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Workshop design 3°
Seminario estivo di design applicato
ai Beni Culturali
Aiap
Associazione italiana progettazione
per la Comunicazione Visiva
Comunicazione coordinata
per i Beni Culturali:
4 Progetti italiani
a cura di Francesco E. Guida
con una postfazione di Vanni Pasca
ISBN 88-87642-04-4
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Una breve trattazione che cerca di definire i contorni storici, teorici Francesco E. Guida (Napoli, 1971) vive e lavora tra Milano e Napoli.
e pratici entro cui un progetto di comunicazione coordinata può esse- Si è laureato presso la facoltà di Architettura dell’Università
re sviluppato nell’ambito, in continua evoluzione, dei beni culturali “Federico II” di Napoli, con una tesi sull'immagine coordinata dal titolo
italiani. La corporate identity nella nuova idea di museo: il Museo Archeologico
di Taranto, avendo come correlatore Giovanni Anceschi.
4 progetti di comunicazione coordinata (Museo di Capodimonte, Si occupa di grafica dai primi anni ‘90 e ha lavorato dal 1999 al 2001,
Pompei, Mart e Techtour) ideati e realizzati per contesti e con moda- dopo un breve apprendistato nello studio/bottega di A G Fronzoni,
lità differenti, ma il cui denominatore comune è la regia progettuale presso lo studio Husmann-Benincasa di Milano occupandosi di pro-
che contribuisce a costruire un tutto organico e funzionale. getti per la stampa e il web per differenti clienti in Italia e Svizzera.
Ha fatto parte del team vincitore del concorso per il marchio delle
Olimpiadi invernali Torino 2006.
Suoi lavori sono stati recentemente esposti in mostre collettive
a Pavia (“La faccia dell’energia”), Bologna e Milano (“New visual
trends”). Alterna l’attività professionale di progettista (grafica, nuovi
media e architettura) con la didattica (Istituto Superiore di Design
di Napoli, Università di Bologna, Iulm).
Comunicazione coordinata
per i Beni Culturali:
4 Progetti italiani
a cura di Francesco E. Guida
con una postfazione di Vanni Pasca
VALENTINO
editore
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Indice
Workshop design 3°
Seminario estivo di design appli-
cato ai Beni Culturali
7 Introduzione
Parte prima
Aiap Immagine coordinata
Associazione italiana progettazio- 11 Le origini
ne per la Comunicazione Visiva Una definizione
13
La presente pubblicazione è stata 17 Dal nome al marchio
realizzata come catalogo della 22 I punti di contatto
mostra “Comunicazione coordina-
ta per i Beni Culturali: 4 progetti
italiani”, tenutasi presso Palazzo Parte seconda
Sannia a Morcone (Bn) dall’1 al 6 Comunicazione e beni culturali
settembre 2003 in occasione del
29 Musei di ieri e di domani
Wd3° sotto il patrocinio dell’Aiap.
35 La nuova idea di museo
Testi composti in FF Thesis.
Introduzione
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Le origini
1
Tomás Maldonado, Gui Bon- Ma anche in epoche più lontane si ritrovano testi-
siepe, Un progetto di grafica monianze assimilabili oggi a casi di immagine
sistematica in «Rassegna», n. 6,
Il campo della grafica italiana, coordinata. Non è opportuno dilungarsi in questo
aprile 1986; (numero monogra- contesto sulla storia dei segni individuali, basterà
fico a cura di Giovanni Ances-
dire che nascono con le prime scritture: i mono-
chi).
2
Sulla storia dei segni si fa rife- grammi, ossia dei logotipi (dal greco, logos=parola
rimento al testo di Adrian Fru- e tupos=marchio, firma) in cui un nome di persona
tiger, Segni & simboli. Disegno,
è semplificato usando una o più lettere composte
progetto e significato, Stampa
Alternativa/Graffiti, Roma centralmente, e non linearmente come le firme
1996. Adrian Frutiger convenzionali, appartengono alla cultura greca
(Unterseen, Svizzera 1928),
disegnatore di caratteri tipo-
che fu la prima ad attribuire a ogni consonante
grafici ed elettronici, graphic e a ogni vocale un segno singolo, dalla cui combi-
designer, illustratore e inse- nazione si poterono costruire parole e frasi.2
gnante. Nella sua lunga atti-
vità è stato consulente per
la IBM, progettando i caratteri A fare uso di firme riconoscibili, fin dall’antichità,
per macchine da scrivere, e ha furono soprattutto gli appartenenti alle classi
collaborato con fonderie come
Deberny & Peignot, Stempel
dominanti: governanti o capi spirituali dimostra-
e Linotype. Nel 1968 progetta vano potenza firmando con sigilli riconoscibili
l’OCR (Optical Character documenti o testi di leggi. Nel Medio Evo i proprie-
Recognition), un carattere che
può essere letto dai computer tari terrieri, i commercianti e le famiglie nobili
e che è poi diventato uno stan- cominciarono ad adottare dei marchi: i primi due
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il termine di corporazione, inteso come la somma Tale definizione è stata ripresa e confermata in
di vari soggetti intenti ad un unico obiettivo) che le tempi recenti da Wally Olins (1995), il quale ha
persone hanno o si formano, entrandovi in contat- introdotto ancora un altro termine, corporate per-
to tramite elementi, detti punti di contatto, quali sonality, a indicare, più che la corporazione in se,
edifici, prodotti, packaging, stampati, veicoli, pub- 8
FHK Henrion e Alan Parkin, lo spirito che la caratterizza in una qualche com-
Design coordination and corpo-
blicazioni, uniformi, attività promozionali, etc. prensibile maniera. La tangibile manifestazione di
rate image, Studio Vista/Rein-
L’immagine di un ente, di un organismo, di una hold Publishing Corporation, una corporate personality è la sua corporate iden-
persona, di un’organizzazione è quindi la somma London/New York 1967. tity, e tutto ciò che essa emette verso l’esterno.9
Frederick Henri Kay Henrion
delle idee, degli aspetti storicizzati, di tutti i fattori (Norimberga 1917 - Londra
acquisiti, di tutti i comportamenti espressi o codifi- 1990), graphic designer, tipo- Ma l’immagine è soprattutto qualcosa di intangi-
Lo schema traduce grafica- cati, o l’impressione generale che un osservatore grafo e insegnante è stato bile e complesso, che si può sintetizzare come tut-
mente quanto definito in que- anche presidente dell’AGI
ste pagine: esterno, in modo conscio o inconscio, sia abituale (Alliance Graphique Internatio-
to ciò che caratterizza o identifica un ente, tanto
punti di contatto. che fortuito, si forma.8 nale) dal 1963 al ‘66 e presiden- che spesso può essere direttamente sostituito con
te dell’ICOGRADA (Internatio- il termine di identità, come sostengono anche
nal Council of Graphic Design
Associations) tra il 1968 e il ‘73.
