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a cura di
Claudia Giuffrida - Margherita Cassia
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Agosto 2016
©
Edizioni del Prisma s.r.l.
Catania-Roma
http://www.edprisma.com
infolab@edprisma.com
ISBN 978-88-86808-51-4
2
Riguardo all’assetto della Sicilia dopo la riconquista giustinianea, oltre
agli studi ormai classici di B. Pace, Arte e civiltà della Sicilia antica, IV: Barbari
e Bizantini, Roma-Napoli-Città di Castello 1949 e S. Borsari, L’amministrazio-
ne del tema di Sicilia, RSI 56, 1954, 133-158, sono fondamentali quelli V. Lau-
rent, Une source peu étudiée de l’histoire de la Sicile au haut moyen âge: la si-
gillographie byzantine, in Byzantino-Sicula. Istituto Siciliano di Studi Bizantini
e Neoellenici. Quaderni 2, Palermo 1966, 22-50; A. Guillou, La Sicilia bizan-
tina. Un bilancio delle ricerche attuali, ASSir, n.s. 4, 1975-1976, 45-89 (= Id.,
La Sicile byzantine. État de recherche, ByzF 5, 1977, 95-145); L. Cracco Rug-
gini, La Sicilia tra Roma e Bisanzio, in Storia della Sicilia, III, Napoli 1980, 3-
96; M. Mazza, La Sicilia fra tardo-antico e altomedioevo, in C.D. Fonseca (a cu-
ra di), La Sicilia rupestre nel contesto delle civiltà mediterranee, Galatina 1986,
43-84; F. Burgarella, Bisanzio in Sicilia e nell’Italia meridionale: i riflessi poli-
tici, in Storia d’Italia, III: Il Mezzogiorno dai Bizantini a Federico II, Torino,
1983, 129-216; S. Cosentino, Storia dell’Italia bizantina (VI-XI secolo) da Giu-
stiniano ai Normanni, Bologna 2008. Altri pur importanti studi saranno citati
nel corso del lavoro.
3
Che Giustiniano e il suo entourage fossero consapevoli del fatto che il
ripristino delle passate tradizioni dovesse inserirsi in un contesto socio-politi-
co ormai diverso da quello antico risulta anche dalla circostanza che, sebbene
la Penisola fosse sottoposta come prima al praefectus praetorio per Italiam, nel-
la Pragmatica il territorio era definito provincia Italiae (vd. in proposito Cosen-
tino, Storia dell’Italia bizantina, cit., 20).
4
Così fa pensare l’espressione usata in Procop. Goth. 1, 5, 17 a conclu-
sione del racconto della conquista dell’Isola da parte di Belisario: βασιλεύς τε
ἐκ τοῦδε Σικελίαν ὅλην ἐς φόρου ἀπαγωγὴν κατήκοον εἶχε (Procopii Caesarensis
opera omnia, edd. J. Haury-G. Wirth, I-IV, Leipzig 1962-1964, II, 27, 16-19).
5
Come è noto, il testo della Nov. 75 de appellationibus Siciliae si legge tal
quale nella Nov. 104 de praetore Siciliae.
La Sicilia tra Roma e Costantinopoli (secoli VI-VII) 163
Italia nel VII secolo, PP 6, 1951, 133-138: 133s.; Id., Il monachesimo bizantino
nella Sicilia e nell’Italia meridionale prenormanne, Napoli 1963, 7-22, dove si
ridimensiona la portata delle ondate migratorie e si riconosce la prevalenza
dell’aspetto culturale rispetto a quello etnico; V. von Falkenhausen, Magna
Grecia bizantina e tradizione classica. Vicende storiche e situazione politico-so-
ciale, in Magna Grecia bizantina e tradizione classica, CSMG 17, Napoli 1978,
61-90: 83s.; Ead., Chiesa greca e chiesa latina in Sicilia prima della conquista
araba, ASSir n.s. 5, 1978-1979, 137-154: 144-148; A. Messina, I Siciliani di rito
greco e il patriarcato di Antiochia, RSCI 32, 1978, 415-421; Cosentino, Storia
dell’Italia bizantina, cit., 71-76, con bibliografia 426-428.
