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note a cura di
Alessandro Natucci
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7 Introduzione
La vicenda e il testo dell’orazione, 7 – Lo stile adottato da Cicerone,
13 – I personaggi dell’orazione, 20
31 Pro Caecina
155 Note
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Introduzione
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8 Introduzione
espressioni ambigue»2.
Non è certamente poco quanto si deve a Cicerone, se si
pensa che l’interpretazione del diritto potrebbe con ragione
essere concepita, da un certo punto di vista, come «l’arte del
definire».
La vicenda, che costituisce la trama della Pro Caecina di
Cicerone si svolge tra la fine degli anni 90 e il 70 a.C., nel
periodo di sconvolgimento sociale e di violenza che accom-
pagna e segue la guerra civile tra Mario e Silla.
Un distinto banchiere di Tarquinia, l’argentarius Marco
Fulcinio, sposa la conterranea Cesennia, di nobile famiglia
etrusca. Preoccupato per la salvaguardia della dote di lei,
rappresentata da somme di danaro, egli la investe nell’acqui-
sto di terreni, ubicati nella campagna di Tarquinia. Qualche
tempo dopo, cessata l’attività di banchiere, Fulcinio acquista
alcuni poderi, in parte confinanti, in parte vicini alla proprie-
tà di sua moglie, poderi che costituiranno il c.d. fondo Ful-
cinianus, oggetto della controversia sulla quale s’incentra la
causa trattata nella presente orazione.
Di lì a poco egli muore; nel suo testamento ha istituito
erede il figlio avuto da Cesennia, Marco Fulcinio, lasciando
l’usufrutto di tutti i beni alla moglie, perché possa goderne
insieme al figlio. Quest’ultimo, tuttavia, poco dopo aver
raggiunto la pubertà, muore a sua volta; nomina erede (ve-
rosimilmente fiduciario) il parente Publio Cesennio e lascia
in legato a sua moglie una grande somma di danaro e alla
madre, Cesennia, una parte anche maggiore dei restanti
beni.
Diventa necessario dividere l’eredità, alla quale, come si è
detto, partecipano, oltre all’erede Publio Cesennio, la moglie
2 «Tota mihi causa pro Caecina de verbis interdicti fuit: res involutas definiendo
explicavimus, ius civile laudavimus, verba ambigua distinximus».
Introduzione 9
Quasi vero aut nos ei negemus addictum aut tum quisquam fuerit / qui
dubitaret / quin emeretur Caesenniae, / cum id plerique scirent, / omnes
fere audissent, / si qui forte non audissent, / hi coniectura adsequi pos-
sent, / cum pecunia Caesenniae ex illa hereditate deberetur, / eam porro
in praediis conlocari / maxime expediret, / essent autem praedia / quae
mulieri maxime convenirent, / ea venirent, / liceretur is / quem Caesen-
niae dare operam nemo miraretur, / sibi emere / nemo posset suspicari.
Tutius quod Cicero pro Caecina facit, Più sicuro ciò che fa Cicerone nella Pro
cum interrogat, si haec actio non sit, Caecina, quando chiede: se questa non è
quae sit5. (V, 10, 68) una causa, che cos’è?
adposita vel comparativa Giustapposti o comparativi
Ex maiore pro Caecina: ‘quod exercitus Dal maggiore (al minore) nella Pro Cae-
armatos movet, id advocationem [togato- cina: “ciò che ha scosso eserciti arma-
rum] non videbitur movisse?’6 (V, 10, 92) ti, non sembrerà aver preoccupato una
schiera di cittadini?”
Ex minore pro Caecina: ‘itane? scire esse Dal minore (al maggiore) nella Pro Cae-
armatos sat est ut uim factam probes, in cina: ‘davvero? Sapere che ci sono uomi-
manus eorum incidere non est satis?’7 ni armati è sufficiente affinché tu provi
(V,10, 93) la violenza fatta, non è sufficiente invece
incappare nelle loro mani?
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5 Pro Caecina, 37.
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6 Pro Caecina, 43.
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7 Pro Caecina, 45.