Maldonado e Bonsiepe. Corporate identity, quindi,
Durante la Seconda Guerra si può estesamente definire come l’immagine
Mondiale (1940-‘45) si occupa progettata acquisita e trasmessa da un ente verso
dei progetti espositivi e divul-
gativi per il British Ministry of il suo pubblico tramite una consistente comunica-
Information e per lo United zione visiva (i punti di contatto).10
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I criteri di scelta per un nome, invece, dovrebbero o la particolare qualità o azione che la classe di
essere i seguenti 16: oggetti può designare);
- facile lettura; - diagramma (segno grafico non iconico o con
- facile pronuncia, preferibilmente in ogni bassissimo grado di iconicità, utilizzato per
lingua; designare un evento o un processo, o, ancora,
- non deve suggerire associazioni negative, pre- il modo o il luogo in cui si svolge un evento o un
feribilmente in ogni lingua; processo);
- deve essere flessibile, tale da adattarsi a tutti
i campi di attività dell’ente; o composto (gli accoppiamenti giudiziosi) se con-
- deve poter essere registrato o comunque posto sta di una combinazione delle tre tipologie.
sotto protezione;
- non deve essere legato in qualche modo a un Un altro criterio di lettura dei marchi viene sche-
tempo o a un’epoca; matizzato da Walter Diethelm,19 il quale opera una
- possibilmente, deve avere una qualche relazio- classificazione dei segni grafici, riprendendola da
19
ne con l’attività dell’ente; Walter Diethelm (Zurigo 1913- Hans Weckerle,20 facendo riferimento, come
1986), disegnatore di caratteri,
- deve avere tratti caratteristici (idiosyncratic) progettista. Dopo gli studi Maldonado, alla semiotica, di cui adotta la termi-
che lo leghino all’ente cui appartiene; e alcune esperienze come arti- nologia, e comunque alla teoria dei segni e dei
sta e art-director, apre un suo
- gli deve poter essere associata una identità visi- sistemi di segni.
ufficio nel 1954, occupandosi
va forte; di grafica editoriale, sistemi
- deve avere carisma. di segnaletica, progettazione Le quattro categorie principali – simboli verbali,
di allestimenti, logotipi e ma-
segni iconografici, indici ed emblemi – si dividono
nifesti. Tra i caratteri da lui
Il nome, come detto, ha una sua forma visiva: disegnati figurano lo Sculptu- a loro volta in sotto-categorie che possono essere
il marchio, quel segno grafico la cui funzione sim- ra, il Diethelm-Antiqua e il combinate tra di loro. Per i simboli verbali si han-
Capitol. Ha pubblicato diversi
bolico-emblematica contrassegna, all’interno titoli di teoria della comunica-
no, quindi, le iscrizioni (il logotipo), le sigle e le ini-
di una classe di oggetti, lo statuto particolare dei zione visiva (per le note biogra- ziali; i segni iconografici si suddividono in segni
suoi membri.17 Secondo Maldonado esso può avere fiche cfr. Friedrich Friedl, che si riferiscono all’oggetto che rientra nel campo
Nicolaus Ott e Bernard Stein,
un’articolazione significante semplice se è costi- Typography..., op. cit.).
di attività dell’ente (icona pittogrammatica) o in
16
Ibidem. tuito da un solo 18: 20
Hans Weckerle, Typographer segni utilizzati in senso metaforico; gli indici in
17
Cfr. Tomás Maldonado, - fonogramma (il cui referente è una espressione as analyst, in «Design», n. 240, figurativi e multicolori; e, infine, gli emblemi, inte-
Sul marchio, in «Rassegna», dicembre 1968. Cfr. anche
op. cit. e anche Gelsomino
di tipo fonologico, e viene reso visibile elabo- Walter Diethelm, Signet Signal
si come stemmi araldici o segni utilizzati come
D’Ambrosio, Pino Grimaldi, rando una o più lettere alfabetiche con forme Simbol, ABC Verlag, Zurigo tali, suddivisi in pubblici e privati.21
Lo studio grafico. Da Gutem- calligrafiche o monogrammatiche); 1984.
21
berg al piano di identità visiva, Gelsomino D’Ambrosio, Pino
Edizioni 10/17, Salerno 1995. - pittogramma (segno iconico il cui referente è Grimaldi, Lo studio grafico…,
18
Ibidem. un oggetto o una particolare classe di oggetti, op.cit.
18 19
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Simbolo Fonogrammi
verbale:
logotipo
Simbolo
verbale:
abbreviazione
Pittogrammi
Simbolo
verbale:
iniziale
Icona:
product-
oriented Diagrammi
Icona:
metaforica
“Accoppiamenti
giudiziosi”
20 21
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Parte seconda
Comunicazione e beni culturali
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1
Michael Brawne, Il museo
A partire poi dal XV secolo i musei erano le raccol-
oggi. Architettura, restauro, te di oggetti per fini religiosi – i tesori del santua-
ordinamento, Edizioni di comu- rio di Delfi, l’Acropoli di Atene o le chiese medievali
nità, Milano 1965. Cfr. anche
Virgilio Vercelloni, Museo e
– o quelle dei ricchi signori del Rinascimento ita-
comunicazione culturale, Jaca liano. Questi ultimi, che avevano ripreso il termine
Book, Milano 1994. Ad entram- alessandrino di museo, amavano collezionare
bi i testi si fa riferimento per
quanto riguarda le origini del per piacere personale, in questo vicini agli estre-
museo moderno. mo orientali che, come fa notare Malreux, hanno
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accettato solo recentemente il concetto di museo New York è tra le architetture moderne più famo-
pubblico.2 Infatti gli oggetti da collezione cinesi o se al mondo, e in fin dei conti poco importa se, a
giapponesi sono fragili e deperibili e come tali guardarlo oggi, l’allestimento è deficitario.
vanno contemplati in solitudine, toccati da mani L’impronta di Wright, la sua fama di maestro del-
esperte. l’architettura, rende necessaria, per ogni turista a
New York, una visita al museo.
