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La Sicilia Preistorica.

Dinamiche interne e relazioni esterne

GIOVANNI SILVIO CASSARINO(1)

Vecchi ritrovamenti di elefanti nani in territorio ibleo


(1) Geologo, ricercatore indipendente, via Ettore Fieramosca 87, 97100 Ragusa; tel. 334/6040444; e-mail: giovan-
ni.cassarino@email.it.

PREMESSA

Nel 1980, durante gli studi del territorio chia-


ramontano connessi all’elaborazione della tesi di
laurea (relatori Di Geronimo e Grasso, Cassarino
1983), osservai in c.da Sperlinga (37°03’20” N,
14°37’11” E), in un recente sbancamento finaliz-
zato alla realizzazione di una serie di terrazza- Fig. 1 - Carta geologica di dettaglio e collina di Sperlinga.
menti agricoli per l’impianto di un uliveto (fig.1),
una serie stratigrafica a mammalofaune. Negli
stessi anni il collega Girolamo Culmone (anche
lui nell’ambito delle ricerche per la tesi di laurea),
presso le cave di travertino di contrada Cappuc-
cini ad Alcamo, si imbatteva in una frattura con-
tenente un paleosuolo a P. mnaidriensis posto al di
sopra del livello a P. falconeri, segno inequivocabile
della non correlazione fra le due specie per dimi-
nuzione diretta di taglia. In ultimo, nello stesso
periodo, un altro giovane studioso comisano,
Gianni Insacco, effettuando sistematiche raccolte
di resti di vertebrati pleistocenici fra Comiso e
Chiaramonte nei depositi continentali presso Mu-
lino Cartiera-Cozzo del Re, riconosceva un’analo-
ga sequenza stratigrafica.
L’aver ritrovato in successione stratigrafica il
piccolo Palaeoloxodon falconeri al di sotto del più
grande di taglia Palaeoloxodon mnaidriensis richiede-
va un nuovo approccio alla materia, infatti, gli
studi sino a quel momento disponibili parlavano
di un rimpicciolimento di taglia progressivo degli
elefanti giunti dal continente in un ipotetico pon-
te terrestre e diminuiti di taglia principalmente
per mancanza di predatori, ma anche per adatta- Fig. 2 - Profilo geologico (a) dell’area di Chiaramonte Gulfi
mento climatico e regime alimentare. Le osserva- e legenda delle successioni (b) (Baldacci 1885); inquadramen-
zioni di Vaufrey (1929) erano state più volte ri- to regionale (c) e schema strutturale (d) dalla Carta degli
prese da vari ricercatori e non ultimo lo studio Iblei (Grasso 1999) con particolare della tavoletta Chiara-
monte (e) e dell’area di Sperlinga (f) e legenda delle succes-
dei reperti siracusani di Spinagallo rinvenuti in sioni dei terreni recenti (g).
grotta, ma non in sequenza stratigrafica (Accordi
1957), insistevano sulla riduzione di taglia per
nuove condizioni di habitat di un Elephas (P.) anti- nel periodo del Grande Terrazzo Superiore di
quus giunto sull’isola nel medio Pleistocene, forse Ruggieri e Unti (1974).
Giovanni Silvio Cassarino

