto grave, pri­ Si fecero ricerche in tue le direzioni, ma infruuose. Il giorno
ma di prendere una decisione di così grande importanza, riu­ seguente sostammo alle Piane di Mocogno, nella speranza che il
nì intorno a sé gli Ufficiali superiori presen (Ten.Col. r. del­ gruppo si ricostuisse, ma l’aesa e le ricerche furono vane.
la Riserva Loi Francesco, Maggiore di Fanteria in s.p.e. Falco­ Si approfiò per dare sistemazione al materiale che si voleva
ni Folco, Maggiore di Fanteria in s.p.e. Zurle, Maggiore di che non restasse incustodito e incontrollato. Restò sul posto
Cavalleria in s.p.e. Lalaa Fabrizio e lo scrivente). Dopo aver il Capitano dei bersaglieri in s.p.e. Mazzuca, comandante de­
prospeato la situazione del momento, le difficoltà da supe­ gli Zappatori, che, come ho già deo prima, stava recuperan­
rare, con parcolare riguardo alla zona che si sarebbe dovu­ do il materiale, insieme con alcuni solda. Si segnalò ai Cara­
to araversare mancava di ogni risorsa, alla mancanza com­ binieri di Lama­Mocogno le località in cui era stato occultato
pleta di viveri e di materiali da cucina, alle condizioni fisiche e il materiale e le armi, e si diedero disposizioni per una miglio­
morali dei repar che disponevano di appena 350 caricatori re sistemazione dei quadrupedi che si erano dovu abban­
per moscheoni e 6.000 colpi, circa, per mitragliatrice e po­ donare. Gruppi di Allievi restavano nella zona e ques ven­
chissime bombe a mano, chiese cosa ciascuno di noi oenes­ nero affida alla benevolenza della popolazione patrioca.
se opportuno di fare. Le proposte furono contrastan. Più tardi intorno ad essi si riunirono altri elemen e così eb­
Alla mia, di frazionare i repar e tentare di passare araver­ bero vita i primi nuclei di Pargiani nella zona Appenninica­
so le maglie nemiche, approfiando della oscurità per riunirci Modenese.
successivamente in una località oltre crinale, si oppose la mag­ Il giorno 13 seembre il Colonnello Duca, il Tenente Pannili­
gioranza per considerazioni diverse. ni ed io, dopo esserci procura ves borghesi, documen di
Il Colonnello Duca volle interpellare i Capi Scel e gli Scel, riconoscimento e permessi per poter viaggiare, scendemmo a
che, per essere più vicini agli Allievi, meglio ne rispecchiava­ Modena. Ci fu di valido aiuto il Comandante della stazione dei
no i senmen. Ques riferirono che la maggioranza non de­ CC.RR. di Lama­Mocogno, al quale raccomandammo anche di
siderava che poter raggiungere le proprie famiglie per ren­ assistere gli Allievi che erano rimas nella zona e di vigilare i

14 Accademia Militare
L’ACCADEMIA MILITARE ALL’8 SETTEMBRE 1943
materiali e le armi abbandonate. del personale salariato era stato traenuto in servizio dal Co­
In quei giorni la strada nazionale dell’Abetone e del Brenne­ mando tedesco.
ro era connuamente percorsa da repar motorizza e mec­ Al fine di salvare il contenuto delle cassefor e meere a di­
canizza nemici, che si trasferivano verso il sud. sposizione del Comandante una somma, che potesse servire
Nei vari paesi della zona Appenninica erano sta costui ad aiutare tan bisognosi, non esitai ad introdurmi nel campo
pos tedeschi di comando e di controllo e tra la popolazione si di concentramento, dove si trovavano, prigionieri dei tedeschi,
rilevavano i primi traditori. Il giorno 15 il Colonnello mi inviò a il Colonnello di r. in s.p.e. Fontanesi, Relatore della R. Accade­
Perugia per studiare la possibilità di fare affluire in quella zona mia, il Maggiore di r. in s.p.e. Colombo, Aiutante Maggiore in
gli Allievi. Mi trovavo presso il Comando di quella Divisione, I^ della stessa, il Capitano d’Amm/ne in s.p.e. Manca, Direo­
quando il Comando tedesco sostuì il Generale Comandante re dei Con.
con un console della milizia. Malgrado le mie insistenze, de Ufficiali si rifiutarono di
Avendo appreso che il Comando del Corpo d’Armata di An­ consegnarmi le chiavi della cassaforte, di cui erano in posses­
cona aveva deciso di opporsi all’invasione tedesca, pari per so, per more di rappresaglie da parte dei tedeschi. Nella cas­
quella cià. La sera stessa del mio arrivo anche quel Coman­ saforte di riserva vi erano anche custodi i libre di pensione
do aveva dovuto arrendersi. Tornai a Riccione per riferire al di Ufficiali, Soufficiali ed impiega civili riassun in servizio, i
Colonnello Duca, che là si trovava insieme con il Tenente quali, senza quel documento, non potevano percepire quei li­
Pannilini. mita assegni che loro competevano.
Quel giorno stesso parmmo tu per Roma dove non tro­ Più tardi, con l’aiuto del Commissariato Prefezio del Co­
vammo nessuno che fosse in grado di darci delle direve. mune, si potè oenere che l’Ufficio competente dell’Inten­
Il Colonnello Duca approfiò della visita faa al Ministero denza di Finanza rilasciasse un documento, col quale autoriz­
della Guerra per fare incidere un mbro della R. Accademia e zava il pagamento delle pensioni agli aven dirio.
avere degli stampa per licenza, che avrebbe desiderato far Dal Capitano Manca appresi che alla posta erano giacen 4
pervenire a ciascun Allievo, in modo di dar loro un documen­ Con corren postali, pron per l’incasso, per un importo
to che ne comprovasse la qualifica e la loro posizione milita­ complessivo di L. 400.000. L’Ufficio Postale però, malgrado
re. Tornammo a Riccione dopo qualche giorno di inuli vaga­ fossi stato riconosciuto, non volle consegnarmeli e quel Diret­
bondaggi a Roma. A Riccione il Colonnello Duca elaborò un tore Provinciale dichiarò di aver rirato lui gli assegni in quan­
piano di lavoro: to, stando alla situazione, doveva ritenere che la R. Accademia
­ organizzare un servizio informazioni, in modo da controllare era disciolta.
l’avità nazi­fascista nella zona compresa tra il Po e la stret­ Non potei insistere ulteriormente per farmeli consegnare,
ta di Caolica; perché mi vidi in procinto di essere arrestato.
­ agevolare la costuzione di gruppi pargiani. Dal Colonnello Fontanesi e dal Capitano Manca appresi an­
Fui desnato nell’Emilia e nei primi giorni di oobre mi che che la somma di L. 40.000, custodita nella cassa corrente
trasferii a Modena dove, come primo ao, presi contao era stata da loro rirata, con l’autorizzazione del comando te­
con Ufficiali, Soufficiali, Allievi e personale civile della R. desco, per essere riparta fra il personale salariato.
Accademia. La somma fu infa distribuita, in seguito, dal Capo­servizio.
Fra i più bisognosi distribuii L. 20.000 che mi erano state Per il servizio informazioni mi valsi in special modo dei Mag­
consegnate dal Colonnello Duca. Mandai anche denari agli Al­ giori di r. in s.p.e. Rocco e Pine, del Capitano in s.p.e. Sla­
lievi rimas nella zona Appenninica. viero e del Tenente in s.p.e. Starace.
Avendo saputo che il Comando tedesco, che si era installato
nei locali della R. Accademia, non aveva ancora aperte le cas­ (La relazione connua con la descrizione delle avità che il
sefor dell’Ufficio Amministrazione, e poiché il capo servizio Ten.Col. Filipponi mee in ao a favore della Resistenza)

