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loto»1. Il capo Malea segna l’ingresso di Odisseo nel mondo della fiaba:
d’un tratto, l’eroe perde la strada per Itaca, e il suo viaggio assume i
contorni errabondi e fantastici di una peripezia fra maghe seduttrici,
mostri sanguinari e luoghi incantati, fino al più straordinario degli ap-
prodi: il regno dei morti. Niente di strano, quindi, se a partire dall’Odissea
il capo Malea si carica di forti suggestioni non solo letterarie, che vale
la pena di ripercorrere. Prima di tutto, però, è bene ricordare brevemente
la posizione e le caratteristiche geografiche del Malea. Per dirla con
Strabone, «Il Peloponneso assomiglia per la sua forma a una foglia di
platano»2, e di questa foglia il capo Malea è l’estrema punta sud-orientale.
Un riferimento fondamentale, dunque: non stupisce che geografi antichi
e moderni ne parlino spesso. Il nome indica primariamente il capo, ma
spesso nelle fonti antiche e moderne si riferisce anche alla montagna
che lo sovrasta3. La costa sud-orientale del Peloponneso è rocciosa e
scoscesa, e capo Malea ancor oggi è un luogo selvaggio e straordina-
riamente suggestivo. Le fotografie aeree o dal mare possono dare un’idea
del carattere maestoso e desolato di questi luoghi: spiccano le rocce
scoscese, la montagna brulla e dirupata, le scogliere a picco sul mare,
l’assenza di approdi e di strade, l’antropizzazione quasi nulla4. A capo
Malea confluiscono venti di direzione diversa, di modo che le tempeste
sono frequenti e talora molto violente5.
E
ò sti de# kai# oçde lo@gov lego@menov. Ih@
è sona, eèpei@te oié eèxerga@sqh
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to@mbhn kai# dh# kai# tri@poda ca@lkeon periple@ein Pelopo@nnhson
boulo@menon eèv Delfou#v aèpike@sqai. Kai@ min, wév ple@onta ge-
ne@sqai kata# Male@hn, uépolabei^n aònemon bore@hn kai# aèpofe@rein
pro#v th#n Libu@hn. pri#n de# katide@sqai gh^n, eèn toi^si bra@cesi
gene@sqai li@mnhv th^v Tritwni@dov.
6
Cfr. p.e. Strab. Geog. 8.6.20; E. Kapetanakis, Lakwnika# peri@erga, eèn Aqh@
è naiv
1911, II, p. 11. Il trimetro, citato da Strabone e da altre fonti, presenta alcune varianti
(Male@an e Malei@av) nella tradizione, e potrebbe provenire da una commedia per-
duta di Aristofane: cfr. R. Janko, Pity the Poor Traveller: A New Comic Trimeter (Ari-
stophanes), in «CQ» 57 (2007), pp. 296-297.
74 Andrea Capra
resto, non lontano da Malea fu travolto dalla tempesta – per poi af-
fondare presso Citera – il «Mentore», la nave di cui si serviva Lord El-
gin per trasportare Gran Bretagna i marmi del Partenone13. Chi invece
riusciva a superare il Malea indenne aveva ragione di vantarsene, come
emerge ad esempio da un’iscrizione tombale in cui un commerciante
di Hierapolis frigia si vanta di aver doppiato il Malea ben 72 volte14. Il
superamento del temibile capo, d’altra parte, doveva ispirare anche
sentimenti di devozione religiosa: su un isolotto non lontano dal Malea
sono stati di recente rinvenuti i resti di un piccolo santuario di età clas-
sica, che ospitano una grande quantità di monete apparentemente
ammucchiate alla rinfusa. Secondo l’ipotesi dell’archeologo Aris Tsaravo-
poulos, queste monete sono un ex voto che i marinai gettavano nel san-
tuario per ringraziare Posidone di aver superato indenni capo Malea15.
Ancora oggi, i pericoli del Malea sono vivi nella tradizione del Pe-
loponneso meridionale. Il bel libro sul Mani di Patrick Leigh Fermor,
un inglese che nel 1942 partecipò alla resistenza cretese e si trasferì a
guerra finita a Kardamyli nel dito centrale del Peloponneso, riporta le
parole di ringraziamento di un pescatore sopravvissuto al Malea16, e
motivi ‘odissiaci’ legati al Malea sono presenti nella tradizione popolare
e nella letteratura locale fino ai giorni nostri17.