Nel tardo Rinascimento – periodo di benessere
e prolifico di opere d’arte – inizia a concepirsi Infatti, a partire dagli anni ‘70 in Europa, ma
il museo come opera pubblica: nel 1471 viene aper- anche negli Stati Uniti e in Giappone, si iniziano
ta la raccolta capitolina da Sisto IV e a seguire a costruire nuove strutture museali e in alcuni
il museo Cesarini di Roma (1500), il museo Farnese casi si tratta di progetti enormi per estensione
(1546) e gli Uffizi (1581). Un esempio seguito, anche e impegno economico. In Germania città e Länder
se più tardi, da altri paesi europei. Infatti solo circa varano piani di sviluppo museale: a Möncenglad-
cento anni più tardi fu fondato a Oxford il museo bach viene chiamato Hans Hollein (1972-‘82);
Ashmolean di botanica e storia naturale e quindi a Stoccarda per la Neue Staatsgalerie James Stir-
il Louvre (1681). All’inizio la spinta a creare tali ling e Michael Wilford (1977-‘84); a Ulm Richard
strutture venne dall’orgoglio nazionale e civico, Meier per il municipio e una sala da esposizioni
quindi dalla filantropia. Così l’Esposizione del 1815 e conferenze (1986-‘93); a Colonia Peter Busmann
a Berlino, in cui furono esposte le opere d’arte e Godfried Haberer si occupano dell’ampia area
depredate dai francesi con Napoleone e poi resti- della collezione Ludwig (1975-‘86).
tuite ai tedeschi, fu l’occasione che condusse Anche la Spagna del dopo-Franco è tra le protago-
alla creazione dell’Altes Museum il cui progetto niste con i progetti di Barcellona (ancora Meier)
architettonico fu opera di Schinkel. e Madrid – l’ampliamento del Prado – e, più recen-
temente, del Guggheneim di Bilbao (Franck O.
Inizia così la tradizione, ripresa poi costantemente Ghery); o l’Inghilterra con gli ampliamenti
nella seconda metà del nostro secolo, di far pro- della Tate Gallery di Stirling&Wilford (1980-‘85)
gettare grandi musei a grandi architetti, che divie- e della National Gallery di Robert Venturi e Denis
ne anch’essa operazione di immagine. Infatti, 3
Margo Rouard-Snowman, Scott-Brown (1991) o, ancora, la Tate Modern
i progetti curati da architetti di fama consentono Museum graphics, Thames and di Herzog & de Meuron. Ma è la Francia che anco-
Hudson, London 1992.
all’istituzione museale di creare un ulteriore Una interessante analisi della
ra una volta si segnala per l’ampiezza dei pro-
motivo di attrazione per il pubblico, oltre le colle- situazione spagnola è in Selma grammi con il progetto del Grand Louvre di Ieoh
zioni esposte, potendo così fregiarsi di essere Reuben Holo, Más allá del Ming Pei che segue a circa venti anni di distanza
Prado. Museos e identidad en la
2
André Malraux, Il museo dei moderne e intelligenti, di tenere conto delle inno- España democratica, Ediciones il già innovativo Centre Pompidou di Renzo Piano
musei, Leonardo, Milano 1994. vazioni dei linguaggi. Il Guggenheim Museum di Akal, Madrid 2002. e Norman Foster.3
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Tornando però ad aspetti più vicini alla comunica- nella società è progressivamente mutato e con
zione, si può introdurre un ulteriore spunto esso le istituzioni e le organizzazioni ad essa con-
di riflessione. Pur scorrendo in maniera rapida nesse. I musei, su tutti, stanno perdendo la loro
la storia recente della comunicazione visiva e, veste di ‘luoghi della memoria’ noiosi e d’élite,
in particolare, concentrando l’attenzione sulla assumendosi sempre più una responsabilità pre-
produzione dei progetti di identità visiva coordi- cisa nell’educazione del pubblico, ma anche pro-
nata, è inevitabile che si incontrino casi di istitu- ponendosi, talvolta pericolosamente, come nuove
zioni a stretto contatto di un pubblico ampio.4 forme di svago aperte a tutti. Mutando gli interes-
Ad esempio la London Transport (la compagnia si e le necessità del pubblico, mutano anche
dei trasporti londinese) ha attuato nel corso degli le proposte di tali istituzioni, che devono necessa-
4
Parlare di ‘storia’, o di ‘storie’, anni un progetto di comunicazione allo stesso riamente porsi in maniera più dinamica e comu-
della comunicazione visiva è tempo a più livelli ed efficace, tale da essere anco- nicare la cultura in modi più accessibili, ma non
ancora difficile, se non perico-
loso, non essendoci ancora ra oggi un riferimento, financo colto se si pensa per questo impoveriti nei contenuti.6 Si pensi
molta letteratura, almeno in alle commissioni per la propaganda a Man Ray alle mostre-evento di Palazzo Grassi, in cui l’aspet-
Italia. In questo caso si fa riferi- o E. Mc Knight Kauffer. Lo stesso progetto per to informativo-didattico ha sempre una valenza
6
mento, per obiettività e com- Su questi aspetti si fa riferi-
pletezza, a Richard Hollis, la Klm di FHK Henrion e A. Parkin ha aperto mento anche ai testi Ivan Karp, enorme: l’edificio veneziano di proprietà della Fiat
Graphic Design..., op.cit. la strada a un gran numero di interventi di design Steven D.Lavine (a cura di), dal 1984, riadattato su progetto di Gae Aulenti
5
Dove con ‘immagine pubbli- Culture in mostra. Poetiche e
coordination, sia pubblici che privati, dal punto (1985-‘86), all’atto della fondazione si era posto
ca’ si potrebbero individuare le politiche dell’allestimento
aree dell’identità visiva e della di vista della metodologia, che è stata ripresa museale, Clueb, Bologna 1995 come concept per la gestione proprio la riesamina
comunicazione delle istituzio- e rafforzata poi dall’Entwicklung 5 e da Otl Aicher e Ivan Karp, Christine Mullen critica degli eventi del passato nell’organizzazione
ni pubbliche e di quelle com- Kreamer, Steven D.Lavine
nei sistemi grafici per la Lufthansa prima e per delle mostre, al fine di fare luce sull’evoluzione
pagnie private che sono in con- (a cura di), Musei e identità.