STEMMA DELL’ACCADEMIA MILITARE

Scudo di forma sannica.


Rosso al gladio d’argento manicato d’oro e alla lancia torneata ban­
deruolata di una fiamma bifida d’azzurro, pos in croce di Sant’An­
drea e sovrasta da due stelle d’argento (stemma della R. Accademia
di Fanteria e Cavalleria).
D’oro all’aquila spiegata di nero, beccata rostrata e coronata d’oro e
linguata di rosso (stemma della R. Accademia di Arglieria e Genio).
Aquila dal volo abbassato d’argento, beccata rostrata e coronata
d’oro (Este).
Semiparto troncato (Nemours): nel primo di porpora al cavallo allegro
voltato (Wes alia), nel secondo fasciato di nove pezzi d’oro e di nero
traversa dal cancellino di verde (Sassonia), nel terzo di rosso alla croce
d’argento con bordatura d’oro e d’azzurro di quaordici pezzi.
Scudeo inquartato: nel primo e nel quarto d’oro alla croce d’azzurro
(Modena); nel secondo e nel terzo di rosso alla croce d’argento carica­
ta in capo di un lambello d’azzurro di tre penden (Piemonte).
Nastro rappresentavo della Medaglia di Bronzo al Valore dell’Eser­
Scudo sormontato cito (2007). La corona turrita che sormonta lo stemma simboleggia la Scudo sormontato
dalla varie Repubblica. da corona turrita
Armi dell’Esercito Moo araldico: UNA ACIES (Un’unica schiera)

