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Klaus Held

SUGLI ANTEFATTI DELLA PROVA ONTOLOGICA


DELL’ESISTENZA DI DIO ANSELMO E PARMENIDE

Con Anselmo da Canterbury inizia la tradizloue di cis che Kant piu


tardi chiamera la prova Ontologicc‹ fie11’esisteuza di Dio. II ragiona-
tnento fondamentale del1’argomentazione in Anselmo sta nel secondo
capitolo del suo Proi/ogioo ', vogliaino richiamarlo brevemente alla me-
moria: La specifica determinazione oggettiva (art6s//e Wasbestimmtheit)
di una cosa, la sua essential il suo carattere, pus essere pensata
anche qualora quella cosa non esista. Se una cosa esiste, questo signi-
fica che alla sua essenza st aggiunge 1’esistenza. Questa presenza della
essenza insieme con l’esistenza viene chiamata da Anselmo esse rei a
diilerenza della sofa immagUazione (Grdsc6/éeff) del carattere della
cOsa, l’eise in intellects. Quale unita di esseoza e esistenza l’esse rei
e piu e in ta1 senso ’piu grande’ del semplice esse in intellects
dell’essenza. Pensiamo ora al1’essenza di Dio, allora per Dio intendiamo
quello oltre i1 quale non st puo pensare nulla di piu grande '. Ne segue:
Se mancasse l’esistenza a D'o, si potrebbe pensare a qualcosa di piu
grande oltre a lui, cioe la stcssa essenza con esistenza. Questo signifi-
cherebbe: Dio, il pit Francie non sareFbe il piu grande. O1i si conf3 dunquc
una determinazione che non gli compete. Ma questo e impossibile, perche
viola i1 princlpio di cortraddizione. Ecco p•rche Dio deve esistere.
Questa prove del1’esistenza di Dio e stata discussa vivamente gif net
Niedioei 7o ed assume pot un signi£cato fondamentale per la metafi- sica
moderns. Ha anche un antefatto? A questa domanda vi é, in un primo
momento, una risposta chiara: ser qr›.orto riguarda la prova dell’esistenza
dl DDO 1 argomentaziOnc cli .4nselmo non ebbe predecessori. Non poteva
neanche averli, ierché la prova outolop‹ca de1l’esistenza di Dio divenne
possibile solo con .J coincidere cJ.I cletermlliate condizioni concettuali

1 Testo del Proi/o,qiou con la critics dt Guanilone e la risposta relntiva di


Anselmo in: Anselmi O peza oauiu, ed. E. Schmitt, Stuttgart-Bad Cannstadt 1968,
Bd. 1 (citato: Anselmo. Una eccellente breve introduzione nella problematica della
prova del Pro.i/ogiou considerando 1a pin receute discussiOne contiene ora: K.
I, Muuchen 1981. Indicando questo saggio mi risparmio ogni riferimento alla
letteratura su Anselmo.
' Aliquid quo nihil maius cogitari possit (An elmo, p. 101).
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che prima di Anselmo o non erano esistite o non erano presentate insieme.
Poiché in seguito sosterro la tesi che il poema didattico di Parmenide
dev’essere considerato in un certo senso il precedente del1’argomentazio-
ne di Anselmo, allora debbo mettere in chiaro fin d’ora che questo prece-
dente non era una prova de11’esistenza di Dio e non poteva esserlo,
perché agli inizi del pensiero greco non vi erano ancora le coudizioni
che avrebbero reso possibile la prova dell’esistenza di Dio dl Anselmo.
Aflermo piuttosto che l’argomentazione di Anselmo puo essere interpretata
anche in modo diverso dalla prova delI’esistenxa di Dio, e nella luce
di queste altre interpretazioni si pu6 parlare di un antefatto del1’argo
rnentazione in Parmenide.
Per proteggere la mia inteipretazione in tal senso da fraintendimenti
e, nello stesso tempo, per prepararla, vogliO prima brevemente spiega-
re, quali erano le essenziali condizioni concettuali nelle quali Anselmo, per
la prima volta, poteva dare la prova ontologica dell’esistenza di Dio.
Anselmo stesso st tendeva chiaramente conto di queste condizioni. Le
ha citate nel secondo capitolo del Proifogioo ed anteposte al pensiero
probatorio che abbiamo appena ricapitolato. Si tratta di tre condizioni.
Esse coincidono oggettivamente con le tre condizioni per l’eseguibilitJ
della prova ontologica in genere che D. Henrich ha esposto nel capitolo
finale del suo famoso libro sulla prova ontologica dell’esistenza di Dio
ne1l’etii moderns '.
Per primo Anselmo premette che Dio, i1 creatore, ci e noto dalla
fede come quella cosa oltre la quale non si puo pensare nulla di piu
grande. Dietro questa aflermazione sta la nuova determinazione del divino
inaugurata dal neoplatonismo come di un principio incondiziOnato che
trascende il mondo. Questa e la prima condizione per la eseguibilitii della
prova ontologica dell’esistenza di Dio ’, Secondo, questa prova de1l’esi-
stenza di Dio eel Proi/ogios rappresenta una cosa del tutto nuova rispetto
alle prove dell’esistenza dv Dio classiche antiche. Qoeste prove servivano
a provare i1 compimento de1l’oidinamento del mondo, del cosrno. In
fondo non si interessavano a Dio, ma al mondo.
R D’iO di t;Ili prove non e adatto, per il suo inserimento nel cosmo,
come oggetto di una fede. Il concetto di una fede in Dio rrel sense biblico-
cristiano ers estraneo alla grecit3 classica. Solo il Dio inteso come un
assoluto trascendente del mondo puo esser creduto, e solo per lui si
puo porre il problema di assicurarsi razionalmente, oltre la fede della sua
esistenza. Questa assicurazione punta, senza deviazione nel cosmo, cli-

° FIETER HENRICH, Der oniolo$iche Gottesbeweis. Sein Problem und Seine


Geschichte in der Neuzeil, Tubingen 1960, p, 263 ss.
' Cfr., Op. rid., p. 263.
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