tinuo contatto con un pubblico le Olimpiadi del ‘72 a Monaco, poi. Politica culturale delle colletti- della cultura e della tecnologia.7 Ovviamente già
ampio di interlocutori e utenti, vità, Clueb, Bologna 1995. un impegno del genere costituisce la scelta
7
e la cui attività è di grande Margo Rouard-Snowman,
interesse essendo di pubblica
Quelli citati, al di la delle questioni che riguardano Museum..., op. cit.
di un modo di comunicare e di rendersi visibile.
utilità (come le compagnie di gli interessi delle compagnie private, quando sono I progetti di identità visiva di Il pubblico di oggi infatti ha maggiori possibilità
trasporti). Ovviamente una loro committenti, sono esempi di comunicazione Palazzo Grassi, della grafica di accedere alle informazioni (dopo la televisione,
simile interpretazione amplia e degli allestimenti di molte
notevolmente la definizione
coordinata che potremmo posizionare al limite, delle mostre che vi si sono svol-
il computer e internet) e per questo può essere
di ‘grafica di pubblica utilità’ se non all’interno, dell’ambito di ‘immagine pub- te e si svolgono sono a cura sempre più alla ricerca di approfondimenti,
introdotta in occasione della blica’.5 Tale ambito si è andato ampliando ulterior- di Pierluigi Cerri. Estremamen- o comunque è molto facilitato nell’accedervi.
prima, e unica, edizione della te interessante, inoltre, è il sito
Biennale della Grafica di
mente negli ultimi venti anni, includendo istitu- web www.palazzograssi.it con
Cattolica (cfr., tra gli altri, zioni che hanno trovato nuova collocazione nel- informazioni pratiche ma La risposta alle esigenze del pubblico da parte del-
Giovanni Lussu, La lettera ucci- l’interesse delle masse, ponendo anche nuove pro- anche approfondimenti sulle l’istituzione museo va data anche nel modo di
de, storie di grafica, Stampa mostre in corso e ricostruzioni
Alternativa/Graffiti, Roma blematiche per i progettisti della comunicazione virtuali costantemente aggior- comunicare la propria presenza adottando real-
1999). visiva. Contemporaneamente il ruolo della cultura nate. mente la ‘filosofia’ dell’essere al servizio del pub-
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blico, del rispettarlo e del trasferire questa dispo- La nuova idea di museo
nibilità nelle attività quotidiane delle strutture.
Porsi in sostanza come una azienda di servizi, In cosa consiste il cambiamento che i musei con-
per cui il pubblico è una delle reali risorse e che va temporanei stanno affrontando? Che cosa effetti-
quindi attratto, convinto e, possibilmente, invo- vamente cambia rispetto al museo tradizionale?
gliato a tornare. L’unica possibilità, affinchè una Soprattutto, e si è visto ciò che è avvenuto e sta
operazione del genere riesca, è nella qualità dei avvenendo in alcuni casi, cambia l’approccio con
servizi e delle proposte, che ovviamente vengono il pubblico o, meglio ancora, cambiano le modalità
coltivate già oggi all’interno delle strutture attra- per informarlo sui contenuti delle collezioni
verso operazioni di catalogazione, protezione e e su come questo messaggio possa essere inviato.
studio nei singoli ambiti disciplinari.8 Le nuove tecnologie, al di là del logico entusiasmo
per la loro introduzione in ambienti per definizio-
Con questi presupposti si può affermare che ne conservatori, modificano il rapporto ente-
attraverso una attenta e consapevole progettazio- audience, quindi museo-visitatore, ponendo
ne coordinata, i musei di oggi, anche quelli italiani le basi per quello che può essere definito come
a gestione pubblica, possono assolvere corretta- il museo rinnovato.
mente al loro ruolo istituzionale, e farsi portatori
di una comunicazione di qualità a 360°. Il museo tradizionale, il museo conservativo,
al contrario, trascura il messaggio e la sua com-
Contribuendo al contempo all’educazione del prensibilità, limitandosi all’esposizione degli
pubblico. oggetti, con maggiore o minore cura a seconda
dei casi. L’accesso a informazioni più approfondite
è complesso e complesso è il loro linguaggio.
9
Si fa riferimento alla griglia
riportata in Pier Augusto Schematizzando, i due tipi di musei possono avere
Bertacchini, Eleonora Bilotta, caratteristiche e peculiarità che consentono di
8
Nel 1989 lo storico André Pietro Pantano, Il museo nell’e-
Chastel afferma infatti che ra digitale, Abramo Editore,
definirli come segue9:
“il museo deve d’ora in avanti Catanzaro 1997.
essere classificato nella cate- Per un approfondimento più Musei tradizionali
goria dei servizi per il tempo agevole si può consultare
libero e come un bene di con- anche la url http://galileo.cin-
- musei conservativi;
sumo” (cfr. Margo Rouard- com.unical.it/centro/Newmedi - funzione: illustrativa, storica, evolutiva, ecc.;
Snowman, Museum…, op.cit., a/home.htm, a cura del Centro - attività: l’utente compie un percorso iniziatico
e anche Francesco Schianchi, Interdipartimentale della
I nuovi musei, in «Linea Comunicazione dell’Università che lo trasporta nel passato, con un unico cana-
Grafica», n.315, Maggio 1998). della Calabria. le sensoriale: la visione;
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- tecniche espositive: oggetti esposti in vetrine, Riferendosi ai punti di contatto visti nella parte
con didascalie che riportano unicamente precedente, è possibile segmentare la comunica-
la classificazione del reperto, l’anno di produ- zione dei musei, come del resto di altri tipi di isti-
zione, poche notizie storiche; tuzioni che si occupano di tutelare e proteggere
- ausilii informativi: guide, manuali storici i beni culturali, in cinque grandi aree: comunica-
e cataloghi, visite con guida e, in alcuni casi, zione con il pubblico, comunicazione oggetto-
introduzione con audio-video. utente, comunicazione come orientamento per
l’utente, comunicazione didattica e comunicazio-
Musei rinnovati ne mediatizzata e rete.
