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Adriana Iezzi
CALLIGRAFIA D’AVANGUARDIA E
ARTE CONCETTUALE
NELLA CINA CONTEMPORANEA1
Il caso di Xu Bing, Gu Wenda, Wu Shanzhuan, Qiu Zhijie e
Wang Nanming
1. Introduzione
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la fine degli anni ’80 iniziano a dar vita a opere sperimentali in cui,
interrogandosi sull’insignificanza e la perdita di senso del linguaggio e
della scrittura, mettono in crisi in concetto stesso di ‘calligrafia’.
Il precursore del movimento è il calligrafo Bai Qianshen 白谦慎 (n.
1955), il quale, nel 1981, per la prima volta nella storia della
calligrafia cinese dà vita a caratteri finemente circostanziati ma
totalmente congetturali e quindi tanto intellegibili quanto
impronunciabili. Nel 1983, Gu Wenda 谷文达 (n. 1955) intaglia poi
il suo primo sigillo costituito da due ‘falsi caratteri’ (Fake Characters
Seal) e inizia il suo percorso di sperimentazione artistica, incentrando
il suo lavoro su una riflessione che riguarda la destrutturazione della
calligrafia e della lingua cinese. Nascono così due serie e una delle
prime performance dell’arte cinese: 1. The Mythos of Lost Dynasties
(Yishi de wangchao 遗失的王朝, 1983-1987 – FIG. 1), dove inventa
una forma di scrittura completamente nuova, basata sugli antichi
caratteri in stile sigillare, ma che non hanno alcun significato:
esplorando la perdita di senso della scrittura, egli la riduce a puro
segno; 2. Pseudo-Characters Series (Xugou wenzi xilie 虚构文字系
列 , 1984-1986), una serie di pannelli di grandi dimensioni dominati
dalla presenza di caratteri cinesi scritti al contrario, rovesciati,
depennati, mutilati o ricostruiti nei loro elementi in maniera arbitraria;
3. Speechless #1-2 (Wu yan#1-2 无 言 #1-2, 1985), una performance
svoltasi presso l’Accademia d’arte di Hangzhou ove l’artista
pronuncia parole senza senso di fronte a giganteschi caratteri da lui
dipinti e privi di un qualsivoglia significato8. In quegli stessi anni,
esattamente tra il 1986 e il 1987, Wu Shanzhuan 吴山专 (n. 1960) dà
vita alla sua prima opera concettuale intitolata Red Humor (Hongse
youmo 红 色 幽 默 , FIG. 2)9. Egli ricopre interamente le pareti e il
soffitto del suo studio con caotici frammenti di linguaggio del formato
bellezza astratta della linea calligrafica, e non per quella concettuale. Per un
approfondimento sull’opera citata, si veda: QIU ZHENZHONG 邱 振 中 , Guanyu
Zuichu si ge xilie ji qita 关 于 最 初 的 四 个 系 列 及 其 他 (‘Le prime quattro
serie’ e altro ancora), «Xin meishu», 2, 1989, pp. 26-29.
8
Per approfondimenti su queste e altre opere, si veda: MELISSA CHIU, The Crisis
of Calligraphy and the New Way of Tea: an Interview with Wenda Gu,
«Orientations», 33, 3, 2002, pp. 100-104.
9
Per l’analisi dell’opera, si veda: GAO MINGLU, The '85 Movement: Avant-garde
Art in the Post-Mao Era, Cambridge, Harward University Press, 2000, pp. 169-
180.
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Questi tre artisti, che con le loro opere sanciscono dunque la nascita
della corrente dell’avanguardia calligrafica, operano
contemporaneamente ad altri artisti sperimentali, entrando a far parte
prima della ‘Nuova corrente artista del 1985’ (85 Yishu Xinchao, 85
艺 术 新 潮 ) 11 e poi partecipando attivamente alla prima mostra
organizzata in Cina dedicata all’arte d’avanguardia, la Zhongguo
xiandai yishuzhan «中国现代艺术展 China/Avant-Garde» del 1989.
Ciò che viene presentato in questa mostra è un movimento volto a
esprimere la propria percezione del mondo contemporaneo, in una
dialettica tra tradizione e innovazione, attraverso una riflessione
critica, spinta dalla volontà di liberazione dalle costrizioni12. In questo
senso, si può dunque affermare che tutta l’avanguardia cinese nasce
come arte concettuale, laddove opera una riflessione critica sulla
società contemporanea, sul proprio ruolo, sul proprio linguaggio
artistico, su quello ufficiale e su quello occidentale13.
