MONETE ANTICHE
ANTICHE
AFRODITE URANIA
STORIA OCCIDENTALE
DI UNA DIVINITÀ ORIENTALE
N on dobbiamo credere che le religioni del mondo antico fossero entità stati-
che e impermeabili. Erano, all’opposto, aperte al mutamento e allo scambio
reciproco. Questa realtà è ben visibile nella figura di Afrodite Urania.
di Davide Bruni
bruni.davide83@gmail.com
Uranopoli
Afrodite Urania ebbe un ruolo centrale nella misteriosa città di Uranopoli che,
tra la fine del IV e l’inizio del III secolo a.C., fu fondata, presso l’attacco della più
orientale delle tre dita della penisola Calcidica3, da un certo Alessarco4.
Possediamo alcune informazioni interessanti relative a questo personaggio, che
agli occhi dei moderni appare eccentrico, se non un po’ folle. Sappiamo che creò
una città dal nome eloquente – dato che Oὐρανόπολις significa “Città del Cielo”
– che si autoidentificava col Sole5, che era un grammatico, filologo e studioso di
religioni6 e che inventò un linguaggio talmente astruso che neanche Apollo Ftio
sarebbe stato in grado di comprendere7. Soprattutto era fratello di quel Cassandro8, 1
Platone, Simposio, 180-181, 185, 187.
che governò il regno di Macedonia per circa 20 anni, dapprima come reggente e 2
Esiodo, Teogonia, vv. 185-205.
poi come sovrano (317-297 a.C.).
3
Si tratta del Monte Athos.
4
Ateneo, Deipnosofisti, III, 54; Strabone,
Geografia, VII, frammenti, 35.
La monetazione di Uranopoli
5
Clemente Alessandrino, Protrettico, IV.
6
Ibidem; Ateneo, Deipnosofisti, III, 54;
Afrodite Urania e la simbologia celeste a lei connessa erano i protagonisti della Plutarco, Iside e Osiride, 37.
monetazione della città, tanto che la dea ne può essere ragionevolmente considerata 7
Ateneo, Deipnosofisti, III, 54.
la divinità poliade.
8
Ibidem; Strabone, Geografia, VII,
frammenti, 35.
Esistono solo 5 tipologie monetali, delle quali 4 civiche, ricollegabili a Uranopoli, 9
Se ne conoscono 2.
ma esse presentano problemi interpretativi molto complessi e non ancora risolti. 10
Si tratta di 6 didrammi e 2 dramme.
11
I pesi dei tetradrammi (13,70 e 13,50
g), didrammi (6 tra 7,80 e 6,93 g) e
dramme (3,87 e 3,66 g) non possono
essere inseriti in un unico sistema pon-
derale, tanto più essendo stati prodotti in
un arco cronologico assai ridotto.
12
Rispettivamente: Lederer e Gaebler; Fig. 4. Uranopoli, fine IV/inizio III sec. a.C. Fig. 5. Uranopoli, fine IV/inizio III sec. a.C.
Thompson, che comunque non si dice Unità (AE); 3,43 g. Mezza unità (AE); 1,44 g.
neanche certa che i tetradrammi siano D/ Stella a 8 punte. D/ Stella a 8 punte e crescente lunare.
autentici; Breitenstein, la cui posizione R/ OYPANIΔΩ(N) ΠΟΛΕΩΣ. Afrodite R/ OYPANIΔΩ(N) ΠΟΛΕΩΣ. Afrodite
appare insostenibile. Urania assisa su globo, con scettro e Urania assisa su globo, con scettro e
13
Erodoto, Storie, I, 105, 3. Riporta tale copricapo in forma di cono sormon- copricapo in forma di cono sormon-
notizia anche Pausania (Periegesi della tato da stella a 8 punte. tato da stella a 8 punte.
grecia, I, 14, 7) dimostrando in tal modo SNG ANS 7, 914-917. Ex CNG ea 294, SNG ANS 7, 918. Ex CNG ea 154, lotto 37.
come essa fosse comunemente nota. lotto 263.
