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Corso di Alchimia - Lezione 6

Scritto da Viviana Vivarelli


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Categoria: Alchimia
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Autore: Viviana Vivarelli

SOGNI ALCHEMICI. LA TRASMUTAZIONE

“Pellegrino. Cosa cerchi?”


“Cerco chi sono e che scopo ha la mia vita”
“Pellegrino, dove cammini?”
“Cammino in me, cammino attorno a me e cammino sopra di me”
“Pellegrino con chi cammini?”
“Cammino con tutto il mondo.”

(Pellegrinaggio a Santiago di Campostela)

Oltrepassando le operazioni sulla materia, ovvero l’Opus in laboratorio, ci sono altri modi per guardare l’alchimia,
uno è il misticismo, in cui si attua una tale trasformazione nel vivente spirituale da realizzare quell’unione dell’uomo
col Tutto di cui parlano le filosofie mistiche trascendenti, un altro è l’apparizione spontanea, anche nella vita
normale, di allucinazioni o visioni che sono indicatori di assoluto, un altro, infine, più comune, è la via del sognare,
dove si possono incontrare i simboli dell’alchimia o si possono avere sogni che possiamo definire alchemici, in
quanto sono attinenti a una trasformazione e possono ripetere come in una metafora le fasi della Piccola o Grande
Opera.

Jung guarderà l’alchimia soprattutto in chiave psicoanalitica e alla propria immersione nei simboli del profondo come
ulteriore avvicinamento al mondo dell’inconscio collettivo, per una personale palingenesi.
“L’invasione della coscienza da parte di contenuti inconsci è connessa al mondo simbolico dell’alchimia, dove
avvengono processi simili a quelli dell’immaginazione attiva e dei sogni, che sempre attengono al processo di
individuazione.”
“Le esperienze degli alchimisti erano, in un certo senso le mie esperienze, e il loro mondo era il mio mondo. Avevo
trovato l’equivalente storico della mia psicologia dell’inconscio.. approfondii la comprensione del loro carattere
tipico, già iniziato con la mia indagine sui miti”.
Per esempio, Jung riporta una serie di disegni di alberi fatti dai suoi pazienti e li analizza attraverso i simboli
dell’albero alchemico. Malgrado le variazioni infinite, personali o culturali, c’è una forma psichica costante con
modalità dall’interpretazione costante, che hanno alla base strutture archetipiche.
Lo studio dell’alchimia serve dunque a Jung per arrivare alla fonte dei simboli: gli archetipi.
L’alchimia è per lui un processo di trasmutazione psichica che si può aiutare con l’analisi o per altre vie, in cui
l’uomo avanza integrando la coscienza con gli apporti dell’inconscio.
Se entriamo nel misticismo o nello sciamanesimo, comprendiamo questo processo di trasformazione in modo
immediato.
Gli sciamani conoscono bene la trasformazione profonda nei suoi ultimi livelli e la descrivono in un modo quasi
fisico e percettivo. Nello sciamanismo australiano, come in quello di molte culture antiche o nel moderno misticismo
induista (vedi Krishnamurti), la trasmutazione è accompagnata spesso dalla visione del cambiamento degli organi
interni. È notevole come questa modalità riappaia anche in persone che nulla sanno di queste modificazioni interiori.
E’ facile vedere quando un sogno è alchemico.

Da due anni Anna sta compiendo un processo di trasmutazione molto rapido attraverso sogni iniziatici secondo un
processo costante e progressivo. In sogno le appaiono vecchie donne o maghe che le danno insegnamenti o le
mostrano riti, spesso in caverne sotterranee. Il percorso onirico si accompagna alla manifestazione di poteri psichici
nella vita cosciente. La simbologia riporta elementi che partono dall’antica Macedonia, proseguono con simboli
tungusi, attraversano l’Egitto dei Faraoni e arrivano agli aborigeni australiani. In uno degli ultimi sogni le viene
annunciato che i suoi organi interni saranno trasformati. Vede se stessa come l’emersione a metà di un essere alieno
a tre gambe. Tre è cifra magico-divina, presente in tutte le culture. Tre erano i piedi del tripode o sedile a forma di
conca delle Pizia, tre sono i piedi del crogiolo alchemico, come del calderone magico di Odino, gli aspetti della dea,
i livelli della vita umana: materiale, mentale e spirituale, le dimensioni dell’essere, le manifestazioni del sacro. In un
sogno precedente aveva visto se stessa come l’ampolla rotonda degli alchimisti.