In particolare, proprio perché l’arte concettuale parte dalla
coscienza che l’oggetto della contesa è il linguaggio e che ‘ricercare’
non significa più (solo) sperimentare nuove tecniche, bensì analizzare
gli strumenti linguistici adoperati, in Cina, la calligrafia, intesa come
arte della scrittura, come forma artistica del linguaggio scritto, diventa
il luogo privilegiato di tale riflessione. Il sistema della scrittura viene
dunque decostruito (Gu Wenda), annichilito (Xu Bing) e frantumato
(Wu Shanzhuan) in vista di una palingenesi futura. Si parte dal rigetto
nell’uso di caratteri intellegibili per far sì che la loro potenza
11
Si tratta di un insieme eterogeneo di manifestazioni artistiche, caratterizzate
dalla forte vocazione sperimentale e dal richiamo alla cultura occidentale, la
cui prima mostra si svolge nel maggio del 1985 presso la Galleria nazionale
d’arte cinese. Per un approfondimento sul movimento, si vedano: GAO MINGLU,
The '85 Movement: Avant-garde Art in the Post-Mao Era, cit.; e GAO MINGLU
高名潞(a cura di), ’85 Meishu yundong: 80 niandai de renwen qianwei 《’85
美 术 运 动 : 80 年 代 的 人 文 前 卫 》 (‘85 Art Movement [volume I]: The
Enlightenment of Chinese Avant-Garde) e ’85 Meishu yundong: lishi ziliao
huibian 《’85 美术运动:历史资料汇编》 (’85 Art Movement [volume
II]: An Anthology of Historical Sources), Guilin, Guangxi Normal University
Press, 2008.
12
GAO MINGLU, Toward a Transnational Modernity: an Overview of Inside Out:
New Chinese Art, in Inside Out. New Chinese Art, Berkeley/Los
Angeles/London, Austellung Katalog, 1998, pp. 20-22.
13
JAMES MEYER, Global Conceptualism: Points of Origin, 1950-1980’s,
«Artforum International», vol. 38, 1, settembre 1999.
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Cfr. WANG NANMING 王溟南, Hou chouxiang yishu yu guannian yishu zhong de
shufa ‘anshi’ 后抽象艺术与观念艺术中的书法'暗示' (Calligraphic Hints in
Post-Abstract Art and Conceptual Art), cit.; e WANG NANMING 王 溟 南 , Lijie
xiandai shufa: shufa xiang xiandai he qianwei de zhuanxing 理解现代书法: 书
法向现代和前卫的艺术转型 (Understanding Modern Calligraphy), Nanjing:
Jiangsu Educational Press, 1994. In entrambi i testi, l’artista afferma che «la
calligrafia contemporanea che non è più calligrafia (Xiandai shufa bushi shufa
现代书法不是书法) ».
15
Termine ripreso da ZHANG NAN, A Criticism of the Complex of Modern
Calligraphy at the End of the Century, in Yang Yingshi (a cura di), Bashu
Parade: ’99 Chengdu Retrospective of Chinese Modern Calligraphy at the End
of the Twentieth Century, Chengdu: Sichuan International Cultural Exchange
Center, 1999.
16
Cfr. QU LIFENG 屈 立 丰 , Chonggu 20 nianjimo zhongguo’Xiandai shufa
huodong’ 重估 20 世纪末中国“现代书法运动” (A Revaluation of Modern
Chinese Calligraphy in the Late 20th Century), «Journal of Yibin University»,
vol. 5, maggio 2008, pp. 108-109.
17
Cfr. XU JIANG 许 江 , WANG DONGLING 王 冬龄, Shu feishu – Kaifang de shufa
shikong 2005 Zhongguo Hangzhou guoji xiandai shufa yishuzhan zuopinji 书 ·
非书 ― 开放的书法时空 2005 中国杭州国际现代书法艺术展作品集
(The Act of Writing and of Non-Writing: The Open Space for Chinese
Calligraphy. International Exhibition of Modern Calligraphy 2005, Hangzhou,
China), Hangzhou, Zhongguo meishu xueyuan chubanshe, 2005.
18
Cfr. QIAN QINGGUI 钱清贵, Zhongguo Xiandai Shufa chuanxin zhi wo jian 中国
现 代 书 法 创 新 之 我 见 (La mia opinione sulla nuova via tracciata dalla
calligrafia cinese contemporanea), «Shufa yanjiu», vol. 2, 2002, pp. 54-56.
Secondo Qian Qinggui, la feihanzi shufa è un tipo di calligrafia che utilizza
qualsiasi cosa tranne i caratteri cinesi, mentre la wuzishufa è la feihanzi shufa
adottata dalla scuola modernista.
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3. 1. Xu Bing
Per quanto riguarda Xu Bing 徐 冰 (Chongqing, 1955), definito
come ‘tranquillo iconoclasta’26 del nostro tempo, si può asserire che
gran parte della sua ricerca artistica è incentrata sulla riflessione sul
linguaggio, e in maniera particolare sul linguaggio scritto, dunque sui
caratteri e sulla calligrafia cinese. La sua prima importante opera, Il
libro del cielo (vedi supra), infatti, altro non è che l’invenzione di un
nuovo linguaggio insignificante, vocabolario culturale del
concettualismo postmoderno, in cui l’artista si serve della cultura
tradizionale per sovvertire la cultura stessa, e la svuota di significato
per ricordare a tutti che «è la cultura a limitare e creare costrizioni
nell’uomo»27. L’opera nasce come reazione alla ‘febbre culturale’ e
alla ‘nausea psichica’ che si diffonde in Cina a seguito dell’apertura
all’Occidente e che porta l’artista a una condizione di astinenza in
seguito alla facogitazione feroce ed eccessiva di opere straniere.