Accademia Militare 15
Relazione sul combamento svoltosi al Palazzo Ducale di Sas­ tragliatore riuscirono vani: ciò nonostante, il carro fu tenuto
suolo, sede del Corso di accertamento presso la R. Accademia di pronto ad intervenire nella loa come mezzo d’urto. La noe
Fanteria e Cavalleria, fra Italiani e Tedeschi il mano del sul 9 passò tranquilla, ma verso le 6 ­ 6.30 del mano, raffiche
9.9.1943, del Colonnello Elio Bagnarelli (26 ), già V. Cte del Corso di mitragliatrici, provenien un po’ da tue le direzioni e so­
prauo dalla piazza del mercato prospiciente l’ingresso del
Il 25 agosto 1943 i Soufficiali Allievi del IX Corso di Accerta­ Palazzo, invesrono il Palazzo stesso.
mento furono invia in licenza aesa nomina e presso la sede Suonato l’allarme, in pochi secondi tua la truppa fu in armi e
rimase solo il reparto ordinanza della forza di circa 60 uomini le mitragliatrici, fornite di abbondan munizioni, risposero im­
di truppa, tu adde ai vari servizi del Corso e condizionata­ mediatamente con intenso fuoco al nemico, impedendogli di
mente idonei, ed un plotone di Cavalleria alloggiato nei pressi avvicinarsi all’ingresso. Nel fraempo, dopo un vivace scambio
del mercato coperto del paese, nelle immediate vicinanze del di fucilate, un reparto tedesco, aveva avuto facilmente ragione
Palazzo Ducale. del plotone di Cavalleria alloggiante, come si è deo, fuori dal
Nella giornata del 9 seembre avrebbero dovuto giungere, Palazzo e armato di soli mosche. Dopo circa un’ora di fuoco, la
per una sosta di qualche giorno, alcune cennaia di Allievi mitragliatrice manovrata dal Caporal Maggiore Ghignoni s’in­
dell’Accademia provenien dall’Appennino. ceppò ed inuli riuscirono gli sforzi del S.Ten. Cervi e del Capita­
Nel Palazzo alloggiavano: il Gen. B. della riserva Ferrero Ugo no Chianese per rimeerla in efficienza. L’altra arma invece con­
(Comandante del Corso), il Ten. Col. spe di Art. Pagnoni Um­ nuò ad essere ulmente impiegata sino a che, dopo circa
berto, il Tenente medico di cpl dr. Cialella, il Tenente di Cav. di un’altra ora, il ratore, Caporal Maggiore Maggio, fu colpito da
cpl Giuliani, il S.Ten. di cpl amm. Zanoni. Tu gli altri Ufficiali due proieli che lo ferirono gravemente. Questo bravo gradua­
risiedevano, regolarmente autorizza, a Modena o in talune to, già noto per il suo spirito di disciplina ed un elevato aacca­
altre località viciniori. mento al dovere, connuò ancora a sparare sino a che, sfinito
Gli stessi, in quel periodo, erano pracamente liberi da ogni per l’abbondante sangue perduto, cadde riverso a terra (27).
servizio e nella quasi totalità in aesa di avvicendamento. Fu subito sostuito dal Capitano Chianese che cedee poi il
Come il sooscrio che, messo in libertà il 25 agosto 1943, al posto ad altro ratore. Il S.Ten. Cervi intanto chiedeva insi­
termine del IX Corso di Accertamento, era in aesa di assume­ stentemente e generosamente al Generale Ferrero, presente
re il comando di un reggimento mobilitato. Sin dal 25 luglio il con tu gli altri Ufficiali nel corle del Palazzo, ed al Capitano
Corso provvedeva ad un servizio di O. P. a mezzo pauglie: la Chianese, di essere autorizzato ad uscire per “pulire la piazza”:
sera dell’8 seembre ne aveva la direzione il Capitano di Caval­ ma ciò non gli fu concesso, perché troppo rischiosa ed ineffica­
leria spe Chianese Ludovico. Alla nozia dell’armiszio diffusa ce veniva considerata l’azione proposta, date le condizioni del
dalla radio, il Generale Ferrero, senza esitazione alcuna, dee carro e la presenza di carri arma medi tedeschi.
ordine al Capitano Chianese di organizzare subito la difesa del Dopo oltre due ore, i tedeschi, forse in conseguenza del­
Palazzo per l’eventualità di un aacco da parte dei tedeschi. l’osnatezza della difesa, cessato il fuoco con le armi automa­
I mezzi erano più che modes, purtroppo, soprauo per il che, iniziarono un vivace ro col cannone (che fra l’altro
fao che il Corso non disponeva in quel momento, mancando mandò in frantumi il cancello dell’ingresso principale), riuscen­
gli Allievi, di personale addestrato all’uso delle varie armi. do a penetrare con alcuni carri arma nel corle del Palazzo,
Malgrado ciò, il Capitano Chianese, soo la guida persona­ malgrado il tentavo fao da parte dei solda al comando del
le del Generale Comandante e coadiuvato assai efficacemen­ S.Ten. Cervi di impedirlo.
te dal S.Ten. Cervi, Comandante di Plotone, (Ufficiale di o­ In quelle condizioni, ogni ulteriore resistenza sarebbe ri­
me qualità professionali e generosissimo in ogni circostanza, sultata evidentemente, oltre che impossibile, vana ed il Ge­
oltre che perfeo conoscitore delle varie armi e praco nerale Ferrero, di fronte all’impari loa, ordinò la cessazio­
dell’uso del carro armato) riuscì a predisporre una difesa, ne della resistenza. I tedeschi provvidero a disarmare Uffi­
che seppure inevitabilmente modesta, si dimostrò all’ao ciali, Soufficiali e truppa, lasciando la pistola solo al Gene­
praco assai efficace. Fu rinforzata la pauglia esterna e il rale, quale riconoscimento del dovere bravamente compiu­
personale di guardia; elemen di vigilanza e di osservazione to. Nella giornata stessa tu furono trasporta in stato di
furono dispos ai la del fabbricato. cavità altrove.
A difesa dell’ingresso del Palazzo, munito di un robusto can­ Mol dei caura, fra cui il Capitano Chianese, il Ten.
cello di ferro, furono piazzate due mitragliatrici Breda 37 asse­ medico Cialella, il S.Ten. Cervi e il S.Ten. Zanoni riuscirono
gnate rispevamente al Caporal Maggiore Maggio Giovanni e successivamente ad evadere. Da parte nostra, oltre il Ca­
al Caporal Maggiore Gignoni Aroldo, unici fra la truppa che co­ poral Maggiore Maggio, vi furono tra la truppa un morto
noscessero bene l’uso di armi automache; gruppi di fucilieri, ed alcuni feri di cui uno decedee successivamente nel
muni di bombe a mano, all’uso delle quali furono addestra Palazzo stesso (soldato Malavisi). Da parte tedesca, secon­
la sera stessa dell’8 Seembre, furono disloca al primo piano do le informazioni concordi dei civili del paese, una ven­
con il compito di colpire i gruppi nemici che eventualmente na fra mor e feri. Animatore della resistenza: il Generale
avessero tentato di forzare il cancello dell’ingresso. Il Corso di­ Ferrero, che con mezzi irrisori, seppe, per più ore, tenere
sponeva inoltre di un carro armato leggero che serviva ad ad­ testa, oltre ogni limite umano, ad un nemico agguerrito e
destrare alla guida i Soufficiali Allievi aspiran alla specialità in forze preponderan, consacrando successivamente con
carrista, ma sfortunatamente non era efficiente nelle armi. la propria vita la sua fedeltà al giuramento prestato ed alle
Tu gli sforzi fa dal S.Ten. Cervi per sistemare un fucile mi­ più nobili tradizioni dell’onore militare italiano.

