NUOVA
COMUNICAZIONE
VISIVA
ISBN 978-88-268-9029-6
L’editore si impegna a mantenere invariato il contenuto di questo volume, secondo le norme vigenti.
Il presente volume è conforme alle disposizioni ministeriali in merito alle caratteristiche tecniche e tecnologiche dei libri di testo.
Con la collaborazione della Redazione e dei Consulenti dell’I.I.E.A.
b. Metodologia didattica
Il testo si pone come fine principale lo sviluppo di compe- immagini e delle opere artistiche. Nell’ambito dell’istruzio-
tenze nella lettura consapevole e autonoma della realtà ne professionale e tecnica, dove si privilegiano gli aspet-
visuale con cui è posto a confronto. ti operativi e tecnici dell’analisi grafica, la percezione e gli
L’acquisizione di abilità tecniche sia di disegno e di rappre- elementi del linguaggio visuale potranno essere esplorati
sentazione grafica, sia di analisi degli elementi del linguag- nel biennio, mentre la comunicazione e la lettura completa
gio visuale diviene il prerequisito essenziale per un approc- delle immagini saranno di pertinenza del triennio.
cio, anche pluridisciplinare, che si fonda strutturalmente Preoccupazione sottesa all’opera nel suo complesso è la ri-
sull’interiorizzazione di un metodo. cerca costante della massima chiarezza e della pressoché
Il testo offre la possibilità di progettare percorsi didattici immediata operatività, in considerazione delle attitudini e
diversi in relazione al tipo di scuola e agli obiettivi di ap- delle motivazioni degli studenti.
prendimento stabiliti dal Docente. A fronte di un’esaustiva esposizione teorica degli argomen-
Ad esempio, nei Licei è possibile creare un percorso indut- ti, è posta la massima attenzione alla selezione delle infor-
tivo, partendo dalle schede di lettura delle opere d’arte e mazioni e alla loro naturale esemplificazione pratica, me-
introducendo di volta in volta gli aspetti prevalenti degli diante numerose attività di apprendimento operativo per
elementi del linguaggio visuale (punto, linea, texture, luce, livelli di conoscenze ed elaborati più complessi. Gli esercizi
volume, spazio, colore, composizione, ecc.), oppure seguire sono graduati per difficoltà: in tal modo è possibile indivi-
un percorso deduttivo, in base al quale in un primo tem- dualizzare l’apprendimento, così da garantire il livello mini-
po si presentano i fenomeni percettivi, il processo della co- mo agli studenti che presentano maggiori difficoltà e, allo
municazione visiva e i vari elementi del linguaggio visuale, stesso tempo, consentire a quelli più motivati il raggiungi-
per poi applicare le conoscenze acquisite alla lettura delle mento di un livello di approfondimento superiore.
ON-LINE
6. LE AMBIGUITÀ NELLA PERCEZIONE VISIVA 15
• Approfondimenti: Il significato simbolico dei colori
7. LE ILLUSIONI OTTICHE 18
PROTAGONISTI: Maurits Cornelis Escher 20 • Galleria di immagini
8. ARTE E ILLUSIONI OTTICHE 21
LABORATORIO: Percezione e illusione 22
4. La composizione 87
• Altri esercizi 1. LA SCELTA COMPOSITIVA 88
ON-LINE
ON-LINE
2. IL SISTEMA COMUNICATIVO UMANO 181 • Approfondimenti: Schede di lettura e analisi di immagini
LABORATORIO: La comunicazione non verbale 182
• Galleria di immagini
3. SEMIOLOGIA 184
4. LA TRIADE DEL SEGNO DI PEIRCE 185
5. IL SEGNO VISIVO: ICONA, INDICE, SIMBOLO 186
LABORATORIO: Segni visivi 188 11. Atlante di segni, simboli e allegorie 245
6. MODELLO DI PROCESSO DELLA COMUNICAZIONE 190
1. Segnaletica stradale 246
LABORATORIO: Come si comunicano messaggi 191
2. Segnaletica per la sicurezza 247
7. LE FUNZIONI DELLA COMUNICAZIONE 192
3. Segnaletica di aeroporti e stazioni 248
LABORATORIO: La semiotica applicata alle arti visive 194
4. Icone del computer e del telefono 249
5. Pittogrammi per i Giochi Olimpici 250
• Altri esercizi 6. Mappe di città e metropolitane 252
ON-LINE
• Altri esercizi
ON-LINE
Jasper Johns, Cup 4 Picasso, 1972. Litografia. Collezione privata, New York.