13
Cfr. N. Lianos, òEreuna sto@ naua@gio MENTWR - The Shipwreck of the Mentor,
in «Archaiologia» 8 (1983), pp. 24-28. Curiosamente, il testo greco parla di capo Tenaro,
il sunto inglese di Malea, la realtà essendo nel mezzo: il Mentore superò il Malea, ma
subito dopo, nei pressi del Tenaro, fu travolto e sospinto verso Citera, dove affondò.
14
Sylloge 3 1229. Il testo dell’iscrizione è riportato anche in R. Baladié, Le Pé-
loponnèse de Strabon, Paris 1980, p. 263. Doppiare Malea appare motivo di vanto ma-
rinaro anche in Flav. Phil. 3.23.
15
Da un colloquio privato. L’isolotto, presso la costa orientale di Citera, prende
il nome di Mikrh@ Dragona@ra, sede di un culto a Posidone. Aris Tsaravopoulos,
membro della Ellhnikh@ Arcaiologikh@ Uphresi@a, dirige per conto del governo gli
scavi a Citera e Anticitera.
16
P.L. Fermor, Mani. Travels in the Southern Peloponnese, London 1958, trad. it.
Mani. Viaggi nel Peloponneso, Milano 2004, pp. 56-57.
17
Una canzone del Mani parla dell’attesa di una donna per il ritorno in patria
del suo amore, minacciato dalle tempeste, la sua nave che «lotta presso Capo Malea»:
Kara@bi kinduneu@ei ston Ka@bo Malia@, dal CD Mania@tika tragou@dia, Alpha Mi records
1999 (non so a quando risalgano le incisioni, ma la qualità sonora lascia credere che
siano vecchie di decenni). Per il recente romanzo di E. Saranditi, vedi sotto.
76 Andrea Capra
Apollonio, per converso, evita di menzionare il famoso capo proprio quando sarebbe
più ovvio, quasi a smentire quelle dinamiche della recitazione aedica su cui si sof-
fermava Momigliano.
80 Andrea Capra
supplire alla mancata menzione del capo. In effetti, uno scolio del Ser-
vio Danielino al v. 204 tramanda tre versi non canonici, che si diceva
fossero stati cancellati e trascritti nel margine inferiore dell’autografo
del poeta:
27
Plat. Resp. 488a-489a. Mi propongo di chiarire altrove l’influenza profonda
esercitata da Eveno su questo e altri luoghi platonici.
28
«Theognis 672 redet der Dichter in einer Rätselrede von einem Fahrt durch
den Mh@liov po@ntov: darin verbirgt sich etwas bestimmtes, denn die melische See ist
kein gewöhnlicher geographischer Begriff». U. von Wilamowitz-Moellendorff
(hrsg.), Euripides, Herakles, ad 639.
29
Come ho potuto costatare di persona, il Malea e Melo sono reciprocamente
visibili quando il cielo è terso.
30
Che proprio questo fosse il rischio per chi affrontava Malea provenendo da
nord è dimostrabile sulla base di testimonianze marittime moderne. Cfr. V. Berard,
Les Navigations d’Ulysse, vol. III, Calypso et la mer de l’Atlantide, Paris 1929, p. 16 ss.
84 Andrea Capra
31
Od. 19.187.
Dove Odisseo smarrì la via di casa 85
regno fiabesco sconosciuto tanto all’Iliade quanto alla prima parte del
suo viaggio di ritorno, che si muove su binari del tutto realistici:
quindi dal luogo di partenza (Troia) e dalla meta di arrivo (Itaca). All’in-
terno di questa sorta di «cordone sanitario», dopo la prima tempesta
che si scatena a capo Malea, le avventure sono organizzate in una strut-
tura molto compatta33. Esse rientrano tutte in tre tipi ben definiti. Cir-
ce, Calipso, Lotofagi e Sirene cercano di trattenere Odisseo attraverso
forme varie di seduzione: ecco dunque la categoria delle tentazioni, tut-
te volte a indurre l’oblio del ritorno. Ciclopi, Lestrigoni, Scilla e Cariddi
attaccano fisicamente e cercano di mangiare Odisseo, e formano dunque
la categoria delle aggressioni antropofagiche. Negli episodi dell’otre e di
Trinachia non ci sono pericoli esterni, ma i compagni approfittano del
sonno di Odisseo per commettere un’infrazione (aprono l’otre dei venti
e sgozzano le vacche del Sole), e configurano quindi la categoria dei ta-
bù infranti. In entrambi i casi l’infrazione impedisce a Odisseo di arrivare
a Itaca e lo costringono a riprendere a ritroso il suo cammino attraverso
aggressioni e tentazioni, modellando così la mirabile simmetria delle
sue avventure. Come si vede dallo schema, le tre categorie di episodi
sono disposte in una forma perfettamente simmetrica, che ruota attorno
all’episodio degli Inferi.