19
Quanto alla lingua, se dall’Africa potevano giungere sia latinofoni sia
grecofoni, coloro che venivano dall’Oriente parlavano quasi di certo il greco
oltre alla lingua madre. Riguardo alle differenze tra le Chiese orientali, va ri-
cordato che esse conservavano la propria autonomia, mentre quelle occiden-
tali avevano già intrapreso un percorso di uniformazione sotto la guida del
pontefice romano.
20
Cracco Ruggini, La Sicilia tra Roma e Bisanzio, cit., 22; Mazza, La Sici-
lia, cit., 82s.; R. Rizzo, Papa Gregorio Magno e la nobiltà in Sicilia, Biblioteca
dell’Officina di Studi medievali 8, Palermo 2008, 131ss.
168 Renata Gentile Messina
31
Emblematica delle preoccupazioni di Gregorio circa il comportamento
dei vescovi, in rapporto ai problemi sociali ed economici della Sicilia in quegli
anni, è l’ep. Append. 1 (1092-1094 Norberg) al suddiacono Pietro, per cui vd.
F.P. Rizzo, Tensioni sociali ed economiche nella Sicilia di Gregorio Magno. Un
caso esemplificativo, in M. Mazza (a cura di), Hestiasis. Studi di tarda antichità
offerti a Salvatore Calderone, II, Messina 1986, 137-174.
32
Oltre che sull’elezione dei vescovi il pontefice interveniva anche nella
scelta di abati, come nel caso di Cesario, designato per dirigere il monastero
di S. Pietro ad Baias (Greg. M. ep. 7, 36 [499s. Norberg]).
33
L’inclinazione manifestata dal pontefice ad uniformare gli usi liturgici
in Occidente era già presente in Leone Magno e, successivamente, in Gelasio
I, i quali avevano ammonito i vescovi siciliani di non impartire il battesimo nel
giorno dell’Epifania come era in uso nelle Chiese orientali (cfr. Borsari, Il mo-
nachesimo bizantino, cit., 18 e ntt. 35 e 36).
34
Cfr. V. von Falkenhausen, Il monachesimo greco in Sicilia, in C.D. Fon-
seca (a cura di), La Sicilia rupestre nel contesto delle civiltà mediterranee. Atti
del Sesto Convegno Internazionale di Studio, Catania-Pantalica-Ispica 7-12
settembre 1981, Galatina 1986, 135-174: 140-142. In particolare, la pratica di
affidare diocesi e monasteri a propri fedelissimi era stata adottata da Gregorio
anche altrove, come ad es. nei casi di Agostino e Mariniano, trasferiti l’uno in
Inghilterra e l’altro a Ravenna (ibid., 141). Peraltro, Gregorio aveva mostrato
di apprezzare il monachesimo bizantino durante il suo soggiorno a Costanti-
nopoli e si era ispirato alle regole di S. Basilio tradotte da Rufino di Aquileia
(cfr. A.J. Ekonomou, Byzantine Rome and the Greek Popes: Eastern Influences
on Rome and the Papacy from Gregory the Great to Zacharias, A. D. 590-752,
Lanham 2007, 8; 10).
35
S. Gasparri, Gregorio Magno e l’Italia meridionale, in Gregorio Magno
e il suo tempo. XIX Incontro di studiosi dell’antichità cristiana in collabora-
zione con l’École Française de Rome, Roma 9-10 maggio 1990, I, Roma 1991,
77-101.
La Sicilia tra Roma e Costantinopoli (secoli VI-VII) 171
1997, Soveria Mannelli 1999, 53-72; Boesch Gajano, Gregorio Magno, cit.,
102-109.
40
Greg. M. ep. 9, 26 (586s. Norberg).
41
Infatti Gregorio, anche se al vescovo siracusano spettava di sorvegliare
tutte le diocesi dell’Isola, chiede al suo corrispondente di contestare quelle fal-
se opinioni solo presso la Chiesa di Catania, oltre che presso quella di Siracusa
(Greg. M. ep. 9, 26 [587, 39-43 Norberg]).
