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Workshop design 3°
Seminario estivo di design applicato
ai Beni Culturali

Aiap
Associazione italiana progettazione
per la Comunicazione Visiva

Comunicazione coordinata
per i Beni Culturali:
4 Progetti italiani
a cura di Francesco E. Guida
con una postfazione di Vanni Pasca

ISBN 88-87642-04-4
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Una breve trattazione che cerca di definire i contorni storici, teorici Francesco E. Guida (Napoli, 1971) vive e lavora tra Milano e Napoli.
e pratici entro cui un progetto di comunicazione coordinata può esse- Si è laureato presso la facoltà di Architettura dell’Università
re sviluppato nell’ambito, in continua evoluzione, dei beni culturali “Federico II” di Napoli, con una tesi sull'immagine coordinata dal titolo
italiani. La corporate identity nella nuova idea di museo: il Museo Archeologico
di Taranto, avendo come correlatore Giovanni Anceschi.
4 progetti di comunicazione coordinata (Museo di Capodimonte, Si occupa di grafica dai primi anni ‘90 e ha lavorato dal 1999 al 2001,
Pompei, Mart e Techtour) ideati e realizzati per contesti e con moda- dopo un breve apprendistato nello studio/bottega di A G Fronzoni,
lità differenti, ma il cui denominatore comune è la regia progettuale presso lo studio Husmann-Benincasa di Milano occupandosi di pro-
che contribuisce a costruire un tutto organico e funzionale. getti per la stampa e il web per differenti clienti in Italia e Svizzera.
Ha fatto parte del team vincitore del concorso per il marchio delle
Olimpiadi invernali Torino 2006.
Suoi lavori sono stati recentemente esposti in mostre collettive
a Pavia (“La faccia dell’energia”), Bologna e Milano (“New visual
trends”). Alterna l’attività professionale di progettista (grafica, nuovi
media e architettura) con la didattica (Istituto Superiore di Design
di Napoli, Università di Bologna, Iulm).

Vanni Pasca è professore associato di Teorie e storia del design presso


la Facoltà di Architettura dell’Università di Palermo, presso cui è anche
presidente del Corso di Laurea in Design e coordinatore del dottorato
di ricerca. Ha curato numerose mostre, interventi a convegni e confe-
renze, scritti e pubblicazioni tra cui Scenari del giovane design
(con Viviana Trapani, Lupetti), Minimalismo (con Fulvio Carmagnola,
Lupetti), Vico Magistretti. Architetto e designer (con Fulvio Irace, Electa).

8 Con cd-rom allegato


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Comunicazione coordinata
per i Beni Culturali:
4 Progetti italiani
a cura di Francesco E. Guida
con una postfazione di Vanni Pasca

VALENTINO
editore
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Indice

Workshop design 3°
Seminario estivo di design appli-
cato ai Beni Culturali
7 Introduzione

Parte prima
Aiap Immagine coordinata
Associazione italiana progettazio- 11 Le origini
ne per la Comunicazione Visiva Una definizione
13
La presente pubblicazione è stata 17 Dal nome al marchio
realizzata come catalogo della 22 I punti di contatto
mostra “Comunicazione coordina-
ta per i Beni Culturali: 4 progetti
italiani”, tenutasi presso Palazzo Parte seconda
Sannia a Morcone (Bn) dall’1 al 6 Comunicazione e beni culturali
settembre 2003 in occasione del
29 Musei di ieri e di domani
Wd3° sotto il patrocinio dell’Aiap.
35 La nuova idea di museo
Testi composti in FF Thesis.

Valentino Editore srl


Parte terza
via Quercia, 63 4 progetti italiani
80074 Casamicciola Terme (Na) 41 Museo di Capodimonte
telefono 081 98 54 54
fax 081 98 57 07
45 Sap
info@valentinoeditore.it 51 Mart
55 Techtour
© 2003 Valentino Editore srl

ISBN 88-87642-04-4 61 Postfazione


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Introduzione
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Comunicazione coordinata per i beni culturali


non intende essere una definizione da aggiungere
alle tante che animano il dibattito riguardante
la disciplina multiforme che chiamiamo, in modo
esemplificativo, grafica. È utile a chiarire, però,
l’ambito in cui i progetti analizzati e la breve trat-
tazione delle pagine che seguono si vengono a
trovare. La presente pubblicazione, infatti, è divisa
Comunicazione Y 1. Atto del sostanzialmente su due formati: uno cartaceo (…),
comunicare, trasmettere
ad altri; 2. Processo mediante
l’altro interattivo su cd-rom. Il primo raccoglie, rie-
il quale l’informazione viene laborandoli, alcuni materiali sulla storia e defini-
trasmessa con appositi segnali zione dell’immagine coordinata e sui cambiamen-
da un sistema all’altro.
ti che i musei stanno affrontando prodotti in oc-
Immagine Y in senso concreto: casione della tesi di laurea dell’autore. Materiali
1. forma esteriore di un corpo che cercano di definire gli ambiti storici, teorici
percepito coi sensi, special-
mente con la vista; 2. Riprodu- e pratici entro cui un progetto di comunicazione
zione esatta o estremamente coordinata, nel contesto in continua evoluzione
simile di un essere, di una cosa
dei beni culturali, può essere sviluppato.
oppure rappresentazione gra-
fica o plastica di un oggetto
reale; 3. Figura che evoca una Il secondo presenta per immagini quattro progetti
specifica realtà; in senso astrat-
italiani in cui il coordinamento delle differenti
to: 1. Rappresentazione menta-
le o visione interiore di cose, operazioni progettuali, che coinvolgono spesso
persone, situazioni o percezio- aspetti appartenenti a differenti discipline, divie-
ni reali, ma non più esistenti
o non più percepibili nel mo-
ne la chiave per determinarne la buona riuscita.
mento attuale; 2. Prodotto Sono progetti in cui il coordinamento è soprattut-
della fantasia, dell’immagina- to visivo, facendo quindi riferimento alla lettera-
zione.
tura di base della comunicazione visiva, ma anche
Coordinata, da coordinare Y metodologico per la trasversalità con cui la com-
ordinare insieme vari elementi plessità del progetto di comunicazione viene svi-
in modo da costituire un tutto
organico conforme al fine che
luppata, passando dalle due alle tre dimensioni,
si intende raggiungere. integrandolo nel contesto architettonico
e ambientale, ricorrendo anche a soluzioni
Voci tratte da Nicola Zingarelli,
Vocabolario di italiano, tecnologiche innovative o anticipatrici di scenari
Zanichelli, Bologna 1970. futuri.

7
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In buona sostanza progetti in cui il progettista Parte prima


(o il gruppo di progettisti), che sia di comunicazio- Immagine coordinata
ne visiva come architetto, agisce più come regista
multimodale, superando gli steccati disciplinari,
che come semplice interprete del proprio ambito
professionale.

Oggi, anche in Italia, si inizia a considerare consa-


pevolmente la comunicazione visiva per i musei,
le aree archeologiche, i patrimoni architettonici
e paesaggistici come un aspetto importante
per valorizzare i tesori custoditi, ma anche per
consentire a un pubblico ampio di fruirli.
Gli esempi raccolti sono, purtroppo, solo degli epi-
sodi, ma li si vuole leggere come una crescita cul-
turale in atto. Non unicamente dei progettisti ma
anche, se non soprattutto, delle istituzioni.

Quattro episodi, però che testimoniano quanto


siano importanti la professionalità e la prepara-
zione degli interpreti, dei progettisti, ma anche
la loro capacità di guardare al futuro, di avere
delle visioni, senza lasciarsi frenare dalle difficoltà
dei contesti o dalle pastoie burocratiche.
Episodi in cui le risposte date sono, ciascuna nella
specificità dei casi, interessanti e complete, e il cui
obiettivo comune è quello di contribuire a deter-
minare e costruire un tutto organico e funzionale.

E quindi, anche per questo, progetti coordinati.

8
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Le origini

A partire dai primi tempi industriali il coordina-


mento dell’immagine inizia a riferirsi a realtà pre-
valentemente private. In precedenza si era assisti-
to a casi spontanei di identificazione in simboli,
bandiere e quant’altro in determinate situazioni
storiche, in cui la scelta di un segno elementare
comune indicava una volontà di cambiamento
e differenziazione (vale su tutti l’esempio del tri-
colore francese, adottato dopo la Rivoluzione,
“come straordinaria operazione di immagine” 1 ).

1
Tomás Maldonado, Gui Bon- Ma anche in epoche più lontane si ritrovano testi-
siepe, Un progetto di grafica monianze assimilabili oggi a casi di immagine
sistematica in «Rassegna», n. 6,
Il campo della grafica italiana, coordinata. Non è opportuno dilungarsi in questo
aprile 1986; (numero monogra- contesto sulla storia dei segni individuali, basterà
fico a cura di Giovanni Ances-
dire che nascono con le prime scritture: i mono-
chi).
2
Sulla storia dei segni si fa rife- grammi, ossia dei logotipi (dal greco, logos=parola
rimento al testo di Adrian Fru- e tupos=marchio, firma) in cui un nome di persona
tiger, Segni & simboli. Disegno,
è semplificato usando una o più lettere composte
progetto e significato, Stampa
Alternativa/Graffiti, Roma centralmente, e non linearmente come le firme
1996. Adrian Frutiger convenzionali, appartengono alla cultura greca
(Unterseen, Svizzera 1928),
disegnatore di caratteri tipo-
che fu la prima ad attribuire a ogni consonante
grafici ed elettronici, graphic e a ogni vocale un segno singolo, dalla cui combi-
designer, illustratore e inse- nazione si poterono costruire parole e frasi.2
gnante. Nella sua lunga atti-
vità è stato consulente per
la IBM, progettando i caratteri A fare uso di firme riconoscibili, fin dall’antichità,
per macchine da scrivere, e ha furono soprattutto gli appartenenti alle classi
collaborato con fonderie come
Deberny & Peignot, Stempel
dominanti: governanti o capi spirituali dimostra-
e Linotype. Nel 1968 progetta vano potenza firmando con sigilli riconoscibili
l’OCR (Optical Character documenti o testi di leggi. Nel Medio Evo i proprie-
Recognition), un carattere che
può essere letto dai computer tari terrieri, i commercianti e le famiglie nobili
e che è poi diventato uno stan- cominciarono ad adottare dei marchi: i primi due

