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alle fasi tettogenetiche si sono succedute alcune fasi tardo-postorogenetiche, che si sono manifestate in regime estensionale, Consiglio Nazionale

Nazionale delle Ricerche Università degli Studi di Pisa


di cui si dirà poco più avanti, con la genesi di fratture normali associate e tali da compartimentare la regione appennini-
ca in alti e bassi morfologici. Gruppo Nazionale per la Difesa Dipartimento di Scienze della Terra
dalle Catastrofi Idrogeologiche Unità Operativa 2.13

3.3 - Le strutture

Il motivo morfostrutturale dominante del territorio provinciale è l’allungamento delle dorsali montuose secondo la dire-
zione appenninica, che di solito corrispondono alla culminazione delle strutture tettoniche positive. Esse si sono originate
come sequenza d’anticlinali (e sinclinali) durante le fasi della tettonica compressiva, che hanno portato alla costruzione di
un edificio a falde di ricoprimento e poi all’emersione delle terre della primitiva catena appenninica. Le massime culmi-
nazioni assiali si trovano a sud presso il Golfo della Spezia, dove un alto strutturale ben definito si trova presso Bocca di
Magra-Punta Bianca, affiorandovi rocce analoghe a quelle del basamento metamorfico delle Alpi Apuane (fuori provin-
cia). Se la strutturazione dell’Appennino ha permesso il dispiegarsi da ovest verso est delle grandi strutture plicative, que-
ste sono state poi ribadite ma scomposte dalla tettonica più tardiva che si è espressa soprattutto con faglie distensive di na-
tura listrica e così si sono formate serie di pilastri e di fosse tettoniche. Questa tettonica distensiva, verosimilmente ancora
in atto, è legata all’apertura del Mare Ligure, che attualmente appare una grande zona sprofondata.
A occidente presso la costa sta una lunga e grandiosa anticlinale con vergenza occidentale, che affiora a sud già dalle
isole del Tino e della Palmaria e che coinvolge non solo le unità toscane ma anche parte delle unità subliguri e liguri. La Atlante dei Centri Abitati Instabili
struttura è molto complessa: mentre a ovest dello spartiacque Mare Ligure-Golfo gli strati sono in posizione normale o al
massimo verticali, sul fianco est si hanno strati in posizione rovesciata. Inoltre il bordo orientale è segnato da una frattu-
ra, più altre minori, di grandissimo rigetto (> 2000 m), poiché alla Foce della Spezia la base della Falda Toscana con il della Liguria
Calcare Cavernoso viene a contatto con l’Arenaria del Gottero, tetto di una delle falde liguri.
A oriente di questa megastruttura si trova la sinclinale del Vara, un’area parzialmente sprofondata in seguito alla tetto-
nica distensiva. A sud ovest di questa si trova la depressione tettonica del Golfo della Spezia, ancor più chiaramente pre-
I. Pr ovincia della Spezia
determinata dalle faglie longitudinali distensive presenti a suoi lati, forse una depressione minore nell’ambito della più gran-
de struttura negativa della Val di Vara-Val di Magra. Ancora più ad oriente si trova, infatti, la depressione tettonica del
basso Magra e successivamente la lunga anticlinale che corrisponde alla dorsale che separa il medio-basso Vara dalla Val P.R. Federici, F. Baldacci, A. Petresi e A. Serani
di Magra.
Le faglie che caratterizzano questo tratto d’Appennino sono orientate secondo due direzioni principali, quella longitu-
dinale o appenninica (NO-SE) e quella trasversale (SO-NE). La prima è propria delle faglie dirette a carattere distensivo,
spesso associate in fasci paralleli che hanno dato origine alla strutturazione a horst e graben delle anticlinali e delle sin-
clinali. Il loro rigetto tende a ridursi andando verso nord-ovest e in ogni caso hanno determinato una caratteristica fonda-
mentale della catena, con la creazione dei bacini intermontani. La seconda direzione è propria di linee tettoniche trasver-
sali, probabilmente faglie trascorrenti ben visibili nelle foto aeree o da satellite, poco chiare sul terreno. Una linea molto
evidente si allunga fra il Golfo della Spezia e la Val Secchia, in Emilia, passante per Aulla. Una minore passa per Lerici e
lo stesso promontorio è bruscamente troncato a sud. Nell’alta Val di Vara sono state individuate linee trasversali fra Vare-
se Ligure e Sesta Godano, un’altra linea trasversale da Deiva Marina-Levanto attraverso la valle del Torrente Torza, pas-
sando poco a nord del Monte Gottero, raggiunge la Val di Secchia. Esse dovrebbero essere contemporanee delle fasi di
sovrascorrimento, ma non si esclude una loro riattivazione neotettonica. L’intersezione delle faglie normali longitudinali con
quelle trasversali ha geometrizzato le aree, che in tal modo hanno sviluppato movimenti di sollevamento assoluto e relati-
vo differenziale.
E’ all’interno dei graben che si conservano bene le coperture degli Insiemi liguri. Ma, come già accennato, oltre a que-
sti, in essi sono presenti sedimenti lacustri, fluvio-lacustri e fluviali terrazzati (e ovviamente discordanti sui complessi tetto-
nici strutturati dalla tettogenesi), eredità dei bacini che in essi si erano formati. I più estesi e potenti depositi si trovano nel-
la zona di Caniparola-Sarzana-Ponzano Magra; altri notevoli sono nel bacino di Sesta Godano-Bergassana. Spesso han-
no dato luogo a coltivazioni industriali (lignite, argille per la ceramica). L’età della base va dal Rusciniano (a Sarzana) al
Villafranchiano inferiore (a Sesta Godano) e sale con le serie fino al Pleistocene. Esse mostrano un’evoluzione da ambiente
lacustre e fluvio-lacustre a palustre e poi a piana intermontana, quest’ultima testimoniata dalla presenza di depositi di co-
noide a grossi ciottoli di Macigno o di Arenarie del Gottero, sui quali si può trovare un paleosuolo del Pleistocene supe-
riore. Infine sopra di tutto si trovano alluvioni terrazzate oloceniche.
La tettonica estensionale ha ribadito le linee preferenziali precedenti ed ha avuto il risultato di compartimentare la re-
gione in spazi geometricamente ben definiti. Così i bassi morfologici corrispondono alle zone sprofondate del Mare Ligu-
re, della Val di Vara e del Golfo della Spezia, della bassa Val di Magra. Questi ultimi, tuttavia, fanno parte di un’unica
grandiosa struttura distensiva compresa fra la grande faglia della Spezia, posta sul lato interno del promontorio di Porto-
venere, e un’altra che borda il lato marittimo della catena principale dell’Appennino (faglia di Groppodalosio), con nel mez-
zo l’horst di M. Cornoviglio e quello del Promontorio orientale del Golfo della Spezia. La distensione non ha esaurito la
sua attività e un riflesso di essa è l’attività sismica con meccanismi focali di tipo tensionale. Per quel che riguarda l’Appennino
Regione Liguria
nord-occidentale è documentata solo una sismicità moderata. Tuttavia nel territorio di Varese Ligure fra il 1927 e il 1929
vi è stata una sequenza tellurica con massimi non superiori al VII grado della scala Mercalli. Recentemente (1982) una se-
quenza tellurica è stata avvertita e registrata nell’alta Val Taro contigua all’Alto Vara. 2001
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b) Ligure Esterno
E’ costituito da diverse unità tettoniche variamente disposte, ma in generale sono presenti delle grandi falde di “Flysch
ad Elmintoidi” a dominante calcarea, che lungo superfici di scollamento sovrastano i “Complessi di base”, prevalentemente
argillosi e con olistoliti ofiolitici.
UNITA' DI OTTONE - S. STEFANO

Brecce di S.Maria: brecce monogeniche a supporto di matrice, costituite da clasti angolari e subangolari di calcari e calca-
reniti riferibili alla formazione delle Argille a palombini in matrice argillitica; sono presenti olistoliti di brecce ofiolitiche. La for-
mazione è attribuibile al Campaniano inferiore.

Arenarie di Casanova: comprendono sequenze torbiditiche formate in prevalenza da arenarie ofiolitiche a grana media o
arenarie quarzoso - micacee fini con subordinate argilliti e argilliti siltose. Al tetto, il passaggio al sovrastante Flysch è strati-
grafico per alternanze, con la comparsa di bancate calcareo - marnose che divengono progressivamente prevalenti. La formazione
è attribuibile al Campaniano inferiore.

Flysch ad Elmintoidi di Ottone-S.Stefano: torbiditi calcaree costituite da calcareniti, marne calcaree, marne e argilliti mar-
nose in strati spessi e molto spessi; presenti emipelagiti argillitiche in strati sottili e medi. La formazione è attribuibile al Cam-
paniano medio - superiore- Maastrichtiano.

Argilliti a blocchi di M.Veri: brecce costituite da frammenti di strato appartenenti alla formazione delle Argille a palombini
in matrice argillitica. Sono presenti masse non dissociate di Argille a palombini, olistoliti di brecce ofiolitiche, di ofioliti e della
relativa copertura sedimentaria. Si trovano anche intercalazioni di brecce monogeniche, a supporto di matrice, costituite da cla-
sti angolari e subangolari di calcari riferibili alla formazione delle Argille a palombini in matrice argillitica. Le Argilliti a bloc-
chi di M. Veri sono presenti come intercalazioni all'interno del Flysch ad Elmintoidi. La formazione è attribuibile al Campania-
no medio - superiore.

3.2 - Evoluzione paleogeografica e tettonica

La genesi della catena appenninica è connessa all’evoluzione paleogeografica (apertura e successiva chiusura) della Te-
tide. Momenti importanti sono stati, nel Trias superiore, una forte subsidenza del margine continentale africano con la for-
mazione di sedimenti dolomitico-evaporitici e nel Lias la costruzione di una piattaforma carbonatica che ebbe fine nel Si-
nemuriano per una sua sommersione e fratturazione. Successivamente si ebbe lo sviluppo di facies calcaree pelagiche e
poi per un aumento della profondità, nel Dogger-Malm, di facies silico-radiolaritiche. E’ questo il segnale dell’apertura ocea-
nica che ha causato la nascita del bacino Ligure-Piemontese, che ha permesso così la sedimentazione di Diaspri e di Cal-
cari a Calpionelle anche sul margine continentale africano (Placca Apula o Adria).
Nel Cretaceo-Eocene si depositano uniformemente sul dominio Toscano le marne pelagiche della Scaglia rossa. Nell’Oligocene
medio (?) - superiore si ha infine la sedimentazione delle torbiditi arenacee del Macigno, il flysch che chiude la serie To-
scana probabilmente nel Miocene inferiore.
I primi corpi geologici dell’evoluzione dell’oceano Ligure-Piemontese sono le ofioliti, presenti in masse colossali nelle Li-
guridi Interne (Unità Bracco-Val Graveglia) come nuclei di pieghe coricate e provviste della loro copertura sedimentaria
(Diaspri e Calcari a Calpionelle, Argille a palombini). Con il Campaniano superiore-Maastrichtiano compaiono le poten-
ti torbiditi arenacee degli Scisti della Val Lavagna e del Gottero, che si concludono con le argilliti varicolori nel Paleocene.
Per le Liguridi Esterne, che sono completamente scollate dal loro substrato, la storia sedimentaria è ricostruibile solo con
l’Albiano e Campaniano inferiore con i complessi di base argillosi, ma ricchi di materiali detritici ofiolitici e sedimentari.
L’elemento più vistoso sono le intercalazioni di masse ofiolitiche, anche grandi, segno dell’instabilità dei vicini rilievi ocea-
nici di natura ofiolitica (Ruga del Bracco).
Con il Campaniano-Paleocene si ha la diffusione delle torbiditi a dominante calcarea dei Flysch ad Elmintoidi. Verso l’E-
milia la sedimentazione continua fino all’Eocene ed oggi i Flysch ad Elmintoidi scollati sono fra loro indipendenti e costi-
tuiscono varie unità tettoniche.
La storia evolutiva dell’Appennino settentrionale si attua con una serie complessa di fasi tettogenetiche che si possono
sintetizzare in due principali.
La prima deformazione corrisponde all’insieme delle “fasi liguri”, così dette in quanto si sono espresse nel dominio in-
terno, con una fase di raccorciamento, formazione di pieghe isoclinali e sovrapposizione di falde, seguita da una secon-
da di ulteriore compressione e ripiegamento dei contatti tettonici e poi da una terza con formazione di retrocarreggiamenti.
Le fasi liguri si sono verificate prima della sedimentazione del Bacino Terziario Piemontese, la potente serie terrigena tra-
sgressiva delle Langhe, dell’Alto Monferrato e della zona Lemme-Staffora (il Bacino Terziario non interessa quindi la Pro-
vincia della Spezia), dell'Eocene superiore-Oligocene.
La seconda deformazione corrisponde alle cosiddette “fasi toscane” che comportano, nella strutturazione del margine
Il volume è stato stampato a cura della Regione Liguria.
apulo, la sovrapposizione delle Liguridi già deformate sulle unità Sub-Liguri, che si sovrappongono a loro volta a quelle
Lo studio e i rilevamenti sono stati compiuti con fondi del C.N.R. - G.N.D.C.I. assegnati all’Unità Ope- toscane.
rativa 13 (Pisa) (Responsabile Prof. P.R. Federici) della Linea 2 «Previsione e prevenzione degli eventi Questa seconda deformazione termina in Toscana nel Tortoniano superiore con una diversa fase, la deposizione dei se-
dimenti trasgressivi del cosiddetto Neoautoctono. I primi sedimenti post-orogeni, all’interno dei graben determinati dalla
franosi a grande rischio» (Resp. P. Canuti), Programma Speciale: Studio dei Centri Abitati Instabili - tettonica distensiva, in provincia della Spezia appartengono al Rusciniano (bacino fluvio-lacustre di Sarzana), quindi un
Pubblicazione n. 2270. pò più tardi che nel sud della Toscana si ha il sigillo alle fasi compressive. Questa sedimentazione è stata possibile poiché

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Insieme Ligure
L’Insieme Ligure è suddivisibile in due grandi gruppi di formazioni e unità tettoniche, il Liguride interno e il Liguride ester-
no, entrambi caratterizzati dalla presenza di ofioliti, in posizione primaria nel primo, sotto forma di olistoliti nel secondo.
Il contatto fra i due Insiemi è dato da una linea tettonica che dalla Val Trebbia si allunga fino alla Bassa Val di Magra, lun-
go la quale l’Insieme Interno si accavalla su quell’Esterno.

a) Ligure Interno
Si distinguono tre unità tettoniche: a) Unità di Colli-Tavarone, b) Unità del Bracco-Val Graveglia, c) Unità del Gottero. La AUTORI
principale caratteristica, già accennata, è quella della loro origine oceanica, dimostrata dalla posizione, non modificata
successivamente, delle grandi masse di ofioliti sotto la copertura sedimentaria.

UNITA' DI COLLI TAVARONE Paolo Roberto Federici - Dipartimento di Scienze della Terra, Università di Pisa.
E’ il responsabile dell’Unità Operativa 13.2 (Pisa). Ha progettato le ricerche e il volume. Ha partecipato ai lavori sul ter-
Argille a palombini: comprendono un'alternanza regolare di torbiditi calcaree in strati medi, costituite da calcilutiti silicee tal- reno. E’ autore del testo e ha sovrinteso alla elaborazione dell’opera.
volta con base calcarenitica e di emipelagiti in strati medi e spessi. Verso l'alto della formazione compaiono marne e marne
calcaree in strati medi e spessi e quarzoareniti in strati sottili. La formazione è attribuibile al Berriasiano - Santoniano.

Scisti della Val Lavagna: torbiditi pelitico arenacee, costituite da argilliti scure e siltiti in strati medi e spessi, con arenarie e
marne, e torbiditi calcaree costituite da calcareniti, marne, marne calcaree e argilliti in strati spessi e molto spessi. La forma- Francesco Baldacci - Dipartimento di Scienze della Terra, Università di Pisa.
zione è attribuibile al Campaniano - Maastrichtiano inferiore. Si è occupato del rilevamento, dell’approntamento delle carte geomorfologiche e delle relative schede. E’ autore degli
Formazione di Colli-Tavarone: comprende argilliti varicolori e in netto subordine, calcareniti, siltiti e quarzoareniti in strati
schemi morfo-strutturali delle paleofrane.
medi e sottili, con intercalazioni lenticolari di brecce e di numerosi olistoliti e olistostromi provenienti dal disfacimento di una
successione sedimentaria a basamento ofiolitico. La formazione è attribuibile al Paleocene p.p..

Andrea Petresi - Dipartimento di Scienze della Terra, Università di Pisa.


UNITA' DEL BRACCO - VAL GRAVEGLIA Si è occupato del rilevamento di alcune zone e ha contribuito all’elaborazione informatica delle legende. Ha compiuto
ricerche storiche d’archivio.
Ultramafiti: lherzoliti e, in netto subordine, harzburgiti, duniti e pirosseniti con strutture tettoniche e protogranulari. Le ultra-
mafiti sono parzialmente o totalmente serpentinizzate. Presenti filoni basaltici. Il contatto con la copertura sedimentaria è tal-
volta marcato da livelli metrici di oficalciti (Breccia di Levanto). Allineamenti di ultramafiti serpentinizzate sono spesso localiz-
zati lungo i contatti tettonici principali e le faglie. Le ultramafiti sono attribuibili al Giurassico medio - superiore. Alessandro Serani - Dipartimento di Scienze della Terra, Università di Pisa.
Complesso gabbrico: Mg - gabbri (troctoliti, gabbronoriti e olivingabbri), generalmente con struttura isotropa, spesso peg- Si è occupato del rilevamento geomorfologico di tutti i centri e della elaborazione delle schede. Si è occupato delle ricer-
matoide. Sono presenti "shear zones" con struttura gneissica occhiadina (flaser gabbro) e filoni basaltici. Il complesso è attri- che storiche d’archivio.
buibile al Giurassico medio - superiore.

Basalti (Diabasi auct): rocce a struttura granulare da media a fine, di colore scuro per lo più verdastro, con microstruttura ofi-
tica (plagioclasio basico più augite, cloritizzati) spesso si trovano con giacitura a pillows, talvolta brecciati. La formazione è at-
tribuibile al Giurassico superiore.

Diaspri: alternanza regolare di radiolariti e subordinate ftaniti in strati medi e sottili; alla base della formazione sono presenti
intercalazioni di siltiti ed arenarie ofiolitiche in strati medi e sottili. La formazione è attribuibile al Calloviano medio - superiore
- Titoniano.

Calcari a Calpionelle: alternanza regolare di torbiditi calcaree in strati medi e spessi separati da strati molto sottili di emipe-
lagiti argillitiche. Le torbiditi calcaree sono costituite da calcilutiti talvolta con base calcarenitica. Sono inoltre presenti marne e
marne calcaree in strati medi e spessi. La formazione è attribuibile al Berriasiano.

Argille a palombini: comprendono un'alternanza regolare di torbiditi calcaree in strati medi, costituite da calcilutiti silicee tal-
volta con base calcarenitica e di emipelagiti in strati medi e spessi; verso l'alto della formazione compaiono marne e marne cal-
caree in strati medi e spessi e quarzoareniti in strati sottili. La formazione è attribuibile al Berriasiano - Santoniano.

UNITÀ DEL GOTTERO

Argille a palombini: comprendono un'alternanza regolare di torbiditi calcaree in strati medi, costituite da calcilutiti silicee tal-
volta con base calcarenitica e di emipelagiti in strati medi e spessi. Verso l'alto della formazione compaiono marne e marne
calcaree in strati medi e spessi e quarzoareniti in strati sottili. La formazione appartiene al Berriasiano - Santoniano.

Scisti della Val Lavagna: torbiditi pelitico - arenacee, costituite da argilliti scure e siltiti in strati medi e spessi, con arenarie e
marne, e torbiditi calcaree costituite da calcareniti, marne, marne calcaree e argilliti in strati spessi e molto spessi. La forma-
zione appartiene al Campaniano - Maastrichtiano inferiore.

Arenarie del Monte Gottero: torbiditi arenaceo - pelitiche costituite da arenarie quarzoso - feldspatiche (grovacche feldspa-
tiche), argilliti e siltiti in strati medi e spessi; sono frequenti strati arenacei amalgamati e intercalazioni lenticolari di argilliti va-
ricolori, argilliti marnose e marne. La formazione appartiene al Maastrichtiano superiore - Paleocene p.p..

Scisti del Bocco: comprendono argilliti varicolori e, in netto subordine, calcareniti, siltiti e quarzoareniti in strati medi e sotti-
li, con intercalazioni lenticolari di brecce e di numerosi olistoliti e olistostromi provenienti dal disfacimento di una successione
sedimentaria a basamento ofiolitico. La formazione appartiene al Paleocene p.p.. La formazione si pone in discordanza stra-
tigrafica sulle Arenarie del Gottero.

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In Provincia affiorano largamente le formazioni dei due Insiemi. Infatti, gli assi delle pieghe dei due promontori a facies
toscana del Golfo della Spezia hanno un’evidente immersione assiale verso nord-ovest e quindi sono progressivamente ri-
coperti dalle Unità Subliguri e Liguri. Verso sud la Falda Toscana a sua volta si sovrappone tettonicamente alle Unità To-
scane metamorfiche delle Apuane. E’ chiaro che le serie toscane affiorano come “finestre tettoniche” aperte in seguito al-
lo scollamento e traslazione delle unità tettoniche sovrastanti e all’erosione.

Insieme Toscano
Dell’Insieme esterno toscano affiora largamente nel Golfo della Spezia la Falda Toscana, una successione di formazio-
ni che vanno dalle evaporiti del Trias superiore fino alle torbiditi del Macigno dell’Oligocene superiore-Miocene inferiore
attraverso un’ampia serie di formazioni carbonatiche del Mesozoico di ambiente neritico e di pelagiti (Scaglia Rossa).
L’Insieme esterno del Dominio Toscano, che si era aperto sul substrato continentale della placca apula-africana, si è fram-
mentato in Unità minori. Infatti all’estremità sud-orientale del promontorio occidentale del Golfo della Spezia affiora un li-
mitato lembo di una Unità tettonica metamorfica più profonda (Unità di Portovenere-Panigaglia), che nella visione di un
edificio a falde dovrebbe rappresentare l’Unità più interna (resti della ruga insubrica ?). Anche nel promontorio orientale
del Golfo affiorano più unità tettoniche, poiché la Falda Toscana sormonta un’Unità minore, quella di Lerici-Tellaro e al di
sotto di esse fra Ameglia e Punta Bianca, S. Terenzo, S. Bartolomeo e Fontevivo affiora un’estesa successione di formazioni
metamorfiche riconducibile all’Unità di Massa.
La successione Toscana della Spezia è composta dalle seguenti formazioni:
Calcare cavernoso (Norico-Retico), Calcari e marne a Rhaetavicula contorta (Norico-Retico), Calcare massiccio (Hettangiano), Calcari ad Angulati (Lias
inferiore), Rosso ammonitico (Lias inferiore), Calcari selciferi (Lias medio-superiore), Marne a Posidonia (Toarciano-? Calloviano), Diaspri (Malm), Maio-
lica (Titoniano superiore-Cretaceo inferiore, Scaglia toscana (Cretaceo inferiore-Paleogene), Macigno (Oligocene superiore - Miocene inferiore).

Le formazioni toscane, per quanto interessate da frane, come ad esempio lungo il promontorio orientale del Golfo della
Spezia, non ospitano centri abitati colpiti da instabilità. Pertanto si danno qui solo le note sulla Scaglia e sul Macigno.

Scaglia: Argilliti varicolori, marne e marne calcaree rossastre con intercalazioni di calcilutiti, calcilutiti silicee e calcareniti.
La formazione appartiene al Cretaceo inferiore-Paleogene.

Macigno: torbiditi costituite da strati arenacei da medi a molto spessi (fino a oltre 2-3 m) con base grossolana, a volte gra-
data, seguita da intervalli laminati a granulometria più fine e quindi da un intervallo pelitico di spessore quasi sempre inferio-
re a 3 - 4 cm; torbiditi sottili formate da strati arenacei (spessore massimo 30 - 40 cm) a grana fine, che verso l'alto passano
ad un intervallo pelitico spesso non più di 10 cm. Macigno: Membro delle Arenarie Zonate di Riomaggiore: arenarie preva-
lenti con alternanze siltose e marnose; siltiti generalmente fini; marne straterellate, verso il basso alternanti con siltiti, verso il tet-
to della serie nettamente prevalenti. La formazione appartiene all’Oligocene superiore - Miocene inferiore.

Insieme Subligure
Si tratta d’Unità molto composite che sostanzialmente si trovano sopra la Falda Toscana, anche se suoi frammenti sono
intercalati alle torbiditi del macigno sotto forma di olistostromi. Il Complesso meglio definito è l’Unità di Canetolo. Essa è
suddivisa in almeno due gruppi di formazioni, che sostanzialmente sono prive di ofioliti, che invece caratterizzano le Uni-
tà Liguri. Si ha dunque: a) un gruppo di formazioni in posizione inferiore, le “Argille e Calcari di Canetolo” del Paleoce-
ne-Eocene e i “Calcari di Groppo del Vescovo” (Eocene); b) un gruppo di formazioni in posizione superiore, le “Arenarie
di Ponte Bratica” e le “Arenarie di Petrignacola”, (Oligocene inferiore-Miocene inferiore), le seconde ricche in vulcanoclastiti.
Fra i due gruppi di formazioni si nota una discordanza (sedimentaria).
L’Unità Sub-ligure di Canetolo presenta diversi problemi, ma si può interpretare come l’espressione dei corpi alloctoni,
temporalmente i primi, originati dalla migrazione verso est di un’avanfossa prossima al bordo interno del bacino del Ma-
cigno toscano.
UNITA' DI CANETOLO

Argille e calcari: argilliti scure, fissili, con intercalazioni di strati calcarei e spezzoni di bancate calcareo marnose e calcare-
niti bioclastiche; i calcari ed i calcari - marnosi con patina di alterazione ocracea sono compatti e a grana finissima con frat-
tura concoide, hanno uno spessore variabile da pochi cm a circa 50 cm e sono notevolmente deformati e spesso “boudinati”:
il tutto è assai tettonizzato. La formazione appartiene al Paleocene (?) - Eocene medio.

Calcari di Groppo del Vescovo: calcari e calcari marnosi in banchi spessi e massicci di colore da grigio a biancastro, ricchi
di frustoli carboniosi, che si alternano con marne calcaree di colore grigio più scuro. La formazione appartiene al Paleocene -
Eocene.

Arenarie di Ponte Bratica: sequenze torbiditiche costituite da arenarie fini grigio - verdastre, in strati sottili (in media 10 -
15 cm) fittamente laminati, alternati a strati marnoso - siltosi di potenza pressoché equivalente. La formazione appartiene al-
l'Oligocene superiore (?) - Langhiano.

Arenarie di Petrignacola: affiorano sotto forma di piccole lenti intercalate alle Arenarie di Ponte Bratica. Si presentano in li-
velli conglomeratici di spessore fino a 2-3 m, associati a banchi arenacei più sottili; hanno una gradazione poco evidente e al-
l’interno della facies conglomeratica si distinguono macroscopicamente clasti di graniti, gneiss, pegmatiti e subordinatamente
calcari, arenarie e quarziti; a causa dell’alterazione non è sempre osservabile il caratteristico colore verdastro, attribuito alla
presenza nella matrice e nei clasti di materiale vulcanogenico. La formazione appartiene all’Oligocene inferiore - Oligocene
superiore.

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Il Gruppo Nazionale per la Difesa dalle Catastrofi Idrogeologiche del Consiglio Na-
zionale delle Ricerche, nell’ambito del Programma speciale S.C.A.I. “Studio dei cen-
tri abitati instabili”, prende in esame a livello nazionale le situazioni di instabilità dei
versanti che interessano in particolare centri abitati. Al momento, per quanto riguarda
il territorio ligure, l’Unità Operativa dell’Università di Pisa che lo studia ha definito
tale problematica per gli abitati della Provincia della Spezia, individuando circa una
ventina di situazioni di vario grado instabili.
E’ quindi di interesse per la Regione Liguria pubblicare le risultanze di tale ricerca
al fine di diffondere lo stato della conoscenza dei processi gravitativi del nostro ter-
ritorio che coinvolgono aree abitate. Tale informazione risulta fondamentale per una
corretta attuazione degli interventi di sistemazione e di mitigazione del rischio non-
ché come valido contributo alla pianificazione a scala di bacino.
I contenuti del presente Atlante devono essere intesi come un significativo contribu-
to metodologico per un approfondimento conoscitivo di fenomeni già in parte noti
nel tempo per gli effetti prodotti; i rilevamenti cartografici e le valutazioni contenute
nelle schede descrittive non devono pertanto discriminare in senso negativo i terri-
tori investigati, ma al contrario evidenziano l’estremo interesse degli enti locali per
gli ambiti più fragili di territorio che necessitano di opportune ed adeguate azioni
di intervento.

Roberto Levaggi
Assessore alla Tutela dell’Ambiente ed Edilizia

Fig.3 - Schema geologico-strutturale della Provincia della Spezia. Legenda: Unità metamorfiche toscane - 1. Unità di Massa (quarziti e scisti quar-
zitici, filladi con intercalazioni di calcescisti e calcari marmorei, conglomerati quarzosi (anageniti) e micascisti a muscovite); 2. Unità di Panigaglia
(Calcari, calcescisti e scisti sericitici); Unità di Lerici-Tellaro - 3. Calcari, calcari marnosi e calcari selciferi; Unità della Falda toscana - 4. Calcare ca-
vernoso; 5. Calcari e marne a Rhaetavicula contorta, Calcare massiccio, Calcari ad Angulati, Rosso ammonitico, Calcari selciferi, Marne a Posi-
donia, Diaspri, Maiolica; 6. Scaglia toscana; 7. Macigno; Unità di Canetolo - 8. Calcari di Groppo del Vescovo e Argille e calcari; 9. Complesso
detritico (Arenarie di Ponte Bratica e Arenarie di Petrignacola); Unità di Ottone-S. Stefano - 10. Arenarie di Casanova e Brecce di S. Maria; 11. Ar-
gilliti a blocchi di M. Veri e Flysch calcareo-marnoso ad Elmintoidi; Unità di Colli-Tavarone - 12. Formazione di Colli-Tavarone, Scisti della Val La-
vagna e Argille a palombini; Unità del Bracco - 13a. Masse ofiolitiche coinvolte in scorrimenti di roccia in blocco; 13. Basalti, Complesso gabbrico
e Ultramafiti; 14. Argille a palombini, Calcari a Calpionelle e Diaspri; Unità del Gottero - 15. Argille a palombini, Scisti della Val Lavagna, Arena-
rie di M. Gottero e Scisti del Bocco; Neoautoctono - 16. Depositi lacustri e fluviolacustri; 17. Depositi alluvionali e detritico-colluviali. Da: Carta Strut-
turale dell’Appennino settentrionale, con lievi modifiche; CNR, Progetto Finalizzato Geodinamica, Sottoprogetto 5 - Modello Strutturale, Pubblica-
zione n° 429, 1982. Segni convenzionali: a) Contatto stratigrafico; b) Contatto di sovrascorrimento tettonico; c) Faglie principali; d) Principali fa-
glie normali; e) Principali faglie trascorrenti; f) Assi delle anticlinali maggiori; g) Assi delle sinclinali maggiori.