Afrodite Urania è assisa sul globo, reca un lungo scettro nella destra
e un copricapo molto particolare dall’aspetto di un cono sormontato da
stella; lo si ritrova, ma come simbolo a sé stante, anche sui tetradrammi
a nome di Alessandro attribuiti a Uranopoli (fig. 6). Davvero partico-
lare è la legenda monetale Ouranidon (dei figli di Urano), al posto del
prevedibile Uranopoliton (degli Uranopolitani). Al dritto sono, invece, Fig. 6. Uranopoli, fine IV/inizio III sec. a.C. Tetra-
drammo a nome di Alessandro; 17,09 g.
raffigurati una stella nel nominale maggiore e una stella nell’abbraccio D/ Testa di Eracle giovanile con leontè, rivolta a
di un crescente lunare in quello minore. destra.
Queste stesse iconografie, oltre al cono sormontato da stella, si ritro- R/ AΛΕΞΑNΔΡOΥ. Zeus Etoforo in trono, rivolto
a sinistra, scettro nella sinistra, Θ e Π sotto il
vano anche sotto il trono di Zeus in alcuni coevi tetradrammi coniati
trono; cono sormontato da stella a 8 punte e
sicuramente ad Anfipoli (figg. 7, 8, 9). Ma quali sono la loro origine e Χ in campo sinistro.
il loro significato? M.J. Price, 1991, 520. Ex Triton Sale IX, lotto 761.
Fig. 7. Anfipoli, fine IV/inizio III sec. a.C. Fig. 8. Anfipoli, fine IV/inizio III sec. a.C. Fig. 9. Anfipoli, fine IV/inizio III sec. a.C.
Tetradrammo a nome di Alessandro; Tetradrammo a nome di Alessandro; Tetradrammo a nome di Alessandro;
17,11 g. 17,19 g. 17,12 g.
D/ Testa di Eracle giovanile con leontè, D/ Testa di Eracle giovanile con leontè, D/ Testa di Eracle giovanile con leontè,
rivolta a destra. rivolta a destra. rivolta a destra.
R/ AΛΕΞΑNΔΡOΥ. Zeus Etoforo in R/ AΛΕΞΑNΔΡOΥ. Zeus Etoforo in R/ AΛΕΞΑNΔΡOΥ. Zeus Etoforo in
trono, rivolto a sinistra, scettro nella trono, rivolto a sinistra, scettro nella trono, rivolto a sinistra, scettro nella
sinistra, cono sormontato da stella sinistra, stella a 8 punte sotto il trono; sinistra, stella a 8 punte e crescente
a 6 punte sotto il trono; Λ e torcia in Λ e torcia in campo sinistro. lunare sotto il trono; Λ e torcia in
campo sinistro. M.J. Price, 1991, 474. Ex CNG pa 81, campo sinistro.
M.J. Price, 1991, 475. Ex Lanz 128, lotto 309. M.J. Price, 1991, 478. Ex CNG Coin Shop.
lotto 103.
2. Il culto stesso di Afrodite Urania, che traduce uno dei molteplici aspetti della
Grande Dea orientale: quello legato alla sfera celeste e per il quale era talora
definita “regina del cielo”, cui Alessarco sembra rivolgere in esclusiva il proprio
interesse. L’Afrodite Urania orientale (di Ascalona secondo Erodoto) era infatti
una divinità assai complessa e polivalente che riuniva in sé i caratteri di tre im-
portanti dee: Astarte, Anat e Athirat. Oltre che al cielo, era dunque connessa
anche alla fertilità (dea madre) e al mare, all’amore e alla guerra.
3. Il cono sormontato da stella, che non è altro che la più primitiva immagine di
culto della dea in Vicino Oriente: il betilo15, conico o piramidale, da intendersi
Fig. 11. Particolare della tartaruga (da come xoanon16. Ciò è ampiamente attestato archeologicamente, nelle fonti
robthefrog.tumblr.com).
letterarie, numismatiche e perfino epigrafiche.
Confrontando i betili degli esemplari in foto si può vedere come essi siano so-
stanzialmente identici (fig. 16), eccetto i raggi della stella che, però, potrebbero essere
una variatio volta a meglio rappresentare la natura divina o celeste dell’oggetto dal
quale si sprigionano o, semplicemente, usata per incrementare la simbologia urania.