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per riconoscere le proprie merci o il proprio bestia- Una definizione


me, sistema ereditato da epoche preistoriche,
i secondi iniziarono a creare un codice complesso Innanzitutto è necessario precisare che a seguire
e articolato, l’araldica, i cui stemmi comparivano si utilizzerà la definizione italiana di immagine
poi su edifici, documenti, oggetti d’uso o pietre coordinata, più volte ben definita da Giovan-
tombali. Inizialmente il codice era elementare ni Anceschi, unitamente a quella di corporate
e basato su campiture dai colori differenti, per poi identity, in uso nella letteratura anglosassone,
articolarsi in un sistema di segni a individuare ma non solo, senza alcuna distinzione.6
i vari gradi di parentela e importanza. Del resto
anche in estremo oriente era noto l’uso di segni Il primo ad utilizzare in maniera consapevole il
di identificazione delle famiglie nobiliari come termine corporate identity sembra sia stato negli
i mon giapponesi e i sigilli cinesi 3. anni ‘50 Walter Margulies 7 della Lippincott&Mar-
gulies di New York, il quale, nel tentativo di diffe-
Tornando a un periodo storico a noi più vicino, renziare il lavoro della sua agenzia, offriva alle
è da considerare come altra straordinaria operazio- maggiori compagnie americane del periodo un
ne di immagine la scelta di una simbologia forte progetto di comunicazione coerente e complesso,
ed evocativa durante il Nazismo e il Fascismo, come risultato di studi e analisi del mercato e del-
6
A tal proposito si confrontino
in parte recuperata da quella dell’Impero Romano, le attività dei concorrenti. Questo passaggio già
gli articoli di Anceschi Image: il
dard internazionale. Numerosi oppure basata sull’uso di un segno non semplice, corpo mistico dell’organizzazio- rende evidente l’equivoco, cui hanno contribuito
sono i riconoscimenti ricevuti la svastica, di origine estremo orientale cui, ancora ne in «Linea Grafica», n.1, Gen- molte attenuanti di circostanza, che ha portato
da istituzioni internazionali naio 1985, ed Etologia dell’ima-
oggi, viene assegnata una valenza negativa 4. e porta tutt’ora molti professionisti a interpretare
e i suoi contributi teorici e sto- ge, già citato.
rici. Ha progettato tra gli altri Questi sono, come dice Anceschi, i casi di “una ima- 7
Wally Olins, International cor- un progetto di corporate identity come un puro
i caratteri Univers (1957) e Fru- ge pianificata totalizzante che coincide con il mon- porate identity 1, Laurence King progetto grafico, il cui elemento centrale è, giusta-
tiger (1976). (Note biografiche Publishing, London 1995.
tratte da Friedrich Friedl,
do e le distinzioni sono solo interne alla gerarchia, Wally Olins è il co-fondatore
mente, il marchio, ma che si risolve spesso nella
Nicolaus Ott, Bernard Stein, e che forza quindi verso l’uniformità”.5 della società di consulenza semplice e meccanica sua applicazione ai diffe-
Typography, typographie, typo- e design Wolff Olins, per la renti supporti. È un equivoco che ha dato interes-
graphie. When who how, wann quale ha curato in 30 anni
wer wie, quand qui comment,
Proprio dagli inizi del XX secolo, con l’esplosione di attività almeno 300 progetti
santi esempi di buona progettazione, anche se
Könnemann Verlagsgesells- del fenomeno industriale, fino all’immediato di corporate identity. È anche corporate identity individua un campo che va al
chaft mbH, Köln 1998). secondo dopo guerra, con il successivo amplia- professore a contratto presso di là di quello puramente visivo.
3
Adrian Frutiger, Segni & sim- le Università di Copenhagen
boli…, op.cit.
mento dei mercati a scala globale, la necessità, e Loughborough.
4
Adrian Frutiger, Segni & sim- soprattutto da parte delle compagnie private, Cfr. anche i siti www.allabout- Nel loro fondamentale testo, Design coordination
boli…, op.cit. della scelta e dell’adozione di sistemi grafici branding.com e www.iden- and corporate image, Henrion e Parkin definiscono
5
Giovanni Anceschi, Etologia tityworks.com per le informa-
dell’image in «Linea Grafica», di identificazione e riconoscibilità si fa sempre zioni sul contributo pratico e la corporate image come l’insieme delle immagini
n.2, Marzo 1985. più impellente. teorico di Walter Margulies. o idee o qualità di un ente (in realtà usano spesso

12 13
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il termine di corporazione, inteso come la somma Tale definizione è stata ripresa e confermata in
di vari soggetti intenti ad un unico obiettivo) che le tempi recenti da Wally Olins (1995), il quale ha
persone hanno o si formano, entrandovi in contat- introdotto ancora un altro termine, corporate per-
to tramite elementi, detti punti di contatto, quali sonality, a indicare, più che la corporazione in se,
edifici, prodotti, packaging, stampati, veicoli, pub- 8
FHK Henrion e Alan Parkin, lo spirito che la caratterizza in una qualche com-
Design coordination and corpo-
blicazioni, uniformi, attività promozionali, etc. prensibile maniera. La tangibile manifestazione di
rate image, Studio Vista/Rein-
L’immagine di un ente, di un organismo, di una hold Publishing Corporation, una corporate personality è la sua corporate iden-
persona, di un’organizzazione è quindi la somma London/New York 1967. tity, e tutto ciò che essa emette verso l’esterno.9
Frederick Henri Kay Henrion
delle idee, degli aspetti storicizzati, di tutti i fattori (Norimberga 1917 - Londra
acquisiti, di tutti i comportamenti espressi o codifi- 1990), graphic designer, tipo- Ma l’immagine è soprattutto qualcosa di intangi-
Lo schema traduce grafica- cati, o l’impressione generale che un osservatore grafo e insegnante è stato bile e complesso, che si può sintetizzare come tut-
mente quanto definito in que- anche presidente dell’AGI
ste pagine: esterno, in modo conscio o inconscio, sia abituale (Alliance Graphique Internatio-
to ciò che caratterizza o identifica un ente, tanto
punti di contatto. che fortuito, si forma.8 nale) dal 1963 al ‘66 e presiden- che spesso può essere direttamente sostituito con
te dell’ICOGRADA (Internatio- il termine di identità, come sostengono anche
nal Council of Graphic Design
Associations) tra il 1968 e il ‘73.
Maldonado e Bonsiepe. Corporate identity, quindi,
Durante la Seconda Guerra si può estesamente definire come l’immagine
Mondiale (1940-‘45) si occupa progettata acquisita e trasmessa da un ente verso
dei progetti espositivi e divul-
gativi per il British Ministry of il suo pubblico tramite una consistente comunica-
Information e per lo United zione visiva (i punti di contatto).10

14 15
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Per quanto riguarda il mondo dell’industria, nel Dal nome al marchio


corso dei decenni seguiti al secondo dopoguerra si
è venuta formando la consapevolezza di poter pia- Il progetto di immagine coordinata per un’azien-
nificare la propria identità attraverso azioni coor- da, come di un qualsiasi ente pubblico o privato,
dinate su più fronti della realtà interna ed ester- deve partire necessariamente dallo studio del
States Office of War Informa- na. In sostanza per un’azienda dotarsi di una cor- marchio che permetta la facile riconoscibilità del-
tion. Dal 1951 al 1973 dirige la
Henrion Design Associates con
porate identity (o immagine coordinata) voleva l’ente in questione nel mare magnum di segni
la quale cura, tra gli altri, il pro- e vuol dire adottare una filosofia o un sistema di della contemporaneità. Secondo Olins il primo
getto di comunicazione della valori in cui si riconoscano coloro che fanno parte step, in molte esperienze progettuali è, però,
KLM (note biografiche tratte
da Friedrich Friedl, Nicolaus
della corporazione e di cui rendere partecipi gli lo studio del nome 13 e, quindi, della sua applicazio-
Ott e Bernard Stein, Typogra- interlocutori esterni. Naturalmente tale filosofia ne visiva, sotto forma di marchio e conseguenti
phy..., op. cit., ma vd. anche deve riflettere potenzialità e qualità reali, a rischio applicazioni, che andranno a costituire il corpus
Richard Hollis, Graphic Design.
A concise history, Thames and di non essere credibile.11 dei punti di contatto.14
Hudson, London 1994).
9
Wolff Olins, The new guide to Il progetto grafico, se ne deduce, è solo uno degli Sempre secondo Olins, la scelta di un nome per un
identity, Gower Publishing Ltd,
Aldershot 1995. strumenti a disposizione, con i quali rendere nota ente rischia di essere sempre un processo lungo e
10
Tomás Maldonado e Gui Bon- tale filosofia, ma anche i comportamenti di diri- difficile: un nome, come un simbolo o un marchio,
siepe, Un progetto... op.cit.
11
genti e dipendenti, i prodotti o il servizio fornito, non ha senso se non vi è un contesto entro cui è
Tomás Maldonado e Gui Bon-
siepe, ibidem:“…una impresa divengono elementi portanti su cui poggiare la collocato. Classifica, così, i tipi di nomi in sei cate-
può dotarsi come massimo di reciprocità tra intenzioni, obiettivi, interessi com- gorie 15:
un’immagine che riflette le sue
merciali e comunicazione nel senso più ampio.12 - nomi personali di un individuo o di più indivi-
potenzialità effettive, a rischio
di non essere credibile”. Questo dui, che generalmente si riferiscono al fondato-
aspetto sembra, purtroppo, re dell’azienda (come Olivetti, Philips, Ford, …);
essersi poi ribaltato in tempi
recenti come dimostra in modo
- nomi descrittivi dell’attività dell’ente (British
chiaramente molto critico Nao- Airways, General Motors oppure Museum of…);
mi Klein in No Logo, Baldini & - le abbreviazioni (Mart, ...);
Castoldi, Milano 2001.
12
Si fa anche riferimento allo
- i nomi ridotti a iniziali (Klm, Ibm – International
schema in cui i punti di contat- Business Machines –, oppure MOMA – Museum
to sono organizzati in sei grup- of Modern Art –, …);
pi (identità visiva, prodotti /
servizi, comunicazione esterna, 13
Wolff Olins, The new guide...,
- i nomi scelti unicamente per la loro capacità di
pubbliche relazioni, pubblicità, op.cit. attirare l’attenzione (Kodak, Apple, …);
14
promozione) in Giovanni FHK Henrion e Alan Parkin, - infine, i nomi concettuali, scelti per la loro
Brunazzi, Corporate identity. Design coordination..., op. cit.
Immagine coordinata, Antonio 15
Wolff Olins, The new guide…, capacità di essere associati a ciò che l’ente
Ghiorzo Editore, Milano 1990. op.cit. è o ha intenzione di essere (Jaguar, …).