Quando Jung si fa per la prima volta l’I Ching esce il crogiolo.


Nel libro ‘L’uomo e i suoi simboli’, Jung racconta:
“Un mio paziente sentiva la spinta a differenziarsi. Sognò un vulcano (sinonimo di crogiolo) e dal cratere vide uscire
in volo due uccelli, come se temessero una eruzione imminente. Tutto ciò avveniva in uno strano paesaggio solitario,
con uno specchio d’acqua (presenza degli opposti) che divideva il giovane dal vulcano. Il sogno rappresentava un
viaggio di iniziazione individuale.. Nelle tribù raccoglitrici di cibo, che costituiscono i gruppi meno coscienti
dell’organizzazione famigliare, il giovane iniziato deve intraprendere da solo un viaggio in qualche luogo sacro
(nelle culture indiane dalla costa del Nord Pacifico può trattarsi di un lago formato dal cratere di un vulcano), dove,
in uno stato visionario o di trance, egli incontra il suo ‘spirito custode’ nelle vesti di un animale o di un oggetto
naturale. Egli si identifica completamente con lui e in ciò diventa un uomo”.

Laura mi vedeva un po’ come il suo spirito guida. Mi sognò, dunque, davanti a una fossa piena di serpenti. Era
serpenti innocui ma brulicavano nella terra. Io ero chinata su di loro e alla fine mi immersi anche io nella fossa per
divenire serpente tra serpenti. Allora la terra si chiuse per coprire tutto e si rivoltò e si mosse nel suo interno come s
incubasse qualcosa e alla fine dalla terra nera emerse un grande alambicco di vetro dal collo lungo e sottile e in
quell’alambicco dal basso cominciò a salire un fuoco liquido che esplose sopra in un enorme fuoco di artificio. Le
scintille o serpenti di fuoco schizzarono dappertutto, una cadde sul tappeto della camera da letto di Laura e lo
incendiò.

Il misticismo non è che una forma estrema di modificazione spirituale, dunque è alchimia ad alto livello.

Il grande santo indiano KRISHNAMURTI fu modificato duranti stati allucinatori come se il suo corpo invisibile
dovesse accordarsi a un divino occupante che, solo attraverso una trasformazione fisica sottile, poteva unirsi a lui,
senza annichilirlo. Al di sopra dei Maestri invisibili c’era una energia allo stato puro che per comunicare con l’uomo
poteva solo modificarlo, cambiando la sua vibrazione. Krishnamurti aveva 27 anni e l’esperienza fu estremamente
dolorosa. Partì dalla testa con fortissimi dolori, poi passò per la spina dorsale, infine prese il corpo e le mani. La
modificazione, sempre molto accompagnata da atroci dolori, proseguì per 70 anni.

Gli Arunta sognano che gli spiriti del mondo dei sogni scagliano una lancia invisibile che trafigge la testa da parte a
parte e spacca la lingua (troviamo spesso nello sciamanesimo il simbolo della lancia). Lo spirito toglie via via gli
organi interni e li scambia con altri, conficca dei cristalli di quarzo nei polsi e nel terzo occhio, così l’uomo vedrà
direttamente la verità o avrà poteri di guarigione . L’uomo muore e rinasce modificato, diventando uno sciamano .