- musei interattivi;
- funzione: intento fortemente didattico e peda- A ciascuna di queste aree appartengono una serie
gogico, implementazione all’insegnamento di artefatti comunicativi che interessano il proget-
didattico, fruizione dei beni culturali e delle tec- tista di comunicazione visiva e che necessitano di
nologie con tecniche di auto-improvement, una regia progettuale coordinata.
formazione di una nuova visione nell’utente;
- attività: interattive del tipo push-bottom Comunicazione con il pubblico
e hands-on che permettono al visitatore I supporti tradizionali come manifesti (utili per
di seguire l’evoluzione dal vivo, attività di mani- la pubblicizzazione degli eventi, ma che possono
polazione creativa per una conoscenza delle anche intendersi come artefatti con un loro
tecniche e dei materiali attraverso il contatto intrinseco valore culturale, oltre che comunicati-
diretto, utilizzo, con l’aiuto di personale specia- vo), guide, pieghevoli etc., vanno integrati con
lizzato dei più sofisticati e interagenti media i nuovi media (cd-rom, sito web) e i servizi innova-
attualmente sul mercato; tivi, come le sale d’attualità.
- tecniche espositive: privilegiano le forme di
comunicazione innovative attraverso l’ausilio Comunicazione oggetto-utente
dei media, soprattutto con la presentazione La fruizione personale dei reperti e delle collezioni
dell’aspetto spettacolare e ludico di un feno- da parte del pubblico. Gli oggetti non sono più
meno; chiusi in vetrine inaccessibili ma direttamente
- ausilii informativi: guide, opuscoli, materiale manipolabili e decodificabili. Ove ciò non è possi-
cartaceo e digitale di ogni tipo, test, quiz, carto- bile, ovvero dove gli oggetti esposti pongono pro-
ni, vignette, percorsi alternativi, personale spe- blemi di conservazione, si può integrare la comu-
cializzato nell’uso dei media interattivi, comu- nicazione tradizionale (didascalie) con pannelli
nicazione iconica. didattici arricchiti di schemi e disegni, schede di
sala, o ancora con postazioni ipermediali ed espe-
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Comunicazione didattica
Il museo inteso come luogo didattico-educativo,
che mette a disposizione, delle scolaresche ad
esempio, sale didattiche, oggetti da fruire diretta-
mente, con integrazione di lezioni, esercitazioni,
proiezioni e ricostruzioni sia fisiche che virtuali
accompagnati da personale specializzato.
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Museo di Capodimonte
collaboratori
In termini prima concettuali e poi operativi,
arch. Salvatore Cozzolino
arch. Stefania Gentile le varie problematiche – espositive, tecnologiche,
arch. Ornella Formati di sicurezza e comunicativo-informative – sono
arch. Francesco E. Guida
state poste sul medesimo piano, dando priorità
dott.ssa Silvana Musella Guida
dott.ssa Maia Confalone al progetto e alla sua realizzazione, in un continuo
dialogo, non solo dal punto di vista scientifico,
consulente illuminotecnica
ing. Ferdinando Salemme
con la committenza. Il progetto di comunicazione
ambientale, per l’orientamento e la didascalica,
opere edili costituisce così un progetto nel progetto, che inte-
Cos.Ma, Vicenza
gra e completa, con pari dignità, gli interventi
impianti allestitivi e di recupero funzionale.
Sicer, Napoli
allestimenti
In tal senso il sistema della didascalica è esemplifi-
Rebus, Torino cativo. Le didascalie delle opere sono contenute
in tasche di plexiglass agganciate a coni in ghisa o
committente
Soprintendenza per i Beni ad archi di metallo fissati a parete, su cui appoggia
Storici ed Artistici di Napoli l’alloggio delle aste in fibra di carbonio, che assol-
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Sap
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Il bando della gara d’appalto, che ha scatenato e della riconoscibilità dell’istituzione amministra-
grandi discussioni e polemiche, ma che al tempo tiva (marchio Sap) e di quella dei cinque siti (mar-
stesso ha aperto una nuova strada per la compila- chi di circuito).
zione delle gare pubbliche nell’ambito delle pro-
blematiche di comunicazione visiva, riguardava Al sigillo è poi accostata una scala cromatica
“l’ideazione e la realizzazione di un sistema di estremamente efficace nella sua semplicità
identità visiva e coordinata e del relativo manua- (il rosso e il nero) che caratterizza tutti gli stam-
le”. In particolare venivano richieste proposte per pati, dalle guide alle piantine dei siti fino alle col-
un marchio dell’ente e di un marchio di circuito lane editoriali. Ma uno degli aspetti che si è rile-
che potesse assolvere al compito, non facile, vato più interessante, e insidioso, durante lo svi-
di portare gli altri siti controllati dalla Sap allo luppo del progetto, dopo l’aggiudicazione della
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stesso livello di Pompei, ma anche per tutte gara, è stata la segnaletica. I supporti dovevano
La legge in oggetto ha intro-
dotto importanti innovazioni le altre applicazioni dalla segnaletica agli stampa- essere visibili e chiari per le migliaia di visitatori
per quel che riguarda la gestio- ti ad uso dei visitatori, fino alle linee editoriali. che quotidianamente visitano i luoghi, ma al
ne e l’amministrazione finan- Quindi, dal punto di vista del progettista, si tratta- tempo stesso poco invasivi per non ‘offenderne’
ziaria della Soprintendenza,
soprattutto istituendo la figu- va di richieste estremamente interessanti e artico- la portata storica.
ra del city manager (o direttore late. La gara è stata poi vinta da Zelig, agenzia
amministrativo) e del consiglio
napoletana, che ha come art il giovane designer I pannelli progettati, lavorando sul concetto della
di amministrazione.