16 17
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I criteri di scelta per un nome, invece, dovrebbero o la particolare qualità o azione che la classe di
essere i seguenti 16: oggetti può designare);
- facile lettura; - diagramma (segno grafico non iconico o con
- facile pronuncia, preferibilmente in ogni bassissimo grado di iconicità, utilizzato per
lingua; designare un evento o un processo, o, ancora,
- non deve suggerire associazioni negative, pre- il modo o il luogo in cui si svolge un evento o un
feribilmente in ogni lingua; processo);
- deve essere flessibile, tale da adattarsi a tutti
i campi di attività dell’ente; o composto (gli accoppiamenti giudiziosi) se con-
- deve poter essere registrato o comunque posto sta di una combinazione delle tre tipologie.
sotto protezione;
- non deve essere legato in qualche modo a un Un altro criterio di lettura dei marchi viene sche-
tempo o a un’epoca; matizzato da Walter Diethelm,19 il quale opera una
- possibilmente, deve avere una qualche relazio- classificazione dei segni grafici, riprendendola da
19
ne con l’attività dell’ente; Walter Diethelm (Zurigo 1913- Hans Weckerle,20 facendo riferimento, come
1986), disegnatore di caratteri,
- deve avere tratti caratteristici (idiosyncratic) progettista. Dopo gli studi Maldonado, alla semiotica, di cui adotta la termi-
che lo leghino all’ente cui appartiene; e alcune esperienze come arti- nologia, e comunque alla teoria dei segni e dei
sta e art-director, apre un suo
- gli deve poter essere associata una identità visi- sistemi di segni.
ufficio nel 1954, occupandosi
va forte; di grafica editoriale, sistemi
- deve avere carisma. di segnaletica, progettazione Le quattro categorie principali – simboli verbali,
di allestimenti, logotipi e ma-
segni iconografici, indici ed emblemi – si dividono
nifesti. Tra i caratteri da lui
Il nome, come detto, ha una sua forma visiva: disegnati figurano lo Sculptu- a loro volta in sotto-categorie che possono essere
il marchio, quel segno grafico la cui funzione sim- ra, il Diethelm-Antiqua e il combinate tra di loro. Per i simboli verbali si han-
Capitol. Ha pubblicato diversi
bolico-emblematica contrassegna, all’interno titoli di teoria della comunica-
no, quindi, le iscrizioni (il logotipo), le sigle e le ini-
di una classe di oggetti, lo statuto particolare dei zione visiva (per le note biogra- ziali; i segni iconografici si suddividono in segni
suoi membri.17 Secondo Maldonado esso può avere fiche cfr. Friedrich Friedl, che si riferiscono all’oggetto che rientra nel campo
Nicolaus Ott e Bernard Stein,
un’articolazione significante semplice se è costi- Typography..., op. cit.).
di attività dell’ente (icona pittogrammatica) o in
16
Ibidem. tuito da un solo 18: 20
Hans Weckerle, Typographer segni utilizzati in senso metaforico; gli indici in
17
Cfr. Tomás Maldonado, - fonogramma (il cui referente è una espressione as analyst, in «Design», n. 240, figurativi e multicolori; e, infine, gli emblemi, inte-
Sul marchio, in «Rassegna», dicembre 1968. Cfr. anche
op. cit. e anche Gelsomino
di tipo fonologico, e viene reso visibile elabo- Walter Diethelm, Signet Signal
si come stemmi araldici o segni utilizzati come
D’Ambrosio, Pino Grimaldi, rando una o più lettere alfabetiche con forme Simbol, ABC Verlag, Zurigo tali, suddivisi in pubblici e privati.21
Lo studio grafico. Da Gutem- calligrafiche o monogrammatiche); 1984.
21
berg al piano di identità visiva, Gelsomino D’Ambrosio, Pino
Edizioni 10/17, Salerno 1995. - pittogramma (segno iconico il cui referente è Grimaldi, Lo studio grafico…,
18
Ibidem. un oggetto o una particolare classe di oggetti, op.cit.

18 19
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Nella pagina di sinistra,


la classificazione di Diethelm/
Weckerle applicata parzial-
mente ad alcuni marchi
di musei (Louvre, Musée
d’Orsay e Poldi Pezzoli).
Sotto, i quattro gruppi di
oggetti che Maldonado suddi-
Simbolo Simbolo Simbolo Icona: Icona: vide in base alla loro articola-
verbale: verbale: verbale: product- metaforica zione.
logotipo abbreviazione iniziale oriented

Simbolo Fonogrammi
verbale:
logotipo

Simbolo
verbale:
abbreviazione
Pittogrammi
Simbolo
verbale:
iniziale

Icona:
product-
oriented Diagrammi

Icona:
metaforica

“Accoppiamenti
giudiziosi”

20 21
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I punti di contatto Un’ente particolare come un museo non pone


problemi molto differenti da quelli che si devono
Il marchio, come visto, costituisce il fulcro del pro- affrontare nel progetto di identità per un’azienda,
getto di immagine coordinata, o comunque l’ele- seppure con le sue peculiarità. Infatti, per quanto
mento primario. A questo vengono accostati con- riguarda gli elementi di base e gran parte degli
venzionalmente l’alfabeto istituzionale e i colori strumenti di base non vi sono sostanziali differen-
sociali che, declinati e applicati nei punti di con- ze. Ve ne sono però alla voce ‘ambienti’, per la qua-
tatto, caratterizzeranno l’identità visiva.22 le si devono considerare l’importanza dell’orienta-
mento e della lettura delle opere da parte del visi-
La scelta dei caratteri, o meglio della famiglia di tatore, oltre che di tutta la segnaletica di emer-
caratteri, se non la loro progettazione, rappresen- genza legata alle norme per gli ambienti frequen-
ta un aspetto fondamentale al fine di favorire la tati dal pubblico. Le informazioni e le modalità per
riconoscibilità di tutti i testi e le scritte apparte- veicolarle vengono determinate in collaborazione
nenti all’ente. Per questa ragione si tendono a uti- con i vari interpreti del progetto di allestimento,
lizzare, nell’ottica della coerenza formale, da una a e non solo dal progettista di comunicazione visiva.
un massimo di tre famiglie. Altrettanto importan- È opportuno anche tenere conto della presenza
te è la scelta e la determinazione dei colori, legata che i supporti informatici possono avere all’inter-
a motivazioni psicologiche o normative, e comun- no delle strutture museali e del loro impatto sul
que da comunicare in modo inequivocabile speci- pubblico.
ficando percentuali e composizione a seconda del
sistema preso in considerazione.23 La didascalica elencazione che segue è utile per
comprendere la complessità e l’articolazione che
I punti di contatto, però, sono innumerevoli e non un progetto di identità per un ente può avere.
riguardano solo artefatti della comunicazione, Non sempre, però, si coprono tutti i punti di con-
22
FHK Henrion, Alan Parkin, ma anche aspetti meno tangibili. A seguire ci si tatto, che variano a seconda dei contesti,
Design coordination..., op.cit. occuperà dei numerossissimi strumenti di comu- delle necessità e delle possibilità economiche.
“Riassumendo gli elementi di
base della corporate identity
nicazione,24 su cui un progettista interviene a vario Compreso però il loro corpus e, comunque, l’insie-
sono: il nome, gli eventuali titolo, tenendo presente che tale elencazione può me degli elementi che costruiscono l’identità,
nomi sussidiari; il marchio; l’al- subire delle modifiche a seconda del tipo e della ai fini della sua corretta riproduzione a distanza
fabeto istituzionale, gli even-
tuali alfabeti sussidiari; i colo-
dimensione del progetto, dell’ente con e per di tempo e a garanzia dell’indipendenza del com-
ri” (cfr. Wolff Olins, The new il quale si sta operando. In maniera orientativa mittente, se ne crea una codificazione in un
guide…, op.cit.). si possono dividere gli strumenti di comunicazio- manuale operativo (il manual). Nel manuale ven-
23
Gelsomino D’Ambrosio, Pino
Grimaldi, Lo studio…, op.cit. ne in quattro grandi gruppi: strumenti di base, gono ripresi i vari artefatti e analizzati in tutte
24
Ibidem. ambienti, prodotti e servizi. le loro parti. Di tale manuale si devono istruire

22 23
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i dipendenti o comunque tutto il personale del- Ambienti


l’ente per evitarne un uso scorretto ed è bene Esterni
tenere presente che può essere realizzato su sup- Identificazione per gli edifici (archigrafia, bandie-
porti informatici, che possano facilitare riprodu- re...); segnaletica esterna.
zione e diffusione degli elementi di identità.
Interni
Elementi di base Segnaletica interna di orientamento e di sicurezza;
Nome; marchio e/o logotipo; tipografia (alfabeto/i pannelli didattici e didascalie; postazioni informa-
istituzionale/i); colori istituzionali. tiche...

Strumenti di base Servizi


Cancelleria Sito web; intranet; postazioni informatiche; info-
Carte intestate e secondi fogli; biglietti da visita; center; biblioteche informatiche…
buste da lettera e altro materiale per le spedizioni
postali; buste e carte da imballaggio... Prodotti
Design dei prodotti e del loro packaging; istruzioni
Modulistica e cancelleria amministrativa per l’uso del prodotto; sito web26…
Fatture; bolle di consegna; contratti; moduli per
comunicazioni interne… 24
Il sito web è stato inserito
consapevolmente nelle catego-
rie dei Servizi, dei Prodotti e
Pubblicazioni
degli Strumenti di base, per la
Bilanci annuali; giornali interni; cataloghi (sia car- sua stessa natura. È infatti uno
tacei che elettronici), guide brevi, dèpliant… strumento che può assolvere
sia alla vendita di qualcosa
24
In questo caso un progettista (materiale come immateriale)
di comunicazione visiva può Veicoli che allo svolgimento, oltre che
non intervenire determinando alla semplificazione, di deter-
la regia dei filmati, ma può minati servizi e procedure.
progettarne il lettering, contri-
Pubblicità Come prodotto può essere uti-
buire all’architettura e al dina- Campagne d’affissione; campagne stampa; campa- lizzato per la vendita di spazi
mismo. gne TV;24 comunicazioni al punto vendita, sito web, promozionali e pubblicitari.
25
Per mailing si intendono tut- Come servizio può tornare uti-
ti quegli stampati, da diffonde-
mailing 25… le in termini informativi e pra-
re a un indirizzario predeter- tici, e di riflesso in termini pro-
minato, come inviti, cartoline, Promozione e gadgets mozionali, oltre a poter essere
cartoncini pubblicitari per sin- utilizzato per la comunicazio-
goli prodotti o eventi e partico- Bandiere; adesivi; cravatte; materiale promozionale ne interna (dando accesso alla
lari promozioni. e per il punto vendita, sito web… rete intranet).

24 25
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Parte seconda
Comunicazione e beni culturali
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Musei di ieri e di domani

Il 30 agosto del 1792 venne approvato dalla Con-


venzione nazionale francese il decreto che dichia-
rava i musei di proprietà della comunità, cui seguì
successivamente la trasformazione del Louvre
in Museo della Repubblica.1 Con questa data si può
far inziare la grande stagione dei musei che ha
raggiunto il culmine negli ultimi decenni.
Ma i musei esistevano già, anche se non come isti-
tuzioni accessibili a tutti.

Fin dall’antichità la definizione di museo veniva


utilizzata per le grandi collezioni private; ad esem-
pio Cicerone parlava di quella di Gaio Verre. Prima
ancora c’era il mouseion di Alessandria d’Egitto,
edificio costruito nel III secolo a.C. sotto Tolomeo II
Filadelfo e dedicato alle nove Muse figlie di Zeus
e Mnemosyne, Dea della memoria. L’edificio conte-
neva una raccolta di opere d’arte e oggetti rari
e di interesse storico e scientifico, integrato da
una biblioteca, in cui si attuava parallelamente
anche una continua produzione culturale, tale
da rappresentare, in un’ottica contemporanea,
una vera e propria istituzione culturale.