La lancia compare anche nella prima transverberazione di Padre Pio. La sera del 5 agosto 1918 egli ebbe di colpo una
visione terribile: “Stavo confessando i nostri ragazzi la sera del cinque, quando d’un tratto fui riempito di un estremo
terrore alla vista di un personaggio celeste che mi si presentò dinanzi all’occhio dell’intelligenza. Teneva in mano
una specie di arnese, simile ad una lunghissima lamina di ferro con una punta bene affilata da cui sembrava uscisse
fuoco. Vedere tutto questo e osservarlo scagliarmi con tutta violenza il suddetto arnese nell’anima, fu tutt’uno. A
stento emisi un lamento, mi sentivo morire… Dissi al ragazzo che si ritirasse perché mi sentivo male… Questo
martirio durò senza interruzione fino al mattino del giorno sette. Cosa soffrii in questo periodo non so dirlo. Persino
le viscere vedevo che mi venivano strappate dietro quell’arnese e il tutto era messo a ferro e fuoco. Da quel giorno io
sono ferito a morte”.

È chiaro che la lancia o la lamina non sono che metafore, la metafora del resto appare per tradurre in forme
percepibili ciò che non lo è affatto.
Dunque in forme visibili il corpo fisico cede al CORPO MISTICO. Questa è l’alchimia trascendentale.
Senza raggiungere le vette del misticismo o dello sciamanesimo, possiamo dire che ogni cosa che l’uomo fa sulla
giusta via lo modifica nel senso di accrescere la sua frequenza, dal materiale allo spirituale. La sua vibrazione sale e
anche in lui avviene un procedimento di alchimia, una decantazione dalle scorie e una distillazione dell’essenza, che
nell’uomo è lo spirito.
Platone diceva che l’anima è la scintilla divina caduta nell’esilio della materia, il processo di purificazione la libererà
dallo scorie materiali, portandola più vicino al piano della creazione divina. Trasformazione alchemica significherà
risalita graduale dei livelli frequenziali, da quelli grossolani o fenomenici a quelli sottili o noumenici, dall’apparenza
all’essenza, per ricondurre la scintilla divina (anima o oro spirituale) alla sua dimora celeste.
Gli alchimisti immaginavano questo passaggio con una metafora astronomica dall’anello più esterno dei pianeti al
Sole; da Saturno, equivalente al grossolano Piombo, al Sole, il purissimo Oro, simbolo del divino .

Una tavola alchemica mostra un viandante che tiene in mano un sole e con la mano sinistra socchiude una porta che
dà in un luogo oscuro, perché nero è l’ignoto e nera l’Ombra; il sole che tiene in mano fa di lui un Telesforo, un
portatore di luce, ciò indica la consapevolezza con cui illuminerà l’ignoto.
(Raffaello)

LA SCALA DELLA CONOSCENZA è una scala frequenziale dove noi siamo ciò che conosciamo e conosciamo
ciò che scegliamo di conoscere. Là dove ci impegniamo e il modo con cui lo facciamo segnerà il nostro essere,
volgendolo verso il basso o verso l’alto.
Conoscenza vuol dire sapienza e sapere viene dal latino sàpere, aver sapore. Più sappiamo, più ci trasformiamo, più
possiamo assaporare l’essenza delle cose, entrando nel significato profondo della vita.
Ricordiamo la SCALA DI GIACOBBE della Bibbia, fatta di piani o livelli che dalla Terra vanno al cielo e
viceversa, la stessa che compare nello schema gnostico delle emanazioni per cui lo Spirito emana in piani inferiori,
ruscellando verso il baso come una fonte. Dio è il pleroma, ovvero la pienezza totale di luce, conoscenza ed essenza,
il mondo terreno è il menoma, vuoto fatto di apparenze, mondo fenomenico illusoria della Maya.
“A Giacobbe apparve in sogno una scala che appoggiava sulla terra, mentre la sua cima raggiungeva il cielo, ed
ecco gli angeli di Dio salivano e scendevano su di essa” (Genesi, 28, 12).
Il poeta Blake disegnerà questa scala come una spirale, simile a quella dell’orecchio: “Le scale infinite che,
avvitandosi, raggiungono l’ultimo cielo”.
Swedenborg aveva detto: “L’apertura dell’orecchio interiore è il presupposto della presa di contatto con mondi
superiori”.
E’ molto interessante questo riferimento della scala frequenziale che viene ricondotta all’udito, per cui ogni livello
corrisponde a una nota e l’intero universo a uno SPARTITO MUSICALE.
La voce che mi parlò in modo diretto dalla stanza per otto mesi, aveva detto: “Il sentimento del cosmo viene a te
attraverso l’udito”.
Dunque, l’intuizione superiore può arrivare alla percezione umana come messaggio simile a voce o pensiero, verbo o
Logos, vibrazione intesa come suono. Ricordiamo sempre Rol che ebbe l’intuizione del parallelismo delle qualità
della materia partendo dal colore verde associato al ‘fa’.