- 12 - -5-
Il Gruppo Nazionale per la Difesa dalle Catastrofi Idrogeologiche (GNDCI) del Con- Il volume costituisce così una raccolta completa dei centri abitati della Provincia della Spezia interessati da fenomeni d’in-
stabilità per dissesti dovuti a manifestazioni di movimenti gravitativi. E’ evidente che si tratta di un dato soggetto a conti-
siglio Nazionale delle Ricerche (CNR) è stato costituito con decreto del 12/12/1984 nui aggiornamenti per il potenziale evolversi della situazione in dipendenza della diffusa instabilità dei versanti del terri-
dal Ministero per il Coordinamento delle Iniziative per la Ricerca Scientifica di con- torio indagato. La Regione e gli Enti locali hanno comunque a disposizione un catasto di base e uno strumento operativo
specifico per i centri, tale da metterli in grado di poter eventualmente intervenire in caso di allertamenti di pericolosità. Non
certo con il Ministero dei Lavori Pubblici ed il Ministero della Protezione Civile. solo ma lo studio dell’Atlante può fornire anche la metodologia per un piano di prevenzione. Le esperienze di questi de-
cenni hanno dimostrato che se da una parte una nazione moderna non può non possedere fra i propri organi un diparti-
Il GNDCI negli ultimi 15 anni ha promosso, sviluppato e coordinato ricerche inter- mento della protezione civile dall’altra non può più trascurare oltre ogni limite la prevenzione dei danni potenziali che il
disciplinari, sia di base che applicate, finalizzate al miglioramento delle conoscen- manifestarsi degli eventi naturali può procurare al territorio antropizzato. Tra questi, non vi sono dubbi debbano comprendersi
quelli dovuti alle manifestazioni della dinamica esogena, sia delle acque sia dell’atmosfera che della superficie terrestre,
ze scientifiche e tecniche nel settore della difesa dalle catastrofi geologiche, idrau- come ad esempio i fenomeni gravitativi. Se si fa la somma dei danni occorsi per quello che viene genericamente indicato
come “dissesto idrogeologico” si ottiene una cifra astronomica, tale comunque da consigliare di far entrare la prevenzio-
liche ed idrogeologiche e alla realizzazione di prodotti scientifici utili nella pianifi- ne del dissesto come una filosofia di governo del territorio. A questo proposito è, dal nostro punto di vista, fondamentale
cazione territoriale. che si tratti di una filosofia che sposi una visione non tecnocratica della natura, ma una visione nella quale la tecnologia
operi all’interno di una conoscenza naturalistica e sistemica dell’ambiente.
L’attività di ricerca del GNDCI è articolata in 4 linee di ricerca; la Linea 2 riguarda: Lo studio dei centri abitati è stato affrontato con le metodologie comunemente collaudate nel Programma Speciale S.C.A.I.
e che sono riconducibili a una visione geomorfologica applicata all’instabilità dei versanti. Essa è stata adottata con un mag-
Previsione e prevenzione di eventi franosi a grande rischio. All’interno di ciascuna gior grado di approfondimento rispetto alle analoghe ricerche, in relazione al grande dettaglio con cui è stato condotto il
Linea di ricerca numerosi sono i programmi e i progetti volti alla realizzazione del- rilevamento geomorfologico. Sono stati utilizzati, ove possibile, dati geologico tecnici ed è stato verificato accuratamente
il contesto geologico strutturale, rilevato per ogni specifico caso. Per quanto riguarda la cinematica dei fenomeni gravita-
le finalità scientifiche anzidette su temi a carattere territoriale e/o disciplinare. tivi, la sua conoscenza si è basata soprattutto sul rilevamento sul terreno e contemporaneamente su un esame fotointerpretativo,
confrontando i dati di tutti i voli disponibili e integrandolo con notizie storiche, a dire il vero piuttosto scarse. Sono state
Il Progetto SCAI della Linea 2 ne costituisce un esempio, particolarmente interessante poi compiute osservazioni sullo stato degli edifici e delle eventuali fratture visibili.
alla luce degli sviluppi normativi che, a partire dal suo inizio, coincidente con la co- I dati ricavati sono confluiti in succinte monografie di ogni centro comprendenti: un estratto della scheda di rilevamento,
con i dati sintetici sulla localizzazione, consistenza dell’abitato, ecc.; una sintesi delle conoscenze geologiche, geomorfo-
stituzione del GNDCI, sono intervenuti per regolamentare l’attività di amministrazione logiche, dei fenomeni d’instabilità e dei loro effetti, nonché delle eventuali opere di intervento effettuate; una carta geo-
morfologica di grande dettaglio a colori, redatta secondo una legenda standard che fa riferimento a quella elaborata dal
e gestione territoriale in aree urbanizzate soggette a fenomeni di instabilità dei ver- Gruppo Nazionale Geografia Fisica e Geomorfologia e dal Servizio Geologico Nazionale, con una più precisa distinzione
santi. Il Progetto SCAI ha posto infatti tra i suoi scopi la determinazione dell’esten- dei processi e forme recenti da quelli ereditati. C’è stato un raccordo con schede e tipologie dei movimenti gravitativi già
in uso presso la Regione Liguria. Alcuni centri sono stati inseriti in un contesto morfo-evolutivo più generale entro schemi
sione delle situazioni di pericolosità derivanti da fenomeni franosi in corrisponden- geomorfologici (in bianco e nero) della franosità ereditata. Nelle schede ogni centro è indicato con il proprio nome e ac-
compagnato da un numero che corrisponde al codice ISTAT.
za di centri abitati, in un’ottica che oggi è quella nella quale devono porsi gli Enti
Locali (Regioni, Autorità di Bacino, etc.). Il Progetto SCAI può dirsi precursore dell’attuale
3 - La Provincia della Spezia
strategia politica e amministrativa.
La Provincia della Spezia, ultima delle province liguri ad essere costituita dal punto di vista amministrativo nel 1929, si
Il presente volume, che illustra le situazioni dei dissesti presenti nei centri abitati del- estende per 881,78 km2 all’estremità orientale della regione fino a comprendere un lembo della bassa Lunigiana ove que-
la Liguria, nel territorio della Provincia della Spezia, costituisce un esempio dell’at- sta si fonde con la pianura costiera della Versilia, in Toscana. Proprio in corrispondenza di questo tratto il confine tra Li-
guria e Toscana, che in generale segue lo spartiacque Vara-Magra, si discosta da esso per motivi storico-politici. Di poi,
tività del GNDCI in questo ambito e rappresenta dunque una ulteriore conferma del- andando a nord, dopo la Foce dei Tre Confini nel M. Gottero, lo spartiacque, lasciato il Magra, si attesta sul limite Vara-
Taro fino al M. Zatta, confinando così la provincia della Spezia con quella di Parma. Dal M. Zatta fino a Deiva Marina il
la validità della politica scientifica perseguita dal GNDCI fin dalla sua costituzione. confine con la Provincia di Genova corre sullo spartiacque bacino del Vara-bacini del Petronio e dell’Entella. A sud c’è il
Mar Ligure fino a Bocca di Magra.
Movimentato da un superbo gioco di volumi, il territorio provinciale è essenzialmente montuoso, con molte cime supe-
Prof. Ing. Lucio Ubertini riori a 1000 metri (massima elevazione il M. Gottero, 1639 m), disposte con allineamenti a direzione longitudinale, uno
Direttore del Gruppo Nazionale per la dei quali sovrasta il mare, cosicché le coste sono alte e dirupate e i versanti montuosi ripidi. Interposte alle dorsali stanno
Difesa dalle Catastrofi Idrogeologiche aree più depresse (Val di Vara, Val di Magra, Golfo della Spezia), ma nel complesso le aree collinari o pianeggianti so-
no poche, l’unica vera pianura essendo la bassa valle del Magra-Vara.
Nella provincia si possono distinguere chiaramente quattro zone morfologiche: a) il bacino del Vara dall’origine fino al-
la confluenza con il Magra, b) il Basso Vara-Magra; c) il Golfo della Spezia; d) la costiera delle Cinque Terre e di Levan-
to-Deiva. Si tratta, dunque, di un territorio poco esteso ma complesso, anche dal solo punto di vista geografico.

3.1 - Lineamenti geologici

La complessità morfologica della provincia discende dall’originaria complessità geologica di un territorio nel quale af-
fiorano quasi tutte le principali unità tettoniche dell’Appennino settentrionale. La catena risulta, infatti, costruita con la so-
vrapposizione tettonica di due grandi “Insiemi” litologico-strutturali, entrambi qui presenti: l’Insieme Toscano-Umbro e l’In-
sieme Ligure-Emiliano (paleogeograficamente in posizione esterna ed interna rispetto all’avampaese del continente apu-
lo-africano) (fig. 3).

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Gennaio 1972, n.8 (Suppl. ord. G.U. 29 Gennaio 1972, n.26) si era avuto il “Trasferimento alle Regioni a statuto ordi- Il Progetto SCAI (Studio dei Centri Abitati Instabili) è uno dei più importanti impegni
nario delle funzioni amministrative statali in materia di urbanistica e di viabilità, acquedotti e lavori pubblici di interesse
regionale e dei relativi personali ed uffici”; in esso alla voce m) del comma 2 (giurisprudenza) sono indicate “le opere di del Gruppo Nazionale per la Difesa dalle Catastrofi Idrogeologiche ed anche uno
consolidamento e trasferimento degli abitati”. dei più delicati per le implicazioni che dagli studi sui centri urbani possono deriva-
Tuttavia, un altro elenco di centri riconosciuti come “pericolosi per l’incolumità pubblica” è stato preparato dal “Diparti-
mento per la Protezione Civile” dello Stato, ai sensi della Legge 120 del 27 Marzo 1987. re, in particolare nel campo della valutazione del rischio. Tuttavia, al di là di que-
Il territorio provinciale della Spezia è rimasto sostanzialmente fuori da questi interventi legislativi e solo una circolare (n.
1866 del 4 Luglio 1957) a cura dell'Ing. G. Rinaldi del Genio Civile della Spezia, contenente le prescrizioni agli uffici del sto, al Gruppo Nazionale è sembrato suo dovere affrontare con decisione il tema
Genio Civile per segnalare fenomeni franosi e idrogeologici a centri abitati, è riuscita a indicare gli abitati di Carnea, Ca- con l’unico scopo di compiere un servizio utile alla società civile.
stagnola, Caranza e S. Bernardino (Guvano). Alla fine delle nostre indagini sono risultati vulnerati o vulnerabili i seguen-
ti centri: Antessio (Sesta Godano), Caranza (Varese Ligure), Caraschi (Deiva Marina), Carnea (Follo), Castagnola (Framura), Il Progetto dell’Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria rientra in questa linea
Cembrano e Disconesi (Maissana), Falcinello (Sarzana), Molunghi (Calice al Cornoviglio), Pieve (Zignago), Ponzano Su-
periore (S. Stefano di Magra), S. Bernardino (Vernazza), Santuario della Madonna di Soviore (Monterosso al Mare), Sor- di pensiero e di lavoro volta a fornire agli Enti Locali un patrimonio di conoscenze
bolo e Tivegna (Follo) e Valgiuncata (Zignago); inoltre si ritiene utile segnalare anche i casi di dissesto limitato di: Corni- e di dati preziosi. Al suo compimento l’Atlante contribuirà grandemente ad una mi-
glia (Vernazza), Debbio (Zignago), Schiara (La Spezia), Scurtabò (Varese Ligure), Veppo (Rocchetta di Vara), Volastra (Ri-
omaggiore) e Tirolo (Bolano) (fig. 2). gliore pianificazione degli interventi sul territorio.
Il volume sui Centri Abitati della Provincia della Spezia rileva la situazione di numerosi
centri urbani con uno schema, ormai consolidato, di presentazione degli studi sui sin-
goli Centri per mezzo di schede che esaustivamente riferiscono delle condizioni del-
la loro stabilità. Forti delle esperienze precedenti il Prof. Federici ed i suoi Collabo-
ratori hanno prodotto un quadro completo della situazione; il lavoro si distingue per
la accuratezza dei rilievi e delle carte geomorfologiche che sono già strumenti ope-
rativi immediati, per l’individuazione dei processi generatori di “rischio”, per l’am-
piezza della presentazione delle caratteristiche geologiche e geomorfologiche del-
la regione studiata e per l’introduzione del tema, illustrato con speciali tavole, del-
le grandi frane del Passato che in Liguria hanno una primaria importanza e che co-
stituiscono “lezione” per gli eventi probabili del futuro.
Lo scrivente, in qualità di Responsabile della Linea “Previsione e prevenzione di even-
ti franosi a grande rischio”, entro cui il Progetto SCAI viene svolto, è lieto di presentare
questo volume, che mostra, ancora una volta, l’efficacia della produttiva collabora-
zione fra Enti Territoriali e di ricerca nell’ambito di Programmi di studio quali quelli
del CNR - GNDCI.

Prof. Paolo Canuti


Responsabile della Linea 2 del GNDCI

Fig.2 - La Provincia della Spezia e i centri abitati instabili.

- 10 - -7-
1 - Premessa

Nell’ambito dei programmi del Gruppo Nazionale per la Difesa dalle Catastrofi Idrogeologiche del Consiglio Nazio-
nale delle Ricerche (G.N.D.C.I.), fu istituito, fin dagli inizi dell’attività ed è tuttora operante, il Programma Speciale S.C.A.I.
“Studio dei Centri Abitati Instabili”. Esso si svolge all’interno della Linea 2 “Eventi franosi a grande rischio”, di cui è coor-
dinatore nazionale il Prof. P. Canuti dell’Università di Firenze. Tra le varie Unità Operative della Linea, l’Unità Operativa
n.13, che ha sede presso il Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Pisa, ha avuto il compito di studiare la si-
tuazione e i problemi di due aree molto diverse, la Sardegna centro-settentrionale e la Liguria. Qui viene presentato il pri-
mo risultato del lavoro dedicato alla Liguria, che è stato naturalmente preceduto da studi e risultati parziali già pubblica-
ti. E’ nei programmi dell’Unità Operativa n.13 Pisa di preparare anche i volumi relativi alle altre province liguri (fig. 1).

Fig.1 - Ubicazione dell’area di studio.

Prima di entrare nel merito del lavoro si ringrazia la Dott.ssa G. Gorziglia, del Settore Assetto del Territorio e Controllo
Tecnico della Regione Liguria, per il competente interessamento e per il sostegno alla realizzazione dell’opera, il Prof. A.
Puccinelli e il Dott. G. D’Amato Avanzi del Gruppo di Geologia Applicata dell’Università di Pisa, oltre al Dott. G. Molli,
per la consultazione di carte geologiche inedite, il Prof. F. Rapetti, per la revisione dei dati sul clima ligure, il Dott. S. Pin-
tus ed il Dott. M. Del Soldato della Provincia della Spezia e il personale degli uffici tecnici dei comuni e delle comunità mon-
tane che hanno gentilmente collaborato, nonché l’Autorità di Bacino del F. Magra. Si ringrazia inoltre il Dott. M. Trivellini
per la collaborazione allo studio dei centri di Falcinello e Ponzano Superiore e per aver fornito informazioni su fenomeni
di instabilità recentemente verificatisi a Scurtabò ed a Veppo.

2 - Introduzione

In presenza di una quasi assoluta mancanza di segnalazioni o di prescrizioni, è stato necessario svolgere un lavoro si-
stematico e capillare di ricerca dei centri urbani soggetti a rischio per manifestazioni di movimenti franosi. Infatti, in Italia
fin dal 9 Luglio 1908, con la legge 445, fu emanato un provvedimento con un elenco d’abitati ”instabili” o “da trasferire”
a causa del dissesto idrogeologico. Nell’elenco non figura alcun centro della provincia della Spezia, peraltro allora non
ancora costituita. L’elenco poteva essere ampliato per mezzo di decreti specifici, ma questa possibilità non è mai stata sfrut-
tata né dallo Stato né dagli Enti locali, cosicché nessun centro della Provincia è figurato in esso.
E’ da rimarcare che con la Legge 2 Febbraio 1974 n.64 sono meglio specificati gli interventi urbanistici nei Comuni aven-
ti centri abitati instabili inseriti nell’elenco della legge del 1908, avendo individuato negli Uffici del Genio Civile e poi nel-
le Regioni i soggetti preposti a emettere pareri di compatibilità in merito agli strumenti urbanistici. Infatti, con il D.P.R. 15

-9-
3.4 - Lineamenti climatici pitazioni è stato invece Ottobre a La Spezia e Rocchetta Vara, mentre a Riccò del Golfo si hanno massimi pluviometrici a
Gennaio, seguito da Dicembre e Ottobre. Si può inoltre notare come ad un aumento delle quantità delle precipitazioni cor-
Data la variabilità altimetrica e di esposizione dei rilievi è chiaro che esiste nel territorio provinciale diversità di radia- risponde un incremento del numero dei giorni piovosi, che arrivano ad essere circa 10 nei mesi di Dicembre e Gennaio
zione solare al suolo e diversità nella distribuzione e intensità delle precipitazioni, nonché diversità nelle traiettorie delle nelle stazioni di Riccò del Golfo e Rocchetta Vara. Non si hanno dati sulla nevosità, ma nella stazione di Cabanne nella
masse d’aria e dei venti. Inoltre essendo la valle longitudinale del Vara intersecata da valli trasversali si ha una differen- vicina Val Petronio posta a 812 m e dove si hanno 2584 mm di pioggia annua, la permanenza della neve al suolo può
ziazione non soltanto locale ma anche microclimatica fra i versanti esposti a nord e quelli esposti a sud. Tuttavia, per non prolungarsi da Dicembre ad Aprile. E’ evidente l’importanza di questo mantello nevoso, capace di assicurare un riforni-
disperdere l’attenzione in una minuta analisi locale, si danno qui solo alcuni lineamenti fondamentali distinguendo il cli- mento ipodermico anche in momenti di scarsità di pioggia.
ma della costa da quello interno, facendo riferimento ai dati delle stazioni meteorologiche della Spezia e di Rocchetta Va- Un parametro interessante è l’intensità delle precipitazioni (rapporto mm/g.p.). A Riccò del Golfo è di 17,6 mm/g.p.,
ra, posta nel cuore dell’interno della provincia a 426 m s.l.m., con dati estesi fra il 1973 e il 1987 per la prima e dal 1973 a Rocchetta 16,4, a La Spezia 11,4, su medie annue, ma più che le medie contano poi gli eventi estremi. Per esempio, le
al 1987, oltre il 1993 - 95 per la seconda (Annali Idrologici del Min. LL.PP., Parte Prima). massime precipitazioni per più giorni consecutivi sono avvenute a La Foce della Spezia (c’è un pluviografo) dove il 22 Set-
Temperature. Le temperature medie si tembre 1979 sono caduti 190,8 mm di pioggia e a Riccò del Golfo dove sono caduti 356,3 mm in 5 giorni dal 4 all’8 No-
situano intorno a 15,7 °C, con una escur- vembre 1984. Comunque sia, in tutte le stazioni disponibili le precipitazioni di massima intensità per durate superiori al-
sione dello stesso valore per la Spezia, le 5 ore si sono verificati sempre nella stagione autunnale. Riepilogando, il diagramma ombrotermico mostra che i massimi
intorno a 11,9 °C con una escursione di termici avvengono in estate e coincidono con i minimi pluviometrici, le massime precipitazioni avvengono con maggiore fre-
16,3 °C per Rocchetta Vara. E’ interes- quenza nella stagione autunnale, seguita da quell’invernale quando le temperature raggiungono i loro valori più bassi.
sante constatare che nel periodo di os-
servazione si sono avuti eventi estremi, Bilancio idrico-climatico. Prendendo in considerazione il bilancio idrico-climatico, a Rocchetta, sulla base di un valore
con scarti inferiori a 5 °C dalla media di riserva idrica massima pari a 100 mm, una evapotraspirazione potenziale annua di 693,2 mm, reale di 636,2 mm, si
mensile sia per quanto riguarda le tem- ha un surplus idrico pari a 1160,3 mm, da Ottobre a Maggio, mettendo a disposizione del deflusso superficiale, di quel-
perature minime che per le massime. lo ipodermico e di quello profondo 11603 m3/ha. La ricostruzione della riserva idrica si verifica in Settembre. Il clima si
Eccezionali per La Spezia sono stati sia può classificare: clima perumido, del primo mesotermico con modesto deficit idrico. A La Spezia, sulla base di un valore
la minima assoluta di -7,0 °C (8 Gennaio di riserva idrica massima di 150 mm, un’evapotraspirazione potenziale di 817,1 mm, reale di 601,5 mm, si ha un sur-
1985) sia la massima assoluta di 38,4 plus idrico, pari a 300,8 mm, da Dicembre ad Aprile, mettendo a disposizione del deflusso superficiale, di quello ipoder-
°C (18 Agosto 1980); più prevedibili il mico e di quello profondo, 3008 m3/ha. Il clima si può classificare: da umido a subumido, del secondo mesodermico, con
minimo assoluto di -11,0 °C (7 Gen- moderata deficienza idrica in estate.
naio 1985) e il massimo assoluto di 37,0
°C (26 Luglio 1983) a Rocchetta Vara.
Notevoli sono state le minime assolute dei 3.5- Lineamenti morfologici
mesi di Maggio e Giugno 1981 quan-
do si è toccato 0 °C. Nel complesso, la I grandi tratti della morfologia sono delineati dalle strutture plicative e dalle strutture estensionali, che, pur alternandosi
temperatura dell’aria, che ha valori me- da ovest ad est, mantengono sostanzialmente un andamento nord-ovest sud-est, ma poi sono naturalmente stati elaborati
diamente alti nella fascia costiera, di- dagli agenti morfoclimatici.
minuisce progressivamente nell’interno e La geometria della rete idrografica, quella del Fiume Vara-Magra, è connessa con le linee tettoniche regionali. Infatti, i
sui rilievi, evidenziando l’influenza del- tratti principali hanno direzioni NO-SE o N-S, come l’allungamento dei motivi plicativi. Si tratta dunque di drenaggio con-
la distanza dal mare e dell’orografia. seguente le pieghe. Secondo Rovereto (1904) il Vara avrebbe avuto il suo sbocco nell’attuale Golfo della Spezia. In effet-
Una ulteriore differenza si osserva nei ti l’ipsometria mostra il naturale collegamento ad un livello più alto fra le due aree e inoltre estesi conglomerati fluviali a
giorni con gelo (t ≤ 0 °C per la minima, grossi clasti di arenaria si trovano, tra Padivarma e la Foce della Spezia, sospesi sull’attuale Val Graveglia. Ma il Vara,
t > 0 per la massima): essi ammontano probabilmente per lo sbarramento dovuto a sollevamenti tardivi nella zona della Foce, ha poi deviato verso est; così nel
a soli 5,1 giorni a la Spezia, mentre so- Pleistocene si è avuto il collegamento con la depressione dell’attuale basso Magra. Questo fiume, infatti, che si trovava ad
no 44,3 a Rocchetta. Il dato assume si- oriente della dorsale M. Cornoviglio - M. Grosso, ad un certo momento ha inciso questo sbarramento verso ovest con il
gnificato nella degradazione meteorica tratto trasversale S. Stefano-Aulla e a sua volta si è gettato nella depressione dell’attuale bassa Val di Magra. Rimangono
dei versanti. ancora incerti e da approfondire sia il momento che il meccanismo che hanno creato la diversione del Magra (antecedenza
Precipitazioni. Le precipitazioni au- ?) così come quello del Vara. Infine si può rilevare che l’alto corso del Vara sembra essere stato interessato da fenomeni
mentano dalla costa, ove assumono va- di cattura a favore del Taro. Vari ordini di terrazzi alluvionali si ritrovano nelle vallate; particolarmente importanti quelli in
lori intorno a 1000 mm medi annui, al- sinistra della bassa Valle del Magra.
l’interno con oltre 1800 mm, ma salgo- Lungo la riviera sono presenti solo brevi tratti vallivi, i maggiori dei quali sono quelli di Deiva e Levanto; trasversali alle
no ulteriormente sui rilievi dello spar- strutture, in almeno un caso trovano una prosecuzione nell’antistante fondo marino (canyon di Levanto). Le valli più am-
tiacque ligure-tosco-emiliano (a La Spe- pie, come quella del Ghiararo e del Deiva appunto, non possono essersi formate solo per l’incisione di corsi d’acqua sta-
zia 907,8 mm con 79 giorni di pioggia, gionali come accade oggi. La loro genesi si può trovare guardando indietro nel tempo alle variazioni climatiche ed eu-
Ricco del Golfo 1695,8 mm con 97 gior- statiche del Quaternario. Per i torrenti minori una forte influenza deve avere avuto l’erosione morfoselettiva, dati i nume-
ni di pioggia, Rocchetta 1796,6 mm an- rosissimi litotipi presenti, nell’indirizzare le vie di scorrimento superficiale. Invece non sono evidenti le relazioni del drenaggio
nui con 109 giorni di pioggia, > 2000 con elementi strutturali, se non il rapporto fra la valle di Levanto e la supposta linea trasversale che, come si vede nelle fo-
mm nelle dorsali). La distribuzione sta- to da satellite, da lì si allunga verso la Val di Vara.
gionale delle precipitazioni indica che si
ha maggiore piovosità in inverno ed au- a) La costa
tunno (circa il 60% del totale) con mini- La costa è ripidissima e la curva di livello dei 500 m si alza immediatamente sopra il litorale, con pareti alte fino a 150
ma differenza stagionale, mentre a pri- metri. E’ probabile che ciò sia la conseguenza di fenomeni di collasso legati alla distensione crostale succeduta ai periodi
mavera (25%) ed in estate (15%) la pio- di compressione orogenica, e che il modellamento esogeno abbia dovuto tenere conto di una fisiografia inizialmente pre-
Fig.4 - Carta delle precipitazioni medie annue del quindicennio 1951-1965 della Provincia vosità si riduce (fig. 4). Il mese meno disposta dalla neotettonica. Una dimostrazione è data dalle vallette che sono per le maggior parti sospese, trovandosi so-
della Spezia. Legenda: 1. Stazioni pluviometriche; 2. Isoiete e relativi valori in mm; 3. Spar- piovoso è risultato essere Luglio in tutte pra l’attuale livello del mare. Quando però vi sono sbocchi vallivi ad altezze significative, come quelle di 10-15 m, si de-
tiacque superficiali; 4. Limiti provinciale e regionali. le stazioni, quello con maggiori preci- ve riconoscere il ruolo delle oscillazioni eustatiche del mare, in dipendenza dei cambiamenti climatici del Quaternario con

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3.5.3 - Le paleofrane la creazione di differenti livelli di base dell’erosione. Un’altra evidenza degli effetti dei movimenti neotettonici potrebbe es-
sere la mancanza di terrazzi costieri, dei quali rimangono poche tracce in alcune zone. Solo nel Golfo della Spezia ab-
In provincia della Spezia, come in altre parti dell’Appennino settentrionale, sono presenti alcune grandi frane in roccia, biamo spianate di abrasione marina sui 10-15 m attribuite al Tirreniano.
che si sono manifestate in passato in un contesto tettonico, morfologico e climatico verosimilmente diverso da quello odier- La morfologia costiera, come indicato dall’alternarsi di capi, promontori e insenature, è poi sicuramente legata alle va-
no. Attualmente sono inattive, ma talvolta mostrano attività in alcune loro parti, sia pure molto limitate. riabilissime caratteristiche litologiche delle diverse formazioni, alla loro scistosità, massività o stratificazione, alla presen-
Lo spostamento di masse rocciose così ingenti è stato il frutto del concomitante convergere di alcuni fattori predisponen- za assidua di affioramenti a franapoggio, alle strutture geologiche e alle superfici di sovrapposizione delle varie unità tet-
ti, essenzialmente derivati dal manifestarsi della neotettonica in Appennino. Si è già detto che una tettonica estensionale toniche. La costituzione petrografica è uno degli elementi base su cui si sono inseriti gli agenti del modellamento esterno e
ha preso il sopravvento all’esaurirsi delle fasi compressive e che si è espressa con una serie di movimenti lungo faglie li- soprattutto l’agente morfodinamico più importante, il moto ondoso. In particolare, le formazioni scistoso-argillose e mar-
striche che hanno segmentato le strutture plicative dando origine definitivamente a una serie di alti e bassi morfologici. E’ nose forniscono i versanti meno acclivi e ricchi di coltri detritiche superficiali sciolte, mentre le formazioni carbonatiche e
lungo queste superfici di faglia che si è avuta tutta una serie di movimenti differenziali con la creazione di formidabili dis- le ofioliti massicce forniscono sempre versanti aspri e abrupti. D’altro canto le prime danno luogo a pareti a mare estre-
livelli e d’acclività non presenti in precedenza. In questo contesto morfo-strutturale si sono generati intensi processi geo- mamente dissestate e in sfacelo generalizzato, mentre nelle seconde si scolpiscono falesie sub-verticali di notevole altezza
morfologici quali la deposizione dei sedimenti fluvio-lacustri nei bacini intermontani e il loro terrazzamento, la genesi di e ben modellate. Anche le formazioni arenacee, come nel caso delle Arenarie del Gottero, per motivi strutturali, cioè del-
sequenze di meandri incastrati e appunto grandi frane, con il rimodellamento d’interi versanti. Alla creazione dei grandi la presenza dei fianchi di pieghe possono avere pendenze molto elevate. Alcuni nostri studi hanno dato valori medi di pen-
dislivelli fra i fondi dei bacini intermontani e le parti alte dei versanti si sono aggiunte le riprese dell’incisione fluviale, che denze fino al 68% nelle coste in Arenaria del Gottero, 32% in litotipi argillosi, 30-35% nelle serpentiniti e nei gabbri, 56%
hanno operato lo scalzamento al piede degli stessi. Infine, almeno nelle parti più alte della catena è sopravvenuta anche nei basalti. In tutti i casi l’attività erosiva massima supera la coesione interna delle rocce e il mare incide la base delle co-
una degradazione delle caratteristiche meccaniche delle rocce in conseguenza del ripetuto passaggio durante il Pleistoce- ste, determinando zone di instabilità che poi franano.
ne e anche nell’Olocene da condizioni di biostasia a rexistasia e viceversa. Un ultimo balzo in questo senso si è avuto con Nel litorale qui in oggetto, infatti, i movimenti di massa che si verificano in numero maggiore sono quelli che avvengo-
la comparsa della Piccola Età Glaciale, in concomitanza della quale si è avuto in tutta Europa un brusco aumento dei fe- no per fenomeni di scalzamento al piede, a cui seguono crolli o scivolamenti che si impostano su piani di rottura inclinati
nomeni franosi e fatti dissestivi in genere. e ciò si verifica sia su coste a moderata acclività che su litorali a strapiombo. Si tratta di situazioni favorevoli a fenomeni
Fra le cause innescanti le grandi frane del passato vanno sicuramente annoverate le scosse sismiche. Se ancora oggi la franosi classificabili come veloci o molto veloci.
provincia è interessata da una sismicità a bassa intensità (a Varese Ligure nel 1828 è stata registrata una sequenza sismica La costiera spezzina è celebre per i terrazzamenti agrari che ne hanno rimodellato superficialmente i versanti.
il 21 e 27 Febbraio), essa durante il Pleistocene e l’Olocene pre Attuale doveva essere certamente più intensa proprio per
l’attività neotettonica. b) L’interno
Alle diverse cause si associano posizioni diverse delle paleofrane, ché in alcuni casi (Caranza, Zignago) esse sono con- La sovrapposizione tettonica delle varie unità trova un riscontro morfologico solo laddove le formazioni a contatto sono
finate nella parte medio-alta dei versanti e quindi sembrano da relazionarsi direttamente all’accentuazione delle acclività profondamente diverse. Sembra dominare piuttosto l’erosione morfoselettiva, che esuma facilmente le rocce ofiolitiche sia
e dei dislivelli e alla rottura degli equilibri statici per l’insorgere di disaggregazioni in seguito alle scosse sismiche (figg. 5 quando queste costituiscono grandi masse alla base dell’Unità del Bracco-Val Graveglia sia quando sono inglobate, an-
e 6). Altre (Bolano, la costa) invece si stendono dalla parte alta del versante fino alla base, inducendo a pensare che un che come masse di ridotte dimensioni, nei Complessi di base delle Liguridi esterne, facendole emergere nel paesaggio con
ruolo decisivo abbia giocato lo scalzamento alla base per opera dell’erosione fluviale o marina (figg. 7 e 8). forme rupestri. La litologia ha sempre importanza. Nell’alta Val di Vara, per esempio, è facile distinguere l’anticlinale co-
Le dimensioni delle paleofrane pongono l’interrogativo se esse siano o no il prodotto di deformazioni gravitative pro- ricata del M. Chiappozzo per il colore dei chiari Calcari a Calpionelle e per la più rada vegetazione. In un caso la loro
fonde di versante, come recenti esperienze in zone limitrofe su frane attuali d’enorme consistenza indurrebbero a pensa- estensione e posizione spaziale è tale da aver consentito la formazione di una depressione carsica impostata in una de-
re. Comunque sia, per il tempo trascorso dalla loro messa in posto, non è sempre agevole riconoscere l’esistenza di una pressione strutturale (Pratoneto di M. Porcile).
paleofrana, poiché il versante è stato rimodellato e spesso ampiamente antropizzato. Infatti, specialmente nei casi in cui Laddove si hanno le Unità subliguri e i Complessi di base Liguri con la loro abbondanza di argilliti e marne si hanno
la tipologia di movimento sia quello della scorrimento rotazionale, si sono realizzate con la messa in posto del corpo del- forme dolci o comunque con versanti a acclività meno pronunciate, ma se si tiene conto che le varie formazioni sono va-
la frana condizioni d’acclività meno severa nei versanti in cui essa si è distribuita e per questo sfruttate dall’uomo. Non sem- riamente tettonizzate si comprende come esse siano predisposte a veri e propri dissesti, che hanno colpito le vallate inter-
pre poi è ben visibile la nicchia di distacco, rapidamente degradata e colonizzata dalla vegetazione, al massimo sono con- ne con movimenti anche di grandi dimensioni sia di scivolamento planare che rotazionale. E’ interessante notare come le
servate alcune tratte delle corone sommitali. Tuttavia, un attento esame della cartografia e della foto aerea può indurre ad grandi frane del passato siano divenute naturali aree di colonizzazione agricola e anche d’insediamento, in ragione del-
approfondire lo studio di una certa zona, cosicché alla lunga l’estraneità, quale copertura sovrascorsa sul substrato geo- la loro minore acclività rispetto a quella dei versanti dei flysch. Quando però le frane di maggiori dimensioni hanno rag-
logico, dell’ammasso franato risulta evidente. giunto i fondivalle, può aversi una loro riattivazione in ragione dello scalzamento al piede per l’erosione torrentizia.
Le frane di maggiori dimensioni, in ogni caso, sono di natura complessa, frutto dell’evoluzione della somma di corpi a
tipologia più semplice oppure sono esse che nell’ambito del proprio corpo danno origine a movimenti franosi più indivi-
Fig.5 - Schema geomorfologico delle paleofrane del territorio di Caranza. Legenda: 1. Depositi alluvionali e detritico-colluviali; 2. Falde e coni de- dualizzati.
tritici, originati anche da frane di crollo; lembi residuali di frane antiche e di paleofrane; 3. Roccia in posto; 4. Corone di frana e/o di degrada- Le grandi pareti e le maggiori altezze sono proprie dei flysch di M. Zatta, di M. Gottero (Arenarie del Gottero), di M.
zione retrogressiva; 5. Frane recenti e attuali; 6. Colate detritico-fangose incanalate (debris e muddy-debris flow deposits) con termini di transizio- Antessio e di M. Cornoviglio (Macigno); le pile degli strati torbiditici hanno dato origine a dorsali rilevate che formano co-
ne e/o con alternanze e passaggi laterali a depositi originati da trasporto in acque correnti; 7. Frane antiche e paleofrane originate anche da DGPV; sì l’ossatura dei crinali più elevati e degli spartiacque principali con pareti precipiti laddove affiorano le testate degli stra-
8. Deformazioni Gravitative Profonde di Versante (DGPV) e scorrimenti di roccia in blocco (a); idem, presunti (b). ti arenacei. In effetti, la forma stessa dei crinali può essere diversa laddove affiorano formazioni diverse. Ciò è tanto più
Fig.6 - Schema geomorfologico delle paleofrane del territorio di Pieve - Zignago. Per la legenda si veda l’analogo schema geomorfologico relativo evidente dove sono presenti pieghe coricate nei flysch, che mettono bene in luce l’asimmetria dei versanti con la fascia li-
al territorio di Bolano nella successiva figura 7. gure coincidente talora con le testate degli strati e il fronte esterno digradante.
La generale forte pendenza dei versanti e la generalizzata tettonizzazione hanno favorito comunque, al di là dei mag-
Fig.7 - Schema geomorfologico delle paleofrane del territorio di Bolano. Legenda: Neoautoctono - al) Depositi alluvionali attuali e recenti, talvolta giori dissesti, i processi di degradazione con una forte attività erosiva sia areale che lineare. L’attività delle acque incana-
associati ad una componente originata da trasporto in massa (colate detritico-fangose), at) idem, terrazzati; dt) falde e coni detritici originati anche late ha perciò portato alla deposizione di materiali alluvionali presso gli sbocchi vallivi, come dimostrato dalle piccole ma
da frane di crollo; depositi detritico-colluviali; fp) Depositi fluvio-palustri; cs) Accumuli di frane antiche e di paleofrane, rimodellati da processi ero- numerose piane torrentizie.
sivi, gravitativi e deposizionali; fl) Depositi fluvio-lacustri; Unità del M. Gottero - aG) Arenarie di M. Gottero; sVL) Scisti della Val Lavagna; Unità del
Bracco - ap) Argille a palombini; d Ω) Diaspri e pietre verdi (Ofioliti); Unità di Ottone-S.Stefano - fH) Flysch calcareo-marnoso ad Elmintoidi e Argil- c) Golfo della Spezia e dintorni
liti a blocchi di M. Veri; br) Brecce di S.Maria; aC) Arenarie di Casanova; Unità di Canetolo - cd) Complesso detritico (Arenarie di Ponte Bratica e Si è già affermato che il Golfo corrisponde ad una complessa struttura a pieghe, alle quali si è sovrapposto un proces-
Arenarie di Petrignacola); ac) Argille e calcari: nella parte alta della formazione intercalazioni lenticolari di Calcari del Groppo del Vescovo (cGV); so di taglio fragile che l’ha scomposta in blocchi separati da faglie dirette, da cui è derivato un graben asimmetrico deli-
Unità della Falda toscana - mg) Macigno: mg1) Membro delle Arenarie Zonate di Riomaggiore. Segni convenzionali: 1. Faglie dirette; 2. Sovrascorrimenti mitato dalla faglia principale Carrodano-Portovenere e dalle faglie antitetiche del lato interno del promontorio orientale.
tettonici; 3. Frane recenti e attuali; 4. Coni da colate detritico-fangose (debris e muddy-debris flow deposits) e di origine mista; 5. Frane antiche e Vi affiorano sicuramente le Unità del dominio toscano, salvo qualche lembo di Subligure e le Arenarie del Gottero. La di-
paleofrane originate anche da DGPV; 6. Idem c.s., terrazzate; 7. Scorrimenti di roccia in blocco e Deformazioni Gravitative Profonde di Versante namica dei movimenti di sollevamento delle strutture è rivelata da varie superfici terrazzate in roccia e dalla distribuzione
(DGPV), talvolta con relative trincee (a); idem c.s., potenziali o presunti (b); 8. Ammassi rocciosi, più o meno intensamente fratturati e scompagina- altimetrica delle grotte e dei livelli di carsificazione, che starebbe a testimoniare una successione discontinua di fasi tetto-
ti, coinvolti in scorrimenti di roccia in blocco e in DGPV; 9. Depositi colluviali e di depressioni palustri, queste ultime geneticamente connesse con niche. Nei monti della Spezia il carso ipogeo (la Serie Toscana comprende diverse formazioni carbonatiche) è molto dif-
movimenti gravitativi di versante. fuso, con almeno 50 grotte e cavità e pure largamente sviluppato è il carsismo di superficie con una bella gamma di for-

