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Uno studio sulle chiese che si richiamano all'insegnamento del dotto svedese
Per Kant era soltanto un visionario e un illuso un po’ debole di mente; altri lo hanno considerato un vero
e proprio schizofrenico; eppure a lui si sono ispirati, in modo e a titolo diverso, scrittori del calibro di
Balzac, Baudelaire, Hugo, Pound e Borges, musicisti come Berlioz e Schoenberg, filosofi del valore di
Schelling e Herder. E come se non bastasse, ancora oggi, circa cinquantamila fedeli appartengono alle
Chiese che a lui si richiamano. Stiamo parlando dello svedese Emanuel Swedenborg, nato a Stoccolma
nel 1688 e morto a Londra nel 1772, del quale il recente volumetto di Jane Williams-Hogan, Swedenborg
e le Chiese swedenborgiane, pubblicato dall’Editrice Elledici nella collana «Religioni e Movimenti» diretta
da Massimo Introvigne, offre un convincente ritratto (pagg. 136, euro 9).
Si è soliti distinguere tre periodi nella vita e nell’opera di questo singolare personaggio che, fin da
giovane, si dimostrò particolarmente versato negli studi scientifici, che condusse con successo, aderendo
alle tesi materialistiche e meccanicistiche di Cartesio e Newton. In un secondo momento, tuttavia, egli
cominciò a guardare alla natura secondo una diversa prospettiva, che potremmo definire spiritualistica,
fino a convincersi che il mondo fisico è un’emanazione della divinità. Ma è a partire dal 1745 circa che il
mutamento di rotta nella vita di Swedenborg diventa ancor più radicale, e nella sua esistenza si apre una
terza fase, che risulterà caratterizzata da fenomeni ed eventi eccezionali e per certi versi inquietanti, dei
quali egli stesso ci informa attraverso l’opera Diario dei sogni.
Tutto, infatti, inizia proprio con una lunghissima serie di sogni e di visioni, in cui si mescolano erotismo e
religione, tentazioni terribili e rassicuranti incontri con il divino, che convincono il Nostro di essere il
destinatario di una vocazione e di una missione particolari. Lasciato il posto di lavoro presso il Collegio
delle miniere di Stoccolma, Swedenborg comincia allora a dedicarsi a quello che pensa essere il suo
nuovo compito, ovvero a trasmettere una rivelazione relativa alla corrispondenza fra Antico e Nuovo
Testamento e alle meraviglie del Cielo e dell’inferno, cosa che egli ritiene di fare negli otto volumi
dell’opera Arcana Coelestia, da lui considerata frutto di ispirazione divina e finalizzata, come molte altre
scritte successivamente, a un profondo rinnovamento del cristianesimo.
Certo di vivere nell’imminenza della fine del mondo, egli si comporta come un profeta mandato a
rivelare la verità ultima all’umanità, una verità di cui fanno parte contenuti davvero singolari: la
corrispondenza fra mondo naturale e mondo spirituale, nel primo dei quali l’uomo vive con il corpo e
con la mente, mentre abita il secondo con gli affetti e il subconscio; la certezza che la morte è la
continuazione della vita; la convinzione dell’eternità del matrimonio, che per lui, peraltro mai sposatosi,
è la fonte della felicità piena e la metafora centrale mediante la quale è possibile spiegare sia la realtà
divina, perfetta unione di amore e saggezza, sia il destino del marito e della moglie, che diventeranno
come un unico angelo agli occhi del Signore.
Nel nome di questo scienziato, pioniere delle neuroscienze, consigliere reale e membro della Dieta
svedese, amico del grande naturalista Linneo, mistico, visionario e profeta, venne fondata una nuova
Chiesa divisa in varie organizzazioni, alcune ancora oggi assai vitali e in fase di espansione; a questo
riguardo, non è difficile cogliere nella religione swedenborgiana la presenza di elementi tipici dello
spiritismo, della New Age e della stessa psicoanalisi, cioè di dottrine che hanno conosciuto e continuano
a conoscere un grande successo.
Elledici, Leumann (Torino) 2004, pp. 136, Euro 9,00, ISBN 88-01-02849-0