La percezione, in generale, è un meccanismo complesso, preposto alla raccolta ed elaborazione, in tempi molto
brevi, di una grande quantità di informazioni utili, se non addirittura indispensabili, al nostro sistema cognitivo e a
quello motorio per raggiungere i loro obiettivi, prima di tutto quello della sopravvivenza.
La percezione visiva, in particolare, ha come oggetto di studio l’esperienza percettiva della visione, ovvero ciò che
noi vediamo, così come lo vediamo.
Vedere non significa riflettere passivamente le cose, come in uno specchio: noi non percepiamo direttamente le
cose, ma la luce che gli oggetti riflettono.
Infatti, quando un fascio di luce colpisce un oggetto, questo riflette la luce nello spazio circostante. Parte di questa
luce riflessa penetra nell’occhio, dove sono collocati recettori specifici, che inviano l’informazione al cervello attra-
verso impulsi elettrici.
Nel cervello avviene poi la decodifica dell’immagine.
Conoscenze Abilità
• I meccanismi della percezione visiva. • Individuare e spiegare i meccanismi percettivi.
• Le teorie della percezione. • Riconoscere e applicare le leggi della configurazione.
• Le leggi della Gestalt. • Riconoscere e costruire immagini ambigue.
• Le illusioni ottiche.
cornea cristallino
1. L’occhio è come una macchina fotografica
Le onde luminose riflesse dall’uccello in volo passano anzi-
tutto attraverso la cornea, la lente più esterna dell’occhio.
L’iride, i cui pigmenti danno all’occhio il suo colore caratte-
ristico, si contrae in situazioni di alta luminosità, e si espan-
de in caso di buio, in modo da regolare la quantità di luce
che entra nella pupilla.
Sviluppandosi attorno alla lente più interna, i corpi ciliari si
flettono per mettere a fuoco l’immagine. Quando questa è
a fuoco esattamente sulla retina, si ha una vista normale. fovea
iride
muscoli ciliari retina
2. La retina
I fotoni che compongono la luce proveniente
dall’uccello (nell’immagine, la freccia grande)
attraversano la retina per attivare i fotore-
cettori, chiamati rispettivamente coni e ba-
stoncelli per via della loro forma. I coni sono
specializzati nel “catturare” la luce più brillan-
te (luminosa) e sono concentrati nella zona
centrale della retina, chiamata fovea, che ci
fornisce quella che chiamiamo visione acuta
centrale, ricca di colori.
Distribuiti lungo la periferia della retina, i ba-
stoncelli sono molto sensibili, ma non distin-
guono i colori, e ci permettono di vedere in
condizioni di bassa luminosità.
I segnali provenienti da coni e bastoncelli
sono processati da una serie di altre cellule e
mandati alla corteccia cerebrale. Si ipotizza
che grandi cellule, dette gangli, siano specia-
lizzate nel catturare dati quali il contorno e il
movimento dell’uccello. Gangli più piccoli si
occupano dei colori dell’uccello e dei dettagli
più fini. I messaggi provenienti da queste cel-
lule lasciano l’occhio (a destra, freccia piccola
nera) ed entrano nel nervo ottico.
lobo lobo
temporale occipitale
4. Il centralino
Come cavi in sezione incrociata, sei colonne
di cellule situate nei corpi genicolati ricevo-
no e ritrasmettono informazioni neurali. Le
due colonne inferiori trasmettono dati sui
movimenti dell’uccello e sulle sue caratteri-
stiche generali. Le quattro colonne superiori
trasmettono impulsi relativi ai colori e ai
particolari più dettagliati.