Questa overdose di cultura lo porta infine al suo rifiuto, lo spinge
verso il desiderio del ‘fare’ per smettere di pensare e per ritrovare
chiarezza ed equilibrio nella cognizione: ‘agire’ l’opera diventa così
un atto di meditazione, che permette di esperire il vuoto (xu 虚) o il
nulla (wu 无 ) e in questo modo aprire la mente alla verità e dunque
26
Definizione ripresa da BRITTA ERICKSON, Words without Meaning, Meaning
without Words, The Art of Xu Bing, cit., pp. 21-25: questo catalogo costituisce
una delle monografie più complete sull’artista. Altre monografie importanti
sull’artista sono: REIKO TOMII et alii, Xu Bing, London, Albion, 2011; HSINGYUAN
TSAO, ROGER T. AMES, Xu Bing and Contemporary Chinese Art, New York,
State University of New York Press, 2011; CAROLYN C. GUILE, Reading Space:
The Art of Xu Bing, Hamilton, Colgate University Press, 2009; JEROME
SILBERGELD , DORA C. Y. CHING, Persistence-transformation: Text as Image in
the Art of Xu Bing, Princeton, Princeton University Press, 2006. Si veda,
inoltre, VALERIE C. DORAN, Xu Bing: A Logos for the Genuine Experience,
«Orientation», 32, 8, Ottobre 2001, pp. 80-87.
27
Cfr. MA YAN, A Reader-Response Analysis of ‘A Book from the Sky’: A
Postmodern Educational Enterprise, Madison, University of Wisconsin, 1993,
vol. 1, p. 465.
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Per l’interpretazione in chiave buddhista, cfr. GAO MINGLU, The '85 Movement:
Avant-garde Art in the Post-Mao Era, cit., pp. 184-186.
29
Il fang Songti 方宋体 (stile quadrato Song) utilizzato da Xu Bing è uno stile
calligrafico in uso sin dalla metà del XVI secolo come standard per i testi a
stampa, essendo uno stile facile da intagliare, composto da linee dritte e tratti
stretti e allungati (cfr. WILLIAM H. NIENHAUSER JR., The Indiana Companion to
Traditional Chinese Literature, vol. 2, The Printing and Circulation of
Literature Materials, Bloomington, Indiana University Press, 1986, p. 128). Il
ricorso al fang Songti mette ben in evidenza come la connessione di
quest’opera alla calligrafia cinese sia inequivocabile. Nonostante si tratti di
un’opera ‘stampata’ (e non ‘calligrafata’, nel senso stretto del termine), infatti,
non bisogna dimenticare come in Cina il legame tra calligrafia e stampa su
matrici di legno sia imprescindibile e come l’una dipenda dall’altra.
30
Il concetto viene espresso dallo stesso Xu Bing in GLENN HASPER, Exterior
Form – Interior Substance: A Conversation with Xu Bing, «Sculpture», 22, 1,
2003, pp. 46-51.
31
Cfr. MICHAEL SULLIVAN , Xu Bing's Verbal Cure, «The Washington Post»,
Weekend edition, Arts Section, 2 Novembre 2001, p. 53.
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Stessa tematica sarà ripresa anche nell’opera Birdcages (Niao yu 鸟语, 2003),
in cui al posto delle pecore ci sono degli uccelli finti, rinchiusi in delle
gabbiette fatte di parole intrecciate.
35
La Square Word Calligraphy sarà utilizzata da Xu Bing in numerosi rotoli
verticali e orizzontali, sotto forma di calligrafie classiche, nell’opera Art for the
People (Mao zhuxi shuo: Yishu wei renmin 毛主席说:艺术为人民 , 1999),
sotto forma di stendardo rosso posto all’ingresso del Museum of Modern Art di
New York, così come per dare vita a un software per pc in grado di convertire
il proprio cognome in Square Word Calligraphy (Your Surname Please, Nin
gui xing 您贵姓, 1998, Ukuoka, Asia Art Museum,) e a una video installazione
(Excuse Me Sir, Can You Tell Me the Way to Asia Society? Qingwe, Yazhou
xiehui zai nar? 请问,亚洲协会在哪?, 2001, New York, Asia Society).
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FIG. 5. Xu Bing, The Net, 1997, installazione con due pecore e una rete di fil di
ferro: allestimento della mostra The Net: A Collaborative Installation by Xu Bing
presso il Tarble Arts Center dell’Eastern Illinois University, a Charleston (Illinois,
USA). Fonte: sito ufficiale dell’artista (www.xubing.com).