Il concetto della SCALA, musicale o no, è molto diffuso. Spesso i gradini sono sette, come i colori
dell’arcobaleno. Apuleio parla di una scala planetaria a sette gradini come scala di iniziazione, il settimo gradino è
quello della rivelazione.
In Egitto si metteva nella tomba una piccola scala per il Ka del defunto.
I pianeti sono disposti su sette orbite in avvicinamento al Sole.
Le fasi del processo alchemico sono dette scala lapidis alchemica.
Nelle visioni di Zosimo, Zosimo sale e scende 12 gradini di luce e buio.
La scala della conoscenza, ovvero i piani della creazione, sono spesso rappresentati dalla scala musicale…
Nel 1700 ERNEST CHLADNI creò il primo trattato di acustica, facendo vibrare con un archetto una lamina
ricoperta di povere fine e disegnando le figure sonore così ottenute. Il suono formava figure, mandala.

Questi modelli acustici sono analoghi agli Yantra indiani, sono figure-suono. Vibrazione che entra nel mondo
sensibile. La sabbia si allontana dalle zone a maggior vibrazione raggruppandosi in prossimità dei punti nodali, dove
l’ampiezza della vibrazione è nulla. Chladni verificò che a uguali figure corrispondevano suoni uguali. Oggi lo stesso
effetto si ottiene ponendo un altoparlante sotto la lastra e inviando singole note.
Ci sono molte visioni dei mistici in cui l’universo appare come suono.
E possiamo pensare a una medicina del futuro che cambia le cellule malate con i suoni.
Nel Tantra-Kunst, Ajit Mookerjee dice: “Tutto ciò che noi osserviamo e percepiamo nell’Universo, dai pensieri alle
idee, fino alla materia, è suono a un determinato grado di intensità”.
Novalis ipotizzò che le lettere dell’alfabeto nascessero come figure acustiche.
Lo stesso concetto è per gli yantra che sono figure geometriche sacre a cui corrispondono suoni.
Keplero parlava di ‘mondo armonico’, dove i suoni si esprimevano come figure geometriche: la geometria di Dio.