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me. Il paesaggio carsico risulta in gran parte ritoccato da processi di morfogenesi antropica con la costruzione di terraz- 3.5.2 - La classificazione delle frane e il rischio da frana
ze, oggi in abbandono. Esse rappresentano una fonte non controllata di detrito preda dell’erosione. Verso l'interno, in Val
di Vara, l'influenza delle strutture sulla morfologia carsica appare evidente dalla comparsa di un polje nella zona di S. Be- Quest’importante fenomeno geomorfologico ha avuto numerosissimi interpreti e nel corso degli anni sono stati presen-
nedetto-Caresana. tati molti tentativi di classificare le differenti tipologie delle frane. Negli ultimi anni ha avuto maggior diffusione la classifi-
I versanti occidentali dei due promontori del golfo sono caratterizzati da spettacolari falesie, segnate da solchi di bat- cazione di Varnes (1978), con le successive revisioni, di Carrara, D’Elia e Semenza (1987), Cruden e Varnes (1996), che
tente d’onda. La presenza di scogli e cumuli di massi indica l’effetto dell’aggressione dell’azione marina, ma in ogni caso ha avuto larga applicazione negli studi del G.N.D.C.I. (si veda la Tavola 1 “Tipologia dei movimenti di versante”). Per le
motivi strutturali quali la presenza di fratture hanno predisposto i versanti all’instabilità. Nella costa tra Punta Bianca e Le- caratteristiche, le dimensioni e l’attività il riferimento è stato il “Glossario internazionale per le frane” (Canuti e Esu, 1996)
rici, per esempio, sono noti crolli e scivolamenti gravitativi anche di rilevanti dimensioni, che in certi casi hanno permesso derivato dai risultati del Gruppo di Lavoro per l’Inventario Mondiale delle Frane (WP/WLI, 1993 a e b) (si veda anche in
con gli accumuli una protezione della costa e la genesi di falesie morte. Cruden e Varnes, 1996) e utilizzato anche per “Le considerazioni sulla valutazione del rischio di frana “da Canuti e Ca-
Nella costa tra La Spezia e le isole, molto articolata con baie e promontori, la morfologia carsica si alterna con le for- sagli (1996). La classificazione delle frane si articola in sei classi principali: crolli, ribaltamenti, scorrimenti traslativi, scor-
me antropiche di tipo erosivo, soprattutto le grandi cave di portoro, di dolomia, di rosso ammonitico. rimenti rotazionali, espandimenti laterali, colamenti, oltre alle frane complesse. Ogni classe è suddivisa in tre sottoclassi
(roccia, detrito, terra) con riferimento al materiale interessato. Per quanto riguarda lo stato di attività, come per tutti i fe-
d) La bassa Val di Magra nomeni, si fa riferimento a tre possibilità: frane attive, quiescenti, inattive. Una frana viene, dunque, considerata attiva quan-
E’ verosimilmente una depressione tettonica elaborata dall’azione del Vara e del Magra e subsidente rispetto alle aree do il processo gravitativo è in atto al momento del rilevamento, inattiva quando non è in atto alcun processo gravitativo e
circostanti rappresentate dagli horst del promontorio orientale del Golfo e di M. Grosso - M.Cornoviglio. Si allunga per siano da escludersi il rinnovarsi delle cause che lo avevano provocato, quiescente, una frana che non mostra segni di at-
circa 15 km da Bocca di Magra fino al Piano di Madrignano con la direzione di allungamento NO-SE. Essa è divenuta il tività al presente (per esempio da un anno), ma potrebbe essere riattivato per il ricomparire delle cause (climatiche, sismi-
solco di scolo del Vara dopo la deviazione dall’originario drenaggio verso il Golfo della Spezia, prima ancora che il più che, ecc.) che lo avevano innescato. Quando questo succede con il riutilizzo della superficie di scorrimento precedente si
ha verosimilmente la replica del meccanismo precedente; in questo caso si può parlare di stile multiplo. L’esame dello sti-
importante Magra divenisse poi il principale collettore della valle, con l’attraversamento, mediante meandri incastrati, del
le d’attività di una frana permette di individuare il meccanismo di movimento e il contributo all’evoluzione cinematica, nel-
setto divisorio con il bacino intermontano di Aulla-Olivola.
lo spazio e nel tempo, della frana. Spesso gli elementi morfologici che contraddistinguono i corpi franosi evidenziano co-
La valle è progressivamente più ampia da monte alla foce, fino a 4 km, e il Magra è migrato progressivamente da est,
me essi siano caratterizzati da stili di attività dovuti alla combinazione di due tipologie di movimento, per esempio scorri-
dove ha lasciato estese superfici terrazzate, ad ovest, a causa di un bascullamento neotettonico. Ora, il Magra si è ormai
mento rotazionale e colamento, l’uno attivo preferibilmente nelle porzioni di testata dei corpi, l’altro sin dal piede. Sono le
stabilizzato lungo il fagliato bordo dell’horst del promontorio orientale del Golfo. Nel corso di questa migrazione il Ma- frane di stile complesso, che chiaramente presentano più ardui problemi d’interpretazione e la necessità di costruire pro-
gra ha costituito un paesaggio ricco di meandri, attivi e morti, d’isole fluviali, su cui è intervenuto l’uomo anche con la bo- grammi d’intervento bonificatorio assai articolati e dispendiosi. La rappresentazione dei vari tipi di rischio, determinati da
nifica. Sulle caratteristiche del trasporto sedimentario negli ultimi trent’anni ha influito fortissimamente l’estrazione d’iner- fenomeni naturali, è un’esigenza sentita a diversi livelli, da Pubbliche Amministrazioni e da Enti vari preposti alla gestio-
ti. Attualmente, dopo i provvedimenti adottati, il profilo longitudinale del fiume va riacquistando la geometria che aveva ne del territorio, anche e soprattutto per quanto riguarda le frane e la stabilità dei versanti in genere; in questi ultimi anni
precedentemente. la comunità scientifica, sta impegnandosi nel cercare di dare una risposta esauriente in quanto il rischio è legato a nume-
Nel bacino non vi sono depositi tardo-orogeni marini, ma solo continentali e di transizione (nella bassa valle). Le dor- rosi variabili, spesso imprevedibili o comunque non acquisibili in tempi e a costi ragionevoli.
sali sono essenzialmente in Macigno, in Arenaria del Gottero, stabili, ma laddove s’insinua l’Unità Subligure si presenta- Il problema della stabilità (o instabilità) dei versanti è stato affrontato in epoche diverse con metodologie assai differen-
no grandi paleofrane e frane attive o quiescenti, nonostante le minori acclività dei versanti da essa costituiti. ziate. Mentre la stabilità di versanti a sviluppo longitudinale limitato può essere determinata mediante valutazioni analiti-
che, acquisite attraverso indagini geognostiche e geotecniche, ottenibili a costi ragionevoli, i problemi si accentuano se la
medesima valutazione viene estesa ad aree di grandi dimensioni, volendo mantenere i costi complessivi dell’indagine en-
3.5.1 - La diffusione dell’instabilità dei versanti tro livelli economicamente accettabili anche per piccole entità amministrative locali, nell’ambito, ad esempio, della formu-
lazione dei normali strumenti urbanistici.
Molteplici fattori sia naturali sia indotti dall’attività umana contribuiscono all’instabilità dei versanti. A onor del vero il Attualmente non esistono definizioni universalmente accettate dei termini usati nella valutazione del rischio: un’esauriente
territorio spezzino, se si esclude la città capoluogo, non presenta addensamenti di popolazione paragonabili ad altre sub- disamina del problema, relativamente ai fenomeni franosi, è stata eseguita di recente da Canuti & Casagli. Si deve inol-
regioni italiane, men che meno a quelle liguri, per questo sono i fattori naturali a prevalere. Solo qualche urbanizzazione tre ricordare che la Commissione nominata dalla United States Society for risk Analysis (1981) ha concluso che non è pos-
recente, mal condotta, e l’incisione dei versanti con i tracciati stradali introduce l’uomo come attore dell’instabilità poten- sibile definire univocamente la terminologia, raccomandando di non codificare un’unica definizione di “rischio” che vie-
ziale, in qualche caso reale, dei versanti. Tutto ciò è dimostrato anche dal fatto che le maggiori frane sono avvenute nel ne definito in base al campo di applicazione specifico. Infatti, molto spesso si confondono i termini di “pericolosità” e “ri-
passato, quando l’uomo o non era ancora presente sul territorio oppure non era capace di incidere più di tanto su di es- schio”, per indicare sia la probabilità di accadimento di un fenomeno, sia il danno ad esso eventualmente conseguente (Hut-
so. Alcune grandi paleofrane potrebbero, infatti, risalire fino al Pleistocene. Non solo ma quest’antecedenza dell’innesco chinson, 1992). Tuttavia, si delinea una certa omogeneità nel definire pericolosità e rischio e i termini ad essi collegati: Ma-
dei grandi movimenti gravitativi alla presenza umana è ribadita dal fatto che vi sono centri abitati che si sono insediati sui gnitudo (M): è una caratteristica specifica del fenomeno considerato, come ad esempio il volume e la velocità di traslazione
maggiori corpi franosi, proprio perché il nuovo modellamento del versante in seguito all’evento gravitativo ha permesso di una frana; Probabilità (P): è la probabilità che il fenomeno preso in considerazione avvenga in un determinato perio-
lo svolgersi di superfici a minore acclività in un territorio dove di norma i versanti sono assai ripidi. do di tempo, uguale a quello stabilito per la determinazione della magnitudo M; Pericolosità (H): è la probabilità di ac-
Se i centri abitati instabili sono colpiti da fenomeni puntuali di franosità, è pur vero che essi rientrano nei lineamenti ge- cadimento del fenomeno nello stesso periodo di tempo sopra specificato; in linea generale, essa è costituita dal prodotto
nerali della franosità subregionale. Osservando dunque la sua distribuzione sul territorio, s’individuano alcuni ambiti ove di P x M; Vulnerabilità (V): rappresenta la probabilità che un dato elemento o insieme di elementi a rischio (edifici e inte-
l’instabilità dei versanti ha provocato diffusi ed estesi fenomeni gravitativi. ri paesi) sia danneggiato in parte o totalmente, temporaneamente o definitivamente, qualora il fenomeno atteso si mani-
festi effettivamente; la vulnerabilità, come la probabilità, è espressa in una scala da 0 (nessun danno) ad 1 (danno tota-
Un primo ambito è quello corrispondente all’alto bacino del Vara, dove sono presenti aree ad elevata franosità poten-
le). Rischio specifico (Rs): è costituito, per un dato elemento a rischio, dal prodotto della Vulnerabilità (V) per la Probabili-
ziale: area di Scurtabò, degli alti rilievi fra M. Alpe e M. Chiappozzo, area di Campore-Ossegna-bassi versanti fra Va-
tà (P); Rischio totale (Rt): rappresenta la perdita di vite umane o il danno, economico o sociale, ai beni, alle attività o al-
rese Ligure e S. Pietro Vara, e infine l’alto bacino del T. Stora, ove sono localizzate anche le maggiori frane attive.
l’ambiente; è dato dal prodotto del Rischio specifico (Rs) per l’elemento o gli elementi a rischio. Varnes e Altri (1984), per
Un secondo ambito è posto nella media valle del Vara e particolarmente negli alti bacini del Mangia e del Suvero, af-
“rischio specifico” (Rs) intendono il grado atteso di perdita, dovuto ad un particolare fenomeno naturale, ed è pari a Rs =
fluenti di sinistra, che vedono, nel quadro di una forte franosità potenziale, notevoli grandi frane reali sia di scorrimento P x V; dove la Pericolosità P è la probabilità di occorrenza in uno specificato periodo di tempo e in una determinata area
che di crollo e colamento. di un fenomeno potenzialmente dannoso. La Vulnerabilità (V) è il grado di perdita di un elemento o insieme di elementi a
Un terzo ambito si sviluppa linearmente lungo la costa nelle parti medio-inferiori dei versanti a mare, ma con una forte rischio, risultante dal manifestarsi di un fenomeno naturale di magnitudo (M). Se E (Esposizione o Vulnerabilità sistemica)
tendenza retrogressiva verso l’alto. E’ da comprendervi anche il tratto fra Punta Bianca e il Golfo di Lerici. Nel mezzo di rappresenta il valore totale della popolazione, delle proprietà, delle attività economiche, compresi i pubblici servizi, ecc.,
una diffusa franosità potenziale, sono presenti frane di crollo storiche e attuali e di scorrimento. presenti entro una determinata area, il Rischio totale Rt = (E x Rs) è il numero atteso di perdite di vite umane, di persone
Infine va segnalata l’area di Case Caraschi e Castagnola ove l’instabilità gravitativa ha colpito la parte alta dei versan- colpite, di danni a proprietà o di distruzione di attività economiche, dovuto ad un fenomeno di una pericolosità data.
ti dei due opposti bacini del Rio Piazza, affluente del Deiva, e del Rio Castagnola, in prossimità di quei centri. Vi sono poi
ambiti con franosità potenziale e frane minori: bacino di Sesta Godano, area Carro-Carrodano, area di Calice, area Mon-
tedivalli-Bolano. Oltre a questi, vi sono poi episodi limitati di instabilità su altri versanti che possono aver colpito anche cen-
tri abitati.

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Località Fig.8 - Schema geomorfologico delle paleofrane del territorio di Piazza - Caraschi e di Castagnola. Legenda: 1. Depositi alluvionali e detritico-col-
luviali; 2. Falde e coni detritici, originati anche da frane di crollo e lembi residuali di frane antiche e di paleofrane; 3. Roccia in posto; 4.Corone
CARANZA 011029 di frana e/o di degradazione retrogressiva; 5. Coni di origine mista; 6. Colate detritico-fangose incanalate (debris e muddy-debris flow deposits),
con termini di transizione e/o con alternanze e passaggi laterali a depositi originati da trasporto in acque correnti; 7. Frane recenti e attuali; 8. Fra-
ne antiche e paleofrane originate anche da DGPV; 9. Deformazioni Gravitative Profonde di Versante (DGPV) e scorrimenti di roccia in blocco (a);
ESTRATTO DELLA SCHEDA DI RILEVAMENTO idem, presunti (b); 10. Trincee (Trenchs); 11. Faglie; 12. Faglie presunte e principali sistemi di fratture; 13. Depositi colluviali e di depressioni pa-
Comune Varese Ligure lustri, queste ultime geneticamente connesse con movimenti gravitativi di versante.
Provincia La Spezia
Abitanti 65
Bacino idrografico principale F. Vara
Bacino idrografico secondario T. Stora
Quota m s.l.m. 660
Foglio I.G.M.I. 84 III SE
Elemento C.T.R. 1:5.000 232041 “Lapà” e 232044 “Varese ligure”

Popolazione, fabbricati ed infrastrutture coinvolti


Abitanti ---
Edifici ---
Vie di comunicazione Strada comunale a N del paese

Studi e progetti di intervento


Studio del dissesto Esistente
Strumentazione di controllo Non installata
Progetto generale di sistemazione Esistente
Interventi eseguiti Opere di sostegno e sistemazioni idrauliche

Cause di instabilità
Potenziali processi di degradazione convergente verso la sommità del crinale.

SINTESI DELLE CONOSCENZE

Tipologia del fenomeno


Potenziale evoluzione retrogressiva di orli di scarpate di frana e/o di degradazione su entrambi i versanti della dorsa-
le sulla quale è fondato l’abitato di Caranza.

Caratteristiche geologiche
Nell'area di Caranza affiorano l'Unità Ottone - S. Stefano, rappresentata qui dalle formazioni delle Argilliti a blocchi
di M. Veri e dal Flysch ad Elmintoidi, e l'Unità di Canetolo, con la sola formazione delle Argille e calcari.
UNITÀ DI OTTONE - S.STEFANO:
Argilliti a blocchi di M. Veri (aMV): costituite prevalentemente da brecce con abbondante matrice argillosa con elemen-
ti angolari di calcari (palombini); sono presenti olistostromi ed olistoliti di Argille a palombini, brecce poligeniche costitui-
te da clasti angolari di ofioliti, calcari e graniti in una matrice arenacea. Le "Argilliti a blocchi di M. Veri" sono presenti
come intercalazioni all'interno del flysch. La formazione è attribuibile al Campaniano medio - superiore.
Flysch ad Elmintoidi (fH): è rappresentato da sequenze torbiditiche di marne calcaree o calcari marnosi a base calcare-
nitica, in strati spessi o molto spessi, con intercalazioni di arenarie fini, siltiti e argilliti in strati sottili e medi. La formazio-
ne è attribuibile al Campaniano Inferiore - Maastrichtiano Inferiore.
UNITÀ DI CANETOLO:
Argille e calcari (ac): argilliti scure, fissili, con intercalazioni di strati calcarei e spezzoni di bancate calcareo marnose e
calcareniti bioclastiche; i calcari ed i calcari - marnosi con patina di alterazione ocracea sono compatti e a grana finissi-
ma e frattura concoide, hanno uno spessore variabile da pochi cm a circa 50 cm e sono notevolmente deformati e spesso
“boudinati”. La formazione è attribuibile al Paleocene (?) - Eocene medio.

Dal punto di vista strutturale, una faglia trascorrente a direzione circa E-W e passante attraverso il nucleo principale del
paese, giustappone due blocchi le cui condizioni litostrutturali sono nettamente diverse: su quello meridionale le Argilliti a
blocchi di M. Veri poggiano con un contatto di sovrascorrimento tettonico sulle Argille e calcari dell’Unità di Canetolo; su
quello settentrionale abbiamo invece l’Unità di Ottone - S. Stefano in successione inversa, dove le Argilliti a blocchi di M. fig. 5
Veri poggiano sul Flysch ad Elmintoidi.

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fig. 6 Scala 1:5.000


Tavola 2 Antessio
100 0 100 200m

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Fig.9 - L’andamento planimetrico di Antessio riflette la concavità della nicchia di distacco di un’antica frana. L’accumulo è stato poi profondamente
rimodellato, anche dall’azione antropica. Il paese, fondato in corrispondenza della fascia di raccordo tra la scarpata principale e la testata, non è
ora interessato da vistosi fenomeni di dissesto.

La tipologia ricorrente nell’area in esame, relativamente sia ai fenomeni antichi che a quelli più recenti e attuali, è do-
vuta essenzialmente a meccanismi di colamento, che tipicamente si sviluppano nei complessi litologici a forte componen-
te argillitica con intercalazioni litoidi di varia natura.
Per quanto riguarda lo stato di attività, non ci sono segni di movimenti rapidi e generalizzati, ma soltanto di lente de-
formazioni plastiche superficiali. I canali che delimitano i due interfluvi sopradescritti, con la loro azione di erosione con-
centrata e, in un caso, regressiva verso l’abitato, possono favorire parziali rimobilizzazioni dei vari corpi di frana.

Descrizione del fenomeno


I movimenti franosi che interessano più direttamente il centro abitato sono da ricondurre ad antiche frane di tipo com-
plesso (scorrimento traslativo o rotazionaleþcolamento) riattivate con evoluzione progressiva in colata. Le due frane di co-
lamento, che interessano rispettivamente il nucleo centrale dell’abitato e le vie d’accesso sul suo lato orientale, non mostrano
nel loro insieme segni di attività, al contrario presentano una morfologia ben regolarizzata con opere di sistemazione a
terrazzi; sono ipotizzabili soltanto lente deformazioni plastiche, con effetti sugli edifici e le infrastrutture viarie.

Effetti del fenomeno


Si riscontrano alcune lesioni negli edifici del nucleo centrale del paese e anche la strada provinciale a sud di esso risul-
ta coinvolta dal fenomeno, presentando cedimenti e lesioni evidenti. L'erosione fluviotorrentizia dei Canali Rottura e Sa-
ralunga può innescare, nel corpo delle paleofrane, locali movimenti di riattivazione che non avrebbero comunque effetti
sul centro abitato.

Interventi di sistemazione
Gli interventi realizzati sono riconducibili ad opere di sostegno, come muri di contenimento in cemento armato e/o a
secco, a protezione sia degli edifici che della rete stradale. Sono inoltre state effettuate le ricorrenti e generiche opere di
regimazione delle acque superficiali e sotterranee (canalizzazioni superficiali e drenaggi), nonché opere trasversali nel Ca-
nale Rottura, rese necessarie per interrompere l’attuale tendenza all’erosione regressiva.

fig. 7

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Località

ANTESSIO 011028

ESTRATTO DELLA SCHEDA DI RILEVAMENTO

Comune Sesta Godano


Provincia La Spezia
Abitanti 80
Bacino idrografico principale F. Vara
Bacino idrografico secondario T. Gottero
Quota m s.l.m. 640-665
Foglio I.G.M.I. 95 IV NE
Elemento C.T.R. 1:5.000 233052 “Torpiana” e 233053 “Rio”

Popolazione, fabbricati ed infrastrutture coinvolti


Abitanti ---
Edifici 30
Vie di comunicazione Strada provinciale a Sud del paese

Studi e progetti di intervento


Studio del dissesto Parzialmente esistente
Strumentazione di controllo Non installata
Progetto generale di sistemazione Non esistente
Interventi eseguiti Opere di sostegno

Cause di instabilità
Locali deformazioni plastiche all’interno di corpi di frana nel loro insieme inattive o quiescenti.

SINTESI DELLE CONOSCENZE

Tipologia del fenomeno


L’abitato di Antessio è solo marginalmente interessato da deformazioni plastiche superficiali, che si sviluppano in corpi
di frana per colamento, quiescenti o inattive. In tali processi l’azione antropica svolge probabilmente ruoli contrapposti: se
da un lato le opere di sistemazione, tra le quali i diffusi terrazzamenti, hanno reso in generale artificialmente stabilizzati
gli accumuli di frana, dall’altro le modificazioni del ciclo idrologico, prodotte dalle più recenti opere acquedottistiche e fo-
gnarie, unitamente ai fenomeni di infiltrazione naturale, favoriscono l’imbibizione ed il rammollimento dei corpi di frana
e quindi una ripresa dei movimenti plastici.

Caratteristiche geologiche
Nell'area in esame, oltre ai terreni di copertura, affiora soltanto la formazione delle Argille a palombini dell'Unità di
Colli - Tavarone (ap). Esse comprendono un'alternanza regolare di torbiditi calcaree in strati medi, costituite da calcilutiti
silicee talvolta con base calcarenitica e di emipelagiti in strati medi e spessi. Verso l'alto compaiono marne e marne cal-
caree in strati medi e spessi e quarzoareniti in strati sottili. La formazione è attribuibile al Berriasiano - Santoniano.

Inquadramento geomorfologico
Il centro abitato di Antessio è situato a mezza costa, intorno all’isoipsa di 650 m, sul versante appenninico compreso tra
il crinale del Monte omonimo ed il T. Gottero; localmente la base del versante è rappresentata dall’impluvio Valle - Cana-
le di Rottura. La superficie topografica presenta in questo settore una morfologia molto articolata, con una serie di ondu-
lazioni dirette secondo la massima pendenza dovute al modellamento gravitativo. Parte dell’abitato è impostata in corri-
spondenza di una stretta fascia sub-pianeggiante di raccordo tra la scarpata e la testata residuale dell’antica frana.
L’andamento planimetrico dell’abitato (vedi fig.9) riflette la concavità della nicchia di distacco di un’antica frana e delle
due forme in rilievo ad essa laterali; verso valle la frana antica si presenta rimodellata da un fenomeno di colamento, che
a sua volta si sovrappone ad un’altra colata che si sviluppa fino alla base del versante. Un’analoga sequenza, che non in-
teressa il centro abitato ma soltanto le sue vie d’accesso, è osservabile a valle di località Biagina. In questo caso la colata
terminale è il risultato di un fenomeno franoso antico, la cui testata non è più nettamente identificabile; sono invece chia-
fig. 8 re le evidenze del fenomeno nella colata stessa e in quella contigua sul suo lato sinistro, caratterizzate da forme allunga-
te e ad andamento tortuoso.

- 26 - - 35 -
Le paleofrane sono ritenute nel loro insieme inattive, poiché il ripristino delle condizioni morfo-strutturali e paleoclimati-
che che le hanno innescate non è più possibile. Solo lo scalzamento al piede, specialmente lungo la costa marittima, può
FORME ANTROPICHE essere ancora efficace, ma in generale si hanno soltanto limitate attivazioni di parti di queste grandi frane complesse e quin-
di fenomeni secondari di franosità. Poiché i versanti sono stabili ma non più integri e potendo avere reazioni lentissime,
s
s s anche le aree interessate dalle paleofrane devono, comunque, essere considerate con attenzione ai fini degli eventuali in-
Scarpata s
terventi antropici.

Sbancamento e/o terrapieno; terreno di riporto


4 - Centri abitati instabili

Nel quadro dell’instabilità dei versanti e della franosità provinciale 12 comuni sono stati interessati da fenomeni di dis-
Scogliera
sesto e 16 centri abitati sono rimasti coinvolti. Inoltre vi sono 7 centri nei quali sono stati segnalati altrettanti casi di disse-
sto incipiente o potenziale; in alcuni di questi casi si sono già avute le prime manifestazioni di esso. Infine si ritiene utile
Briglia segnalare il fatto che in alcune aree la stabilità dei versanti non esclude che possano generarsi movimenti franosi capaci
di coinvolgere in dissesti nuclei abitati o fondamentali infrastrutture. Queste aree sono Framura, Manarola, Marinasco e
Rodalabia.
Cava L’ubicazione delle zone in frana, visibile in figura 2, mostra una distribuzione abbastanza varia, poiché anche aree non
particolarmente pericolose possono aver subito fenomeni puntuali di franosità. Comunque, alcuni centri si trovano nell’al-
ta Val di Vara (Caranza, Cembrano, Disconesi), altri nella media Valle (Antessio, Molunghi, Pieve, Valgiuncata), altri an-
cora nella bassa Val di Magra (Falcinello, Ponzano Superiore, Tivegna, Sorbolo, Carnea), altri infine lungo la costa (S. Ber-
nardino, Soviore) o poco più all’interno (Caraschi e Castagnola). La tabella sottostante indica centri abitati e tipologie del-
le frane che li hanno interessati.