Il passaggio a Malea, dunque, proietta Odisseo in un mondo go-
vernato da una ferrea logica del simbolo. In questo contesto, l’episodio
dell’Ade, come si vede, non rientra in nessuna delle categorie precedenti,
ma funge piuttosto da perno dell’intera sequenza, e acquisisce così –
per la sua unicità e per la sua posizione centrale – uno straordinario ri-
lievo strutturale, che peraltro il poeta sottolinea con enfasi interrom-
pendo eccezionalmente la narrazione di Odisseo proprio a metà per-
corso34. Ora, Odisseo visita l’Ade con lo scopo dichiarato di interrogare
Tiresia e ricavarne informazioni essenziali sul suo ritorno35. In effetti,
33
Mi rifaccio qui alla nitida esposizione di M. Curti (a cura di), Omero, Odis-
sea, Libro XII, Bologna 1999, p. 13. Il merito di avere riconosciuto la struttura delle
avventure di Odisseo va a J.D. Niles, Patterning in the Wanderings of Odysseus, in
«Ramus» 7 (1978), pp. 46-60. La tesi è stata ripresa e sviluppata da G.W. Most, The
Structure and Function of Odysseus’ Apologoi, in «TAPhA» 119 (1989), pp. 15-30; cfr. ora
F. Ferrari, La fonte del cipresso bianco. Racconto e sapienza dall’Odissea alle lamine
misteriche, Torino 2007, capp. IV e V.
34
Od. 11.333 ss.
35
Od. 10.539-540.
88 Andrea Capra
– Sia Menelao che Odisseo hanno bisogno di una rivelazione che riguarda il
loro ritorno in patria.
– Sia Menelao che Odisseo apprendono un analogo rituale da una divinità
femminile (Eidotea e Circe).
– Sia Proteo che Tiresia devono essere indotti alla rivelazione attraverso un
complesso rituale.
– Sia Proteo che Tiresia rivelano le condizioni del ritorno, in particolare come
vincere l’ira divina.
– Sia Proteo che Tiresia predicono agli eroi una fine lontano dalla patria,
circondati da genti beate.
– Sia Proteo che Tiresia rivelano agli eroi la difficile situazione che troveranno
in patria.
36
Od. 11.100 ss.
37
Cfr. A. Heubeck (a cura di), Omero, Odissea, III, Milano 1983, p. 256, ad 539-
40. Le considerazioni e la bibliografia qui proposte vanno integrate con il celebre
libro di A.B. Lord, The Singer of Tales, New York 1965, che più di altri ha messo in
luce le analogie tra le vicende di Odisseo e Menelao, nonché con il prezioso contributo
di B.B. Powell, Narrative Pattern in the Homeric Tale of Menelaus, in «TAPhA» 101
(1970), pp. 419-431, il quale riprende analiticamente le osservazioni di Lord fino a
mettere in luce una rete di analogie fittissima (compendiata nella tabella di p. 431
in ben 11 fra punti e sottopunti).
38
Od. 4.389-90 = 11.539-40.
Dove Odisseo smarrì la via di casa 89
oé zamenh#v d è oé coroitu@pov,
o°n Male@av oòrov eòqreye, Nai_dov aèkoi@tav Silhno@v
<. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .>
. . . . . . . . . . . . . . . . . <lacuna> . . . . . . . . . . . . . . . . .
50
Oggi si comincia a riconoscere a questo poemetto – incerto nella versifica-
zione ma ben inserito nella tradizione epica – una notevole consapevolezza letteraria
(in particolare una netta matrice odissiaca) e una maggiore autonomia dal modello
ellenistico, attraverso il ricorso a fonti precedenti ad Apollonio Rodio. Cfr. rispet-
tivamente R. Hunter, Generic Consciousness in the Orphic Argonautica?, in M. Paschalis
(ed.), Roman and Greek Imperial Epic, Herakleion 2005, pp. 149-168; D.P. Nelis, The
Reading of Orpheus: The Orphic Argonautica and the Epic Tradition, ivi, pp. 69-189.
94 Andrea Capra
51
Vv. 1363 ss.