La vibrazione è anche matrice. Prima della casa costruita c’è il progetto della casa e prima ancora c’è lo schema
immateriale, ideazione, compito e scopo, ma anche seme. La potenza è seme, gravida dall’atto lo produce.
Risalire dal fenomeno al noumeno, dall’apparenza all’essenza, vuol dire passare dall’attuazione al progetto, al perché
delle cose, all’ordine dei significati, al seme del mondo. Passare dalla realtà fenomenica alla realtà noumenica vuol
dire muoversi dal caos all’ordine, dalla casualità all’armonia, dal molteplice all’Uno.
Cosa faceva l’alchimista quando studiava una pianta? Risaliva dalla pianta fisica alla sua funzione sottile. È il
progetto dell’arnica che produce la pianta dell’arnica, nel suo progetto che la mette in essere c’è il suo fine, che è
quello di curare i dolori artrosici; quando l’arnica viene seccata, polverizzata, distillata, ridotta all’essenza e ancora
l’essenza viene diluita e diluita ancora fino a far sparire ogni commistione di materia, resta purissima la potenza
amplificata dell’arnica, la sua capacità di guarire, ridotta a energia suprema. Non si vede più la pianta fisica ma il suo
scopo terapeutico. Così è per ogni cosa della vita. Purificare la vita dalle scorie significa arrivare al significato.
Il mistico Jacob BOEHME saltò tutti i passaggi, il processo avvenne in lui istantaneamente: di colpo ‘vide’ l’arnica
come essenza, balzò a un livello superiore, passando dal mondo fisico al mondo teleologico, quello cioè che procede
per fini, dal riflesso sul peltro si dilatò pervenendo alla visione immediata di ogni pianta nel suo ordine terapeutico,
conobbe il suo nome e capì a cosa serviva. Divenne un erborista sostanziale, così come lo sciamano impara dalla
visione superiore quali sono le piante terapeutiche.
Lo stesso può valere per ogni passaggio umano. Riducendo gradatamente l’apparenza grossolana e materiale, si libera
l’essenza spirituale e divina. A quel punto l’uomo vede il proprio io o conosce il perché di ogni cosa.
Nella scala delle vibrazioni l’uomo che si propone degli scopi bassi abbassa la sua natura e vibra a frequenze più
basse, colui che si volge all’Essere e ha scopi che trascendono la sua persona, vibra a frequenze più alte. Quest’ultimo
‘sente’ la vibrazione del primo e se ne rattrista. Salire in questa scala significa aumentare la propria consapevolezza.
Coloro che sono ai primi gradini è come dormissero nel ventre della materia, come non fossero despiertos, svegli,
illuminati. Qualche volta questa bassa vibrazione è avvertita come incoscienza, altre volte come volontà mal rivolta,
nel secondo caso chi è più in alto nella scala della consapevolezza ne prova disagio e a volte deve allontanarsi per non
esserne infettato.
Per svegliarsi occorrono MAESTRI ma non è facile trovarli, eppure i Maestri esistono fuori e dentro di noi. Sono
Maestri anche le difficoltà, i contrasti, le delusioni, i dolori. Anche i periodi di depressione ci possono insegnare. Ma
impara solo chi è volto a imparare, gli altri restano fermi o sono cacciati indietro. Quando non progrediamo è perché
la materia oscura e addormentata che è dentro di noi attrae a sé tutto e impedisce il cammino. “L’uomo è convinto di
vegliare ma in realtà è preso in una rete di sonno e sogno che egli stesso ha tessuto. Più la rete è chiusa, più potente
regna il sonno. Quelli che sono presi nelle sue maglie sono gli addormentati che camminano attraverso la vita,
indifferenti e spensierati” .
Quando l’uomo è addormentato nella propria materia oscura, a nulla servono i maestri esteriori, che sono come
scintille che si spengono nel buio, senza che vi sia illuminazione interiore, perché la materia oscura impedisce
l’accensione della verità.
Uno degli alchimisti era un egiziano del terzo secolo, seguace dello gnosticismo, che viveva nella città egizia di
Panopoli, e si chiamava ZOSIMO IL PANAPOLITA. Ebbe dei sogni-visioni che raccontò nei suoi libri e Jung le
studiò.
Fu una serie progressiva di sogni, intervallati da brevi risvegli, che costituivano un tutto unico.
Era abbastanza facile che gli alchimisti proiettassero nei sogni i loro esperimenti così come proiettavano sulla materia
i loro psichismi, in quanto essi si muovevano in un luogo intermedio tra natura e psiche, che era tanto corporeo
quanto psichico, un livello che la filosofia indiana chiama CORPO SOTTILE, dove le differenze tra dentro e fuori
svaniscono.
Mentre l’alchimia svaluta la natura e cerca di sollevare l’anima sopra di essa, l’alchimia si muove in un luogo
intermedio tra io e natura, cercando di comunicare con lo spirito vivente di ogni cosa.