42
Fra i diversi interventi, vd. Borsari, Il monachesimo bizantino, cit., 20s.;
von Falkenhausen, Chiesa greca e chiesa latina, cit., 151; F.P. Rizzo, Una pole-
mica fra siciliani e Gregorio Magno su questioni liturgiche, in V. Messana-S.
Pricoco (a cura di), Il Cristianesimo in Sicilia dalle origini a Gregorio Magno.
Atti del Convegno di studi, Caltanissetta 28-29 ottobre 1985, Caltanissetta
1987, 169-190; G. Otranto, Note sull’Italia meridionale paleocristiana nei rap-
porti col mondo bizantino, «Augustinianum» 35, 1995, 859-884: 875s.; Id., Cri-
stianizzazione del territorio e rapporti con il mondo bizantino, in L’Italia meri-
dionale in età tardo antica, CSMG 38, Taranto 1999, 69-113: 101; Cracco Rug-
gini, Gregorio Magno, cit., 15-21.
La Sicilia tra Roma e Costantinopoli (secoli VI-VII) 173
43
L’epistola è del 598. Nel 595 il patriarca Giovanni, scrivendo a Grego-
rio Magno, era tornato a fregiarsi del titolo di ‘ecumenico’, suscitando una
veemente protesta da parte del papa (Greg. M. epp. 5, 44 e 45 [329-338 Nor-
berg]).
44
Cfr. supra, nt. 39.
45
Borsari, Il monachesimo bizantino, cit., 20.
46
Cfr. Rizzo, Una polemica, cit., 172.
174 Renata Gentile Messina
Veniens quidem de Sicilia, dixit mihi quod aliqui amici eius, uel
Graeci uel Latini nescio, quasi sub zelo sanctae Romanae ecclesiae,
de meis dispositionibus murmurarent dicentes: quomodo ecclesiam
Constantinopolitanam disponit comprimere, qui eius consuetudines
per omnia sequitur?
Nel caso che i critici fossero stati Greci, l’espressione quasi
sub zelo sanctae Romanae ecclesiae, sarebbe suonata ironica,
mentre se fosse stata riferita a dei Latini avrebbe lasciato inten-
dere una certa irritazione, causata da critiche ingiuste. Inoltre,
al fine di ipotizzare da quale ambiente provenissero le obiezioni,
giova considerare proprio la prima proposizione, in base alla
quale i contestatori sarebbero stati amici di una persona che
aveva incontrato il pontefice e gli aveva parlato personalmente.
Dunque costui era verosimilmente un uomo di chiesa o un ari-
stocratico e tali dovevano essere pure i suoi amici. È anche signi-
ficativo che Gregorio non fosse in grado di sapere se essi fossero
Greci o Latini, e lo è ancor più il fatto che egli non si sia preoc-
cupato di chiederlo. Ciò induce a pensare che sapesse che l’am-
biente era misto e che la cosa in se stessa non lo interessasse47.
Invece, per quel che riguarda la chiusa della lettera, ad
un’interrogativa retorica dal tono alquanto risentito, cui tiene
dietro un’affermazione decisa circa il riconoscimento della su-
periorità della sede romana anche da parte bizantina, segue una
dichiarazione di apertura finalizzata al perseguimento del bene:
Nam de Constantinopolitana ecclesia quod dicunt, quis eam du-
bitet sedi apostolicae esse subiectam? Quod et piissimus domnus im-
perator et frater noster eiusdem ciuitatis episcopus assidue profiten-
tur. Tamen si quid boni uel ipsa uel altera ecclesia habet, ego et mi-
nores meos, quos ab illicitis prohibeo, in bono imitari paratus sum.
Stultus est enim qui in eo se primum existimat, ut bona quae uiderit
discere contemnat.
Appare evidente la volontà del papa di perseguire il proprio
programma di riorganizzazione, ma anche di non perdere il
consenso di coloro che appartenevano alle Chiese a lui sottopo-
ste, Latini o Greci che fossero. In ogni caso, si nota l’insistenza
nei confronti del vescovo affinché conducesse un’efficace opera
di convincimento:
47
Vd. in proposito von Falkenhausen, Chiesa greca e chiesa latina, cit.,
151; Ead., Il monachesimo greco, cit., 139-140.