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La stella e il crescente lunare includente stella
Gli elementi della simbologia celeste erano dotati di una straordinaria poliva-
lenza. Questa caratteristica è evidente soprattutto nella stella, che veniva impiegata
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in maniera variabile per rappresentare tutti i corpi celesti e le divinità di pertinenza
Fig. 16. Confronto tra particolari
celeste e solare. Talora, dunque, assumeva valenza astratta (Elios, Afrodite), talora era
delle monete di Uranopoli e di quelle
simbolo generico di una realtà concreta (il cielo come idea), talora raffigurazione di romane di Pafo (figg. 6-12, 5-14).
una realtà concreta e specifica (una particolare congiuntura, fenomeno astronomico
oppure il sole o una stella), talora, infine, elemento puramente decorativo con, al
massimo, un vago legame con la sfera celeste. Il motivo del crescente lunare inclu-
dente la stella, presente sia sulle monete di Pafo sia su quelle di Uranopoli, ha origini
antichissime, essendo presente in Oriente e nell’Egeo fin dall’età del Bronzo (figg.
17, 18, 19). Non ha una valenza univoca ma si vuole provare a definirla in alcuni
contesti. Al dritto di una moneta di Venusia è raffigulato Elios, mentre al rovescio
il crescente con stella (fig. 20). Credo sia possibile leggervi una contrapposizione.
Al rovescio delle dramme e di alcuni tetradrammi del sovrano indo-greco Telefo sono presenti Elios e Selene affiancati,
indicati l’uno dalla corona radiata e l’altra dal crescente lunare indossato sulla testa con la parte convessa verso il basso (fig.
21). Invece, in un tetradrammo apparentemente inedito (fig. 22), il consueto copricapo di Selene diventa un crescente
lunare affiancato da due stelle. Dunque anche il crescente associato alle stelle (o magari anche una singola stella?) può
esser visto come simbolo della dea.
Fig. 21. Telefo, ca. 80-70 a.C. Dramma; 2,13 g. Fig. 22. Telefo, ca. 80-70 a.C. Tetradrammo; 9,42 g.
D/ BAΣIΛEΩΣ EYEPΓETΟΥ THΛEΦΟΥ. Anguipede con gli D/ BAΣIΛEΩΣ EYEPΓETΟΥ THΛEΦΟΥ. Anguipede con gli
arti terminanti in fiori di loto. arti terminanti in fiori di loto.
R/ “Maharajasa kalanakramasa Teliphasa”, in kharosthi. Elios R/ “Maharajasa kalanakramasa Teliphasa”, in kharosthi. Elios
radiato, con scettro nella destra, stante a destra. Selene a radiato, con scettro nella sinistra e braccio destro esteso,
fianco, con copricapo costituito da crescente lunare, stante stante a destra nell’atto di scalare una sommità rocciosa.
a destra. Monogramma in campo destro. Selene a fianco, con copricapo costituito da crescente lunare
O.D. Hoover, 2013, 409. Ex CNG pa 87, lotto 747. fiancheggiato da due stelle e scettro in entrambe le mani,
stante frontalmente nell’atto di scendere dalla medesima
sommità rocciosa. Monogramma in campo sinistro.
Inedito. Ex Triton Sale XVI, lotto 650.
Fig. 25. Cesare, 44 a.C. Denario; 3,84 g. Fig. 26. Cesare, 44 a.C. Denario; 4,04 g. Fig. 27. Cesare, 44 a.C. Denario; 4,05 g.
D/ CAESAR·IM P M. Testa laureata di D/ CAESAR·IMP. Testa laureata di Cesare D/ CAESAR DICT·IN·PERPETUO. Testa
Cesare a destra. Dietro il capo, cre- a destra; dietro il capo stella a 8 punte. velata di Cesare a destra.
scente lunare. R/ P·SEPULLIUS MACER. Venere stante R/ C·MARIDIANUS. Venere stante a si-
R/ L·AEMILIVS BVCA . Venere stante a a sinistra, con scettro nella sinistra e nistra, con Vittoria sulla mano destra
sinistra, con scettro nella sinistra e Vittoria sulla mano destra protesa; la protesa; il braccio sinistro è invece
Vittoria sulla mano destra protesa. parte inferiore dello scettro è costituita appoggiato su uno scudo, a sua volta
RRC 480/4. Ex Triton Sale V, lotto 1834. da una stella a 8 punte. sostenuto da un globo.
RRC 480/5b. Ex Triton Sale XVI, lotto 899. RRC 480/15. Ex CNG Coin Shop.