GEOLOGIA DEL MARGINE OCCIDENTALE


IBLEO

I miei primi rilievi geologici della tavoletta


Chiaramonte (I.G.M. 273 III SE) avevano già
messo in discussione gli studi precedenti ed in
particolare la Carta Geologica d’Italia al 100.000
(Foglio Caltagirone) che rappresentava la piana a
valle dell’abitato di Chiaramonte Gulfi come oc-
cupata da sedimenti marini pliocenici ed in parti-
colare “P3 - Breccia conchigliare o tufo calcareo
e P4 - sabbie gialle subappenine” (fig. 2.a-b).
L’ampia bibliografia prodotta da vari autori a par-
tire dalla data di pubblicazione della Carta d’Italia
e delle relative note descrittive (Baldacci 1885)
sino agli anni ’80 del Novecento, riconosceva ge-
Fig. 3 - Sezione stratigrafica di Sperlinga. Datazione e com-
nericamente “affioramenti alluvionali molto este- plessi faunistici associati agli strati.
si” alle successioni recenti della zona. Si deve a
Conti et alii (1979) l’innovativo studio in cui fi-
nalmente venivano segnalate sequenze continen- insediò una palude, che ha dato origine ad un
tali su una pianura costiera di nuova formazione. piccolo giacimento di torba, alimentata dai paleo-
In particolare i neo corsi d’acqua, che si presen- corsi d’acqua, i quali costituiranno una prima pia-
tavano innumerevoli e allineati secondo la tetto- na alluvionale oggi sospesa a quote comprese fra i
nica in rapida evoluzione, sfociando nella nuova 500 e 560 m s.l.m. In questo periodo l’area di
pianura costiera medio pleistocenica, avevano da- Sperlinga era ancora sommersa e in questo baci-
to origine a suoli, paleoconoidi e a due laghi che no si depositavano sabbie fini con lenti siltoso-
furono chiamati Buffa e Casmene. Lo scenario argillose e livelli arenacei (fig. 2.f-g; particolari
che lo sbancamento di c.da Sperlinga metteva in dell’orizzonte marino “a” in fig. 3). Durante il
evidenza era rappresentato proprio da queste se- Pleistocene medio iniziò la rapida emersione di
quenze in cui erano rimaste intrappolate ossa, questa porzione del territorio ibleo; si spostò il
denti e zanne di elefanti nani. fronte in cui i corsi d’acqua depositavano i sedi-
Gli Iblei, caratterizzati da una potente sedi- menti alluvionali e si formarono i paleosuoli anti-
mentazione carbonatica meso-cenozoica con chi (orizzonte b in fig. 3). Questo affioramento,
qualche episodio vulcanico, sono da considerare costituito da sabbie rossastre con resti di Palaeo-
un’isola nell’isola, rappresentando l’evoluzione loxdon falconeri, si inquadra come post Grande
del paleomargine della placca africana che tende a Terrazzo Superiore di Ruggieri e Unti (1974) di
scontrarsi con quella europea. Il nucleo centrale, età tardo Siciliano-Milazziano e coincidente con
costituente oggi il Plateau Ibleo, emerse a partire la Regressione Romana (Pariolino-Aureliano).
dal tardo Miocene e quindi non presenta, rispetto Nonostante il limitato spessore (20 cm), le sabbie
al resto della Sicilia, né la Serie Solfifera (questi rossastre rappresenterebbero un notevole lasso di
depositi si riscontrano solo in profondità nella tempo in cui la zona fu esposta agli agenti atmo-
Piana di Vittoria, ma anche lungo il margine sferici. In successione stratigrafica segue un livel-
orientale ed a partire dall’asse Licodia-Gram- lo di siltiti bianche d’ambiente lacustre con lenti
michele), né i soprastanti Trubi (fig. 2.d). Il Plei- alluvionali; a quasi mezzo metro dal precedente
stocene inferiore segna l’inizio di un nuovo pe- strato a mammalofaune si rinviene un livello a Pa-
riodo turbolento caratterizzato da fasi di innal- laeoloxodon mnaidriensis (orizzonte c in fig. 3) che si
zamento tettonico e regressione marina a cui si può datare ad un tardo Pariolino e coincidente
sommano gli effetti delle glaciazioni presenti nel con la fine del Pleistocene medio. La serie fluvio
continente. Questi risultati sono ben visibili poco lacustre prosegue sino alla cima dello sbancamen-
a nord dell’abitato di Chiaramonte Gulfi, a Piano to (258 m s.l.m.) includendo resti di un nuovo pa-
Palazzo; sul sedimento marino appena emerso si leosuolo che non ha restituito faune significative

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Vecchi ritrovamenti di elefanti nani in territorio ibleo

e a completamento della serie si individuano le


alluvioni terrazzate del paleo torrente Sperlinga. Il
secondo paleosuolo potrebbe essere inquadrato
al Rianino, un periodo caldo coincidente con una
delle fasi interglaciali Riss-Wurm, e il completa-
mento con un nuovo ciclo lacustre databile al
Maspiniano-Pontino iniziale (colonna stratigrafica
di fig. 3); purtroppo la carenza di fossili significa-
tivi non ne permette comunque una datazione
certa.

