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SCHEDA SUL SISTEMA ELETTORALE FRANCESE

(maggioritario uninominale a doppio turno)

1. Il senso complessivo

Il sistema elettorale in vigore in Francia è un maggioritario uninominale a doppio turno eventuale.


In totale vi sono 577 seggi in palio, corrispondenti alla dimensione dell’Assemblea Nazionale.
È necessario che un candidato ottenga la maggioranza assoluta al primo turno (non basta la
maggioranza relativa, come in Gran Bretagna), ragion per cui si passa ad un secondo turno se
nessuno la raggiunge al primo.
Il sistema ha effetti fortemente maggioritari, perché solo i candidati espressi da uno dei quattro
maggiori partiti (comunisti, socialisti, gollisti, giscardiani) hanno ragionevoli possibilità di vincere
la competizione nel collegio uninominale.
Da rilevare che dal 2002, da quando cioè entrata in funzione la riduzione del manadto presidenziale
a cinque anni, le elezioni subiscono l’effetto di trascinamento delle Presidenziali, che si svolgono
qualche settimana prima.

2. I dettagli

Il sistema elettorale al primo turno richiede la maggioranza assoluta per aggiudicarsi il seggio in
palio. Qualora nessun candidato ottenga il 50%+1 dei consensi al primo, si passa ad un secondo
turno, dove è sufficiente la maggioranza relativa, a cui possono accedere solo quei candidati che
abbiano ottenuto al primo turno almeno il 12,5% calcolato sugli aventi diritto al voto (ovvero circa
il 20% dei voti validi).
Nella maggioranza dei casi, solo i primi quattro candidati hanno la possibilità di ottenere la
maggioranza assoluta: se nessuno la raggiunge, si va ad un secondo turno, in cui si contrappongono
in genere due candidati, uno per la coalizione di centrodestra, uno per quella di centrosinistra.
Il sistema consente quindi la presentazione al primo turno di candidati diversi per ciascuno dei
quattro maggiori partiti (più gli altri minori), per testare la tenuta di ciascuno di essi, in ragione del
fatto che tutti raccolgono un numero di voti simile.
Anche se tutti i quattro candidati maggiori superano la soglia del 12,5% al primo turno, in genere in
vista del secondo si dà vita ad accordi di desistenza, in entrambi gli schieramenti, per non favorire
l’avversario: i due partiti che compongono ciascuno schieramento si accordano per presentare al
secondo solo il candidato che al primo turno ha ottenuto il maggior numero di consensi. Il candidato
dell’altro si ritira e il suo partito appoggia il candidato più forte.
In questa fase politica si è aggiunto un problema ulteriore: quello della difficoltà di conoscere a
priori la collocazione del partito Udf (giscardiani) che potrebbe decidere, anche in seguito alle
Presidenziali che precedono di poche settimane le Legislative, di andare da solo o con una delle due
altre due coalizioni, cioè anche con la sinistra.
In alcuni collegi può giungere al secondo turno un terzo incomodo, il candidato del Fronte
Nazionale di Le Pen, che non è in grado di vincere ma che può congelare dei voti a danno del
centro-destra.

3. Le conclusioni per la possibile importazione in Italia

L’obiettivo dell’importazione in Italia del modello francese è ridurre il peso delle ali estreme dei
due schieramenti per rafforzare i partiti-baricentro spostati al centro.
Il sistema spingerebbe i partiti facenti parte delle coalizioni attualmente esistenti a fondersi,
portando alla costituzione se non di un unico partito, almeno di due: è ragionevole pensare, ad
esempio per il centrosinistra, che si formi il partito democratico e le forze della Sinistra radicale si
uniscano, il primo attestandosi attorno al 35% dei consensi, il secondo al 15%.
Il nodo problematico più grande è costituito dal fatto che in Italia pare difficile che si possa dar vita
a due partiti dal peso simile (come la quadriglia bipolare francese) per cui il patto di desistenza per
il secondo turno sarebbe sempre in favore del partito più grande (nel caso del centrosinistra, il Pd)
poiché sarebbe irragionevole costringere a non presentarsi al secondo turno il candidato che,
rispetto agli altri dello schieramento di riferimento, ha ottenuto il maggior numero di consensi.
Il che non ridimensionerebbe le ali estreme, ma le taglierebbe fuori completamente.
Il discorso è diverso per i partiti fortemente concentrati territorialmente, a cui il sistema darebbe la
possibilità di aggiudicarsi alcuni collegi nelle zone in cui sono più radicati.
A questo problema si aggiunge poi quello del consenso del centro-destra, che è radicalmente
contrario a qualsiasi doppio turno, ritenendo, a torto o a ragione, che il proprio elettorato sia molto
più astensionista del centrosinistra se chiamato a votare due volte a distanza ravvicinata.

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