La Soprintendenza ha un suo Alessandro Cocchia. massima sottrazione possibile, sono stati realizza-
bilancio in cui confluiscono gli ti in un materiale nuovo, almeno per i sistemi
incassi, i canoni di concessione
I progettisti di Zelig, nella consapevolezza delle 2
di segnaletica, il corian2, che mantiene intanto una
derivanti dai servizi di acco- Il Corian® è un prodotto a
glienza e ospitalità, fondi mini- difficoltà di risolvere il problema di un marchio base resinosa estremamente configurazione inalterata nel tempo senza subire
steriali ed esterni, con i quali e di un sistema di identità visiva per uno dei siti versatile e facilmente lavorabi- eccessivamente danni o deformazioni dovute
l’ente può provvedere alle spe- le (si può fresare, intagliare,
se di scavo, restauro e valoriz-
più visitati e conosciuti al mondo, hanno rinuncia- carteggiare e persino termo-
alle variazioni di temperatura o altro.
zazione dei beni. Il personale, to a riferimenti che potessero essere legati all’ico- formare), in grado di dare for- Inoltre le informazioni non sono incollate o seri-
invece, resta alle dipendenze nografia dei luoghi da rappresentare. Si sono con- ma a qualsiasi oggetto. grafate, ma letteralmente intarsiate, senza che
del Ministero, determinando È stato utilizzando in partico-
così problemi di gestione delle
centrati così su un elemento che potesse evocare lar modo per realizzare lavelli
questo non garantisca, comunque, una facile
risorse se non situazioni para- e comunicare il ‘sapore’ di Pompei, inteso come e lavabi per le stanze da bagno manutenzione degli elementi: a eventuali atti
dossali come il numero dei somma di suggestioni e memorie visive, scartan- e piani lavoro per la cucina. di vandalismo, con scritte sui supporti, si può
custodi e della loro distribuzio- Nella sua espressione più sem-
ne (vd. Olivia Faggi, L’identità
do tutte le soluzioni che le ricerche iconografiche plice, è una lastra di colore
ovviare semplicemente carteggiando; oppure si
visiva della Soprintendenza potevano suggerire. È nato così il ‘sigillo’, la firma omogeneo in tutto lo spessore, può apportare una modifica delle informazioni
Archeologica di Pompei, aprile della Soprintendenza, che diviene elemento cen- e le cui qualità intrinseche rimuovendo la parte interessata, in virtù della
2003, url: www.fizz.it/argo- ne assicurano la rinnovabilità
menti/strategie/2003/pom- trale dell’identità, estremamente flessibile, che e l’estrema facilità di manu- lavorabilità del supporto, inserendo poi un tassel-
pei–print.htm). ben risolve il doppio problema della visibilità tenzione (cfr. www.corian.it). lo sostitutivo.
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A ben vedere nel complesso il progetto del siste- Alessandro Cocchia (Napoli,
Riferimenti ma di identità visiva è stato risolto da Zelig con 1972) è direttore creativo dello
studio Zelig srl - immagine
Aa.vv., Dodici progetti per una metodologia propria della cultura del design, e comunicazione e sviluppo del
Pompei, in «Notizie Aiap», n.11, ricercando accuratamente, non solo per quanto territorio - dal 1998.
Ottobre 2001. Dopo il diploma conseguito
riguarda gli aspetti comunicativi, ineccepibili ed
presso l’Isd, Istituto Superiore
Dina Riccò (a cura di), Dodici efficaci, ma anche per quelli propriamente tecnici di Design di Napoli, nel 1993,
progetti per Pompei, Soprin- e tecnologici, progettando un sistema complesso partecipa a stage e corsi di
tendenza Archeologica di specializzazione tenuti, tra gli
in cui il ‘calore’ e la capacità evocativa degli ele-
Pompei, Pompei 2000 (catalo- altri, da Aldo Novarese, Alfred
go della mostra tenutasi menti grafici rappresentano valori importanti. Hohenegger, Piero De Macchi,
a Napoli nelle Scuderie di Pa- Pino Grimaldi e Gelsomino
lazzo Reale dal 10 al 28 Novem- D’Ambrosio, Massimo Dolcini.
bre 2000). Con Zelig cura identità visive
e campagne per clienti pubbli-
Arnaldo Amlesu, Il sigillo di ci e privati.
Pompei. La nuova identità visi- Dal novembre 2000 svolge
va del sito archeologico, attività didattica presso
in «G&D – Rivista di Grafica l’Istituto Superiore di Design
e design», febbraio 2003. di Napoli come docente del
corso di progettazione grafica.
Olivia Faggi, L’identità visiva Le sue immagini e le sue grafi-
della Soprintendenza Archeo- che sono riprodotte come
logica di Pompei, aprile 2003, stampe d’arte e ha già fatto
url: www.fizz.it/argomenti/ parte dei designer Swatch
strategie/2003/pompei–print. per la collezione autunno /
htm. inverno 2001.
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Mart
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Techtour
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Riferimenti
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Postfazione
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tazione della sua potenza e della sua modernità. il progetto di comunicazione viene sviluppato
Disegna il logo, i caratteri, i cataloghi, la pubbli- passando dalle due alle tre dimensioni, integran-
cità; in particolare, se il logo sottolinea con la sua dolo nel contesto architettonico e ambientale,
geometricità il carattere di modernità che l’azien- ricorrendo anche a soluzioni tecnologiche innova-
da vuol dare di sé, alcune immagini delle coperti- tive o anticipatrici di scenari futuri”: così scrive
ne dei cataloghi sono segnate da un’opzione sim- Guida a proposito del “coordinamento delle diffe-
bolica che tende a rappresentare l’azienda come renti operazioni progettuali, che coinvolgono
portatrice, più che di prodotti, di una straordina- spesso aspetti di discipline differenti”, presente
ria novità, un ‘dono’ immateriale: la luce. nei quattro progetti italiani che egli ci documenta.