1
Michael Brawne, Il museo
A partire poi dal XV secolo i musei erano le raccol-
oggi. Architettura, restauro, te di oggetti per fini religiosi – i tesori del santua-
ordinamento, Edizioni di comu- rio di Delfi, l’Acropoli di Atene o le chiese medievali
nità, Milano 1965. Cfr. anche
Virgilio Vercelloni, Museo e
– o quelle dei ricchi signori del Rinascimento ita-
comunicazione culturale, Jaca liano. Questi ultimi, che avevano ripreso il termine
Book, Milano 1994. Ad entram- alessandrino di museo, amavano collezionare
bi i testi si fa riferimento per
quanto riguarda le origini del per piacere personale, in questo vicini agli estre-
museo moderno. mo orientali che, come fa notare Malreux, hanno

29
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accettato solo recentemente il concetto di museo New York è tra le architetture moderne più famo-
pubblico.2 Infatti gli oggetti da collezione cinesi o se al mondo, e in fin dei conti poco importa se, a
giapponesi sono fragili e deperibili e come tali guardarlo oggi, l’allestimento è deficitario.
vanno contemplati in solitudine, toccati da mani L’impronta di Wright, la sua fama di maestro del-
esperte. l’architettura, rende necessaria, per ogni turista a
New York, una visita al museo.
Nel tardo Rinascimento – periodo di benessere
e prolifico di opere d’arte – inizia a concepirsi Infatti, a partire dagli anni ‘70 in Europa, ma
il museo come opera pubblica: nel 1471 viene aper- anche negli Stati Uniti e in Giappone, si iniziano
ta la raccolta capitolina da Sisto IV e a seguire a costruire nuove strutture museali e in alcuni
il museo Cesarini di Roma (1500), il museo Farnese casi si tratta di progetti enormi per estensione
(1546) e gli Uffizi (1581). Un esempio seguito, anche e impegno economico. In Germania città e Länder
se più tardi, da altri paesi europei. Infatti solo circa varano piani di sviluppo museale: a Möncenglad-
cento anni più tardi fu fondato a Oxford il museo bach viene chiamato Hans Hollein (1972-‘82);
Ashmolean di botanica e storia naturale e quindi a Stoccarda per la Neue Staatsgalerie James Stir-
il Louvre (1681). All’inizio la spinta a creare tali ling e Michael Wilford (1977-‘84); a Ulm Richard
strutture venne dall’orgoglio nazionale e civico, Meier per il municipio e una sala da esposizioni
quindi dalla filantropia. Così l’Esposizione del 1815 e conferenze (1986-‘93); a Colonia Peter Busmann
a Berlino, in cui furono esposte le opere d’arte e Godfried Haberer si occupano dell’ampia area
depredate dai francesi con Napoleone e poi resti- della collezione Ludwig (1975-‘86).
tuite ai tedeschi, fu l’occasione che condusse Anche la Spagna del dopo-Franco è tra le protago-
alla creazione dell’Altes Museum il cui progetto niste con i progetti di Barcellona (ancora Meier)
architettonico fu opera di Schinkel. e Madrid – l’ampliamento del Prado – e, più recen-
temente, del Guggheneim di Bilbao (Franck O.
Inizia così la tradizione, ripresa poi costantemente Ghery); o l’Inghilterra con gli ampliamenti
nella seconda metà del nostro secolo, di far pro- della Tate Gallery di Stirling&Wilford (1980-‘85)
gettare grandi musei a grandi architetti, che divie- e della National Gallery di Robert Venturi e Denis
ne anch’essa operazione di immagine. Infatti, 3
Margo Rouard-Snowman, Scott-Brown (1991) o, ancora, la Tate Modern
i progetti curati da architetti di fama consentono Museum graphics, Thames and di Herzog & de Meuron. Ma è la Francia che anco-
Hudson, London 1992.
all’istituzione museale di creare un ulteriore Una interessante analisi della
ra una volta si segnala per l’ampiezza dei pro-
motivo di attrazione per il pubblico, oltre le colle- situazione spagnola è in Selma grammi con il progetto del Grand Louvre di Ieoh
zioni esposte, potendo così fregiarsi di essere Reuben Holo, Más allá del Ming Pei che segue a circa venti anni di distanza
Prado. Museos e identidad en la
2
André Malraux, Il museo dei moderne e intelligenti, di tenere conto delle inno- España democratica, Ediciones il già innovativo Centre Pompidou di Renzo Piano
musei, Leonardo, Milano 1994. vazioni dei linguaggi. Il Guggenheim Museum di Akal, Madrid 2002. e Norman Foster.3

30 31
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Tornando però ad aspetti più vicini alla comunica- nella società è progressivamente mutato e con
zione, si può introdurre un ulteriore spunto esso le istituzioni e le organizzazioni ad essa con-
di riflessione. Pur scorrendo in maniera rapida nesse. I musei, su tutti, stanno perdendo la loro
la storia recente della comunicazione visiva e, veste di ‘luoghi della memoria’ noiosi e d’élite,
in particolare, concentrando l’attenzione sulla assumendosi sempre più una responsabilità pre-
produzione dei progetti di identità visiva coordi- cisa nell’educazione del pubblico, ma anche pro-
nata, è inevitabile che si incontrino casi di istitu- ponendosi, talvolta pericolosamente, come nuove
zioni a stretto contatto di un pubblico ampio.4 forme di svago aperte a tutti. Mutando gli interes-
Ad esempio la London Transport (la compagnia si e le necessità del pubblico, mutano anche
dei trasporti londinese) ha attuato nel corso degli le proposte di tali istituzioni, che devono necessa-
4
Parlare di ‘storia’, o di ‘storie’, anni un progetto di comunicazione allo stesso riamente porsi in maniera più dinamica e comu-
della comunicazione visiva è tempo a più livelli ed efficace, tale da essere anco- nicare la cultura in modi più accessibili, ma non
ancora difficile, se non perico-
loso, non essendoci ancora ra oggi un riferimento, financo colto se si pensa per questo impoveriti nei contenuti.6 Si pensi
molta letteratura, almeno in alle commissioni per la propaganda a Man Ray alle mostre-evento di Palazzo Grassi, in cui l’aspet-
Italia. In questo caso si fa riferi- o E. Mc Knight Kauffer. Lo stesso progetto per to informativo-didattico ha sempre una valenza
6
mento, per obiettività e com- Su questi aspetti si fa riferi-
pletezza, a Richard Hollis, la Klm di FHK Henrion e A. Parkin ha aperto mento anche ai testi Ivan Karp, enorme: l’edificio veneziano di proprietà della Fiat
Graphic Design..., op.cit. la strada a un gran numero di interventi di design Steven D.Lavine (a cura di), dal 1984, riadattato su progetto di Gae Aulenti
5
Dove con ‘immagine pubbli- Culture in mostra. Poetiche e
coordination, sia pubblici che privati, dal punto (1985-‘86), all’atto della fondazione si era posto
ca’ si potrebbero individuare le politiche dell’allestimento
aree dell’identità visiva e della di vista della metodologia, che è stata ripresa museale, Clueb, Bologna 1995 come concept per la gestione proprio la riesamina
comunicazione delle istituzio- e rafforzata poi dall’Entwicklung 5 e da Otl Aicher e Ivan Karp, Christine Mullen critica degli eventi del passato nell’organizzazione
ni pubbliche e di quelle com- Kreamer, Steven D.Lavine
nei sistemi grafici per la Lufthansa prima e per delle mostre, al fine di fare luce sull’evoluzione
pagnie private che sono in con- (a cura di), Musei e identità.
tinuo contatto con un pubblico le Olimpiadi del ‘72 a Monaco, poi. Politica culturale delle colletti- della cultura e della tecnologia.7 Ovviamente già
ampio di interlocutori e utenti, vità, Clueb, Bologna 1995. un impegno del genere costituisce la scelta
7
e la cui attività è di grande Margo Rouard-Snowman,
interesse essendo di pubblica
Quelli citati, al di la delle questioni che riguardano Museum..., op. cit.
di un modo di comunicare e di rendersi visibile.
utilità (come le compagnie di gli interessi delle compagnie private, quando sono I progetti di identità visiva di Il pubblico di oggi infatti ha maggiori possibilità
trasporti). Ovviamente una loro committenti, sono esempi di comunicazione Palazzo Grassi, della grafica di accedere alle informazioni (dopo la televisione,
simile interpretazione amplia e degli allestimenti di molte
notevolmente la definizione
coordinata che potremmo posizionare al limite, delle mostre che vi si sono svol-
il computer e internet) e per questo può essere
di ‘grafica di pubblica utilità’ se non all’interno, dell’ambito di ‘immagine pub- te e si svolgono sono a cura sempre più alla ricerca di approfondimenti,
introdotta in occasione della blica’.5 Tale ambito si è andato ampliando ulterior- di Pierluigi Cerri. Estremamen- o comunque è molto facilitato nell’accedervi.
prima, e unica, edizione della te interessante, inoltre, è il sito
Biennale della Grafica di
mente negli ultimi venti anni, includendo istitu- web www.palazzograssi.it con
Cattolica (cfr., tra gli altri, zioni che hanno trovato nuova collocazione nel- informazioni pratiche ma La risposta alle esigenze del pubblico da parte del-
Giovanni Lussu, La lettera ucci- l’interesse delle masse, ponendo anche nuove pro- anche approfondimenti sulle l’istituzione museo va data anche nel modo di
de, storie di grafica, Stampa mostre in corso e ricostruzioni
Alternativa/Graffiti, Roma blematiche per i progettisti della comunicazione virtuali costantemente aggior- comunicare la propria presenza adottando real-
1999). visiva. Contemporaneamente il ruolo della cultura nate. mente la ‘filosofia’ dell’essere al servizio del pub-

32 33
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blico, del rispettarlo e del trasferire questa dispo- La nuova idea di museo
nibilità nelle attività quotidiane delle strutture.
Porsi in sostanza come una azienda di servizi, In cosa consiste il cambiamento che i musei con-
per cui il pubblico è una delle reali risorse e che va temporanei stanno affrontando? Che cosa effetti-
quindi attratto, convinto e, possibilmente, invo- vamente cambia rispetto al museo tradizionale?
gliato a tornare. L’unica possibilità, affinchè una Soprattutto, e si è visto ciò che è avvenuto e sta
operazione del genere riesca, è nella qualità dei avvenendo in alcuni casi, cambia l’approccio con
servizi e delle proposte, che ovviamente vengono il pubblico o, meglio ancora, cambiano le modalità
coltivate già oggi all’interno delle strutture attra- per informarlo sui contenuti delle collezioni
verso operazioni di catalogazione, protezione e e su come questo messaggio possa essere inviato.
studio nei singoli ambiti disciplinari.8 Le nuove tecnologie, al di là del logico entusiasmo
per la loro introduzione in ambienti per definizio-
Con questi presupposti si può affermare che ne conservatori, modificano il rapporto ente-
attraverso una attenta e consapevole progettazio- audience, quindi museo-visitatore, ponendo
ne coordinata, i musei di oggi, anche quelli italiani le basi per quello che può essere definito come
a gestione pubblica, possono assolvere corretta- il museo rinnovato.
mente al loro ruolo istituzionale, e farsi portatori
di una comunicazione di qualità a 360°. Il museo tradizionale, il museo conservativo,
al contrario, trascura il messaggio e la sua com-
Contribuendo al contempo all’educazione del prensibilità, limitandosi all’esposizione degli
pubblico. oggetti, con maggiore o minore cura a seconda
dei casi. L’accesso a informazioni più approfondite
è complesso e complesso è il loro linguaggio.
9
Si fa riferimento alla griglia
riportata in Pier Augusto Schematizzando, i due tipi di musei possono avere
Bertacchini, Eleonora Bilotta, caratteristiche e peculiarità che consentono di
8
Nel 1989 lo storico André Pietro Pantano, Il museo nell’e-
Chastel afferma infatti che ra digitale, Abramo Editore,
definirli come segue9:
“il museo deve d’ora in avanti Catanzaro 1997.
essere classificato nella cate- Per un approfondimento più Musei tradizionali
goria dei servizi per il tempo agevole si può consultare
libero e come un bene di con- anche la url http://galileo.cin-
- musei conservativi;
sumo” (cfr. Margo Rouard- com.unical.it/centro/Newmedi - funzione: illustrativa, storica, evolutiva, ecc.;
Snowman, Museum…, op.cit., a/home.htm, a cura del Centro - attività: l’utente compie un percorso iniziatico
e anche Francesco Schianchi, Interdipartimentale della
I nuovi musei, in «Linea Comunicazione dell’Università che lo trasporta nel passato, con un unico cana-
Grafica», n.315, Maggio 1998). della Calabria. le sensoriale: la visione;