Centri abitati studiati


ELEMENTI STRUTTURALI
Comune Località Formazioni geologiche Tipo di frana

Contatto stratigrafico Sesta Godano Antessio Argille a palombini Deformazione plastica,


colata

Faglia Varese Ligure Caranza Argilliti a blocchi di M. Veri, Scorrimento rotazionale,


Flysch ad Elmintoidi, Argille e colata
calcari
q q q
Sovrascorrimento tettonico q q
Deiva Marina Caraschi Argille a palombini, Complesso Scorrimento roto -
gabbrico - Ultramafiti traslazionale, colata
30
Giacitura degli strati B
Follo Carnea Arenarie del Gottero Scorrimento di detrito

Framura Castagnola Argille a palombini, Complesso Scorrimento


gabbrico - Ultramafiti traslazionale, colata

Maissana Cembrano Formazione di Colli-Tavarone, Deformazione plastica,


Argille a palombini creep

Maissana Disconesi Argille a palombini, Diaspri, Scorrimento traslativo,


Calcari a Calpionelle colata

Sarzana Falcinello Complesso detritico, Flysch ad Scorrimento di detrito,


Elmintoidi, Argille e calcari colata

Calice al Cornoviglio Molunghi Membro delle Arenarie Zonate Scorrimento traslativo


di Riomaggiore, Argille e calcari,
Complesso detritico

Zignago Pieve Brecce di S.Maria, Argille a Deformazione plastica,


palombini, Arenarie di Casanova colata

S. Stefano di Magra Ponzano Argille e Calcari, Argilliti a blocchi Colata


Superiore di M. Veri, Complesso detritico,
Brecce di S. Maria, Arenarie di
Casanova, Complesso gabbrico-
Ultramafiti

- 34 - - 27 -
Vernazza S. Bernardino Argille e Calcari, Membro delle Scorrimento
Arenarie Zonate di Riomaggiore, traslazionale, colata
Calcari di Groppo del Vescovo
AGENTE MORFODINAMICO: STATO DI ATTIVITA’
Acque correnti superficiali
Monterosso al Mare Santuario della Membro delle Arenarie Zonate Scorrimento roto -
Madonna di di Riomaggiore traslazionale
Soviore Quiescente
PROCESSI E FORME Attivo o inattivo
Follo Sorbolo Arenarie del Gottero Scorrimento rotazionale,
colata I I I I I I I I I I I I I I
I I
Scarpata di erosione torrentizia I I

I
Follo Tivegna Arenarie del Gottero Scorrimento traslativo

Zignago Valgiuncata Argille e Calcari, Macigno, Deformazione plastica ii i ii i


Erosione di sponda i i
Brecce di S.Maria, Flysch ad

i
Elmintoidi, Complesso detritico
➤ ➤
Fosso di erosione concentrata ➤ ➤

Centri abitati segnalati Cono di deiezione


Comune Località Formazioni geologiche Tipo di frana

Vernazza Corniglia Membro delle Arenarie Zonate Scorrimento traslativo,


di Riomaggiore crollo

Zignago Debbio Brecce di S.Maria Scorrimento, colata


AGENTE MORFODINAMICO:
Gravità e acque correnti superficiali STATO DI ATTIVITA’
La Spezia Schiara Membro delle Arenarie Zonate Scorrimento di detrito
di Riomaggiore

Varese Ligure Scurtabò Arenarie del Gottero Scorrimento traslativo Quiescente


PROCESSI E FORME Attivo o inattivo
Bolano Tirolo Flysch ad Elmintoidi Scorrimento, colata

Rocchetta di Vara Veppo Brecce di S.Maria Scorrimento, colata Cono di origine mista
Riomaggiore Volastra Argille e Calcari, Scorrimento, colata,
Arenarie di Ponte Bratica crollo Colata detritico-fangosa incanalata (debris e
muddy-debris flow deposits) con termini di
transizione e/o con alternanze e passaggi laterali
a depositi originati da trasporto in acque correnti

Aree segnalate
Framura, Manarola (Riomaggiore), Marinasco (La Spezia), Rodalabia (Vernazza).

AGENTE MORFODINAMICO: STATO DI ATTIVITA’


Moto ondoso e correnti sulla costa

Quiescente
PROCESSI E FORME Attivo o inattivo
c c c c
c c
c c

Scarpata di erosione costiera c c

m
Spiaggia in arretramento m m m

i
i i i
Spiaggia in avanzamento

- 28 - - 33 -
LEGENDA GEOMORFOLOGICA

AGENTE MORFODINAMICO: STATO DI ATTIVITA’


Gravità

PROCESSI E FORME Quiescente


Recenti e Attuali
Attivo o inattivo

Corpo di frana per crollo o ribaltamento

Corpo di frana per scorrimento traslazionale

Corpo di frana per scorrimento rotazionale

Corpo di frana per colamento

Corpo di frana complessa

s s s s
Orlo di scarpata di frana e/o di degradazione s s

Frana non fedelmente cartografabile

Area interessata da deformazioni plastiche

Falda detritica

Cono detritico Centri Abitati Instabili


I I I I I I I I
I I I I I I I I I I
(Le schede seguono l’ordine alfabetico del centro abitato)
Frattura di trazione
I I
I I
I I
I

PROCESSI E FORME
Ereditati

Frana antica e paleofrana, originate anche da


DGPV

I I I I I
I
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I
I

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Scorrimento di roccia in blocco a);


I

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I

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idem, presunto o potenziale b)


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a) b)
I
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Scorrimento rotazionale nel corpo di frana a); s


s
s
s

idem, presunto o potenziale b) s a) s b)

Contropendenza di frana

- 32 -
LEGENDA GEOLOGICA

NEOAUTOCTONO UNITA’ DI CANETOLO


Complesso detritico (Arenarie di Ponte
al Depositi alluvionali cd
Bratica e Arenarie di Petrignacola)

at Depositi alluvionali terrazzati cGV Calcari di Groppo del Vescovo

dt Falde e coni detritici; depositi


detritico - colluviali ac Argille e calcari

cs Lembi residuali di accumuli di frane


antiche e paleofrane
UNITA’ DELLA FALDA TOSCANA
UNITA’ DEL GOTTERO mg1 mg Macigno; Membro delle Arenarie Zonate
di Riomaggiore (mg1)
aG Arenarie del Gottero

UNITA’ DEL BRACCO


ap Argille a palombini

cC Calcari a Calpionelle

d Diaspri

W Basalti, Complesso gabbrico e Ultramafiti

UNITA’ DI COLLI - TAVARONE


aCT Formazione di Colli - Tavarone

ap Argille a palombini

UNITA’ DI OTTONE - S. STEFANO


fH Flysch calcareo marnoso ad Elmintoidi

e aMV Argilliti a blocchi di Monte Veri, con olistoliti ofiolitici (e)

aC Arenarie di Casanova

bSM Brecce di S.Maria

- 31 -
Fig.14 - Aspetto del versante sul lato orientale dell’abitato di Cembrano. Si nota la tipica morfologia dovuta a fenomeni gravitativi, con un genera-
Fig.10 - Il versante occidentale della stretta dorsale dove è edificato l’abitato di Caranza. Al centro della foto è osservabile la frana di colamento,
lizzato modellamento in forme terrazzate, di origine antropica.
rimodellata da fenomeni antropici, che ha interessato terreni di copertura superficiale, originati principalmente da più antichi fenomeni franosi.

Descrizione del fenomeno


Le coperture detritiche (in gran parte originate da antichi fenomeni franosi) e la frana di colamento, sulle quali è par-
zialmente fondato l’abitato di Cembrano, non sono interessate da pronunciati fenomeni di instabilità. Le numerose, per quan-
Inquadramento geomorfologico
to lievi, lesioni osservate negli edifici sono presumibilmente da attribuire a lenti movimenti di deformazione plastica nei ter-
L'abitato di Caranza è allungato su di una stretta dorsale (vedi fig.10) in direzione circa NNE-SSW, compresa tra i con-
reni di copertura superficiale. Non è da escludere che in questo, come in molti analoghi casi rilevabili negli altri centri abi-
fluenti Canale Luvego e il Rio Molinelli, a loro volta affluenti di sinistra del T. Stora e facenti parte dei subsistemi idrogra-
tati studiati, i dissesti vengano provocati dalle più recenti modificazioni antropogeniche del regime delle acque superficiali
fici in sinistra dell’alta valle del F. Vara. Essa si presenta modellata in forme “circoidi” dall’azione convergente di fenome-
e sotterranee.
ni franosi e dal successivo arretramento delle relative scarpate principali, per processi di degradazione fisico-meccanica.
Nel tratto centrale della dorsale l’evoluzione retrogressiva ha portato gli orli di scarpata di frana e/o di degradazione
Effetti del fenomeno
in prossimità del crinale. In tal modo i due versanti si trovano attualmente separati soltanto da una stretta fascia di terreno.
Il fenomeno franoso e la copertura detritica nel loro complesso coinvolgono circa 20 edifici provocando modesti quadri
Il nucleo principale del paese con la sua chiesa parrocchiale è invece situato in prossimità di un blando rilievo di forma
fessurativi: la chiesa e la strada provinciale a Sud - Ovest del paese presentano lesioni più evidenti.
circolare, mantenendo così un maggiore margine di sicurezza rispetto ad un’eventuale ripresa dei fenomeni di morfo-evo-
luzione retrogressiva.
Interventi di sistemazione
E’ da notare che (vedi lo schema geomorfologico della fig.5) la dorsale costituisce il fianco destro della colata frontale
I soli interventi a tutt’oggi realizzati consistono in limitate opere di canalizzazione delle acque superficiali a corredo di
di una grande paleofrana, originata dal crinale appenninico e sviluppatasi per una lunghezza di circa 4 km prevalente-
interventi di manutenzione che riguardano il rifacimento di alcuni tratti del manto stradale.
mente per meccanismi multipli di scorrimento rotazionaleþcolata.
Secondo le recenti indagini effettuate dall’Autorità di Bacino del Fiume Magra, in relazione al D.L.180/98, art.1, com-
Si deve altresì precisare come non vi sia attualmente nessuna interferenza tra la dinamica della paleofrana e quella del
ma 1 bis (individuazione e perimetrazione delle aree a rischio da frana), gli interventi previsti per la regimazione delle ac-
prospiciente versante, considerando inoltre che lo “scorrimento di roccia in blocco” osservabile sotto l’abitato di Caranza
que superficiali e sotterranee all’interno degli accumuli di frana consistono in opere di canalizzazione e drenaggio.
deve essersi verificato precedentemente all’arrivo della colata.

Descrizione del fenomeno


L’evoluzione retrogressiva dei fenomeni franosi che, con diversa modalità, hanno interessato su entrambi i lati la dorsa-
le su cui sorge il centro abitato di Caranza, sembra attualmente aver esaurito la propria attività. Non si può comunque esclu-
dere che cause eccezionali (come eventi pluviometrici particolarmente intensi), o sconsiderate e/o inadeguate azioni an-
tropiche, possano innescare una ripresa della dinamica dei versanti, con gravi rischi soprattutto per quegli edifici che, co-
me la chiesa, si trovino in prossimità delle corone. In questo caso una più marcata evoluzione retrogressiva potrebbe ve-
rificarsi lungo la linea di debolezza legata alla faglia che passa proprio in corrispondenza della chiesa. In una eventuale
ripresa dei fenomeni di degradazione retrogressiva, un ruolo importante potrebbe essere giocato anche da un accentuarsi
dell’erosione concentrata, già in atto nei due canali dell’interfluvio.

- 54 - - 39 -
Uno studio di L. Pedrini* riporta interessanti notizie sui fenomeni franosi della zona, anche sulla base di un confronto fra Località
le carte topografiche del 1877, 1894 e 1937 nonchè delle osservazioni compiute sul posto nel 1947 e 1954. L’Autore no-
ta intanto la presenza di diversi toponimi che si riferiscono a laghi (Laghetto, Lago Secco, Lago Verde) verosimilmente scom- CEMBRANO 011018
parsi o per naturale interrimento o per successivi movimenti delle terre. Il Lago Verde, per esempio, preesisteva a un mo-
vimento franoso manifestatosi nel 1936 e aveva un diametro di una cinquantina di metri; negli anni quaranta si era ridotta
a conca ghiaiosa e sabbiosa con un semplice acquitrino. A quelli si sono aggiunti altri laghetti (Superiore del Monaco, In- ESTRATTO DELLA SCHEDA DI RILEVAMENTO
feriore del Monaco, Ghiaie) per cui si può parlare di un classico sistema di “laghi da frana”, come si è verificato in aree
vicine dell’Appennino Parmense. L’altra notazione interessante è che nella tavoletta “Varese Ligure” del 1937 il terreno a Comune Maissana
oriente di Caranza appare mosso con un insieme di ondulazioni pronunciate e scoscendimenti e che le curve di livello so- Provincia La Spezia
no spesso interrotte. Il loro andamento confrontato con quello delle carte precedenti indica uno spostamento generale del Abitanti 120
terreno verso valle, specie fra le isoipse degli 800 e dei 1100 metri. Non solo ma anche l’idrografia appare modificata. Bacino idrografico principale F. Vara
Il Canale Molinello (o Molinelli), che è uno dei tre rami del T. Stora, risulta spostato verso il versante est della dorsale di Bacino idrografico secondario T. Borsa
Caranza. Già nel 1926 il Corpo Forestale dello Stato aveva segnalato l’instabilità dei versanti del Canale Molinello, do- Quota m s.l.m. 400 - 425
vuta allo scalzamento del piede coincidente con l’alveo del Torrente stesso ad opera di questo. Foglio I.G.M.I. 84 III SO
Nel 1936 si è avuto uno “scivolamento” di tutta l’area (della parte di paleofrana prossima al versante est di Caranza) con Elemento C.T.R. 1:5.000 232043 “Teviggio”
danni alle abitazioni, crepe nelle costruzioni e inclinazione di muri tanto che le famiglie furono fatte sgomberare tempo-
raneamente dall’area. Il movimento pare direttamente collegato ad un periodo di quattro giorni di piogge intense fra il 20 Popolazione, fabbricati ed infrastrutture coinvolti
e il 23 Gennaio. In quella occasione il Fiume Vara entrò in una grande piena. Successivamente il movimento principale Abitanti ---
ebbe termine, ma modificazioni epidermiche hanno persistito per lo scorrere di acque subsuperficiali e per l’azione ero- Edifici 20
siva del Canale Molinello, che provoca un continuo riequilibrio di materiali detritici. Vie di comunicazione Strada provinciale a SO dell'abitato
Il Canale Molinello in quegli anni è stato imbrigliato ma una grande briglia sotto l’abitato di Caranza, che poggiava sul
detrito del versante destro, è stata completamente asportata. Per evitare lo scalzamento del piede della dorsale di Caran- Studi e progetti di intervento
za, si suggerì così di deviare il Canale Molinello in un solco, presumibilmente un vecchio suo alveo, che lo connette con il Studio del dissesto Esistente (Autorità di Bacino del F. Magra)
Rio Gelato posto più a est e più lontano dalla dorsale stessa. Strumentazione di controllo Non installata
Progetto generale di sistemazione Non esistente
Effetti del fenomeno Interventi eseguiti Limitati
Si riscontrano alcuni vecchi edifici lesionati e ormai non più abitati, presso Beo: ciò può essere imputato alla forte accli-
vità causata da scalzamenti alla base del versante, dovuti all'azione di un precedente ramo del Canale Luvego. La strada Cause di instabilità
comunale di accesso al paese appare lesionata in vari punti. Non si può comunque escludere che i suddetti, come i minori Locali rimobilizzazioni di coperture detritiche e di corpi di frana
dissesti osservabili nel resto del paese, siano da attribuire allo stato di totale abbandono e di degradazione in cui versa
l’intero paese.

Interventi di sistemazione SINTESI DELLE CONOSCENZE


Parte dell’area occupata dalla paleofrana è stata interessata di recente da opere trasversali (briglie) atte alla regima-
zione ed arresto dei processi erosivi in alveo, delle acque del T. Stora, nel tratto compreso tra gli abitati di Caranza e Por- Tipologia del fenomeno
ciorasco. Gli interventi realizzati si riferiscono a quelli riassunti nel progetto esecutivo della Comunità Montana “Alta Val- Deformazioni plastiche e lenti movimenti di creep superficiali nelle coperture detritiche e nella frana di colamento, nel
le del Vara”; sono state previste, inoltre, nuove briglie e gabbioni a protezione delle sponde nel Rio Molinelli. Sono stati suo insieme inattiva, sulle quali è parzialmente fondato l’abitato di Cembrano sui suoi due lati occidentale e orientale.
realizzati interventi di rinaturalizzazione dell’alveo attraverso l’inserimento di piante igrofile adatte al clima e reperibili in
sito. Caratteristiche geologiche
Nell’arco di alcuni anni, questi interventi si prefiggono di ristabilire condizioni di equilibrio di vaste aree in dissesto del- Geologicamente la zona è caratterizzata dalla presenza dell’Unità di Colli-Tavarone, in successione rovesciata, con la
l’ordine di centinaia di milioni di metri cubi, che rivestono grande importanza agricola ed insediativa. formazione omonima che qui è direttamente a contatto con le Argille a palombini, senza cioè l’interposizione degli Scisti
della Val Lavagna. La formazione di Colli-Tavarone, affiorante su di un tratto di crinale, è quindi geometricamente sovrapposta
alle Argille a palombini. Gli affioramento delle due formazioni sono molto limitati rispetto alla estensione dei terreni di co-
pertura superficiale, che occupano quasi tutta la parte medio-inferiore del versante.
UNITÀ DI COLLI - TAVARONE:
Argillle a palombini (ap): comprendono un'alternanza regolare di torbiditi calcaree in strati medi, costituite da calcilu-
titi silicee talvolta con base calcarenitica e di emipelagiti in strati medi e spessi. Verso l'alto della formazione compaiono
marne e marne calcaree in strati medi e spessi e quarzoareniti in strati sottili. La formazione è attribuibile al Berriasiano -
Santoniano.
Formazione di Colli-Tavarone (aCT): comprende argilliti varicolori e in netto subordine, calcareniti, siltiti e quarzoareni-
ti in strati medi e sottili, con intercalazioni lenticolari di brecce e di numerosi olistoliti e olistostromi provenienti dal disfaci-
mento di una successione sedimentaria a basamento ofiolitico. La formazione è attribuibile al Paleocene p.p..

Inquadramento geomorfologico
Cembrano è ubicato sul versante sinistro del T. Borsa in prossimità della confluenza, in destra idrografica, con il F. Va-
ra. Più precisamente l’abitato si sviluppa in corrispondenza di una blanda dorsale ortogonale al crinale principale, tra le
quote di 425 e 400 m s.l.m. (fig.14). Tale dorsale si presenta a sommità arrotondata, in relazione alla costituzione litolo-
gica a dominante argillitica; come mostra la foto, ai suoi due lati l’assetto morfologico risulta decisamente influenzato dal-
la morfogenesi gravitativa che si esprime in blande ondulazioni ed aree sub-pianeggianti. Le antiche forme di frana sono
state estesamente rimodellate da terrazzamenti di origine antropica, che hanno presumibilmente cancellato anche origi-
* Pedrini L. (1954): La frana per scivolamento di Caranza (valle del F. Vara). Ann. Ric. St. Geogr., 10, 185-193. narie contropendenze nei corpi di frana.

- 40 - - 53 -

Caranza


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Località se della suddetta fascia depressa a partire sia dal relativo fianco della paleofrana, sia dal pendio formatosi verso l’attigua
fascia sinistra.
CARASCHI 011012
Descrizione del fenomeno
Gran parte dell’area, sulla quale sono fondate le varie frazioni di Castagnola e nelle immediate adiacenze, è interes-
ESTRATTO DELLA SCHEDA DI RILEVAMENTO sata da un’attività gravitativa che ha dato origine a forme minori, sia sulla parte sub-pianeggiante o debolmente inclina-
ta in corrispondenza della testata della paleofrana, sia sul più accentuato pendio a valle della testata stessa. Relativamente
Comune Deiva Marina a questo secondo distretto, dove sono ubicati alcuni nuclei abitativi minori (Nava e Cella) e numerosi edifici sparsi anche
Provincia La Spezia di recente costruzione, abbiamo in precedenza fatto notare come esso sia caratterizzato da una maggiore diffusione dei
Abitanti 60 fenomeni franosi recenti e attuali, in funzione delle sue specifiche condizioni morfo-evolutive.
Bacino idrografico principale Rio di Piazza La fascia di raccordo scarpata principale-testata, nonché lo stesso versante, a maggiore acclività, che corrisponde alla
Bacino idrografico secondario Fosso del Maggiù scarpata, sembrano invece attualmente immuni da fenomeni franosi attivi. La quasi totale assenza in questa zona di inse-
Quota m s.l.m. 150 diamenti antropici, nonostante la sua posizione panoramica, se da un lato non consente di registrare indizi di movimen-
Foglio I.G.M.I. 95 I NO to, può dall’altro costituire la testimonianza di una conoscenza storica di instabilità del pendio.
Elemento C.T.R. 1:5.000 233152 “Piazza” Per quanto riguarda invece l’abitato di Castagnola, vari edifici della frazione La Chiesa, interessati più o meno diretta-
mente dalla frana di colamento attiva nonché da lenti movimenti di deformazione plastica (e probabilmente anche di scor-
Popolazione, fabbricati ed infrastrutture coinvolti rimento roto-traslazionale) nei terreni di copertura superficiale del corpo della paleofrana, mostravano evidenti indizi di
Abitanti --- dissesto fino alla fine degli anni ’80. Nel corso di questo ultimo ventennio, progressivi interventi di ristrutturazione hanno
Edifici 15 obliterato le lesioni che testimoniavano le conseguenze di tali movimenti franosi.
Vie di comunicazione S. P. Deiva - Baracca Analoghi movimenti franosi interessano anche casolari sparsi e frazioni minori, in particolare quella di Cella, e la stra-
da provinciale che conduce a Framura. Per il nuovo insediamento di S. Lorenzo, che insiste su un terrapieno a sua volta
Studi e progetti di intervento appoggiato su terreni di copertura superficiale, sono ipotizzabili anche fattori e cause antropici.
Studio del dissesto Completo Particolare attenzione merita infine la situazione del cimitero, le cui lesioni possono essere attribuite a deformazioni ten-
Strumentazione di controllo Installata sionali, derivanti dalla sua posizione immediatamente a monte della corona secondaria che delimita la fascia sinistra del-
Progetto generale di sistemazione Esistente la paleofrana, della cui storia morfo-evolutiva si è trattato in precedenza.
Interventi eseguiti Piano Generale Organico
di sistemazione in atto Effetti del fenomeno
Come già detto, nel corso di questo ultimo ventennio i progressivi interventi di ristrutturazione hanno obliterato le lesio-
Cause di instabilità ni che testimoniavano le conseguenze dei movimenti franosi; solo in alcuni edifici più vecchi, ad esempio in quelli ubicati
Gli edifici del nuovo insediamento di Case Caraschi - Case Maestri sono fondati prevalentemente su aree interessate da in corrispondenza della strada provinciale tra le frazioni di Sotto Case e Chiesa, le lesioni sono ancora ben osservabili.
lenti movimenti di deformazione plastica e di scorrimento roto-traslazionale, in corrispondenza di accumuli di paleofrana
e di frane antiche; alcuni edifici si trovano anche su frane recenti e attuali, una delle quali è attiva. Interventi di sistemazione
In riferimento al progetto della Comunità Montana della Riviera Spezzina, in base all’applicazione del D.L. 180/98 ine-
rente la perimetrazione delle aree a rischio di frana, sono stati effettuati, nelle località di Posata, Pastene, Rovereto, Chie-
sa e Lavatoio, sondaggi geognostici, indagini geofisiche, di laboratorio, posa di strumentazione di controllo con monito-
SINTESI DELLE CONOSCENZE raggio sul terreno (letture inclinometriche e piezometriche) e sulle strutture (letture ai crepemetri). Da segnalare, inoltre, le
opere di consolidamento e di sistemazione idraulica realizzate nell’alveo del Rio Rovereto, a nord-est della località omo-
Tipologia del fenomeno nima. Il consolidamento è stato realizzato alle “spalle” del ponte del Molino Belloglio con la costruzione di un muro di con-
I nuovi edifici di Case Caraschi e la precedente lottizzazione denominata Case Maestri sono in gran parte situati in cor- troripa su micropali; la regimazione del Rio Rovereto è stata effettuata con difese spondali e briglie per un tratto di 200 m
rispondenza della testata di antiche frane, dovute a scorrimento rotazionale (o roto-traslazionale) multiplo, che sono il ri- a valle e a monte del ponte, a seguito di lesioni sulle spalle del ponte stesso, sui manufatti e sulle cordolature.
sultato di un’evoluzione del settore frontale sinistro della paleofrana di Piazza-Caraschi (vedi anche la fig. 8).
Tuttavia, i gravi dissesti che (a partire dagli anni ’80 ?) hanno colpito pressoché tutti gli edifici del nuovo insediamento
in località Caraschi-Pastenau, le sue infrastrutture e la precedente viabilità, non sono probabilmente attribuibili, nella gran-
de maggioranza, ad una riattivazione delle forme antiche, della quale non si ha una chiara espressione morfologica su-
perficiale, ma a lenti movimenti di deformazione plastica e di scorrimento roto-traslazionale, che hanno sede in uno stra-
to relativamente superficiale della paleofrana. In altri termini non è possibile mettere in relazione tali dissesti a ben identi-
ficabili forme, corrispondenti ad una ben definita tipologia gravitativa. Alcuni edifici sono invece fondati sopra una frana
complessa attiva, che si è a sua volta originata sul più antico accumulo di frana stesso.

Caratteristiche geologiche
Ad esclusione di un limitato affioramento della formazione dei Diaspri, appartenente all’Unità del Bracco, l’area di stu-
dio comprende soltanto terreni appartenenti al corpo della paleofrana di Piazza (vedi anche schema geomorfologico del-
la fig.8) ed alle coperture superficiali dovute al suo rimodellamento gravitativo, erosivo e deposizionale.

Inquadramento geomorfologico
La fascia frontale della paleofrana di Piazza è caratterizzata nei suoi lineamenti morfologici generali da una serie di ri-
piani posti a vari livelli; questi sono riferibili a terrazzi di frana corrispondenti alle testate di antichi scorrimenti rotaziona-
li multipli, che hanno origine nel corpo della paleofrana stessa, esprimendone un’evoluzione progressiva.
Da una attenta morfo-analisi emerge una differenza abbastanza marcata tra i due settori frontali destro e sinistro. L’e-
voluzione progressiva del primo appare più antica, come si evince dalle forme meno marcate e come sembra confermato
dalla più intensa antropizzazione; su questo sono infatti situati la maggior parte dei vecchi insediamenti, con i principali

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titi silicee, talvolta con base calcarenitica, e di emipelagiti in strati medi e spessi; verso l'alto della formazione compaiono centri abitati di Piazza, Villa e Roccamazzo, oltre a nuclei abitativi minori e a edifici sparsi, alcuni dei quali di recente co-
marne e marne calcaree in strati medi e spessi e quarzoareniti in strati sottili. La formazione è attribuibile al Berriasiano - struzione. In tutto il settore non si riscontrano particolari segni di instabilità che abbiano colpito gli edifici sia antichi che
Santoniano. recenti; si devono solo segnalare modeste lesioni nella chiesa e nell’annesso edificio (non più osservabili nella chiesa per
i recenti lavori di restauro), che possono essere messe in relazione alla loro posizione sulla sommità di un dosso compre-
Inquadramento geomorfologico so tra due frane di colamento da noi classificate come quiescenti o inattive, ma che potrebbero solo localmente riattivarsi
Le varie frazioni che costituiscono il centro abitato di Castagnola (fig.13) sono situate in differenti condizioni morfologi- con evoluzione retrogressiva e/o in allargamento.
Le forme meglio conservate e maggiormente articolate sono osservabili nel settore sinistro, e denotano una evoluzione
più accentuata e/o più recente, come indicano anche le frane distribuite sia al suo interno, sia sul margine sinistro e, in
particolare, su quello frontale; le seconde sono da mettere in relazione anche allo scalzamento al piede operato dall’ero-
sione concentrata dei due corsi d’acqua presenti nella zona.
La diversa evoluzione dei due settori frontali è testimoniata anche dall’andamento del Rio di Piazza: nel settore destro si
nota infatti una sola grande ansa corrispondente ad un unico lobo frontale della paleofrana, mentre in quello sinistro si ha
un percorso più tortuoso, controllato da più lobi frontali meno pronunciati.
Come sopra accennato, i nuovi insediamenti in località Caraschi - Pastenau (denominati rispettivamente Case Caraschi
e Case Maestri) sono fondati su aree nell’insieme pianeggianti o sub-pianeggianti, corrispondenti alle testate di forme gra-
vitative (dovute a movimenti di scorrimento rotazionale), o comunque originate dal rimodellamento antropico di terrazzi
di frane recenti e antiche (fig.11).

Fig.13 - I quattro nuclei storici di Castagnola (Lavatoio, Crose, Chiesa e Sottocase) sono situati su una grande paleofrana, rispettivamente i primi tre in
corrispondenza dell’area sub-pianeggiante della testata e l’ultimo (come il nome stesso di Sottocase esprime) immediatamente al disotto della rottura di
pendio che la delimita verso valle. E’ da notare anche la quasi totale assenza di insediamenti antropici sulla scarpata principale, nonostante la sua po-
sizione panoramica, e ciò può essere la testimonianza di una conoscenza storica di instabilità del pendio.

che e di fondazione, in relazione alle varie parti della paleofrana su cui insistono ed alle corrispondenti locali riattivazio-
ni, con forme dovute prevalentemente a più superficiali processi di colamento. La maggior parte degli edifici sono così fon-
dati su aree sub-pianeggianti, che sono comprese nella testata della paleofrana; la frazione di Sottocase giace invece sul
tratto di versante immediatamente a valle della testata, cui corrisponde un lieve aumento dell’acclività. La rottura del pen-
dio è più accentuata in corrispondenza del cimitero, fondato poco a monte di una scarpata secondaria nel corpo della pa-
leofrana. Fig.11 - I nuovi edifici in località Caraschi (in basso) e la più recente lottizzazione denominata Case Maestri , in località Pastenau, sono situati sul
I nuovi edifici della frazione S. Lorenzo sono invece situati sulle coperture detritiche del pendio che costituisce il fianco settore frontale sinistro della grande paleofrana che comprende anche il centro abitato di Piazza. Gli edifici sono prevalentemente fondati in corri-
destro della paleofrana, sulla cui sommità, costituita dal Complesso ofiolitico e dalle Argille a palombini, è fondata la chie- spondenza delle testate di scorrimenti rotazionali (o roto-traslazionali) multipli, originati da fenomeni di evoluzione avanzante sul fronte della pa-
sa con gli annessi edifici. leofrana; in alcuni casi si trovano invece su frane recenti e attuali che si sono formate sul corpo della paleofrana stessa.
La nicchia di distacco della paleofrana forma un ampio impluvio che convoglia le abbondanti precipitazioni della zona
(intorno a 1400 mm/anno) sulla sottostante testata, dove il difficoltoso drenaggio superficiale favorisce l’infiltrazione del- Nel caso di Case Maestri la morfologia si presenta tuttavia più accidentata, sia per effetto di fenomeni franosi seconda-
le acque meteoriche, con i noti effetti di degradazione delle caratteristiche meccaniche dei terreni a forte componente ar- ri rispetto agli antichi scorrimenti rotazionali, sia per una più recente riattivazione all’interno del corpo della paleofrana,
gillosa e con inclusi lapidei. La scarpata principale è stata rimodellata soprattutto da processi gravitativi e si presenta at- ed è proprio in corrispondenza di quest’ultima che sono fondati alcuni tra i più lesionati edifici del complesso abitativo.
tualmente quasi totalmente ricoperta dalle relative forme di accumulo; la scarsità di insediamenti in questa zona, peraltro Gli edifici di Case Caraschi sono invece fondati su un’ampia spianata, a ridosso di un gradino poco pronunciato che la
panoramica, denuncia una possibile conoscenza storica di instabilità del pendio. delimita verso monte, dove il limitato rimodellamento sembra essere stato antropico.
Sul corpo di paleofrana, a valle della testata, si distinguono due fasce longitudinali, con quella in destra morfologica-
mente più depressa; ciò è dovuto ad una evoluzione progressiva di quest’ultima, a partire dalla scarpata osservabile im- Descrizione del fenomeno
mediatamente a valle del cimitero, che non ha riscontro nella fascia sinistra e che è testimoniata anche dal suo accentua- La scarpata principale, la testata e la parte media della paleofrana di Piazza - Caraschi non presentano forme dovute
to lobo frontale (vedi schema geomorfologico di fig. 8). L’ulteriore degradazione fisico-meccanica di questa parte di am- a significativi processi gravitativi recenti e attuali; questi sono viceversa numerosi nella sua parte frontale. Anche un recente
masso franoso che ne ha poi condizionato un più intenso sviluppo dei processi recenti e attuali, come è testimoniato dal- studio effettuato sui movimenti franosi verificatisi in località Case Maestri*, …..”nel tratto (frontale ed in particolare nel suo
le relative forme osservabili appunto sul lato destro della paleofrana, dove si nota anche una loro convergenza verso l’as- settore sinistro) che va dal condominio di Case Maestri sino al Rio di Piazza, passando per Case Caraschi, ha presentato