Progetta ancora padiglioni per le esposizioni; case
per gli operai; fino all’uso di due colori base per Va aggiunto che l’elaborazione in merito alla cor-
i prodotti, l’ottone e il verde marcio, perché si porate identity, conosce ovviamente altre tappe
affermi una loro immediata riconoscibilità tra lungo tutto il secolo XX, tra cui quell’esperienza
il pubblico. Progetta infine una serie di prodotti, olivettiana caratterizzata dalla ricerca dell’“unità
tra cui le famose teiere elettriche, per le quali nella diversità”, secondo la definizione di Tomás
introduce in modo innovativo la componibilità Maldonado; questi definisce invece una “ricerca
di un numero limitato di parti intercambiabili, dell’unità nell’unità” l’esperienza della Braun,
definendo così una sorta di ‘personalizzazione a cui partecipano progettisti ulmiani come
controllata’. Hans Gugelot e Otl Aicher, tra anni ‘50 e ‘60 del
secolo scorso. Ma così siamo già arrivati a quella
Agli inizi della seconda fase della rivoluzione scuola di Ulm e a quei progettisti che realizzano
industriale, nel nuovo scenario della competizione (attraverso la ricerca di una metodologia sistema-
internazionale sul terreno dell’innovazione tecno- tica che produrrà lo sviluppo di una serie di veri
logica (l’elettricità con tutti i suoi derivati ne è e propri manuali) alla progettazione dell’identità
componente trainante), nel grande scontro tra e della comunicazione dei grandi fenomeni che
l’industria tedesca e quelle americane (la Edison caratterizzano la nuova fase, quella del cosiddetto
e la General Electric), Behrens intuisce la necessità consumismo: l’emergere della nuova centralità
di una rappresentazione e di una comunicazione del tempo libero, dei viaggi e dello sport.
chiaramente e simbolicamente riconoscibili
dell’identità dell’azienda. In questo senso Si pensi ad Aicher e all’immagine coordinata
egli anticipa genialmente (a parte la relativa della Lufthansa (O. Aicher, T. Gonda e altri, 1962),
assenza di una impostazione metodologicamente dei giochi olimpici di Monaco (1966) e, in seguito,
strutturata) un’idea di corporate identity. Siamo dei giochi olimpici di Città del Messico (1972).
dunque molto vicini a quella “trasversalità con cui Si pensi d’altro canto all’immagine coordinata del-
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la Klm (Henrion Design Associates, c. 1964). È pro- ma con tempi di applicazione diversi sul territorio
prio F. H. K. Henrion che, poco dopo, scrive Design nazionale) ha rotto i precedenti equilibri e ha
Coordination and Corporate Image (1967), svilup- posto il problema della gestione autonoma,
pando quel concetto di coordinamento delle ope- non solo culturale ma anche economica, dei beni
razioni progettuali opportunamente ripreso stessi. L’attivazione dei servizi aggiuntivi previsti
da Guida. dalla legge ha sviluppato un dibattito in merito
all’ingresso dei privati, visto ora come una trasfor-
Bisogna arrivare però agli anni ‘80 per vedere mazione dei musei verso una dimensione azien-
come, sviluppandosi la mondializzazione, esplo- dale, ora come il definirsi di una contraddizione
dendo la società dell’informazione e della comu- tra missione culturale del museo e dimensione
nicazione, l’idea di corporate identity, per come economica dei servizi appaltati. Nello stesso tem-
si è inverata nella manualistica di derivazione po è cresciuta la consapevolezza di come beni cul-
ulmiana, riveli i propri limiti. Ma di questo ci occu- turali e beni paesistici possano costituire elemen-
peremo più avanti. to fondamentale per lo sviluppo economico di un
territorio (non a caso da poco più di un decennio
Il secondo aspetto della definizione proposta si è sviluppata una serie di studi sul marketing
da Guida è ovviamente quello di beni culturali. territoriale).
Come si è detto, è un tema oggi al centro dell’at-
tenzione non solo di intellettuali, tecnici, addetti Guida dedica attenzione soprattutto ai musei ed
ai lavori, ma anche del dibattito e dello scontro al nuovo ruolo che essi possono svolgere, sia in
politico. Sorvoliamo sulla discussione in merito senso culturale e sociale, sia in termini economici,
ad una definizione precisa ed esaustiva del con- tra l’altro per l’incentivazione dei flussi turistici.
cetto di beni culturali. Tralasciamo anche l’ampia L’autore però allarga il discorso ad ogni bene cul-
discussione sulla inalienabilità dei beni culturali, turale. Ciò è senz’altro da condividere perché,
intaccata o peggio da recenti e meno recenti se è importante la comunicazione coordinata per
disposizioni di legge; e quella sull’affidamento i musei, allargare il discorso ha particolare signifi-
della gestione dei beni culturali allo Stato o alle cato in Italia dove, come è stato spesso sottolinea-
Regioni. Tralasciamo, non certo per la seconda- to, moltissime situazioni territoriali possono esse-
rietà di questi temi, ma per ovvie ragioni di spa- re definite in riferimento all’esistenza di istituzio-
zio; e, in ultima analisi, per restare su un terreno ni museali, di beni architettonici e archeologici,
disciplinare, quello del progetto, che ci è proprio. di alta qualità paesistica: anche, e non va dimenti-
cato, di giacimenti enogastronomici. Il numero
I beni culturali sono diventati oggetto di nuova e la ricchezza di situazioni territoriali del genere,
attenzione da quando la legge Ronchey (1993, ha sottolineato Salvatore Settis, costituiscono
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un unicum tutto italiano. Ognuna di queste situa- che esso integri l’ambiente naturale, culturale
zioni, promossa da un’attenta ‘comunicazione e umano; che rispetti il fragile equilibrio che
coordinata’ che tenga conto delle sue diverse com- caratterizza molte località turistiche… Il turismo
ponenti di interesse, può fornire la base dello svi- deve valutare i propri effetti sul patrimonio cultu-
luppo turistico e in generale dello sviluppo econo- rale e sugli elementi, le attività e le dinamiche
mico non solo di un singolo polo d’interesse ma tradizionali di ogni comunità locale”.1
di un intero indotto. “Oggi anche in Italia”, scrive
Guida, “si inizia a considerare consapevolmente la Valorizzare il complesso dei beni culturali e paesi-
comunicazione visiva per i musei, le aree archeo- stici nel nostro paese costituisce un importante
logiche, i patrimoni architettonici e paesaggistici, obiettivo: meglio sarebbe parlare di ‘obiettivi’,
come un aspetto importante per valorizzare perché sono più d’uno e solo la loro interrelazione,
i tesori custoditi, ma anche per consentire a un il loro ‘coordinamento’, può garantire uno svilup-
ampio pubblico di fruirli. Gli esempi qui raccolti po positivo. Sia per lo sviluppo economico che ne
sono, purtroppo, solo degli episodi, ma li si vuole può derivare; sia per l’importanza di un’attenta
leggere come una crescita culturale in atto. socializzazione della cultura; sia, infine, per la con-
Non unicamente dei progettisti ma anche, se non sapevolezza, da indurre nelle stesse popolazioni
soprattutto, delle istituzioni”. Speranza che può del territorio in questione, del valore del quale
certo, in quanto speranza, essere condivisa. partecipano: valore economico, certo, ma insieme
centrale nella definizione dell’identità locale.