34 35
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- tecniche espositive: oggetti esposti in vetrine, Riferendosi ai punti di contatto visti nella parte
con didascalie che riportano unicamente precedente, è possibile segmentare la comunica-
la classificazione del reperto, l’anno di produ- zione dei musei, come del resto di altri tipi di isti-
zione, poche notizie storiche; tuzioni che si occupano di tutelare e proteggere
- ausilii informativi: guide, manuali storici i beni culturali, in cinque grandi aree: comunica-
e cataloghi, visite con guida e, in alcuni casi, zione con il pubblico, comunicazione oggetto-
introduzione con audio-video. utente, comunicazione come orientamento per
l’utente, comunicazione didattica e comunicazio-
Musei rinnovati ne mediatizzata e rete.
- musei interattivi;
- funzione: intento fortemente didattico e peda- A ciascuna di queste aree appartengono una serie
gogico, implementazione all’insegnamento di artefatti comunicativi che interessano il proget-
didattico, fruizione dei beni culturali e delle tec- tista di comunicazione visiva e che necessitano di
nologie con tecniche di auto-improvement, una regia progettuale coordinata.
formazione di una nuova visione nell’utente;
- attività: interattive del tipo push-bottom Comunicazione con il pubblico
e hands-on che permettono al visitatore I supporti tradizionali come manifesti (utili per
di seguire l’evoluzione dal vivo, attività di mani- la pubblicizzazione degli eventi, ma che possono
polazione creativa per una conoscenza delle anche intendersi come artefatti con un loro
tecniche e dei materiali attraverso il contatto intrinseco valore culturale, oltre che comunicati-
diretto, utilizzo, con l’aiuto di personale specia- vo), guide, pieghevoli etc., vanno integrati con
lizzato dei più sofisticati e interagenti media i nuovi media (cd-rom, sito web) e i servizi innova-
attualmente sul mercato; tivi, come le sale d’attualità.
- tecniche espositive: privilegiano le forme di
comunicazione innovative attraverso l’ausilio Comunicazione oggetto-utente
dei media, soprattutto con la presentazione La fruizione personale dei reperti e delle collezioni
dell’aspetto spettacolare e ludico di un feno- da parte del pubblico. Gli oggetti non sono più
meno; chiusi in vetrine inaccessibili ma direttamente
- ausilii informativi: guide, opuscoli, materiale manipolabili e decodificabili. Ove ciò non è possi-
cartaceo e digitale di ogni tipo, test, quiz, carto- bile, ovvero dove gli oggetti esposti pongono pro-
ni, vignette, percorsi alternativi, personale spe- blemi di conservazione, si può integrare la comu-
cializzato nell’uso dei media interattivi, comu- nicazione tradizionale (didascalie) con pannelli
nicazione iconica. didattici arricchiti di schemi e disegni, schede di
sala, o ancora con postazioni ipermediali ed espe-

36 37
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rienze di realtà virtuale, che consentono un Parte terza


approfondimento e una comprensione persona- 4 progetti italiani
lizzata delle problematiche.

Comunicazione come orientamento per l’utente


Una adeguata segnaletica interna, supportata dal
materiale cartaceo, se progettata coerentemente
fornisce al visitatore una visione d’insieme e com-
pleta dei percorsi da seguire all’interno del museo
(o di un sito archeologico, come nel caso dei siti
riuniti sotto la Sap). È possibile ricorrere anche in
questo caso ai supporti ipermediali, ma anche
allestire un punto, l’info-center, cui rivolgersi.

Comunicazione didattica
Il museo inteso come luogo didattico-educativo,
che mette a disposizione, delle scolaresche ad
esempio, sale didattiche, oggetti da fruire diretta-
mente, con integrazione di lezioni, esercitazioni,
proiezioni e ricostruzioni sia fisiche che virtuali
accompagnati da personale specializzato.

Comunicazione mediatizzata e reti


Le interfacce dei supporti multimediali devono
essere di facile accesso (friendly oriented) e com-
prensibili, ma soprattutto sostenute da una pro-
gettazione accorta dei contenuti, con strutture
di database e ricostruzioni virtuali. Tra i vari tipi
di supporti si possono ricordare le biblioteche
o gli archivi informatici, postazioni con collega-
menti ad internet con link suggeriti ad altri musei
per confronti diretti dei materiali, etc.

38
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Museo di Capodimonte

La riapertura del primo piano del Museo di Capo-


dimonte di Napoli, avvenuta nel 1995, è stata
l’occasione che ha consentito la sistemazione del-
la Quadreria farnesiana, dell’Appartamento stori-
co, dell’Armeria farnesiana e borbonica e delle rac-
colte di oggetti rari. L’intervento architettonico
e di restauro è andato di pari passo con quello più
Progetto e direzione dei lavori
di allestimento museale e della
di dettaglio e di comunicazione e, se si vuole,
mostra I Farnese, arte e collezio- di design, secondo un modo di procedere proprio
nismo. del progetto totale. Infatti, il gruppo di progettisti
progetto ha saputo mettere in atto un processo pluri-disci-
StudioGuida, Napoli plinare in cui le differenti competenze potessero
interagire fra loro senza sovrapposizioni, in ma-
capoprogetto
arch. Ermanno Guida niera organica.

collaboratori
In termini prima concettuali e poi operativi,
arch. Salvatore Cozzolino
arch. Stefania Gentile le varie problematiche – espositive, tecnologiche,
arch. Ornella Formati di sicurezza e comunicativo-informative – sono
arch. Francesco E. Guida
state poste sul medesimo piano, dando priorità
dott.ssa Silvana Musella Guida
dott.ssa Maia Confalone al progetto e alla sua realizzazione, in un continuo
dialogo, non solo dal punto di vista scientifico,
consulente illuminotecnica
ing. Ferdinando Salemme
con la committenza. Il progetto di comunicazione
ambientale, per l’orientamento e la didascalica,
opere edili costituisce così un progetto nel progetto, che inte-
Cos.Ma, Vicenza
gra e completa, con pari dignità, gli interventi
impianti allestitivi e di recupero funzionale.
Sicer, Napoli

allestimenti
In tal senso il sistema della didascalica è esemplifi-
Rebus, Torino cativo. Le didascalie delle opere sono contenute
in tasche di plexiglass agganciate a coni in ghisa o
committente
Soprintendenza per i Beni ad archi di metallo fissati a parete, su cui appoggia
Storici ed Artistici di Napoli l’alloggio delle aste in fibra di carbonio, che assol-

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Per la definizione dei limiti e vono alla funzione di dissuasori e distanziatori.


delle caratteristiche del siste-
ma di segnaletica e dei sup-
In questo modo la stessa struttura ha la doppia
porti per la didascalica si sono funzione di supporto agli elementi comunicativi
elaborati schemi di studio, e di sicurezza. I supporti sono stati progettati fa-
come quello riportato nella
pagina a destra (ridotto del
cendo riferimento, da un lato, a tabelle ergonomi-
50%), che si riferisce alla tabel- che per determinare inclinazione e altezza da terra
la per la leggibilità dei caratte- delle tasche in plexiglass, dall’altro, alle scale di leg-
ri tipografici in differenti con-
dizioni di illuminazione. gibilità dei caratteri tipografici sulla base del corpo
e della quantità di luce presente negli ambienti,
cha hanno consentito di determinare corpi e pesi
in cui comporre le didascalie. In tempi successivi
all’apertura è stata fornita agli uffici del Museo
anche una maschera digitale per la compilazione
e il costante aggiornamento delle didascalie.

Riferimenti Il problema dell’orientamento e della riconoscibi-


lità delle sezioni si è articolato definendo le piante
Ermanno Guida, Il Museo rin-
per l’orientamento, differenziando cromaticamen-
novato di Capodimonte,
in «Orizzonti economici», n. 77, te le sezioni del Museo e disegnando una famiglia
settembre 1995. personalizzata di pittogrammi. Il senso di planime- Ermanno Guida (Napoli, 1939),
architetto, professore ordinario
tria storica delle piante del Museo è stato confer-
Gregorio Rubino, Capodimonte, di Disegno Industriale presso la
da Reggia a Museo, in «Riabi- mato semplificando il tratto relativo alla muratu- Facoltà di Architettura dell’Uni-
ta», 1996. ra, conservando però quelli caratteristici (paraste, versità Federico II di Napoli,
conduce attività di ricerca nel
Nicola Spinosa, Capodimonte,
lesene, pilastri). Il sistema cromatico, invece, campo del disegno industriale
Electa Napoli, Napoli 2000. è subordinato al carattere dei diversi spazi esposi- e sperimentale. Dal 1973 svolge
tivi: ogni sezione è identificata da un colore diffe- attività professionale, speri-
Maddalena D’Alfonso, Nuovi mentale e di studio per: pro-
segnali dal museo: il caso
rente, confermato poi come costante in tutte getti e realizzazioni di oggetti
di Capodimonte a Napoli, le segnalazioni cha la riguardano. Ad esempio, d’uso o di consumo, di sistemi,
in «Ananke», n.25, Marzo 2000. sulle didascalie viene riportata la pianta del museo arredi e servizi per la città;
sistemi abitativi di pronto im-
L’avventura Didot: caratteri
con l’evidenziazione planimetrica delle sale inte- piego per l’emergenza post-
da stampa e nuove tecnologie ressate. In questo modo si è inteso costruire disastri; interventi di restauro
(sintesi dei seminari di forma- visivamente un unico motivo conduttore tra gli e di recupero edilizio; architet-
zione del progetto Cee Didot, ture e allestimenti museali;
1990-‘93), De Macchi Progetti elementi di orientamento e quelli più strettamen- allestimenti temporanei per
Grafici, Torino 1994. te informativi. eventi, mostre storiche e d’arte.