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FIG. 6. Xu Bing, Art for the People/ FIG. 7. Xu Bing, Square Calligraphy
Mao zhuxi shuo: Yishu wei renmin 毛 Classroom, 1994, installazione con
主 席 说 : 艺 术 为 人 民 , 1999, banchi, sedie, libri per la copiatura,
inchiostro su seta: stendardo che pennelli, inchiostro e video, Museo di
riporta la scritta in Word English Copenhagen. Fonte: sito ufficiale
Calligraphy Art for the People dell’artista (www.xubing.com).
(traduzione in inglese della famosa
frase pronunciata da Mao), New
York, Museum of Modern Art. Fonte:
sito ufficiale dell’artista
(www.xubing.com).
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L’opera viene esposta per la prima volta nel 2001 presso l’Arthur M. Sackler
Gallery di Washington, poi nel 2002 presso lo Smithsonian Museum di
Washington, nel 2005 presso il Mori Art Museum di Tokyo e, infine, nel 2011
presso The Morgan Library & Museum di New York. Altre due opere di Xu
Bing si rifanno alla concezione di questa installazione e sono: Monkeys Grasp
for the Moon (Houzi lao yue 猴 子 捞 月 , 2001-2008), in cui al cinese si
aggiungono altri idiomi, e Purple Breeze Comes from the East (Ziqidonglai 紫
气东来, 2008-2009).
37
Il progetto consiste nella realizzazione di un libro che è stato stampato per la
prima volta nel 2012, scritto con l’esclusivo utilizzo di questo linguaggio di
icone (XU BING, XU BING PROJECT: Book from the Ground, Guilin, Guangxi
Normal University Press, 2012), d un software che permette a due o più utenti
provenienti da qualsiasi parte del mondo di comunicare insieme utilizzando
questo tipo di linguaggio, di un video che racconta di un giorno in città,
visualizzando il rappresentato attraverso queste icone ecc. Il progetto è stato
presentato l’ultima volta nello stadio a cui si è giunti finora presso la Shanghai
Gallery of Art dal 21.04.2012 al 29.05.2012, nella mostra Xu Bing solo
Exhibition: Book from the Ground
(cfr. http://www.shanghaigalleryofart.com/en/exhibition.asp?id=72).
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Altre opere di Xu Bing che si confrontano col sistema del linguaggio e della
calligrafia sono: Body outside the Body (2000), Nokia. Connect to Art (2003),
Tappeto magico (2006), Stone Path (2008-2009).
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FIG. 10. Xu Bing, Book from the Ground, 2012, installazione con computer
software e lavori su carta: allestimento per la mostra Xu Bing: Book from the
Ground (part.) presso la Shanghai Gallery of Art. Fonte: fotografia dell’autore.
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3.2. Gu Wenda
Anche per quel che riguarda la produzione artistica di Gu Wenda
谷 文 達 [-- 达] (Shanghai, 1955), la riflessione sulla scrittura e sulla
manipolazione in chiave concettuale della calligrafia cinese sono
argomenti centrali. Oltre alle opere iniziali descritte in precedenza
(The Mythos of Lost Dynasties, Pseudo-characters Series e Speechless
#1 e 2), la propensione dell’artista verso l‘esplorazione linguistica39 si
ritrova anche in altre sue importantissime serie. Il progetto di Gu
Wenda è, infatti, quello di esautorare il contenuto della scrittura pur
mantenendone intatta la forma: egli distrugge la struttura sottostante il
sistema di scrittura ideografica cinese pur conservandone lo stile, che
ne è la formulazione esteriore. Crea in questo modo un potente
conflitto tra concetto, che risiede nella sostanza, e bellezza estetica,
che giace invece nella forma. Attraverso questo meccanismo dichiara
apertamente il suo scetticismo nei confronti della razionalità umana e
dell’uso del linguaggio. Tale affermazione ha una particolare
risonanza nella cultura cinese in cui il linguaggio scritto, essendo
ideografico e non alfabetico, è imbevuto di significazioni e
implicazioni metafisiche più che ogni altra lingua al mondo. Con i
suoi pseudo-caratteri, egli tenta di falcidiare l’intero sistema sintattico-
grammaticale cinese che è veicolo di connotazioni estetiche e culturali
infestanti all’interno della società tradizionale, connotazioni
assolutamente da debellare40. Questo tipo di considerazioni si fanno
sempre più spazio nel lavoro creativo di Gu Wenda, soprattutto dopo
39
Questa propensione verso l’esplorazione linguistica nasce in Gu Wenda sotto
l’impulso di tre diversi stimoli, uno teoretico, uno accademico e uno
esperienziale. Il primo riguarda lo studio della filosofia di Russell e soprattutto
di Wittgenstein, secondo cui il mistero dell’universo non può essere descritto
per mezzo del linguaggio umano Il secondo riguarda lo studio della scrittura
sigillare, la quale, non essendo di uso corrente, risulta incomprensibile ai più e
si tramuta così in un falso linguaggio, un linguaggio che non assolve il suo
compito, quello della comunicazione. Il terzo infine riguarda la sua
compartecipazione alla Rivoluzione Culturale, in veste di Guardia Rossa e
dunque come autore di molti dazibao, che, secondo Gu, hanno rappresentato la
formulazione di nuovo vocabolario e di un nuovo linguaggio. Cfr. MELISSA
CHIU, The Crisis of Calligraphy and the New Way of Tea: an Interview with
Wenda Gu, cit., pp.100-104.