52
Cfr. F. Vian (éd.), Les Argonautiques Orphiques, Paris 1987, p. 44.
53
Notizie storiche, descrizioni, fotografie e planimetrie in T.K. ARBANITHS,
Odoiporiko@ sta monasth@ria kai tiv ekklhsi@ev tou Mikrou@ Agi@ou O @ rouv, Nea@polh
2005.
54
L’esistenza del quale è p.e. registrata nel Bahriye, un manuale di navigazione
ottomano del 1525. Cfr. P. Wittek, The Castle of Violets: From Greek ‘Monemvasia’ to
Turkish ‘Menekshe’, in «Bulletin of the School of Oriental and African Studies» 20
(1957), pp. 601-613 (in part. p. 611).
55
Cfr. Wace - Hasluck, Laconia, pp. 172-173.
Dove Odisseo smarrì la via di casa 95
poi, forse a partire dal XII secolo56, il Capo Malea venne chiamato Ca-
po Sant’Angelo o anche – più tardi – Ali di San Michele, nome con cui
figura per esempio nella carta settecentesca disegnata per la Repubblica
di Venezia da Vincenzo Coronelli57, e questo stesso nome in versione
francese è registrato nell’Enciclopedia per eccellenza, quella di Diderot
e D’Alembert58.
Queste denominazioni «angeliche», che convivevano con il nome
antico59, parrebbero collegate a una leggenda diffusa nel folklore forse
da molti secoli, come mi è capitato di leggere nella descrizione topo-
grafica della Laconia redatta dalla British School of Athens ai primi del
’90060, nonché in un piccolo libro su Monemvasia pubblicato ad Atene
nel 1995, che potrebbe però dipendere dal primo61. Lascio la parola a
un pellegrino di lingua germanica del XV secolo che riporta la leggenda
con poche e scarne parole:
Die Leut umb diesen Berg wenen dass so S. Michael sein Flugel in
diesen Ecke erschwinge, so werden die Winde beweget und damit die
Schiffe vertrieben 62.
63
Cfr. p.e. F. Cardini, In Terrasanta. Pellegrini italiani tra Medioevo e prima età
moderna, Bologna 2002, in part. p. 186 ss.
64
P. Rossano (a cura di), Vangelo secondo Giovanni, Milano 1984, p. 45, nt. 3.
65
5.[4] (così nell’edizione curata da K. Aland - M. Black - C.M. Martini -
B.M. Metzger - A. Wikgren, The Greek New Testament, Stuttgart 19934: gli editori
non stampano a testo il versetto 4 del textus receptus).
Dove Odisseo smarrì la via di casa 97
69
Alcune di queste storie sono riferite in A. KATSOULH-SUMEWNOGLOU, Ba@tika,
h patri@da mou, Aqh@na 2002, p. 65 ss. Cfr. anche H.C. CAIDEMENOU, O bra@cov, Aqh@na
1983, in part. p. 20 ss.
70
A. KARKABITSAS, Oié Frega@dev, nella raccolta Lo@gia th^v plw@rhv. Qalassina#
dihgh@mata, eèn èAqh@naiv 1899.
71
E. SARANTITH, O Ka@bov tou Agi@ou Agge@lou, Aqh@na 2000. Vd. in part. p. 135
ss., con una mescolanza di tradizioni popolari e citazioni colte.
72
Ampia panoramica in E. Churchill Semple, The Templed Promontories of the
Ancient Mediterranean, in «Geographical Review» 17 (1927), pp. 353-386.
Dove Odisseo smarrì la via di casa 99
79
Nel secolo XIII-XIV il racconto sarà ripreso, con alcune varianti, nell’Historia
ecclesiastica di Costantino Callisto (7.50).
80
Ibidem.
81
Arg. 2.1ss. Cfr. Theocr. 22.7ss.
82
Arg., 2.164ss. Cfr. Theocr. 22.1ss., dove la descrizione di una tempesta marina
si chiude nella menzione della «bocca funesta del nevoso Ponto» superata dagli Ar-
gonauti.
83
Cfr. C. Mango, St. Michael and Attis, in «DChAE» 12 (1984), p. 58; J. Beaucamp,
Saint-Michel de Sosthenion ou les Argonautes et l’Archange, in B. Caseau - J.C. Cheynet
- V. Déroche (édd.), Pélerinages et lieux saints dans l’Antiquité et le Moyen Âge. Mélanges
offerts à Pierre Maraval, Paris 2006, pp. 13-23.
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