42 43
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Sap

La Soprintendenza Archeologica di Pompei (Sap),


che l’applicazione della legge n.352 del 1997 ha
reso autonoma dal punto di vista scientifico, orga-
nizzativo, amministrativo e, parzialmente, finan-
ziario,1 ha potuto porsi obiettivi nuovi, per quel che
concerne la gestione e la comunicazione, rispetto
a molte delle strutture museali e, ancor
di più, ai siti archeologici, nello scenario dei beni
culturali italiano. Con la consapevolezza, inoltre,
del concorso di fattori complessi che caratterizza-
no i siti stessi e il contesto ambientale.
Infatti, il processo messo in atto per la definizione
dell’identità visiva della Sap e dei cinque siti con-
trollati (Pompei, Ercolano, Oplontis, Boscoreale
e Stabia) si basa su un continuo dialogo tra com-
mittenza e progettisti, coordinati da un gruppo
di consulenti esterni, ma anche sul coinvolgimen-
to attivo degli strutturati. I dipendenti sono stati
infatti resi partecipi sia nella fase istruttoria della
gara, con interviste e sondaggi interni che aveva-
no reso evidente una pericolosa carenza di senso
progetto grafico
Zelig srl
di appartenenza da cui derivava un abbassamen-
to del livello qualitativo dei servizi ai visitatori,
art director che nelle fasi successive, con corsi informativi sui
Alessandro Cocchia
vari aspetti interdisciplinari coinvolti e sulle diffe-
collaboratori renti fasi di applicazione della nuova identità.
Enrico Pennino Sostanzialmente la gara per l’identità visiva,
Alessandra Capobianco
e il suo esito, sono stati solo alcuni dei passaggi
responsabile d’agenzia nel percorso di rinnovamento della Sap, che
Massimo Verde intendeva recuperare e rivalorizzare, tra l’altro,
organizzazione l’enorme patrimonio umano e di competenze
Rossella Torriolo a sua disposizione.

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Il bando della gara d’appalto, che ha scatenato e della riconoscibilità dell’istituzione amministra-
grandi discussioni e polemiche, ma che al tempo tiva (marchio Sap) e di quella dei cinque siti (mar-
stesso ha aperto una nuova strada per la compila- chi di circuito).
zione delle gare pubbliche nell’ambito delle pro-
blematiche di comunicazione visiva, riguardava Al sigillo è poi accostata una scala cromatica
“l’ideazione e la realizzazione di un sistema di estremamente efficace nella sua semplicità
identità visiva e coordinata e del relativo manua- (il rosso e il nero) che caratterizza tutti gli stam-
le”. In particolare venivano richieste proposte per pati, dalle guide alle piantine dei siti fino alle col-
un marchio dell’ente e di un marchio di circuito lane editoriali. Ma uno degli aspetti che si è rile-
che potesse assolvere al compito, non facile, vato più interessante, e insidioso, durante lo svi-
di portare gli altri siti controllati dalla Sap allo luppo del progetto, dopo l’aggiudicazione della
1
stesso livello di Pompei, ma anche per tutte gara, è stata la segnaletica. I supporti dovevano
La legge in oggetto ha intro-
dotto importanti innovazioni le altre applicazioni dalla segnaletica agli stampa- essere visibili e chiari per le migliaia di visitatori
per quel che riguarda la gestio- ti ad uso dei visitatori, fino alle linee editoriali. che quotidianamente visitano i luoghi, ma al
ne e l’amministrazione finan- Quindi, dal punto di vista del progettista, si tratta- tempo stesso poco invasivi per non ‘offenderne’
ziaria della Soprintendenza,
soprattutto istituendo la figu- va di richieste estremamente interessanti e artico- la portata storica.
ra del city manager (o direttore late. La gara è stata poi vinta da Zelig, agenzia
amministrativo) e del consiglio
napoletana, che ha come art il giovane designer I pannelli progettati, lavorando sul concetto della
di amministrazione.
La Soprintendenza ha un suo Alessandro Cocchia. massima sottrazione possibile, sono stati realizza-
bilancio in cui confluiscono gli ti in un materiale nuovo, almeno per i sistemi
incassi, i canoni di concessione
I progettisti di Zelig, nella consapevolezza delle 2
di segnaletica, il corian2, che mantiene intanto una
derivanti dai servizi di acco- Il Corian® è un prodotto a
glienza e ospitalità, fondi mini- difficoltà di risolvere il problema di un marchio base resinosa estremamente configurazione inalterata nel tempo senza subire
steriali ed esterni, con i quali e di un sistema di identità visiva per uno dei siti versatile e facilmente lavorabi- eccessivamente danni o deformazioni dovute
l’ente può provvedere alle spe- le (si può fresare, intagliare,
se di scavo, restauro e valoriz-
più visitati e conosciuti al mondo, hanno rinuncia- carteggiare e persino termo-
alle variazioni di temperatura o altro.
zazione dei beni. Il personale, to a riferimenti che potessero essere legati all’ico- formare), in grado di dare for- Inoltre le informazioni non sono incollate o seri-
invece, resta alle dipendenze nografia dei luoghi da rappresentare. Si sono con- ma a qualsiasi oggetto. grafate, ma letteralmente intarsiate, senza che
del Ministero, determinando È stato utilizzando in partico-
così problemi di gestione delle
centrati così su un elemento che potesse evocare lar modo per realizzare lavelli
questo non garantisca, comunque, una facile
risorse se non situazioni para- e comunicare il ‘sapore’ di Pompei, inteso come e lavabi per le stanze da bagno manutenzione degli elementi: a eventuali atti
dossali come il numero dei somma di suggestioni e memorie visive, scartan- e piani lavoro per la cucina. di vandalismo, con scritte sui supporti, si può
custodi e della loro distribuzio- Nella sua espressione più sem-
ne (vd. Olivia Faggi, L’identità
do tutte le soluzioni che le ricerche iconografiche plice, è una lastra di colore
ovviare semplicemente carteggiando; oppure si
visiva della Soprintendenza potevano suggerire. È nato così il ‘sigillo’, la firma omogeneo in tutto lo spessore, può apportare una modifica delle informazioni
Archeologica di Pompei, aprile della Soprintendenza, che diviene elemento cen- e le cui qualità intrinseche rimuovendo la parte interessata, in virtù della
2003, url: www.fizz.it/argo- ne assicurano la rinnovabilità
menti/strategie/2003/pom- trale dell’identità, estremamente flessibile, che e l’estrema facilità di manu- lavorabilità del supporto, inserendo poi un tassel-
pei–print.htm). ben risolve il doppio problema della visibilità tenzione (cfr. www.corian.it). lo sostitutivo.

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La forma stessa delle paline, strette e allungate,


bifacciali e a sezione ellittica, risponde ai requisiti
posti in fase preliminare, riesce a contenere infor-
mazioni di carattere differente e consente il posi-
zionamento fino a due soli elementi per quadri-
vio. Gli elementi segnaletici sono di due tipi:
il primo indica il nome della strada, i siti da visita-
re (abbinati ai numeri della cartina e al simbolo
dell’audioguida, quando necessario) e i servizi
per il pubblico; il secondo indica il nome del sito
abbinato al numero in cartina e al simbolo
dell’audioguida.

A ben vedere nel complesso il progetto del siste- Alessandro Cocchia (Napoli,
Riferimenti ma di identità visiva è stato risolto da Zelig con 1972) è direttore creativo dello
studio Zelig srl - immagine
Aa.vv., Dodici progetti per una metodologia propria della cultura del design, e comunicazione e sviluppo del
Pompei, in «Notizie Aiap», n.11, ricercando accuratamente, non solo per quanto territorio - dal 1998.
Ottobre 2001. Dopo il diploma conseguito
riguarda gli aspetti comunicativi, ineccepibili ed
presso l’Isd, Istituto Superiore
Dina Riccò (a cura di), Dodici efficaci, ma anche per quelli propriamente tecnici di Design di Napoli, nel 1993,
progetti per Pompei, Soprin- e tecnologici, progettando un sistema complesso partecipa a stage e corsi di
tendenza Archeologica di specializzazione tenuti, tra gli
in cui il ‘calore’ e la capacità evocativa degli ele-
Pompei, Pompei 2000 (catalo- altri, da Aldo Novarese, Alfred
go della mostra tenutasi menti grafici rappresentano valori importanti. Hohenegger, Piero De Macchi,
a Napoli nelle Scuderie di Pa- Pino Grimaldi e Gelsomino
lazzo Reale dal 10 al 28 Novem- D’Ambrosio, Massimo Dolcini.
bre 2000). Con Zelig cura identità visive
e campagne per clienti pubbli-
Arnaldo Amlesu, Il sigillo di ci e privati.
Pompei. La nuova identità visi- Dal novembre 2000 svolge
va del sito archeologico, attività didattica presso
in «G&D – Rivista di Grafica l’Istituto Superiore di Design
e design», febbraio 2003. di Napoli come docente del
corso di progettazione grafica.
Olivia Faggi, L’identità visiva Le sue immagini e le sue grafi-
della Soprintendenza Archeo- che sono riprodotte come
logica di Pompei, aprile 2003, stampe d’arte e ha già fatto
url: www.fizz.it/argomenti/ parte dei designer Swatch
strategie/2003/pompei–print. per la collezione autunno /
htm. inverno 2001.

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Mart

Il nuovo museo inaugurato nel dicembre del 2002,


sembra poter contribuire a posizionare la città
trentina di Rovereto (che ha dato i natali a Depero)
da un lato come la capitale del futurismo italiano
dall’altro come riferimento nel circuito museale
che comprende Trento e la regione tutta. Il proget-
to architettonico di Mario Botta caratterizza forte-
mente la presenza del nuovo edificio, pur senza
imporsi mirando a un nuovo effetto Bilbao.
Il museo è stato fortemente voluto con ferrea,
se non visionaria, determinazione da Gabriel-
la Belli che ha impiegato, ed evidentemente ben
speso, quattordici anni per arrivare all’apertura
(il progetto di Botta è datato infatti 1988, ma fino
al ‘97 i lavori non erano ancora iniziati), dimo-
strando in questi primi mesi di attività di avere
progetto architettonico
Mario Botta organizzazione e forza sufficienti per poter recita-
re un ruolo importante nel panorama italiano
collaboratore
se non centro-europeo. Il Museo intende ospitare
Giulio Andreolli
non solo mostre d’arte ma anche esposizioni
progetto grafico di architettura, incontri di letteratura, spettacoli
Studio Cerri & Associati
con Daniela Rossi
e concerti, per divenire vero e proprio centro delle
arti che impiega, nelle due sedi, un centinaio
progettazione impianti di persone, imponendosi così come un caso unico
Manens Intertecnica srl
tra le strutture pubbliche in Italia.
progettazione strutture
Contec srl L’operazione, in termini comunicativi, che ha por-
impresa edile
tato all’apertura del Museo d’Arte Moderna e
Lamaro Applati spa Contemporanea di Trento e Rovereto (l’acronimo
sintetizza chiaramente parte della dicitura) è sta-
commitenti
Provincia Autonoma di Trento ta costruita passo dopo passo, in maniera strate-
e Comune di Rovereto gicamente semplice ma efficace, creando attesa