40
Cfr. GAO MINGLU , The '85 Movement: Avant-garde Art in the Post-Mao Era,
cit., pp.189-191.
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il suo esilio volontario negli Stati Uniti (1987). È da qui che egli inizia
a fondere l’interesse per l’esplorazione linguistica e interlinguistica
con quella sui materiali, e che dà avvio a diversi progetti, tra cui:
1. United Nations (Lianhe guo 联合国, 1993-2004 – FIG. 11): un
progetto di arte globale che ha portato Gu Wenda a viaggiare
attraverso i cinque continenti, a selezionare ventuno paesi e a
utilizzare oltre un milione di ciocche di capelli appartenenti agli
abitanti di quelle località per dare vita a monumentali installazioni tese
a catturare le peculiarità identitarie di ciascun luogo col fine di creare
una rete transculturale, ibrida e sincretica di ‘nazioni unite e unificate’,
in cui le varie scritture (cinese, inglese, araba, hindi ecc.) divengono
tutte pseudo-scritture non più indispensabili alla comprensione umana:
la grande utopia di creare un’unità nel genere umano non sarà mai
attuabile nella realtà, ma può diventarlo attraverso l’arte41;
2. Forest of Stone Steles - Retranslation & Rewriting Tang
Poetry (Guilin – Tangshi hou zhu 碑林-唐诗后著, 1993-2005 – FIG.
12): un’installazione consistente in 50 stele in pietra su cui sono
scolpite delle poesie di epoca Tang in quattro versioni: la versione
originale in cinese, la traduzione letterale in inglese, la riconversione
fonetica dall’inglese al cinese e infine la ritraduzione della versione
fonetica cinese in inglese; ciò che si ottiene alla fine della catena
traduttiva è una poesia completamente diversa rispetto all’originale: il
fenomeno che porta al misunderstanding è inevitabile e necessario
quando culture diverse entrano in comunicazione, ma da quel che può
sembrare un fatto negativo possono nascere creazioni interessanti e
inedite42;
41
Per approfondimenti sulla serie, cfr. GAO MINGLU, Seeking a Model of
Universalism, e GU WENDA, Face the New Millennium: the Divine Comedy of
Our Times, in Gu Wenda: Art from Middle Kingdom to Biological Millennium,
a cura di Mark H. C. Bessire, MIT Press, London 2003, pp. 19-29, 30-41. Per
un approfondimento dettagliato sulle vari parti del progetto, si veda, invece, il
sito dell’artista: http://www.wendagu.com/home.html.
42
Per una descrizione dettagliata dell’opera, del suo concept, delle varie fasi di
elaborazione e realizzazione e delle diverse installazioni proposte, si veda il
sito dell’artista nella parte dedicata: http://www.wendagu.com/home.html. Si
veda anche: HUANG ZHUAN 黃 專 et alii, Wenhua fanyi: Gu Wenda ‘Guilin –
Tangshi hou zhu 文化翻译: 古文达<碑林 - 唐诗后著> Translating Visuality
– Gu Wenda: Forest of Stone Steles: Retranslation and Rewriting of Tang
Poetry, Shenzhen, Contemporary Art Terminal of He Xiangning Art Museum,
2005. Anche Xu Bing ha dato vita a un progetto sulla traduzione multipla e
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FIG. 11. Gu Wenda, United Nations, 1999, installazione: torre di capelli che
riproducono scritture diverse (caratteri pseudo-cinesi, indiani, arabi, inglesi,
anglo-cinesi), 22.5 m di altezza x 10.2 m di diametro, San Francisco Museum of
Modern Art. Fonte: sito ufficiale dell’artista (www.guwenda.com).
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FIG. 12. Gu Wenda, Forest of Stone FIG. 13. Gu Wenda, China Phrase
Steles – Retranslation & Rewriting (Gu’s Phrase), 2005, inchiostro
Tang Petry, 2003, installazione di 6 su carta, New York, Hudson
stele di pietra incise, 110x190x20 Valley Studio. Fonte sito ufficiale
cm, Denton, University of North dell’artista:
Texas Fonte: sito ufficiale dell’artista (www.guwenda.com).
(www.guwenda.com).