La Sicilia tra Roma e Costantinopoli (secoli VI-VII) 175
55
LPR 131.
56
L. Ruggini, Economia e società nell’Italia annonaria. Rapporti fra agri-
coltura e commercio dal IV al VI secolo d.C., Milano 1961, 465.
57
Cfr. Guillou, La Sicilia bizantina, cit., 70. Del resto, per tutto il VI sec.
e fino all’inizio del VII la flotta bizantina d’alto mare era in grado di garantire
il flusso navale tra Oriente e Occidente; solo verso la metà del VII sec. diven-
ne difficile, ma non impossibile, un controllo completo sui pirati arabi che in-
festavano il Mediterraneo, soprattutto nella sua parte orientale (H. Ahrweiler,
Byzance et la mer. La marine de guerre, la politique et les institutions maritimes
de Byzance aux VII e-XV e siècles, Paris 1966, 11-19). In particolare questo traf-
fico era dovuto al ruolo fondamentale che la Sicilia, come s’è detto, svolse co-
me principale granaio dell’impero nel corso del VII sec. Peraltro, anche per
l’VIII e il IX sec. i dati desumibili dalla ricerca archeologica nella Sicilia orien-
tale sembrano indicare una continuità degli scambi con l’Oriente, nonostante
l’inizio di una complessiva flessione dei commerci verso la fine del VII sec. (L.
Arcifa, Nuove ipotesi a partire dalla rilettura dei dati archeologici: la Sicilia
orientale, in Nef-Prigent [éds.], La Sicile, cit., 15-49: 27s.).
58
G. Guzzetta, Monete dagli scavi del 2015 a nord della Rotonda a Cata-
nia, in F. Nicoletti (a cura di), Catania antica: nuove prospettive di ricerca, Pa-
lermo 2015, 573-589: 575-579.
59
P. Marchese, Ceramica a ‘vetrina pesante’ rinvenuta alla periferia di Ca-
tania nell’insediamento bizantino di Nesima superiore, in Ch. Bakirtizis (éd.),
Actes du VII e Congrès international sur la céramique médiévale en Méditerra-
née, Thessaloniki 11-16 octobre 1999, Athènes 2003, 509-512.
La Sicilia tra Roma e Costantinopoli (secoli VI-VII) 177
65
Secondo Acconcia Longo, La Vita di S. Leone, cit., 54s., la composizio-
ne della Vita di Leone non può essere collocata più tardi degli inizi del IX se-
colo. I testi agiografici che si ispirano alla leggenda di S. Apollinare, riguar-
danti i santi vescovi Marciano, Pancrazio e Berillo, sono variamente datati da-
gli studiosi e collocati generalmente in un arco di tempo che va dalla fine del
VII all’inizio del IX sec. (ai due estremi: A. Amore, San Marciano di Siracusa.
Studio archeologico agiografico, Città del Vaticano 1958, 27, che pone l’Enco-
mio di Marciano tra VII ex. e VIII in.; A. Acconcia Longo, La data della Vita
di S. Pancrazio di Taormina [BHG 1410], BBGG n.s. 4, 2001, 37-42, che col-
loca «non oltre, comunque, l’815» il testo agiografico in questione, nel quale
sono pure narrate le vicende di Berillo con l’attestazione della sua investitura
da parte dell’apostolo Pietro). Per quanto riguarda l’Encomio di S. Marciano,
invece, viene proposta una datazione all’XI sec. in A. Messina, L’Encomio di
S. Marciano (BHG 1030 e la basilica di S. Giovanni Evangelista a Siracusa),
«Byzantion» 65, 1995, 17-23; cfr. Id., La sede arcivescovile di Catania e il codi-
ce Vat. Gr. 866, BBGG 3s. 10, 2013, 145-155: 150.
66
Sulla questione monotelita vd. principalmente M. Jugie, Monothélisme,
in DThC, X, Paris 1929, 2307-2323, praesertim 2316-2322; J.M. Hussey, The
Orthodox Church in the Byzantine Empire, Oxford 1986, 15-24. Per i risvolti
politici della controversia in Italia e per gli eventi correlati vd. in particolare
A.N. Stratos, Byzantium in the Seventh Century, I-VI, 1968-1975, III, 75-130;
209-217; 249-260; IV, 10-14; 55-62.