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e suscitando curiosità. La campagna pubblicitaria


a livello nazionale giocava, infatti, con il nome
del Museo determinando così una situazione
spiazzante e ironica al tempo stesso, quasi una
dichiarazione artistica:“Missione su Mart”, questo
lo slogan, su un campo nero che lascia intravedere
la copertura illuminata di Botta tanto da farla
somigliare a un disco volante, con il nuovo mar- Pierluigi Cerri (Orta San Giulio,
chio ben evidente. 1939) si è laureato al Politec-
nico di Milano, dove ha inse-
gnato con Umberto Eco semio-
Il ‘disegno’ intorno cui ruota tutto il sistema del- tica dell’architettura. Svariate
l’identità visiva è un evidente omaggio a Depero sono le sue attività ed inclina-
zioni progettuali. Socio fonda-
per la controllata libertà compositiva degli ele- tore della Gregotti Associati srl,
menti tipografici. Un marchio che interpreta l’isti- (con Vittorio Gregotti, Pierluigi
tuzione museale in un modo assolutamente non Nicolin, Hiromichi Matsui
e Bruno Viganò) ne ha fatto
convenzionale, che vuole invogliare il pubblico parte fino al 1998, quando ha
ad avvicinarsi all’arte e al Museo, per poterlo vive- aperto lo Studio Cerri & Asso-
ciati. Redattore delle riviste
re senza timori.
Casabella e Rassegna e respon-
sabile dell’immagine di Palaz-
Le declinazioni e le varie applicazioni, all’interno zo Grassi, ha diretto anche
l’immagine della casa editrice
come all’esterno della struttura museale, rispetta-
Electa e della Biennale di
no questa vocazione di controllata giocosità del Venezia nel 1976.
marchio, il quale ha sempre un ruolo molto forte Ha curato numerosi progetti
Riferimenti di allestimento per mostre
sia che lo si legga interamente sia tagliato all’al- nelle più importanti sedi
Fulvio Irace, Mart, Italia, tezza del vertice centrale della lettera M, accorgi- museali, tra le quali il Centre
in «Abitare», n. 425, Febbraio mento che ne consente comunque sempre la let- Georges Pompidou di Parigi,
2003. il Lingotto di Torino, Palazzo
tura e la riconoscibilità. Grassi a Venezia, la Triennale
Dario Moretti, Pierluigi Cerri. di Milano. Alterna la progetta-
Dal cucchiaio alla città, Un progetto che ha in se una doppia anima, eclet- zione di navi a quella architet-
in «Ottagono», n. 152, Luglio / tonica per edifici e interni,
Agosto 2002.
tica ma improntata al metodo dei modelli europei il design di prodotti alla elabo-
e che chiarisce ancora una volta lo stile di Pierluigi razione di identità visive
Maurizio Sciaccaluga, Trento è Cerri, architetto, designer e art director. e sistemi segnaletici.
nata una stella, in «Arte – men- Nel 1995 ha ricevuto il Com-
sile di arte, cultura, informazio- passo d’Oro per l’immagine
ne», n. 352, Dicembre 2002. grafica Unifor.

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Techtour

Il progetto vincitore del concorso Nuovi Segni


2001/2002, organizzato dal quotidiano «Il Sole 24
Ore», si segnala, oltre che per la indiscutibile ca-
pacità del progettista di proporre una soluzione
di metodo prima ancora che formale, per aver
posto all’attenzione di chi si occupa di comunica-
zione visiva un ribaltamento delle coordinate
disciplinari. Il concorso era infatti dedicato a pro-
getti di identità visiva che potessero valorizzare
percorsi ambientali o tematici, siti archeologici
o luoghi di interesse monumentale poco noti
del territorio italiano.

Simone Ciotola, autore del Techtour, propone un


sistema comunicativo che rifiuta l’uso dei con-
venzionali supporti cartacei o di invasivi totem
segnaletici, per immaginare una rete di punti
di contatto ad alto contenuto tecnologico: un sito
web da cui le informazioni possono essere scari-
cate navigando in internet, oppure attraverso
portatili non digitali (tacs) o, ancora, utilizzando
telefoni gprs/wap e umts. Oramai supporti
comunicativi alla portata di molti.

Unici segni ‘materiali’ che consentono di seguire


il Techtour sono i dischi rossi (uno a parete, uno
a terra) che individuano sul territorio, in modo
evidente ma con discrezione, le emergenze archi-
tettoniche da scoprire: in questo caso si tratta del-
le architetture moderne di Milano. Elementi che
contengono le informazioni essenziali su un
determinato edificio e progettista, oltre ai riferi-

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menti per accedere a ulteriori informazioni (nu-


mero verde, url...).

Il progetto, come si diceva, non è vincolato al con-


testo, ma può essere sviluppato in qualsivoglia
ambito: è una dichiarazione di metodo che antici-
pa un futuro possibile della comunicazione per i
beni culturali, a prescindere dalla loro notorietà.

Riferimenti

Mara Campana, Nuovi segni,


in LineaGrafica, n. 340, 4.2002,
Luglio/Agosto 2002.

Anna Detheridge (a cura di),


Nuovi segni 2001/2002.
Valorizzazione di percorsi stori-
ci, culturali, ambientali, Milano
2002 (catalogo della mostra
del concorso tenutasi presso
l’Urban Center del Comune
di Milano).

Pierluigi Cerri, Progettisti sug-


gestionati dall’arte, in «Il Sole
24 Ore - Domenica» del 7 aprile
2002.
Simone Ciotola (Roma, 1966)
Maurizio Vitta, Comunicare è attivo come progettista per
il Bel Paese, in «Il Sole 24 la Comunicazione Visiva dal ‘95
Ore -Domenica» del 7 aprile come freelance prima a Napoli
2002. poi a Milano. Ha compiuto stu-
di e apprendistato prima pres-
Alberto Bassi, Strategie per far so lo studio/bottega del mae-
emergere le “tracce”, in «Il Sole stro A G Fronzoni, poi presso la
24 Ore» del 10 aprile 2002. Fachhochschule für Gestaltung
di Schwäbisch Gmünd.
Cfr. anche www.europaconcor- Ha insegnato progettazione
si.com, nell’archivio dei risulta- grafica presso l’Isd, Istituto
ti dei concorsi, e www.ordi- Superiore di Design di Napoli,
nearchitetti.mi.it/concorsi/esi- e oggi è docente a contratto
ti/nuovisegni2002.htm. presso il Politecnico di Milano.

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Postfazione
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In questo scritto Francesco E. Guida presenta,


in forma sintetica, i primi risultati della ricerca su
un tema che definisce ‘comunicazione coordinata
per i beni culturali’ documentando il tema con
quattro progetti di autori italiani. In forma sinteti-
ca, si è detto, e si spera che l’autore intenda proce-
dere verso un successivo, più ampio sviluppo
di questa problematica, che è di grande interesse
e insieme di grande attualità. Proviamo a definire
i termini della questione.

Gli aspetti da tenere in considerazione sono,


ovviamente, i due indicati nella definizione stessa:
il primo chiama in causa i nuovi sviluppi di quella
metodologia progettuale nota come corporate
identity; il secondo, oggi al centro del dibattito
anche politico, fa riferimento ai problemi della
valorizzazione, della fruizione, in definitiva
di un nuovo modo di concepire e promuovere
i beni culturali.

Il primo aspetto che Guida affronta riguarda la


‘comunicazione coordinata’: lo sviluppa, anche
attraverso rapidi cenni di ricostruzione storica,
facendo riferimento al concetto di corporate iden-
tity. Si tratta di un tema che attraversa tutto il
Novecento. Se ne trovano le premesse nelle opera-
zioni condotte dal 1907 per l’Aeg da Peter Behrens,
che interviene sull’immagine della grande azien-
da elettrica tedesca, riformulandola integralmen-
te. Egli progetta la fabbrica di turbine dell’Aeg in
Berlino, trasformando una serie di capannoni con
all’ingresso un modesto portale neogotico in un
massiccio edificio-tempio dell’azienda, rappresen-

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tazione della sua potenza e della sua modernità. il progetto di comunicazione viene sviluppato
Disegna il logo, i caratteri, i cataloghi, la pubbli- passando dalle due alle tre dimensioni, integran-
cità; in particolare, se il logo sottolinea con la sua dolo nel contesto architettonico e ambientale,
geometricità il carattere di modernità che l’azien- ricorrendo anche a soluzioni tecnologiche innova-
da vuol dare di sé, alcune immagini delle coperti- tive o anticipatrici di scenari futuri”: così scrive
ne dei cataloghi sono segnate da un’opzione sim- Guida a proposito del “coordinamento delle diffe-
bolica che tende a rappresentare l’azienda come renti operazioni progettuali, che coinvolgono
portatrice, più che di prodotti, di una straordina- spesso aspetti di discipline differenti”, presente
ria novità, un ‘dono’ immateriale: la luce. nei quattro progetti italiani che egli ci documenta.
Progetta ancora padiglioni per le esposizioni; case
per gli operai; fino all’uso di due colori base per Va aggiunto che l’elaborazione in merito alla cor-
i prodotti, l’ottone e il verde marcio, perché si porate identity, conosce ovviamente altre tappe
affermi una loro immediata riconoscibilità tra lungo tutto il secolo XX, tra cui quell’esperienza
il pubblico. Progetta infine una serie di prodotti, olivettiana caratterizzata dalla ricerca dell’“unità
tra cui le famose teiere elettriche, per le quali nella diversità”, secondo la definizione di Tomás
introduce in modo innovativo la componibilità Maldonado; questi definisce invece una “ricerca
di un numero limitato di parti intercambiabili, dell’unità nell’unità” l’esperienza della Braun,
definendo così una sorta di ‘personalizzazione a cui partecipano progettisti ulmiani come
controllata’. Hans Gugelot e Otl Aicher, tra anni ‘50 e ‘60 del
secolo scorso. Ma così siamo già arrivati a quella
Agli inizi della seconda fase della rivoluzione scuola di Ulm e a quei progettisti che realizzano
industriale, nel nuovo scenario della competizione (attraverso la ricerca di una metodologia sistema-
internazionale sul terreno dell’innovazione tecno- tica che produrrà lo sviluppo di una serie di veri
logica (l’elettricità con tutti i suoi derivati ne è e propri manuali) alla progettazione dell’identità
componente trainante), nel grande scontro tra e della comunicazione dei grandi fenomeni che
l’industria tedesca e quelle americane (la Edison caratterizzano la nuova fase, quella del cosiddetto
e la General Electric), Behrens intuisce la necessità consumismo: l’emergere della nuova centralità
di una rappresentazione e di una comunicazione del tempo libero, dei viaggi e dello sport.
chiaramente e simbolicamente riconoscibili
dell’identità dell’azienda. In questo senso Si pensi ad Aicher e all’immagine coordinata
egli anticipa genialmente (a parte la relativa della Lufthansa (O. Aicher, T. Gonda e altri, 1962),
assenza di una impostazione metodologicamente dei giochi olimpici di Monaco (1966) e, in seguito,
strutturata) un’idea di corporate identity. Siamo dei giochi olimpici di Città del Messico (1972).
dunque molto vicini a quella “trasversalità con cui Si pensi d’altro canto all’immagine coordinata del-