Ottaviano si ispirò a questa monetazione nel momento del massimo sforzo bel-
lico contro Antonio, per presentarsi come unico legittimo erede di Cesare (fig. 28).
Solo due secoli e mezzo dopo comparve su una moneta, in maniera esplicita a Roma, il nome di Venus Caelestis, che è
traduzione latina di Afrodite Urania (figg. 29, 30).
Fig. 29. Giulia Soemia, 218-220 d.C. Denario; 3,16 g. Fig. 30. Giulia Soemia, 220-222 d.C. Denario; 3,44 g.
D/ IULIA SOAEMIAS AUG. Busto drappeggiato rivolto a destra. D/ IULIA SOAEMIAS AUG. Busto drappeggiato rivolto a destra.
R/ VENUS CAELESTIS. Venere in trono a sinistra, con scettro R/ VENUS CAELESTIS. Venere stante a sinistra, con scettro
nella sinistra e mela nella destra. Bambino stante di fronte, nella sinistra e mela nella destra. Stella a 8 punte in campo
con le braccia sollevate. destro.
RIC IV, 243 (Elagabalus). Ex CNG Coin Shop. RIC IV, 241 (Elagabalus). Ex CNG pa 85, lotto 962.
Cassio Dione19 ci informa che Elagabalo, figlio di Giulia Soemia, fece portare
a Roma τὴν Οὐρανίαν τὴν τῶν Καρχηδονίων, cioè la statua dell’“Urania dei
Cartaginesi”, per farne la propria divina consorte. Per quanto Giulia Soemia fosse
la madre di Elagabalo, la coincidenza è troppo grande per dubitare che queste mo-
nete e il passo dello storico facciano riferimento alla stessa divinità. L’Urania dei
Cartaginesi non può essere altro che Tanit, la dea fenicio-punica più importante
di Cartagine, che spesso era assimilata a Giunone.
Il pantheon levantino era estremamente complesso e presentava un articolato
sistema di sovrapposizioni e assimilazioni tra divinità differenti, il che determinava
fenomeni analoghi da parte delle religioni di altre popolazioni in relazione
ad esso. Tanit era dea dagli attributi assai ampi: fertilità, viaggi per mare,
amore, ma anche la luna, tanto che sono numerose le stele puniche
nelle quali compaiono il crescente e il disco lunari (figg. 31, 32).
Stretto era anche il legame con la fenicia Astarte, il che offre
un collegamento con Ascalona e spiega l’assimilazione talora Fig. 31. Stele punica da Cartagine con “se-
attestata, come in questo caso, con Venere-Afrodite (fig. 33). gno di Tanit” e simboli celesti (da commons.
wikimedia.org, autore Neil Rickards).
Fig. 32. Stele neopunica (II-I sec. a.C.) con un doppio “segno di
Tanit”. Quello inferiore ha un aspetto più antropomorfo, mentre
quello superiore appare più schematico e può essere confrontato
con alcune rappresentazioni di betili sulle monete di Pafo. In alto
è un elemento circolare in cui è inserita una stella a 12 punte (da
symboldictionary.net).
Nelle stele puniche della dea (più raramente, comunque anche in area fenicia Fig. 34. Differenti forme nelle quali è attestato
dalla fine del V secolo a.C.) è presente spesso anche il “segno di Tanit”, che ha come il “segno di Tanit”. Notevole è la somiglianza
di alcune di esse con i betili di Pafo (figg. 12,
elementi base un triangolo, una linea orizzontale e un cerchio (figg. 31, 32, 34). 13, 14; da il-matriarcato.blogspot.it).
Viene spesso interpretato come rudimentale rappresentazione della figura umana,
ma, anche se la richiama indubbiamente, sembrerebbe avere avuto la funzione di 19
Cassio Dione, Storia Romana, 80, 12.
un betilo: era cioè “una deliberata astrazione sacra”20. 20
S.R. Martin, 2007, p. 218.
21
Dagli esemplari che ho potuto vedere
credo che i Price 476 e 477 siano in
realtà la medesima moneta e che la for-
ma, triangolare o più arrotondata, della
Fig. 41. Confronto tra il simbolo sotto il trono del
parte inferiore del secondo elemento
tetradrammo di fig. 40 e la parte superiore della stele
sotto il trono dipenda dalla realizzazione
di fig. 32.
del conio.
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