Quindi il cervello continua il proprio proces-
so di suddivisione delle informazioni visuali
in flussi paralleli, per ulteriori elaborazioni.
5. Ricomposizione dell’immagine
L’analisi delle informazioni continua nella corteccia
visiva primaria e in decine di altre aree visive nel
cervello. Ad esempio, un’area visuale nella corteccia
temporale, i cui neuroni sono sensibili alle forme,
identifica l’uccello come tale.
Un’area nella corteccia parietale, sensibile alla posi-
zione, localizza l’uccello nello spazio.
Secondo le più recenti teorie scientifiche, le nostre perce- parte superata dalle attuali concezioni scientifiche. Secon-
zioni dipendono, principalmente, da due fattori: do gli empiristi, ogni processo percettivo è frutto di un ap-
a. conoscenza del mondo, e quindi dall’esperienza passata; prendimento, cioè dell’esperienza passata che è in grado di
b. informazioni sensoriali che arrivano al cervello, cioè dal influenzare la percezione attuale.
modo in cui il nostro sistema organizza e dà forma agli stimoli. La posizione degli innatisti, invece, sostiene che gli stessi
La percezione ha rappresentato un tema centrale negli fenomeni possano essere spiegati sulla base di leggi innate
studi psicologici, fin dallo sviluppo della psicologia speri- che guidano e organizzano i processi percettivi.
mentale. Una questione chiave è stata la disputa tra innato Numerose sono comunque state le teorie formulate sulla
e acquisito nella percezione, disputa comunque in buona percezione. Vediamo le più importanti.
1 Hermann von Helmholtz (1821-1894) 2 Scuola della Gestalt (anni ‘20 del XX secolo)
La teoria empiristica (1870) La posizione innatista, basata sull’indirizzo fenomenologico,
ha come rappresentante più si consolida in Europa grazie agli esponenti della Scuola di
eminente Helmholtz, il qua- Berlino: Wertheimer, Koffka, Koehler (Psicologia della Ge-
le parte dal presupposto che stalt), i quali sostengono che i processi percettivi sono go-
le ripetute esperienze con vernati da principi innati, che guidano e danno un senso alla
l’ambiente influiscano sul- percezione del mondo fenomenico.
la percezione degli oggetti, La percezione è quindi il risultato dell’organizzazione inter-
mediante specifiche asso- na di “forze” generate dai vari
ciazioni tra le sensazioni ele- aspetti di un oggetto o di un
mentari già apprese. evento: è la tesi sostenuta dalla
Il bambino, alla nascita, sa- Psicologia della forma.
rebbe in grado di effettuare L’esperienza passata non può
solo discriminazioni grosso- modificare le leggi di organiz-
lane, che tendono a specifi- zazione strutturale, al limite
carsi e specializzarsi gradual- impone dei vincoli che fanno
mente, con il ripetersi delle prevalere alcune organizzazioni
esperienze. del campo visivo su altre. Max Wertheimer (1880-1943)
che fanno parte di una stessa traiettoria tendono a unificarsi sto. Tendiamo quindi a colmare le eventuali lacune nel con-
in un’entità autonoma. torno della figura.