Qui però si pone un problema, alle istituzioni ma È questo un problema non sempre presente anzi
anche ai progettisti: come indurre uno sviluppo spesso negato nei fatti proprio da quelle popola-
turistico sostenibile e quindi prima di tutto non zioni (e poco considerato nella stessa carta di
distruttivo di quegli stessi beni che si intende Lanzarote). È evidente come questo tema si colle-
valorizzare. Può essere utile, a questo proposito, ghi immediatamente a quello della ‘comunicazio-
riflettere su come questo problema venga posto, ne coordinata’: esso, infatti, implica una strategia
pur con qualche astrattezza, nella “Carta di comunicativa “trasversale e coordinata”, capace
Lanzarote” (1995) per un turismo sostenibile. 1
Materiali e informazioni
di tenere ben presente quest’aspetto (passi in
Questa sostiene che “i 14 punti della Carta sanci- sulla “Conferenza mondiale questa direzione furono mossi parecchi anni or
scono la indiscutibile necessità di promuovere un per un turismo sostenibile” sono da Napoli ‘99 con iniziative come “Monu-
del 1995 e sulla Carta di Lanza-
turismo che sia occasione di sviluppo equo per le rote sono reperibili in internet.
menti: porte aperte” e “La scuola adotta un monu-
località e le popolazioni residenti, di qualità per i Tra le varie url si segnalano: mento”).
visitatori e di salvaguardia delle risorse culturali e http://www.insula.org/ touri-
sm/pagina_n.htm oppure
naturali”. Tra l’altro, ai punti 2 e 3, ribadisce che “la http://aiab.unisource.it/2_1_1_ Occorre a questo punto riprendere il discorso
sostenibilità del turismo richiede per definizione lanzarote.html. sulla corporate identity. Si è accennato ai limiti
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della tendenza manualistica di derivazione ulmia- grammare “azioni, movimenti, campagne”. A que-
na: limiti di staticità nel “presupposto razionalisti- sto fine appare evidente la necessità che “la mo-
co (ma forse non troppo razionale), che sia possi- dulazione delle operazioni sia in mano a un’istan-
bile prevedere in anticipo tutte le situazioni di za di tipo progettuale” che operi con capacità
impiego”, come dice Giovanni Anceschi2. Tali limiti di regia. Si tratta di un concetto non dissimile da
sono apparsi sempre più evidenti negli anni ‘80, quello proposto da Guida quando definisce i quat-
con l’affermarsi del processo di mediatizzazione tro progetti che presenta come “progetti in cui il
e di fronte all’attività delle agenzie americane progettista (o il gruppo di progettisti), agisce più
di pubblicità che, da tempo, avevano elaborato come ‘regista multimodale’, superando gli steccati
un modo di comunicare tale da includere la disciplinari, che come semplice interprete del pro-
dimensione temporale. Provenendo da una tradi- prio ambito professionale”.
zione diversa da quella dei designer-architetti-
artisti europei, le agenzie pubblicitarie americane In definitiva, il visual design, anche nella sua decli-
hanno pensato anche in termini di progettazione nazione operativa di visual identity, accompagna
di campagne e di eventi. Anche in questa espe- lo sviluppo del design dei prodotti in tutto il seco-
rienza è presente un deciso limite: un atteggia- lo ventesimo; viaggia parallelamente alla sua evo-
mento tutto teso ad aderire in modo immediato luzione, e tende a intrecciarsi con esso. Come sem-
ai mutamenti. Le aziende, ma anche le istituzioni pre avviene nella storia, l’emergere di nuovi feno-
pubbliche, hanno invece bisogno di gestire le tra- meni spinge a rileggere i percorsi che li hanno
sformazioni a partire da un’identità chiara, determinati, fornendo nuove interpretazioni dei
da una configurazione centrale. percorsi storici stessi. Ciò oggi impegna gli storici
a rianalizzare gli sviluppi del design nel secolo
Ciò che serve oggi è quindi superare la contrappo- ventesimo, dedicando precisa attenzione all’evolu-
sizione tra visual design e strategie pubblicitarie, zione convergente, più che parallela, del product
attraverso una strategia complessiva che abbia design e del visual design: evoluzione che postula
la capacità di adeguarsi alle trasformazioni man- forse, in questa terza fase della rivoluzione indu-
tenendo dei punti di riferimento costanti. Ma non striale, una ridefinizione del concetto di design
basta:“la progettazione delle comunicazioni visi- che comprenda entrambi gli aspetti.
ve oggi consiste nelle pratiche registiche della pro-
duzione di visibilità, nel senso ampio di sensibilità Nello stesso tempo, nel quadro progettuale che va
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Per questa citazione e per multisensoriale”: serve quindi una “impresa di dagli edifici all’allestimento, dai servizi aggiuntivi
le successive, cfr.: Impresa comunicazione visiva” che, progettando la visual al merchandising, dall’informazione alla comuni-
inVisibile, conversazione con
Giovanni Anceschi e Vanni Pas- identity, sappia tener presenti obiettivi economici, cazione, fino alla programmazione nel tempo
ca, Bridge, Milano 1993. culturali, sociali, ma sia capace insieme di pro- di immagini ed eventi, si definisce l’importanza
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Vanni Pasca
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