26 La presente relazione fu redaa dal sooscrio in base ai da e alle nozie raccolte subito dopo il combamento presso i militari (Ufficiali, Sot­
tufficiali e truppa) che vi presero parte.
27 Successivamente fu ricoverato all’ospedale civile di Sassuolo dal quale uscì dopo due mesi.

16 Accademia Militare
IL PALAZZO
palizzate, mentre le uniche opere murarie si ergevano in prossimità
delle quaro porte: P.ta Albareto a nord, collegata direamente ai
possedimen estensi di Ferrara, P.ta S. Pietro a est in direzione di
Bologna, P.ta Bajovara a sud in direzione del Frignano e dei passi ap­
penninici e P.ta Cianova a ovest in direzione di Reggio.
Il Castello fu realizzato in tempi molto contenu (per l’epoca) e
le cronache descrivono un perimetro murario circondato dal fossa­
to (alimentato dai tre canali) con quaro torri d’angolo e, all’inter­
no, un edificio di forma reangolare su due piani con sooteo; gli
accessi erano costui da due pon levatoi: uno rivolto alla cià e
il secondo verso P.ta Albareto. La Signoria Estense fu più volte con­
trastata nei primi anni del suo dominio (soprauo per i pesan
tribu) fino alla vera e propria ribellione del 1306, quando una coa­
lizione di notabili e di forze popolari restaurarono il libero comune
(Repubblica Munensis) costringendo la guarnigione alla resa e
all’abbandono del “castello del perfi­
do ranno” (che venne interamente
demolito).
Furono le prepotenze e le loe Quando Niccolò III riportò la cit­
tra i nobili di cià, nonché i connui tà soo il dominio estense (1336)
tumul, a far sì che il Consiglio si pose il problema della riedifica­
Grande del Comune di Modena si zione della fortezza urbana, da rea­
offrisse nel 1288 alla Signoria degli lizzarsi nello stesso luogo della pre­
Este, scegliendo la pace in cambio cedente, ma con un’edificazione
della libertà. più massiccia e robusta sulle basi
Uno dei primi a
del Marchese Obizzo II Il Palazzo Ducale e il preesistente castello a paragone

fu l’acquisto di nume­
rosi appezzamen
nella zona nord est
della cià, nel luogo
ove i tre maggiori ca­
nali urbani (Canal Grande, Canale della Cerca e Cana­
le Fonte d’Abisso) convergevano nel Naviglio (porto­
canale navigabile e importante via di comunicazione
con il Po, Ferrara e l’Adriaco).
Scopo dell’acquisto era quello di dotare Modena
di un Castello che ne migliorasse la difesa e ne ospi­
tasse la guarnigione (più di 300 tra fan e cavalieri).
All’epoca (1291) la cià ospitava poco più di oomila
abitan, era contenuta in un perimetro reangolare
e la sua difesa era costuita da semplici terrapieni e
dei disegni del bolognese Marchesino
delle Tuade.
Quasi certamente il manufao venne
realizzato sulle vecchie fondazioni, tant’è
che venne riproposto il perimetro mura­
rio reangolare con le quaro torri d’an­
golo e con al centro un doppio corpo edili­
zio di circa 35x85 mt. (con il lato lungo in
direzione nord­ sud) collegato da un cor­
le e un porco.
Nel 1354 Carlo IV inves formalmente i
Marchesi d’Este dei feudi imperiali di Mo­
dena e Reggio e nel 1452 essi ebbero il ­
tolo ducale, legandosi in modo definivo
e istuzionale alle province modenesi fino
alla Garfagnana.
Il Castello urbano fu a disposizione del
governatore e della guarnigione anche se
divenne frequentemente residenza ducale