Fig. 4 - Reperti ossei, di difesa e mandibola di P. falconeri (a)


AFFIORAMENTI A MAMMALOFAUNE e mnaidriensis (b, c, d).

La serie di terreni continentali dell’affioramen-


to di c.da Sperlinga abbraccia un periodo di quasi
300.000 anni e in questo lasso di tempo ben si
inquadrano i due livelli fossiliferi a mammalofau-
ne. Il bacino del lago di Sperlinga rappresente-
rebbe il classico ambiente transizionale da mare
medio pleistocenico a laguna sino al continentale,
alternando fasi fluviali con conoidi siltoso-
sabbiosi e spiagge lacustri con lembi di paleosuo-
lo che la interessarono sino al Pleistocene supe-
riore. Pur non disponendo di datazioni assolute,
il paleosuolo a P. falconeri potrebbe datarsi a circa
350.000 anni fa, mentre il successivo livello a P. Fig. 5 - Carta paleogeografica della Sicilia (modificata da For-
mnaidriensis (pur non associandosi a fossili di Hip- gia et alii 2014).
popotamus pentlandi non trovati in questo scavo) a
200.000 anni addietro. La serie continentale di
questo piccolo lago potrebbe considerarsi esauri-
ta ca. 34.000 anni dal presente, quindi al successi-
vo Complesso Faunistico San Teodoro-Pianetti
di cui, però, non sono state trovate associazioni
faunistiche significative (in fig. 4 alcuni reperti
dell’affioramento di Sperlinga). Ed è proprio dagli
studi condotti negli anni ’80 da Laura Bonfiglio e
dalla sua équipe (Bonfiglio e Insacco 1992)che si
iniziò a classificare questi biocroni con il termine
di “Complesso Faunistico”; nel primo si ipotizza
il “ponte africano” e ad altri due, nel medio-tardo Fig. 6 - Area dello stretto con batimetria (da EMODnet
BATHYMETRY). Faglia-sorgente del terremoto 1908 (da
Pleistocene, si associa la possibilità di passaggio
Meschis et alii 2019) e senso di allontanamento.
di specie per popolare la Sicilia dal continente.
Queste congiunzioni temporanee venivano corre-
late ai periodi glaciali/interglaciali e quindi alle DISCUSSIONE E CONCLUSIONI
fluttuazioni della costa nell’area dello Stretto di
Messina; l’abbassamento della costa di almeno Rivedere dopo 40 anni luoghi e campioni, ma
120 m avevano inoltre successivamente permesso soprattutto ricerche recenti, ha dei vantaggi. La
alle faune il passaggio alla vicina Malta. storia degli studi ci mostra, come da una Sicilia
emergente a chiazze isolane e isolate, si sia passati
nel tempo a una Sicilia con maggiori aree emerse
disponibili a fare da “ponte” al passaggio delle
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Giovanni Silvio Cassarino