In modo analogo la santa indiana, di origine francese, MERE, discepola di sri Aurobindo, cercò di comunicare con lo
spirito delle cellule. La sua straordinario evoluzione spirituale si compiva con la trasformazione del suo corpo, come
se esso fosse a un tempo la Piccola Opera e la Grande Opera, il suo crogiolo alchemico e l’oro della trasformazione.
Mère visse trent’anni accanto a Aurobindo, assumendo la direzione dell’ashram di Pondicherry, nel sud dell’india,
partecipando alla sua ricerca spirituale del Purna Yoga o yoga integrale, e conducendo nel proprio corpo una yoga
della materia cellulare, già iniziato da Aurobindo.
Mère racconta la sua trasformazione in 13 agende, dove spiega in modo molto semplice i “minimi e vertiginosi
mutamenti” delle sue cellule.
Mère pensava di aver scoperto una ‘mente cellulare’ capace di riformare la condizione stessa della materia umana e le
leggi della specie.
Torniamo ai sogni alchemici di Zosimo:
Zosimo sta studiando la composizione dell’acqua, quando si addormenta e sogna che ha di fronte un altare a forma
di coppa, a cui si sale per una scala di 12 gradini (12 è la cifra simbolica di un ciclo). La vittima sacrificale (l’Io che
deve compiere la Grande Opera e deve cedere alla forma nuova) è ai piedi dell’altare e annuncia che discenderà le
tenebre per risalire alla luce. Dice di chiamarsi Ione (l’Io) e che è stato assalito, smembrato con la spada e bruciato,
come fosse un metallo. Sotto gli occhi del sognatore, Ione si trasforma in un omuncolo che divora se stesso, come
l’uroboro . Zosimo si sveglia e poi si riaddormenta molte volte.Vede vari personaggi attorno a un altare che sembra
un crogiolo per l’acqua divina. Ci sono degli uomini di rame (metallo malleabile dunque parte trasformabile
dell’uomo) che entrano in quell’acqua e vengono cotti senza morire (altro riferimento alla metallurgia). C’è un
barbiere (che anche in sogno significa colui che ti cambia le idee = capelli), il quale dice a Zosimo che la vittima è
anche il sacerdote che officia il rito, è dunque Ione che deve trasformarsi in oro.
Zosimo si sveglia e riflette sul concetto di acqua divina (in alchimia l’acqua divina è l’agente della trasmutazione) e
dell’importanza che le cose per cambiare debbano essere prima separate e poi riunite.
Nel sogno successivo parla a un interlocutore immaginario e gli dice di fare un tempio formato con una sola pietra,
ma ugualmente senza inizio né fine. Esso rappresenta il sacro, il Sé. L’accesso è custodito da un serpente che dovrà
essere scuoiato e trasformato in scalino. Il serpente è l’energia della trasformazione (e in molti sogni l’energia del
mutamento appare sotto forma di serpente).
Nel tempio c’è una sorgente di acqua purissima e l’uomo di rame raccoglie un oggetto misterioso che prima diventa
d’argento e poi d’oro.
Abbiamo una salita per 7 gradi. Zosimo incontra di nuovo il barbiere con un manto rosso regale. Incontra poi un
vecchio con una tunica bianca splendente, i cui nome è Agatodemone. Nell’antica religione greca, Agatos Daimon, o
‘Nobile spirito’, era una divinità che vigilava sui vigneti e i campi di grano, una guida personale indizzata al
raccolto.
Zosimo incontra poi un sacerdote vestito di bianco che cura la parte più intima del santuario, “Vuole trasformare i
corpi in sangue, rendere gli occhi veggenti e resuscitare i morti”.
Nel sogno successivo, Zosimo vede arrivare dall’Oriente prima una figura con una spada, poi un personaggio
chiamato ‘Culminazione del Sole’, che sarà decapitato e squartato, i muscoli separati dalla parte grassa e cotti nel
fuoco (continua nella metafora la trasformazione dello Spirito).
Il personaggio che impugna la spada dice che attraverso i 7 gradi l’ascesa è compiuta. Viene proclamato il
compimento dell’arte. A quel punto le fonti cominciano a zampillare”.

Come si vede, Zosimo, pur appartenendo al terzo secolo, usa immagini, come ‘il corpo astrale’ o ‘ il corpo di luce’,
che si ripresenteranno nel neoplatonismo dell’Umanesimo di Marsilio Ficino e Pico della Mirandola, come
nell’esoterismo attuale, frammisto a idee orientali, o nella Qabbalah, nell’astrologia, nella magia..