Accademia Militare 17
o dei numerosi personaggi (compresi re e papi) in transito per le ter­ bamen dei fossa sui la nord ed est per consenre un amplia­
re estensi. Tale ulizzo lascia pensare che il Castello andasse via via mento del Castello (individuato dalle cronache come “camere nuo­
perdendo gli austeri caraeri medioevali per trasformarsi sempre ve”) e tale da incrementare la superficie ule di un buon 20%; con­
più in residenza signorile; del manufao esistono solo alcune plani­ temporaneamente vennero satura gli spazi a sud desnando
metrie (non sempre bene intelligibili) mentre mancano del tuo i di­ l’edificazione a stalle, rimesse, cucine e servizi.
segni dei prospe; è comunque accertato che alla fine del ‘400 l’Ar­ Si pensò anche ad un ampliamento verso ovest ma, il tomba­
chiteo di corte Biagio Rosse, autore dei più apprezza interven mento del Canale Naviglio parve un onere eccessivo (stante anche
ferraresi (come il celeberrimo Palazzo dei Diaman) fu a Modena la speranza di Ce­
proprio con il compito di trasformare il Castello in residenza corgia­ sare di rientrare a
na. Dopo la parentesi papale (Modena e Reggio furono occupate da Ferrara) e co­
Giulio II e Leone X dal 1510 al 1528 e vennero restuite ad Alfonso I munque, per un
solo nel 1531), il Duca Ercole II propose ai Conservatori la realizzazio­ trentennio, il Ca­
ne di forficazioni moderne essendo la cinta urbana modenese or­ stello visse tra
mai assolutamente inadeguata ad una sia pur debole difesa. connue demoli­
Il progeo (alquanto contestato dalla ciadinanza) fu redao zioni, rifacimen
dall’ingegnere ducale Cristoforo Casanova secondo i moderni crite­ e abbellimen.
ri della tecnica basonata a basso profilo e di considerevole pro­ Fu solo con
fondità (per opporsi alle azioni dell’arglieria d’assedio) con la con­ Francesco I (Duca
seguenza che i lavori furono costosissimi, durarono un ventennio e nel 1629 per l’ab­
stravolsero l’asseo ciadino, persino nella sua forma geometrica dicazione del pa­
(da reangolare a pentagonale): oltre che al raddoppio della su­ dre Alfonso III,
perficie urbana, i lavori comportarono abbamen vasssimi di faosi frate cap­
cui furono vime anche anchità di rilievo! puccino) che si
Nella nuova realtà, il Castello risultò separato dai basoni da 20 et­ affermò l’idea di
tari di “terra nuova” (auali un “palagio novo
Giardini Pubblici) acquisendo an­ et grande” tale
cor più il caraere residenziale a da garanre il
scapito dell’anca desnazione. meritato lustro
La storia della cià di Mode­ alla famiglia.
na connuò nel suo lento Del progeo venne incaricato l’Architeo Girolamo Rainaldi
svolgersi senza parcolari vi­ (1570­1654) ben conosciuto nell’ambiente romano e impegnato in
cende fino al 1598 allorché la una serie di realizzazioni presso il Farnese di Parma (suocero di
sterilità di Alfonso II pose il Francesco I).
problema della successione. I primi disegni del Rainaldi entusiasmarono il Duca!
Le terre ferraresi appartene­ Le dimensioni del vecchio Castello venivano triplicate mediante
vano agli anchi domini della un grandioso impianto reangolare disposto parallelamente al Ca­
Chiesa e le convenzioni di vas­ nale Naviglio; la facciata principale risultava rivolta ad oriente e si
sallaco assicuravano agli Este elevava con due grandiose entrate sormontate da robus torrioni;
l’investura solo nel caso di trasmissione ereditaria del tolo ducale la fronte prevista era di ben 250 mt. (la si confron con quella at­
per via maschile, direa e legima. tuale di “soli” 160!). Comunque già la prima variante al progeo vi­
Negli ulmi anni di vita, Alfonso II fu costreo a nominare suo de una riduzione delle dimensioni complessive e, soprauo, la
erede Don Cesare degli Este di Mon­ facciata principale venne più correamente rivolta
tecchio (figlio di un suo cugino natu­ verso la cià; l’ingresso divenne unico e centrale,
ralizzato) con la speranza di oenere sormontato da uno slanciato torrione reangolare a
poi un accomodamento diplomaco cui facevano da contrappeso le due torri quadrate
con la Santa Sede; ma il papa Clemen­ d’estremità.
te VIII Aldobrandini ne rifiutò l’inves­ Anche la Scala Nobile (Scalone d’Onore) trovò
tura e quindi impose l’abbandono di una definiva sistemazione nel lato ovest del Pa­
Ferrara, Comacchio e dei numerosi lazzo e, come si dirà, tale soluzione fu molto cri­
possedimen annessi. cata. L’ideale esteco perseguito dal Rainaldi si in­
Per la corte fu un evento traumaco seriva nella tradizione del classicismo manierista
e per Modena fu l’occasione per tra­ ben riconoscibile nei coevi palazzi romani (Pam­
sformarsi nella capitale del Ducato. phili, Farnese, ecc.).
Ferrante Tassoni, governatore di Senza ulteriori ripensamen, nel 1634 si iniziaro­
Modena per 22 anni, ebbe il compito no i poderosi lavori di fondazione; nello stesso anno
di organizzare l’arrivo di Cesare I, il 29 giunse da Roma l’Architeo Bartolomeo Aloisio
gennaio 1598, e diede il via a tua una Avanzini (fine del 1500­1658) incaricato dal Rainaldi
serie di interven straordinari oltre (ormai indisponibile per i troppi impegni romani) di
che al reperimento di alloggi per cor­ prendere alla mano il progeo e la direzione dei la­
giani e solda presso le famiglie nobili vori. Nonostante fosse un illustre sconosciuto,
e i conven ciadini. l’Avanzini fu capace di conquistarsi la fiducia del po­
Già da febbraio si iniziarono i tom­ tente Cardinale Rinaldo d’Este e l’apprezzamento di