faune rendendo il territorio simile all’attuale, so- BIBLIOGRAFIA


prattutto nel periodo dal medio-tardo Pleistocene
all’Olocene (fig. 5). Siamo però ancora lontani ACCORDI B. 1957, Nuovi resti di ippopotamo nano nel
dall’avere un quadro geografico completo delle Pleistocene nei dintorni di Siracusa, Atti
presenze di Palaeoloxodon in Sicilia e dei reali tem- dell’Accademia Gioenia di Scienze Naturali
pi di penetrazione dei progenitori nel territorio 11, pp. 99-109.
isolano. Una chiara analisi dei principali ritrova- BALDACCI L. 1885, Carta geologica dell’isola di
menti si ha in Forgia et alii 2014, che affrontano Sicilia, Pubblicazione della Carta Geologica
anche la contemporanea presenza dell’uomo pa- d’Italia a cura del Reale Ufficio Geologico,
leolitico nella Sicilia. Un fattore di estinzione de- Roma.
gli elefantini, da non sottovalutare per una popo- BONFIGLIO L., INSACCO G. 1992, Palaeoenviromen-
lazione di cacciatori che potevano trovare in un tal, paleontologic and stratigraphic significance of verte-
pachiderma nano, non certo veloce nei movi- brate remains in Pleistocene limnic and alluvial deposits
menti, una buona fonte alimentare. I passaggi poi from southeastern Sicily, Palaeogeography, Paleo-
dal continente all’isola potrebbero esser stati più climatology, Palaeoecology 95, pp. 195-208.
semplici di quanto si è sinora ipotizzato. La fig. 6 CASSARINO G.S. 1983, Studio geologico della tavoletta
mostra la faglia dello stretto da cui si sarebbe ori- Chiaramonte Gulfi e Giarratana, Tesi di laurea,
ginato il terremoto del 1908 (Meschis et alii 2019), Università degli Studi di Catania.
le altre strutture neotettoniche in area, il senso CONTI M.A., DI GERONIMO I., ESU D., GRASSO
dello spostamento ed anche la batimetria che de- M. 1979, Il Pleistocene in facies limnica di Vittoria
linea le contiguità geologiche nella deriva fra que- (Sicilia meridionale), Geologica Romana 18, pp.
sti due lembi. Anche gli insufficienti rinvenimenti 93-104.
nell’entroterra isolano, che pur sempre era emer- FORGIA V., PETRUSO D., SINEO L. 2014, Il popo-
so, non danno un preciso quadro regionale com- lamento umano della Sicilia: una revisione interdisci-
pleto delle presenze; forse le tracce non sono sta- plinare, Archivio per l’Antropologia e la Etno-
te cercate bene o sottovalutate in presenza di af- logia 144, pp. 117-140.
fioramenti tardo pleistocenici. GRASSO M. 1999, Carta geologica del settore centro-
Nell’auspicare nuovi studi nell’area di Sperlin- meridionale dell’altopiano ibleo (Provincia di Ragusa, Sici-
ga (anche attraverso un preciso scavo stratigrafi- lia sud-orientale), scala 1:50.000 S.EL.CA., Firenze.
co che coinvolga più discipline scientifiche, se HERRIDGE V. , NITA D., SCHWENNINGER J-L.,
non anche per le datazioni assolute sui modelli MANGANO G., BONFIGLIO L., LISTER A., RI-
proposti da Herridge et alii 2014) e in tutta la Sici- CHARDS D. 2014, A new chronology for Spinagallo
lia finalizzati a individuare nuovi siti, si confida in Cave (Sicily): implications for the evolution of the insu-
una maggiore correlazione fra dati paleontologici lar dwarf elephant Palaeoloxodon falconeri, in 6th
e paletnologici con eventi geocinematici e cicli International Conference on Mammoths and
marino-climatici dimostratisi complessi nel Qua- their Relatives, Scientific Annals, School of
ternario di questa porzione di Mediterraneo. Geology, Aristotle University of Thessaloniki,
Gli ultimi studi sulle datazioni con DNA fos- Greece, Special Volume 102, p. 70.
sile, comunque, ripropongono per gli elefantini di MESCHIS M., ROBERTS G.P., MILDON Z.K.,
Sperlinga le datazioni a suo tempo ipotizzate che ROBERTSON J., MICHETTI A.M., FAURE
coinvolsero questo lembo di territorio a partire WALKER J. 2019, Slip on a mapped normal fault
da 350.000 anni fa con il piccolo P. falconeri. for the 28th December 1908 Messina earthquake
(Mw 7.1) in Italy, Scientific Reports 9, 1, 6481.
RUGGIERI G., UNTI M. 1974, Pliocene e Pleistocene
nell’entroterra di Marsala, Bollettino della Società
Geologica Italiana 93, pp. 723-733.
(I reperti citati nel presente lavoro sono depositati pres- VAUFREY R. 1929, Les éléphants nains des îles mé-
so la Soprintendenza BB.CC.AA. di Ragusa; altri re- diterranéennes et la question des isthmes pléistocènes,
perti furono depositati al Dipartimento di Geologia Archives de l’Institut de Paléontologie humai-
dell’Università di Catania e alla “Sapienza” di Roma.) ne 6, Paris.

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