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3.3. Wu Shanzhuan
Wu Shanzhuan 吴山專 [--专] (Zhoushan, 1960) è, insieme a Xu
Bing e Gu Wenda, uno dei primi esponenti dell’arte concettuale cinese
che si interroga primariamente sull’arte della scrittura e del linguaggio
e che fa della riflessione sulla lingua scritta il focus di tutta la sua
opera. Sin dalla sua prima opera Red Humor (Hongse youmo 红色幽
默, 1986-1987, vedi supra)48 Wu Shanzhuan mette in evidenza quello
che è e resterà il tema principale della sua poetica artistica, ovvero
l’utilizzo del linguaggio della cultura di massa, collezionato
casualmente in stralci di esistenza quotidiana, con la finalità di dare
vita a un discorso insieme insensato e polisemico, attraverso cui
svelare i meccanismi di potere e privarli della loro autorevolezza ed
efficacia. Nella prima sezione dell’opera, intitolata Red Characters:
Big Characters Series (Chizi: dazibao 赤 字 大 字 报 )49, egli dispone
47
Per un approfondimento sul concetto di ‘terzo spazio’ cfr.: HOMI K. BHABHA, I
luoghi della cultura, traduzione italiana di Antonio Perri, Roma, Meltemi,
2001; HOU HANRU, Strategies of Survival in the Third Space: A Conversation
on the Situation of Overseas Chinese Artists in the 1990, in On the Mid-
Ground: Hou Hanru, a cura di Yu Hsiaohwei, Hong Kong, Timezone 8, 2002;
GAO MINGLU, Inside Out, cit., pp. 33-34. Gao Minglu inserisce in questa terza
dimensione sia Gu Wenda che Xu Bing, Wu Shanzhuan, Huang Yong Ping e
Cai Guo-Qiang e definisce questo fenomeno ‘post-orientalismo’.
48
Per l’analisi dell’opera, si veda: MINGLU GAO, The '85 Movement: Avant-garde
Art in the Post-Mao Era, cit., pp. 169-180.
49
L’opera Red Humor è composta complessivamente di quattro parti: Red
Characters: Big Characters Series (Chizi: dazibao 赤 字 大 字 报 ), Red Seals
(Hongyin 红印, Windy Red Flags (Hongqi piaopiao 红旗飘飘) e Big Business
(Da shengyi 大 生 意 ): cfr. GAO MINGLU, Wu Shanzhuan’s Red Humor Series,
Long March Space, 5.5.2011.
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FIG. 18. Wu Shanzhuan, Color into Exploitation, 2009. acrilico su tela, 400 x 800
cm, collezione dell’artista. Fonte: Wang Dongling 2011, p. V.
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Cfr. CHRISTINA YU, Light-Writing: Qiu Zhijie's New Works, in The Shape of
Time. The Calli-photo-grapy by Qiu Zhijie, a cura di Mao Christophe W., New
York, Chambers Fine Arts, 2006, p. 90.
58
Oltre a queste tre opere fondamentali, sono molte altre quelle in cui Qiu Zhijie
si serve della calligrafia per destrutturare i meccanismi culturali in atto nella
società cinese, per esempio nelle opere: How to Become a Loser - Ruhe
chengwei shibaizhe 如何成为失败者 (2008), Monumentum - Jinian bei 纪念
碑 (2006), Tomb Stone - Mobei 磨 碑 (2001), Game of Meanning (2001),
Decionary Series - Shuowen jiezi xilie 说文解字系列 (2001), Sound Series -
Shengyin xilie 声音系列 (2000), Elements - Yansu 元素 (1999), Heart Sutra -
Xin Jing 心经 (1999) ecc.
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Nel primo caso, Qiu si confronta con uno dei massimi capolavori
dell’arte calligrafica mai prodotti in Cina, ovvero la Prefazione al
‘Padiglione delle Orchidee’ (Lanting xu 兰亭序), composta nel 353
d.C. da Wang Xizhi, il più grande calligrafo cinese di tutti i tempi,
opera che, sebbene sia oggi visionabile solo attraverso delle copie
tarde (poiché l’imperatore Taizong decise di tumularla insieme al suo
corpo), è oggetto di esercizi di copiatura ripetuti per tutti coloro che
desiderano imparare i rudimenti dell’arte calligrafica. Per denunciare
l’insensatezza del metodo d’insegnamento della calligrafia, basata
sulla reiterazione pedissequa del già esistente che uccide
completamente ogni forma di creatività ed espressività individuale,
Qiu decide di dedicarsi per ben tre anni alla copiatura di quest’opera,
ripetendo l’operazione per ben mille volte sul medesimo foglio e
documentando il suo lavoro attraverso un video59. Continuando nella
sovrascrittura, anche una volta che la superficie risulta completamente
annerita, si arriva dunque al totale obnubilamento dell’opera, alla sua
non esistenza, al suo seppellimento (proprio come è poi nella realtà).