Tra tanti risvegli possibili ce ne sono alcuni che ti cambiano la vita, che veramente ti trasformano, che cambiano i
tuoi valori e i tuoi ideali, ma essi accadono non solo per merito tuo ma della Grazia e sono simili ad atti iniziatici che
lo Spirito vuole per te. Qualcosa scende dall’alto e si manifesta. Il cambiamento della vita produce un cambio delle
compagnie, vecchi amici se ne vanno, altri, migliori, arrivano. Tuttavia nulla può avvenire senza autocoscienza e
senza disciplina. La crescita interiore è simile a un percorso sportivo che richiede ripetizione, tecnica e allenamento.
Via via che la crescita interiore procede, aumenta il livello di percezione. Vi sono, nel nostro tempo, persone che
vorrebbero avere percezioni più alte, come fossero poteri, da gestire per narcisismo o per progetto di imperio, e che
pensano ad esse come a oggetti da possedere o da conquistare. L’atteggiamento è sterile e deriva dal fatto che su
queste percezioni si è finto un mercato, come se fossero beni materiali da conseguire con tecniche e denaro. Una
magia in vendita. In un mondo dove si è fatto mercato di tutto, anche l’anima è diventata merce e l’uomo compratore.
Per questo accade di incontrare persone che ti chiedano di imparare a parlare con gli angeli o a guarire in modo
sottile. Ma nulla può essere più lontano dall’anima di queste intenzioni. La differenza tra materia e spirito è che nella
materia tutto può essere venduto ma nello spirito nulla può essere comprato. Non vi sono tecniche del sacro ma vi
sono vie per il sacro. Camminare è diverso da comprare, come non vi sono maestri esterni ma un solo maestro che
parla dentro di noi. Dunque la scala per arrivare a Dio è lunga ma molti ne perdono le tracce fin dall’inizio.
Ogni persona ha una sua vibrazione di vita e crescendo ed evolvendo può aumentarla. Esseri umani che hanno la
stessa vibrazione sono attirati l’uno dall’altro e vibrano in risonanza, possono avere fenomeni psichici comuni,
possono legarsi a livelli che non sappiamo. Jung parlava di ‘famiglie di anime’ a cui apparteniamo, che possiamo
conoscere come persone o possiamo ritrovare quando non saremo più in questa vita. Sulla scala di Giacobbe non
siamo tutti sullo stesso scalino.
I piani di manifestazione di Dio sono molti (lo dice Basilide come Platone o Plotino…). Noi siamo calati in uno dei
piani più bassi o grossolani, in cui abbiamo la percezione sensibile e isolata dell’oggetto materiale; sopra ci sono altri
piani, in cui possiamo intuire il potere curativo o la missione o funzione superiore dell’oggetto essenziale nel piano
globale della creazione. Più saliamo, più le cose si ordinano in un insieme globale. Più siamo in basso, più vediamo
ogni cosa nella sua funzione materiale separata e relativa al nostro egoismo. L’essenza è uno scopo intrinseco e non è
mai fine a se stessa in quanto serve al mondo. Sul piano dei valori entriamo nell’universale, nessuna cosa ha valore
per sé, ognuna esiste in un senso comune, collegato a tutti gli altri. Nel regno degli scopi nessuno è isolato ma tutti si
armonizzano, noi stessi non siamo separati ma integrati. Uscire dalla grossolanità è arrivare alla totalità. La scienza
diventa filosofia, visione dell’ordine globale delle cose. Superare il velo dell’illusione fenomenica calata nel
particolare porta direttamente a percepire l’energia del mondo, l’energia generale, cioè Dio. La scala ascensionale
diventa necessariamente mistica.
Quando i gradini della scala di Giacobbe sono risaliti, quando l’uomo si stacca dalla base materiale e dal suo
egocentrismo e cammina verso l’essenza universale, la mente intuisce di colpo il proprio progetto esistenziale inserito
nel cosmo e di colpo vede il mondo come esso veramente è: UNO. Si sente partecipante. Le cose non sono più slegate
ma in armonia, e, non più incoerenti, si corrispondono in un disegno unico.
Con uguale immediatezza l’uomo ‘vede’ che egli è il mondo, non c’è differenza tra qui e una qualunque cosa, tra lui e
l’altro, sono uno stesso. Il soggetto si identifica con l’oggetto. Si realizza un’unione mistica, un atto religioso, cioè un
co-esistere.