Siamo infatti portati a percepire le linee come continue, pre- Negli esempi, percepiamo sempre la figura del quadrato e
ferendole sempre ai cambiamenti bruschi. del cerchio, poiché completiamo spontaneamente ciò che ci
Nell’esempio, abbiamo una serie di tratti disposti su una li- appare incompleto.
nea curva e un’altra serie di tratti disposti su una linea ret-
ta: nella figura preferiamo vedere due linee continue che si
incrociano, piuttosto che due forme a V che si toccano nel
punto P.
b. Nella configurazione sopra a destra compaiono figure regolari c. La superficie nera di sinistra viene vista come cornice (ed il bianco
e uguali: ciò la obbliga a “rimanere” nel piano; la configurazione a è lo sfondo), perché questa è la soluzione più economica data la
sinistra viene invece vista in terza dimensione: se infatti fosse vista regolarità della superficie nera, che ha sempre la stessa larghezza.
piana, sarebbe il risultato di tre parti irregolari. La superficie nera di destra non ha la stessa larghezza: invece di ve-
Vederla in 3D semplifica il risultato finale: abbiamo due rettangoli dere l’irregolarità della cornice, si è portati a visualizzare due qua-
che delimitano un angolo di spazio. drati sovrapposti, regolari.
10 Direzionalità e orientamento
In un insieme di punti equidistanti, disposti su una griglia rettan-
golare, l’organizzazione (univoca) è data all’asse principale.
Nelle figure a destra percepiamo un andamento verticale e uno
orizzontale, nelle prime due, mentre nella terza i punti sembrano
appartenere a una sola fascia, che si ripiega nello spazio.
11 Percezione e parsimonia
Può capitare che due o più fattori di configurazione siano
presenti nello stesso campo visivo e in conflitto tra loro. In
questo caso prevale il fattore che genera il risultato percetti-
vo più semplice e regolare, pur tra molte eccezioni.
Continuità di direzione Chiusura
Grazie alla prospettiva lineare e a quella tissurale (o gradiente di Nella scacchiera, la tonalità di grigio del quadrato A è identica a
densità microstrutturale) riusciamo ad avere una percezione uni- quella del quadrato B, anche se l’ombra portata dal cilindro sulla
ficata della forma. scacchiera falsa la nostra percezione.
Uno dei problemi fondamentali affrontati dalla Gestalt è Per “vedere” con chiarezza dobbiamo essere in grado di
quello della modalità di percezione delle figure nel piano separare, rapidamente e senza esitazioni, la figura dallo
e degli oggetti nello spazio. Quando noi osserviamo una sfondo, cioè dal resto del campo visivo.
illustrazione, un oggetto o un paesaggio, percepiamo im- Non sempre questo avviene con rapidità e chiarezza: ana-
mediatamente un campo visivo, cioè lo spazio organizzato lizzeremo quindi i casi più frequenti di ambiguità visiva nel
fenomenico della visione. Nel campo si collocano i “fenome- piano, cioè quei casi in cui l’esito della configurazione per-
ni” visivi, cioè gli oggetti e le figure, che si devono staccare cettiva è instabile, poiché si possono presentare due o più
visivamente dallo sfondo, che rimane in secondo piano. interpretazioni diverse.
a. Il ruolo di “figura”
I fattori che determinano l’assunzione del ruolo di figura di una certa parte del campo visivo possono essere diversi.
Tra i più comuni ricordiamo:
1. Grandezza relativa
All’interno del campo visivo, ci appare come figura l’area
con dimensioni più piccole, rispetto all’area di grandi di-
mensioni, che percepiamo come sfondo.
Nei tre esempi a lato, risulta evidente che percepiamo con
maggior facilità come figura la croce grigia più piccola Figura ambigua Figura poco ambigua Figura non ambigua
all’estrema destra.
2. Orientamento
L’area con asse orizzontale o verticale è la figura, mentre
un’area orientata liberamente ci appare, in prevalenza, In questo caso è l’orientamento verticale/oriz-
zontale che ci fa percepire con chiarezza come
come sfondo. figura la croce grigia.
3. Simmetria
L’area con bordi simmetrici rispetto a un asse principale ci
appare come figura, mentre se i bordi sono asimmetrici la
percepiamo come sfondo.
4. Inclusione La forma irregolare stellata ci appare come
L’area inclusa è la figura, mentre l’area che la include è lo figura, inclusa entro uno sfondo scuro.
sfondo.