In questo modo, Qiu ricerca l’origine in assenza dell’originale, ma
l’origine non è riscontrabile e visionabile attraverso un documento
tangibile, risiede invece solo nella memoria e nell’immaginazione di
alcuni individui che hanno attraversato la storia e l’hanno tramandata.
La cultura, la storia, la conoscenza e la soggettività umana traggono
dunque origine solo dalla contingenza e dalla discontinuità. Come
afferma lo stesso Qiu Zhijie: «Se, come sembra, una libertà originaria
e completa non è mai esistita, allora l’unica forma di libertà di cui mi
posso giovare è quella di una libertà limitata dalle istituzioni»60. Se
dunque la calligrafia diventa metafora dell’ortodossia sociale e della
59
Un’operazione molto simile interessa l’artista nella copiatura di un’altra opera
fondamentale per la calligrafia cinese, Il Sutra del cuore (Xin Jing 心经), che
nel 1999 Qiu Zhijie copia per 100 volte fino a oscurare completamente la
pagina. Oltre a ribadire i concetti già espressi con Compito n. 1, l’artista si
interroga anche sulla veridicità e attendibilità di un testo in traduzione, il Xin
Jing appunto, su cui si è fondata la diffusione del buddhismo chan in Cina. Il
fatto poi che lo stile utilizzato sia molto simile alla ‘magra d’oro’
dell’imperatore Huizong (1082 – 1135), che vide la fine della dinastia dei
Song settentrionali, scacciati al Sud dalle popolazioni barbare, solleva un’altra
questione sugli influssi barbari della cultura cinese.
60
QIU ZHIJIE, The Limitation of Freedom: The Issues of Ego, p. 5, in
www.qiuzhijie.com.
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concettuale nella Cina contemporanea
prodotte nella Cina di questi anni e che ricorda da vicino la poetica del
‘gesto negativo e ripetuto’ di Hartung, così come l’’iconografia del
no’, abbracciata da Soulages, Still, Kline e Motherwell.65 L’opera
risulta ancora più provocatoria nella sua presentazione: i visitatori,
infatti, prima di avere accesso alla sua fruizione sono chiamati ad
apporre il proprio nome su di un foglio, con un pennello posto di
fianco; ma un monito li redarguisce: ‘Non firmare utilizzando il
pennello’. Attraverso questo espediente, Wang vuole evidenziare
come le vecchie consuetudini non siano più proponibili né accettabili
in un contesto contemporaneo, perché anacronistiche e obsolete; e, in
questo modo, indurre a riflettere su quella che è oggi la relazione che
intercorre tra arte, calligrafia e società. La sua esplorazione
concettuale continua poi con un’altra serie, la sua più famosa,
intitolata ‘Sfere di calligrafia’ (Balls of Characters - Ziqiu xilie〈字
球 〉 系 列 , 1992 - , FIG. 24)66, in cui utilizza fogli di scarto di sue
calligrafie mal riuscite, accartocciate in forma sferica e poi fissate le
une alle altre in forme differenti. L’esperimento nasce da un caso di
65
Cfr. CARLO GIULIO ARGAN, L’arte moderna 1770-1970, Milano, Sansoni, 2007,
p. 267.
66
Per un approfondimento sull’opera, cfr.: HU HEQING 胡 河 清 , Combination:
Balls of Characters – A New Scene in Chinese Art – Zhongguo yishu xin
jingguan: Wang Nanming ‘Ziqiu zuhe’ 中国艺术新景观:王南溟《字球组
合》, testo in cinese con traduzione in inglese di Yang Yingshi, in Hu Heqing
wencun 胡 河 清 文 存 (Testi di Hu Heqing), Shanghai, Shanghai sanlian
shudian, 1996, p. 211; WANG NANMING 南 溟 王 , Ziqiu shi yizhong lichang he
fangfa 字球是一种立场和方法 (Le Sfere di calligrafia sono un punto di vista
e un metodo), in Qiuzheng ‘Houxiandai’– Shuimo‘Kenengxing’ de wu ge shilie
纠 正 “ 后 现 代 ” — — 水 墨 “ 可 能 性 ” 的 五 个 事 例 (Correggere il post-
modernismo: cinque esempi di possibili pitture a inchiostro), «Jinri Zhongguo
Meishu», 2003; FAN DI’AN 范 迪 安 , Xiandaizhuyi, houxiandaizhuyi yu 90
niandai zaoqi de zhongguo yishu – youguan ‘Ziqiu zuhe’ taolun jiyao 现代主
义、后现代主义与 90 年代早期的中国艺术——有关《字球组合》讨论记
要 (Modernismo, post-modernismo e l'arte cinese degli inizi degli anni '90.
