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Lo studio che ha segnato l’avvio, in tempi recenti, dell’interpretazione ermeneu-
tico-contestualistica è quello, molto celebre, di W. WIELAND, Platon und die Formen des
Wissens, Göttingen 1982, il quale concepisce la dialettica come un sapere d’uso relativo
alle idee, ma non come un sapere teoretico-descrittivo intorno alle idee (Wieland parla di
Ideen ohne Ideenlehre). Sulla medesima linea, volta a concepire la conoscenza filosofica in
termini di sapere d’uso (Gebrauchswissen) non fissabile proposizionalmente, si muove G.
DAMSCHEN, Grenzen des Gesprächs über Ideen. Die Formen des Wissens und die Notwendigkeit
ELENCHOS
XXVII (2006) fasc. 2
BIBLIOPOLIS
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Non è qui possibile dare conto neppure in forma parziale dell’immensa bibliogra-
fia relativa alla immagine della linea. Mi limito dunque a rinviare alla raccolta ragionata di
Y. LAFRANCE, Pour interpréter Platon. La ligne en République VI, 509d-511e. Bilan analitique des
études (1804-1984), Montréal-Paris 1987. Tra i contributi successivi segnalo solo N.D.
SMITH, Plato’s Divided Line, «Ancient Philosophy», XVI (1996) pp. 25-46.
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Cfr. J. HALFWASSEN, Der Aufstieg zum Einen. Untersuchungen zu Platon und Plotin,
Stuttgart 1992, p. 231 nota 29, per il quale la conoscenza noetica delle idee e dei principi
viene descritta da Platone «als “Schau”, “Berühurung” oder “Erleuchtung”, wobei er das
Moment der Plötzlichkeit (exaiphnes), des Herautretens aus der Zeit und den Bezügen
des diskursiven Denkens, als für sie konstitutiv hervorhebt». Con diverse accentuazioni
sostengono la tesi intuizionistico-visualistica anche F. FRONTEROTTA, Il Platone di Mario
Vegetti, «Elenchos», XXIV (2003) pp. 375-97, partic. 390-1 e F. ARONADIO, Procedure e
verità in Platone (‘Menone’ ‘Cratilo’ ‘Repubblica’), Napoli 2002, pp. 171-260.
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Sulla opportunità di non confinare il campo di applicazione della dianoia alle
scienze matematiche cfr. K. DORTER, The Transformation of Plato’s ‘Republic’, London-
New York-Toronto-Oxford 2006, pp. 192-3. Che anche la dianoia si rivolga alle idee vie-
ne provato dal riferimento al quadrato in sé e alla diagonale in sé di 510 D 7-8. Il fatto che
gli oggetti della matematica siano idee non significa però che non siano idee di rango in
qualche modo inferiore (come dovrebbe presupporre una rigida applicazione del paralle-
lismo tra forme cognitive e oggetti conosciuti).
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Per le operazioni costruttive messe in atto nelle dimostrazioni matematiche cfr.
resp. VII 527 A 6-B 1. Su tutto ciò è fondamentale F. FRANCO REPELLINI, La linea e la caverna,
in M. VEGETTI (a cura di), Platone. La Repubblica, V, cit., pp. 355-403, partic. 369 sgg.
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Sulla referenzialità noetica della dialettica cfr. Y. LAFRANCE, La rationalité pla-
tonicienne: mathématiques et dialectique chez Platon, in M. NARCY (éd.), L’amour du savoir, Pa-
ris 2001, pp. 13-48, partic. 34, e M. VEGETTI, Dialettica, in M. VEGETTI (a cura di), Pla-
tone. La Repubblica, V, cit., pp. 405-33, partic. 410-5.
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Sulla natura strutturalmente mediata e discorsiva delle procedure della dialetti-
ca cfr. M. DIXSAUT, Métamorphoses de la dialectique dans les dialogues de Platon, Paris 2001,
pp. 68-94, e M. VEGETTI, Dialettica, cit., p. 408 e passim.
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to; a[riston ejn toi'" ou\si)14. Tuttavia, il modo stesso in cui Platone
presenta il rapporto tra il percorso e il suo culmine induce a ritene-
re che visione e contatto non siano altro che metafore attraverso le
quali egli intende sottolineare che il processo (poreiva, mevqodo") è
giunto effettivamente al termine e ha generato la conoscenza auten-
tica, ossia quel tipo di conoscenza che non è più soggetta a confu-
tazione (la piena e assoluta comprensione di un rapporto oggettivo
viene metaforizzata dall’immagine della visione e del contatto). Ciò
significa che visione e contatto non alludono a una modalità cogni-
tiva eterogenea nei confronti del percorso discorsivo della dialettica,
bensì allo stadio finale di questo stesso percorso, quando la descri-
zione proposizionale dell’essere-così della cosa non è più soggetta a
confutazione, dal momento che risulta definitivamente fondata su
un principio non ipotetico15.