67
Cfr. LP 75, 3; 6; 76, 1-3; Mansi X, 878s.
La Sicilia tra Roma e Costantinopoli (secoli VI-VII) 179
68
Cfr. supra. Per l’immigrazione a Roma in vd. Borsari, La migrazione,
cit., praesertim 136-138; Ekonomou, Byzantine Rome, cit., 13s.; Cracco Rug-
gini, Gregorio Magno, cit., 21s.
69
Jugie, Monothélisme, cit., 2307; 2316s.; Hussey, The Orthodox Church,
cit., 13-15.
70
LP 75, 1. Il padre di Teodoro si era formato verosimilmente sotto l’in-
fluenza di Sofronio, il patriarca di Gerusalemme che si era fermamente oppo-
sto al monoenergismo (Ekonomou, Byzantine Rome, cit., 96 e nt. 161). Sull’at-
tività di Teodoro I contro il monotelismo vd. infra.
71
Tali difficoltà si protrassero anche durante la controversia iconoclasta,
divenendo un «motivo ricorrente che accompagna, anche se non espresso
apertamente, tutta l’agiografia vescovile italogreca» (A. Acconcia Longo, Il
contributo dell’agiografia alla storia delle diocesi italogreche, in Ead., Ricerche di
180 Renata Gentile Messina
82
Re, La Vita di s. Zosimo, in Nef-Prigent (éds.), La Sicilie, cit., 193 e
nt. 14.
83
Nel 643 Teodoro scrisse al patriarca Paolo invitandolo ad abbandona-
re il monotelismo, nonché ai vescovi orientali, suggerendo loro di deporre il
patriarca se questi non si fosse ravveduto (LP 75, 6). Le epistole furono por-
tate a Costantinopoli dall’ambasceria di cui fece parte Martino: cfr. il com-
mento di Duchesne, Le Liber Pontificalis, cit., 334, nt. 13. Il concilio che poi
Martino convocò in Laterano era stato preparato da Teodoro, in collaborazio-
ne con Massimo il Confessore (cfr. R. Riedinger, Die Lateransynode von 649
und Maximos der Bekenner, in Maximus Confessor. Actes du Symposium sur
Maxime le Confesseur, Fribourg 2-5 septembre 1980, Fribourg 1982, 111-
121). Inoltre, Teodoro accolse a Roma l’ex patriarca Pirro dopo che questi si
pentì pubblicamente del peccato di eresia, e poi lo scomunicò quando egli rin-
negò l’abiura, poco tempo dopo (LP 75, 3).
84
Cfr. Acconcia Longo, La Vita di Zosimo, cit., 11-14. Riguardo all’inten-
sità del controllo che veniva esercitato in Sicilia è eloquente il fatto che, al
tempo dell’iconoclastia, i legati papali inviati a Leone III furono bloccati nel-
l’Isola e non poterono raggiungere la capitale (LP 92, 2).
85
Cfr. Hussey, The Orthodox Church, cit., 17.