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la Klm (Henrion Design Associates, c. 1964). È pro- ma con tempi di applicazione diversi sul territorio
prio F. H. K. Henrion che, poco dopo, scrive Design nazionale) ha rotto i precedenti equilibri e ha
Coordination and Corporate Image (1967), svilup- posto il problema della gestione autonoma,
pando quel concetto di coordinamento delle ope- non solo culturale ma anche economica, dei beni
razioni progettuali opportunamente ripreso stessi. L’attivazione dei servizi aggiuntivi previsti
da Guida. dalla legge ha sviluppato un dibattito in merito
all’ingresso dei privati, visto ora come una trasfor-
Bisogna arrivare però agli anni ‘80 per vedere mazione dei musei verso una dimensione azien-
come, sviluppandosi la mondializzazione, esplo- dale, ora come il definirsi di una contraddizione
dendo la società dell’informazione e della comu- tra missione culturale del museo e dimensione
nicazione, l’idea di corporate identity, per come economica dei servizi appaltati. Nello stesso tem-
si è inverata nella manualistica di derivazione po è cresciuta la consapevolezza di come beni cul-
ulmiana, riveli i propri limiti. Ma di questo ci occu- turali e beni paesistici possano costituire elemen-
peremo più avanti. to fondamentale per lo sviluppo economico di un
territorio (non a caso da poco più di un decennio
Il secondo aspetto della definizione proposta si è sviluppata una serie di studi sul marketing
da Guida è ovviamente quello di beni culturali. territoriale).
Come si è detto, è un tema oggi al centro dell’at-
tenzione non solo di intellettuali, tecnici, addetti Guida dedica attenzione soprattutto ai musei ed
ai lavori, ma anche del dibattito e dello scontro al nuovo ruolo che essi possono svolgere, sia in
politico. Sorvoliamo sulla discussione in merito senso culturale e sociale, sia in termini economici,
ad una definizione precisa ed esaustiva del con- tra l’altro per l’incentivazione dei flussi turistici.
cetto di beni culturali. Tralasciamo anche l’ampia L’autore però allarga il discorso ad ogni bene cul-
discussione sulla inalienabilità dei beni culturali, turale. Ciò è senz’altro da condividere perché,
intaccata o peggio da recenti e meno recenti se è importante la comunicazione coordinata per
disposizioni di legge; e quella sull’affidamento i musei, allargare il discorso ha particolare signifi-
della gestione dei beni culturali allo Stato o alle cato in Italia dove, come è stato spesso sottolinea-
Regioni. Tralasciamo, non certo per la seconda- to, moltissime situazioni territoriali possono esse-
rietà di questi temi, ma per ovvie ragioni di spa- re definite in riferimento all’esistenza di istituzio-
zio; e, in ultima analisi, per restare su un terreno ni museali, di beni architettonici e archeologici,
disciplinare, quello del progetto, che ci è proprio. di alta qualità paesistica: anche, e non va dimenti-
cato, di giacimenti enogastronomici. Il numero
I beni culturali sono diventati oggetto di nuova e la ricchezza di situazioni territoriali del genere,
attenzione da quando la legge Ronchey (1993, ha sottolineato Salvatore Settis, costituiscono

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un unicum tutto italiano. Ognuna di queste situa- che esso integri l’ambiente naturale, culturale
zioni, promossa da un’attenta ‘comunicazione e umano; che rispetti il fragile equilibrio che
coordinata’ che tenga conto delle sue diverse com- caratterizza molte località turistiche… Il turismo
ponenti di interesse, può fornire la base dello svi- deve valutare i propri effetti sul patrimonio cultu-
luppo turistico e in generale dello sviluppo econo- rale e sugli elementi, le attività e le dinamiche
mico non solo di un singolo polo d’interesse ma tradizionali di ogni comunità locale”.1
di un intero indotto. “Oggi anche in Italia”, scrive
Guida, “si inizia a considerare consapevolmente la Valorizzare il complesso dei beni culturali e paesi-
comunicazione visiva per i musei, le aree archeo- stici nel nostro paese costituisce un importante
logiche, i patrimoni architettonici e paesaggistici, obiettivo: meglio sarebbe parlare di ‘obiettivi’,
come un aspetto importante per valorizzare perché sono più d’uno e solo la loro interrelazione,
i tesori custoditi, ma anche per consentire a un il loro ‘coordinamento’, può garantire uno svilup-
ampio pubblico di fruirli. Gli esempi qui raccolti po positivo. Sia per lo sviluppo economico che ne
sono, purtroppo, solo degli episodi, ma li si vuole può derivare; sia per l’importanza di un’attenta
leggere come una crescita culturale in atto. socializzazione della cultura; sia, infine, per la con-
Non unicamente dei progettisti ma anche, se non sapevolezza, da indurre nelle stesse popolazioni
soprattutto, delle istituzioni”. Speranza che può del territorio in questione, del valore del quale
certo, in quanto speranza, essere condivisa. partecipano: valore economico, certo, ma insieme
centrale nella definizione dell’identità locale.
Qui però si pone un problema, alle istituzioni ma È questo un problema non sempre presente anzi
anche ai progettisti: come indurre uno sviluppo spesso negato nei fatti proprio da quelle popola-
turistico sostenibile e quindi prima di tutto non zioni (e poco considerato nella stessa carta di
distruttivo di quegli stessi beni che si intende Lanzarote). È evidente come questo tema si colle-
valorizzare. Può essere utile, a questo proposito, ghi immediatamente a quello della ‘comunicazio-
riflettere su come questo problema venga posto, ne coordinata’: esso, infatti, implica una strategia
pur con qualche astrattezza, nella “Carta di comunicativa “trasversale e coordinata”, capace
Lanzarote” (1995) per un turismo sostenibile. 1
Materiali e informazioni
di tenere ben presente quest’aspetto (passi in
Questa sostiene che “i 14 punti della Carta sanci- sulla “Conferenza mondiale questa direzione furono mossi parecchi anni or
scono la indiscutibile necessità di promuovere un per un turismo sostenibile” sono da Napoli ‘99 con iniziative come “Monu-
del 1995 e sulla Carta di Lanza-
turismo che sia occasione di sviluppo equo per le rote sono reperibili in internet.
menti: porte aperte” e “La scuola adotta un monu-
località e le popolazioni residenti, di qualità per i Tra le varie url si segnalano: mento”).
visitatori e di salvaguardia delle risorse culturali e http://www.insula.org/ touri-
sm/pagina_n.htm oppure
naturali”. Tra l’altro, ai punti 2 e 3, ribadisce che “la http://aiab.unisource.it/2_1_1_ Occorre a questo punto riprendere il discorso
sostenibilità del turismo richiede per definizione lanzarote.html. sulla corporate identity. Si è accennato ai limiti

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della tendenza manualistica di derivazione ulmia- grammare “azioni, movimenti, campagne”. A que-
na: limiti di staticità nel “presupposto razionalisti- sto fine appare evidente la necessità che “la mo-
co (ma forse non troppo razionale), che sia possi- dulazione delle operazioni sia in mano a un’istan-
bile prevedere in anticipo tutte le situazioni di za di tipo progettuale” che operi con capacità
impiego”, come dice Giovanni Anceschi2. Tali limiti di regia. Si tratta di un concetto non dissimile da
sono apparsi sempre più evidenti negli anni ‘80, quello proposto da Guida quando definisce i quat-
con l’affermarsi del processo di mediatizzazione tro progetti che presenta come “progetti in cui il
e di fronte all’attività delle agenzie americane progettista (o il gruppo di progettisti), agisce più
di pubblicità che, da tempo, avevano elaborato come ‘regista multimodale’, superando gli steccati
un modo di comunicare tale da includere la disciplinari, che come semplice interprete del pro-
dimensione temporale. Provenendo da una tradi- prio ambito professionale”.
zione diversa da quella dei designer-architetti-
artisti europei, le agenzie pubblicitarie americane In definitiva, il visual design, anche nella sua decli-
hanno pensato anche in termini di progettazione nazione operativa di visual identity, accompagna
di campagne e di eventi. Anche in questa espe- lo sviluppo del design dei prodotti in tutto il seco-
rienza è presente un deciso limite: un atteggia- lo ventesimo; viaggia parallelamente alla sua evo-
mento tutto teso ad aderire in modo immediato luzione, e tende a intrecciarsi con esso. Come sem-
ai mutamenti. Le aziende, ma anche le istituzioni pre avviene nella storia, l’emergere di nuovi feno-
pubbliche, hanno invece bisogno di gestire le tra- meni spinge a rileggere i percorsi che li hanno
sformazioni a partire da un’identità chiara, determinati, fornendo nuove interpretazioni dei
da una configurazione centrale. percorsi storici stessi. Ciò oggi impegna gli storici
a rianalizzare gli sviluppi del design nel secolo
Ciò che serve oggi è quindi superare la contrappo- ventesimo, dedicando precisa attenzione all’evolu-
sizione tra visual design e strategie pubblicitarie, zione convergente, più che parallela, del product
attraverso una strategia complessiva che abbia design e del visual design: evoluzione che postula
la capacità di adeguarsi alle trasformazioni man- forse, in questa terza fase della rivoluzione indu-
tenendo dei punti di riferimento costanti. Ma non striale, una ridefinizione del concetto di design
basta:“la progettazione delle comunicazioni visi- che comprenda entrambi gli aspetti.
ve oggi consiste nelle pratiche registiche della pro-
duzione di visibilità, nel senso ampio di sensibilità Nello stesso tempo, nel quadro progettuale che va
2
Per questa citazione e per multisensoriale”: serve quindi una “impresa di dagli edifici all’allestimento, dai servizi aggiuntivi
le successive, cfr.: Impresa comunicazione visiva” che, progettando la visual al merchandising, dall’informazione alla comuni-
inVisibile, conversazione con
Giovanni Anceschi e Vanni Pas- identity, sappia tener presenti obiettivi economici, cazione, fino alla programmazione nel tempo
ca, Bridge, Milano 1993. culturali, sociali, ma sia capace insieme di pro- di immagini ed eventi, si definisce l’importanza

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di quella metodologia progettuale che l’autore


definisce “comunicazione integrata per i beni cul-
turali”. Importanza economica per lo sviluppo
di un territorio e insieme di crescita culturale
e di rafforzamento di un’identità territoriale par-
tecipata.

Il discorso di Guida certo non si conclude qui,


ma può essere molto utile già ora per l’apertura
di un dibattito ampio sul tema del design per
i beni culturali, nell’area disciplinare che ci è pro-
pria, quella del progetto, appunto.

Vanni Pasca

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Finito di stampare nel mese


di agosto 2003 presso
IGS - Industria Grafica Sannita
Morcone (BN)

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