L’unico consistente appiglio in favore dell’interpretazione in-
tuizionistica della noetica platonica sembra dunque venire meno,
ove si consideri la natura metaforica ed esemplificativa dei richiami
alla visione e al contatto 16. Del resto, il modo in cui viene presenta-
ta la differenza tra diavnoia e novhsi" non lascia spazio, come si è vi-
sto, a un’interpretazione di tal genere. Le due forme di conoscenza
attive in ambito intelligibile non si distinguono perché la prima è
discorsiva, mentre la seconda intuitiva; entrambe esprimono un
sapere metodico, relazionale e sostanzialmente proposizionale. La
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Sull’intuizionismo implicito nella metafora visiva e in quella tattile hanno posto
l’accento tra gli altri TH.A. SZLEZÁK, La ‘Repubblica’ di Platone. I libri centrali, trad. it. Bre-
scia 2003, pp. 117-20, e F. ARONADIO, Il problema dell’intuizione in Platone, in AA.VV., Il
problema dell’intuizione. Tre studi su Platone Kant Husserl, Napoli 2002, pp. 19-61, partic.
34-8.
15
Che visione e contatto esprimano il punto finale (immanente non trascendente)
della discorsività dialettica viene dimostrato in modo convincente da J. SZAIF, Platon über
Wahrheit und Kohärenz, «Archiv für Geschichte der Philosophie», LXXXII (2000) pp. 119-
48, partic. 130-3.
16
Su tutto ciò cfr. P. STEMMER, Platons Dialektik cit., p. 219, e F. TRABATTONI, Il
sapere del filosofo, cit., pp. 154-7. Sulla valenza anche religiosa della metafora della visione
si può consultare A.W. NIGHTINGALE, The Philosopher at the Festival: Plato’s Transforma-
tion of Traditional ‘Theoria’, in J. ELSNER-I. RUTHERFORD (eds), Pilgrimage in Graeco-
Roman & Early Christian Antiquity. Seeing the Gods, Oxford 2005, pp. 151-80.
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Sul lovgon didovnai come Kennzeichen des Wissens cfr. J. SZAIF, Platon über Wahrheit
und Kohärenz, cit., p. 130.
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Non credo che la pratica del lovgon didovnai possa venire interpretata nel senso
molto indebolito e socratico che propone F.J. GONZALEZ, Nonpropositional Knowledge in
Plato, cit., pp. 280-3, il quale esclude che tale attività consista nel fornire in forma propo-
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Cosi recentemente H.J. KRÄMER, Ist die Noesis bei Platon fallibel?, in E. JAIN-S.
GRÄTZEL (Hrsgg.), Sein und Werden im Lichte Platons, Festschrift für Karl Albert, Frei-
burg-München 2001, pp. 111-21. Si veda l’intelligente discussione sulla presunta po-
tenzialità intuizionistica del rifiuto del principio di bivalenza in C. HORN-C. RAPP, In-
tuition und Methode cit., pp. 22-3.
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Fondamentali in proposito le considerazioni di T. BUTLER, Identity and Infallibil-
ity in Plato’s Epistemology, «Apeiron», XXXIX (2006) pp. 1-25, il quale pone l’accento sul
contenuto informativo (dunque proposizionale e descrittivo) che consente di conseguire
un sapere assoluto e infallibile.
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eidetischen Gehaltes muss einhergehen mit der Fähigkeit, ihn in Sätzen zu charakteri-
sieren, und zwar zuvördest (wenigstens als Ideal) in einem definitorischen Satz». Si veda
anche quanto dico in F. FERRARI, Conoscenza e opinione: il filosofo e la città, in M. VEGETTI (a
cura di), Platone. La Repubblica, IV, cit., pp. 393-419, partic. 407-15.
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Su come questo processo di trasformazione dell’opinione vera in sapere viene de-
scritto nel Menone mi sia consentito di rinviare a F. FERRARI, La transizione epistemica, in
M. ERLER-L. BRISSON (eds), Plato: ‘Gorgias’ and ‘Meno’, Proceedings of the VII Symposium
Platonicum, Sankt Augustin 2007, pp. 290-6.
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Bisogna comunque osservare, come mi suggerisce per litteram Mario Vegetti, che
la completezza della conoscenza è garantita dalle procedure noetico-dialettiche qui rico-
struite solo per segmenti determinati e circoscritti di sapere (il movimento dialettico ar-
riva a fondare una singola ipotesi o un gruppo limitato di ipotesi, generando in questo
modo un sapere assoluto, ma locale). Per pervenire a un sapere integrale, ossia relativo alla
totalità del cosmo ideale, occorre estendere tale procedura a tutti gli oggetti eidetici; il
che è in linea di principio possibile, ma certamente molto difficile (si pensi al progetto
di sintassi eidetica universale prospettato nel Sofista e, per certi aspetti, anche nella prima
parte del Filebo).