18 Accademia Militare
IL PALAZZO
accolta la proposta del Bernini di rendere più marcato e massiccio il
piano rialzato della facciata (usando pietra a bugne) al fine di confe­
rirgli solidità e soolinearne il distacco dalla base secondo i canoni
del tempo; in effe, tale assenza dà la sensazione di un prospeo
che in termine tecnico si definisce “in affondo” (nel terreno): questo
fenomeno percevo dipende proprio dalla mancanza dell’elemen­
to architeonico desnato a produrre l’effeo “basamento”; è però
giusto segnalare che i moderni studiosi considerano questa scelta
una interessante originalità. In conclusione, gli studi più accredita
sostengono che i contribu all’esteca del Palazzo siano da riparrsi
nel seguente modo: al Rainaldi la sagoma grandiosa della facciata
nonché la potenza delle masse emergen; al Borromini vada rico­
nosciuto il merito di averne animato il volto con
l’accoppiamento delle finestrature e lo slancio vercale; a Pietro
da Cortona la compostezza e l’equilibrio (con l’eliminazione di alcu­
ne stonature) e al Bernini la cura puntuale di mol parcolari (so­
prauo a lui si deve la calibrata scansione dimensionale dei colon­
Francesco I, tanto che nel 1641 gli venne affidato anche il proget­ na del corle e del loggiato, il cui esito è considerato, dai più quali­
to del Palazzo Ducale di Sassuolo. L’Avanzini ebbe l’idea, ardita e fica crici d’arte, come un compiuto esempio di perfezione). Natu­
indovinata, di spostare verso sud la facciata del Palazzo di quasi 15 ralmente all’Avanzini spea la riuscita armonizzazione fra le
mt. per allinearla con la torre del Castello (che si intendeva inte­ tante proposte e le complesse esigenze, oltre che l’esecuzione della
grare nel Palazzo); ciò consenva anche di equilibrare meglio le di­ parte ingegnerisca e operava del difficile canere.
mensioni del Corle Grande (Corle d’Onore) al fine di rapportar­ La morte del Rainaldi (1654), dell’Avanzini e del Duca Francesco I
le all’ideale classico del “reangolo aureo”; l’arditezza della solu­ (1658) rallentò alquanto l’edifica­
zione stava nel fao che i canali della Cerca e Fonte d’Abisso sa­ zione; anche l’allontanamento da
rebbero transita proprio soo Modena di Guarino Guarini
la facciata, incontrandosi nel­ (1624­1683) privò la fabbrica
l’ingresso e proseguendo nel dell’apporto di colui che diverrà
Canale Naviglio araverso il uno dei più grandi archite del
Corle, per poi riaraversare secolo; il nuovo Duca Alfonso IV
nuovamente il Palazzo nella nominò responsabile dei lavori Al­
fronte nord. fonso Loraghi, allievo dell’Avanzi­
I grandiosi tombamen e le ni, il quale ereditò anche le fab­
impegnave fondazioni furono briche di Sassuolo e Gualeri
ulma nel 1650 e solo allora si (operò fino al 1687 insieme al fra­
mise mano al disegno dei pro­ tello, poi passò i caneri al figlio
spe per giungere alla comple­ che li diresse fino al 1713).
ta e definiva formulazione Comunque fu solo nel 1674 che si riuscì a porre mano all’ala oc­
esteca del Palazzo. Furono due cidentale, fino a comprendere la Scala Nobile, ed inoltre si inter­
anni di intensa avità con fre­ venne sulle fondazioni dei la nord ed est del loggiato.
quen suggerimen da parte del Spea sempre ad Alfonso IV il completamento della Ciadella;
Cardinale Rinaldo e soprauo gli studi di questa poderosa opera, desnata a completare l’im­
con la richiesta (sembra che la pianto forficatorio urbano, erano già inizia nel 1629 per volere di
proposta sia venuta proprio Francesco I, allor­
dall’Avanzini) di sooporre i di­ ché il progeo fu
segni all’esame dei “Tre Grandi assegnato al tori­
Romani”: nese Carlo di Ca­
­ Gianlorenzo Bernini; stellamonte (ar­
­ Francesco Borromini; chiteo di corte
­ Pietro da Cortona. dei Savoia).
I disegni tornarono a Modena Pur con i soli
nel maggio del 1651 accompa­ ritardi dovu ai
gna dagli “illustri pareri”, ma le problemi finan­
osservazioni non furono tue o ziari, la realizza­
interamente accolte (e purtrop­ zione fu alquanto
po non se ne conoscono i mo­ curata e perfea­
vi); tra quelle trascurate c’era il mente consona
suggerimento del Borromini di ai moderni sche­
far sboccare la Scala Nobile nel mi dell’architet­
porcato del Corle, allo scopo tura militare; es­
di conferirle maggiore importan­ sa ospitò l’intera
za e visibilità; come pure non fu guarnigione cia­