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Introduzione 17
a fictione fittizi
Plurimum ea res virium habet contra Tale cosa [l’elemento fittizio] ha grande
scriptum. Utitur his Cicero pro Caecina: forza contro il testo scritto. Se ne vale
‘Vnde tu aut familia aut procurator tuus. Cicerone nella Pro Caecina: “Donde tu
Si me vilicus tuus solus deiecisset... si o tutti i tuoi servi o il tuo amministrato-
vero ne habeas quidem servum praeter re. Se solamente il tuo fattore mi avesse
eum qui me deiecerit’, et alia in eodem scacciato …e tu non abbia che il servo
libro plurima8. (V,10, 98) che mi ha scacciato”9 e molti altri nella
medesima orazione.
Illud est adnotandum magis, argumen- Bisogna soprattutto notare che alcune
ta duci ex iure simili [dissimili, quale argomentazioni sono ricavabili da casi
est Ciceronis pro Caecina: ‘ut si qui me giuridici simili […dissimili, come nella
exire domo coegisset armis, haberem ac- Pro Caecina di Cicerone: “se qualcuno
tionem, si qui introire prohibuisset, non mi avesse imposto con le armi di uscire
haberem?10 (V,11, 32–33) da casa, intenterei la causa, se mi avesse
impedito d’entrarvi non l’intenterei?”
definictiones definizioni
Optimaque est media illa via, qua Ottima è la via intermedia della quale
utitur Cicero pro Caecina, ut res si vale Cicerone nella Pro Caecina, di
proponatur, verba non pericliten- esporre i fatti senza che le parole pre-
tur: ‘etenim, recuperatores, non ea giudichino l’interpretazione: “e infatti,
sola vis est quae ad corpus nostrum recuperatori, non è violenza solo quella
vitamque pervenit, sed etiam mul- che attenta al nostro corpo e alla vita,
to maior ea quae periculo mor- ma anche e molto maggiore quella che,
tis iniecto formidine animum per- istillando il pericolo della morte, spesso
territum loco saepe et certo statu distoglie l’animo atterrito da uno stato di
demovet’12. (VII, 3, 17) sicura certezza”.
Breviter autem pro Caecina Cicero initia Ma nella Pro Caecina, brevemente, Cice-
causas effecta antecedentia consequentia rone ha ricostruito gli inizi, le cause, gli
complexus est: ‘Quid igitur fugiebant? effetti, gli antefatti e gli eventi seguenti:
Propter metum. Quid metuebant? Vim “pertanto perché fuggivano? Per paura.
videlicet. Potestis igitur principia negare Cosa temevano? La violenza, ovvia-
cum extrema concedatis?’ Sed similitu- mente. Potete pertanto negare le cause,
dine quoque usus est: ‘quae vis in bello se riconoscete le conseguenze?” Ma si è
appellatur, ea in otio non appellabitur?’13 valso anche della similitudine: “Ciò che
(VII, 3, 29) è chiamato violenza in guerra, non sarà
chiamato allo stesso modo anche in pace?
11 Pro Caecina, 27: destare il riso dei giudici sortisce un effetto psicologico
d’indubbia efficacia; talvolta sono i nomi propri ad offrire il destro, per concepire
una battuta di spirito azzeccata e questo vale anche nel caso dei soprannomi,
come accade in riferimento all’argentarius Sextus Clodius, chiamato Phormio,
come il parassita della commedia Terenziana: scuro in volto e non meno sfacciato
del personaggio in questione.
12 Pro Caecina, 42.
13 Pro Caecina, 43.
Introduzione 19
Fieri tamen potest ut ex aliis legibus Può anche accadere di ricavare esempi da
exempla ducamus, per quae appareat altre leggi, in base alle quali risulta che
semper stari scripto non posse, ut Cicero non sempre ci si può attenere alla lettera
pro Caecina fecit14. (VII, 6, 7) del testo, come ha fatto Cicerone nella
Pro Caecina.
14 Pro Caecina, 51: a Manio Curio era stata lasciata una eredità con la clausola
“in caso di morte del figlio postumo”; poiché il figlio non venne neppure alla luce,
L. Crasso dimostrò che l’intenzione del testatore implicava il lascito allo stesso
Curio, superando pertanto la lettera del testo.
15 Pro Caecina, 82.
16 Pro Caecina, 1.