184 Renata Gentile Messina
nella capitale una voce dal cielo avrebbe rivelato l’uccisione del
sovrano nello stesso giorno in cui essa avvenne, piuttosto che
frutto di fantasia potrebbe essere proprio un indizio della pre-
senza in città di componenti del complotto, le cui intenzioni sa-
rebbero state risapute, sia pur in una cerchia ristretta. Un solo
testo, più tardo e di incerta autenticità, ha fatto sorgere il so-
spetto di un coinvolgimento dell’episcopato siciliano: una lette-
ra di Gregorio II all’imperatore Leone III, inserita negli atti del
Concilio Niceno del 78792. In essa si afferma che quando Meze-
zio, l’usurpatore eletto dopo la morte del basileus, voleva sep-
pellire il cadavere di Costante in chiesa, i vescovi dell’Isola gli
fecero presente che si trattava di un eretico, cosicché la sepoltu-
ra ebbe luogo fuori dell’edificio sacro 93. In realtà, che si consi-
deri autentica o no l’epistola, questo particolare non sembra
sufficiente a suffragare l’ipotesi dell’adesione al complotto. Tut-
t’al più, come è stato notato 94, potrebbe indicare che il malcon-
tento nei confronti di Costante inducesse i vescovi ad assumere
una posizione netta contro la sua memoria, in contrasto col ri-
guardo che papa Vitaliano, sia pur forse per paura, gli aveva di-
mostrato95. Il pontefice, infatti, pur avendo dato prova di rispet-
tare il Typos, non aveva rinnegato l’esito del concilio Lateranen-
se. Il suo rispetto era rivolto all’autorità imperiale legittima, co-
92
Mansi XII, 959-974. Cfr. M. Amari, Storia dei musulmani in Sicilia, Se-
conda edizione modificata e accresciuta dall’autore, a cura di C.A. Nallino, I,
Catania 1933, 213; Stratos, Byzantium, cit., III, 255s.; IV, 8. Il dubbio sull’au-
tenticità dell’epistola è stato avanzato da J. Guillard, Aux origines de l’icono-
clasme: le témoignage de Grégoire II? «Travaux et Mémoires» 3, 1968, 243-
307: 259-276, mentre di parere opposto è A. Alexakis, Codex Parisinus Grae-
cus 1115 and its Archetype, Dumbarton Oaks Studies 34, Washington D.C.
1996, 119-122.
93
Ibid., 971C. Per la corretta lettura del testo vd. R. Maisano, La spedi-
zione italiana dell’imperatore Costante II, SicGymn n.s. 28, 1, 1975, 140-168:
155-158.
94
Motta, Politica dinastica, cit., 670.
95
Il pontefice aveva avuto un atteggiamento rispettoso nei confronti di
Costante, probabilmente non tanto per convinzione quanto perché la fine che
aveva fatto Martino e la presenza a Ravenna di Teodoro Calliopa, l’esarca che
lo aveva arrestato, dovevano avergli consigliato una grande prudenza. Dal can-
to suo Costante, seppur mantenendo una condotta formalmente corretta, non
era stato di certo incoraggiante verso la città di Roma e la sua Chiesa, poiché
aveva concesso l’autocefalia a Ravenna ed aveva rastrellato tutto il metallo pre-
giato dell’Urbe (vd. supra).
186 Renata Gentile Messina
96
LP 79, 2; Paul. Diac. hist. Lang. 5, 12. Di questo intervento non c’è
motivo di dubitare, mentre è stata messa in dubbio la possibilità di un inter-
vento diretto di Costantino IV, cui accenna Theoph. chron. 352, 4-7 De Boor
(cfr. E.W. Brooks, The Sicilian Expedition of Constantin IV, ByzZ 17, 1908,
455-459). Tuttavia, è possibile che alla ribellione di Mezezio ne sia seguita
un’altra ad opera di suo figlio (cfr. Mich. Syr. chron. 11, 13 [455 Chabot ]),
per reprimere la quale sarebbe intervenuta in Sicilia una spedizione da Co-
stantinopoli, guidata o no dal giovane sovrano (Prigent, La Sicile de Constant
II, cit., 178-184).
La Sicilia tra Roma e Costantinopoli (secoli VI-VII) 187
197
LP 80, 2; 81, 3-15; 82, 2-3. Mansi XI, 189-656, in particolare 233-316
per la lettera di Agatone. L’igumeno Teodoro fu poi eletto patriarca di Antio-
chia dallo stesso Agatone (LP 81, 14; cfr. Acconcia Longo, Il contributo, cit.,
191 [=Ead., I vescovi, cit., 138 e nt. 73]).
198
Cfr. supra.
199
LP 86. Sergio era nato in Sicilia da famiglia siriana. Il nome del padre,
Tiberio, è significativo del fatto che l’onomastica non è sufficiente a definire
l’origine etnica dei Siciliani dell’epoca (cfr. von Falkenhausen, Il monachesimo
greco, cit., 139-140).
100
LP 84. Anch’egli, essendo diacono a Roma, era stato tra i legati papali
al concilio di Costantinopoli.