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nel tempo ripetuti e gravi fenomeni di instabilità, che hanno interessato sia la viabilità provinciale, sia numerose costru- Località
zioni in modo tanto manifesto da portare al sequestro di parte dell’area”.
In base al contesto morfo-gravitativo illustrato, inquadrato in quello più generale della paleofrana di Piazza-Caraschi CASTAGNOLA 011014
(fig.8), e sulla base delle precedenti conoscenze, nonché dei dati geognostici disponibili, si può invece ragionevolmente
ipotizzare che tutto il comprensorio sia interessato da un’attività con superfici di scorrimento a profondità massime tra i 25
m e i 33 m o poco superiori. I terreni hanno caratteristiche meccaniche degradate, con meccanismi di scorrimento roto- ESTRATTO DELLA SCHEDA DI RILEVAMENTO
traslazionale multiplo o di deformazione plastica (tipo creep ?); deve comunque trattarsi di cinematismi a lenta evoluzio-
ne, che si svolgono all’interno di terreni di copertura superficiale (accumuli di frana rimaneggiati da più fasi di movimen- Comune Framura
to), aventi caratteristiche meccaniche molto scadenti, e che non si traducono ancora in forme gravitative ben identificabili. Provincia La Spezia
In ogni caso, il fatto che i numerosi e diffusi vecchi nuclei abitativi situati sulla paleofrana di Piazza-Caraschi in analo- Abitanti 300
ghe situazioni geomorfologiche non mostrino, al contrario dei nuovi edifici, apprezzabili e generalizzati dissesti, induce Bacino idrografico principale T. Deiva
realisticamente ad invocare fattori e cause antropici all’origine della grave situazione dei nuovi insediamenti. Pur non dis- Bacino idrografico secondario Rio Rovereto
ponendo dei progetti costruttivi del nuovo insediamento di Case Maestri - Case Caraschi, dalle condizioni geomorfologi- Quota m s.l.m. 287
che in precedenza descritte si può dedurre che il piano di posa degli edifici sia stato ottenuto con maggiori o minori mo- Foglio I.G.M.I. 95 IV SO; IV SE
vimenti di terra, in relazione alle irregolarità della morfologia preesistente ed alla loro pianta, che in alcuni casi è di no- Elemento C.T.R. 1:5.000 232151 “Piazza” e 232152 “Framura”
tevoli dimensioni. Si può quindi ragionevolmente ipotizzare che il diverso grado di dissesto riscontrabile negli edifici stes-
si sia da attribuire, oltre che a cause naturali, alle disomogeneità dei terreni di fondazione, che ne possono aver prodot- Popolazione, fabbricati ed infrastrutture coinvolti
to lesioni per cedimenti differenziali. La generale scarsa acclività del corpo di frana rende inoltre difficoltoso il drenaggio Abitanti ---
delle acque superficiali, favorendo invece l’infiltrazione delle acque meteoriche, che a sua volta provoca una accelerazio- Edifici 20
ne della degradazione fisico-meccanica del terreno. Vie di comunicazione Strada comunale Framura - Castagnola
Alcuni tra gli edifici che hanno subito i più gravi dissesti sono situati, come accennato, su una frana complessa la cui at-
tività può avere una importante concausa nello scalzamento al piede per erosione concentrata da parte del Fosso del Mag- Studi e progetti di intervento
giù; sono quindi opportune le opere di sistemazione previste per questo corso d’acqua nello studio testé citato. Studio del dissesto Esistente
Considerando però la non generale sovrapponibilità tra dissesto e processi attivi chiaramente identificabili su base pu- Strumentazione di controllo Installata
ramente geomorfologica, è necessario invocare tipologie gravitative a cinematica lenta che possono essere rilevate soltanto Progetto generale di sistemazione Esistente
attraverso metodologie di monitoraggio strumentale. Interventi eseguiti Molino Belloglio: consolidamento del ponte
Resta da verificare l’ipotesi prospettata nello studio medesimo di una possibile ripresa dell’evoluzione frontale della pa- e regimazione del torrente con briglie e difese spondali.
leofrana, causata dallo scalzamento al piede per erosione retrogressiva da parte del Rio di Piazza.
Cause di instabilità
Effetti del fenomeno Edifici fondati su terreni a scadenti caratteristiche meccaniche, sedi di lenti movimenti con meccanismi sia di colamento,
Si notano lesioni rilevanti in tutto il complesso ormai abbandonato di Case Maestri in località Pastenau e nelle sue adia- sia di deformazione plastica, sia di scorrimento roto-traslazionale. Erosione concentrata del Rio Rovereto.
cenze; anche gli edifici in località Caraschi (esclusi quelli più vecchi ubicati sul pianoro di quota 142) sono interessati da
gravi lesioni ai muri sia perimetrali che interni e gli abitanti ricorrono a periodiche opere di ripresa delle lesioni stesse. E’
da segnalare, inoltre, che il tratto di strada provinciale tra la chiesa e il Fosso del Maggiù, interposto tra i due complessi,
presenta accentuati cedimenti del manto stradale e vistose lesioni nei muri di sostegno in cemento ed in muratura; impor- SINTESI DELLE CONOSCENZE
tanti segni di cedimento si registrano anche nei vecchi muri di argine lungo il corso del Fosso del Maggiù e lungo la spon-
da sinistra del Rio di Piazza. Tipologia del fenomeno
I vecchi nuclei abitati di Castagnola (Lavatoio, Crose, La Chiesa e Sottocase) sono situati in parte sulla paleofrana omo-
Interventi di sistemazione nima, in parte su frane di colamento o ai loro margini, originatesi sul corpo della paleofrana stessa e, più precisamente,
Gli interventi di bonifica dell'area in esame (classificata come zona R4, ad alto rischio da frana, a seguito dell'applica- sia sul ripiano della testata sia sul sottostante pendio. La paleofrana è a sua volta originata da un ingente ammasso roc-
zione del D.L.180/98) sono inseriti nel 1° stralcio del progetto definitivo del Piano Generale Organico di sistemazione del cioso, costituito prevalentemente da Argille a palombini, coinvolto in uno scorrimento di roccia in blocco e facente parte
versante. Il 1° lotto comprende: a) opere ed interventi per rendere accessibili gli strumenti di controllo già installati (pie- di un complesso sistema di movimenti gravitativi di versante (vedi anche schema geomorfologico della fig.8), la cui evolu-
zometri ed inclinometri), mediante apertura di piste nelle aree attualmente dense di vegetazione e verifica dello stato di ef- zione è stata sopra illustrata.
ficienza degli strumenti esistenti, con eventuale sostituzione ed integrazione; b) installazione di ulteriori stazioni di misura In ogni caso deve trattarsi di terreni di fondazione a scadenti caratteristiche meccaniche, sia originarie sia in quanto co-
e di controllo, costituite da coppie di piezometri e tubi inclinometrici disposti su un'area più vasta, secondo direttrici lon- involti in più fasi di movimento, con lenti cinematismi gravitativi, probabilmente sia di deformazione plastica, sia di scor-
gitudinali e trasversali, tesi a definire anche i margini fisici dell'area interessata e le relative dinamiche; c) prelievo di cam- rimento roto-traslazionale; nelle aree pianeggianti o sub-pianeggianti (dove la componente tangenziale della forza di gra-
pioni indisturbati dagli strati più significativi per la verifica delle principali caratteristiche geotecniche; d) installazione di vità è ovviamente minima) si deve inoltre considerare la possibilità di cedimenti differenziali, particolarmente pericolosi nel
caposaldi e istituzione di linee di mira o triangolazioni per il controllo topografico di precisione del territorio; e) installa- caso di edifici vetusti, le cui fondazioni non siano ben legate.
zione di pozzi di prova per l’emungimento di acque profonde; f) applicazione di ulteriori stazioni di rilevamento fessuri-
metrico sulle strutture fisse, nei relativi punti caratteristici, già lesionati. Caratteristiche geologiche
Il 2° lotto di interventi comprende il completamento della posa ed installazione della prima fila di pozzi con relative pom- La zona in esame è caratterizzata da scarsi affioramenti dell'Unità del Bracco, rappresentata qui dal suo basamento ofio-
pe di emungimento; un contestuale intervento da parte dei privati per le ulteriori due file di pozzi; la realizzazione di trin- litico e dalla formazione a dominante argillosa delle Argille a palombini, in successione rovesciata.
cee drenanti con condotti di emungimento convergenti in unica camera di intercettazione e controllo delle portate emunte. E’ da notare che la roccia in posto è nettamente subordinata non solo rispetto al corpo di paleofrana e alle relative suc-
Sono state suggerite, inoltre, opere di regimazione del Fosso del Maggiù particolarmente mirate ad evitare lo scalzamen- cessive coperture superficiali, ma anche rispetto all’ammasso roccioso coinvolto nello scorrimento in blocco.
to al piede della frana attiva che sul fosso stesso ha il suo proprio fronte. Analoghe opere tendenti ad invertire l’attuale ten- Complesso gabbrico e Ultramafiti; Basalti (Ω): la prima formazione comprende Mg-gabbri (troctoliti, gabbronoriti e oli-
denza di erosione regressiva in quella di deposito si rendono necessarie per prevenire un’eventuale ripresa dei fenomeni vingabbri), generalmente con struttura isotropa, spesso pegmatoide. Presenti "shear zones" con struttura gneissica occhiadina
morfo-evolutivi avanzanti sul fronte della paleofrana. (flaser gabbro) e filoni basaltici; la seconda formazione è costituita da lherzoliti e, in netto subordine, harzburgiti, duniti e
pirosseniti con strutture tettoniche e protogranulari. Le Ultramafiti sono parzialmente o totalmente serpentinizzate. I basal-
ti sono a struttura granulare da media a fine, con microstruttura ofitica; sono talvolta sbrecciati. Le formazioni sono attri-
* Comunità Montana della Riviera Spezzina (Levanto): Relazione geologico-tecnica “Piano Generale Organico di sistemazione del versante in lo- buibili al Giurassico medio - superiore.
calità Case Maestri”. M. Tirelli, P. Maifredi, A. Revelli e A. Celotto, 1999. Argillle a palombini (ap): comprendono un'alternanza regolare di torbiditi calcaree in strati medi, costituite da calcilu-

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Scala 1:5.000
Tavola 5 Carnea
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Scala 1:5.000
Tavola 4 Caraschi
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Località Effetti del fenomeno
Per quanto i movimenti franosi del 1977 siano stati di modesta entità, all’epoca si riscontrarono alcune lesioni nel cimi-
CARNEA 011013 tero, con cedimento del sottostante versante, come anche nella chiesa e in alcuni edifici limitrofi, nonché sulla strada pro-
vinciale di accesso al paese. Nelle vicinanze del centro abitato, scorrimenti della coltre di detrito, già verificatisi in prossi-
mità della chiesa “Madonna dell’Olivo”, di recente sembrano aver avuto una ripresa dello stato di attività; infine, sempre
ESTRATTO DELLA SCHEDA DI RILEVAMENTO sul versante idrografico sinistro del Fosso Piaggia, in corrispondenza di Case Fontana, è presente una scarpata di erosio-
ne che, considerata l’acclività del versante, le sfavorevoli condizioni di giacitura delle arenarie, che si presentano inoltre
Comune Follo molto fratturate, e lo scalzamento al piede operato dalle acque, mostra segni di un’evoluzione retrogressiva.
Provincia La Spezia
Abitanti 472 Interventi di sistemazione
Bacino idrografico principale F. Vara Risalendo la strada verso il cimitero si osservano i lavori eseguiti in seguito al dissesto del ‘77. Sono stati costruiti dei
Bacino idrografico secondario Durasca muri in cemento armato; è possibile osservarli anche lungo la scalinata che dal centro del paese porta alla strada. Nella
Quota m s.l.m. 250 - 300 m parte sud-est del paese, sulla strada, si è presentata una nuova lesione sui muri sia sopra che sottostrada con fratture di
Foglio I.G.M.I. 95 II NO alcuni cm.
Elemento C.T.R. 1:5.000 248022 “Polverara” I soli interventi realizzati in questi ultimi vent’anni sono riconducibili ad opere di sostegno, come muri di contenimento
in cemento armato e/o a secco, a protezione sia degli edifici che della rete stradale (fig.12).
Popolazione, fabbricati ed infrastrutture coinvolti Inoltre, nell'area, esistono le ricorrenti e generiche opere di regimazione delle acque superficiali e sotterranee (canaliz-
Abitanti --- zazioni superficiali e drenaggi) eseguite dai privati.
Edifici Poche case, cimitero
Vie di comunicazione Strada comunale a valle del paese

Studi e progetti di intervento


Studio del dissesto Incompleto
Strumentazione di controllo Non installata
Progetto generale di sistemazione Inesistente
Interventi eseguiti Opere di sostegno e sistemazioni
idrauliche

Cause di instabilità
Movimenti franosi in aree periferiche dell’abitato.

SINTESI DELLE CONOSCENZE

Tipologia del fenomeno


Limitati scorrimenti traslazionali di coperture superficiali.

Caratteristiche geologiche
Nell’area in esame affiora l’Unità del M. Gottero, qui rappresentata dalle Arenarie del M. Gottero (aG): torbiditi are-
naceo - pelitiche costituite da arenarie quarzoso - feldspatiche (grovacche feldspatiche), argilliti e siltiti in strati medi e spes-
si; sono frequenti strati arenacei amalgamati e intercalazioni lenticolari di argilliti varicolori, argilliti marnose e marne. La
formazione è attribuibile al Maastrichtiano superiore - Paleocene p.p..

Inquadramento geomorfologico
L’abitato di Carnea è situato sull’interfluvio tra il F.so Piaggia e il F.so di Marzana (quest’ultimo affluente di sinistra del T.
Durasca), in prossimità della loro confluenza, e si estende su un dislivello di circa 50 metri, tra le quote di 300 e 250 m s.l.m..
Come risulta dalle condizioni strutturali, i due versanti adiacenti all’interfluvio ed a valle della confluenza, presentano
giaciture mediamente a franapoggio che, unitamente al fattore acclività, ne hanno determinato una netta impronta di mo-
dellamento gravitativo, con una rilevante estensione di fenomeni franosi, superficiali e profondi, di varia tipologia. Sul ri-
lievo di Carnea si trovano invece giaciture più favorevoli alla stabilità generale dell’ammasso roccioso, che hanno consentito
soltanto fenomeni franosi superficiali e di estensione limitata.

Descrizione del fenomeno


Un evento franoso, riferibile a scorrimento traslazionale di copertura detritica, ha coinvolto nel 1977 (relazione del Ge-
nio Civile della Spezia) la strada di accesso al centro abitato, interessando il versante fino alla base delle fondazioni di al-
cune abitazioni civili. Sempre nello stesso anno si è verificato un analogo movimento franoso di modesta entità, che ha gra-
vemente danneggiato il lato di valle del cimitero fondato su un lembo residuale di un antico accumulo di frana.
Minori, dissesti dovuti probabilmente alla stessa tipologia franosa, si erano in precedenza verificati a carico della atti- Fig.12 - Opere murarie di sostegno al di sotto del cimitero di Carnea, realizzate in conseguenza dei dissesti verificatisi nel 1977. Il fenomeno fra-
gua chiesa e dell’adiacente piazzale. In entrambi i casi i dissesti sono presumibilmente da mettere in relazione anche con noso appare nel suo complesso stabilizzato, anche per effetto di opere di sistemazione. La chiesa, il piazzale adiacente e la strada sottostante pre-
gli sbancamenti eseguiti per l’ampliamento della sede viaria e di parcheggio. sentano a tutt’oggi modeste lesioni per effetto di precedenti analoghi fenomeni franosi.

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Cembrano

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Fig.18 - Il centro abitato di Pieve (sullo sfondo della foto) e, in primo piano, la grande paleofrana che occupa tutto il versante sinistro della valle del

200m
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T. Mangia (vedi anche lo schema geomorfologico della fig.6 ).

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T. Gravegnola, che sono due dei principali affluenti di sinistra del F. Vara; l’abitato si estende su entrambi gli opposti ver-
santi, anche se il nucleo principale del paese si trova nel bacino del Gravegnola.

100
L’evoluzione geomorfologica dei due versanti, dove sono nettamente prevalenti le forme gravitative (vedi anche lo sche-

Scala 1:5.000
ma geomorfologico della fig. 6), è stata fortemente condizionata dalle litologie affioranti; si tratta infatti di formazioni a


dominante argillitica, con intercalazioni litoidi (impermeabili ed a comportamento plastico le prime, permeabili ed a com- s ➤
portamento rigido le seconde) caratterizzate cioè da un forte contrasto delle loro caratteristiche idrogeologiche e mecca-

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niche che favorisce fenomeni franosi complessi, sia superficiali che profondi dovuti in generale a meccanismi di scorrimento ➤

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rotazionaleþcolata. In particolare, sul versante del T. Mangia si è sviluppato un esteso movimento franoso, che per le sue
caratteristiche evolutive crono-spaziali è definibile come paleofrana, interessando l’intero sistema crinale-versante-fondo-


valle. Si tratta di un fenomeno franoso complesso, dovuto a più scorrimenti plano-rotazionali multipliþcolamenti com-

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plessivamente in evoluzione progressiva. I fenomeni sembrano comunque attualmente nel complesso inattivi; le recenti lo-

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cali riattivazioni si sono però verificate al limite scarpata principale-testata, dove si è verificata una ripresa dello stile di at- s
tività, con movimenti di tipo deformazione plastica superficiale e frane di colamento, coinvolgendo parte dell’abitato.


Descrizione del fenomeno
L’evoluzione morfologica del settore di versante interessato dai processi in atto si è verosimilmente compiuta in due fasi.


In una prima fase si sono sviluppati, nella fascia superiore del versante, meccanismi di scorrimento roto-traslazionale in
un complesso litologico ad elevata componente argillitica che ha generato accumuli di frana facilmente plasticizzabili; que-
sti si sono quindi evoluti in grandi colate, incanalate nel sottostante sistema vallivo. La seconda fase presuppone una ripresa


aCT
dei fenomeni erosivi in seguito a sollevamenti neotettonici, con reincisione anche dei precedenti corpi di frana e formazione
di una nuova rete di canali e vallecole, più gerarchizzate, anche se “disordinata” in terreni facilmente erodibili; in tale con- ➤ ➤


➤ ➤ ➤
testo morfoevolutivo si sono sviluppate le recenti riattivazioni al limite scarpata principale-testata, che hanno coinvolto prin- ➤

cipalmente il nucleo esterno situato in corrispondenza della sella tra il bacino del T. Mangia e quello del T. Gravegnola.


Effetti del fenomeno s


La ripresa di movimenti minori originatisi all’interno della paleofrana, poco sotto Pieve, riconducibili a deformazioni pla- s
s
stiche e frane di colamento, ha causato numerose lesioni ai muri perimetrali delle case presenti e nella viabilità provinciale.

al
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Finanziamenti della Regione Liguria, a partire dal mese di Ottobre 2000, hanno permesso di effettuare uno studio geo- s
logico e geomorfologica preliminare integrato da indagini geognostiche mediante l’esecuzione di sei sondaggi a carotaggio
s


continuo spinti fino a profondità di circa 25 metri dal p.c. e relative analisi SPT e analisi di laboratorio di campioni dis- s

turbati, messa in opera nel perforo di ogni sondaggio di inclinometri per la lettura degli spostamenti ed infine 13 prospe-

Tavola 7
s

zioni sismiche a rifrazione, a 24 geofoni, per totali ml 1495. I risultati ottenuti hanno confermato la presenza di una su-


➤ ➤

s

perficie di scorrimento a circa 8-10 metri dal piano campagna. La rottura dei tre inclinometri ubicati più a valle, al mo- ➤
mento della prima lettura e le deformazioni registrate durante le letture successive hanno confermato la presenza di que-
sta superficie di scorrimento.

- 70 - - 55 -
Località Località

DISCONESI 011018 PIEVE 011032

ESTRATTO DELLA SCHEDA DI RILEVAMENTO ESTRATTO DELLA SCHEDA DI RILEVAMENTO

Comune Maissana Comune Zignago


Provincia La Spezia Provincia La Spezia
Abitanti 25 Abitanti 120
Bacino idrografico principale F. Vara Bacino idrografico principale F. Vara
Bacino idrografico secondario T. Borsa Bacino idrografico secondario T. Mangia
Quota m s.l.m. 670 - 690 Quota m s.l.m. 620 - 640 m
Foglio I.G.M.I. 95 IV NO Foglio I.G.M.I. 95 I NO
Elemento C.T.R. 1:5.000 232074 “Maissana” Elemento C.T.R. 1:5.000 233091 “Zignago”

Popolazione, fabbricati ed infrastrutture coinvolti Popolazione, fabbricati ed infrastrutture coinvolti


Abitanti 15 Abitanti 30
Edifici 3 Edifici 8
Vie di comunicazione Strada comunale Vie di comunicazione Strada provinciale Rocchetta / Vara-Pieve

Studi e progetti di intervento


Studi e progetti di intervento
Studio del dissesto Esistente (sondaggi, prospezioni sismiche a rifrazione)
Studio del dissesto Esistente (Autorità di Bacino del F. Magra)
Strumentazione di controllo Installata (inclinometri e piezometri)
Strumentazione di controllo Non installata
Progetto generale di sistemazione Inesistente
Progetto generale di sistemazione Parzialmente esistente
Interventi eseguiti Nessuno
Interventi eseguiti Opere di sostegno - strada comunale
Cause di instabilità
Cause di instabilità Locali rimobilizzazioni di accumuli di frana.
Il margine dell’abitato insiste sopra una frana attiva. Le vie di accesso al paese (strada comunale Disconesi-Maissana) e,
in particolar modo, la rotabile Maissana-P.so del Bocco, sono potenzialmente soggette a fenomeni di debris-flows.
SINTESI DELLE CONOSCENZE
Tipologia del fenomeno
SINTESI DELLE CONOSCENZE Frane di colamento e deformazioni plastiche di recente attivazione sviluppatesi al limite scarpata - testata della grande
paleofrana di Pieve (vedi fig.18).
Tipologia del fenomeno
Fenomeni franosi ad alto rischio, come colate rapide e scorrimenti planari (anch’essi ad alta velocità) di ammassi roc- Caratteristiche geologiche
ciosi molto disarticolati e quindi molto invasivi, possono direttamente interessare la viabilità nella fascia di versante a mon- Nell’area di Zignago si possono distinguere l’Unità del Bracco, rappresentata qui solo dalla formazione delle Argille a
te del paese; non è escludere che, in circostanze eccezionali, essi possano assumere entità tale da coinvolgere anche aree palombini (ap) e l’Unità di Ottone - S.Stefano ove sono distinguibili le Arenarie di Casanova (aC) e le Brecce di S. Maria
situate più a valle. (bSM), che in letteratura sono accorpate nel Complesso di M. Penna-Casanova.
La frana attiva situata sul margine (verso valle) dell’abitato, in base alla sua tipologia (lenti movimenti tipo scorrimento UNITÀ DEL BRACCO:
Argille a palombini (ap): Alternanza regolare di torbiditi calcaree in strati medi e di emipelagiti argillitiche in strati me-
traslazionale di coperture superficiali, probabilmente non estesi a tutto il corpo di frana) ed alla attuale fase morfoevolu-
di e spessi. Le torbiditi calcaree sono costituite da calcilutiti silicee talvolta con base calcarenitica. Presenti, verso la parte
tivi del versante, può essere giudicata a minor “rischio per persone e cose”; in ogni caso essa deve essere tenuta sotto ri-
superiore della formazione, marne e marne calcaree in strati medi e spessi e quarzoareniti in strati sottili. La formazione
stretto controllo, con di usuali sistemi di monitoraggio. è attribuibile al Berriasiano - Santoniano.
UNITÀ DI OTTONE - S. STEFANO:
Caratteristiche geologiche Brecce di S.Maria (bSM): depositi clastici grossolani, matrice sostenuti, grigio-scuri, con clasti da sub-angolosi a sub-ar-
Nella area in esame, oltre ai terreni di copertura superficiale ed ai grandi corpi di frana riferibili a scorrimenti di roccia rotondati con diametro di pochi centimetri costituiti in prevalenza da calcari silicei ed in subordine silicei. All’interno del-
in blocco, affiorano, in successione rovesciata, le formazioni appartenenti alla copertura sedimentaria dell’Unità del Brac- la formazione, nell’area di Pieve, sono presenti olistoliti di Argille a palombini. La formazione è attribuibile al Campania-
co, a substrato ofiolitico; dal basso verso l’alto della serie stratigrafica, si distinguono i seguenti termini: no inferiore.
Diaspri (d): alternanza regolare di radiolariti e subordinate ftaniti in strati medi e sottili; alla base della formazione so- Arenarie di Casanova (aC): torbiditi arenaceo-pelitiche da medie a grossolane e torbiditi pelitico-arenacee da medie a
no presenti intercalazioni di siltiti ed arenarie ofiolitiche in strati medi e sottili. La formazione è attribuibile al Calloviano fini, costituite da litoareniti ofiolitiche, areniti quarzoso-micacee; si intercalano argilliti e argilliti siltose. Nella parte supe-
medio/superiore - Titoniano. riore sono presenti torbiditi marnoso-siltose e marnoso-calcaree. La formazione è attribuibile al Campaniano inferiore.
Calcari a Calpionelle (cC): alternanza regolare di torbiditi calcaree in strati medi e spessi separati da strati molto sottili Lungo il crinale di Pieve, da ovest verso est, le Argille a palombini dell’Unità del Bracco sormontano tettonicamente l’U-
di emipelagiti argillitiche. Le torbiditi calcaree sono costituite da calcilutiti talvolta con base calcarenitica. Sono inoltre pre- nità di Ottone S. Stefano; questa seconda unità comprende una successione rovesciata costituita dalle brecce poligeniche
senti marne e marne calcaree in strati medi e spessi. La formazione è attribuibile al Berriasiano. di S. Maria, dalle Arenarie di Casanova e dal Flysch ad Elmintoidi, quest’ultimo presente oltre il limite dell’area cartogra-
Argillle a palombini (ap): comprendono un'alternanza regolare di torbiditi calcaree in strati medi, costituite da calcilutiti fata. Le brecce, a loro volta intercalate nel flysch, sono costituite in prevalenza da elementi di calcari palombini e, in net-
to subordine, da ofioliti e da Calcari a Calpionelle.
silicee talvolta con base calcarenitica e di emipelagiti in strati medi e spessi; verso l'alto della formazione compaiono mar-
ne e marne calcaree in strati medi e spessi e quarzoareniti in strati sottili. La formazione è attribuibile al Berriasiano - San-
Inquadramento geomorfologico
toniano. Il centro abitato di Pieve è situato in gran parte su una sella, lungo lo spartiacque tra il bacino del T. Mangia e quello del

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L’insieme delle formazioni costituisce il fianco inverso di una piega isoclinale coricata, a direzione circa meridiana (il cui


➤ nucleo di Diaspri è osservabile poco a nord, sul M. Porcile), sovrascorsa tettonicamente sulla formazione di Colli-Tavaro-
mg1 ne (Unità omonima; fuori carta). Per effetto della forte immersione assiale della piega, la disposizione degli strati si pre-



ac ➤ senta mediamente conforme a quella del versante sovrastante Disconesi, orientato trasversalmente alla struttura; si giusti-
fica in tal modo la disposizione a franapoggio delle formazioni affioranti, che ha controllato tutta l’evoluzione del versante
➤ ➤



➤ stesso, originando la grande paleofrana di Disconesi ed il corteo dei più limitati fenomeni franosi recenti e attuali alle sue
➤ spalle.


➤ ➤
Inquadramento geomorfologico


Il centro abitato di Disconesi insiste sul corpo di un’antica frana di grandi dimensioni, originata con prevalente mecca-
➤ nismo di sovrascorrimento traslazionale. L’ammasso roccioso coinvolto comprende probabilmente i due fianchi isoclinali

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della piega coricata di M. Porcile, costituito dai Diaspri, con il notevole spessore complessivo di circa 250 metri; il piano

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principale di movimento è disposto a franapoggio ed è verosimilmente rappresentato dal contatto con i sottostanti Calca-

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ri a Calpionelle (in successione rovesciata), ma non è da escludere che siano stati interessati anche strati superiori di que-

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st’ultima formazione.
cd I L’attuale aspetto morfologico (vedi fig.15) conserva la superficie sub-pianeggiante della originaria testata, attualmente
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Fig.15 - L’imponente accumulo della paleofrana di Disconesi, suddiviso da due profonde incisioni fluvio-torrentizie in tre corpi minori, con il centro
abitato situato su quello centrale; il comune meccanismo genetico prevalente è attribuibile ad uno scorrimento traslazionale, anche se i reciproci rap-
porti morfoevolutivi tra i suddetti accumuli di frana non sono attualmente ben definibili, a causa del successivo marcato rimodellamento, sia erosivo
che gravitativo.

smembrata nei due ripiani di “Pian della Chiesa” dalla reincisione della Valle Bondon; anche la forma nell’insieme pla-
nare della scarpata principale è ben evidente, nonostante il suo marcato rimodellamento gravitativo ed erosivo. Più in par-
ticolare, il paese è situato sopra un ripiano di minore ampiezza e a quota inferiore, originato dall’evoluzione progressiva
N del corpo di frana.
Come già accennato, il versante che sovrasta “Pian della Chiesa” sulla direttrice del centro abitato, presenta una copertura
detritica quasi continua, la cui complessa genesi può essere sintetizzata come segue: ad una iniziale degradazione retro-
gressiva della scarpata principale, anche in questo caso con meccanismo di scorrimento traslazionale ma coinvolgente stra-
ti progressivamente più superficiali (stratigraficamente più profondi), è seguita la reincisione di numerosi canali. Questi han-
no successivamente funzionato da collettori per i fenomeni di debris-flows, in gran parte attivi, osservabili sulla scarpata
Scala 1:5.000 stessa e, in alcuni casi, si sovrappongono a precedenti analoghi depositi, quiescenti, che si sviluppano sul sottostante cor-
Tavola 10
100 0 100 200m
Molunghi po di frana.

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Degno di rilievo è il forte processo erosivo in atto nei due rami della testata della Valle Bondon che, immediatamente a ne che interessa marginalmente il nucleo abitato e che, sviluppandosi essenzialmente nella copertura regolitica delle Ar-
valle, sta formando un cono di origine mista, condizionandone vistosamente il tracciato. gille e calcari, potrebbe essere l’espressione di lenti movimenti superficiali. Questi non producono danni strutturali agli edi-
L’incisione più profonda è osservabile nel canale che delimita, sul lato destro, il corpo di frana su cui giace Disconesi; in fici, ma soltanto deformazioni delle infrastrutture stradali e delle relative opere murarie, prive di fondazioni. In ogni caso,
questo caso il principale effetto del fenomeno consiste in una ripida scarpata, dovuta appunto ad erosione fluvio-torrenti- in base alla tipologia e soprattutto alla posizione della frattura di trazione in oggetto, sembra di poter escludere relazioni
zia, alla cui base si sta formando una stretta falda detritica. genetiche tra i due fenomeni ed una sua possibile evoluzione retrogressiva verso il nucleo abitato di Molunghi.
I sopradescritti processi attivi non interessano direttamente l’abitato; essi rappresentano peraltro un reale pericolo per le La seconda frana, anch’essa attiva e di scorrimento traslazionale, verificatasi a valle della strada, non rappresenta a no-
sue vie d’accesso. stro avviso, data la sua posizione e nonostante un potenziale coinvolgimento di maggiori volumi di materiale, un rischio
immediato, almeno per il nucleo abitato di Molunghi.
Descrizione del fenomeno In sostanziale (anche se implicito) accordo con la relazione geologico-tecnica della Provincia, riteniamo che le cause in-
Parte dell’abitato è fondato sopra un corpo di frana attiva per scorrimento traslazionale, che coinvolge lo strato super- nescanti i processi in atto siano da ricercare nel superamento della “soglia pluviometrica”, in una situazione di precario
ficiale dell’accumulo di paleofrana, che deve pertanto essere caratterizzato da proprietà meccaniche ulteriormente degradate equilibrio statico del versante, fortemente condizionato dai seguenti fattori e cause antropici:
rispetto a quest’ultimo. Più in particolare, alcuni edifici ed infrastrutture sono situati in posizione critica, come la chiesa, fon- - incrementi dei carichi sul versante dovuti al sovrappeso di vari edifici e dei muri di sostegno;
data immediatamente a monte della testata, o all’interno di essa, o a cavallo tra la zona in movimento e quella indistur- - tagli stradali che localmente portano un elevato incremento dell’acclività;
bata. - infiltrazioni d’acqua in quantità eccedenti il naturale ciclo idrologico, dovute all’irrazionale scarico sul terreno di ac-
que reflue bianche e nere (fosse imhoff).
Effetti del fenomeno Tali fattori e cause, dopo averne valutato la rispettiva importanza, dovranno essere tenuti nella massima considerazio-
Alcuni fabbricati ed in modo particolare la chiesa e gli edifici sottostanti, presentano lesioni ai muri perimetrali; si deve ne, in vista di un progetto di opere di consolidamento e di sistemazione dell’intero versante. A questo proposito è da ri-
peraltro osservare che le continue opere di manutenzione, anche strutturali, effettuate sul centro abitato, non permettono cordare che le precipitazioni medie annue della zona, e quindi il loro possibile effetto di accumulo con le soglie pluvio-
una precisa valutazione dei dissesti subiti dagli edifici stessi. metriche, sono molto elevate (intorno ai 1800 mm/a); il comune di Calice al Cornoviglio è inoltre classificato come sismi-
co di 2° categoria (legge 1964/62) ed è ben noto che le scosse sismiche sono tra le più efficaci cause o concause di in-
Interventi di sistemazione nesco dei movimenti franosi.
Gli interventi realizzati comprendono limitate opere di captazione a corredo di lavori di manutenzione riguardanti il ri-
facimento del manto stradale, nonché modeste opere di sostegno in cemento armato. Interventi da prevedersi all’interno Interventi di sistemazione
dei corpi frana dovranno essere finalizzati alla captazione ed allontanamento delle acque di ruscellamento superficiale e Per prevenire l’aggravarsi dei fenomeni di dissesto in atto, i versanti adiacenti all’abitato di Molunghi richiedono un ben
profonde mediante opportune opere di canalizzazione e drenaggio (canalette, trincee, pozzi). articolato insieme di opere di sistemazione, che sia basato su studi coordinati a carattere multidisciplinare e programma-
to secondo una scala d’urgenza, sui quali non è ovviamente possibile addentrarsi in questa sede. Ci limitiamo pertanto a
suggerire un intervento, a medio-lungo termine, a carattere più generale, che riguardi cioè i due tratti dei corsi d’acqua
delimitanti la dorsale di Molunghi, la cui erosione concentrata e quindi gli effetti destabilizzanti di scalzamento al piede
dei versanti deve essere contenuta mediante sistemi di briglie e di traverse; è ovvio che anche in questo caso gli interven-
ti debbano essere preceduti da un più dettagliato studio delle condizioni dei due alvei, nonché del regime idrologico dei
due corsi d’acqua.
Nella relazione geologico-tecnica redatta dalla Provincia, allo scopo di prevenire l'ampliarsi dei fenomeni di dissesto e
salvaguardare l'abitato da un potenziale collasso del pendio, sono stati suggeriti degli interventi che hanno i seguenti ob-
biettivi: a) aumentare la resistenza al taglio del terreno e diminuirne il peso di volume (che si raggiunge mediante la ridu-
zione del contenuto in acqua e/o delle pressioni neutre, attraverso la realizzazione di trincee drenanti e pozzi drenanti);
b) proteggere il piede del pendio e regimare i corsi d'acqua (mediante la realizzazione di briglie e gabbionate).