Accademia Militare 19
dina togliendo al Castello quell’ul­ quanto tenuto a di­
mo vincolo che aveva sempre limita­ sposizione della Fa­
to i suoi modi d’uso. miglia Reale e dei
Alfonso IV decise anche di collega­ Principi di Casa Savo­
re la Ciadella con il Castello me­ ia (subì il saccheggio
diante una strada relinea e direa l’8 seembre 1943).
(auale via Cavour) che però si in­ Con la Restaura­
terpose tra il Castello e i Giardini di zione ripresero an­
Terranova imponendo recinzioni e che i lavori di com­
cavalcavia. pletamento del Pa­
Sempre in questo periodo Laura lazzo; in parcolare
Marnozzi, vedova di Alfonso IV e (1820) fu realizzata
Reggente per la minore età del figlio la facciata seen­
(futuro Francesco II) concesse un’ampia porzione di “Terranova” trionale che inizial­
all’Ordine delle Salesiane per l’edificazione del loro monastero; la mente era aperta
Reggente si impegnò anche a finanziare l’opera con un consistente sul corle nord e
contributo (100 mila fiorini romani!). perimetrata sola­
Il complesso è poi diventato l’auale mente da un’alta
Caserma Montecuccoli. cancellata.
Speò al Duca Rinaldo I il rinnovato Alla facciata e al
interesse verso la necessaria progres­ completamento della torre di nord ovest sovrintese l’Arch. Gu­
sione dei lavori mentre dal 1740 al smano Soli che sviluppò il disegno secondo lo sle neoclassico del­
1780 il canere subì un nuovo rallen­ l’epoca. Lo stesso Soli provvide alla sistemazione definiva degli
tamento a causa di grossi problemi fi­ Appartamen Ducali sul lato est dell’ex Castello, riequilibrando
nanziari e della nomina di Francesco III l’intera fronte prospiciente il Giardino Vecchio mediante la sim­
a Governatore della Lombardia; co­ metrica terrazza sostenuta da un robusto colonnato.
munque nel 1737 venne completata Nel 1826 Francesco IV concesse la realizzazione di una “specola
la ristruurazione e la totale trasfor­ astronomica” sulla torre orientale del Palazzo (tu’ora gesta dalla
mazione del vecchio Castello che, in Università di Modena e ava come stazione meteorologica e di
tal modo, poté ospitare la residenza controllo dell’atmosfera urbana). Nel 1827 fu completato il corona­
privata della Famiglia Ducale, consentendo di desnare l’intero piano mento a balaustra dell’ulmo piano del loggiato e, con Francesco V,
nobile del Palazzo ad ambien di governo e rappresentanza. si conclusero i lavori nel torrione di nord ovest, ma solo nel 1941 fu
All’arrivo dei francesi e all’esilio di Ercole III (1796), il Palazzo era
ancora ben lungi dall’essere terminato e subì saccheggi e asporta­
zioni di opere d’arte an­
che di notevole valore; a
tale proposito, l’Archivio
di Stato di Modena con­
serva un inventario com­
pleto datato 1771 che,
nonostante i limi di de­
scrizioni succinte e parzia­
li, rende l’idea dei beni
contenu. I governi prov­
visori delle Repubbliche
Cispadana e Cisalpina si
finanziarono ampiamente
araverso vendite all’asta
di quasi tu gli arredi al
punto che per allesre le
stanze di Napoleone e
Giuseppina in visita a Mo­
dena nel giugno del 1805,
si dovee far ricorso a pres da priva. Con il ritorno del Duca
(1814) il Palazzo fu arredato secondo i nuovi canoni slisci, recu­
perando anche quanto fu possibile del vecchio arredo (inventario
del 1817).
Molto preciso risulta invece l’inventario del 1860, completato
anche da una sma del valore venale degli arredi (si traa di più di
5.500 pezzi!) che furono poi trasferi a Roma per arredare i palazzi
ministeriali della Capitale.
L’Appartamento Privato restò invece integro e funzionante in

20 Accademia Militare
IL PALAZZO
definivamente terminata la facciata
ovest mediante la realizzazione del se­
condo piano e del sooteo.
Durante il secondo conflio mon­
diale il Palazzo fu vima di un bom­
bardamento aereo (l’obievo era la
stazione ferroviaria): un ordigno colpì
la facciata senza esplodere ma dan­
neggiò seriamente la balconata, due
bombe colpirono e distrussero gli ul­
mi piani della facciata ovest (proprio
quelli ulma nel ‘41).
I lavori di riparazione e ricostruzione
furono completa all’inizio del 1947 per
consenre il rientro dell’Accademia Mili­
tare nella sua sede storica.
La storia del Palazzo è faa anche di
terremo, lesioni da cedimento, incen­
di, ecc. a cui soler interven hanno
sempre posto riparo; molto più grave è
stata la “crisi staca” subita dall’intero
manufao negli anni del secondo do­
poguerra.
Il fenomeno (subsidenza), causato
da un abbassamento del suolo prodot­
to dagli eccessivi emungimen delle
falde acquifere nella zona industriale a
nord della ferrovia, ha coinvolto il Pa­
lazzo con cedimen differenziali tal­
mente consisten da renderne addirit­
tura insicuro l’ulizzo.
La soluzione tecnica è stata quella di
“tagliare” la struura muraria, dalle
fondazioni alla copertura, in modo da
suddividere il Palazzo in blocchi sepa­
ra e autonomi, capaci quindi di ade­
guarsi ai diversi abbassamen del ter­
reno senza coinvolgere gli elemen
portan al contorno.
Data la complessità dei lavori, il can­
ere di restauro ha richiesto quasi 12
anni di lavoro.
La visita al Palazzo inizia ammirandone la facciata che si
impone per la sua qualità composiva, merito delle solu­
zioni di studiato equilibrio dimensionale e di ornato. Pre­
gevole il torrione centrale per l’elegante balconata e il co­
lonnato che la sosene.
Nelle nicchie ai la dell’ingresso due statue (Ercole e il
console Marco Emilio Lepido) realizzate dallo scultore reg­
giano Prospero Sogari (deo il Clemente) tra il 1565 e il
1568, conservate inizialmente nel Palazzo Scaruffi di Reg­
gio per essere poi donate nel 1724 al Duca Rinaldo I dalla
Contessa Pra Scaruffi.
I preziosi bronzi che decoravano il portone andarono di­
spersi nel 1796 e rimasero solo i due mascheroni che ora
reggono la catena anstante l’ingresso.
Le statue della balconata sommitale della facciata del
Palazzo rappresentano (lato destro) Ercole, Giunone, Pal­
lade e Mercurio, realizzate verso la fine del ‘600, mentre
sul lato sinistro si ammirano le statue di Vulcano, Cerere,
Bacco e Venere opere del modenese Giuseppe Graziosi
(1879­1942) in sostuzione delle preesisten in legno,