101
LP 85. Non ne è nota l’origine etnica, ma il padre doveva appartenere
al tema Trakesion (Duchesne, Le Liber Pontificalis, cit., 369, nt. 1).
102
Vd. supra, nt. 98.
103
Lo testimoniano anche alcuni elementi della Vita di Zosimo: oltre alla
scelta di papa Teodoro in favore del santo, il forte accento posto sul suo lega-
me con S. Lucia e l’episodio della matrona Donnina (Vita Zosimi, 8, 11; vd. in
merito Re, La Vita di s. Zosimo vescovo di Siracusa: qualche osservazione, cit.,
40-42).
104
Cfr. supra. In particolare per l’influsso culturale dei ‘greci’ a Roma an-
che oltre il VII sec., vd. A. Pertusi, Bisanzio e l’irradiazione della sua civiltà in
Occidente nell’alto medioevo, in Centri e vie di irradiazione della civiltà nell’al-
to medioevo, CISAM 11, Spoleto 1964, 75-133; J.M. Santerre, Le monachisme
byzantin à Rome, in Bisanzio, Roma e l’Italia nell’Alto Medioevo, cit., 701-746;
F. Burgarella, Presenze greche a Roma: aspetti culturali e religiosi, in Roma fra
Oriente e Occidente, II, CISAM 49, Spoleto 2002, 943-992; Ekonomou, By-
zantine Rome, cit., 199-333.
105
Ad esempio, è noto che Conone scelse come rector del patrimonium
Petri dell’Isola il diacono siracusano Costantino (LP 85, 4).
188 Renata Gentile Messina
106
LP 87-90; 92-93.
107
Papa Sergio si rifiutò di accettarne alcune, in particolare la riconferma
del canone 28 di Calcedonia (451) – con cui la sede di Costantinopoli veniva
equiparata gerarchicamente a quella di Roma – che il papato non aveva mai
riconosciuto. Il contrasto toccò il culmine quando l’imperatore ordinò l’arre-
sto del pontefice, che fu però impedito dalle truppe esarcali. La rottura fu poi
ricomposta nel secondo periodo di regno di Giustiniano, durante il pontifica-
to di Giovanni VII (Mansi XI, 921-1006; LP 86, 6-9; 88, 4-6).
108
Per il tema di Sicilia vd. principalmente Borsari, L’amministrazione,
cit.; N. Oikonomides, Une liste arabe de stratèges byzantins du VIIe siècle et les
origines du thème de Sicile, RSBN n.s. 1, 1964, 121-130; Burgarella, Alle origi-
ni, cit.
La Sicilia tra Roma e Costantinopoli (secoli VI-VII) 189
ABSTRACTS
Sicily between Rome and Constantinople in the 6th and 7th centuries
A partire dalla riconquista giustinianea la Sicilia sperimentò l’ano-
malia di dipendere da Costantinopoli per l’amministrazione e da Ro-
ma per l’organizzazione ecclesiastica, mentre si attuava la bizantiniz-
zazione religiosa e culturale dell’Isola. Nel VII secolo l’afflusso a Ro-
ma di ‘greci’ che condividevano l’orientamento dottrinale papale
rafforzò il legame tra gli ecclesiastici siciliani e Roma, ma anche la ‘gre-
cità’ dell’Isola. In questo quadro complesso i vescovi siciliani, anche
se spesso ‘greci’ e sorvegliati da Costantinopoli, si mantennero sostan-
zialmente allineati con le posizioni dottrinali romane.
Since the Justinian reconquest, Sicily in an anomalous way was
subjected to Constantinople for administration and to Rome for eccle-
siastical organization, as Island’s religious and cultural Byzantinization
was taking place. In the seventh century, the migration in Rome of
‘Greeks’, which were in line with the papal doctrinal positions,
strengthened the link between the Sicilian clergy and Rome, but also
the Island’s ‘Greek’ feature. In this complex scenario, the Sicilian
bishops, although often ‘Greeks’ and supervised by Constantinople,
remained essentially in line with the Roman doctrinal positions.
Parole chiave: Sicilia, Bizantinizzazione, Episcopato, Monotelismo.
Key words: Sicily, Byzantinization, Bishops, Monothelism.