- 58 - - 67 -
attualmente in fase evolutiva, sono riconducibili a tipologie di scorrimento traslazionale, essenzialmente a carico di terre-
ni di copertura superficiale e che solo marginalmente coinvolgono la formazione a dominante argillitica delle Argille e cal-
cari e/o interferiscono con precedenti e più complessi fenomeni gravitativi, quiescenti o inattivi.
Nella cartografia geomorfologica della tavola qui allegata sono indicate le due frane attive corrispondenti con tutta pro-
babilità al dissesto che …“si è prodotto in maniera macroscopica a seguito delle intense e violente precipitazioni che si so-
no prolungate durante il mese di Novembre 2000”…, …”sia a monte che a valle della strada provinciale”…, ma delle qua-
li, essendo separate l’una dall’altra, non conosciamo i rapporti di antecedenza né si hanno informazioni cronologiche. cC
La frana che ha coinvolto la sede stradale (fig.17) si è staccata da un esiguo spessore di terreni di copertura superficia- d
le, incrementando poi in misura non indifferente il suo volume con materiale di riporto e con quello del relativo massiccio
muro di contenimento della sede stradale stessa. Il fronte del corpo di frana, il cui volume complessivo non sembra ingen- dt
te, almeno da una stima di superficie, si assesta in corrispondenza della testata della sottostante frana complessa.

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Fig.17 - I movimenti franosi che hanno recentemente (Gennaio 2001) colpito il centro abitato di Molunghi. La figura mostra gli edifici dell’agrituri-



smo e il vigneto immediatamente a valle, che sono entrambi interessati da numerose fratture di trazione beanti e con i relativi blocchi leggermente



scalati; l’inclinazione verso valle dei filari del vigneto evidenzia un inizio di collasso del pendio, che potrebbe evolvere in un più rapido movimen-


s


to roto-traslazionale, lungo la superficie individuata a circa 12 m dal p. di c.. La frana interessa la sede stradale e, nella sua porzione a monte, co-



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s
involge solo un esiguo spessore di terreni di copertura superficiale, incrementando poi in misura non indifferente il suo volume con il materiale di ri- al


porto ed il relativo massiccio muro di contenimento della sede stradale stessa.



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Effetti del fenomeno


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Le fratture di trazione osservabili a monte della frana attiva, fino oltre gli edifici dell’agriturismo, non si trovano sull’as- cC


➤ N
se della frana stessa,corrispondente circa alla linea di massima pendenza del versante in altri termini sono disposte con ➤ ➤
andamenti arcuati sfalsati rispetto alla corona di frana. Esse non si configurano pertanto come segni premonitori di una


evoluzione retrogressiva della piccola frana attiva, ma potrebbero essere l’espressione superficiale di un potenziale e più


importante movimento franoso che utilizzi il piano si scorrimento più profondo (circa 12 m dal p.c.), individuato …“me- ➤
diante monitoraggio inclinometrico”… nella succitata relazione geologico-tecnica della Provincia. E’ ovvio che in questo ➤ ➤ ➤
➤ ➤ ➤
caso i volumi coinvolti e l’area interessata sarebbero di un ordine di grandezza superiore, con ben più gravi rischi di dan- ➤
ni materiali e per le vite umane.
Sono inoltre da segnalare, lungo la rete viaria, altri fenomeni attivi che si manifestano attualmente soltanto come frattu- Tavola 8 100 0 100 200m
Disconesi
re di trazione, ma che possono realisticamente evolvere, anche in questo caso, in scorrimenti traslazionali di terreni di co-
pertura, con danni anche rilevanti alla rete viaria stessa ed ai viaggiatori che eventualmente ne fossero coinvolti.
Sul lato sinistro dell’impluvio che ha “guidato” la frana originata a monte della strada è presente una frattura di trazio-

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Località Per quanto riguarda i rapporti geometrici tra le varie formazioni, nella limitata area di studio è osservabile soltanto il
contatto di sovrascorrimento tettonico, in successione diritta, tra il membro arenaceo - siltoso del Macigno e le Argille e cal-
FALCINELLO 011027 cari. L’assetto strutturale, che è quindi riscontrabile soltanto in base al suo contesto regionale, è dato dalla sovrapposizio-
ne sul Macigno, arenaceo - siltoso, di una sinclinale rovesciata vergente verso NE, costituita dalle Argille e calcari, con al
nucleo il Complesso detritico. La direzione generale delle strutture è appenninica (circa NW-SE) e pertanto le principali su-
ESTRATTO DELLA SCHEDA DI RILEVAMENTO perfici di discontinuità (stratificazione, fratture, contatti stratigrafici e tettonici) risultano a traversopoggio rispetto ai versanti
della dorsale, le cui condizioni di stabilità rispetto a questo fattore, che influisce però solo in aree molto limitate, sono per-
Comune Sarzana tanto favorevoli.
Provincia La Spezia
Abitanti 350 Inquadramento geomorfologico
Bacino idrografico principale F. Magra Il centro abitato di Molunghi, frazione di S. Maria le Cassorane, nell’omonima località de”I Molunghi”, è situato sulla
Bacino idrografico secondario Rio Amola terminazione di una piccola dorsale, che corrisponde all’interfluvio tra i confluenti Fosso del Bessorio e Canale di Fossa;
Quota m s.l.m. 240 - 280 m quest’ultimo è un affluente di sinistra del T. Usurana, che a sua volta fa parte del sistema idrografico sinistro del F. Vara.
Foglio I.G.M.I. 96 III NO La dorsale è disposta a contrafforte rispetto al crinale appenninico, che in questo tratto raggiunge quote intorno ai
Elemento C.T.R. 1:5.000 248042 “Falcinello” 900÷1000 metri.
Il nucleo antico dell’abitato, a pianta sub-ellissoidale e con disposizione obliqua rispetto all’allungamento della dorsale,
Popolazione, fabbricati ed infrastrutture coinvolti è posto circa tra le isoipse di 410 e di 425 m s.l.m.; edifici sparsi di più recente costruzione (si tratta essenzialmente di un
Abitanti --- complesso agrituristico posto a quota di circa 450 m), si trovano lungo la strada provinciale Molunghi-Nove Fontane che,
Edifici 20 attraverso un percorso molto tortuoso, congiunge Molunghi a S. Maria le Cassorane. La parziale difformità tra la pianta
Vie di comunicazione Strada comunale a valle del paese dell’abitato e l’allungamento della dorsale è da mettere in relazione alle locali caratteristiche morfologiche, determinate
da fenomeni franosi che devono essere stati quindi precedenti all’insediamento.
Studi e progetti di intervento Sulla dorsale, ed in particolare lungo la sua sommità, che si presenta a tratti sub-pianeggiante, i terreni di copertura su-
Studio del dissesto Incompleto perficiale sono interrotti soltanto da limitati affioramenti di roccia in posto; questa apparente contraddizione morfologica
Strumentazione di controllo Non installata può essere spiegata con una evoluzione in due cicli: nel primo si sono accumulate estese coperture gravitative, originate
Progetto generale di sistemazione Inesistente dal soprastante ripido versante appenninico; tali coperture sono state poi profondamente reincise (originando quindi ver-
Interventi eseguiti Opere di sostegno e sistemazioni idrauliche santi al limite delle condizioni di stabilità) dal sistema idrografico, di tipo conseguente, trasversale al crinale appenninico,
cui appartengono i due corsi d’acqua dell’interfluvio in oggetto, processo che ha portato all’attuale situazione di inversio-
Cause di instabilità ne del rilievo**. E’ in questo secondo ciclo, e durante l’approfondimento dei due corsi d’acqua, che si sono formati i ver-
Potenziale evoluzione di coperture detritiche e di frane di colamento periferiche all’abitato. santi della dorsale di Molunghi, sui quali si è poi sviluppata tutta una serie di fenomeni gravitativi, innescati anche dal-
l’approfondimento dei due torrenti, da quelli più antichi a quelli recenti (inattivi o quiescenti) a quelli attuali che hanno in-
teressato l’abitato di Molunghi.
L’aspetto generale della dorsale, che non presenta in generale marcate forme gravitative e dove si notano diffuse opere
SINTESI DELLE CONOSCENZE di sistemazione agro-forestale (queste ultime presumibilmente effettuate soprattutto per la stabilizzazione della frane anti-
che e recenti), poteva dare, prima degli attuali (Gennaio 2001) fenomeni franosi, una “subdola” parvenza di stabilità dei
Tipologia del fenomeno versanti. La storia morfo-evolutiva precedentemente tracciata indica invece che si tratta di versanti al limite delle condizio-
La dorsale su cui sorge l’abitato è interessata, lungo gran parte del perimetro di quest’ultimo, da lembi di coperture su- ni di equilibrio, che possono quindi essere facilmente rotte sia per scalzamento alla base da parte dei due “fossi di ero-
perficiali originati da antichi fenomeni franosi che, localmente, hanno avuto riattivazioni più o meno recenti. Tali fenome- sione concentrata”, sia e riteniamo soprattutto per effetto delle azioni antropiche che, nel caso specifico, consistono soprattutto
ni franosi recenti e attuali sono da attribuire a prevalenti tipologie di scorrimento traslazionale e colamento. in sbancamenti effettuati nei terreni di copertura superficiale per l’ampliamento delle sedi stradali, nonché nelle modifica-
zioni del ciclo idrologico naturale, che in alcuni casi comportano sconsiderati sversamenti e quindi infiltrazioni di acque
Caratteristiche geologiche reflue sul terreno.
Nell'area in esame sono presenti le Unità di Ottone - S. Stefano e di Canetolo; la prima è presente con la sola forma-
zione del Flysch ad Elmintoidi (fH) e la seconda è presente con le Argille e calcari e con il complesso clastico e vulcano- Descrizione del fenomeno
clastico (Arenarie di Ponte Bratica e Arenarie di Petrignacola), dagli scriventi denominato Complesso detritico (cd). I fenomeni franosi attualmente osservabili in località I Molunghi hanno interessato marginalmente il nucleo centrale del-
l’abitato e, più gravemente, il soprastante insediamento agrituristico, nonché il tratto di strada provinciale tra essi compreso.
UNITÀ DI OTTONE - S. STEFANO: La “frana di Molunghi” è stata oggetto di una relazione geologico-tecnica redatta dal Dott. M. Del Soldato della Pro-
Flysch ad Elmintoidi di Ottone - S. Stefano (fH): è costituito da sequenze torbiditiche di calcareniti, calcari, calcari mar- vincia della Spezia, basata anche su una campagna di indagini geognostiche, i cui risultati sono parzialmente discordi ri-
nosi e marne in strati spessi o molto spessi, con subordinate argilliti, argilliti calcaree, siltiti ed areniti fini in strati sottili e spetto al nostro studio; in particolare riteniamo che non vi siano chiare evidenze geomorfologiche che giustifichino una con-
medi. Il colore è grigio scuro, giallo in caso di alterazione. A vari livelli, vi si trovano intercalazioni di pebbly mudstones nessione tra …”il piano di scivolamento profondo localizzato all’interno della radice del versante (circa 12 m dal p.di c.)”…,
come viene affermato nella relazione suddetta, e la …“componente profonda che ha interessato tutta la porzione di ver-
(Argilliti a blocchi di M. Veri, aMV), con clasti prevalenti di calcari silicei ed olistoliti di diaspri ed ofioliti. La formazione è
sante compresa fra i 460 m s.l.m. del coronamento ed i 340 m s.l.m. della base”…, come risulterebbe dalla cartografia
attribuibile al Campaniano inferiore/superiore - Maastrichtiano inferiore.
allegata.
Da quanto sopra esposto emerge peraltro la necessità di ulteriori indagini di carattere geomorfologico-applicativo co-
UNITÀ DI CANETOLO:
ordinate, integrate e corredate anche da mappe di dettaglio, geognostico e geofisico, completate con un monitoraggio ci-
Argille e calcari (ac): argilliti scure, fissili, con intercalazioni di strati calcarei, siltitici, e spezzoni di bancate calcareo-
nematico e dei principali parametri idrologici, idrogeologici e geotecnici, al fine di arrivare ad una più approfondita sin-
marnose e calcareniti bioclastiche; i calcari e i calcari- marnosi, con patina d’alterazione ocracea, sono compatti e a gra-
tesi di tutte le conoscenze e ad una ragionevole previsione dell’evoluzione dei fenomeni, basata anche sul controllo delle
na finissima, con frattura concoide, hanno uno spessore variabile da pochi cm a circa 50 cm; sono notevolmente defor-
loro cause innescanti. Le indagini, almeno fino ad uno stadio preliminare e preventivo di valutazione del rischio, dovran-
mati e spesso boudinati. La formazione è interessata da numerose deformazioni e laminazioni tettoniche; lo spessore ap- no essere estese anche all’opposto versante della dorsale, le cui forti analogie morfo-lito-strutturali possono far pensare ad
parente raggiunge i 200 metri. La formazione è attribuibile al Cretaceo superiore (?) - Eocene medio. una comune, anche se sfasata, evoluzione gravitativa.
Complesso detritico (cd): strati e banchi arenacei con discontinui livelli conglomeratici (Arenarie di Petrignacola); sequenze Dagli studi da noi effettuati risulta che i fenomeni franosi che interessano gli insediamenti e le infrastrutture di Molunghi,
torbiditiche di arenarie fini e marne siltose (Arenarie di Ponte Bratica). La formazione è attribuibile all'Oligocene superio-
re (?) - Langhiano. ** Questo aspetto avrebbe comunque richiesto studi regionali più approfonditi, che esulano dagli scopi dei nostri studi.

- 60 - - 65 -
Località Inquadramento geomorfologico
Il centro abitato è situato su una dorsale che segue, a monte del centro storico, una direzione circa NE - SO e, verso val-
MOLUNGHI 011008 le, una direzione circa E – O (fig.16).

ESTRATTO DELLA SCHEDA DI RILEVAMENTO

Comune Calice al Cornoviglio


Provincia La Spezia
Abitanti 25
Bacino idrografico principale F. Vara
Bacino idrografico secondario T. Usurana
Quota m s.l.m. 410 - 450 m
Foglio I.G.M.I. 95 I SE
Elemento C.T.R. 1:5.000 233113 “M. Cornoviglio”

Popolazione, fabbricati ed infrastrutture coinvolti


Abitanti 6
Edifici 4
Vie di comunicazione Strada provinciale

Studi e progetti di intervento


Studio del dissesto Esistente
Strumentazione di controllo Esistente (inclinometri e piezometri)
Progetto generale di sistemazione Esistente
Interventi eseguiti ---

Cause di instabilità
Frane attive di scorrimento traslazionale in terreni di copertura superficiale e in roccia*; erosione concentrata e scarichi
fognari a valle dell’abitato.

Fig.16 - Panoramica di Falcinello (vista da est); il versante meridionale della dorsale ove è edificato l'abitato è modellato da intensi processi erosi-
SINTESI DELLE CONOSCENZE vi e gravitativi, di degradazione regressiva, la cui attività sembra attualmente esaurita.

Tipologia del fenomeno


Gli scorrimenti traslazionali in atto, con potenziale evoluzione retrogressiva, sono principalmente da mettere in relazio-
ne a cause innescanti antropiche, quali scarichi fognari, sovraccarichi sulle pendici montuose, sbancamenti, ecc.. L’erosione
concentrata al piede dei versanti dell’interfluvio di Molunghi, che si presentano in gran parte ricoperti da accumuli di fra-
Tali direzioni sono probabilmente legate ad elementi strutturali disgiuntivi, che controllano anche l'andamento del reti-
ne recenti e antiche, è una potenziale causa innescante di fenomeni franosi ben più pericolosi di quelli in atto. colo idrografico. L'abitato è allungato, per circa 500 m, sui due tratti di dorsale a diversa direzione tra le quote di 280 e
di 240 m s.l.m.. Il rilievo è nell'insieme simmetrico (con una inclinazione di circa 45°), in relazione ad una disposizione
Caratteristiche geologiche mediamente traversopoggio delle varie superfici di discontinuità (contatti tettonici, faglie, fratture, superfici di strato) delle
Nell’area in esame i terreni di copertura superficiale sono nettamente prevalenti sugli affioramenti di roccia in posto; in masse rocciose. Il settore di dorsale a direzione E - O è caratterizzato da una marcata impronta gravitativa in entrambi i
questi sono rappresentate le formazioni del Macigno - Membro delle Arenarie Zonate di Riomaggiore, appartenente al- versanti.
l’Unità della Falda Toscana, nonché delle Argille e calcari e del Complesso detritico, facenti parte dell’Unità di Canetolo. Nel versante settentrionale di Falcinello si distingue una sezione superiore meno acclive, con una rottura di pendio ver-
UNITÀ DI CANETOLO: so il basso, da mettere in relazione ad una recente ripresa dei fenomeni erosivi.
Argille e calcari (ac): argilliti scure, fissili, con intercalazioni di strati calcarei, siltitici, e spezzoni di bancate calcareo-
marnose e calcareniti bioclastiche; i calcari e i calcari- marnosi, con patina d’alterazione ocracea, sono compatti e a gra- Descrizione del fenomeno
na finissima, con frattura concoide, hanno uno spessore variabile da pochi cm a circa 50 cm; sono notevolmente defor- La reincisione delle frane antiche e di quelle quiescenti o inattive (cui potremmo pertanto attribuire la definizione di "pen-
mati e spesso boudinati. La formazione è interessata da numerose deformazioni e laminazioni tettoniche. La formazione sili"), può produrre una riattivazione delle stesse; nell’attuale fase morfo-evolutiva i fenomeni osservati sembrano però con-
è attribuibile al Cretaceo superiore (?) - Eocene medio. finati alla loro parte frontale, mentre sembra improbabile una ripresa di attività regressiva. Soltanto sul lato occidentale
Complesso detritico (cd): strati e banchi arenacei con discontinui livelli conglomeratici (Arenarie di Petrignacola); sequenze dell’abitato, la maggiore acclività del versante può provocare una più generale riattivazione delle coperture superficiali,
torbiditiche di arenarie fini e marne siltose (Arenarie di Ponte Bratica). La formazione è attribuibile all'Oligocene superio- fino a coinvolgere il coronamento. E' da mettere in evidenza, in definitiva, che l'evoluzione dei versanti deve essere pas-
re (?) - Langhiano. sata attraverso una fase caratterizzata da più severe condizioni climatiche, nelle quali si sono sviluppati fenomeni franosi
UNITÀ DELLA FALDA TOSCANA: di più ingenti dimensioni rispetto a quelli delle frane attuali: questi ultimi, in molti casi, riattivano parzialmente le frane più
Macigno: Membro delle Arenarie Zonate di Riomaggiore (mg1): arenarie prevalenti con alternanze siltose e marnose; antiche. La dorsale risulta pertanto essenzialmente modellata, sugli opposti versanti, dall'azione convergente di frane più
siltiti generalmente fini; marne straterellate, verso il basso alternanti con siltiti, verso il tetto della serie nettamente preva- antiche, che vi hanno intagliato numerose forme "circoidi" (separate da contrafforti rocciosi), che arrivano a lambire il cen-
lenti. La formazione è attribuibile all'Oligocene superiore - Miocene inferiore. tro abitato; il crinale è ondulato da selle in corrispondenza delle nicchie di distacco contrapposte.
Il versante meridionale della dorsale è caratterizzato dalla presenza di due frane quiescenti di tipo colamento le cui scar-
*Questa seconda possibilità, prospettata nella relazione redatta dal Dott. Geol. M. Del Soldato della Provincia della Spezia, verrà discussa nella pate di degradazione lambiscono alcuni edifici e parte della strada comunale, rappresentando in tal modo un immediato
successiva descrizione del fenomeno. pericolo nell’eventualità di una loro riattivazione regressiva.

- 64 - - 61 -
Effetti del fenomeno
E’ stato effettuato un tentativo di correlare all’attività franosa i danni subiti dai manufatti, ma i dati a disposizione sono

Falcinello
cs
molto scarsi, in relazione anche alle recenti (anni ‘70-80) ristrutturazioni (o semplici intonacature), che ne hanno cancel-


lato i segni; ciò costituisce peraltro un indizio di stabilità nel periodo successivo. La distribuzione delle lesioni di più anti-

N
ca origine attualmente osservabili mostra una concentrazione dei danni nella parte sommitale della dorsale, dove sorge il


nucleo più antico del paese (comprendente la chiesa e il castello), in posizione quindi lontana dalle corone di degrada-



zione. Ci sembra inoltre significativo il fatto che le lesioni più accentuate interessino i muri di sostegno ed in particolare di ➤


contenimento (su più lati) di terrapieni terrazzati, questi ultimi anche di notevoli dimensioni plano-altimetriche, e sistemati

ac

a parco, situati intorno al complesso chiesa-castello. Si tratta infatti in gran parte di muri con insufficienti opere di drenaggio


e/o aventi scadenti caratteristiche costruttive nei confronti delle scosse sismiche.


In alcuni edifici si riscontrano lesioni prevalentemente di vecchia origine; i dissesti più recenti hanno interessato manu-


fatti stradali, sensibili anche a non altrimenti identificabili lenti movimenti superficiali del terreno.

ac
Da quanto sopra esposto si può concludere che i dissesti rilevati siano attribuibili a scosse sismiche e/o a debolezza strut-


turale di edifici vetusti (in eventuale concomitanza di cause antropiche), piuttosto che ad attività di fenomeni franosi.



cs

Interventi di sistemazione



Gli interventi sono assai limitati e comprendono edificazioni di muri, a secco e in cemento armato, gabbionate, oltre a
briglie nell'alveo del torrente che scorre ai piedi del versante settentrionale del paese.


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Tavola 9

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- 62 - - 63 -
Interventi di sistemazione
Il recente studio dell’Autorità di Bacino del Fiume Magra relativo alla perimetrazione delle aree a rischio di frana, a se-
guito dell'applicazione del D.L. 180/98, ha classificato gran parte del versante settentrionale di Pieve a rischio molto ele-
vato R4; nello stesso studio sono stati indicati una serie di interventi di sistemazione (captazione e allontanamento delle ac-
que superficiali e sotterranee mediante opportune opere di canalizzazione e drenaggio quali canalette, trincee e pozzi),
preceduti da una campagna geognostica con successivo monitoraggio quinquennale.

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Fig.23 - Aspetto dell'antico movimento franoso che ha interessato il versante nord-orientale della dorsale, dove sorge l'abitato di Sorbolo. La frana

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s

si presenta nel suo insieme inattiva, come è testimoniato dalle opere di sistemazione a terrazzi che interessano tutta la sua parte medio superiore,
maggiormente antropizzata, e che non mostrano alcun segno attuale di dissesto. Locali riattivazioni delle coperture superficiali interessano invece

s
le forme più pronunciate di evoluzione retrogressiva della scarpata principale.

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detti movimenti non sono stati determinati per l'assenza di una opportuna campagna di indagini geognostiche. ➤ ➤
Le concause di questi movimenti franosi sono da ricercarsi nella elevata degradabilità intrinseca delle compagini roc-


ciose, nella circolazione idrica all'interno degli ammassi rocciosi lapidei, fratturati, nella inadeguatezza della rete di sco-




lo delle acque, anche a causa della riduzione delle sezioni di deflusso a seguito delle coltivazioni dei terreni. ➤
➤ ➤

Effetti del fenomeno
➤ ➤

Il dissesto relativo all’area della chiesa e del cimitero è già noto dagli anni ’60 (relazione del Servizio Geologico) e pro-

babilmente, fino dal secolo scorso (architravi datati della chiesa e sostituiti nel 1852).
La sottostante strada comunale di Sorbolo, su cui insistono i muri perimetrali del complesso cimiteriale e del piazzale del- ➤
q
la chiesa, entrambi al limite del collasso statico, è esposta al pericolo di crollo. Anche la strada provinciale, posta al di so-
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pra dell’area in crisi, denuncia danni alla carreggiata. Il dissesto sembra originarsi alla base dell’affioramento arenaceo,
➤ ➤
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poco al di sotto dell’inizio della copertura detritica e si estende lungo il versante terrazzato a fasce. Le dimensioni non so-

s
no definite poiché le varie indagini sono circoscritte all’area degli edifici. Dalle foto aeree si nota una successione di ter-

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razzi di probabile origine tettonica, ricoperti dal materiale proveniente da monte.

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Interventi di sistemazione

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I soli interventi di bonifica sono stati finalizzati principalmente a raccogliere ed allontanare dalla zona le acque di qua- s 45

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lunque natura e provenienza, e sono consistiti nel rifacimento delle fognature e nella realizzazione di canalizzazioni per

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la raccolta delle acque meteoriche.

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Tavola 11 100 0 100 200m


Pieve

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Località Località

PONZANO SUPERIORE 011026 SORBOLO 011013

ESTRATTO DELLA SCHEDA DI RILEVAMENTO ESTRATTO DELLA SCHEDA DI RILEVAMENTO

Comune S.Stefano di Magra Comune Follo


Provincia La Spezia Provincia La Spezia
Abitanti 350 Abitanti 114
Bacino idrografico principale F. Magra Bacino idrografico principale F. Vara
Bacino idrografico secondario Rio Ghiaretolo - Rio di Variccio Bacino idrografico secondario Rio Re di Follo
Quota m s.l.m. 270 - 300 m Quota m s.l.m. 300 - 330
Foglio I.G.M.I. 95 II NE Foglio I.G.M.I. 95 I SE; II NE
Elemento C.T.R. 1:5.000 248043 “S.Stefano di Magra” Elemento C.T.R. 1:5.000 248022 “Polverara”

Popolazione, fabbricati ed infrastrutture coinvolti Popolazione, fabbricati ed infrastrutture coinvolti


Abitanti --- Abitanti ---
Edifici 30 Edifici 20
Vie di comunicazione Strada comunale di accesso al centro storico Vie di comunicazione Strada provinciale che attraversa il paese

Studi e progetti di intervento Studi e progetti di intervento


Studio del dissesto Esistente Studio del dissesto Indagini geognostiche
Strumentazione di controllo Installata Strumentazione di controllo Non installata
Progetto generale di sistemazione Inesistente Progetto generale di sistemazione Non esistente
Interventi eseguiti Opere di sostegno Interventi eseguiti Parziali: opere di regimazione delle acque

Cause di instabilità Cause di instabilità


Movimenti franosi quiescenti o inattivi di tipo colamento, periferici all’abitato. Movimenti franosi antichi e paleofrane; frane recenti e attuali di colamento e rotazionali, presenti su gran parte del ver-
sante settentrionale della dorsale dove è edificato l’abitato.

SINTESI DELLE CONOSCENZE

Tipologia del fenomeno SINTESI DELLE CONOSCENZE


Gli opposti versanti della dorsale, su cui è edificato l’abitato di Ponzano Superiore, sono stati interessati da movimenti
franosi di tipo colamento, all’interno di più antiche coperture superficiali; sono presenti anche più limitate frane per scor- Tipologia del fenomeno
rimento traslazionale (fig.19). Il territorio in esame è caratterizzato dalla presenza di fenomeni franosi antichi e paleofrane, con frane recenti e attua-
Sul versante destro del Rio Variccio la presenza di tratti a notevole acclività e a più forte componente litoide fa sì che i li a prevalente tipologia di colamento, rotazionali e traslazionali; riattivazioni sia nell’area della chiesa, del cimitero e di
meccanismi innescanti siano anche di crollo. alcune case di civile abitazione.
La franosità della zona è da attribuire essenzialmente alla natura litologica e alle condizioni strutturali (fattori lito - strut-
turali). Anche l'erosione incanalata del Rio Variccio favorisce la mobilizzazione delle frane sul corrispondente versante. Caratteristiche geologiche
L'area è interessata dalla presenza della formazione delle Arenarie del M. Gottero appartenente all'Unità del M. Got-
Caratteristiche geologiche tero (aG): torbiditi arenaceo pelitiche costituite da arenarie quarzoso - feldspatiche (grovacche feldspatiche), argilliti e sil-
Nell'area in esame sono presenti le Unità di Ottone - S. Stefano e di Canetolo. titi in strati medi e spessi; sono frequenti strati arenacei amalgamati e intercalazioni lenticolari di argilliti varicolori, argil-
L’Unità di Ottone - S. Stefano è qui rappresentata da un complesso detritico basale, denominato in letteratura come Com- liti marnose e marne. La formazione è attribuibile al Maastrichtiano superiore - Paleocene p.p..
plesso di M. Penna - Casanova e dal Flysch ad Elmintoidi di Ottone - S. Stefano. Il Complesso comprende due formazio-
ni: una inferiore, costituita da brecce mono- e poligeniche con olistoliti e masse non dissociate di grosse dimensioni, le Brec- Inquadramento geomorfologico
ce di S. Maria, ed una superiore, in cui prevalgono le Arenarie di Casanova. L'abitato di Sorbolo è ubicato sul versante settentrionale di una dorsale che, in questo settore ha una direzione NW-SE,
UNITÀ DI OTTONE - S. STEFANO: in una fascia altimetrica compresa tra i 300 ed i 330 m s.l.m.; gran parte del versante è soggetto a fenomeni di modella-
Brecce di S.Maria (bSM): depositi clastici grossolani, matrice sostenuti, grigio-scuri, con clasti da sub-angolosi a sub-ar- mento gravitativo ed alle acque correnti superficiali. Le forme derivate sono quelle dei versanti interessati da frane a tipo-
rotondati con diametro di pochi centimetri costituiti in prevalenza da calcari silicei ed in subordine silicei. All’interno del- logia prevalentemente di tipo traslativo, rotazionale e di colamento, il cui sviluppo prende forza dalla sommità del crina-
la formazione, nell’area di Pieve, sono presenti prevalenti olistoliti di Argille a palombini. La formazione è attribuibile al le, fino a raggiungere il Fosso Rio (fig.23).
Campaniano inferiore. I fenomeni erosivi di scalzamento alla base dei versante innescati dal Fosso Rio possono portare a processi di riattiva-
Arenarie di Casanova (aC): torbiditi arenaceo-pelitiche da medie a grossolane e torbiditi pelitico-arenacee da medie a zione degli accumuli franosi presenti.
fini, costituite da litoareniti ofiolitiche, areniti quarzoso-micacee; si intercalano argilliti e argilliti siltose. Nella parte supe-
riore della formazione sono presenti torbiditi marnoso-siltose e marnoso-calcaree. La formazione è attribuibile al Campa- Descrizione del fenomeno
niano inferiore. I movimenti franosi cartografati derivano dalla rimobilizzazione parziale di paleofrane che interessano la maggior par-
Argilliti a blocchi di M. Veri (aMV): costituite prevalentemente da brecce con abbondante matrice argillosa con elemen- te del versante. Infatti le riattivazioni relative all’area della chiesa e cimiteriale del secolo scorso, secondo studi geognosti-
ti angolari di calcari (palombini); sono presenti olistostromi ed olistoliti di Argille a palombini, ofioliti e brecce poligeniche ci, coinvolgono spessori di terreno non superiore ai 9-10 metri. Questi fenomeni, di tipo complesso, presentano al loro in-
costituite da clasti angolari di ofioliti, calcari e graniti in una matrice arenacea. Le Argilliti a blocchi di M. Veri sono pre- terno, riattivazioni causate principalmente dall'azione di scalzamento al piede effettuata dal Fosso Rio che potrà portare,
senti anche come intercalazioni all'interno del flysch. La formazione è attribuibile al Campaniano medio - superiore. in futuro, anche ad eventuali movimenti retrogressivi delle nicchie di distacco. Gli spessori delle masse coinvolte dai sud-

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Fig.19 - Il ripido versante orientale del crinale sul quale sorge Ponzano Superiore è stato modellato da intensi processi, erosivi e gravitativi, di de-
cs s
gradazione regressiva.