Accademia Militare 21
giunge lo Scalone d’Onore (anche Scala Regia) che si presenta ae­
reo e luminoso grazie al prospiciente e proporzionato corle; lun­
go le rampe sono disposte in nicchia le statue della Prudenza e del­
l’Abbondanza del carrarese Andrea Baraa (realizzate tra il 1687 e
molto deteriorate. il 1690), le restan sei sono di epoca romana e provengono dalla
Coronano il torrione centrale Marte, la Virtù, la Fortezza e il Tem­ famosa Villa d’Este di Tivoli.
po e, sul lato interno, Giove e Neuno. Dall’ingresso si accede al va­
sto Corle d’Onore (Corle Grande) araverso un ampio atrio con
decori e cancellata disegna dal Prof. Arturo Pra (terzo decennio
del ‘900) al fine di dare degna sistemazione al Sacrario dell’Accade­
mia Militare; sulle lapidi poste alle pare sono incisi i nomi degli ex
Allievi Cadu in tue le guerre nonché i Cadu nell’adempimento
del dovere in tempo di pace. Sulle arcate che adducono al Corle
d’Onore spiccano il moo della Regia Accademia di Fanteria e
Cavalleria “Preparo alle glorie d’Italia i nuovi eroi” e quello at­
tuale dell’Acca­
demia Militare
“Una Acies”.
Entrando in
Parlatorio, a de­
stra, si possono
ammirare i se­
guen dipin:
Nicolò II D’Este
(Carlo Goldoni
1822­1874), Le
nozze di Cana
(copia dal Vero­
nese di Jean
Boulanger
1566?­1660), Az­
zo D’Este (Ange­
lo Mignoni), Az­
zo VII (Giuseppe
Zaera 1825­
1891) e Obizzo II
(Carlo Goldoni).
Percorrendo il
porcato si rag­

22 Accademia Militare
IL PALAZZO
La scultura di mag­ se stanze desnate agli Appartamen Priva.
gior pregio è senz’altro Le collezioni d’arte, di libri, di armi e mirabilia raccolte dai Du­
Minerva Italica che, chi d’Este godeero sempre di risonanza internazionale per la
durante l’occupazione quantà e preziosità di dipin, manoscri, ecc..
francese del 1796, ven­ Bas ricordare il Medagliere Estense (costuito da circa 36
ne trasportata in Piaz­ mila pezzi fra monete, medaglie e punzoni), la Ducale Armeria
za Grande per rappre­ (oltre tremila ogge tra armi bianche e da fuoco), la Biblioteca
sentarvi “la libertà” su­ Estense con più di 100 mila volumi, per non parlare della Pina­
bendovi alcuni gravi coteca Estense ricca di dipin realizza dai più grandi piori ita­
danneggiamen. Dallo liani e stranieri del ‘500, ‘600 e ‘700. Purtroppo, il dissesto fi­
scalone si accede al nanziario costrinse il Duca Francesco III a privarsi dei 100 quadri
bellissimo Loggiato da più preziosi della raccolta, i quali vennero cedu nel 1746 per
dove si può apprezzare centomila zecchini veneziani al Re Augusto III di Polonia, Gran­
completamente l’ar­ de Eleore di Sassonia nella Dieta Imperiale.
moniosità e l’ariosità Questa collezione, esclusa qualche opera, è tu’ora conserva­
che ne caraerizzano ta a Dresda. Tranne la Ducale Armeria (portata in Austria nel
l’insieme composivo. 1859) tue le Collezioni Ducali restarono a Palazzo per venire
Le statue disposte poi donate da Francesco V alla Cià di Modena nel 1868 ed es­
nelle nicchie sono opere in legno e stucco provenien da Villa sere esposte al pubblico dal 1880 nel Palazzo dei Musei.
d’Este di Tivoli. L’ulizzo degli spazi interni del Palazzo mutò più I quadri che oggi si ammirano nel Palazzo sono di proprietà
volte in funzione delle esigenze di corte o delle necessità di gover­ dell’Accademia Militare e della Soprintendenza per il Patrimo­
no; in genere al piano rialzato vi furono gli alloggi delle guardie (la­ nio Storico, Artistico ed Etnoantropologico di Modena e Reg­
to destro rispeo all’ingresso) mentre le magistrature, la zecca e gli gio Emilia; in anni recenti essi sono stati selezionati e riposi­
archivi occuparono il lato sinistro; l’area del vecchio Castello fu de­ zionati in base a precisi requisiti storici e al carattere militare
snata a scuderie, rimesse, cucine, servizi, ecc.. dell’Istituto.
Al piano nobile della facciata si trovano tu’ora gli ambien Gli autori più ricorren sono ritras del XIX secolo, quasi
di rappresentanza (Appartamento di Stato) aualmente uffici sempre insegnan presso l’Accademia Atesna di Belle Ar di
del Comando Accademia e Circolo Unificato, mentre gli ambien­ Modena, incarica di eseguire i ritra di famiglia oltre che di­
 del Castello e gli ampliamen a nord est fornirono le numero­ pingere gli avi di Casa d’Este con opere di fantasia.

Accademia Militare 23

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