Una discussione su 'Combinazione: sfere di calligrafia'), in Fanban yundong de
xinqidian – 10 pipingjia tan, Wang Nanming xinzuo ‘Ziqiu zuhe’反叛运动的新
起 点 — — 10 批 评 家 谈 , 王 南 溟 新 作 “ 字 球 组 合 ” (Un nuovo punto di
partenza per il movimento di protesta: 10 critici discutono la nuova opera di
Wang Nanming ‘Combinazione: sfere di calligrafia'),«Yintan», Taipei, 11,
1992.
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La mostra, dal titolo ‘Continuously Spreading Event and Combination: Ball of
Characters’ - Lianxu kuosan shijian yu zijiu jiehe 《连续扩散事件》与《字
球 组 合 》 , curata da Fan Di’an, si svolge presso la Beijing International Art
Gallery (Beijing guoji yiyuan meishuguan 北京国际艺苑美术馆) il 20 agosto
1992. Cfr. http://blog.artintern.net/article/186251 (blog ufficiale dell’artista con
articoli e documentazione a riguardo)
68
Nel primo caso, per esempio, la decisione di disporre le sfere sulle rovine del
grande edificio barocco costruito dai gesuiti nel Vecchio Palazzo d’Estate,
sottintende la volontà di voler mostrare come la modernizzazione cinese
richieda un cambiamento più profondo rispetto alla semplice appropriazione di
elementi decorativi occidentali; nell’ultimo, invece, si risolve in un atto
d’accusa contro l’omologazione della cultura di massa che pervade la società
cinese contemporanea.
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concettuale nella Cina contemporanea
FIG. 23. Wang Nanming, Serie nera, FIG. 24. Wang Nanming, Sfere di
1990, inchiostro su carta, 69 x 69 cm, calligrafia, 1992, inchiostro su carta,
Londra, British Museum. Fonte: 120 x 100 cm, Busan (Sud Corea),
Barrass 2002, p. 253. Busan Metropolitan Art Museum.
Fonte: copertina del testo
Understanding Modern Calligraphy
(1994) di Wang Nanming.
69
Per la descrizione della genesi e della realizzazione dell’opera, si veda: WANG
NANMING 王南溟, Qu Zhengzhou Xiliu tanyin ganhan 去郑州西流湖拓印干旱
(Recarsi presso il lago Xiliu a Zhengzhou a ricalcare il terreno desertificato),
articolo non pubblicato inviato all’autore dall’artista.
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4. Conclusioni
Quello che si evince dall’analisi dei maggiori artisti concettuali che
si confrontano nelle loro opere con il sistema significante della
calligrafia cinese è che per costoro la calligrafia rappresentata il punto
di partenza, ma non il punto di arrivo nella loro riflessione creativa. Si
possono, infatti, distinguere tre fasi principali della loro produzione
artistica.
Nella prima fase, che si sviluppa tra la prima metà degli anni ottanta
e la prima metà degli anni novanta, la calligrafia viene a rappresentare
un alter ego della cultura tradizionale cinese e di ogni forma di
autorità e autoritarismo cui l’artista cinese si è dovuto sempre
sottomettere, durante il periodo imperiale prima e sotto il maoismo
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Bibliografia
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Sitografia
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L’autore
Adriana Iezzi, sinologa, è laureata in Lingue e Civiltà Orientali
alla “Sapienza” Università di Roma e sta svolgendo un Dottorato
di ricerca in Civiltà, Culture e Società dell’Asia e dell’Africa
presso il Dipartimento Istituto Italiano di Studi Orientali (ISO)
della suddetta università.
Esperta e studiosa di arte cinese, sta svolgendo una ricerca sulla
calligrafia cinese moderna e sulle sue modificazioni in età
contemporanea. Ha svolto numerosi seminari sulla calligrafia
cinese, rivolti agli studenti del Dipartimento Istituto Italiano di
Studi Orientali (ISO) della “Sapienza” Università di Roma.
Vincitrice di due borse di studio della “Sapienza” Università di
Roma, ha studiato presso la Beijing Foreign Studies University
(BFSU), ed è poi vissuta in Cina, dove ha lavorato presso
l’Ambasciata d’Italia a Pechino. In qualità di visiting researcher,
ha recentemente svolto un periodo di studio presso la Liaoning
Normal University di Dalian, dove ha frequentato lezioni
accademiche di calligrafia, storia ed estetica della calligrafia e
pittura tradizionale.
È insegnante di cinese presso l’Istituto Confucio della “Sapienza”
Università di Roma, ed è stata insegnante di italiano presso
l’Istituto Italiano di Cultura di Pechino.
Ha lavorato presso il MACRO (Museo d’Arte Contemporanea
Roma) e presso il Museo Nazionale d’Arte Orientale ‘Giuseppe
Tucci’ (MNAO). Ha partecipato all’organizzazione di diverse
mostre dedicate all’arte moderna e contemporanea cinese e
collabora con MondoMostre per traduzioni e consulenze di ambito
orientale.
È membro dell’EACS (European Association of Chinese Studies) e
dell’AISC (Associazione Italiana di Studi Cinesi).
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