5. Convessità
Le aree delimitate da un contorno convesso sono percepite
come figura; l’area concava appare come sfondo.
1 Rapporto figura-sfondo
Abbiamo già definito cosa si intende per figura e sfondo: lo sfondo include la figura e conclude il campo visivo, schema di
riferimento della visione. Un’eventuale linea di contorno appartiene alla figura.
In alcuni casi, l’esito della configurazione percettiva è alquanto instabile, perché si possono presentare due o più modalità di
interpretazione. Vediamo alcuni esempi.
In questo disegno osserviamo frecce nere Questa antica stampa raffigura In questo disegno percepiamo, alternati-
che si dispongono, simmetricamente, in la tomba di Napoleone all’isola vamente, un gruppo di ragazzi che scende
verticale, su sfondo bianco, oppure, in di Sant’Elena. Ma, osservando le scale (se guardiamo da destra verso sini-
alternanza, frecce bianche che si contrap- bene... dove si nasconde l’Impe- stra) oppure due file di frecce blu contrap-
pongono in orizzontale su sfondo nero. ratore? poste.
2 Ambiguità di significato
Alcune immagini, a prima vista, sembrano raffigurare un oggetto, un animale, una persona. Osservando con maggior atten-
zione, ecco avvenire un fenomeno di inversione figurale, una vera e propria metamorfosi di significato, per cui ci appare una
figura completamente diversa, di tutt ’altro significato. Ecco qualche curioso esempio.
Nell’immagine a de-
stra, non riusciamo
bene a capire da che
Il cosiddetto cubo di parte guardano i due
Necker si presta a di- ragazzi: a destra o a
verse interpretazioni sinistra? In questa as-
percettive, esemplifi- sonometria, probabil-
cate a fianco attraver- mente, c’è qualcosa
so l’eliminazione di che non va...
alcuni segmenti.
Nella creazione artistica, nella grafica 1 Johann Zöllner, 1860 2 Franz Müller-Lyer, 1889
pubblicitaria, ma soprattutto nel dise-
gno geometrico, incontriamo spesso Sovrapponendo una serie fitta di tratti- Se agli estremi di due segmenti poniamo
situazioni visive che provocano, al di là ni trasversali e in direzione alternata su delle frecce in direzione opposta, i seg-
rette parallele orizzontali, abbiamo la menti non ci sembrano più della stessa
delle nostre intenzioni, difficoltà di in- sensazione che le linee non siano più né lunghezza.
terpretazione. rette né parallele tra loro.
Ci troviamo così di fronte a figure ambi-
gue, di dubbia decodificazione se non,
come talvolta accade, ad autentiche
illusioni ottico-geometriche, o illusioni
visive. L’illusione consiste in un vero e
proprio errore di valutazione della re-
altà, compiuto dal nostro cervello. Nu-
merosi sono gli esempi di figure ambi-
gue costruite e studiate dagli psicologi,
senza riuscire a dare una spiegazione
completa di questi fenomeni.
3 Ewald Hering, 1861 4 Wilhelm Wundt, 1898 5 Johann Christian Poggendorff, 1860
Se dal punto centrale di un fascio di ret- Se da due punti esterni al fascio di pa- Tracciando una retta trasversale che
te parallele tracciamo una serie di seg- rallele tracciamo una serie di segmenti passi sotto le rette parallele, percepia-
menti divergenti prospetticamente, le a ventaglio, verso lo spazio centrale, le mo un’interruzione nella direzione, per
rette sembrano curvarsi verso l’esterno, rette sembrano curvarsi verso l’interno, cui i terminali della trasversale non ci
dando un senso di concavità. dando un senso di convessità. sembrano ben allineati.
Alto e basso.