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Flysch ad Elmintoidi di Ottone - S. Stefano (fH): è costituito da sequenze torbiditiche di calcareniti, calcari, calcari mar-
nosi e marne in strati spessi o molto spessi, con subordinate argilliti, argilliti calcaree, siltiti ed areniti fini in strati sottili e

medi. In quest’area è presente un grande olistolite di serpentinite. La formazione è attribuibile al Campaniano inferiore/superiore


- Maastrichtiano inferiore.
UNITÀ DI CANETOLO:
L'Unità di Canetolo è suddivisa in due complessi: uno inferiore argillitico-calcareo (Argille e calcari e Calcari di Grop-

po del Vescovo, che qui non affiorano) ed uno superiore clastico e vulcanoclastico (Arenarie di Ponte Bratica e Arenarie
di Petrignacola), accorpato in un’unica formazione e denominato come Complesso detritico (cd).

Argille e calcari (ac): argilliti scure, fissili, con intercalazioni di strati calcarei, siltitici, bancate calcareo-marnose e cal-
careniti bioclastiche; i calcari e i calcari marnosi, con patina d’alterazione ocracea, sono compatti e a grana finissima, con

frattura concoide, hanno uno spessore variabile da pochi cm a circa 50 cm; sono notevolmente deformati e spesso bou-
mg1 dinati. La formazione è interessata da numerose deformazioni e laminazioni tettoniche; lo spessore apparente raggiunge
➤ i 200 metri. La formazione è attribuibile al Cretaceo superiore (?) - Eocene medio.

Complesso detritico (cd): strati e banchi arenaci con discontinui livelli conglomeratici (Arenarie di Petrignacola); sequenze
➤ ➤ ➤
➤ ➤ torbiditiche di arenarie fini e marne siltose (Arenarie di Ponte Bratica). La formazione è attribuibile all'Oligocene superio-
cs re (?) - Langhiano.


Inquadramento geomorfologico
L'abitato di Ponzano Superiore è ubicato in una fascia altimetrica compresa tra i 270 ed i 300 m s.l.m., sulla sommità

N
di una stretta dorsale allungata in direzione Nord - Sud, compresa tra le valli del Rio Variccio, ad Est, e quella del Rio Ghia-
mg1 retolo (che prende forza dai sottobacini del Rio dei Grattoni, del Rio di Campolo e del Rio di Casivetra) ad Ovest, a loro

volta affluenti di sinistra del Fiume Magra. L'acclività del versante orientale della dorsale (versante destro della Valle del
cs Rio Variccio) è mediamente superiore (50 - 80 %) a quella del versante occidentale (25- 50 %), che risulta più sviluppato
e con idrografia più gerarchizzata, condizionata dai fenomeni franosi, configurando così un rilievo asimmetrico. Ciò è da
Scala 1:5.000 mettere presumibilmente in relazione alle condizioni strutturali, e cioè alla disposizione rispettivamente a reggipoggio e a
Tavola 14 Soviore
100 0 100 200m franapoggio della stratificazione sui due versanti.

- 84 - - 73 -
Descrizione del fenomeno Effetti del fenomeno
Il modellamento dei due versanti è dovuto principalmente a movimenti gravitativi, come evidenziato dai fenomeni fra- Gli edifici ubicati a est del Santuario presentano evidenti lesioni ai muri perimetrali (uno di questi da circa dieci anni non
nosi precedentemente descritti e rappresentati nella cartografia allegata. E' da rimarcare che l'evoluzione dei versanti stes- è più abitabile per ordinanza del Comune) per la ripresa dello stato di attività di un movimento franoso a tipologia com-
si deve essere passata attraverso una fase caratterizzata da condizioni climatiche (piovosità più elevata) che hanno favo- plessa; è da ritenere che il movimento franoso non si sia a tutt’oggi esaurito, come testimoniato da ulteriori nuove lesioni
rito fenomeni franosi di più ingenti dimensioni rispetto a quelle delle frane attuali: queste ultime, in molti casi, riattivano ai muri perimetrali. Sono inoltre da segnalare parziali cedimenti del muro di contenimento del terrapieno adibito a piaz-
parzialmente le frane più antiche. zale, antistante la chiesa.
La morfogenesi gravitativa, che ha improntato la dorsale di Ponzano Superiore, ha pertanto determinato un andamen-
to ondulato dei due versanti, con accentuate forme concave in corrispondenza delle nicchie di distacco. Sul versante occi- Interventi di sistemazione
dentale, in particolare, le coperture superficiali più antiche hanno originato un'ampia forma ad anfiteatro, che compren- Il progetto generale di consolidamento del settore di versante, ove è edificato il Santuario, redatto dalla Epta Consult del-
de numerosi "circhi" di dimensioni minori, dovuti alla franosità recente ed attuale. la Spezia del 1999, ha previsto una serie di interventi mirati alla regimazione delle acque superficiali e sotterranee (pro-
getto finanziato, nell’ambito della L.R. 46/956, art.4, con Deliberazione della Giunta Regionale n.1627 del ’98, in riferi-
Effetti del fenomeno mento al piano regionale dei finanziamenti in materia di difesa del suolo per il 1998). Per la fattibilità di questi interventi
Nell’anno 1996 è stata effettuata, dagli scriventi, una accurata indagine sulle lesioni subite dagli edifici o da altre ope- (dreni, fossi di guardia, sistemazione idraulica di corsi d’acqua con regolarizzazione delle sezioni di deflusso, migliora-
re murarie, che potessero eventualmente essere legate allo sviluppo di una fratturazione in estensione e/o all'inizio di fe- mento delle canalizzazioni d’acqua della viabilità principale) sono stati eseguiti inoltre rilievi geologici, geomorfologici, idro-
nomeni di collasso, in corrispondenza della testata delle frane. Dalla distribuzione degli edifici lesionati, indipendentemente geologici ed infine delle tomografie elettriche dipolari sul versante.
da un'analisi del significato cinematico delle fratture riscontrate e dalla loro gravità, non sono emerse chiare indicazioni Infine, nell’ambito dello “Studio geologico di fattibilità per il progetto di miglioramento delle funzioni di accoglienza per
di un sistematico rapporto di causa-effetto con la franosità reale; essi sono infatti pressoché uniformemente distribuiti nel- il Giubileo dell’anno 2000”, redatto dallo Studio di Geologia Applicata del Prof. P. Maifredi, è stata condotta una rico-
l'area del paese o, in qualche caso, sono più numerosi nelle zone interne rispetto ai bordi dell'abitato, dove si trovano cioè struzione dei parametri geotecnici dell’ammasso roccioso e della coltre detritica, attraverso l’applicazione del metodo Be-
in prossimità delle corone di frana. niawski, su gran parte del settore su cui è ubicato il Santuario.
Un caso particolare è costituito dal settore nord-occidentale del centro storico, dove numerose lesioni nelle strutture mu-
rarie mostrano, nel loro insieme, una disposizione arcuata, configurando una possibile nicchia di distacco; esse sono inol-
tre di maggiore entità (con spostamenti che superano anche i 2 cm) nei muri orientati parallelamente alla linea di massi-
ma pendenza del versante, cioè ad un eventuale asse di frana. Mancando, d'altra parte, indizi di movimento nella zona
sottostante, dove sono presenti vari edifici di nuova costruzione, possiamo ipotizzare che le lesioni siano invece legate al-
la localizzazione delle loro fondazioni sulla scarpata di una vecchia frana, e che pertanto risentano anche di effetti loca-
lizzati di amplificazione sismica. Viene dunque avvalorato il giudizio di sostanziale stato di quiescenza o di inattività del-
le frane rilevate, come era risultato dal loro studio diretto. Si può quindi avanzare l'ipotesi che la causa principale dei dan-
ni agli edifici (in qualche caso fino al loro crollo) sia da ricercare nelle sollecitazioni sismiche, considerandone anche le
caratteristiche murarie e strutturali, nonché la vetustà (in assenza di particolari interventi di consolidamento) soprattutto nel
centro storico.
In conclusione, le situazioni di maggiore e più immediato rischio sono legate (oltre che alle scosse sismiche), non tanto
ad importanti fenomeni franosi, quanto alla precaria posizione di molti edifici, situati a ridosso delle scarpate di frana o
di erosione fluvio-torrentizia; in altri termini le numerose lesioni riscontrate negli edifici sono presumibilmente l'effetto di
cedimenti in prossimità della corona delle frane indipendentemente dal loro stato di attività.
Dalle condizioni geomorfologiche e della franosità precedentemente illustrate, emerge che i rischi maggiori per la sta-
bilità degli edifici derivano, soprattutto sul versante orientale, molto ripido e soggetto all'azione erosiva del Rio Variccio,
dalla possibilità che cause eccezionali (intense e prolungate piogge, scosse sismiche) riattivino i fenomeni di retrocessione
delle corone, che già lambiscono l'abitato.

Interventi di sistemazione
In passato sono stati effettuati limitati interventi di sistemazione, soprattutto per le aree di nuovo insediamento e per la
viabilità nel Rio di Variccio, a Sud - Est dell'abitato.
Attualmente, salvo modesti muri di contenimento in cemento armato, a protezione sia degli edifici sia della rete strada-
le, non sono stati effettuati interventi di particolare rilievo. In tutto il centro storico sono state installate delle spie (a chiodo)
per controllare l'andamento delle lesioni recenti. E' stata effettuata un'indagine geologico - geognostica di fattibilità che
interessa un tratto della strada Ponzano - Falcinello, colpita da numerosi dissesti, al fine di programmare le necessarie ope-
re di sistemazione.

- 74 - - 83 -
Inquadramento geomorfologico

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Il Santuario della Madonna di Soviore è stato edificato sulla testata residuale di un’antica frana, intensamente reincisa s
da successivi processi erosivi, che presumibilmente ne hanno ridotto la più originaria ampia forma sub-pianeggiante ad

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una stretta fascia alla base della scarpata principale. Questa a sua volta è stata essenzialmente rimodellata da fenomeni ➤ q q

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franosi secondari, il cui risultato è osservabile nelle coperture superficiali che si sono originate su gran parte della sua esten- ➤
sione e che formano attualmente un continuum con i lembi residuali della frana principale. ➤ ➤ ➤ ➤ ➤

s

Il tratto di versante immediatamente sotto il Santuario accentua notevolmente la sua pendenza (fig.22) fino ad assume- s


re l’aspetto di ripidi contrafforti, coperti da una intensa vegetazione di rovi e pini, fino alla sottostante strada statale.


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Fig.22 - Il terrapieno, recentemente risistemato (vedasi in particolare i barbacani di controripa realizzati negli anni ‘70), sul quale sono stati fondati,
almeno parzialmente, gli edifici del Santuario della Madonna di Soviore. L’inclinazione verso valle degli alberi testimonia fenomeni di cedimento, co- s
munque precedenti alle recenti opere di sistemazione. Il piccolo gradino osservabile tra il terrapieno ed il piano di fondazione dell’edificio è proba- aC


s
bilmente da mettere in relazione al fatto che quest’ultimo è stato ottenuto interamente sulla superficie di sbancamento e non sull’antistante riporto.
fH


In accordo con le caratteristiche litologiche del substrato roccioso e con la giacitura delle potenziali superfici di movi-


mento, precedentemente descritte, si può ragionevolmente dedurre che i fenomeni franosi antichi siano stati prevalentemente
originati da scorrimenti traslazionali di roccia, ma relativamente superficiali, con limitata evoluzione in colamento. Un li- 40*



mitato spessore degli accumuli gravitativi nella fascia di raccordo scarpata-testata è infatti documentato dai recenti sban-
camenti eseguiti per un parziale ampliamento sul retro degli edifici, che hanno denudato la roccia in posto.



La tipologia dei fenomeni recenti e attuali è invece attribuibile a scorrimenti roto-traslazionaliþcolamento nelle copertu- ➤
re superficiali. cs A aMV


E’ importante ricordare che la zona è caratterizzata da piogge intense; queste, oltre a determinare fenomeni di ruscel-


lamento superficiale e, soprattutto, nel settore sottostante, la strada statale di erosione incanalata, alimentano l’infiltrazio- 65 s s

ne nei corpi di frana, con i ben noti effetti di plasticizzazione e, conseguentemente, di mobilizzazione degli stessi.


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*

Descrizione del fenomeno e 40


I movimenti franosi che interessano il settore di versante ad est del Santuario sono fenomeni di tipo complesso. Le cause
di tali movimenti sono probabilmente da ricercarsi nella forte acclività e nelle caratteristiche geomeccaniche dei materiali aC
s cs ➤
detritici che li rendono suscettibili a fenomeni di plasticizzazione, considerando in particolare la loro situazione morfolo-


s

gica e le condizioni idrogeologiche che ne favoriscono l’imbibizione.
Nella primavera dell’anno 1979, sempre in questo settore del versante, a forte acclività e denominato “La Costa”, alla Scala 1:5.000
Tavola 12 Ponzano Superiore
quota di circa 440 m, si è verificato un ulteriore movimento franoso complesso. 100 0 100 200m

- 82 - - 75 -
Località Località

S. BERNARDINO 011030 SANTUARIO DELLA MADONNA DI SOVIORE 011019

ESTRATTO DELLA SCHEDA DI RILEVAMENTO ESTRATTO DELLA SCHEDA DI RILEVAMENTO

Comune Vernazza Comune Monterosso al Mare


Provincia La Spezia Provincia La Spezia
Abitanti 35 Abitanti 10
Bacino idrografico principale --- Bacino idrografico principale T. Pastanelli
Bacino idrografico secondario --- Bacino idrografico secondario ---
Quota m s.l.m. 360 Quota m s.l.m. 465
Foglio I.G.M.I. 95 III NE; II NO Foglio I.G.M.I. 95 IV SE; III NE; I SO; II NO
Elemento C.T.R. 1:5.000 248054 “Vernazza” Elemento C.T.R. 1:5.000 247042 ”M. Molinelli”

Popolazione, fabbricati ed infrastrutture coinvolti Popolazione, fabbricati ed infrastrutture coinvolti


Abitanti --- Abitanti ---
Edifici 7 Edifici 5
Vie di comunicazione Strada provinciale Vie di comunicazione Strada provinciale

Studi e progetti di intervento Studi e progetti di intervento


Studio del dissesto Esistente Studio del dissesto Esistente
Strumentazione di controllo Non installata Strumentazione di controllo Non installata
Progetto generale di sistemazione Esistente Progetto generale di sistemazione Esistente
Interventi eseguiti Opere di sostegno Interventi eseguiti Opere di sostegno

Cause di instabilità Cause di instabilità


Potenziale evoluzione retrogressiva di scarpate di frana e/o di degradazione. Potenziale evoluzione retrogressiva di frane roto-traslazionali; cedimenti nel terrapieno antistante il Santuario.

SINTESI DELLE CONOSCENZE SINTESI DELLE CONOSCENZE

Tipologia del fenomeno


L’impluvio sottostante l'abitato di S. Bernardino è interessato da una vistosa frana per scorrimento traslazionaleþcola- Tipologia del fenomeno
ta, la cui scarpata principale lambisce numerosi edifici disposti lungo la corona. Per quanto non vi siano attualmente in Le modeste lesioni osservabili negli edifici del Santuario della Madonna di Soviore, già stabilizzate con interventi di rin-
corrispondenza di questo settore indizi di attività retrogressiva, tale situazione geomorfologica espone l’abitato a gravi ri- forzo strutturale (tiranti con piastra), possono essere attribuite a limitate deformazioni plastiche verificatesi in passato ne-
schi, data la sua estrema vicinanza all’area del coronamento. La notte tra il 26 e il 27 Dicembre del 1853 franò parte del- gli accumuli di antiche frane, nonché alla passata attività dei fenomeni franosi ad essi adiacenti, che nell’insieme si pre-
la frazione a valle; il 7 Luglio 1988 una successiva ripresa del fenomeno provocò la chiusura per quattro mesi della stra- sentano attualmente quiescenti o inattivi.
da provinciale S. Bernardino - Corniglia, nonché del sottostante sentiero pedonale, tratto della caratteristica via che uni- Le più recenti e accentuate lesioni a carico degli edifici, nel settore immediatamente ad est del Santuario, sono proba-
sce le Cinque Terre. bilmente l’effetto di parziali riattivazioni dei suddetti fenomeni franosi.

Caratteristiche geologiche
Caratteristiche geologiche
Le formazioni affioranti nella zona appartengono a due Unità tettoniche diverse: l’Unità di Canetolo con le Argille e cal-
cari ed i Calcari di Groppo del Vescovo, e l’Unità della Falda Toscana con il Macigno, qui come Membro delle Arenarie Nella zona in esame l’ossatura del versante è costituita unicamente dal termine superiore dell’Unità della Falda Tosca-
Zonate di Riomaggiore. na, cioè dal Membro delle Arenarie Zonate di Riomaggiore appartenente alla formazione del Macigno, con affioramen-
UNITÀ DI CANETOLO: ti molto frazionati a causa delle estese e diffuse coperture superficiali.
Argille e calcari (ac): argilliti scure, fissili, con intercalazioni di strati calcarei e spezzoni di bancate calcareo marnose e Macigno: Membro delle Arenarie Zonate di Riomaggiore (mg1): arenarie prevalenti con alternanze siltose e marnose;
calcareniti bioclastiche. I calcari ed i calcari marnosi con patina di alterazione ocracea sono compatti, a grana finissima siltiti generalmente fini; marne straterellate, verso il basso alternanti con siltiti, verso il tetto della serie nettamente preva-
ed a frattura concoide; il loro spessore è variabile da pochi cm a circa 50 cm. Essi sono notevolmente deformati e spesso lenti. La formazione è attribuibile all'Oligocene superiore - Miocene inferiore.
“boudinati”. Nella formazione si trovano anche intercalazioni lenticolari di calcari tipo Groppo del Vescovo. La formazione
è attribuibile al Paleocene (?) - Eocene medio. La formazione, che fa parte del fianco dritto di una grande piega rovesciata con direzione appenninica (circa NO-SE)
Calcari di Groppo del Vescovo (cGV): calcari e calcari marnosi in banchi spessi e massicci di colore da grigio a bian-
e vergenza tirrenica, si presenta fortemente tettonizzata, con deformazioni plicative minori e fitti sistemi di fratture e “frac-
castro, ricchi di frustoli carboniosi, che si alternano con marne calcaree di colore grigio più scuro. La formazione è attri-
ture cleavage”.
buibile al Paleocene - Eocene.
UNITÀ DELLA FALDA TOSCANA: La giacitura degli strati risulta mediamente in direzione appenninica, con immersione conforme a quella del versante e
Macigno: Membro delle Arenarie Zonate di Riomaggiore (mg1): arenarie prevalenti con alternanze siltose e marnose; inclinazioni accentuate, in modo tale da configurare una disposizione a contropoggio. La combinazione delle varie dis-
siltiti generalmente fini; marne straterellate, verso il basso alternanti con siltiti, verso il tetto della serie nettamente preva- continuità strutturali presenti materializza però potenziali superfici di scorrimento con disposizione a franapoggio, che è
lenti. La formazione è attribuibile all'Oligocene superiore - Miocene inferiore. all’origine dei più importanti fenomeni franosi dell’area in oggetto.

- 76 - - 81 -
Queste formazioni presentano in generale una forte tettonizzazione penetrativa, che è il risultato di più fasi deformati-
ve, dapprima di stile duttile e semiduttile, e successivamente di stile fragile; ne è derivato uno stato di profonda alterazio-
ne degli ammassi rocciosi e conseguentemente le proprietà meccaniche degli stessi sono molto scadenti.
Le Argille e calcari si trovano al nucleo di una stretta sinforme coricata, a direzione appenninica (circa NW-SE) e ver-
genza tirrenica, i cui fianchi sono costituiti dal membro siltoso-arenaceo del Macigno; la faglia, con direzione circa meri-
diana, osservabile soltanto in corrispondenza del crinale mette a contatto livelli non ben determinabili del fianco dritto e
➤ ➤ del fianco inverso. E’ importante comunque osservare che le superfici di scorrimento tettonico mantengono, pur con i limiti
➤ ➤ di osservazione derivanti da una loro estrapolazione al disotto delle estese coperture superficiali, una disposizione a fra-
mg1 napoggio su entrambi i blocchi di faglia, determinando condizioni di instabilità rispettivamente nell’ammasso roccioso di
Argille e calcari (blocco occidentale) o in quello costituito dalle Arenarie zonate (blocco orientale).
ac mg1 Sono queste le premesse morfo-lito-strutturali alle quali si deve fare riferimento per una spiegazione dei grandi movi-
45
¤40 d menti franosi che si sono verificati nella antica “Valle di Guvano”.
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s s s Inquadramento geomorfologico

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s50 L'abitato di S. Bernardino è ubicato a circa 360 m s.l.m. su una stretta dorsale con direzione circa EO, delimitata a Nord

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ss dal bacino del Rio Cravarone e a Sud dall’ampia vallata, impostata lungo una linea di faglia e caratterizzata da un evi-

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s dente modellamento ad opera dei processi gravitativi qui di seguito descritti. Il versante settentrionale ha una acclività in-

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feriore rispetto a quello meridionale su cui giacciono gli accumuli di frana.


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cs La frana di Guvano è storicamente ben documentata*, pur nei limiti di una trattazione non rigorosamente specialistica;
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dt essa fa parte di una più complessa vicenda morfo-evolutiva, alla cui origine si deve presupporre l’incisione di una breve
ripida valle costiera (di seguito denominata “Valle di Guvano”) che sfociava in una piccola insenatura. L’evento della “not-

s
te dal 26 al 27 decembre 1853” (…il movimento, benché lento continuava ancora nel 1862) ha prodotto il grande corpo
di frana (vedi, oltre alla carta geomorfologica, la fig.20) originato dal settore destro del grande impluvio imbutiforme, sul
ac quale si attesta la Valle di Guvano. La frana di Guvano è stata preceduta da un fenomeno franoso di età imprecisabile,
s ma certamente molto più antico, in quanto attribuibile ad una precedente fase morfo-evolutiva (svoltasi presumibilmente

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Fig.20 - La frana storica (1853) e la paleofrana di Guvano, riprese nel 1970 da A. Cevasco. Nel settore sinistro (a destra nella foto) dell’ampia for-
c

c ma ad anfiteatro, dalla quale hanno tratto origine i due movimenti franosi, e lungo il corrispondente lato della vallata, si distinguono i lembi residua-
Scala 1:5.000 li della paleofrana; questi appaiono in rilievo, rispetto al corpo della frana storica, che si è incanalata appunto in corrispondenza di una profonda
Tavola 13 S. Bernardino reincisione di quella più antica. Nella grande colata della frana storica, che si sviluppa in sinistra della vallata, per poi aprirsi nella grande forma a
100 0 100 200m
ventaglio in corrispondenza della sua parte frontale, che raggiunge il mare, si possono osservare tutta una serie di fenomeni di parziale riattivazione
(vedi carta geomorfologica). Ben evidenti sono anche le forme coniche negli accumuli detritici originati dalle ripide pareti del fianco destro.

- 80 - - 77 -
in differenti condizioni climatiche), come testimonia il suo marcato rimodellamento, con la profonda reincisione che ha fun-
zionato da canale di scorrimento per la frana di Guvano stessa. Di questo primo movimento franoso, definibile quindi co-
me “paleofrana”, le cui dimensioni erano verosimilmente molto più grandi rispetto alla frana di Guvano, si conservano so-
lo alcuni lembi residuali della testata, nel settore sinistro dell’impluvio, e della colata, quest’ultima, in corrispondenza di una
stretta fascia anch’essa sul lato sinistro del canale di trasporto fino quasi alla fronte del più recente fenomeno franoso.
Per entrambi i movimenti franosi può essere invocato un comune meccanismo primario (scorrimento traslazionale di roc-
cia in blocco), legato alla disposizione a franapoggio del contatto di sovrascorrimento tettonico tra Argille e calcari e Are-
narie Zonate di Riomaggiore, ma con rapporti di sovrapposizione geometrica invertiti sui due blocchi di faglia. Nel caso
della paleofrana, l’ammasso roccioso traslato è costituito dalle Arenarie Zonate, poggianti sulle Argille e calcari; al con-
trario, nella frana di Guvano l’accumulo è costituito quindi dalle Argille e calcari.
Le scadenti proprietà meccaniche dei due diversi ammassi rocciosi, cui si è fatto precedentemente cenno, ed in partico-
lare il comportamento altamente plastico delle Argille e calcari, ne hanno poi favorito lo sviluppo in colata nonché, per la
frana storica, la formazione dell’ampia forma a ventaglio nella parte frontale della frana di Guvano.
La forma stretta e allungata della frana di Guvano deve essere stata inoltre condizionata dal suo canale di scorrimento,
corrispondente ad una profonda reincisione della paleofrana; il pronunciato restringimento, osservabile nella sua parte me-
diana, è però dovuto anche agli accumuli detritici ad essa sovrapposti sul suo lato destro.
Tralasciando in questa sede la complessa fenomenologia morfo-evolutiva della frana di Guvano, che è d’altra parte leg-
gibile sulla cartografia allegata, rimandiamo agli specifici paragrafi per la descrizione dei processi e delle relative forme,
dai quali possono derivare situazioni di pericolosità per il piccolo centro abitato di S. Bernardino.

Descrizione del fenomeno


Il meccanismo della frana di Guvano è di tipo complesso (scorrimento traslazionale nella zona di distacco, seguito da
accentuati fenomeni di colamento). La corona della frana lambisce l'abitato di S. Bernardino, estendendosi verso est, fino
oltre il serbatoio dell'acquedotto. Essa è articolata in due settori, il primo quiescente, in corrispondenza dell’abitato di S.
Bernardino, il secondo (sotto il serbatoio) attivo, con ripide scarpate in roccia, che alimentano il sottostante accumulo de-
tritico con cadute periodiche di materiale lapideo, fino ad interessare la sottostante strada provinciale.Immediatamente al
di sotto di quest'ultima, lo spessore dell'accumulo diventa rilevante e su di esso si è concentrato in passato l'impegno del-
le FF. SS. con la costruzione di opere di sostegno e di collettori. Il corpo della frana, dapprima assai ampio, in quanto con-
dizionato dai due settori di provenienza dei materiali, si restringe a collo di imbuto intorno ad una quota di 100 m s.l.m.;
su questo imbuto confluiscono conoidi di detrito a litologia arenacea, assai recenti, provenienti da aree in erosione dalla Fig.21 - Scorrimento traslazionale della copertura detritica, ad oriente dell’abitato di S. Bernardino, che ne ha denudato il substrato, costituito dal-
le Argille e calcari.
fiancata destra dell'impluvio. Al di sotto di tale quota l'accumulo si apre a ventaglio verso il mare.
Attualmente il fenomeno franoso appare nel suo insieme stabilizzato, almeno per quanto riguarda la porzione centrale
e inferiore. Si nota invece una certa attività nella parte di testata; e precisamente quella compresa tra la strada provincia-
le e la sommità della scarpata principale del settore sinistro, che ha portato ad una retrocessione della corona e sta per
Particolare attenzione dovrebbe inoltre essere rivolta al ripido versante sotto l’abitato di S. Bernardino (fig.21), non tan-
interessare alcuni edifici, come ad esempio la chiesa, risalente al XV secolo.
to per le sue attuali condizioni di equilibrio, quanto per una eventuale ripresa di fenomeni di degradazione retrogressiva,
che colpirebbero immediatamente il centro abitato.
Effetti del fenomeno
Circa i secondi interventi, effettuati ad opera delle FF. SS., a partire dal 1856, essi consistevano nella stabilizzazione e
Alcuni vecchi edifici, situati immediatamente a monte della corona, nel settore destro, sono lesionati e abbandonati. A
bonifica idraulica dell'accumulo di frana con la costruzione di un muro di sostegno e di totale rivestimento e di un'ampia
qualsiasi, seppur minimo, movimento retrogressivo della scarpata principale, che già lambisce l'abitato, potrebbe in futu-
e robusta scogliera di protezione sul fronte della frana, per permettere di inserire al di sopra di esso la linea ferroviaria
ro costituire un grave rischio per il centro abitato stesso. La strada provinciale che conduce a Corniglia è soggetta a pe-
Genova - Roma. Nella parte mediana sono state eseguite opere complementari: muri a secco e più in alto, alla base del-
riodiche interruzioni a causa di continui apporti di materiale di frana provenienti dalla scarpata di degradazione attiva
l'anfiteatro, un grande muro ad arco per arrestare i materiali di frana, accompagnati da un ampio raccoglitore per le ac-
ad essa soprastante, a causa dei movimenti di colamento della frana che la attraversa e di quella immediatamente sotto-
que meteoriche, allacciato ad est da un ulteriore collettore esterno dell'area in frana, con deflusso al mare. L'apertura del
stante.
nuovo raccordo della nuova linea ferroviaria, che passa in galleria, ha portato a trascurare del tutto queste opere di sostegno
del fenomeno franoso, soprattutto per quanto riguarda quelle a ridosso del mare per la difesa costiera.
Interventi di sistemazione
Bisogna innanzitutto distinguere tra gli interventi che riguardano, più o meno direttamente, l’abitato di S. Bernardino, Numerosi successivi parziali e limitati interventi a cura del Comune di Vernazza e della Provincia della Spezia, esegui-
da quelli rivolti invece alla stabilizzazione della parte mediana e frontale della frana di Guvano, che pur rivestono una cer- ti nella parte superiore dell'accumulo, hanno avuto scarsi risultati; l’intervento del 1978 è stato eseguito dalla Regione Li-
ta importanza ai fini di prevenire un più generalizzato degrado ambientale. guria per fronteggiare una situazione di emergenza determinatasi a causa di intense precipitazioni atmosferiche, ed è con-
Per quanto riguarda i primi sono state in passato eseguite numerose opere di sistemazione, come muri di sostegno e re- sistita nella realizzazione di un muro in cemento armato con barriera paramassi in rete metallica. Nel 1992 è stato pro-
ti metalliche paramassi, che non danno comunque l’impressione di seguire un piano organico ben coordinato. La grande posto un intervento, in parte realizzato, da parte del Genio Civile Provinciale, finalizzato a frenare l'evoluzione del feno-
importanza di questi interventi risiede nel fatto che tutta la fascia medio-inferiore della scarpata principale e la sua zona meno in atto lungo la parte superiore dell'accumulo di frana, e così articolato: eliminare le latenti condizioni di instabilità
di raccordo con la sottostante testata sono ricoperti da accumuli gravitativi in vario stato di attività, o comunque in preca- dell'abitato di S. Bernardino; recuperare le condizioni di sicurezza del transito lungo la strada provinciale di Corniglia ed
rie condizioni di equilibrio tali da renderne possibile una riattivazione. In questo quadro si deve inoltre tenere conto di even- il sottostante sentiero pedonale delle Cinque Terre; opere di sostegno in cemento armato di modesta altezza atte ad inter-
tuali cause antropiche e in particolar modo di quelle legate alla regimazione delle acque superficiali e sotterranee. rompere l'azione dilavante delle acque meteoriche.
Il Progetto esecutivo della Comunità Montana della Riviera Spezzina, redatto nell’anno in corso, prevede (l’area è stata
classificata a rischio di frana molto elevato (R4) in seguito all’applicazione del D.L.180/98 e quindi soggetta a finanzia-
* A proposito di quella che era chiamata la “Lavina di Corniglia” si legge testualmente: “la notte dal 26 al 27 decembre 1853, nella prossima val- menti da parte della Regione) il consolidamento del dissesto che interessa il versante di Guvano. Gli interventi sono i se-
le di Guvan, cominciò una frana sotto la chiesa di S. Bartolomeo, che si estese fino al mare. Uno strato schistoso, ricco di piriti di ferro, per la tra-
sformazione di questo minerale in solfato di ferro, agevolò la decomposizione della roccia; la quale, ridotta a pasta che facilmente poteva stem- guenti: rafforzamenti, nel settore orientale dell’anfiteatro roccioso che incombe sulla strada provinciale, di parti di pareti
perarsi ed essere esportata dalle acque d’infiltrazione fra gli strati di macigno compatto, diede luogo ad un vuoto, per cui lo strato superiore man- di roccia instabile tramite posizionamento di rete armata di versante; opere di difesa passiva in grado cioè di controllare
cando d’appoggio scivolò, seco travolgendo a rovina gli ubertosi vigneti, gli uliveti e le case che ricoprivano quella pendice. La pressione dei ma- definitivamente il fenomeno della caduta dei massi; interventi idraulici relativi alla rete di raccolta e smaltimento delle ac-
teriali, confusamente ammassati appiè della balza, fu tale che alcuni massi evidentemente sconnessi, i quali, formavano scogli sottomarini davanti
al piccolo seno di Guvan, furono spinti dal basso in alto ed emersero rivestiti di coralli e madrepore che d’un tratto si trovarono in un elemento per que superficiali captate sul detrito di versante a monte della strada provinciale; interventi vegetazionali con posa in ope-
essi micidiale. Il movimento benché lento continuava ancora nel 1862; …omissis…”. ra di terreno vegetale, seguito da inerbimento con idrosemina a forte spessore.