Dopo la meditazione, Manuela dice: “Mi sentivo nel tavolo, ero nel tavolo”. Ed Esterina: “Nel mio cuore c’erano
piante e fiori e animali ed io ero loro”. Ne deriva il primo principio alchemico, secondo la tavola smaragdina: “Il
microcosmo è il macrocosmo, il macrocosmo è il microcosmo”. “Tutto quello che è sopra è sotto, tutto quello che è
sotto è sopra“. Vedere l’essenza delle cose significa vedere immediatamente anche la nostra essenza, cioè il nostro
significato, il perché siamo qui e cosa dobbiamo fare, il nostro ruolo nell’economia del mondo, il collegamento
universale, un significato che scopriamo di noi e che necessariamente non è solo per noi. Paracelso dice: “Non esiste
nell’uomo parte che non corrisponda a un elemento, una pianta, una intelligenza, una misura, una ragione un
archetipo”.
Nell’alchimia Jung ritrova i grandi concetti che lo hanno affascinato da sempre: il mondo come presenza di opposti,
la dualità di tutte le cose, la congiunzione degli elementi polari, la ricerca di un canale più sottile della scienza,
l’unione di microcosmo e macrocosmo e, infine, la vita come percorso iniziatico, trasformativo. Alchimia vuol dire
appunto ‘trasformazione’, o meglio ‘trasmutazione’, processo mediante cui si risale una scala di livelli frequenziali.
Il sogno della biblioteca alchemica predice i futuri studi di Jung e la sua futura evoluzione.
Dopo il sogno, gli arrivano pacchi di libri sull’alchimia che aprono una nuova fase di ricerca. Quindici anni dopo, la
biblioteca del sogno è realtà, centinaia di testi, ma Jung legge l’alchimia in un modo particolare, non secondo una
pratica di laboratorio ma secondo una simbolica, non nella sperimentazione naturale, tra storte, forni o alambicchi,
ma nella sperimentazione psichica, nella trasformazione umana.

Certo l’alchimia è uno dei più grandi misteri della conoscenza; non sappiamo esattamente cosa sia, dove sia nata,
come e perché, ma sappiamo che esiste ovunque, in ogni tempo e luogo, e dunque è una ricerca universale con
caratteri e simboli comuni, analoga allo sciamanesimo o alla magia, che non sono categorie culturali ma possibilità
antropologiche. Ha ragione Jung ad affermare che l’alchimia nasce dall’inconscio collettivo e si manifesta con le
stesse immagini. Essa non è un patrimonio di conoscenze esplicate e leggere i pochi concetti in cui si compendia non
ne fa penetrarne il mistero. Non è un patrimonio culturale che cresce per acquisizione, ma piuttosto una via di sogno,
collegata a un segreto, per cui i tentativi di spiegazione razionale portano fuori strada e occorre invece impegnarsi
nelle immagini e metafore, come in un gioco poetico. Come ogni produzione dell’inconscio, l’alchimia non può
essere narrata o definita, ma può essere sognata, cioè vissuta in uno stato crepuscolare, di meta-realtà.
Paradossalmente, ciò di cui non è facile parlare emerge spontaneamente in meditazione o visualizzazione; l’inconscio
‘sa’ , ‘conosce’, ‘vede’, prima della mente logica o narrativa.
Potremmo dire che abbiamo un linguaggio che parla del divenire del mondo e del divenire dell’anima, attraverso
metafore sognate o vissute. È come se, danzandole liberamente e inconsciamente, riuscissimo a danzare la danza
della vita.
Nel progredire del nostro essere psichico e spirituale la scala di Giacobbe rappresenta l’ascesa nel quotidiano, la
purificazione delle nostre energie interiori.
Come dice la Blavatski “.. un intelletto aperto, un cuore puro, una percezione spirituale senza veli, un’ubbidienza
devota verso i comandamenti della verità… una coraggiosa sopportazione dell’ingiustizia personale, un’intrepida
dichiarazione di principio, una coraggiosa difesa di coloro che subiscono ingiusti attacchi e uno sguardo
costantemente rivolto verso il progresso umano e la perfezione che la scienza segreta descrive: ecco le scale d’oro, i
cui gradini conducono il discepolo al Tempio della Saggezza Divina”.

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