Relatività, 1967.
a. Si vede quello che non c’è, ad esempio un quadrato. b. Assonometria impossibile. c. Scala saliscendi.
d. Si vedono più cose e. Non si vede quello che c’è. f. Trompe l’oeil. g. Illusioni ottiche.
in luogo di una sola. Dove è nascosta la signora?
Seguendo gli esempi di questa pagina e delle precedenti, cerca altre immagini che si possano prestare a giochi percettivi
o a vere e proprie illusioni ottiche. Crea un catalogo collocando le immagini nelle categorie elencate sopra.
Roy Lichtenstein, Cavaliere rosso, 1974. Olio su tela, 213,4x284,5 cm. Vienna, Museo d’arte moderna.
4. La retinatura dei punti crea una tex- 5. I colori sono pochi (giallo, blu, ros- 6. La composizione è fortemente di-
ture graduata, collocata in varie zone so e nero), stesi a tinta piatta e molto namica, secondo i dettami del Futuri-
dell’opera. La texture aiuta anche a saturi. Lo stile e la tecnica di Lichten- smo. I cavalli in corsa si sovrappongo-
definire luci e ombre. stein, infatti, ricordano le modalità di no, creando il senso dello spazio senza
stampa in quadricromia dei fumetti. l’uso della prospettiva.
Conoscenze Abilità
• Elementi concettuali e geometrici • Individuare e comprendere l’uso degli elementi del linguag-
(punto, linea, piano, volume). gio visivo nei messaggi visivi (opere d’arte, pubblicità, illu-
• Elementi visuali concreti strazioni, ecc.).
(forma, texture, luce e ombra). • Realizzare composizioni grafiche usando correttamente i
principali elementi del linguaggio visivo.
Il punto indica una posizione e non Il punto indica una posizione nello spa-
possiede dimensioni (lunghezza o zio geometrico, definita da coordinate.
larghezza), non occupa area né spa- Nell’esempio sotto, il punto A ha coordi-
zio, anche se quando lo indichiamo nate 10 e -6: significa che, rispetto allo
nel disegno occupiamo una porzione spigolo in alto a sinistra della pagina
del foglio, in relazione allo strumento (origine degli assi) dista 10 cm in oriz-
zontale (ascissa x) e 6 cm in verticale
che usiamo.
(ordinata y).
In geometria viene contrassegnato
da una lettera maiuscola e può indi-
care anche gli estremi di un segmen- A
to, i vertici di un poligono, l’interse-
zione di rette o l’origine di semirette.
Nel linguaggio visuale costituisce A (10, -6)
l’elemento minimo disegnabile dota-
to di espressività.
3 Il punto genera linee e forme 4 Dal punto alla texture 5 Il punto tipografico
Mettendo in sequenza un certo numero L’accostamento di punti crea, in natura e Nella scrittura, il punto indica la fine di
di punti, si possono formare linee e altre nel disegno, superfici texturizzate, por- una frase, di un periodo; il punto e vir-
forme geometriche. zioni di piano (e di volumi) in cui il pun- gola spezza la frase, i due punti aprono
to mantiene la sua individualità visiva, una spiegazione o un dialogo, tre punti
integrata in una trama che percepiamo indicano invece una sospensione...
omogena. In tipografia il punto è l’unità di misura
del carattere (o font): si dice, ad esem-
pio, “Arial in corpo 12”. Il punto tipogra-
fico misura esattamente 0,370 mm.
Il punto indica la
fine di una frase.
1 Punto e astrazione
La pittura non figurativa fornisce numerosi
esempi di uso di punti (colorati e non) in sem-
plici disegni o composizioni più complesse e
articolate. Osserviamone alcuni.
Kasimir Malevič, Il cerchio nero, 1913. Vasilij Kandinskij, Paul Klee, La Vrille, 39,5x34,5 cm. Olio su
105,5x105,5 cm. Olio su tela. 9 punti in ascesa, 1918. tavola ovale. Collezione privata.
Marchio Nike
Emilio Vedova
Pierre Soulages