- 78 - - 79 -
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Località Indice
TIVEGNA 011013
1. Premessa Pag. 9

ESTRATTO DELLA SCHEDA DI RILEVAMENTO 2. Introduzione Pag. 9


3. La Provincia della Spezia Pag. 11
Comune Follo
Provincia La Spezia 3.1 Lineamenti geologici Pag. 11
Abitanti 280 3.2 Evoluzione paleogeografica e tettonica Pag. 15
Bacino idrografico principale F. Vara
Bacino idrografico secondario T. Gorda - T. Cambertano 3.3 Le strutture Pag. 16
Quota m s.l.m. 340 - 380 m 3.4 Lineamenti climatici Pag. 17
Foglio I.G.M.I. 96 III NO
Elemento C.T.R. 1:5.000 248034 “Piana Battolla” 3.5 Lineamenti morfologici Pag. 18
3.5.1 La diffusione dell’instabilità dei versanti Pag. 20
Popolazione, fabbricati ed infrastrutture coinvolti
Abitanti --- 3.5.2 La classificazione delle frane e il rischio da frana Pag. 21
Edifici 15 3.5.3 Le paleofrane Pag. 22
Vie di comunicazione Strada provinciale a valle del paese
4 Centri abitati instabili Pag. 27
Studi e progetti di intervento Antessio Pag. 35
Studio del dissesto Incompleto
Strumentazione di controllo Non installata Caranza Pag. 38
Progetto generale di sistemazione Inesistente Caraschi Pag. 42
Interventi eseguiti Opere di sostegno; regimazioni idrauliche
Carnea Pag. 46
Cause di instabilità Castagnola Pag. 49
Movimenti franosi periferici all’abitato, in entrambi gli opposti versanti.
Cembrano Pag. 53
Disconesi Pag. 56

SINTESI DELLE CONOSCENZE Falcinello Pag. 60


Molunghi Pag. 64
Tipologia del fenomeno
L’interfluvio, ed in particolare il suo versante meridionale, ove è edificato l'abitato di Tivegna risulta modellato da inten- Pieve Pag. 69
si e diffusi processi gravitativi, ai quali si sovrappone una ripresa dei fenomeni erosivi. L’evoluzione retrogressiva delle for- Ponzano Superiore Pag. 72
me più marcate lambisce e, in qualche caso interessa l’abitato e le infrastrutture viarie. Il versante meridionale del tratto di
dorsale tra Tivegna e Piè di Foce è caratterizzato dalla presenza di una estesa paleofrana il cui fronte, sotto Vichieda, è San Bernardino Pag. 76
in parte rimodellato da processi erosivi delle acque dei due fossi che la delimitano. Locali riattivazioni dell’accumulo anti- Santuario della Madonna di Soviore Pag. 81
co si sono verificate, di recente, nel settore del coronamento, interessando alcune case e la strada provinciale.
Sorbolo Pag. 85
Caratteristiche geologiche Tivegna Pag. 88
L'area è interessata dalla presenza della formazione delle Arenarie del M. Gottero appartenente all'Unità del M. Got-
tero (aG): torbiditi arenaceo pelitiche costituite da arenarie quarzoso - feldspatiche (grovacche feldspatiche), argilliti e sil- Valgiuncata Pag. 91
titi in strati medi e spessi; sono frequenti strati arenacei amalgamati e intercalazioni lenticolari di argilliti varicolori, argil- Centri abitati instabili segnalati Pag. 95
liti marnose e marne. La formazione è attribuibile al Maastrichtiano superiore - Paleocene p.p..
Bibliografia Pag. 99
Inquadramento geomorfologico
Il centro abitato di Tivegna è situato in una fascia altimetrica compresa tra i 340 ed i 380 metri s.l.m e per circa 400 m
si sviluppa su una stretta dorsale che segue una direzione circa wsw - ene. Il rilievo è nell'insieme simmetrico (con una in-
clinazione di circa 40°); la dorsale è soggetta a fenomeni di modellamento legati prevalentemente alla gravità ed alle ac-
que correnti superficiali (fig.24). Sui versanti prevalgono i fenomeni erosivi, con marcati impluvi, in particolare nel versante
meridionale ( il Fosso del Burrone ed il Fosso del Torchio), sia nel corpo della paleofrana che in quello della copertura an-
tica residuale (sotto Tivegna).

Descrizione del fenomeno


I versanti orografici di Tivegna sono caratterizzati da una accentuata acclività; la loro evoluzione deve essere passata
attraverso una fase caratterizzata da condizioni climatiche (piovosità più elevata) che hanno contribuito a favorire feno-
meni franosi di più ingenti dimensioni rispetto a quelle delle frane recenti e attuali: queste ultime, in vari casi, riattivano
parzialmente gli accumuli delle frane più antiche. La dorsale risulta essenzialmente modellata, sugli opposti versanti, dal-

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- 90 - - 99 -
Località

VALGIUNCATA 011032

ESTRATTO DELLA SCHEDA DI RILEVAMENTO

Comune Zignago
Provincia La Spezia
Abitanti 70
Bacino idrografico principale F. Vara
Bacino idrografico secondario T. Mangia
Quota m s.l.m. 460
Foglio I.G.M.I. 95 I NO
Elemento C.T.R. 1:5.000 233052 “Torpiana”

Popolazione, fabbricati ed infrastrutture coinvolti


Abitanti ---
Edifici 8
Vie di comunicazione Strada provinciale a Sud del paese

Studi e progetti di intervento


Studio del dissesto Incompleto
Strumentazione di controllo Non installata
Progetto generale di sistemazione Parzialmente esistente
Interventi eseguiti Opere di sostegno

Cause di instabilità
Deformazioni plastiche ai margini del centro abitato.

SINTESI DELLE CONOSCENZE

Tipologia del fenomeno


I fenomeni di instabilità che interessano il centro abitato sono ascrivibili a due tipologie: a) locali riattivazioni di accu-
muli di frana, provocate prevalentemente da scalzamenti alla base; b) lenti movimenti di coperture superficiali su pendio
acclive, in corrispondenza della scarpata principale di un antico movimento franoso.
Due edifici isolati di civile abitazione sono esposti a rischio derivante da una evoluzione retrogressiva di una frana atti-
va, originata per scorrimento traslazionale.

Caratteristiche geologiche
Nell’area di studio si possono distinguere l’Unità di Ottone - S.Stefano, di Canetolo e della Falda Toscana: la prima è
qui rappresentata dalle formazioni del Flysch ad Elmintoidi (fH) e dalle Brecce di S. Maria (bSM) (in letteratura, queste ul-
time, accorpate al Complesso di M. Penna - Casanova); la seconda, qui con le formazioni delle Argille e calcari (ac) e il
Complesso detritico (cd) (quest’ultimo come accorpamento costituito dalle formazioni delle Arenarie di Ponte Bratica e del-
le Arenarie di Petrignacola); infine l’Unità della Falda Toscana con la sola formazione del Macigno (mg).
UNITÀ DI OTTONE S. STEFANO:
Il Complesso del M. Penna - Casanova, così denominato in letteratura, comprende una successione sedimentaria di de-
positi clastici grossolani che provengono da ofioliti e dalla loro copertura sedimentaria; ne fanno parte le formazioni del-
le brecce mono e poligeniche di S. Maria (bSM), olistoliti e masse non dissociate di grosse dimensioni e le Arenarie di Ca-
sanova (che qui non affiorano), comprendenti un'alternanza di arenarie ofiolitiche grossolane e arenarie quarzoso - mi-
cacee fine, intercalate con argilliti e argilliti siltose.
Brecce di S. Maria (bSM): depositi clastici grossolani, matrice sostenuti, grigio-scuri, con clasti da sub-angolosi a sub-
arrotondati con diametro di pochi centimetri costituiti in prevalenza da calcari silicei ed in subordine silicei. All’interno del-
la formazione, nell’area di Pieve, sono presenti prevalenti olistoliti di Argille a palombini. La formazione è attribuibile al
Campaniano inferiore.
Flysch ad Elmintoidi di Ottone - S. Stefano (fH): è rappresentato da sequenze torbiditiche di marne calcaree o calcari
marnosi a base calcarenitica, in strati spessi o molto spessi, con intercalazioni di arenarie fini, siltiti e argilliti in strati sot-
tili e medi. La formazione è attribuibile al Campaniano Inferiore - Maastrichtiano Inferiore.

- 91 -
UNITÀ DI CANETOLO: La parte superiore dell'accumulo di frana risulta stabile allo stato attuale, ma nella parte mediana, al di sotto della strada
Argille e Calcari (ac): costituita da argilliti scure, fissili, con intercalazioni di strati calcari e spezzoni di bancate calca- comunale di Tirolo, le lesioni su alcune case ed i cedimenti in vari tratti della strada sembrano riconducibili a probabili ri-
reo-marnose e calcareniti bioclastiche; i calcari e i calcari marnosi, con patina d'alterazione ocracea, sono compatti e a attivazioni locali all’interno del corpo di frana principale.
grana finissima, frattura concoide. Hanno uno spessore da pochi cm a circa 50 cm, sono deformati e spesso “boudinati“. L’area di Tirolo è stata classificata a rischio massimo da frana (R4) dall’Autorità di Bacino del Fiume Magra in base al
La formazione è attribuibile al Paleocene (?) - Eocene Medio.: D.L.180/98. L’identificazione delle aree instabili con l’intero corpo di paleofrana dovrebbe però a nostro avviso essere ul-
UNITÀ DELLA FALDA TOSCANA: teriormente verificata; infatti alcune aree risultano relativamente stabili come dimostrato dallo stato di alcuni edifici su di
Macigno (mg): torbiditi costituite da strati arenacei da medi a molto spessi (fino a oltre 2-3 m) con base grossolana, a esse costruiti.
volte gradata, seguita da intervalli laminati a granulometria più fine e quindi da un intervallo pelitico di spessore quasi sem-
pre inferiore a 3 - 4 cm; torbiditi sottili formate da strati arenacei (spessore massimo 30 - 40 cm) a grana fine, che verso
l'alto passano ad un intervallo pelitico spesso non più di 10 cm. La formazione è attribuibile all’Oligocene superiore - Mio- COMUNE DI ROCCHETTA DI VARA
cene inferiore. Veppo
L’abitato di Veppo è inserito nel bacino del Rio di Veppo, tributario sinistro del T. Gravegnola e con le sue frazioni di Ca-
L’assetto strutturale della zona di studio, dato dalla sovrapposizione tettonica dell’Unità di Ottone - S. Stefano su quella stello, Serra, Montale e Piazza si sviluppa tra le isoipse di 500 e 525 m.
di Canetolo e di quest’ultima sulla Falda Toscana (secondo superfici di accavallamento immergenti verso il quadrante sud- Nella zona affiorano terreni arenacei e brecce poligeniche con olistoliti di Argille a palombini appartenenti rispettivamente
occidentale), determina una distribuzione delle varie formazioni che le compongono secondo fasce a direzione appenni- alle formazioni delle Arenarie di Casanova e delle Brecce di S.Maria, entrambi dell’Unità di Ottone - S.Stefano, in lette-
nica. Lungo la prima di tali fasce la successione Brecce di S.Maria - Flysch ad Elmintoidi poggia in accentuata discordan- ratura accorpate nel Complesso di M. Penna-Casanova.
za angolare sull’insieme Argille e calcari - Complesso detritico, i cui rapporti non sono qui definibili; analogamente, ver- Il dissesto ha coinvolto tre edifici di civile abitazione della frazione Montale, che presentano un evidente quadro fessura-
so l’esterno, queste ultime poggiano sul macigno della Falda Toscana. tivo. In un caso, la gravità dei danni subiti ha reso necessario lo sgombero dell’edificio ubicato immediatamente sopra la
In questo quadro acquista particolare importanza, per la tematica di cui si tratta, lo sviluppo di una zona di taglio al- strada provinciale di Suvero. Il settore nord-occidentale, ove è fondata la frazione di Montale, è interessato da un estesa
lungata secondo la linea di massima pendenza del versante, dove le formazioni a contatto devono essere state interessa- copertura detritica, che ha manifestato una ripresa dello stato di attività dai mesi di Marzo e Aprile 2001.
te da intense deformazioni disgiuntive, con la conseguente degradazione delle loro originarie caratteristiche fisico-mec- Dai sopralluoghi eseguiti è stato accertato che il dissesto è presumibilmente attribuibile ad una forma evolutiva di tipo scor-
caniche, anche per effetto di una maggiore circolazione di acque sotterranee al suo interno. rimento roto-traslazionale all’interno sia delle formazioni geologiche che dell’estesa copertura soprastante; la corona prin-
cipale visibile è distribuita proprio al disotto della strada provinciale nel settore di versante compreso tra Montale e Piaz-
Inquadramento geomorfologico za.
Il centro abitato di Valgiuncata (vedi fig.25) è situato sulla testata dell’unità morfologica più avanzata (più recente), ap- Sulla base di considerazioni idrogeologiche, considerate le varie emergenze d’acqua presenti e distribuite per un intorno
partenente ad una successione di fenomeni franosi complessi, dovuti a meccanismi di scorrimento roto-traslazionaleþco- significativo all’area in dissesto, è possibile che queste costituiscano una delle cause dell’evoluzione dei dissesti in atto; inol-
lata, ad evoluzione progressiva. tre non sono da sottovalutare le scadenti caratteristiche meccaniche delle potenti coperture detritiche e lo stato di frattura-
Il nucleo centrale dell’abitato di Torpiana è invece impostato sulla testata dell’unità superiore (più antica); quest’ultima è zione della roccia, in relazione alla morfologia e alla naturale acclività del pendio. Comunque, per quanto concerne la ri-
originata da un precedente accumulo gravitativo, ben riconoscibile come tale dalla forma della nicchia di distacco con la costruzione della geometria e delle cause del dissesto dovrebbe essere in programma, da parte della Provincia, una cam-
pagna di indagini geognostiche e geofisiche e conseguente posa in opera di piezometri e tubi inclinometrici.

COMUNE DI RIOMAGGIORE
Volastra
L’abitato di Volastra è situato su una spianata delimitata da una scarpata il cui versante sottostante, attaccato da fenome-
ni di degradazione retrogressiva, è interrotto, in un suo tratto, da una frana la cui scarpata ha raggiunto la quota di 330
m s.l.m.. Il fenomeno franoso, complesso, si origina da una forma a imbuto in rapida degradazione fisico-meccanica (che
a sua volta facilita i processi erosivi), e si evolve in una colata detritico-fangosa lungo un ripido canalone sub-rettilineo,
che sfocia in un deposito di forma conica sulla sottostante spiaggia.
L’inerbimento del versante e del corpo della frana, già a partire dal 1970, sembrano aver rallentato l’attività del fenome-
no. Tuttavia, va segnalato che le condizioni di instabilità dell’intero tratto di versante si sono aggravate a seguito degli even-
ti piovosi relativi all’autunno 2000. Da segnalare, inoltre, la presenza di alcune colate di detrito superficiali, impostate lun-
go linee preferenziali di scorrimento, che hanno ormai raggiunto dimensioni tali da renderle difficilmente arrestabili.
Sotto il profilo geologico le formazioni affioranti nella zona appartengono a due Unità tettoniche diverse: le Argille e cal-
cari (argilliti scure, fissili, con intercalazioni di strati calcarei e spezzoni di bancate calcareo marnose e calcareniti biocla-
stiche) appartenenti all’Unità di Canetolo ed il Macigno, qui come Membro delle Arenarie Zonate di Riomaggiore (are-
narie prevalenti con alternanze siltose e marnose; siltiti generalmente fini; marne straterellate, verso il basso alternanti con
siltiti, verso il tetto della serie nettamente prevalenti) appartenente all’Unità della Falda Toscana.
La posizione avanzata verso il mare delle più erodibili Argille e calcari rispetto alle Arenarie Zonate di Riomaggiore e l’e-
sposizione del versante verso SW, sottoposto ai venti di Libeccio, sembrerebbero essere la causa principale dei rapidi ar-
retramenti della linea di costa fino alla situazione attuale. E’ poi da tenere presente l’influenza della elevata fratturazione
delle Arenarie, che qui si trovano in prossimità del contatto tettonico con le Argille e calcari.
In tempi relativamente recenti le modificazioni morfologiche antropiche in terrazzi hanno generalmente migliorato le con-
dizioni di stabilità dei versanti, grazie anche all’efficacia dei sistemi di regimazione delle acque superficiali e della costante
manutenzione ai “muretti a secco” da parte degli abitanti del luogo.
Gli effetti dell’abbandono dei terrazzi sono eloquenti, invece, sul versante tra le Valli del Rio Molinello e Asciutta (dove è
presente un debris-flow), nel quale è ben evidente l’interazione tra dinamica di versante e attività antropica.

Fig.25 - Il centro abitato di Valgiuncata, che sorge sulla spianata in corrispondenza della testata di un fenomeno franoso antico, originato da un
meccanismo di roto-traslazioneþcolata, ad evoluzione progressiva.

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COMUNE DELLA SPEZIA relativa corona, ma la cui “fisionomia” è stata parzialmente cancellata dal rimodellamento erosivo e da quello operato dai
Schiara più recenti fenomeni franosi.
Il settore di versante costiero ove è localizzato il modesto nucleo semipermanente di Schiara è da tempo interessato da un Il profilo longitudinale della frana presenta due nette rotture di pendio in corrispondenza del passaggio scarpata prin-
dissesto che, a partire dal mese di marzo 2001, ha nuovamente coinvolto alcuni fabbricati e la scalinata che conduce fi- cipale-testata, sia nell’unità morfologica inferiore che in quella superiore, mentre il passaggio tra quest’ultima e quella in-
no all’approdo a mare. Il dissesto interessa una estesa copertura detritica costituita da grossi blocchi di arenaria immersi termedia appare più sfumato, in quanto rimodellato da processi erosivi e gravitativi. Le grandi dimensioni e la forma com-
in matrice sabbiosa. La coltre detritica poggia ovunque su terreni arenacei appartenenti alla formazione del Macigno del- plessivamente allungata dell’insieme dei corpi di frana sono da mettere in relazione, oltre che all’energia del rilievo, al com-
l’Unità della Falda toscana e qui rappresentata come Membro delle Arenarie Zonate di Riomaggiore. Le murature di so- portamento plastico della formazione prevalentemente coinvolta (Argille e calcari), nonché all’esistenza di una fascia di
stegno della scalinata, fatiscenti e probabilmente in concomitanza di abbondanti precipitazioni meteoriche, hanno lesio- terreno a caratteristiche meccaniche molto degradate, in corrispondenza del contatto di sovrascorrimento tettonico tra le
nato alcuni tetti dei fabbricati sottostanti. La ripresa dello stato di attività ha coinvolto, inoltre, anche il detrito superficiale Argille e calcari stesse ed il Macigno.
del tratto di versante poco sopra l’approdo a mare. La vistosa strozzatura del corpo di frana, che si osserva immediatamente a valle dell’abitato di Torpiana, è ipoteticamente
L’accentuata pendenza del versante, superiore al 100%, associata ad una stratificazione a traversopoggio e con numero- da mettere in relazione a movimenti franosi originati dal suo fianco sinistro (comprendenti anche fenomeni tipo debris-flows?),
si sistemi di giunti di stratificazione ortogonali tra loro, inducono a ritenere che i numerosi prismi di roccia presenti, e spes- in corrispondenza della testata dello scorrimento roto-traslazionale intermedio, facente parte della successione morfoevo-
so isolati tra loro, possano costituire una ulteriore situazione di rischio. Lo stato di dissesto in cui versano gran parte delle lutiva avanzante sopradescritta. Tali accumuli di frana, che si estendono, a monte e a valle, lungo tutta l’estensione della
terrazze di natura antropica, a tutt’oggi non più manutentate a causa del parziale abbandono a cui è andato soggetto il paleofrana, sono stati favoriti dalla disposizione a franapoggio delle potenziali superfici di scorrimento che, anche in que-
territorio, contribuisce, inoltre, a favorire questi dissesti. sto caso, sono la risultante del raccordo di più sistemi di superfici sedimentarie e tettoniche.
Il canale che delimita il corpo della paleofrana sul suo fianco sinistro è attualmente in fase di erosione concentrata, eser-
citando così un’azione di scalzamento alla base degli antichi accumuli di frana, che si trovano lungo tutto il versante sul-
COMUNE DI VARESE LIGURE la sua sinistra idrografica; è questa probabilmente la causa innescante della frana di colamento osservabile sul versante
Scurtabò stesso, nonché delle deformazioni dei cui effetti si tratterà nei successivi paragrafi.
L’abitato di Scurtabò è ubicato su un versante appartenente alla sponda sinistra della valle del Torrente Scagliana. La mor-
fologia del versante è caratterizzata dalla presenza di vaste forme e depositi fortemente rimodellati dall’erosione, ricon- Descrizione del fenomeno
ducibili ad antichi movimenti di massa del tipo paleofrane. I fenomeni in atto non interessano direttamente il centro abitato, né sono di rilevante entità. Tra quelli nelle sue imme-
Si individua un corpo di paleofrana principale, la cui testata si trova in località Serbatoio ed il cui piede raggiunge pre- diate vicinanze si segnalano soltanto indizi di una modesta attività, tipo deformazione plastica superficiale, sotto la stra-
sumibilmente il fondovalle del Torrente Scagliana. Il coronamento corrisponde alla zona di crinale; la sottostante scarpata da provinciale e più precisamente sulla scarpata principale sovrastante il centro abitato; vi sono inoltre evidenze di defor-
principale è anch’essa notevolmente rimodellata dall’erosione. In gran parte essa è interessata da una copertura origina- mazioni plastiche, innescate dall’erosione fluvio-torrentizia, nel tratto di canale perimetrale della paleofrana adiacente al
ta da corpi di frana di crollo e scorrimento coalescenti, misti a depositi detritico-colluviali, che hanno parzialmente oblite- cimitero.
rato la trincea a monte della testata, nella quale si è impostato l’alveo di un piccolo torrente. Analoghi fenomeni, in posizione più periferica, si registrano presso la località Frasca, ad una quota di circa 600 metri;
Una seconda paleofrana, avvenuta successivamente e di tipo analogo, si individua affiancata e in parte sovrapposta alla è inoltre da tenere sotto osservazione, per i rischi insiti in una sua eventuale evoluzione retrogressiva, la frana attiva si-
prima, con un probabile rimaneggiamento parziale della precedente. L’asse ha direzione NNE-SSE ed è lungo 375 me- tuata al disotto degli edifici di quota 478,4 metri e nelle immediate vicinanze della strada provinciale. In questo secondo
tri; la larghezza massima è di 180 metri. caso possono anche intervenire cause antropiche, al momento del rilevamento (1996) venivano infatti riversati verso il cor-
Gli accumuli detritici sono costituiti da blocchi e porzioni di strato delle formazioni affioranti in cresta: Scisti della Val La- po di frana scarichi provenienti dalla adiacente abitazione.
vagna, Argille a palombini e Formazione di Colli – Tavarone della omonima Unità.
Attraverso sopralluoghi e analisi fotointerpretativa si è potuto desumere che i pochi fabbricati interessati da alcune lesioni Effetti del fenomeno
ai muri perimetrali, ubicati immediatamente a monte del coronamento di questa frana, possano risentire dei movimenti in- Al momento del rilevamento (1996) l’abitato non presentava lesioni particolari ed evidenti nei muri perimetrali degli edi-
dotti dall’arretramento per evoluzione retrogressiva della corona stessa; tale fenomeno ha anche dato origine lateralmen- fici; le uniche riscontrate sono state osservate all'interno del cimitero e in un fabbricato posto nelle sue immediate vicinan-
te (verso est) ad un terzo accumulo di frana, del tipo scorrimento rotazionale. ze; si deve peraltro osservare che le continue opere di manutenzione effettuate sul centro abitato non permettono una pre-
cisa valutazione delle lesioni alle strutture murarie.

COMUNE DI BOLANO Interventi di sistemazione


Tirolo Gli interventi sono limitati ad opere in muratura e in cemento armato (muri di sostegno) a protezione della nuova stra-
Alcuni edifici di Tirolo, località posta immediatamente a sud-est di Bolano, risultano interessati da lesioni sui muri perime- da che da Valgiuncata si unisce con la provinciale "Rocchetta Vara - Foce d'Agneta".
trali; sono localizzati all’interno del settore medio superiore di una delle più estese paleofrane della Val di Vara. Per quanto riguarda le opere di regimazione delle acque, nell'area in esame esistono esclusivamente interventi eseguiti
Questo settore appenninico, all’interno del quale ricade l’area in esame, è caratterizzato dalla presenza delle Unità del da privati (canalizzazioni superficiali). Il ripido tratto di canale in erosione concentrata, che attraversa la periferia orien-
M. Gottero (qui rappresentata dalle Arenarie di M. Gottero e dalle Argille a palombini), di Ottone-S.Stefano (costituita da tale dell’abitato, è stato sistemato con briglie.
un complesso detritico basale, denominato in letteratura come Complesso di M. Penna-Casanova e dal Flysch ad Elmin-
toidi di Ottone-S.Stefano), di Canetolo, con le formazioni delle Argille e Calcari e le Arenarie di Ponte Bratica, che pog-
giano in discordanza stratigrafica sulla Falda toscana, qui rappresentata dall’arenaria Macigno.
L’evoluzione morfologica si è verosimilmente compiuta in due fasi: in una prima fase si sono sviluppati, nella fascia supe-
riore del versante, meccanismi di scorrimento legati alla sovrapposizione, o quasi-giustapposizione, per sovrascorrimen-
to tettonico o per faglia diretta, di un complesso litologico ad elevata componente argillitica (costituito dalle Unità tettoni-
che sub-ligure e ligure) sulle arenarie Macigno. Ciò ha generato accumuli di frana facilmente plasticizzabili, che sono quin-
di evoluti in grandi colate, incanalate nel sottostante sistema vallivo. I movimenti primari si sono probabilmente realizzati
secondo tipologie complesse (scorrimenti planari e rotazionali, scivolamenti di cunei rocciosi). In una seconda fase si è avu-
ta una ripresa dei fenomeni erosivi in seguito a sollevamenti neotettonici. Si è avuta una reincisione anche dei precedenti
corpi di frana e formazione di una nuova rete di canali e vallecole. Il risultato finale sembra essere quello di due ordini di
accumuli gravitativi incanalati, con tipologie di colate, che configurano una morfologia a “terrazzi incastrati” (vedi sche-
ma geomorfologico di fig.7). I principali elementi a rischio sono rappresentati da case sparse fondate sul corpo frana e
dalla viabilità provinciale e comunale che attraversa il corpo di frana stesso. Da segnalare, in corrispondenza della stra-
da comunale di Tirolo, la presenza di un edificio, con lesioni nei muri perimetrali, a tergo del quale e lateralmente scorre
un torrente il cui corso risulta probabilmente deviato da interventi antropici (le infiltrazioni d’acqua possono essere la pro-
babile causa dei cedimenti delle fondazioni).

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CENTRI ABITATI INSTABILI SEGNALATI

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s mg 23P COMUNE DI VERNAZZA
bSM q ac s
Corniglia

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L’abitato di Corniglia si sviluppa su una probabile spianata di abrasione marina, intorno alle isoipse 110-120, delimitata
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➤ sul lato mare da una ripida parete sub-verticale, costituita dalla formazione del Macigno (Membro delle Arenarie Zonate

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di Riomaggiore), il cui orlo di scarpata minaccia seriamente l’abitato di Corniglia ed il relativo cimitero. I sopralluoghi ef-


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P fettuati di recente hanno confermato lo stato di rischio, a causa del graduale e costante arretramento della scarpata di de-


s

s
s 30 gradazione, che va a lambire anche la strada provinciale. Il settore di versante costiero posto ad est di Corniglia (area di



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s Rodalabia) e soprastante in parte il tratto del cosiddetto spiaggione di Corniglia è interessato da una grande frana com-

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fH I plessa roto-traslazionaleþcolamento. A luoghi è presente una ripresa dell’attività, come si deduce dallo stato dei manu-


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s
30 fatti delle Ferrovie, che hanno lesioni di varie dimensioni ed estensione. Il sistema fessurativo denuncia una serie di spinte


da tergo, distribuite su tutto il fronte del corpo di frana, a partire dalla uscita della galleria Vernazza-Corniglia fino alla


cs stazione delle Ferrovie dello Stato. Sono da rilevare, inoltre, alcune fenditure nel terreno nel settore mediano della frana


maggiore, intorno alla quota di 250 m. L’area corrispondente alla parte alta della testata è oggi ampiamente ricoperta da


q macchia boschiva e da coltivazioni a vite con muri a secco. L’accumulo è costituito da frammenti di arenaria di dimensio-


ni variabili, fino a blocchi di diversi metri cubi; la frazione più fine dell’intero corpo di frana è di natura argilloso-siltoso-
q


arenacea. Tra i fattori predisponenti il movimento è la presenza di due sistemi di faglie (come nella vicina area di Guva-
q

30


no) con suddivisione in blocchi del substrato roccioso in seguito a movimenti tettonici distensivi.


Lo spiaggione di Corniglia deve la sua esistenza, in parte, alla presenza del piede dell’accumulo di frana, oltre che ad al-
bSM tri apporti di materiale dal settore di versante compreso tra Corniglia e Manarola. Con l’apertura della linea ferroviaria


Genova-Roma il fronte dell’accumulo è stato protetto contro ogni azione di scalzamento da parte del mare con conseguente


arresto dell’erosione verso le terre coltivate; la mancanza di apporti da monte, però, ha innescato un processo graduale


➤ di erosione dello spiaggione, che tende a ridursi per l’azione del mare.


q q q q


Liguria Geologica di G. Rovereto, Roma, 1939, Mem. della Soc. Geol. It. II; pag. 151.


s
cs Uno sfacelo subiscono anche delle rocce stratificate, sconnesse da fratture trasversali e diagonali, e intercalate a interstrati scistosi, o di


altra roccia che possa facilmente cedere all’erosione, o diventare un piano di sconvolgimento. Sono di questa categoria molte frane del-

s

mg le Cinque Terre, che minacciano la ferrovia littoranea alla Galleria del Rospo e Deiva, e al Guvan fra Vernazza e Corniglia ed altre, di
A
q q q q q q

s
➤ cs cui si trovano notizie in Guidoni 1854, Mazzuoli, Issel, Sodano, e nel Giornale del Genio Civile, sono in arenaria, con interstizi di sci-


35
sto ardesiaco, argilloso.

Cenni sulla Lavina di Corniglia ed il curioso sollevamento di una scogliera marina di fronte alla lavina stessa di G.Guidoni, La Spezia,

➤ F60

1854, pagg. 6-7.



fH COMUNE DI ZIGNAGO
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Debbio
cs Il centro abitato di Debbio è ubicato nel settore nord del territorio del comune di Zignago, sul primo ampio ripiano mor-

cd s s
fologico, a moderata pendenza, di un esteso antico corpo franoso, che si raccorda con i ripiani sottostanti attraverso scar-

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60D 42P
s

pate rimodellate da interventi antropici con il sistema dei terrazzi agrari.


Sotto il profilo geologico l’area di Zignago, ove si colloca la frazione di Debbio, è caratterizzata dalla presenza dell’Uni-

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s
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Y tà del Bracco, rappresentata qui solo dalla formazione delle Argille a palombini, e dell’Unità di Ottone - S.Stefano, che

mg 60
s

➤ comprende, in successione rovesciata, le Arenarie di Casanova e le Brecce di S. Maria (queste ultime prevalenti a Deb-

bio), in letteratura accorpate nel Complesso di M. Penna-Casanova.


cs
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58S 65^ L’evoluzione geomorfologica del versante, dove sono nettamente prevalenti le forme gravitative (vedi lo schema geomor-

fologico di fig.6), è stata fortemente condizionata dai litotipi affioranti. Si tratta infatti di formazioni a dominante argilliti-
s

q q

s
ca, con intercalazioni litoidi (impermeabili ed a comportamento plastico le prime, permeabili ed a comportamento rigido

40W le seconde), caratterizzate cioè da un forte contrasto delle loro caratteristiche idrogeologiche e meccaniche. Ciò favorisce
s

fenomeni franosi complessi, sia superficiali che profondi, dovuti in generale a meccanismi di scorrimento rotazionaleþco-

lata.
La ripresa di movimenti minori originatisi all’interno della paleofrana, poco sotto Debbio, riconducibili a deformazioni pla-

N
stiche e frane di colamento, ha causato alcune lesioni ai muri perimetrali delle case presenti e nella via provinciale.
cs Il recente studio dell’Autorità di Bacino del Fiume Magra relativo alla perimetrazione delle aree a rischio di frana, a se-

guito dell'applicazione del D.L. 180/98, ha classificato gran parte del versante settentrionale di Debbio a rischio molto ele-
vato (R4). L’identificazione delle aree instabili con l’intero (o gran parte) corpo di paleofrana dovrebbe però a nostro av-

viso essere ulteriormente verificata. I movimenti gravitativi anche diffusi riscontrati potrebbero essere connessi a meccani-
al smi superficiali di deformazione plastica e roto-traslazionali (come è stato evidenziato nel vicino centro abitato di Pieve),
dovuti anche a cause antropogeniche di natura idrologico-idrogeologica. Nello studio dell’Autorità di Bacino sono stati in-
dicati, inoltre, una serie di interventi di sistemazione (captazione e allontanamento delle acque superficiali e sotterranee
Tavola 17 Valgiuncata
100 0 100 200m mediante opportune opere di canalizzazione e drenaggio quali canalette, trincee e pozzi), preceduti da una campagna
geognostica e successivo monitoraggio quinquennale.

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